Panchina: è corsa a due. Sfuma Sinisa

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Ultime ore per scegliere quello che sarà il nuovo allenatore della Roma. E il cerchio si stringe intorno al portoghese Fonseca (favorito) e al tecnico del Sassuolo, De Zerbi. Con Mihajlovic ormai sullo sfondo e vicino al rinnovo col Bologna, i giochi sembrano (quasi) fatti, per una vicenda che ha visto allungarsi i tempi, a causa del No di Gasperini. Entro domani, al massimo mercoledì, i vertici giallorossi scioglieranno le riserve e si immergeranno completamente nella trattativa con un solo tecnico da mettere sulla panchina della prossima stagione. Una situazione i cui contorni non sono stati del tutto svelati da Trigoria, un piccolo giallo che anima le giornate dei tifosi, impazienti di capire quali saranno poi le prime mosse legate al mercato.

 

In queste ore la dirigenza giallorossa incontrerà De Zerbi — legato al Sassuolo da un altro anno di contratto — e Fonseca, vincolato anche lui fino al 2020 allo Shakhtar (nel suo contratto c’è unaclausola rescissoria di 5 milioni, gli stessi che arriveranno grazie ai bonus previsti nelle cessioni di Alisson e Salah, vincitori della Champions col Liverpool). Da capire se alla fine prevarrà la volontà di Petrachi di affidarsi a un allenatore italiano, di polso, che non abbia difficoltà di ambientamento alla realtà italiana, per un’estate di lavoro che si preannuncia piuttosto complicata e breve, così come da programmi legati ai preliminari di Europa League. Ma, visto che il No di Gasperini ha inevitabilmente allungato i tempi nell’identificazione del nuovo mister per il dopo-Ranieri, fanno rumore le dichiarazioni del presidente dell’Atalanta, Percassi, che dichiara: «Sul tecnico ho bluffato, avevo detto che dovevamo ancora decidere, ma in realtà già ci eravamo abbracciati trovando un accordo». Curioso, visto che Gasperini era in parola con la Roma e, almeno sembrava, si era riservato di decidere del suo futuro solamente a campionato concluso.

 

Ma all’interno della fiera delle troppe e diverse verità, Pallotta non ha tempo di guardarsi alle spalle, e deve immergersi nella preparazione della prossima stagione. Nelle prossime ore verrà ceduto Dzeko all’Inter — operazione che prescinde dal nuovo allenatore — e con quei 15 milioni (circa) i giallorossi dovranno assicurarsi un altro centravanti. Da presentare a una piazza nervosa e impaziente, alla quale ancora non è stata aperta la campagna abbonamenti proprio per il clima che si è creato (e che probabilmente verrà aperta senza troppi proclami).


