Da Paulo Sergio alla 'deromanizzazione', la parabola giallorossa di Franco Baldini
INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Era l'estate del 1997 e Franco Baldini era ancora soltanto un giovane procuratore di belle speranze. All'epoca, tra i tanti, si trovava a gestire un attaccante brasiliano di ottimo livello: Paulo Sergio. Di sicuro, Baldini mai avrebbe potuto immaginare che quell'esterno offensivo carioca militante tra le fila dei tedeschi del Bayer Leverkusen, di fatto avrebbe dato il via alla sua liaison (ad oggi divenuta ultraventennale) con l'Associazione Sportiva Roma.
Dal canto loro, nell'estate del 1997, i giallorossi del presidente Franco Sensi erano occupati in una faticosa opera di ricostruzione tecnica dopo la tragica stagione sportiva che aveva visto passare a Trigoria il presunto 'mago' argentino della panchina Carlos Bianchi. Al fine di riportare nella squadra la cultura del lavoro e del sacrificio, a seguito di un'annata tanto buia quanto surreale, Sensi scelse l'ex laziale Zdenek Zeman come nuovo allenatore della formazione con la lupa sul petto.
Il 4-3-3 diventò il nuovo dogma giallorosso; tuttavia, per poter ammirare lo splendido gioco già proposto a Foggia e sull'altra sponda del Tevere, era necessario fornire al boemo gli elementi adatti al suo credo calcistico. In primis, due esterni d'attacco di buona corsa in grado di effettuare i classici 'tagli' verso l'area di rigore avversaria. Il primo era già in casa e rispondeva al nome e cognome di Francesco Totti, che di lì a poco sarebbe stato insignito della maglia numero dieci e poi anche della fascia di capitano. Mancava, però, il secondo.
Ecco allora arrivare Franco Baldini da Reggello in soccorso della Roma. Il presidente Sensi non aveva ancora avviato il periodo di spese folli, che avrebbe condotto nella Capitale campioni del calibro di Montella, Samuel, Emerson, Batistuta e Cassano (solo per fornire alcuni nomi), ma soprattutto un tricolore atteso per diciotto anni e quindi apprezzava il fatto che Baldini proponesse un calciatore dal curriculum interessante e allo stesso tempo dal costo del cartellino piuttosto esiguo.
Alla fine, l'affare si fece: Paulo Sergio diventò ufficialmente un calciatore giallorosso per circa sei miliardi delle vecchie lire. Zeman entrò quindi in possesso virtuale del suo primo tridente offensivo a tinte giallorosse, composto da Totti, Balbo e appunto il brasiliano.
La stagione della Roma si rivelerà avara di trofei, tuttavia carica di entusiasmo e ritrovato amore tra la tifoseria e la squadra, grazie al meraviglioso gioco espresso dalla truppa zemaniana. Arrivò un buon quarto posto, che equivalse alla qualificazione alla Coppa UEFA dell'anno seguente, ma soprattutto la sensazione che si stesse dando inizio a qualcosa di veramente importante. Carlos Bianchi e il suo fedele 'mastino' Trotta erano ormai soltanto un lontano ricordo.
Nel frattempo, Franco Sensi aveva avuto modo di approfondire i rapporti personali con l'agente Franco Baldini e iniziava a nutrire nei confronti del manager toscano una stima tanto alta da proporgli di entrare a far parte dei quadri dirigenziali della società di Trigoria. Baldini accettò con entusiasmo, figurando inizialmente come consulente esterno del club.
Si trattò, comunque, dell'inizio di una rapida ascesa, che condusse Franco Baldini a passare al ruolo di consulente di mercato e infine di direttore sportivo del club.
Sullo scudetto del 17 giugno 2001 la sua firma fu tangibile. L'operazione con cui strappò Emerson al Bayer Leverkusen con un anno d'anticipo rispetto a tutte le migliori compagini d'Europa, piuttosto che quella inerente al giovane e non troppo conosciuto Walter Adrian Samuel del Boca Juniors furono realmente da standing ovation.
Con lo scorrere degli anni, tuttavia, i tifosi giallorossi si innamorarono di Baldini soprattutto per le sue dichiarazioni al vetriolo contro i 'poteri forti' del Nord al fianco del presidente Sensi, impegnato nel 2002 in una lunga, e alla fine beffarda, lotta per la presidenza della Lega Calcio.
L'inizio della malattia di Franco Sensi pose la figura di Franco Baldini sempre più in risalto all'interno della dirigenza del club giallorosso. Il sodalizio con Fabio Capello, intanto, divenne fortissimo e i due, grazie ai soldi immessi sul mercato dal presidente marchigiano, continuarono a mantenere la Roma ad alti livelli, realizzando nell'estate del 2003 quello che a tutt'oggi può essere considerato l'ultimo 'grande colpo' di un certo tipo di mercato giallorosso: il centrale romeno Cristian Chivu.
