Pallotta: "Incontro con Al Khelaifi? Non c'è mai stato"

James Pallotta, presidente della Roma, rispode al sito romapress.com in merito ad un incontro che sarebbe andato in scena ad aprile con lo sceicco proprietario del PSG. Queste le sue dichiarazioni: 

Un incontro con Al Khelaifi?

"Non c'è mai stato". 

Questa la nuova smentita del numero 1 giallorosso dopo quelle dei giorni scorsi.


Anche la Curva Nord omaggia De Rossi: "Fiero e irriducibile nemico sul campo"

La Lazio, impegnata stasera nel posticipo contro il Bologna, pochi minuti prima dell'inzio della partita, ha esposto uno striscione per salutare Daniele De Rossi, che domenica contro il Parma giocherà la sua ultima partita con la maglia giallorossa:  "La Nord saluta De Rossi, fiero e irriducibile nemico sul campo". 


Serie A, Lazio-Bologna 3-3

Si conclude il posticipo della 37esima giornata di Serie A con il pareggio 3-3 tra Lazio e Bologna. Biancocelesti inizialmente in vantaggio con Caicedo, rimontati poi dai gol di Poli e Destro. Bastos riporta in pareggio gli uomini di Inzaghi, ma Orsolini allunga di nuovo le distanze. Il definitivo 3-3 porta la firma di Milinkovic-Savic. 


Dzeko convocato con la Bosnia

Edin Dzeko, attaccante della Roma, è stato convocoato dal CT Prosinecki per aggregarsi alla nazionale della Bosnia. Dunque il numero 9 giallorosso parteciperà ai match di qualificazione ai prossimi Europei contro Finlandia (8 giugno) e Italia (11 giugno).


InsideRoma Daily News | Roma-Parma domenica alle 20:30. Zaniolo miglior giovane della Serie A. Pallotta: "Mai incontrato Al Khelaifi"

NOTIZIE DEL GIORNO | 20/05/2019

QUI ROMA

Roma-Parma sarà l'ultima partita in giallorosso di De Rossi e l'ultima chance per i giallorossi di conquistare un posto in Champions League. Il match, ora è ufficiale, si giocherà alle 20:30 in concomitanza con i match diAtalantaInter e Milan.

Ennesimo riconoscimento per Francesco Totti. Come comunicato dalla Figc l'ex capitano giallorosso e attuale dirigente del club capitolino verrà inserito oggi nella Hall of Fame del calcio italiano. La cerimonia di premiazione è in programma oggi pomeriggio a Firenze. Appuntamento alle 15:00 a Palazzo Vecchio. Tra gli altri premiati anche Javier Zanetti e Massimiliano Allegri.

La Lega Serie A ha eletto Nicolò Zaniolo come Miglior Giovane della Stagione. Il premio sarà consegnato domenica prossima allo stadio Olimpico in occasione di Roma-Parma

 

La Roma comincia a pensare alla prossima stagione ripartendo dai giovani e due di questi potrebbero essere Antonucci e Frattesi. I due, come riferisce calciomercato.it, potrebbero rientrare nel futuro progetto dellaRoma.
Antonucci è ancora di proprietà della Roma e rientrerà a Trigoria dopo il prestito al Pescara con cui ha collezionato 20 presenze. L'esterno offensivo piace anche a Sassuolo e Brescia.
Ed è proprio dal Sassuolo che potrebbe arrivare, o meglio ritornare, il centrocampista Frattesi. L'ex Roma, venduto ai neroverdi nel 2017, ha giocato l'ultima stagione all'Ascoli dove ha collezionato 32 presenze. Il centrocampista potrebbere tornare a Trigoria grazie al diritto di recompra che i giallorossi potrebbero esercitare per circa 10 milioni di euro.

INTERVISTE

Pallotta: "Incontro con Al Khelaifi? Non c'è mai stato"

Totti: "Orgoglioso di essere entrato nella Hall of Fame del calcio italiano"

 


Conferenza Stampa De Zerbi: "Abbiamo fatto una grande partita"

Roberto De Zerbi, tecnico del Sassuolo, ha parlato in conferenza stampa dopo il pareggio contro la Roma:

Uno 0-0 combattuto. Come giudica la partita?
"Sono contento, per me abbiamo fatto una grande partita. Abbiamo creato tante occasioni o potenziali occasioni, però abbiamo sempre giocato. Penso che i miei giocatori si siano divertiti e la gente anche. Poi è chiaro che la Roma negli ultimi dieci minuti alza la palla e ha tutta gente molto fisica e qualcosina vai a soffrire. Fa parte però anche dei valori, della differenza dei valori delle due squadre. Non ho visto sofferenza da parte nostra se non quella normale quando affronti una squadra così forte".

