M5S e la tentazione di tornare al No. Iorio: «Neanche i tifosi vogliono il progetto»

IL MESSAGGERO - DE CICCO - «Premetto che non sono tifosa, ma ho visto anch’io gli ultrà giallorossi sotto la sede della Roma, con quello striscione: no allo stadio. E poi i cori. Ormai sono contrari pure loro...», ammette alla buvette del Campidoglio Donatella Iorio, presidente (grillina) della Commissione Urbanistica di Roma Capitale. Le logiche pallonare però, dice, «non sono quelle che ci devono guidare come amministratori. Noi guardiamo all’interesse pubblico. E questo progetto, lo stadio a Tor di Valle, ha senso solo se certe infrastrutture vengono realizzate e nei tempi promessi. Ma si può pensare di aprire lo stadio senza la garanzia che la principale strada di accesso sia realizzata e aperta alle auto? Si può, senza la ferrovia Roma-Lido in piena efficienza? La gente come ci arriva, a piedi?».

LA PROPOSTA Parole un po’ da tecnica un po’ da grillina vecchio stampo. È stata lei, da capo della Commissione Urbanistica, ad avanzare la proposta di «ridiscutere l’interesse pubblico» accordato dai grillini al progetto Tor di Valle, tra mille mal di pancia, a marzo del 2017. «Dopo gli arresti e le indagini, si potrebbe rivotare. Dobbiamo ancora discuterne come maggioranza, una decisione non è stata presa. Ora però la priorità è la convenzione urbanistica, deve esserci accordo sulle opere». Altrimenti, è la linea M5S, per il progetto è game over. È la tentazione di tornare all’antico, a quel «no alla speculazione» pronunciato prima sui banchi dell’opposizione e poi per tutta la campagna elettorale del 2016, quella che ha portato Virginia Raggi sulla poltrona più alta di Palazzo Senatorio. Anche nel Movimento nazionale c’è chi è rimasto sintonizzato sulla lunghezza d’onda delle origini. «Tanti del M5S erano contrari a quella prima operazione - ricorda per esempio Gianluca Perilli, vice-capogruppo M5S al Senato - e molti sono rimasti contrari. Io nel 2017 chiesi anche un parere al professor Imposimato, sul progetto Tor di Valle. Poi ora sono d’accordo con quello che dice la sindaca, se c’è un patto sulle opere pubbliche non si può tradire».

«LA VARIANTE NON PASSA» Pietro Calabrese, fedelissimo di Raggi e presidente della Commissione Trasporti del Campidoglio, non è tipo da giri di parole: «Non è un segreto che su Tor di Valle noi, come M5S, abbiamo avuto delle ruvidità, non è stato facile arrivare a un accordo. Ora però la linea è chiara: i privati facciano prima le opere pubbliche e poi apre lo stadio e il centro commerciale. Non arretriamo di una virgola». Messaggio chiaro. Anche perché cedere ora nella trattativa, significherebbe andare incontro a una bocciatura plateale sugli scranni dell’Assemblea capitolina: «Una variante urbanistica “morbida” - dice ancora il grillino Calabrese - andrebbe incontro a diversi ostacoli, in Aula non passerebbe».

 