La Roma domani su Fonseca

LA REPUBBLICA - CARDONE - PINCI - Il viaggio del ds bianconero Fabio Paratici a Milano inaugura il tempo delle scelte. Come in un puzzle ben avviato, a volte basta inserire la tessera giusta per trovar posto a tutte le altre. Oggi la Juve farà la sua mossa, che a questo punto porterà anche le altre a definire i propri passi: l’incontro tra il manager juventino e Sarri può avvenire già in giornata, con la definizione degli accordi: servirà ratificare la risoluzione con il Chelsea, che i Blues vorrebbero rendere ufficiale solo una volta chiuso l’accordo col sostituto, Lampard. Motivo per cui ogni discorso potrebbe slittare di altre 24 ore. Sarri ieri era in Toscana, casa sua, a godersi qualche ora di riposo dopo la vittoria nella finale di Europa League. Il fantasma di Guardiola, che aleggia da mesi e negli ultimi giorni era tornato a infestare i notiziari bianconeri, perde invece forza: parlando con Klopp, il tecnico del City lo ha sfidato a strappargli la Premier League la prossima stagione, ulteriore conferma della sua permanenza in Inghilterra. Con Sarri, alla Juve finirà per sbarcare pure Icardi: grazie allo scambio con Dybala - ancora da convincere ad accettare l’Inter - o senza. I nerazzurri hanno già il sostituto: oggi arriverà Dzeko dalla Roma per 13.5 milioni. Chissà se cambierà alenatore la Fiorentina: certo a ore può entrare nel vivo il cambio di proprietà. Rocco Commisso, imprenditore italo americano in trattativa con i Della Valle, è sbarcato ieri a Milano. Circolano nomi per la nuova Viola, con l’ex Milan e Roma Gandini candidato ad e Gattusoper la panchina. Altre panchine si sistemeranno in queste ore: Simone Inzaghi ha chiuso l’accordo con la Lazio per il rinnovo fino al 2021 e oggi sarà ufficializzato. Mihajlovic vedrà invece il Bolognaper firmare il prolungamento, dopo la tentazione Roma. È stato lo stesso Sinisa a rinunciarvi, imbarazzato dall’onda dei tifosi inferociti alla sola idea a causa dei trascorsi laziali. La lista romanista a questo punto comprende solo due nomi: Roberto De Zerbi e Paulo Fonseca gli unici candidati rimasti. Oggi i dirigenti della Roma vedranno l’allenatore del Sassuolo, che ritirerà un premio a Soriano nel Cimino, 70 chilometri a nord del Raccordo anulare: De Zerbi piace per il carattere deciso e la preparazione tattica. In vantaggio però è il portoghese che allena lo Shakhtar Donetsk, con cui il primo contatto risale addirittura ad aprile: l’appuntamento è già fissato per martedì, probabilmente a Lisbona. Unico dubbio: la rapidità di adattamento al calcio italiano. Se convincerà i giallorossi, il club chiuderà il suo ingaggio nonostante la clausola da 5 milioni necessaria per liberarlo. Dopo l’incontro, la decisione definitiva del club. Anche Paolo Maldinidoveva decidere se farsi convincere dalle prospettive offerte dall’ad Gazidis. E ha deciso: oggi l’ex capitano rossonero dirà “sì” al ruolo di direttore tecnico. Di fatto, nascerà con questa intesa - figlia anche delle dimissioni dell’ex ds Leonardo - il primo vero Milan di Maldini. Che partirà dalla scelta di Marco Giampaolo per la panchina: l’uomo giusto secondo il neo dt per guidare una squadra più giovane e frizzante.


Roma, la panchina nel segno di zorro

IL MESSAGGERO - TRANI -  La panchina della Roma è ancora libera. Solo per qualche ora (o giorno), perché presto è attesa la fumata bianca. Saltata la strategia iniziale, la virata è stata netta. Nuovi candidati, più o meno decorosi. Il podio allestito dal management di Pallotta, del resto, è franato, restando deserto: la prima scelta Conte è già dell'Inter, la seconda Sarri in vista della Juve e la terza Gasperini inchiodata all'Atalanta. Il piano B diventa la corsa ad handicap che non ti aspetti: Mihajlovic appare e scompare, lasciando che siano Fonseca e De Zerbi a sfidarsi. Zorro, come è conosciuto da queste parti il tecnico dello Shakhtar Donetsk, sembra più attrezzato al duello.
CASTING IN CORSO - Non c'è l'allenatore, ma nemmeno il direttore sportivo che, Cairo permettendo, prima o poi avrà il via libera dal Torino. Perchè Petrachi c'è (da tempo) pure se non si vede. È lui che sta chiacchierando con i tecnici su cui hanno deciso di puntare Pallotta e i suoi collaboratori, con la benedizione di Baldini da Londra e il coinvolgimento di Totti dalla Capitale. La regia è di Fienga che, sulla scrivania, ha messo in fila nelle ultime settimane più di 10 candidati (compreso Di Francesco, ancora sotto contratto con ingaggio da 3 milioni netti a stagione e comunque opzione solo di scorta). I recenti no hanno spiazzato e disorientato la società giallorossa. Fonseca ha gettato la maschera nel weekend e ha fatto lo scatto più deciso verso il traguardo. Bisogna, però, ancora aspettare. Manca il colloquio definitivo, atteso in giornata.
A MARCIA INDIETRO - Nessuno potrà mai confermare il nuovo podio, assemblato dopo il crollo di quello di partenza. Soprattutto perché non dovrebbe spuntarla il preferito di Petrachi, cioè Mihajlovic. Piace per il carattere e il metodo. Non alla piazza, però. Ecco perché il management di Pallotta lo scarta proprio in dirittura d'arrivo. Non date retta ai rumors di comodo, non è il serbo a chiamarsi fuori. Sfide del genere lo esaltano, chiedete a Kolarov che ha intrapreso lo stesso percorso. Seconda scelta: De Zerbi. Il predestinato e non lo pensano solo i dirigenti giallorssi: robusta la personalità che lo accompagna nello spogliatoio e intrigante l'idea che porta in campo. Preparato e basta. Acerbo e inesperto, però, per chi ha la responsabilità di portare a Trigoria l'8° tecnico della proprietà Usa. Terzo gradino: Fonseca. Viene dall'estero, ha bisogno di tempo. E la Roma non si può permettere la partenza lenta nella prossima stagione. Ma all'Eur sanno che il profilo internazionale e lo stile alla Guardiola catturano la gente. La selezione va dunque controcorrente. Capovolta alla meta. La questione ambientale fa la differenza proprio sul più bello (e infastidisce il nuovo ds), cioè nel momento in cui c'è da individuare il profilo ideale per avere al più presto l'erede di Ranieri.
VOLATA FINALE - Oggi Petrachi vedrà l'agente di Fonseca e parlerà con De Zerbi. Il ds è per l'italiano, Baldini per lo straniero. Il testa a testa per la panchina è, quindi, reale. Come il braccio di ferro nella Roma. «L'allenatore lo decideremo tra poco», garantisce Totti.