Il punto la soddisfa o meritavate di più?
"Questo è un campionato che non so se ci soddisfa. Spero che non ci soddisfi, perché si è intravista la possibilità di fare molto di più. Però si sono intravisti, anzi visti più che intravisti, dei limiti nostri, miei magari per primo, perché le responabilità partono dall’allenatore quando qualcosa non viene fatta bene. Sicuro a vedere oggi la classifica con 43 punti qualche rimpianto, qualche rammarico, ce lo abbiamo. È vero che tutte le squadre possono dire questa cosa, ma noi per occasioni create e per occasioni subite potevamo avere qualche punto in più. Sorpassare la Sampdoria, quindi andare oltre il decimo posto, forse no, perché i valori delle squadre che ci precedono sono diversi, l’esperienza dei giocatori è diversa, l’esperienza degli allenatori è diversa sia in generale, sia nel club. Però qualcosina in più potevamo fare. Di buono c’è che non ci possiamo rimproverare niente, perché vi assicuro che questa settimana i giocatori sono stati perfetti. Si sono allenati come se avessimo un obiettivo di vitale importanza. In realtà lo abbiamo, però potevano anche sedersi e invece hanno lavorato continuamente. Questo è il percorso che porterà ad avere la mentalità giusta, quella definitiva. Manca ancora una settimana alla fine del campionato e lavoreremo duro in questi ultimi sette giorni, perché domenica, o sabato, non si sa quando si gioca, avremo una partita dove dovremo far punti, perché se vogliamo chiudere al decimo posto dobbiamo fare punti assolutamente".

Straordinaria dimostrazione di sportività nel non regalare le partite…
"Già il parlare di onorare il campionato, lo sport, nasconde dietro qualcosa di non normale. Invece per chi ci paga, per la gente che paga il biglietto e che ha preso l’acqua, per noi stessi lavoriamo tutta la settimana e lo dobbiamo fare al 100%, sennò stiamo a casa, andiamo in piscina, andiamo al mare, andiamo a fare altro. E siccome cerco di trasmettere il divertimento nel fare questo lavoro, non deve essere neanche un peso".

Se ci ritrovassimo tra 28 anni, la differenza di età tra lei e Ranieri, come si immagina?
"Stia tranquillo che tra 28 anni non ci arrivo a fare questo lavoro. Ranieri lo stimo molto come persona e come allenatore. Ha portato il nome dell’Italia all’estero come allenatore in tanti paesi, non è stato solo in Premier League in Inghilterra. È stato anche in Ligue 1 in Francia, in Spagna. L’ha portato sempre con classe, con eleganza, con dignità. Ha un altro modo di fare rispetto al mio, quindi io alla sua età non arriverò a fare l’allenatore. Non voglio e non penso proprio di riuscire ad arrivare".

Mancano gli strappi che si sono visti in altre partite. È un’evoluzione del tuo pensiero o altro?
"No è vero, potevamo velocizzare un po’ la manovra. Sicuramente il campo così bagnato richiedeva un’attenzione del gesto tecnico maggiore, perché quando tu sei preoccupato di sbagliare, hai delle difficoltà oggettive e rallenti un po’ la naturalezza del gesto tecnico. Sicura è anche un’altra cosa: la pressione della Roma non era altissima, non era a intensità elevata, quindi la manovra diventa più ragionata automaticamente. Se la Roma fosse venuta più veloce, più forte, con più irruenza a pressare, anche la nostra azione offensiva sarebbe stata più veloce. Questo è un aspetto tattico da migliorare, capire quando dobbiamo alzare e abbassare il ritmo e il ritmo lo alzi con la velocità della palla come primo aspetto".

