Europa League. Ranieri: "Futuro senza Champions"

LA REPUBBLICA -  FERRAZZA - Ed Europa League sia. La Roma, dopo lo 0-0 di Sassuolo e la vittoria dell’Empoli contro il Torino, è matematicamente qualificata per la coppa minore, la figlioccia della Champions. Se dalla porta principale o se dopo i preliminari, si capirà solamente dopo l’ultima di campionato. Partire il 25 luglio, e giocare ben tre turni estivi per arrivare ai gironi, rovinerebbe, e non poco, l’estate di una squadra che sta arrivando al capolinea di una stagione tremenda, devastante, che ha visto cambiare in corsa allenatore, direttore sportivo (oltre che tutti i ruoli dei vertici dirigenziali) e dire addio a De Rossi. Qualificarsi per i preliminari farebbe saltare la tournée negli Stati Uniti, a cui Pallotta tiene tanto, anticipando tutta la preparazione. La Roma, in quel caso, dovrebbe radunarsi prima della fine di giugno, a un mese dal turno d’esordio, mettendo in discussione il ritiro a Trigoria. Senza partenza per gli Usa, il nuovo tecnico potrebbe chiedere di portare i giocatori in montagna. Gasperini è, in questo senso, un allenatore abituato ad ossigenare i suoi tra i monti, e se gli accordi già presi con lui si concretizzassero, è molto probabile che si tornerebbe a prendere in considerazione una destinazione in altura. Non sarà semplice per il nuovo tecnico raccogliere le macerie lasciate a Trigoria, destinate ad aumentare in quest’ultima settimana, quella che porterà De Rossi  a salutare i tifosi giallorossi all’Olimpico, domenica, contro il Parma. E non fanno ben sperare le parole di Ranieri dopo lo 0-0 col Sassuolo. «Non penso che, pronti via, si potrà lottare per la CHampions— lo sconforto del testaccino — magari per l’Europa sì. Se poi un anno le cose gireranno bene, allora si potrà tornare nella coppa più importante». Quindi, solamente la fortuna, secondo Ranieri, potrebbe spingere la Roma di nuovo tra i grandi d’Europa, altrimenti l’aria è quella di navigare piuttosto a vista. Le cessioni illustri, che ci saranno ancora, un nuovo tecnico, un nuovo ds, senza il giocatore più amato in rosa e col futuro di Totti da definire: presupposti che, per Ranieri, disegnano mesi di ricostruzione e ridimensionamento. «Senza Champions immagino che si debba vendere pedine importanti — continua il tecnico — visto anche quanto ha dovuto cedere il club anche negli anni in cui si è qualificata. Ma il presidente non sono io». De Rossi  a Reggio Emilia è rimasto in panchina perché ancora non al meglio. I tifosi continuano con la protesta (sempre più internazionale: striscioni contro Pallotta esposti anche a Parigi, Copenaghen, Dusseldorf, Salonicco), che proseguirà domenica allo stadio, concedendo una tregua solamente per omaggiare il numero 16.