 

 

 

Zeman: “La fronda nello spogliatoio? A Roma sono abituati a fare così”

LA REPUBBLICA - PINCI - «La fronda nello spogliatoio? Lì sono abituati così». Lo scandisce lentamente Zdenek Zeman, in quel suo modo di parlare ormai iconico. Tre vite vissute a Roma: una alla Lazio, la prima, le altre due nella squadra di Totti e poi di De Rossi, i protagonisti dell’inchiesta di Repubblica sullo spogliatoio della squadra giallorossa. L’ultima stagione fu la più traumatica, con l’esonero, la frattura con la dirigenza e le polemiche con alcuni leader di quel gruppo scontenti della sua gestione.

 

Zeman, dall’inchiesta di Repubblica emerge che alcuni giocatori volessero fare la fronda a Di Francesco. Anche a lei nel 2013 fecero la fronda? 
«Mah, lì sono stati abituati così. Ma se ho portato la Roma in finale di Coppa Italia, qualche risultato l’ho ottenuto, giocammo anche bene. E i 4 gol al Milan mi diedero grossa soddisfazione. Si spaventano tutti perché dicono che faccio lavorare tanto e molti non vogliono».

 

Anche ai suoi tempi circolarono mail sui rapporti con lo spogliatoio?
«Io so che sono stato fatto fuori perché dissi pubblicamente che volevo che la società mettesse delle regole stringenti. E lì si sono arrabbiati. Dovevo tenerlo per me».

 

Chi si arrabbiò? 
«Non so: i dirigenti, qualcuno a Boston, non lo so».

 

A Roma ebbe un problema con Daniele De Rossi. In quella stagione lui giocò poco e legò poco con lei. Che idea si è fatto a distanza di anni?
«Non so di chi fosse la colpa della mia situazione con De Rossi. Sicuramente posso dire che con me non ha reso come ci si aspettava, visto che anche dai suoi amici giornalisti prendeva 4,5 in pagella. Non è vero che ha giocato poco: in campo andava spesso. Ma aveva una media bassa. Per me aveva dei problemi lui, ma può anche essere che sia anche stata colpa mia».

 

Si ricorda di un episodio in particolare: quando lei disse che non lo aveva fatto giocare perché “deve pensare alla squadra e non a se stesso”. A cosa si riferiva? 
«Anziché allenarsi, alcuni passavano le giornate sui lettini a massaggiarsi e a curarsi, oggi è normale. Io non ero abituato perché pensavo che i professionisti s’allenassero, ma è un problema generale, di tutte le squadre, ero io che non ero abituato».

 

Ma era così per tutti? Anche per Totti? 
«Totti si allenava regolarmente. Non so, magari era più bravo il suo massaggiatore personale...».

 

All’epoca c’erano problemi tra i due? 
«Ma no, Totti stava bene con tutti. Poi continuo a dire che per me De Rossi aveva dei problemi fuori dal campo, per quello non ha reso. Non c’entra niente il calcio, almeno secondo me. Non era sereno».

 

E con lei invece il rapporto è rimasto sereno? 
«Quando l’ho rivisto ci siamo salutati normalmente, è stato anche cordiale con me».