L'anno seguente, la Roma venne sconquassata da una serie di eventi clamorosi.
Innanzitutto, alla fine della stagione 2003/2004, Capello abbandonò Trigoria per sposare il progetto juventino. Si trattò del preludio al ridimensionamento che il club capitolino fu costretto ad attuare a causa di una profonda crisi economica: Capitalia rilevò il 49% di Italpetroli per favorire il risanamento del gruppo comandato da Franco Sensi, mentre la Roma si trovò costretta a cedere i pezzi pregiati Samuel ed Emerson per rientrare (parzialmente) di una grave situazione debitoria. La stagione sportiva cominciò a rivelare il suo aspetto disastroso già prima dell'avvio del campionato, con il nuovo allenatore Prandelli che scelse di dimettersi per restare vicino alla moglie malata. Arrivò l'ex leggenda Rudi Voeller, che però durò soltanto un mese prima di abbandonare Trigoria sbattendo la porta.
Il terzo allenatore della Roma in tre mesi divenne Luigi Del Neri: fu la decisione che fece traboccare il proverbiale vaso nel rapporto tra Baldini e il club giallorosso. La politica della Roma era infatti completamente cambiata, divenendo assai più 'morbida' nei confronti di quei 'poteri del Nord' un tempo acerrimi nemici. Il fatto che alla fine si optò per Del Neri, allenatore assistito dalla GEA di Alessandro Moggi, mandò su tutte le furie Baldini, che di fatto si trasformò in un dead man walking all'interno della dirigenza giallorossa fino all'inizio del 2005, quando in un'intervista a Serena Dandini nel programma televisivo "Parla con me" espresse tutto il suo dissenso per le nuove posizioni assunte dal club di Trigoria. La separazione giunse a breve: il 24 marzo del 2004 "l'A.S. Roma S.p.A. comunica di aver ricevuto in data odierna le dimissioni presentate dal Franco Baldini, dalla carica di Consulente di mercato della Società. L'A.S. Roma desidera ringraziare Baldini del lavoro sin d'ora svolto per la società e del contributo dato".
Bisogna attendere sei anni, svariate voci di cessioni del pacchetto azionario della società, nel frattempo passata nelle mani di Rosella Sensi e un effettivo cambio di proprietà, prima che il legame tra Baldini e la Roma torni a esistere.
L'inizio del Baldini 2.0 rivela subito un clamoroso colpo di scena. In un'intervista al quotidiano La Repubblica, il direttore generale giallorosso in pectore (al momento del colloquio con il giornale, infatti, il toscano è ancora formalmente un dirigente della federazione inglese) definisce Francesco Totti "pigro". Apriti cielo.
La situazione sembra rientrare quando Baldini sbarca ufficialmente di nuovo a Trigoria, con tanto di foto di rito e stretta di mano con lo stesso capitano. Il 21 ottobre del 2011, poi, avviene la conferenza stampa di presentazione nel centro sportivo Fulvio Bernardini e ciò che colpisce di più è la frase "Perché sono tornato qui? Sinceramente non lo so nemmeno io". Un'affermazione che rappresenta il perfetto preludio al disastro sportivo che sarebbe avvenuto di lì a non molto.
Due allenatori sbagliati in due anni (il "magnifico errore" Luis Enrique e il 'cavallo di ritorno' Zeman, ritenuto un anno prima abile ad allenare unicamente la Primavera giallorossa), con il 'capolavoro' finale della Coppa Italia persa in Finale contro la Lazio il 26 maggio del 2013.
Arriva il secondo addio alla Roma, naturale epilogo di un biennio senza capo né coda.
Finita qui? Macché. James Pallotta continua ad avere fiducia in "Franco" e nel 2016 si scopre che, in buona sostanza, Baldini sia, come si suol dire, uscito dalla porta per poi rientrare dalla finestra. È lui il grande protagonista del ritorno di Luciano Spalletti nella Capitale, mentre a settembre del suddetto anno pur non avendo cariche ufficiali nella Roma, figura come consulente della Raptor, il fondo del presidente giallorosso.
Il 27 luglio del 2018 va in scena una nuova puntata della storia di amore-odio tra Baldini e la Roma. In un'intervista, James Pallotta dichiara: "Alle 3 del mattino mi sono svegliato e ho cominciato a mandarmi messaggi con Monchi e Baldini. Ora Franco è anche nel nostro comitato esecutivo". Altro giro, altro incarico.