L'Europa ora è sicura

IL TEMPO - BIAFORA - Il pareggio contro il Sassuolo ha fatto sfumare quasi definitivamente ogni speranza della Roma di qualificarsi alla Champions, regalando però il matematico accesso all'Europa League in virtù della sconfitta del Torino. Per sperare nel quarto posto servirebbe un miracolo all’ultima giornata: i giallorossi dovrebbero battere il Parma con cinque reti di scarto, sperando che nel frattempo l'Inter cada in casa con l'Empoli e il Milan venga fermato dalla Spal. A quel punto i rossoneri sarebbero sorpassati e ci sarebbe l'aggancio alla squadra di Spalletti, superandola però nella differenza reti generale: qualora a San Siro l'Empoli dovesse vincere con più gol di scarto alla Roma basterebbero meno reti nell’eventuale vittoria contro il Parma. L'unico altro caso possibile per raggiungere la quarta piazza è un arrivo a pari punti con Inter e Atalanta e contestuale sconfitta del Milan. Con il contemporaneo raggiungimento del traguardo a quattro squadre invece i giallorossi sarebbero sesti. Ragionando in termini più realistici bisogna guardare con maggiore interesse alla lotta per il quinto e il sesto posto, con il differente piazzamento che cambierebbe sostanzialmente i programmi estivi del club. La Roma può essere ancora virtualmente scavalcata dalla Lazio, attualmente a -5 dai cugini. I biancocelesti, avendo vinto la Coppa Italia, si sono però già aggiudicati il diritto di partecipare ai gironi della minore delle due coppe europee e quindi non ci sarebbero differenze nell’arrivare sesti o settimi. Tale risultato costringerebbe Florenzi e compagni a disputare il secondo e il terzo turno preliminare ed un playoff, per un  totale di sei partite per conquistare l’accesso ai gironi di Europa League. La Roma, che sarebbe testa di serie nei sorteggi del 19 giugno a
Nyon, conoscerebbe il proprio avversario la sera del 18 luglio, giorno in cui sarà disputato il ritorno del primo turno di qualificazione (le italiane non lo giocano). La stagione inizierebbe quindi il 25 luglio, mentre per la sera precedente è ad oggi fissata la terza sfida dellICC con il Benfica. La tournée, le cui date sono state svelate a fine marzo, prevede l'esordio  il 16 luglio con il Chivas, la seconda partita con l'Arsenal il 20 luglio e l'ultimo impegno è contro i portoghesi il 24 luglio. Per il momento la socità capitolina non ha preso alcuna decisione sul viaggio negli USA, preferendo rimandare ogni discorso a campionato terminato. Un precedente simile ha riguardato il Milan nel 2017: i rossoneri all'epoca hanno annullato soltanto l'amichevole con l'Inter da giocare il 24 luglio, ovvero appenatre giorni prima dell'esordio europeo, scendendo comunque in campoin Cina contro Borussia e Bayern. A Trigoria sì potrebbe optare perla stessa  soluzione. Oltre all'andata del 25 luglio la Roma giocherebbe ogni giovedì per un mese: il 1 agosto per il ritorno del secondo turno, l'8 ed il 15 per il terzo turno ed in conclusione il 22 e il 29 per lo spareggio finale, che si inserirebbe in mezzo alla partenza del campionato, stabilita per il weekend del 25 agosto. Di certo ritornare a giocare l’Europa League sarà un danno dal punto di vista economico: negli ultimi due anni il Milan ha ricavato da tale coppa rispettivamente 21 e 17,5 milioni di euro, risultando la  «più ricca» tra le italiane. Quasi un'inezia pensando ai 170 milionitotali entrati nelle casse della Roma negli ultimi due anni di Champions.


C’è Di Lorenzo nel mirino. In porta piace anche Neto

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Se la Serie A è ai titoli di coda, è pronto il mercato a tenere compagnia ai tifosi, anche se i tifosi della Roma temono parecchio quello in uscita. La fantasia, però, è accesa dai nomi nuovi. E così per il ruolo di portiere – che dovrà trovare un nuovo padrone dopo la prossima cessione di Olsen, probabilmente in Premier League–è stato monitorato anche Neto, portiere del Valencia ed ex della Juventus. Pista assai complicata, anche perché il cartellino del giocatore si aggira intorno ai 25 milioni e la squadra spagnola ha il fascino di poter giocare la Champions League nella prossima stagione. Ma non basta.Un altro uomo per la difesa che verrà potrebbe arrivare da Empoli. [..] Piace il terzino destro Giovanni Di Lorenzo, 25 anni, che anche ieri contro il Torino è stato autore di una buona prestazione. Detto che sul terzino c’è anche il Napoli, l’interesse della Roma si potrebbe materializzare soprattutto se fosse ceduto Karsdorp, che ha offerte dall’estero.