 

Si raccontò che lei a Roma pagò i rapporti con lo spogliatoio. 
«Io vengo spesso criticato dai giocatori perché voglio farli lavorare. Si trova sempre qualcuno che vuole lavorare di meno».

 

Ci fa qualche nome? 
«Non voglio farne. Continuo a dire che la tendenza oggi nel calcio italiano è questa. Gli inglesi si allenano molto di meno come tempi, ma mentre qui si fa il torello, lì si lavora sul serio».

 

Lei adesso che fa? 
«Non ho niente da fare».

 

Gioca ancora a golf? 
«Sì, ma sono peggiorato, sto diventando vecchio».

 

Lo dicono anche i suoi critici. 
«È vero. Nel calcio, tanti pensano che sia vecchio, ormai. Ma come dico a chi me lo ricorda, io non devo correre sul campo. Deve correre la testa, e quella funziona ancora bene».


Totti senza astio: «Il caso De Rossi? Godetevi i campioni che sono al Foro»

LEGGO - Nella “Notte dei Re” di ieri sera al Foro Italico non c’è stata la presa di posizione di sua Maestà Totti sul caso De Rossi esploso dopo l’inchiesta di Repubblica. L’ex capitano, che ha organizzato insieme a Figo un torneo calcistico 6vs6 con incasso devoluto al Bambin Gesù, ha scherzato con ex compagni e avversari come Roberto Carlos, Cassano, Toni e Pirlo ma ha evitato le polemiche e non ha parlato nemmeno della questione allenatore. “Vedere così tanti campioni dal vivo deve essere davvero bello per i tifosi”, ha detto Totti. Nei prossimi giorni Pallotta gli offrirà il ruolo di direttore tecnico.


Roma: la settimana di Fonseca. Viaggio a Lisbona per chiudere

CORRIERE DELLA SERA - Quella che comincia oggi è la settimana che dovrebbe portare in giallorosso Paulo Fonseca, e se nel frattempo sarà arrivata l’ufficialità del suo passaggio a Trigoria, potrebbe essere Petrachistesso a raggiungere a Lisbona il tecnico dello Shakhtar Donetsk per sottoporgli l’offerta della Roma: 2.5 milioni di euro netti più bonus, per tre anni. Persone vicine all’allenatore portoghese lo descrivono come molto motivato ad accettare una nuova sfida, e confermano che già da tempo si sia fatto raccontare quello che succede nella Capitale, seguendo da vicino gli sviluppi della questione De Rossi e delle trattative che hanno riguardato altri allenatori.

Fonseca, insomma, aspetta solo la Roma, che però a sua volta si tiene anche altre strade aperte. Non perché non ci sia fiducia di raggiungere l’obiettivo, ma perché niente si può dare per scontato. E così da Trigoria restano vigili su quanto sta accadendo alla Juventus, con Sarri «congelato» in attesa di capire se si possa arrivare a Guardiola, e non scartano del tutto ipotesi che però sono da considerare di ripiego. Come quella che porta a De Zerbi.


Paulo farà spesa a Donetsk: Ismaily e Marcos Antonio

IL MESSAGGERO - CARINA - Nella corsa alla panchina giallorossa, s’intrecciano anche possibili obiettivi di mercato. E se De Zerbi, accettando la corte dei giallorossi, cercherebbe in tutti i modi di portarsi dietro il centrocampista Sensi, nei colloqui andati in scena con Fonseca sono stati fatti altri due nomi: la mezzala Marcos Antonio, classe 2000, scovato in Portogallo nell’Estoril e il terzino sinistro Ismaily, 29 anni, che la Roma conosce bene per averlo incrociato più volte in Champions. Soprattutto l’interesse per il laterale mancino, lascia intendere come il rapporto con Kolarov sia vicino al capolinea. Insieme a Dzeko, il difensore ha ricevuto un’offerta dall’Inter che sembra intenzionato ad accettare. I nerazzurri lo valutano 5 milioni. Capitolo Defrel: la Sampdoria ha chiesto uno sconto sui 13 milioni pattuiti un anno fa per il riscatto dell’attaccante. A Trigoria hanno risposto negativamente. In caso di preliminari di Europa League, il francese potrebbe anche restare.