Una Roma rock? C’è un batterista che può cambiarla

LA GAZZETTA DELLO SPORT - (…) Paulo Fonseca – che nel 2017 stupì il mondo del calcio presentandosi in conferenza stampa mascherato come il giustiziere di lingua spagnola per adempiere alla promessa formulata per il passaggio del turno in Champions (al posto del Napoli) – ha raccontato: «Quando ero piccolo non c’erano molti soldi e il costume di Zorro era quello più facile per mascherarmi a Carnevale». Nei giorni del benessere, l’allenatore portoghese non ha dimenticato il passato e così alla Roma – se tutto andrà per il verso giusto – porterà in dote anche un passato che lo rende in qualche modo anche simpaticamente stravagante. Di sicuro non è comune che un allenatore sempre estremamente elegante anche in panchina, sia anche uno scatenato batterista. Sarà per questo – per essere in qualche modo così «multitasking» – lo raccontano dotato di gran fascino nel mondo femminile (…). Fonseca, nato nel 1973 in Mozambico proprio quando l’isola lotta per ottenere l’indipendenza dal Portogallo, si trasferisce nel Vecchio Continente a Barreiro, dove prima gioca e poi diventa allenatore, nel 1981 alla Barreirense. E’ in questa cittadina che conosce nel 1995 la sua prima moglie Sandra, sposata nel 1999, dalla quale ha Diego (20 anni) e Beatriz (14). Ma col trasferimento in Ucraina l’allenatore cambia tutto, anche moglie. Lì infatti conosce Katherine Ostroushko, capo ufficio stampa di Akhmetov, il presidente dello Shakhtar. È di nuovo grande amore, così grande da lasciare la moglie e risposarsi nel 2018 (…). A proposito, è lei è quella di cui ha detto: «Se vado alla Dinamo Kiev si arrabbia». Non crediamo ci sia questo pericolo, perché la Roma lo attende, offrendogli un biennale (con opzione) a circa 2,5 milioni più bonus. Il vertice di Madrid col ceo Fienga e il d.s. «in pectore» Petrachi è andato bene, anche se è stata notata l’assenza di Totti. Comunque, proprio un anno e mezzo fa – nei giorni della sfida col Napoli per il passaggio agli ottavi di Champions – con le sue parole alla «Gazzetta» è parso profetico sul rapporto col nostro Paese. «(…). Io in Italia? Perché no? Avete una delle migliori leghe in Europa, ottimi giocatori, gente che ama il calcio». A Roma ne troverebbe parecchia. Per questo non vede l’ora di cominciare la nuova avventura. Certo, ci sono alcuni dettagli da mettere a posto. E se la clausola (circa 4 milioni) che lega Fonseca allo Shakhtar pare aggirabile, l’impressione è che la trattativa l’allenatore debba farla direttamente col presidente Akhmetov (…).


De Rossi e Sarah, sondaggio a Baires per la scuola

IL MESSAGGERO - “Escuela Italiana Cristoforo Colombo”. “Escuela”sta per scuola. Per italiani, che vivono a Buenos Aires. L’istituto è stato contattato -per le figlie –da De Rossi e moglie Sarah Felberbaum-. Si prendono informazioni per i figli, visto che Daniele sta valutando infatti il trasferimento al Boca, che non è affatto facile. Un passaggio in Argentina, raccontano a Baires, sarebbe lungo appena sei mesi. Una semplice tappa fino alla Libertadores, poi da gennaio il volo verso gli Usa. Lì sono pronti ad accogliere Daniele i Los Angeles Galaxy, impossibilitati in questo momento a tesserare Daniele solo per aver sforato il budget stagionale.


Cinque ore di trattative, ma lo stadio resta un rebus

LA GAZZETTA DELLO SPORT La riunione numero 107 tra il Comune e la Roma (solo) da quando il costruttore Parnasi è stato coinvolto nell’inchiesta «Rinascimento» è andata in scena ieri, tra clamori e tremori. Cinque ore di riunione – «serrata» , la definiscono i partecipanti all’uscita del Dipartimento Urbanistica dell’Eur – non sono bastate a trovare un compromesso su tutte le questioni ancora aperte. Il progetto Tor di Valle resta un cantiere – si fa per dire – aperto (…). Servono altri 10-15 giorni perché i tecnici verifichino la sostenibilità delle soluzioni ipotizzate nel lungo vertice di ieri, poi le parti si rivedranno (…). In attesa che fra una decina di giorni ci sia un nuovo appuntamento, restano un paio di nodi da risolvere, che inevitabilmente potrebbero essere materia di «scambio» con l’amministrazione. Il primo riguarda i 45 milioni che Pallotta & Co. dovrebbero pagare per la loro parte di ristrutturazione della Roma-Lido. (…) I proponenti sono pronti a versare anche subito e tutto, magari utilizzando un fondo vincolato allo scopo, ma non vogliono che il loro denaro si perda nei meandri delle esigenze comunali, col rischio che a un certo punto ci siano problemi di finanziamenti per quanto invece era deputato alle opere per lo stadio. Il secondo concerne i circa 20 milioni necessari alla unificazione completa della Ostiense con Via del Mare, con circa un chilometro di terreni da espropriare (…). Pur non essendo compreso nell’accordo originario, sembra che la Roma sia anche disposta a questo ulteriore esborso, a patto che il Comune sblocchi lo stallo della contestualità, sull’onda della idea di base relativa la traffico. Ovvero, 50% con mezzi pubblici e 50% con mezzi privati (…).