Un voto o una definizione per uno dei 19 giocatori che non ha segnato in questa stagione…
"Non parlo dei giocatori, parlo del pubblico adesso, perché è gisuto ringraziare quelli che ci sono stati sempre, gli abbonati che ci hanno seguito tutto l’anno. Ci piacerebbe riuscire ad essre ancora più bravi per riuscire a portare ancora più gente allo stadio. E mi piacerebbe che capissero che questa è stata una squadra, magari non la più forte del Sassuolo, di gente per bene che ha dato sempre tutto. Poi magari qualche battuta a vuoto la abbiamo avuta, in casa con la Sampdoria, in casa con il Milan e non tutti si sono stretti alla squadra. Mi ricordo anche la lettera di una signora, mi aveva toccato, la avevo fatta leggere alla squadra, che era una cosa sulla quale ripartire con ancora più rabbia, ancora più dignità, ancora più orgoglio. Però questa è una squadra che io per primo faccio fatica a imputargli di non aver dato sempre il massimo. Poi abbiamo dei limiti, tutti, io per primo, perché ho ancora meno esperienza dei giocatori che ho allenato in questa categoria, quindi mi metto davanti a tutti. Però abbiamo chiuso salvi a quattro giornate dalla fine in un campionato dove a 180 minuti dalla fine nove erano ancora implicate nella zona salvezza e davanti a noi abbiamo nove squadre più forti come tutto, come tradizione, come esperienza, come valori probabilmente, come pubblico, come numero di tifosi allo stadio. Quindi penso che il tifoso del Sassuolo debba essere orgoglioso oggi della sua squadra".


Sarri-Gasperini, una poltrona per 2

IL TEMPO - BIAFORA - Meno di quindici giorni per definire la Roma del futuro. La poltrona dell’ufficio da direttore sportivo è già stata promessa a Petrachi, mentre quella della stanza dell’allenatore è in ballo tra Gasperini e Sarri.

A Trigoria, dopo lo sprint del dirigente del Torino che ha superato Campos nelle preferenze di Pallotta, va risolta la questione legata al tecnico, una corsa che riguarda ormai soltanto due nomi a seguito del fallimento della trattativa per Conte. Il club giallorosso ha trovato negli scorsi giorni una base d'accordo con Gasperini, che si legherebbe alla nuova squadra con un contratto triennale da circa 2,5 milioni di euro netti all'anno più i soliti bonus. Gasperini, nell’attuale accordo con i bergamaschi, ha un sostanzioso incentivo in caso di qualificazione in Champions League e percepisce un salario annuo di 1,4 milioni. Prima di portare troppo avanti qualsiasi trattativa con la Roma o con le altre società interessate, in primis il Milan alla ricerca di un sostituto di Gattuso, il sessantunenne di Grugliasco deve però incontrare di nuovo Percassi: «Siamo in molti in questa situazione dove ci sono tante voci. Io - le dichiarazioni di ieri in conferenza stampa - ho già parlato con il Presidente, dobbiamo fare il massimo fino alla fine del campionato. Poi si fa il punto della stagione. Non farò mai niente senza averlo sentito, passo prima da lui». 

Il numero uno orobico in molteplici occasioni ha ribadito a gran voce che l’Atalanta non vuole liberare Gasp e l'intenzione è quella di tenerlo a vita, ma il piemontese vuole rifare il salto in una grande squadra dopo quanto successo con l’Inter, con un esonero arrivato dopo appena quattro partite in nerazzurro. Ogni possibile sviluppo è stato però rimandato al 27 maggio, quando il campionato sarà terminato e le due parti si metteranno sedute intorno ad un tavolo per un confronto finale.

L'altro candidato forte per la panchina giallorossa è Sarri, separato in casa con il Chelsea. La Granovskaia, donna alla guida dei londinesi, vuole dargli il benservito anche nell'eventualità di una vittoria in Europa League con l'Arsenal, match che sarà disputato a Baku il 29 maggio. I rapporti con il toscano sono deteriorati e, nonostante un contratto di altri due anni a 6 milioni di euro netti annui (in Inghilterra è circolata la notizia che i suoi undici collaboratori hanno firmato solo fino al 30 giugno), un divorzio è la soluzione più probabile.

L’ultimo dei motivi d’attrito con la dirigenza dei Blues è stata l'amichevole disputata a Boston,nella quale il prezioso centrocampista Loftus-Cheek si è rotto il tendine d'Achille. I contatti con l'entourage di Sarri sono portati avanti da Baldini, di stanza nella City, ma prima del derby europeo il tecnico non prenderà alcuna decisione, pressato anche dalla Juventus.

Intanto si avvicina l'addio del ds ad interim Massara, che potrebbe salutare la Capitale ed iniziare una nuova avventura in solitaria in Italia. Non è detto infatti che segua Sabatini al Bologna: su di lui sono vive le sirene del Brescia di Cellino, che ha fatto fuori Marroccu, del Sassuolo e anche della Fiorentina, non sicura di continuare con la coppia Corvino-Freitas. Tutte le pedine del domino romanista andranno al loro posto al termine della stagione.