 


Sirene argentine per capitan De Rossi

IL TEMPO - BIAFORA - Una settimana lunga, anzi lunghissima. Quelli che portano alla sfida con il Parma saranno giorni più che intensi per De Rossi, pronto a riporre nel cassetto dei ricordi l’ultima maglia della Roma che indosserà in carriera. Data e orario della sfida con i ducali saranno ufficializzati domani dalla Lega di Serie A, ma, a dimostrazione dell'immenso affetto nutrito nei confronti del loro capitano, i tifosi hanno già riempito in ogni ordine di posto gli spalti dell’Olimpico. Chi non dovrebbe essere allo stadio è Pallotta, assente dalla Capitale dalla gara con il Liverpool dello scorso anno, abbastanza contrariato per la contestazione subito dopo la scelta di non rinnovare al numero 16, in particolare per gli insulti ricevuti dalle sorelle sulla pagina Facebook ristorante di famiglia. La protesta ai danni del presidente americano è continuata anche ieri, con striscioni esposti all’estero (Copenaghen, Parigi, Dusseldorf e Salonicco) e in giro per l’Italia(Trapani e Monza), a cui va aggiunta l’iniziativa del Roma Club Madrid che ha deciso di dedicare il proprio nome a De Rossi  e al saluto della curva della Juventus. Il centrocampista, tenuto a riposo da Ranieri contro il Sassuolo per averlo al massimo della condizione in vista della giornata conclusiva della stagione, ha rimandato a fine maggio qualsiasi discorso sul futuro: per ora vuole pensare solo alla Roma e a godersi la festa prima che cali il sipario. Di certo una delle proposte più concrete è quella del Boca Juniors, il cui direttore sportivo è Burdisso, ex compagno di squadra ed amico di DDR. L'argentino ha già avviato i primi contatti per parlare della possibilità di fargli chiudere la carriera a Buenos Aires, in quella Bombonera che «A vederla - la dichiarazione di De Rossi nel 2017 - mi leva la vita». Gli approcci sono stati confermati da Gribaudo, segretario generale degli Xeneizes: «Sono discorsi che stanno iniziando. De Rossi - ha detto il dirigente nell’intervista a Mundo Boca Radio - è amico di Burdisso e questo può aiutare per un suo possibile arrivo. Nicolas ci sta, sicuramente al termine del campionato cominceremo a parlare». La realtà dei fatti è che De Rossi non ha ancora la più pallida idea del domani e perciò non dice di no alla soluzione sudamericana, anche in considerazione del fatto che la MLS statunitense si concluderà ad ottobre e riprenderà  con il nuovo campionato a marzo 2020, con in mezzo una lunga pausa che mal si concilia con la sua volontà di continuare a giocare. Il vero ragionamento da fare in previsione di un'esperienza oltreoceano è legato ai problemi logistici che comporterebbe un cambio di continente. Di certo prima di un paio di settimane nulla sarà concretizzato. Il match con il Parma sarà l’ultimo in giallorosso anche per mister Ranieri, accostato in Scozia alla panchina del Celtic. L'eredità del tecnico di San Saba molto probabilmente sarà raccolta da uno tra Gasperini e Sarri, mentre non trova al momento conferme l’indiscrezione su Bielsa. L'attuale allenatore del Leeds era solo un'idea circolata a Trigoria ad inizio mese su
suggerimento di Massara, estimatore del «Loco» da anni. Il direttore sportivo è però destinato a lasciare la Roma e quindi l'ipotesi è caduta quasi subito. La società, che potrebbe
promuovere Totti come direttore tecnico, ha intanto rinviato a fine stagione ogni discorso sui rinnovi di El Shaarawy, Under e Zaniolo. Se ne occuperà Petrachi.


Il miglior modo per dirsi addio

INSIDEROMA.COM - MASSIMO PAPITTO - Alla Juventus sono bravi in tutto. Non c'è niente da fare e da dire, c’è da imparare perché oltre a vincere otto scudetti consecutivi e varie coppe nazionali, nella vicenda Allegri-Agnelli hanno anche trovato il modo di dirsi addio con classe e senza polemica. La conferenza stampa di sabato pomeriggio alla vigilia della partita contro l’Atalanta è stata un mix di buone maniere e (finti o no) sorrisi. Un addio di classe per non creare polemiche dopo un rapporto durato cinque stagioni a volte anche turbolente.