Totti fa scena muta sul tecnico. Pallotta lo lascia ancora a casa

IL MESSAGGERO - CARINA - I video e le numerose foto che immortalano martedì notte il ds in pectore Petrachi, ancora tesserato con il Torino, e il Ceo Fienga di ritorno da Madrid all'aeroporto di Fiumicino, non solo inaspriscono oltremodo i rapporti tra il dirigente salentino e il presidente granata, Cairo, ma rilanciano ancora una volta l'interrogativo sul ruolo di Totti. Non più tardi di qualche giorno fa, il presidente Pallotta nella lettera pubblicata sul sito del club, aveva elogiato Francesco («Sono stato testimone di quanto stia proseguendo la sua maturazione come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Fienga riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro») lasciando intendere come l'ex Capitano fosse sempre più coinvolto nelle decisioni tecniche. In primis quella riguardante la scelta del prossimo allenatore. A tal punto che era tornata a rimbalzare per l'ennesima volta la possibilità di conferirgli una carica nell'organigramma societario (quella che ora non ha) alla voce di responsabile/direttore tecnico.

SENZA RUOLO Premesso che la sfumatura tra responsabile e direttore fa tutta la differenza del mondo e che a Trigoria invece si continua a ripetere che «nuovi incarichi non sono all'ordine del giorno», appare curioso che nel momento in cui la Roma si muove per andare a Madrid per parlare con il futuro tecnico (anche questo fatto abbastanza insolito: normalmente accade il contrario) Totti rimanga a casa. Come c'era già rimasto a metà aprile quando Massara (ieri ha ufficializzato le dimissioni) aveva raggiunto la dimora di Pallotta a Boston, in compagnia di Baldini, per questioni di mercato. A proposito di Baldini: in questi giorni il consigliere del presidente fa trapelare off record come sulla scelta di Fonseca non c'entri nulla e che la decisione di virare sul portoghese non è sua ma dell'ala italiana del club. Ma Totti, che non va a parlare con Fonseca e che da settimane lascia intendere come preferirebbe un tecnico che ha già lavorato in serie A (il contatto diretto con Gattuso e l'appoggio in seconda istanza alla candidatura di Mihajlovic sono lì a confermarlo), ne fa parte? La risposta, mai come stavolta, appare scontata.


Petrachi beccato in missione per la Roma. Il Torino pronto a denunciare la questione alla Procura federale

IL TEMPO - BIAFORA - La Roma resta in attesa per Fonseca. A seguito dell'incontro avvenuto martedì a Madrid alla presenza di Fienga, Petrachi, due intermediari e gli agenti che curano gi interessi del portoghese, l’allenatore dello Shakhtar Donetsk ha sbaragliato la concorrenza nella lunghissima corsa che porta alla panchina giallorossa. Nel corso del summit spagnolo le parti hanno trovato un accordo di massima per un contratto triennale (si ragiona anche su un biennale con opzione per un ulteriore anno) e restano da limare soltanto alcuni dettagli riguardanti i diritti d'immagine. L'ultimo vero ostacolo da superare è rappresentato dal signor Akhmetov, presidente e proprietario degli ucraini, nonché uomo più ricco di tutto il paese. Il magnate, che aveva pubblicamente dichiarato di non aver problemi nel liberare Fonseca se fosse arrivata la chiamata di un grande club europeo, ha il coltello dalla parte del manico nelle trattative per la rescissione dell'accordo con il tecnico, valido fino al 2020. Al momento della firma con lo Shakhtar, Fonseca aveva dato il proprio assenso all'inserimento di una clausola rescissoria da cinque milioni di euro e ora bisognerà lavorare alacremente per trovare un compromesso che faccia felici tutti quanti, con i giallorossi che non vorrebbero pagare alcun tipo di indennizzo.