Stavolta, tuttavia, dura (formalmente...) davvero poco. Il tempo della pubblicazione dell'autobiografia di Francesco Totti "Il Capitano", nella quale l'ex numero dieci scrive che Baldini gli ha rivelato di essere stato il principale fautore della fine della sua carriera come calciatore e che anche in passato avrebbe tentato in tutti i modi di allontanarlo dalla 'sua' Roma. Franco Baldini ritiene che essendo "parola di capitano" non si possa replicare e sceglie di uscire dal comitato esecutivo del club.
Peccato che un mese dopo, al termine della disfatta della Roma di Eusebio Di Francesco in quel di Bologna, sia proprio lui, che non ha un incarico ufficiale in società al contrario del direttore sportivo Monchi, a spingere per l'esonero dell'allenatore e a proporre la soluzione Paulo Sousa.
Il resto conduce agli ultimi avvenimenti: la spinta per portare Maurizio Sarri, poi finito alla Juventus, sulla panchina della Roma, mentre Francesco Totti si prodigava per convincere Antonio Conte, fino alla proposta (accettata) Paulo Fonseca; il mancato rinnovo a Daniele De Rossi e la frattura mai sanata con Totti, che porta all'innaturale addio dell'ex numero dieci.
La 'deromanizzazione' tanto cara a Franco Baldini e al suo 'vecchio amico' Fabio Capello è ormai stata attuata.
Non resta che la curiosità di vedere quali effetti avrà sulla Roma versione 2019/2020.
La Figc pensa pure a De Rossi, ma lui vuole la A: c'è la Fiorentina
LA GAZZETTA DELLO SPORT - La coppia non scoppia, anzi raddoppia. È questo, almeno, l’auspicio che circola in Federcalcio su Francesco Totti e Daniele De Rossi. Dal giallorosso all’azzurro, infatti, il passo per entrambi potrebbe essere più breve di quello che si pensi. Infatti, è noto come da tempo il presidente Gravina ha aperto virtualmente le porte a Totti per ritagliargli un ruolo nel cosiddetto Club Italia, che si occupa della Nazionale. La novità, invece, riguarda De Rossi. Il centrocampista ha ricevuto l’offerta di entrare a far parte dello staff tecnico di Roberto Mancini. (...) Daniele ci ha pensato, ma la sua prima opzione resta giocare ancora in Serie A. Lo tenta la Fiorentina di Montella e Pradè, dopo che anche la Samp lo aveva contattato, ma prima di affidarsi a Di Francesco.
Zaniolo e Kean, non è finita: anche Mancini li escluderà
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il talento non basta. Servono applicazione, lavoro, anche e forse soprattutto il rispetto per gli altri. Moise Kean e Nicolò Zaniolo sono due ragazzi di enorme talento, lo hanno dimostrato con la Juventus e la Roma, guadagnandosi anche la convocazione con la Nazionale maggiore. Ma non hanno mai aggiunto la responsabilità al loro comportamento. E adesso l’azzurro, per loro, potrebbe complicarsi. Il loro Europeo con l’Under 21 è durato pochissimo ed è finito prima (e peggio) di quello della squadra, a causa di un comportamento ripetutamente non consono alle regole del gruppo. (...) Già con la Nazionale di Mancini, Kean e Zaniolo non erano stati esattamente irreprensibili. Certi ritardi li hanno fatti registrare a marzo, quando l’Italia affrontò Finlandia e Liecthenstein (e Moise segnò due gol), e a giugno nei match con Grecia e Bosnia: panchina e tribuna per Kean, due tribune per Zaniolo. A settembre potrebbe andare peggio, perché è molto probabile che Mancini non li convocherà proprio. Una ulteriore, giusta punizione. (...)
Lucescu: "Fonseca farà bene, ma impari subito la lingua"
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Mircea Lucescu, Fonseca arriva in Italia alla Roma dal «suo» Shakhtar: come lo vede?
«Sono convinto abbia fatto tesoro dell’esperienza in Ucraina: arrivò in una squadra che con me aveva già un impianto di gioco consolidato, provò a cambiarlo usando il 4-4-2 ma gli andò male. E fu intelligente a tornare indietro. Ecco, alla Roma deve fare lo stesso, adattarsi e gestire bene il gruppo e le caratteristiche dei singoli senza snaturarli. E deve capire bene la A».
(...)
Gli dia un consiglio per iniziare bene.
«Impari subito l’italiano, come fece Mourinho all’Inter. Si adatti al Paese tatticamente e non solo, per una piazza come Roma è importante. Ma l’esperienza che ha maturato in Ucraina gli sarà servita».