C’è da credere a tutto quello che si è visto? L’esperienza maturata nel mondo del calcio fa credere che qualcosa sia stato omesso e che nelle segrete stanze juventine qualche parola grossa sia volata e forse non solo quella. L’addio però è stato talmente perfetto che ci costringe soltanto a fare delle supposizioni e a credere a quelle parole dolci e smielate che si sono viste e sentite. Niente imbarazzi. Solo lacrime. Loro sanno come si fa e non come è successo martedì scorso a Roma con la conferenza stampa d’addio di Daniele De Rossi. Quando arriva il momento di finire bisogna farlo bene. De Rossi dal canto suo in quella conferenza stampa fu perfetto mentre dall’altra parte si è registrato palpabile un po’ di imbarazzo nel comunicargli la decisione di non rinnovargli il contratto.

La commozione che si è registrata a Torino (finta o no) non ha trovato riscontro nella vicenda di Trigoria, dove tolto il saluto di Ddr ai suoi compagni, di lacrime se ne sono viste poche. Una freddezza inaspettata se si vanno a confrontare i due mondi calcistici (juventino e romanista) che per storia sono sempre stati diversi. In questo volubile mondo del calcio la passione romanista sembra essersi persa nel cinismo “aziendale” mentre il cinismo “aziendale” juventino sembra essersi sostituito in passione. Incredibile. Chi l’avrebbe mai detto? A Torino, sponda Juve, trovano il modo di dirsi addio senza tirarsi gli “stracci” mentre a Roma invece volano gli “stracci”.

Il calcio sta cambiando, d’accordo. Ma l’addio alle “bandiere” dovrebbe essere diverso rispetto ad un qualsiasi altro calciatore del club. Non freddo. Imbastire un addio non è mai cosa semplice ma l’unica cosa che conta è farlo bene. Daniele De Rossi lo meritava e o merita.


Cassano: "La Roma è Totti e De Rossi, non Baldini e Pallotta"

Antonio Cassano parla dell’addio di De Rossi. Ai microfoni di Tiki Taka dichiara:

Baldini e Pallotta l’hanno fatta ancora, dopo Totti, l’hanno fatto con Daniele. Devono ricordarsi che la Roma è Totti e De Rossi e non loro: spero che la Roma possa cambiare proprietà perché la Roma merita per lottare qualcosa di importante”.

E invita il capitano in uscita:

Mi raccomando, non smettere, che con gli scarponi che ci sono a giro puoi arrivare benissimo a 45!”.


Roma cinica, silura il fedele De Rossi

IL FATTO QUOTIDIANO - ZILIANI - Domanda da un milione di dollari: secondo voi c’è una persona, al mondo, che alla notizia dell’addio di Daniele De Rossi alla Roma sia corsa a stappare lo champagne ubriacandosi fino a notte fonda? La risposta è sì. Ma se pensate che si tratti di un nemico personale del capitano giallorosso, toglietevelo dalla testa. La sola persona al mondo felice per il fine corsa di De Rossi alla Roma è un collega calciatore, russo, di ruolo portiere, di anni 33: si chiama Igor Vladimirovic Akinfeev ed è il portiere che ha difeso la porta della Russia nell’ultimo mondiale, giocato ad alto livello: basti ricordare i rigori parati a Koke e Aspas negli ottavi vittoriosi contro la Spagna o quello parato a Kovacic nei quarti, non sufficiente, quest’ultimo, a qualificare la Russia alle semifinali.

Okay, direte voi, ma che ci azzecca Akinfeev con De Rossi? C’entra moltissimo, e ve lo spieghiamo subito. Anche se pochi lo ricordano, il 27 aprile di un anno fa Capitan Futuro venne premiato dall’Uefa come “giocatore più fedele d’Europa” nella classifica dei calciatori in attività che in carriera hanno indossato per più stagioni una sola maglia. Era dai tempi di Cannavaro “Pallone d’Oro 2006”che un italiano non riceveva un riconoscimento dalle mani dell’Uefa. E il bello era che De Rossi, alla sua 17ª stagione con la Roma, il club che lo ha cresciuto fin da piccolo, riceveva idealmente il testimone da Francesco Totti, ritiratosi dall’attività - e dalla militanza nella Roma - addirittura dopo 25 stagioni, un quarto di secolo esatto. E insomma, nonostante nel “Pianeta Pallone” la sola religione conosciuta sia quella del Dio Denaro, questo primato di fedeltà a una maglia, a un amore giovanile, a un sentimento, primato tutto italiano, anzi, tutto romano, era parso a noi degno di nota.