Dopo i primi contatti di ieri nei quali non sono emersi particolari intoppi, Abreu, agente dell'allenatore di Nampula, tra oggi e domani incontrerà personalmente il numero uno dello Shakhtar in modo da raggiungere la svolta sulle contrattazioni ed avvicinare la fumata bianca per lo sbarco in Italia. Nel frattempo esce definitivamente di scena il nome di De Zerbi, che ha deciso di rimanere al Sassuolo dopo l'incontro con la società di Squinzi, al termine del quale ha ammesso di essere stato cercato dal club di Pallotta: «Non ci sono problemi, non ci sono mai stati dubbi sulla mia permanenza, quindi non capisco il clamore. Fa piacere che ci siano stati interessamenti, ma star dietro a tutte le voci non è facile. La verità è che ho sempre programmato la prossima stagione in neroverde. Non so se resterò uno, due o tre anni. Ho sempre dimostrato di fare ciò che dico, mi servono le condizioni per essere me stesso. Se tra un po'cambieranno le cose. Qualcosa con la Roma c'è stato, come contatto, ma ho detto di avere le idee chiare su quello che voglio fare e non ho altro da aggiungere». All'appuntamento di Madrid non era presente fisicamente, ma solo collegato in videoconferenza Baldini, che in attesa delle mosse della Juventus resta comunque vigile sulla situazione di Sarri, prima e unica scelta del consigliere di Pallotta da diversi mesi.

Mettendo da parte il discorso allenatore, che a viale Tolstoj sperano di chiudere definitivamente entro questa settimana, va registrato l'ennesimo addio dell'ultimo periodo: dopo due distinte avventure a partire dal 2011 Massara ha risolto consensualmente il contratto che lo legava alla Roma. L'ormai ex ds, che è cercato dalla nuova Fiorentina dell'americano Commisso, ha ricevuto il saluto di Pallotta: «Desidero ringraziare Ricky per l'instancabile lavoro svolto e per essere stato sempre dedito alla causa del club. Nel corso delle sue due esperienze con noi, ha sempre operato con la massima professionalità e oggi gli auguriamo tutti il meglio per il futuro». Massara lascia la propria poltrona, ereditata ad interim dopo l'addio di Monchi, a Petrachi, fiducioso di poter risolvere entro pochi giorni la questione con Cairo. Il dirigente di Lecce è già operativo sul mercato da diverso tempo e insieme al suo braccio destro Cavallo sta cercando di chiudere le prime trattative: l'obiettivo numero uno è un portiere, mentre a centrocampo viene tenuto d'occhio Obiang del West Ham.


Solo la clausola divide Fonseca dalla Roma

IL TEMPO - BIAFORA - La Roma resta in attesa per Fonseca. A seguito dell'incontro avvenuto martedì a Madrid alla presenza di Fienga, Petrachi, due intermediari e gli agenti che curano gi interessi del portoghese, l’allenatore dello Shakhtar Donetsk ha sbaragliato la concorrenza nella lunghissima corsa che porta alla panchina giallorossa. Nel corso del summit spagnolo le parti hanno trovato un accordo di massima per un contratto triennale (si ragiona anche su un biennale con opzione per un ulteriore anno) e restano da limare soltanto alcuni dettagli riguardanti i diritti d'immagine. L'ultimo vero ostacolo da superare è rappresentato dal signor Akhmetov, presidente e proprietario degli ucraini, nonché uomo più ricco di tutto il paese. Il magnate, che aveva pubblicamente dichiarato di non aver problemi nel liberare Fonseca se fosse arrivata la chiamata di un grande club europeo, ha il coltello dalla parte del manico nelle trattative per la rescissione dell'accordo con il tecnico, valido fino al 2020. Al momento della firma con lo Shakhtar, Fonseca aveva dato il proprio assenso all'inserimento di una clausola rescissoria da cinque milioni di euro e ora bisognerà lavorare alacremente per trovare un compromesso che faccia felici tutti quanti, con i giallorossi che non vorrebbero pagare alcun tipo di indennizzo.

Dopo i primi contatti di ieri nei quali non sono emersi particolari intoppi, Abreu, agente dell'allenatore di Nampula, tra oggi e domani incontrerà personalmente il numero uno dello Shakhtar in modo da raggiungere la svolta sulle contrattazioni ed avvicinare la fumata bianca per lo sbarco in Italia. Nel frattempo esce definitivamente di scena il nome di De Zerbi, che ha deciso di rimanere al Sassuolo dopo l'incontro con la società di Squinzi, al termine del quale ha ammesso di essere stato cercato dal club di Pallotta: «Non ci sono problemi, non ci sono mai stati dubbi sulla mia permanenza, quindi non capisco il clamore. Fa piacere che ci siano stati interessamenti, ma star dietro a tutte le voci non è facile. La verità è che ho sempre programmato la prossima stagione in neroverde. Non so se resterò uno, due o tre anni. Ho sempre dimostrato di fare ciò che dico, mi servono le condizioni per essere me stesso. Se tra un po'cambieranno le cose. Qualcosa con la Roma c'è stato, come contatto, ma ho detto di avere le idee chiare su quello che voglio fare e non ho altro da aggiungere». All'appuntamento di Madrid non era presente fisicamente, ma solo collegato in videoconferenza Baldini, che in attesa delle mosse della Juventus resta comunque vigile sulla situazione di Sarri, prima e unica scelta del consigliere di Pallotta da diversi mesi.