Ambizioni e spettacolo: la Roma alla scoperta del nuovo timoniere
LA GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Quando stamattina alle ore 7.10 (puntualità permettendo) Paulo Fonseca sbarcherà a Fiumicino per cominciare la sua avventura giallorossa, avremo già i primi elementi per capire se la sua sarà una favola solo sorridente oppure se dentro ci saranno i germi di problemi da debellare in fretta. Il futuro della Roma, comunque, comincia oggi, visto che già domani i calciatori saranno impegnati nelle visite mediche e mercoledì comincerà il raduno a Trigoria, in attesa di scoprire se il ritiro si farà a Pinzolo o meno. Lo deciderà virtualmente l’Uefa, che se estromettesse il Milan dall’Europa League, consentirebbe ai giallorossi di andare direttamente alla fase a gironi, saltando così i preliminari, cosa che consentirebbe al gruppo di posticipare il ritiro a luglio e di svolgerlo in sede. (...) Intanto, seppure informalmente, non è escluso che Fonseca possa conoscere nelle prossime ore anche il nuovo direttore sportivo della Roma, ovvero quel Gianluca Petrachi che dal primo luglio potrebbe essere ufficializzato, dopo che il Torino sarà pronto a liberarlo «incassando» il cartellino del 18enne centrocampista giallorosso Jean Freddi Pascal Greco, originario del Madagascar – e forse anche un altro giovane della Primavera (Flavio Butri?) –, che in qualche modo indennizzerà il club granata per l’addio del suo d.s., che ha un contratto fino al 2020. Operazione che toglierebbe una zavorra alla Roma che nasce. (...) Fonseca ha già sentito al telefono alcuni calciatori, anche se sa bene come, per entrare nel cuore dell’ambiente, dovrà presto imparare l’italiano. Nella presentazione, prevista più avanti, parlerà in inglese, ma tutti sono convinti che presto sorprenderà anche sotto questo punto di vista. Il portoghese, d’altronde, ha fretta, anche perché sa che la Roma giallorossa, adesso, ha meno pazienza. Per questo meglio dar retta ai proverbi e confidare che il mattino di oggi abbia davvero l’oro in bocca.
Inter forte su Lukaku: rischia di slittare l'affare Dzeko
LA GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Grande obiettivo Lukaku per l'Inter. L’a.d. nerazzurro Beppe Marotta e il d.s. Piero Ausilio stanno elaborando un’offerta che vada incontro alle esigenze dello United senza condizionare il mercato interista. Ma un primo effetto già si può notare: un rallentamento sui fronti meno urgenti. Se domani viene confermato l’appuntamento con il Sassuolo per chiudere su Sensi (in questo caso l’onere immediato è di soli 5 milioni per il prestito), passano invece in secondo piano i dialoghi con l’Hertha per il terzino austriaco Lazaro (che ha da tempo detto sì) e soprattutto rischia un concreto slittamento la pratica-Dzeko. Che il bosniaco non veda l’ora di trasferirsi a Milano è ormai noto. Ma sinora i colloqui tra i club non hanno portato particolari punti d’incontro. Marotta è fermo a quota 10 milioni, mentre l’a.d. giallorosso Fienga si aspetta un indennizzo doppio: 20 milioni. Difficile trovare una via d’uscita in tempi stretti. Allora l’Inter preferisce concentrarsi in questa fase sull’obiettivo primario di questa campagna acquisti: Lukaku, appunto. (...)
Mani sulla Serie A: la scalata dei tycoon stranieri alla conquista del calcio italiano
LEGGO - SARTI - Da Thomas DiBenedetto nel 2011 a Rocco Commisso a inizio giugno. Tra i due italo-americani passa la vicenda delle attuali proprietà straniere delle società di serie A. Un drappello arricchitosi con l'acquisizione della Fiorentina, ceduta dalla famiglia Della Valle dopo 17 anni, da parte del magnate naturalizzato statunitense, ma nativo di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), fondatore del colosso delle telecomunicazioni Mediacom. Erano invece di Siano, nel salernitano, i genitori di Thomas DiBenedetto, primo presidente della cordata made in Usa che rilevò la maggioranza della Roma nell'aprile 2011 da Unicredit. Testimone poi passato nell'agosto 2012 a James Pallotta (papà abruzzese e mamma pugliese), agli occhi di molti tifosi giallorossi responsabile per i divorzi con Daniele De Rossi e Francesco Totti. Altro oriundo è il proprietario del Bologna, il canadese Joey Saputo, il cui padre era emigrato nel Québec da Montelepre, nel palermitano. Dal 2015 è da solo a capo del club felsineo, dopo un anno a braccetto con l'avvocato italo-americano Joe Tacopina, già vicepresidente della Roma a stelle e strisce ed attuale numero uno del Venezia retrocesso in serie C. L'Inter inaugurò invece la via dell'Oriente nel 2013, quando l'indonesiano Erick Thohir rilevò la maggioranza del club da Massimo Moratti, salvo poi passare la mano nel 2016 a Suning, gigante cinese del commercio al dettaglio di elettrodomestici e prodotti elettronici, fondato da Zhang Jindong, padre del presidente nerazzurro Steven Zhang.