Nella motivazione, l’Uefa aveva voluto riportare le parole che proprio De Rossi aveva rilasciato ai suoi microfoni a inizio stagione: “Il rapporto con il club inizia quando sei ragazzino – aveva detto Daniele - e per me questo è sempre stato la Roma. Poi è diventato il mio lavoro, ma il grande amore per la squadra è rimasto ancora lì. Ho iniziato a sostenere la Roma da ragazzo e la mia personalità mi ha portato a sostenere il club con tanto fervore. Anche mio padre ha lavorato e sostenuto la Roma, ma non in modo fanatico come me”.

È andato avanti ancora, dal giorno del premio, Daniele; portando a 18 il numero delle stagioni e a 458 le partite giocate, fino all’annuncio , dolorosissimo, della settimana scorsa. “La Roma mi ha comunicato che non le servo più: giocherò ancora, ma non potrò più continuare a farlo qui”. Alzi la mano chi non si sia commosso, non abbia provato un profondo, lancinante dispiacere.Forse, mentre si accingeva a stappare lo champagne, avrà faticato a tenere a bada un po’ di tristezza anche Igor Vladimirovic Akinfeev, il 33enne portiere russo nato, cresciuto e affermatosi nel CSKA Mosca, 16 stagioni e 410 partite, ad oggi, con la maglia del suo unico club. Akinfeev, anche lui un campione, nella classifica dei giocatori più fedeli d’Europa era secondo: da agosto diventerà primo. Perché Capitan Futuro continuerà a giocare, sì, ma non potrà più farlo con la maglia della Roma. Peccato. Quel premio era un “made in Italy”di cui sarebbe stato importante sentirsi fieri. Qualcuno non l’ha capito.


D'Aversa: "Dispiace per l'addio Di De Rossi"

Roberto D'Aversa, allenatore del Parma, prossimo avversario della Roma, ha parlato a Radio Uno dell'addio di De Rossi alla maglia giallorossa. Queste le dichiarazioni del tecnico:

«Quando ho giocato in Serie A De Rossi iniziava la sua carriera ed era uno di quei giocatori promettenti, è un dispiacere vedere come è andata la sua storia, dispiace per un giocatore che ha dato tutto alla sua squadra e che è una bandiera. È un giocatore che ha fatto la differenza, non solo per le doti tecniche ma soprattutto per lo spessore della persona, parteciperemo sicuramente alla sua festa perché è un ragazzo che merita».


Sticchi Damiani: "De Rossi al Lecce sarebbe un lusso"

Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce neopromosso in Serie A, ha parlato di De Rossi a Radio Uno. Ecco le sue dichiarazioni:

"Ancora non abbiamo fatto una riunione tecnica, la faremo in questi giorni. De Rossi è un giocatore strepitoso, fantastico, una bandiera, sarebbe davvero un lusso.C'è da dire che noi, ironia della sorte, in rosa abbiamo già Tachtsidis, che ai tempi della Roma contendeva il posto a De Rossi. E' un giocatore di primissima fascia, il suo arrivo ci ha fatto cambiare marcia. Per il tipo di mercato che vorremmo fare, vorremmo individuare giovani di prospettiva”.