«Notte dei re», Figo batte Totti al Foro Italico

CORRIERE DELLA SERA  - Grandi campioni insieme per beneficenza, nella Notte dei Re: due squadre composte da leggende capitanate da Totti e Figo. Il mattatore della serata è stato Francesco Totti (anche se alla fine è uscito sconfitto per 17-11), idolo indiscusso e autore di 4 gol. L’incasso della serata è stato devoluto all’ospedale Bambino Gesù.


Under e Kluivert: sulle ali del riscatto

CORRIERE DELLA SERA - Giovani e talentuosi, ma reduci da una stagione in cui le difficoltà sono state di gran lunga superiori alle soddisfazioni: è stato un anno complicato per Cengiz Under e Justin Kluivert. «È stata una stagione altalenante - le parole di Kluivert alla tv olandese - perché siamo una squadra giovane, ma personalmente non posso lamentarmi: ci sono margini di miglioramento e io guardo sempre le cose in maniera positiva, non vedo l’ora di giocare la prossima stagione. Nelle mie scelte ho sempre seguito il cuore: ho un sogno e voglio realizzarlo. De Rossi? Tra venti anni potrò dire ai miei figli di aver giocato con lui».

Uno stato d’animo simile è quello di Cengiz Under, reduce dal gran gol realizzato con la Turchia nell’amichevole contro la Grecia. Un gol che ne ha ricordati altri realizzati nella sua prima stagione in giallorosso, finendo nel mirino di molte big europee. Alcune non lo hanno mollato: Bayern Monaco ma soprattutto Arsenal e Tottenham, potrebbero presentare a Trigoria un’offerta, che sarà valutata dal (futuro) d.s. Petrachi e dal nuovo allenatore. Nel frattempo, è stata rispedita al mittente una proposta da 28 milioni di euro dell’Everton.


Da Ancilotto al Circo Massimo emozioni capitali

GAZZETTA DELLO SPORT - VELTRONI - Avrebbe compiuto trent’anni lo scorso gennaio, sarebbe nel pieno della vita e della carriera sportiva, che lo aveva già visto giocare diciotto volte con la nazionale italiana di basket. Un giorno di agosto del 1997, invece, quando con la maglia numero 4 della sua squadra, la Virtus Roma – che in quella stagione si chiamava Pompea –, era impegnato a Gubbio in un’amichevole estiva contro i francesi del Nancy, si è accasciato a terra mentre si dirigeva verso la panchina per chiedere un cambio al coach Attilio Caja. Ha fatto in tempo solo a dire che si sentiva male, poi è crollato. Il trasporto d’urgenza nella Capitale, all’ospedale San Filippo Neri, e i tentativi dei medici di salvargli la vita, non hanno potuto far nulla.

Si chiamava Davide Ancilotto, ed è a lui che intitoliamo il primo dei tanti playground – i campetti di basket a ingresso libero tipici degli Stati Uniti – che vogliamo costruire a Roma e che la mattina del 25 novembre inauguriamo nel parco di San Gregorio al Celio. Con me ci sono anche il presidente della Virtus Lottomatica, Claudio Toti, e alcuni giocatori guidati dal capitano Alessandro Tonolli, che con Davide ha giocato. È infatti proprio la società capitolina, che lotta ormai stabilmente per le prime posizioni nella massima serie del campionato di basket, ad aver permesso la realizzazione di questo impianto e dei due che inaugureremo nel pomeriggio, al parco della Cecchina, zona Bufalotta, e al parco Gioia, a Corviale. È l’avvio di quella che abbiamo chiamato «Operazione cento playground». È il segno di come ci stiamo muovendo per far crescere lo sport nella nostra città. Perché le grandi manifestazioni sono importanti, e Roma ne ha diverse che ormai sono consolidate e «storiche», dagli Internazionali di tennis al Foro Italico al Concorso equestre di piazza di Siena, dal Gran Premio della Liberazione di ciclismo al Gran Gala di atletica leggera allo Stadio Olimpico. E poi ci sono gli eventi che periodicamente ci vengono assegnati, dagli Europei maschili di pallavolo del 2005 ai Mondiali di nuoto che si svolgeranno qui nel 2009. Fino alla Maratona di Roma e al Sei Nazioni di rugby, con la nazionale italiana che, dopo la ristrutturazione che portiamo a termine, trova la sua casa allo Stadio Flaminio.