Mettendo da parte il discorso allenatore, che a viale Tolstoj sperano di chiudere definitivamente entro questa settimana, va registrato l'ennesimo addio dell'ultimo periodo: dopo due distinte avventure a partire dal 2011 Massara ha risolto consensualmente il contratto che lo legava alla Roma. L'ormai ex ds, che è cercato dalla nuova Fiorentina dell'americano Commisso, ha ricevuto il saluto di Pallotta: «Desidero ringraziare Ricky per l'instancabile lavoro svolto e per essere stato sempre dedito alla causa del club. Nel corso delle sue due esperienze con noi, ha sempre operato con la massima professionalità e oggi gli auguriamo tutti il meglio per il futuro». Massara lascia la propria poltrona, ereditata ad interim dopo l'addio di Monchi, a Petrachi, fiducioso di poter risolvere entro pochi giorni la questione con Cairo. Il dirigente di Lecce è già operativo sul mercato da diverso tempo e insieme al suo braccio destro Cavallo sta cercando di chiudere le prime trattative: l'obiettivo numero uno è un portiere, mentre a centrocampo viene tenuto d'occhio Obiang del West Ham.


Roma fantasia. Fonseca gioca già all'attacco: in squadra talento e qualità

LEGGO - BALZANI - La Roma ha trovato il suo allenatore, ma ora deve correre davvero per mettere su la squadra che tra venti giorni si ritroverà a Trigoria per preparare i preliminari di Europa League. La conferma, arrivata dall'Uefa, in attesa del parere del Tas, della mancata squalifica del Milan nelle coppe costringe, infatti, Paulo Fonseca a non perdere nemmeno un minuto. Ieri l'agente del portoghese è volato in Ucraina per convincere il presidente dello Shakhtar a rinunciare ai 5 milioni della clausola rescissoria (lo stesso Fonseca potrebbe rinunciare a dei bonus pregressi). Tra oggi e domani la situazione si sbloccherà, a meno di clamorose sorprese, per permettere alla Roma di ufficializzare Fonseca nel week end. Il tecnico portoghese gioca col 4-2-3-1 e fa del possesso palla dietro l'ultima linea il suo punto di forza. Spazio quindi a giocatori di qualità con propensione offensiva come Pellegrini, Zaniolo o Cristante. E occhio al mercato estero, in particolar modo quello sudamericano dove Fonseca ha attinto a piena mani sia al Braga sia allo Shakthar. Il suo prediletto è Ismaily che Zorro punta di portare anche a Roma così come Marcos Antonio. Nelle ultime ore è salita la candidatura di Ferreira Carrasco. Giuffrida, l'agente del talento belga di origini portoghese, era con Fienga e Petrachi a Madrid. In attacco, data ormai per scontata la partenza di Dzeko e per probabile quella di Under, si punta a Muriel del Siviglia ma piace pure Samatta del Genk. Per la difesa Petrachi punta su due sue scoperte come Lyanco e Bonifazi, ma il nuovo Decreto Crescita invoglia la Roma pure a puntare all'estero. Portiere: piace Dragowski della Fiorentina. Lo stesso Petrachi è stato sorpreso martedì notte a Fiumicino di ritorno da Madrid. Di fatto il dirigente salentino è ancora sotto contratto col Torino e la sua uscita pubblica non è piaciuta affatto a Cairo. Ieri, infine, è arrivata l'ufficialità delle dimissioni di Massara. “Ha sempre operato con professionalità”, il saluto di Pallotta.


Schick: "La stagione è stata impegnativa. Di Francesco più tattico, Ranieri meno"

Patrick Schick risponde all'intervista di Sport.Cz. In attesa di sapere chi sarà il prossimo che siederà la panchina della Roma, dice:

È stato difficile ricominciare nella squadra nazionale dopo la fine della stagione in Italia?
"Fortunatamente no, perché domenica abbiamo finito il campionato e da mercoledì è iniziato il ritiro della nazionale, quindi abbiamo avuto circa due giorni liberi. Sapevo che avevamo una qualificazione da giocarci, quindi non mi sono concentrato su questo".