INSIDE LIGA - Zidane chiude male. Pareggio Barcellona e Scarpa d'Oro quasi sicura per Messi. Valencia in Champions. Girona ultima retrocessa

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Finisce tra i fischi, e per un pubblico abituato bene come quello del Santiago Bernabeu non poteva essere altrimenti. Il Betis dà l'ultimo schiaffo alla stagione da dimenticare del Real Madrid, vincendo 2-0 in casa degli ormai ex campioni d'Europa. Zinedine Zidane schiera il solito 4-3-3. E ancora una volta ruota gli uomini che compongono l'undici iniziale. Per l'ultima stagionale al Bernabeu c'è Navas in porta, a centrocampo giostrano Valverde, Llorente e Modric, in attacco rientra da titolare Vinicius jr, che insieme a Brahim Diaz appoggia Benzema. In panchina Courtois, Isco, Asensio, Kroos e soprattutto Bale, che con tutta probabilità rivedrà il Bernabeu solo da avversario. C'è il sole su Madrid, ma il gioco del Real è poco illuminato. I primi pericoli per il Betis arrivano dopo 23' con Marcelo, che arma il sinistro per due volte da fuori area, ma non centra la porta. Dall'altro lato Navas deve sporcarsi i guanti volando sotto la traversa per deviare in angolo una conclusione di Bartra. Il Real Madrid sembra fuori ritmo ma al 34' ha la più grande occasione per passare: regalo clamoroso di Francis Guerrero, Benzema può tirare un rigore in movimento ma calcia sul palo a portiere battuto. Sul ribaltamento di fronte, Navas salva la porta madrilena con un colpo di reni a smanacciare un pallonetto di Lo Celso indirizzato a rete.

Si va al riposo sullo 0-0, ma passa poco tempo perché il risultato cambi. E ultimamente cambia spesso in sfavore dei Blancos. Al 61' il Betis corona la pressione costante che attua dalle parti di Navas con un contropiede che trova Loren solo sul secondo palo. L'attaccante non ha problemi a trovare il sesto centro in Liga: 1-0 per gli andalusi. Zidane non si capacita della estrema fragilità difensiva del suo Real, che sembra in procinto di prendere costantemente gol. Lo Celso fa a fette la retroguardia dei padroni di casa e prima costringe Navas a un altro miracolo, poi conclude largo su uno schema da corner che lo libera sulla fascia. Zidane butta nella mischia Asensio e Isco al posto di Brahim e Valverde: tutto inutile, il Real fa solo confusione davanti e prende anche la seconda rete, che porta la firma di Jesé (75'). Difesa ancora una volta sorpresa da un uno-due, l'ex di turno chiede scusa al pubblico del Bernabeu, che "saluta" la propria squadra con una bordata di fischi, risparmiando solo Navas. Il campionato si chiude con 12 sconfitte (peggior risultato dal 1999). I k.o. salgono a 18 se si allarga il raggio d'analisi a tutte le competizioni. 

Eibar e Barcellona hanno già raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati all’inizio di questa stagione in campionato: una salvezza tranquilla per i padroni di casa, il titolo per la squadra di Valverde. Blaugrana che però non hanno ancora concluso la propria rincorsa a vittorie e trofei perché c’è da assegnare la Copa del Rey nella finale contro il Valencia. Il pareggio 2-2 contro l’Eibar consegna risposte contrastanti al Barcellona. Primo tempo giocato su buoni ritmi, non manca la fluidità di gioco da entrambe le parti e a beneficiarne sono occasioni e spettacolo. Eibar che si fa vedere dalle parti di Cillessen con Jordàn ed Enrich, prima di trovare la rete del vantaggio al 20’. Pique scivola su un cross da sinistra, il pallone arriva a Enrich che appoggia a Cucurella, in prestito proprio dal Barcellona, che incrocia con il sinistro. Cillessen non è impeccabile, tocca il pallone che però gli passa sotto le braccia e regala il vantaggio all’Eibar. Barcellona che reagisce, o meglio, Messi che reagisce. L’argentino ribalta da solo il punteggio nel giro di poco più di un minuto. Al 31’ Vidal trova un grande pallone in profondità sul taglio della Pulce dietro la difesa, tocco per spostare il pallone sull’uscita di Dmitrovic e appoggio comodo in rete. Si riparte e per qualche motivo misterioso Messi al 32’ parte da dietro il centrocampo senza nessun avversario tra sé e la porta. Il lancio di Rakitic gli permette di essere di nuovo davanti al portiere dell’Eibar, superato con un dolce tocco sotto. Il VAR conferma il gol e la scelta discutibile della linea di difesa dei padroni di casa. Primo tempo che però non è ancora finito, merito o demerito, a seconda dei punti di vista, di Cillessen. Al 45’ il portiere del Barca esce su un pallone lungo e prova ad allontanare di testa. De Blasis però pensa in fretta, fa rimbalzare il pallone e dalla trequarti al volo lo infila alle spalle dell’ex Ajax in affannosa rincorsa verso i propri pali. Prima parte di gara emozionante, seconda soporifera. Valverde concede minuti ad alcuni canterani e le due squadre sembrano accontentarsi del pareggio. Pique si lancia in avanti e prova il diagonale, respinto da Dmitrovic, nel finale Cucurella sfiora l’incredibile doppietta, ma il suo destro dal limite dell’area piccola è un regalo per i tifosi dell’Eibar dietro la porta.

