Il rinnovo non c’è ancora ma Bruno Conti resterà
GAZZETTA - ZUCCHELLI - Dopo De Rossi, e con il ruolo di Totti ancora da definire nello specifico, la Roma sembra non avere intenzione di perdere un altro simbolo. Nonostante gli arrivino offerte da mezza Italia, dalla Fiorentina al Cagliari, dove c’è suo figlio, alla Figc, Bruno Conti vuole continuare a lavorare nella Roma e la Roma vuole continuare ad averlo in organico. La firma sul rinnovo di contratto, in scadenza il 30 giugno, però ancora non c’è. Arriverà, salvo sorprese, quando si insedierà il nuovo direttore sportivo e verrà messa a punto, definitivamente, tutta l’area. Fino al 2015, dal 1994, Bruno Conti era stato responsabile del settore giovanile, poi dall’anno successivo, è diventato responsabile della Academy giallorosse in giro per il mondo. Adesso il ruolo potrebbe e dovrebbe diventare leggermente più operativo a Trigoria, dove c’è il suo ufficio, ma questo si deciderà solo dopo una firma che appare inevitabile. Anche, e soprattutto, per il legame che ha con i tifosi e per la capacità di individuare giovani talenti.
Simbolo
Nella squadra del prossimo anno, ad esempio, i due Pellegrini e Florenzi sono stati scelti da lui, così come Riccardi. O anche quel Frattesi che tanto bene sta facendo nel Mondiale Under20. Non solo, però: Bruno Conti per i romanisti è un simbolo, non a caso c’era lui, con Totti, a premiare De Rossi il giorno della sua ultima partita con la Roma. Le sue lacrime, la maglietta di Daniele indossata sopra la divisa e la sua emozione sono state quelle di qualsiasi tifoso. Anche per questo appare impossibile immaginarlo lontano da Roma.
Perotti, messaggi d’amore «Voglio rispettare il contratto»
GAZZETTA - ZUCCHELLI - Quando è a Roma Diego Perotti cerca sempre di evitare le interviste. In patria, invece, si sente evidentemente più a suo agio, tanto da essere intervistato con regolarità quando attraversa l’oceano per le vacanze in Argentina. Stavolta ha parlato a Fox Sports, ribadendo quanto già detto nelle scorse settimane: «A Roma sto bene, voglio rispettare il contratto». L’attuale accordo, da tre milioni a stagione, scade nel 2021, quando Diego avrà 33 anni. A quel punto probabile il ritorno a Buenos Aires per chiudere la carriera con gli amati colori del Boca. Colori che già avrebbe potuto indossare la prossima stagione, ma sembra difficile che si trovi l’accordo: un po’ per l’ingaggio, un po’ perché Perotti non vuole lasciare la Roma dopo un anno in cui ha visto più il lettino del fisioterapista che il campo. Adesso si sta riposando, ma già tra qualche giorno riprenderà ad allenarsi con un preparatore per essere pronto per la nuova stagione. Quella, almeno nelle intenzioni, del riscatto.
Fonseca-roma, si fa - Adesso la firma con il portoghese è ad un passo
GAZZETTA - PUGLIESE - Il borsino stavolta sembra in netto rialzo. E chissà che non sia la volta buona per la Roma, dopo i no incassati da Conte e Gasperini e le perplessità di Mihajlovic e Gattuso. No, stavolta sembra davvero che a Trigoria possano tirare un sospiro di sollievo, iniziando a mettere il primo mattoncino della rinascita. Già, perché l’incontro di ieri tra gli emissari della Roma e l’entourage di Paulo Fonseca sembra esser andato bene. Ancora nessuna fumata bianca, per quella ci sarà da aspettare un po’. Ma le parte si sono date le rispettive disponibilità, laddove ovviamente la Roma ha presentato il suo piano e Fonseca fatto le sue richieste. Ora c’è da andare a trattare con lo Shakthar per aggirare l’ostacolo dei 5 milioni di euro della clausola rescissoria.