Come'è stata la stagione in AS Roma?
"Molto impegnativa, è stata una stagione di alti e bassi. Sfortunatamente, non è stata un'annata perfetta".

I media italiani scrivono che dovresti essere scambiato con l'AC Milan ...
"Non ne so nulla. In Italia si scrive molto".

Ti piacerebbe rimanere a Roma o preferiresti andare da qualche altra parte a giocare?
"Non riesco a rispondere in questo quel momento. Non so quale allenatore arriverà, cosa succederà. Quando questo sarà chiaro, posso pensare più specificamente al futuro. Ma non è nella mia natura lasciare le cose a metà. Sarà essenziale ciò che vorranno fare la società e l'allenatore con la squadra".

Prima di partire, hai parlato con qualche dirigente del club?
"Niente affatto. Ci siamo lasciati dopo l'addio a Daniele De Rossi ... Era abbastanza triste, dopotutto, ha passato tutta la sua carriera a Roma, una delle leggende del club. Voleva giocare regolarmente, così se n'è andato. Ci sarà sicuramente una grande personalità nello spogliatoio".

Di Francesco e Ranieri?
"Di Francesco e Ranieri sono stati due allenatori diversi. Di Francesco era più tattico, Ranieri, che veniva dall'Inghilterra, era invece meno tattico e più concentrato sulla corsa. Entrambi mi hanno dato qualcosa. Preferisco un allenamento più intenso, ma nessuna delle due tattiche può essere sottovalutata o cancellata".


La Roma prova a far ragionare la Raggi

IL TEMPO - MAGLIARO - Chi aveva messo lo champagne in fresco, dovrà aspettare ancora per aprirlo ma finalmente si registrano passi in avanti, forse ancora timidi ma pur sempre in avanti, nella lunghissima querelle tecnica sullo Stadio della Roma di Tor di Valle fra i proponenti - la Roma e Eurnova - e il Campidoglio. Il diario ha registrato ieri la riunione numero 107, stavolta una plenaria con tutti gli uffici comunali presenti: urbanistica, mobilità, lavori pubblici. Una riunione che sarebbe passata sostanzialmente inosservata come le 106 precedenti se non fosse stato per le dichiarazioni rese dal sindaco, Virginia Raggi, che, martedì sera, ha rilanciato la vicenda da Tor di Valle con un atteggiamento duro e puro rivolto a mettere la Roma in difficoltà e a coccolare l'ala malpancista della maggioranza in Consiglio comunale. Sul tavolo della discussione di ieri pomeriggio sempre il solito tema di fondo: quando poter aprire lo Stadio. Da una parte, il Campidoglio grillino, dopo aver cancellato le opere di mobilità da quelle di pubblico interesse in carico alla Roma, cerca ora di mettere una pezza a colori, sfruttando le ambiguità della formulazione della delibera Raggi e vincolando l'apertura di Tor di Valle al completamento di opere in carico alla Regione Lazio (Roma-Lido di Ostia), allo Stato (Ponte dei Congressi) e al duo Comune/CittàMetropolitana (via del Mare/Ostiense). Dall'altro, la Roma che vuole evitare questo legame dato che nessuno degli Enti pubblici coinvolti è in grado di garantire i tempi di realizzazione delle opere di propria competenza. In sostanza, la Raggi, dando seguito alle idee di Berdini, ha avallato prima e adottato poi l'idea che il Ponte dei Congressi potesse sostituire quello di Traiano e che l'intervento già programmato dalla Regione sulla Roma-Lido fosse sufficiente a garantire un trasporto pubblico adeguato, ottenendo in questo modo minori costi e, quindi, minori cubature a compensazione. Senza, quindi, le tre Torri. I proponenti hanno avanzato una serie di proposte -preferenziali per i bus in attesa della Roma-Lido ristrutturata; copertura delle maggiori spese per realizzare in sede unica la nuova via del Mare/Ostiense; gestione diretta dell'appalto per comprare i treni per la Roma-Lido - che ora saranno esaminate dagli uffici comunali. Entro un paio di settimane è attesa la risposta che, però, dovrà prima o poi finire anche sul tavolo del sindaco, Virginia Raggi, che dovrà alla fine fare il lavoro per cui è stata eletta: decidere.