Giornata di grandi addii e di commozione al Ciutat de Valencia, al termine di un match che non aveva molto da chiedere a entrambe le formazioni, ma che è stato caratterizzato da un enorme carico emotivo. Un incontro tra fazzoletti e lacrime per dare l’addio sportivo a diversi calciatori. È stata infatti l’ultima partita di Godin, Juanfran e Griezmann, il quale voleva salutare Madrid con un gol, ma non ce l’ha fatta. Il francese chiude comunque le sue cinque stagioni all’Atletico come quinto miglior marcatore nella storia della squadra (133 gol). Con due formazioni abbastanza rimaneggiate, Levante e Atletico Madrid terminano la Liga con un punto a testa. Gli ospiti riescono a rimontare il doppio vantaggio del Levante, nonostante l’inferiorità numerica. Un bel colpo di tacco di Cabaco sblocca il risultato al 6’ sulla sponda aerea di Vezo; Roger raddoppia al 36’ sfruttando un regalo di Thomas, che sbaglia il disimpegno, e bucando per la seconda volta Adan con un colpo sotto. Al momentaneo 2-0, con il quale si chiude il primo tempo, contribuisce anche Ruiz Ojeda, autore di almeno tre grandi parate su Griezmann, Filipe Luis e Godin. Gli uomini di Simeone rimangono in dieci uomini a inizio ripresa quando il Var interviene per decretare l’espulsione diretta per Correa, che rifila un calcione a Chema a gioco praticamente fermo. I padroni di casa sfiorano il 3-0 con un tiro dalla distanza di Campana ben neutralizzato da Adam (che oggi prende il posto di Oblak). Così l’Atletico reagisce e pareggia i conti nel finale di gara. Prima il grandissimo sinistro di Juanfran, che termina proprio sotto l’incrocio dei pali, dimezza le distanze al 68’, poi è il debuttante Sergio Camello (classe 2001) a siglare al 79’ il definitivo 2-2, insaccando in rete un primo tentativo da parte di Koke che era stato rimpallato dalla difesa levantina. Grande gioia per il canterano, che va a segno nella sua prima apparizione assoluta nella Liga. L’ultima occasione del match è sui piedi di Roger, che non trova la doppietta ma solo la traversa. L’Atletico Madrid conclude il campionato con 76 punti in classifica e ora dovrà pensare, (se non proprio a una rifondazione) a un importante rinnovamento della rosa. 

Il Valencia riesce a conquistare la quarta posizione in classifica che garantisce l’accesso diretto alla prossima edizione della Champions League. Gli uomini di Marcelino si assicurano l’Europa che più conta grazie alla vittoria sul campo del Valladolid, già salvo. Gli ospiti rifilano un gol per tempo: Soler porta in vantaggio il Valencia al 36’ con il piatto destro dopo una bella giocata di gambe di Mina; poi al 52’ Rodrigo non deve fare altro che depositare in rete l’assist di Parejo e chiude definitivamente i conti. In entrambe le circostanze la difesa del Valladolid ha perso malamente il pallone, provocando così le azioni offensive vincenti. 