La somma degli orrori di una stagione

IL MESSAGGERO - FERRETTI - L’obiettivo della Roma era vincere la partita per continuare a inseguire un sogno (quasi) impossibile, la Champions, ma forse anche quello di riprendere il normale tran tran di vita di una società/squadra di calcio, devastata dall’esplosione del caso De Rossi. Il più chiaro esempio di cosa non si dovrebbe fare in un club, e non solo per tempistica e modalità, specie nel momento più delicato della stagione. Mica facile, però, vincere una partita così particolare dopo che dall’interno era stato dato per scontato che tutto, parlando della classifica, fosse già definito. Questione di testa, più che di gambe o di gioco. E la Roma, con De Rossi in panchina più protagonista di tanti colleghi in campo, ha costruito la gara che un po’ tutti si aspettavano o che temevano potesse partorire. Cioè in avvio con poco di tutto. Gioco e cuore, in primis. L’ennesima brutta Roma che ha vissuto per mesi nascondendosi dietro alibi infantili e errori di ogni tipo provenienti dalla sede. Nella seconda parte della sfida, la squadra di Claudio Ranieri ci ha provato con un po’ più di tutto, e alla fine può perfino recriminare per non aver portato a casa un successo che sarebbe stato giusto.

LAMPI Non che i giallorossi nella ripresa abbiano incantato sul piano della manovra, ma se non altro ci hanno messo fino all’ultimo istante di gara tutto quello che avevano. Non si può imputare all’umido pareggio di Reggio Emilia la prima causa della zona Champions ormai lontanissima, quasi irraggiungibile: troppe volte in passato abbiamo visto altre Reggio Emilia, o forse anche di peggio, che hanno determinato il fallimentare rendimento stagionale. Si chiedeva alla Roma (lo dicevamo sempre dal di dentro) un posto tra le prime quattro del campionato, invece sarà ormai complicatissimo arrivare anche solo al quarto posto. Non è il momento di fare bilanci, ci sono da giocare ancora novanta minuti ma sarà complicato, e lo sappiamo già da oggi, trovare spunti positivi anche se dovesse arrivare il pass per l’Europa League. La Roma si è comportata da squadra perennemente malaticcia, che ha avuto via via qualche miglioramento e tanti peggioramenti. Tipo: vorrei ma non ce la faccio. Non è mai stata neppure al quarto posto, non è mai stata realmente protagonista e nemmeno ha dato l’impressione di poterlo diventare.Non centrare la zona Champions sarà solo l’indegna conclusione di una stagione dai mille orrori. Aziendali e no.


Roma, punto di non ritorno

IL MESSAGGERO - TRANI - Piove su Reggio Emilia. Ma diluvia su Pallotta e i suoi collaboratori. Perché monta la contestazione tra la gente e al tempo stesso frena la Roma in classifica: il pari contro il Sassuolo (0-0, punteggio inedito in questa stagione: l'ultimo con la Juve, il 13 maggio 2018 all'Olimpico) non serve a niente. I giallorossi, pur passando la notte al 5° posto, rischiano di perdere contemporaneamente la partecipazione alla Champions e all'Europa League. L'Inter e l'Atalanta sono già avanti, ma oggi anche il Milan può superarli, e il Torino agganciarli (ma è sotto nello scontro diretto). Il rischio è che debba essere decisiva anche la sfida col Parma.

VIAGGIO A VUOTO Ranieri si illude di aver trovato la formula vincente e, premiando gli interpreti del successo di domenica scorsa contro la Juve, riparte dal finale della gara vinta contro i campioni d'Italia. L'unica novità è in difesa, con Jesus accanto a Fazio per il forfait di Manolas (distorsione alla caviglia nell'allenamento della vigilia). Nel 4-3-3, il play è ancora Nzonzi, con De Rossi risparmiato in panchina e a lungo festeggiato dai 1500 tifosi presenti al Mapei stadium, gli intermedi sono Cristante e Zaniolo, il tridente è quello titolare con Under, Dzeko ed El Shaarawy. A specchio, dunque, anche nell'inedita sfida con De Zerbi, proprio come è accaduto all'Olimpico con Allegri. In fase difensiva, comunque, si abbassano, disponibili e disciplinati, con gli esterni offensivi e la Roma si protegge con il 4-5-1. Il Sassuolo, del resto, non modifica il suo atteggiamento che rimane spregiudicato, anche se in attacco non schiera il finalizzatore ma Djuricic da falso nove in mezzo a Berardi e Boga. Almeno all'inizio, però, funzionano meglio gli esterni offensivi giallorossi, soprattutto quando hanno spazio per ripartire.