Perotti: "Il Boca sarebbe ideale per questa squadra"

Diego Perotti, estremo giallorosso, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante il suo soggiorno in Argentina dove ha ribadito la sua volontà di rimanere di rispettare i due anni di contratto che lo lega ancora alla Roma. Queste le sue parole:

Sia l’anno scorso con il Liverpool, che quest’anno con il Porto, la Roma è stata penalizzata da scelte arbitrali. Come si vive questa ingiustizia, sapendo che c’è la tecnologia capace di aiutare?
"Sono completamente contro il Var, rovina l’essenza del calcio. Per quanto riguarda l’episodio col Porto, penso che l’arbitro avrebbe dovuto almeno rivedere l’azione. E’ stato ingiusto e triste uscire in questo modo".

Sulla Serie A.
"Sembra che la Juve sia imbattibile e che non ci sia davvero il modo di cambiare le cose. Però quando stavo al Siviglia andavo a giocare al Bernabeu o al Camp Nou sapevo che era difficile e che avremmo anche potuto perdere con tanti gol di scarto, mentre quando con la Roma andiamo a giocare a Torino con la Juve non è la stessa cosa, infatti finisce 1-0 o 2-1. Ma chiaramente hanno sempre quel plus che fa la differenza".

Su De Rossi e il Boca Juniors.
"Sarebbe ideale per questa squadra, sia per caratteristiche sia per il fatto che gli piace il Boca. E’ uno di quei giocatori che non si farebbe impressionare dalla “Bombonera” perché ha vissuto una finale di Coppa del Mondo. La pressione questo ragazzo non la sente".

Pensi di ritornare al Boca prima o poi?
"L’ho sempre detto e non vorrei essere ripetitivo per i tifosi. Mi piacerebbe tornare a vestire la maglia del Boca, ma non posso mentire. Ho altri due anni di contratto con la Roma e li voglio rispettare. Poi vedremo se nel 2021 vorranno prendermi. Non dipende solo da me".

Perotti e la Seleccion argentina.
"Per non essere stato chiamato al Mondiale ho sofferto tanto. Ho visto tutti i programmi televisivi che ne parlavano, ho dormito poco. Pensavo ovviamente alla Roma che è la squadra che mi paga lo stipendio, ma la mia testa era rivolta sempre alla nazionale e a ciò che succedeva, se Sampaoli mi stesse seguendo. Quando si è fatto male Lanzini ho pensato di poter essere chiamato. E’ un giocatore che ha una posizione in campo simile alla mia, Sampaoli mi aveva sempre detto cose meravigliose e quindi pensavo davvero di avere una chance. E’ stato molto frustrante. Sapevo che era la mia ultima occasione e volevo andarci".

Su Messi e le critiche.
"Non so come sia possibile. Lui è il migliore, non uno dei più forti, il migliore. Non capisco come si possa criticare o mettere in dubbio non solo lui, ma anche per esempio Higuain. Mi fa rabbia".


Percassi: "Tonali ci piace ma c'è la coda"

Antonio Percassi, presidente dell'Atatlanta, ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano Gazzetta Dello Sport dove ha parlato del sogno Champions League e di calciomercato. In particolare ha delineato l'identikit di un possibile acquisto rivelando come anche la Dea sia sulle tracce di Sandro Tonali. Queste le sue parole:

"Un paio di giocatori d’esperienza, altri con prospettive di crescita. Un esempio: Tonali ci piace, ma c’è la coda".

Il giocatore più a rischio cessione tra Gomes, Ilicic e Zapata?

"Spero nessuno, ma l’offerta migliore potrebbe arrivare per Zapata: lui ha detto che resta, poi i procuratori fanno il loro mestiere. A quanto lo venderei? Non per 40 milioni, a un’offerta fra i 50 e i 60 ci pensiamo: forse non si potrebbe dire no. Ma prima devo dare un’alternativa a Gasperini: bisogna farsi trovare preparati e con i conti in ordine, sempre. Ora che siamo in Champions ancora di più".

Infine una battuta anche sull'allenatore che nelle scorse settimane ha rischiato di perdere per accasarsi nella Roma

"Ero abbastanza sicuro di convincerlo. Alla fine l’ho visto contento, ora dovremo accontentarlo: non sarà una passeggiata".