Dopo gli abboccamenti con il broker thailandese Bee Taechaubol, il venerdì di Pasqua del 2017 ecco invece la cessione del Milan dalla Fininvest della famiglia Berlusconi a Yonghong Li, closing reso possibile anche grazie a un finanziamento di 303 milioni di euro concesso da Elliott all'imprenditore cinese. Uscito di scena poco più di un anno dopo: ora è il Fondo statunitense creato da Paul Singer l'azionista di riferimento del club rossonero.
Le proprietà straniere in Italia sono però ancora una minoranza. Si pensi invece che, dei 20 club della Premier League 2019-20, ben 12 hanno maggioranze non britanniche, tra cui il Watford con gli italianissimi Pozzo, da noi a capo dell'Udinese. In più lo Sheffield United è al 50% tra l'uomo d'affari inglese KevinMcCabe e il principe saudita Abdallah, in disputa tra loro. Infine il Newcastle potrebbe passare allo sceicco Khaled bin Zayed Al Nehayan, cugino di Mansour Bin Zayed, il signor Manchester City. Per l'Italia, petò, visto le ultime novità c'è tempo di migliorare.
Zaniolo e Kean sono i simboli di un'Under 21 incompiuta
LEGGO - ZORZO - Ci sono un paio di analogie che hanno del clamoroso tra l'Under 21 di Gigi Di Biagio attuale e quella del 1986 targata Azeglio Vicini. La Spagna (purtroppo) e i grandi talenti. Quella di 33 anni fa, dopo quell'Europeo perso ai rigori con la Nazionale iberica, passò in blocco (compreso il ct) in quella naggiore: ben sette undicesimi promossi. Di quella attuale abbiamo già una certezza: Di Biagio si è chiamato fuori, comunque vada. Al suo posto quasi certamente arriverà Paolo Nicolato. Sabato sera a Reggio Emilia la vittoria dell'Under 21 sul Belgio (3-1) ha il sapore amaro. Che più amaro di così non si può, visto che la Spagna, battuta all'esordio 3-1, ha sepolto 5-0 la Polonia (ahinoi quel ko 0-1 della seconda gara è stata la svolta in negativo per gli azzurrini). Morale della favola: se stasera Francia-Romania finirà in parità con bel biscottone della serie, avanti entrambi e Italia a casa.
E tra i grandi talenti, ci sono pure i casi di Kean e Zaniolo. Hanno chiesto scusa, ma la frattura è profonda. Nicolò Zaniolo e Moise Kean restano ai margini del gruppo azzurro dopo la punizione. I due, compagni di stanza nel ritiro dell'Under 21 (e forse non è stata una buona idea tenerli insieme), si sono presentati in ritardo al risveglio muscolare del mattino in preparazione di Italia-Belgio, ultimo di una serie di atteggiamenti che evidenziavano come non fossero pienamente concentrati sull'Europeo. La sera prima della partita, su Instagram Zaniolo ha pubblicato una stories di Kean che ballava sulle note di Benji e Fede da stasera non arrivo in ritardo....
Meglio passare alle donne. Domani in campo per gli ottavi le azzurre sfideranno la Cina a Montpellier (alle 18, diretta tv su Rai Uno). «Siamo arrivate fin qui - le parole del portiere Laura Giuliani - è un peccato mettersi ora dei freni. Continuiamo a sognare, nessuno si aspettava questi risultati e tutto quello che viene da adesso in poi è qualcosa di guadagnato».
Fonseca Day: il tecnico oggi a Roma visita Trigoria
LEGGO - BALZANI - L'era Fonseca parte all'alba di oggi. Il tecnico portoghese sbarcherà alle 7,10 a Fiumicino con un volo proveniente da Kiev e dopo qualche ora sarà a Trigoria per la sua prima visita al centro sportivo da allenatore della Roma. L'ex Shakhtar vuole conoscere la struttura e non è escluso che decida di svolgere comunque la preparazione a Trigoria e non a Pinzolo. La prima fase della stagione, infatti, è tutta un mistero. Colpa del Tas che sta ritardando incomprensibilmente la decisione sull'esclusione del Milan dall'Europa League costringendo Roma e Torino a vivere alla giornata. La decisione è attesa entro 48 ore. Il raduno dei giallorossi è previsto comunque domani per le 8,30 così come le visite mediche. Poi, in caso di esclusione dei rossoneri, ci si rivedrà verso il 9 luglio. Senza Pinzolo e con una penale da pagare. Altrimenti tutti a lavoro mercoledì e poi la possibile partenza per le Dolomiti il 29 giugno. Anche la presentazione di Fonseca è in stand by. Dopo gli incontri a Madrid e Londra con la dirigenza inizierà quindi a tutti gli effetti l'avventura romanista di Fonseca che in questi giorni ha già parlato via telefono con alcuni giocatori. Ha provato a convincere Manolas (promesso al Napoli e ormai a un passo dagli azzurri), ci è quasi riuscito con Kolarov e dovrà stimolare Pastore e Schick. Il tecnico in questi giorni visionerà alcune case a Casal Palocco insieme alla seconda moglie (incinta), dove hanno alloggiato la maggior parte degli ultimi allenatori romanisti. Fonseca è molto preso dalla sua nuova storia professionale tanto da aver intrapreso già un corso intensivo di italiano rinunciando all'aiuto del suo storico traduttore di fiducia.Nonostante l'entusiasmo, però, non sono poche le insidie che Paulo è costretto ad affrontare da subito: gli addii di due figure mitologiche come De Rossi e Totti, il clima di depressione generale della piazza e un mercato ancora a secco. Ad oggi Fonseca può contare su pochi titolari sicuri: Fazio, Cristante, Lorenzo Pellegrini, Perotti. Sul mercato, infatti, è finito pure capitan Florenzi per il quale la Roma ha fissato un prezzo di 30 milioni. L'Inter riflette.