Il Getafe quindi non riesce nell’impresa di qualificarsi per la prima volta nella sua storia alla Champions League, ma può comunque sentirsi soddisfatto di essere tornato in Europa League, 8 anni dopo l’ultima volta. Portillo fa sognare i propri tifosi al 13’ con un bel sinistro incrociato e angolato che batte il portiere avversario ma, allo scadere del primo tempo, Iborra pareggia i conti staccando più in alto di tutti sul calcio d’angolo battuto da Raba. Al 76’ Maksimovic di testa regala il nuovo vantaggio ai padroni di casa su cross dalla destra di Angel, ma Moreno fissa il risultato sul 2-2, complice anche una mezza incertezza del portiere Soria. 

Sarà Europa League anche per il Siviglia. La formazione allenata da Caparrós supera l’Athletic Bilbao per 2-0. Il gol che sblocca il risultato viene messo a segno al 44’ da Ben Yedder, il cui iniziale colpo di testa era stato provvidenzialmente respinto dal portiere Herrerin, che però subito dopo si è dovuto arrendere al tap-in vincente dello stesso attaccante franco-tunisino. Il definitivo 2-0 arriva in pieno recupero a firma El Haddadi, a seguito di un batti e ribatti. Il Siviglia arriva sesto in campionato 

La sconfitta dell’Athletic Bilbao a Siviglia favorisce l’Espanyol che, grazie al 2-0 sulla Real Sociedad, raggiunge l’ultimo posto utile per potere entrare in Europa, anche se attraverso i preliminari. Decidono nel secondo tempo un bel sinistro di Rosales dal limite (58’) e un destro ravvicinato di Wu Lei (65’). La squadra di Cesc Rubí beffa il Bilbao all’ultima giornata per potersi giocare l’accesso in Europa League. In questo caso sono stati decisivi gli scontri diretti, a parità di punti.

Doveva per forza vincere il Girona per sperare di rimanere in Liga. E invece quel sogno chiamato Primera Division dura solo due anni. Al Mendizorrotza arriva un 2-1 che decreta la retrocessione: l'Alaves va sul doppio vantaggio con un gol in controbalzo di Wakaso (40') e un contropiede finalizzato da Calleri (83'). Il gol di Portu a quattro minuti dal termine serve solo a dare inutili speranze agli uomini di Sacristan. 

Il Celta Vigo chiude il campionato con un 2-2 interno e trova il punto che mancava per salvarsi. Al Balaidos i galiziani vanno sotto di due reti contro il Rayo Vallecano, già retrocesso. Apre le marcature il rigore realizzato da Embarba al 29', raddoppia un tiro da fuori di Medran al 71'. Negli ultimi dieci minuti si scatena Iago Aspas, che prima accorcia le distanze dagli undici metri (82'), poi pareggia con una bella girata al volo (92'). 

L'Huesca, fanalino di coda, chiude con orgoglio battendo 2-1 il Leganes. Fa tutto Martin Mantovani: il difensore argentino prima segna un autogol, poi realizza una doppietta di testa, ribaltando così il match.


Allegri: "Mi fermerò solo se non ci sarà la situazione giusta"

Massimiliano Allegri, tecnico della Juve, ha parlato del suo futuro ai microfoni di Sky Sport. Queste le sue parole: 

"Sono arrivati tanti messaggi, ora abbiamo due giorni di lavoro, poi mi fermerò dopo Genova. Mi fermerò un anno solo se sarò obbligato, se non ci sarà la situazione giusta. Parlare di altre squadre non ha senso. Ora vedremo cosa succederà, la vita è piena di imprevisti"

Hanno scritto che Pallotta è saltato dalla sedia quando ha saputo che ora è libero.

"Speriamo non sia caduto a terra..."


Giampaolo: "De Rossi vorrebbe lavorare con me"

Marco Giampaolo, tecnico della Sampdoria, rivela un retroscena su Daniele De Rossi, alla vigilia della sua ultima settimana da giocatore della Roma durante un'intervista rilasciata alla trasmissione televisiva Sky Calcio Club. Queste le sue parole: 

«Recentemente mi ha detto "Voglio venire a lavorare con te". Se ci sarà spazio per un collaboratore ci penserò. E' uno che trasmette passione, lo percepisci da come parla. Sarebbe una risorsa».