Sogno Olimpico

Ambizioso è anche il tentativo che facciamo, a partire dalla fine del 2005, di candidare Roma per le Olimpiadi del 2016. Ancora brucia la mancata designazione per quelle che si sono appena svolte ad Atene. Sappiamo che è difficile, quasi impossibile, anche perché è stato da poco deciso che Londra ospiterà quelle del 2012 e la scelta consecutiva di due città europee come sede si contrappone a una consuetudine ormai consolidata. Però proviamo.

La Capitale dello sport

Roma ha bisogno delle Olimpiadi, e non si vede proprio perché fra tutte le città europee debba essere l’unica a non cogliere questa grande opportunità. La Città dello Sport di Calatrava, la ristrutturazione del Palasport dell’Eur, la diffusione degli impianti, unite alla bellezza dei luoghi della Roma storica, possono costituire un elemento esemplare di fascino culturale e di rigore amministrativo. Alla fine, la priorità resta quella che dicevamo: la strategia che stiamo portando avanti dà i risultati voluti, tanto che è il Cnel a dire che Roma, con i suoi duecentocinquantasette impianti ogni centomila abitanti, distacca di gran lunga le altre città italiane. Sono queste le basi migliori su cui far crescere la cultura sportiva e lo sport. A luglio di due anni dopo ci sarà un momento di incredibile gioia collettiva.

 

Circo Massimo azzurro

La Nazionale di calcio vince inaspettatamente i Mondiali in Germania e a noi, d’intesa con la Federcalcio, viene l’idea di celebrare l’evento ospitando la squadra al Circo Massimo. La nazionale arriva all’aeroporto di Pratica di Mare e io vado ad accoglierla. Da quel momento il pullman fatica a muoversi verso il centro della città. Tutte le strade sono piene di tifosi in festa. Quando il mio amico Marcello Lippi scende per primo dal pullman, al Circo Massimo il colpo d’occhio toglie il fiato. C’è davvero tutta Roma. È un’organizzazione difficile, ma capita così di rado di poter essere collettivamente felici, che bisogna rischiare e consentire alle persone di vivere a pieno questo momento.


Col nuovo tesoretto obiettivi Ismaily e Marcos Antonio

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - In silenzio, ma a Trigoria c’è un tesoretto che lievita. E che la Roma sa già come cominciare ad utilizzare, soprattutto se con Fonseca le cose andassero per il verso giusto. Il primo bonifico virtuale lo ha portato la vittoria del Liverpool, visto che i bonus previsti per la cessione di Salah e Alisson faranno incamerare 4,5 milioni. Non basta. Se la Uefa dovesse escludere il Milan dalla Europa League (non impossibile), questo consentirebbe al club giallorosso di effettuare la programmata tournée in Usa, che porterebbe in dote altri 2 milioni. Infine (si fa per dire) c’è la ormai imminente cessione di Dzeko all’Inter, che varrebbe almeno 13 milioni più un baby nerazzurro, che si spera diventi un nuovo Zaniolo. Insomma, il totale si avvicina ai 20 milioni, che la dirigenza saprebbe già come parzialmente impiegare.

Piste brasiliane

Ovvero, sul brasiliano Ismaily, 29 anni, terzino sinistro dello Shakhtar, valutato circa 18 milioni, e il baby talento Marcos Antonio, 20 anni, brasiliano anche lui, centrale di mediana sempre del club ucraino, dal costo di circa 4-5 milioni.

Rinnovo Zaniolo

A proposito di baby talenti, Fonseca vorrebbe a tutti i costi che Zaniolo restasse alla Roma, e la dirigenza è pronta ad accontentarlo. Per questo tra pochi giorni, non appena sarà terminata la questione legata al nuovo allenatore, il rinnovo di contratto sarà un priorità. Le sensazioni sono che l’ex centrocampista nerazzurro possa firmare a breve un rinnovo fino al 2024.

De Rossi e il Boca

I titoli di coda li lasciamo a Daniele De Rossi e al suo futuro da scrivere, visto che Nicolas Burdisso, d.s. del Boca, ieri ha detto: «Mi darà una risposta la prossima settimana, però non so dare una percentuale sul suo arrivo».