Petrachi, primo regalo al club: in regia Veretout o Bennacer
LEGGO - BALZANI - Petrachi si è liberato, ma la Roma ha dovuto pagare. Al Torino, infatti, finirà a titolo gratuito uno dei talenti della Primavera: il centrocampista 18 enne Freddi Greco sul quale i giallorossi manterranno un 30% di incasso su eventuale futura rivendita. Il braccio di ferro ha visto quindi vincente Cairo che libererà con un anno di anticipo il dirigente salentino. Il nuovo ds - che incontrerà Fonseca già oggi - è al lavoro da giorni e vuole regalare il primo colpo al tecnico. La priorità è un regista visto l'addio di De Rossi. Per questo la trattativa per Veretout oggi potrebbe avere l'accelerata decisiva. L'entourage del francese ha parlato già con la dirigenza del Milan e oggi incontrerà quella giallorossa. L'alternativa è Bennacer dell'Empoli sul quale il Genoa ha mollato la presa mentre Barella è ormai orientato verso l'Inter a meno di clamorosi cambi di scena. «C'è un interesse concreto e la piazza ci piace» ha detto il procuratore di Veretout. Piace anche l'offerta economica: 2,5 milioni a stagione. Poi c'è da trovare l'accordo con la Fiorentina. I viola chiedono 25 milioni, la Roma vorrebbe inserire uno tra Gonalons e Karsdorp e chiedere informazioni pure per Pezzella. E' caccia, infatti, a un difensore visto l'accordo tra Manolas e il Napoli. Il greco ieri su Instagram ha risposto con un cuore a un fotomontaggio con la maglia azzurra e attende solo che i due club chiudano l'affare. Mercoledì l'incontro decisivo. Nelle ultime ore è salito alla ribalta il nome di Caleta-Car, difensore croato del Marsiglia. Nella lista di Petrachi pure Andersen e Lyanco oltre a Bonifazi. In settimana Petrachi parlerà pure con El Shaarawy che chiede 3 milioni a stagione fino al 2023. C'è ottimismo da entrambe le parti. Esuberi: Bruno Peres è vicino al Besiktas, Defrel potrebbe finire al Bologna. Infine il mercato degli ex. A Totti e De Rossi, infatti, è stato proposto un posto in nazionale nello staff tecnico di Mancini. I due capitani risponderanno entro luglio anche se al momento sembra orientato al sì solo Francesco.
LEGGO (F. BALZANI) - Petrachi si è liberato, ma la Roma ha dovuto pagare. Al Torino, infatti, finirà a titolo gratuito uno dei talenti della Primavera: il centrocampista 18 enne Freddi Greco sul quale i giallorossi manterranno un 30% di incasso su eventuale futura rivendita. Il braccio di ferro ha visto quindi vincente Cairo che libererà con un anno di anticipo il dirigente salentino. Il nuovo ds - che incontrerà Fonseca già oggi - è al lavoro da giorni e vuole regalare il primo colpo al tecnico. La priorità è un regista visto l'addio di De Rossi. Per questo la trattativa per Veretout oggi potrebbe avere l'accelerata decisiva. L'entourage del francese ha parlato già con la dirigenza del Milan e oggi incontrerà quella giallorossa. L'alternativa è Bennacer dell'Empoli sul quale il Genoa ha mollato la presa mentre Barella è ormai orientato verso l'Inter a meno di clamorosi cambi di scena. «C'è un interesse concreto e la piazza ci piace» ha detto il procuratore di Veretout. Piace anche l'offerta economica: 2,5 milioni a stagione. Poi c'è da trovare l'accordo con la Fiorentina. I viola chiedono 25 milioni, la Roma vorrebbe inserire uno tra Gonalons e Karsdorp e chiedere informazioni pure per Pezzella. E' caccia, infatti, a un difensore visto l'accordo tra Manolas e il Napoli. Il greco ieri su Instagram ha risposto con un cuore a un fotomontaggio con la maglia azzurra e attende solo che i due club chiudano l'affare. Mercoledì l'incontro decisivo. Nelle ultime ore è salito alla ribalta il nome di Caleta-Car, difensore croato del Marsiglia. Nella lista di Petrachi pure Andersen e Lyanco oltre a Bonifazi. In settimana Petrachi parlerà pure con El Shaarawy che chiede 3 milioni a stagione fino al 2023. C'è ottimismo da entrambe le parti. Esuberi: Bruno Peres è vicino al Besiktas, Defrel potrebbe finire al Bologna. Infine il mercato degli ex. A Totti e De Rossi, infatti, è stato proposto un posto in nazionale nello staff tecnico di Mancini. I due capitani risponderanno entro luglio anche se al momento sembra orientato al sì solo Francesco.