BREVE SOSPENSIONE La protesta dalla curva rimbalza in campo. Maresca, subito dopo la mezz'ora, è costretto a interrompere il match. Doppio stop, in totale meno di 2 minuti, per permettere ai vigili del fuoco di rimuovere i fumogeni lanciati dal settore ospiti nell'area di Consigli. La Roma va a sprazzi. Decente in partenza, fiacca in attesa dell'intervallo. Under va subito al tiro e a destra spesso si accentra per favorire la sovrapposizione di Florenzi. Dzeko ha sul destro il pallonetto per il vantaggio, ma conclude senza convinzione. Anche Kolarov ci prova e Consigli, pure se a fatica, salva. Berardi incide da rifinitore e costruisce, nel recupero, la migliore occasione del 1° tempo: imbucata per Djuricic che, lasciato sul posto Fazio, incrocia di destro. Bravo Mirante, di piede, a deviare in angolo.

RISVEGLIO INUTILE Il Sassuolo conquista campo nella ripresa. Con la qualità di Locatelli. A sprecare la chance per il ko è però El Shaarawy: a porta vuota, va in bicicletta e indirizza sul fondo. La Roma accelera e prepara l'assalto. Occasioni a raffica, senza inquadrare però il bersaglio. Destrodi Dzeko da fuori area: palo. Kolarov pennella per Cristante che, in tuffo, colpisce di testa: la riposta di Consigli è super. Ranieri cambia per andare a dama: dentro Pastore per Zaniolo e Kluivert per Under. Entrambi, però, fanno cilecca. Dzeko invita al tiro Pastore: destro respinto da Demiral. Faziodi testa: largo. El Shaarawy da sinistra per Kluivert: rimpallo con Rogerio e palla che rimbalza ancora sul palo (22 i legni colpiti in questa stagione). Ecco Perotti per El Shaarawy. De Zerbi, dopo aver inserito Brignola per Djuricic, mette anche Di Francesco al posto di Boga e Adjapong per Locatelli. Nel recupero, Maresca annulla la rete di Fazio che chiude da centravanti aggiunto: c'è Dzeko in fuorigioco. Come la Roma in quest'annata deprimente.


Cori soltanto per De Rossi a Reggio Emilia

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Surreale l’atmosfera intorno a Sassuolo-Roma, gara completamente immersa nel clima di contestazione che sta accompagnando gli ultimi giorni con la maglia giallorossa di De Rossi. Che non gioca, restando in panchina per tutta la partita, ma è la presenza più ingombrante.

In campo uno 0-0 deludente, che complica la corsa anche per l’Europa League, non chiudendola però. Continui i cori a favore del numero 16 e contro la società, in particolare i bersagli principali continuano ad essere Pallotta e Baldini. “Lode a te, Daniele, ultimo imperatore”, uno degli striscioni d’amore esposti per il capitano, ma anche una manifestazione goliardica di un gruppetto si sostenitori nel settore ospiti del Mapei Stadium: tutti con le pettorine da bagnini e la scritta “Per una società all’ultima spiaggia”.

Assente Totti per motivi personali. L’ex numero 10 è immerso in giornate pesanti e piene di pensieri, per una settimana, la prossima, che potrebbe essere anche per lui l’ultima. Nel suo caso come dirigente. È andato a cercare i tifosi, Florenzi, a fine gara, lanciandogli, sotto la pioggia incessante, maglietta e fascia da capitano, per una distanza, fatta di incomprensioni, che il giocatore sta cercando di accorciare. Un malessere generale quello che si respira, che proseguirà per i prossimi sette giorni, arrivando alla partita col Parma, all’Olimpico, l’ultima di De Rossi con la Roma.

La contestazione proseguirà anche lì, restando in standby solamente per omaggiare il numero 16, che a fine gara, senza un cerimoniale particolare, farà il giro di campo per ringraziare i tifosi. Massara, ds uscente, spiega intanto che «la scelta su De Rossi dolorosa e difficile. Emotivamente non c’è un momento giusto per poterle prendere. Oggi è lo stesso De Rossi a riportare l’attenzione su questa partita e sul finale di campionato. Per cercare di ottenere il risultato e onorare al meglio il nostro capitano Daniele».