 

 


Ora la Roma programma il futuro con Fonseca

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Se si pensa al trivio magico fra calcio, Portogallo e Mozambico, il primo pensiero va a Eusebio, uno dei più forti attaccanti della storia. Ma l’attualità adesso racconta anche altro. Ad esempio di Paulo Fonseca, 46 anni, nato anche lui in Mozambico (ex colonia portoghese) come la Perla Nera, ed attualmente allenatore dello Shakhtar Donetsk. Ormai non è un mistero che della margherita sfogliata dalla Roma è lui – tallonato da Roberto De Zerbi - il petalo più pregiato, forte anche della stima che ne ha Franco Baldini, consigliere del presidente Pallotta.

Doppio incontro

Entrambi comunque a breve saranno ricontattati, tant’è che ieri Totti ha detto: «Il nuovo allenatore? Tra poco». Così ora si è alla stretta finale e così – come potete leggere sotto (Ismaily, Marcos Antonio, la conferma di Zaniolo) – con la società giallorossa Fonseca ha già cominciato a parlare di calciatori. Segno che la trattativa si è fatta più serrata, nonostante Fonseca – che ha un contratto in essere fino al 2020 - abbia una clausola di rescissione non banale da 5 milioni. Ma pare che un «gentleman agreement» tra lui e il presidente possa consentirgli di liberarsi senza pesare sulle casse societarie della Roma. Una cosa è certa: il presidente dello Shakhtar, Rinat Akhmetov, ha detto che è pronto a dargli il via libera. «Ci sono club interessati e fra noi c’è un accordo morale». Adesso perciò è il momento di quello materiale tra l’allenatore e la Roma, che offre un biennale con opzione da circa 3 milioni a stagione.

Il nuovo Garcia

Impressioni? Fonseca è uno che sa come si vince. In Ucraina ha messo in bacheca 3 campionati, 3 coppe nazionali e una Supercoppa, a cui occorre aggiungere anche una Coppa e una Supercoppa di Portogallo (con Braga e Porto). Insomma, nonostante la giovane età l’esperienza non gli manca, così come l’ironia. Indimenticabile, infatti, la sua performance del dicembre 2017 in cui, per onorare una promessa di caso di vittoria col Manchester City e relativa qualificazione agli ottavi di Champions (ai danni del Napoli), si presentò vestito da Zorro in conferenza. Il suo Shakhtar ha mostrato sempre un buon calcio, improntato su un 4-2-3-1 che ha soprattutto nella fase offensiva il suo fiore all’occhiello. La Roma, comunque, in lui vede soprattutto una cosa: un allenatore straniero lontano dalla bufera scatenatasi nelle ultime settimane e proprio per questo senza scorie da dover metabolizzare per portare avanti il proprio lavoro. Se vogliamo, una scommessa simile a quella fatta con Rudi Garcia, arrivato nel 2013 - dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia contro la Lazio - e capacissimo di ricostruire il gruppo sia psicologicamente che tecnicamente.

Piano B

Viste le recenti esperienze naufragate per motivi diversi (Conte, Gasperini, Mihajlovic), la società giallorossa si riserva un Piano B. Così, se le congiunture astrali si disponessero nel verso giusto, per De Zerbi il prossimo potrebbe essere uno dei compleanni più belli della sua vita. Il tecnico, che il 6 giugno compirà 40 anni, è il prediletto dal d.s. «in pectore» Petrachi, ma al momento è dietro nelle preferenze, anche se l’allenatore del Sassuolo sembra avere davvero le stimmate del predestinato. Finora ha guidato Darfo Boario, Foggia, Palermo, Benevento e Sassuolo, vincendo una Coppa Italia di Serie C proprio alla guida della squadra pugliese. Una cosa però è certa: in tutte le piazze in cui ha lavorato ha portato un’idea di calcio offensivo, spettacolare, assumendosi anche tutti i rischi del caso. Certo, De Zerbi sa bene che l’ambiente romanista – in fibrillazione dopo gli ultimi casi che hanno ulteriormente stressato i tifosi – non lo accoglierebbero come un salvatore della patria, ma con parecchio scetticismo, però le scommesse hanno un lato affascinante a cui la Roma, nella sua storia recente, non ha mai voluto sottrarsi. Intendiamoci, le qualità ci sono tutte, ma l’esperienza di Fonseca appare superiore. Occhio però ai colpi di scena. Se la situazione s’ingarbugliasse, ci sarebbe anche l’ipotesi di un (difficile) ritorno di Di Francesco, nonostante le offerte non gli manchino. Ma la Roma, si sa, è anche una questione di cuore.