Paulo alla scoperta del pianeta Trigoria, il suo tesoro sarà il salto del preliminare
IL MESSAGGERO - CARINA - Paulo Fonseca si presenta a Roma. Questa mattina il tecnico sbarca nella Capitale alle 7,10 con un volo AZ 593 proveniente da Kiev. Si tratta del 26° allenatore straniero a sedersi sulla panchina giallorossa, il primo di nazionalità portoghese. Tocca dunque a lui riportare la Roma nell'Europa che conta e rompere l'incantesimo che vede l'ultimo trofeo vinto ormai risalente a 11 anni fa (Coppa Italia nel 2008). Si riparte dal campionato più deludente degli ultimi sei. La Roma si piazzò al 6° posto anche nella stagione 2012-2013 con Andreazzoli, subentrato a Zeman, ma raccogliendo solo 62 punti. La peggiore della gestione Usa, cominciata 8 anni fa, resta però quella iniziale 2011-2012, con Luis Enrique, in cui finì al 7° posto a quota 55. Fuori dall'Europa per 2 volte di fila.
ROULETTE UEFA - Nemmeno sbarcato, il presente è già caratterizzato da un'incognita che può fare tutta la differenza del mondo: la decisione della Uefa sul Milan. Perché è inutile girarci intorno: evitare i preliminari di Europa League (una sorta di girone dantesco che prenderebbe il via il 25 luglio con la vincente tra Debreceni e Kukesi e poi si protrarrebbe per tutta l'estate) sarebbe come vincere in anticipo al Superenalotto. Anche perché questo garantirebbe all'allenatore - che tra l'altro ha già schivato la tournée negli Usa, rimasta sempre indigesta ai suoi predecessori - di poter lavorare con tranquillità sul gruppo. Non certo un dettaglio. A Trigoria - dopo che la fuga di notizie sull'imminente sentenza sul Milan aveva irrigidito l'Uefa - si attendono delle comunicazioni ufficiali in questa settimana. Da oggi, ogni giorno è buono per conoscere il destino dei rossoneri e di conseguenza quello della Roma (e del Torino). Tra l'altro, proprio in quest'ottica, il Media Center non ha ancora stabilito quando verrà presentato il portoghese. Se non ci saranno novità nei prossimi giorni, la Roma darà il via alle visite mediche per i calciatori (esclusi i nazionali che potranno godere di altre due settimane di ferie) già nella domani e si radunerà mercoledì con Fonseca che effettuerà la sua conferenza stampa direttamente in Trentino (a Pinzolo attendono i giallorossi sabato). In caso contrario (squalifica del Milan) la partenza della squadra verrebbe ritardata di un paio di settimane (prima settimana di luglio, con conseguente annullamento del ritiro) e Paulo incontrerebbe i media nella giornata di giovedì.
FULL IMMERSION - Fonseca attende speranzoso. È consapevole che sei partite in angoli remoti dell'Europa - essendo testa di serie, la Roma partirebbe dal secondo turno (25 luglio-1° agosto) e proseguirebbe poi con il 3° (8-15 agosto) e l'eventuale playoff (22-29 agosto) - rappresenterebbero un'estate di full immersion che per una squadra che vivrà a breve l'ennesima rivoluzione tecnica sarebbe meglio evitare. Il destino però non dipende da lui e mercoledì - a meno di nuove comunicazioni - è pronto per dirigere il suo primo allenamento a Trigoria. Già in giornata varcherà il cancello del centro sportivo Fulvio Bernardini per le foto di rito dando seguito all'accordo firmato a Londra. Uno dei primi impegni del tecnico, sarà quello di trovare una casa per la sua nuova vita nella Capitale. Il club gli metterà a disposizione un insegnante d'italiano ma il portoghese ha già iniziato a studiarlo e facilitato dall'affinità linguistica non dovrebbe impiegare molto per impararlo. Per il resto ci vorrà tempo.