Effetto De Rossi: striscioni e cori tutti anti-Pallotta

LA GAZZETTA DELLO SPORT - L’ultima trasferta della Roma, assente ingiustificata per quasi tutto il campionato, è stata segnata più da chi non c’era. Il pareggio contro il Sassuolo spegne anche l’ultima illusione per il quarto posto. Si avvicina l'ipotesi Europa League, con gli scomodissimi preliminari di Europa League in pieno luglio.

Assente era naturalmente il presidente James Pallotta, ma molto presente nei cori degli ultrà, negli striscioni e persino nel lancio di due fumogeni verso la porta di Consigli alla mezzora del primo tempo. Assente Daniele De Rossi, tenuto in panchina in vista della gara dei saluti contro il Parma, osannato dalla curva («lode a te, imperatore») ormai in guerra con la dirigenza. Assente anche Francesco Totti, rimasto a Roma per impegni personali, la cui assenza ha scatenato l’immancabile gossip: continuerà a lavorare in una società invisa a una fetta sempre più ampia di tifosi?


Roma, una partita piccola piccola: ora la Champions è lontana

LA REPUBBLICA - PINCI - Una tifoseria furibonda, un futuro da costruire da zero, il timore di un’estate infernale. La Roma di oggi è più incerta di questi giorni di maggio: il sole è una speranza vaga nascosta da litri di pioggia. Quella caduta sul Mapei Stadium sotto forma di insulti alla società che ha voluto il divorzio da De Rossi.

Lo 0-0 in casa del Sassuolo è l’ultima condanna: oggi Atalanta e Milan possono escludere la Roma dalla prossima Champions, colpo di grazia a una stagione maledetta. Ma la partita è stata soltanto un sottofondo sportivo a due ore di contestazione: una frattura forse insanabile tra la curva e la proprietà americana.

L’Aventino dei romanisti è il Mapei Stadium. «De Rossi eterno capitano, Pallotta eterno riposo», recitava un messaggio di pessimo gusto esposto dai millecinquecento arrivati a Reggio Emilia. Quei tifosi che spesso hanno accompagnato in silenzio le partite all’Olimpico non hanno smesso un secondo di gridare insulti al presidente Pallotta, principalmente, ma pure al suo consulente Franco Baldini e al vice presidente Baldissoni. De Rossi s’è alzato dalla panchina solo per salutare con gli occhi gonfi, ma il dubbio che per qualcuno il suo addio fosse un pretesto è sorto quando in campo sono piovuti fumogeni, lanciati solo per poter urlare “paga la multa” a Pallotta: idiozie sottolineate dal “buffoni” urlato dal resto dello stadio (pochi).

Ma che la frattura sia insanabile o quasi lo diceva uno striscione: «In 7 anni avete distrutto la romanità, via dalla Roma Pallotta e società». Eppure avrebbe potuto essere una Roma davvero romana, la prossima, se De Rossi avesse accettato il ruolo dirigenziale. Oggi invece è tutto in dubbio. Persino il futuro di Totti, unico assente ieri, ufficialmente per un impegno preso da tempo, o forse per il ritardo nel viaggio di ritorno dal Kuwait, dove ha dato spettacolo giocando a calcetto. A giorni chiederà un chiarimento con Pallotta, perché forse gli ultimi 24 mesi da dirigente ma in posizione marginale qualche segno l’hanno lasciato. La risposta della società sarà affidargli la direzione tecnica appena verrà ufficializzato il ds (Petrachi, che però deve liberarsi dal Torino): un ruolo vero, dopo la “scuola guida”.

Il primo mattone della ricostruzione sarà però l’allenatore. A Trigoria hanno chiuso un accordo con Gasperini, che per dire sì aspetta solo di liberarsi dall’Atalanta (due giorni fa il primo incontro con il presidente Percassi per sciogliere il vincolo fino al 2021). Una situazione d’incertezza che però consente contestualmente di attendere. Per capire quali piani abbia Sarri, chetra Chelsea, Juve e la promessa fatta mesi fa ai vertici romanisti non ha ancora scelto la strada da prendere. Chi verrà, rischia di dover ricominciare a giocare già il 25 luglio, secondo turno preliminare d’Europa League. Oggi la Roma è sesta e li dovrebbe affrontare, col rischio di compromettere pure la prossima stagione. Da vivere senza De Rossi e, forse, senza l’amore dei tifosi.