Roma, la priorità è rifare la difesa
IL MESSAGGERO - TRANI - La lista di Petrachi è pronta. E Fonseca, già prima di sbarcare nella Capitale, sa bene quali sono le intenzioni del ds. È al corrente di ogni mossa del suo interlocutore. Si sentono quotidianamente e da oggi, con l'insediamento del portoghese, hanno la possibilità di confrontarsi a quattr'occhi. C'è da lavorare in profondità, soprattutto fuori dal campo. La Roma della prossima stagione sarà completamente diversa. I possibili partenti aumentano di ora in ora. Ma di conseguenza anche i necessari rinforzi per allestire la rosa competitiva promessa, nel vertice di Londra, da Pallotta e Baldini all'ex tecnico dello Shakhtar. La fase iniziale della rivoluzione sarà dedicata all'allestimento della difesa che, e non solo per l'addio annunciato di Manolas, andrà rifondata. In porta, in mezzo e sui lati. La scelta di cominciare da dietro non è casuale. La società giallorossa, anche per restituire un po' d'entusiasmo alla piazza dopo l'uscita di scena di De Rossi e Totti, cerca il top player per sostituire Dzeko che andrà all'Inter.
COLPO GROSSO - L'identikit è stato svelato da tempo: Higuain o Icardi. Il centravanti della Juve non ha alcuna garanzia da Sarri e il suo procuratore, in caso di nuova cessione, lo spinge all'estero: a Trigoria lo vorrebbero in prestito, spalmando il maxi ingaggio (7 milioni più bonus a stagione) in 4 anni. L'ex capitano dell'Inter, invece, si prepara a rispondere alla convocazione di Conte che però, come ha chiarito alla moglie-manager Wanda, non lo vuole: Marotta ne discute spesso con Fienga e Petrachi per inserirlo nell'affare Dzeko. Entrambi, al momento, è come se non fossero trattabili. Bisogna, quindi, aspettare che il mercato entri nel vivo. E che la Roma, cominciando dalla cessione di Manolas al Napoli che deve pagare i 36 milioni della clausola avendo già l'intesa con il greco, incassi 45 milioni di plusvalenze entro la fine del mese. Meglio dedicarsi alla difesa, Olsen ha richeste dal Werder Brema, dal Copenaghen (il suo ex club ha ceduto il titolare Joronen al Brescia) e dalla Francia. Il ds giallorosso tratta Pau Lopez, ma non intende spendere i 25 milioni pretesi dal Betis Siviglia. Perin è l'alternativa. Con qualche dubbio, però, legato alla serie di infortuni che recentemente lo hanno penalizzato. La Juve è disponibile, puntando il fluidificante mancino Luca Pellegrini che, cresciuto nel vivaio, è tra i cedibili perché assicurerebbe la plusvalenza secca di 15-20 milioni. A proposito di terzini: c'è l'Inter su Florenzi. Ecco perché, per la corsia destra, l'idea è Hysaj, deciso a lasciare il Napoli e tentato dall'Atletico Madrid. Fonseca, a sinistra, vorrebbe Ismaily che a Donetsk si tengono stretto. E ha già chiesto a Kolarov di restare.
AMPIA SCELTA - L'acquisto di primo piano, a luglio, sarà comunque il centrale difensivo per rimpiazzare Manolas. Confermati, su input del portoghese, Fazio e Jesus (quest'ultimo è a un anno dalal scadenza e quini rimane in bilico). I 36 milioni in arrivo da De Laurentis fanno gola a chi è chiamato dal club giallorosso. Che vola alto: chiesto Andersen alla Sampdoria. Ferrero lo valuta almeno 30 milioni: Defrel e Frattesi (da riscattare dal Sassuolo con 10 milioni) possono favorire la negoziazione. Ma il danese piace al Tottenham e all'Arsenal. In corsa pure il Lione e ovviamente il Milan di Giampaolo. Pezzella è l'opzione di scorta, con la Fiorentina che si adegua alla Sampdoria: servono 30 milioni pure per l'argentino. Nell'elenco restano Vavro, Verissimo e Bartra. Petrachi vedrà stamattina il manager di Veretout (è lo stesso di Hysaj) per capire come arrivare al centrocampista. Pradè vuole incassare 25 milioni e avere in prestito Karsdorp. Il ds giallorosso parla ancora di Barella con il Cagliari che preferisce cederlo alla Roma e non all'Inter (il giocatore ha l'accordo con Marotta) per tenersi Luca Pellegrini e prendersi Defrel (che però vuole giocarsi una chance con Fonseca). In stand by Diawara: appuntamento a luglio. Oggi a Trigoria, alle 15, l'assemblea dei soci.