L’incontro
Ieri quindi un passo avanti verso la firma di quello che, a questo punto, diventa davvero il candidato più credibile per la prossima panchina giallorossa. Le alternative restano quelle, con Roberto De Zerbi che è la principale (ma oggi c’è un incontro con l’a.d. Giovanni Carnevali per fare il punto sul Sassuolo) e Gattuso ancora lì, anche per la stima che nutre per lui Francesco Totti. Nel caso in cui non si riesca a firmare con il portoghese, allora si virerà sulle altre piste. Ma l’incontro di ieri tra l’intermediario dalla Roma e Marco Abreu, l’uomo di fiducia di Fonseca, sembra aver avvicinato le parti. La Roma ha chiesto valorizzazione dei giovani, spavalderia nel gioco e regole ferree. Fonseca ha invece fatto capire come non voglia «bruciarsi» proprio ora, chiedendo che – compatibilmente con l’esigenza di far quadrare i conti – la squadra non venga indebolita in maniera forte. L’accordo tra le parti, una volta risolto l’eventuale problema della clausola, dovrebbe essere un biennale con opzione per il terzo anno, a circa 3 milioni di euro a stagione (bonus inclusi).
Tra Amsterdam e Kiev
Del resto, ieri è emerso anche un altro tentativo della Roma andato a vuoto nei giorni scorsi, quando i dirigenti avrebbero contattato l’Ajax per sondare un’eventuale disponibilità a trattare con Erik ten Hag, ricevendo però un no dai biancorossi, ancora infastiditi per il comportamento della Roma nella scorsa estate, quando di fatto aveva preso Ziyech, per poi «mollarlo» a un soffio dalla firma preferendogli Pastore. Fonseca, invece, nel frattempo a Kiev tracciava così il suo futuro: «Allo Shakhtar sono stato bene, tre anni splendidi – le parole di “Zorro” a una tv ucraina –. Ma sono ambizioso, voglio lavorare nei migliori campionati europei: Inghilterra, Spagna o Italia. Non ho preferenze per un club in particolare. Non sono ancora vecchio, credo che possa succedere. Per me non c’è differenza tra un diciottenne o un trentenne, l’importante è essere bravi, pronti e consapevoli di giocare per un grande club. Vincere non è la sola cosa che voglio, cerco anche qualità, possesso palla, un calcio offensivo. Voglio creare qualcosa di bello per i tifosi. Non ho l’ossessione del risultato: sono uno che ama la qualità, lo spettacolo, e non solo la vittoria». Insomma, per alcuni versi okay, per altri è da vedere. Nel senso che a Roma, ora come ora, quello che serve sono proprio i risultati, per il bel gioco ci sarà tempo. Ma presto Fonseca imparerà anche questo...
Monchi, ten Hag e le colpe infinite
IL MESSAGGERO - ANGELONI - Colpa di Monchi, tac. Un’altra volta, sempre sua. Dopo la lettera di Pallotta, anche lì, colpa di Monchi, ecco come dall’Olanda rimbalza una versione curiosa sul perché la Roma avrebbe in questi giorni incassato il no di ten Hag, stimatissimo allenatore dell’Ajax. Perché? Appunto, colpa di Monchi. Che in un paio d’anni a Roma e non solo è passato da ds vincente, talent scout infallibile a scemo del villaggio.
Di colpe il povero Ramòn ne ha, non ci sono dubbi ma è difficile pensare che l’Ajax - dicono in Olanda - abbia negato il proprio allenatore per la Roma perché lo scorso anno Monchi non ha più acquistato Ziyech dai Lancieri. Nel calcio ci sono storie meravigliose e verità mai svelate. Un paio di domande ce le facciamo su questa situazione. 1) Perché la Roma, interessata a ten Hag, contatta l’Ajax e non l’allenatore stesso? 2) Possibile poi, che i Lancieri si siano offesi così tanto per il mancato acquisto di un loro calciatore, che tra l’altro oggi vale il doppio di ieri e ieri, se non a Roma, poteva andare altrove? Ma tanto oggi è facile, basta dare la colpa a Monchi, anche se ten Han non vuole allenare a Roma.
Roma, in viaggio verso Fonseca
IL MESSAGGERO - C’è sempre la prima scelta, anche nel testa a testa per la panchina della Roma: è Paulo Fonseca. E non fa niente che Petrachi, dopo i no incassati soprattutto da Conte e Gasperini, abbia confessato a Baldini e Fienga di voler puntare sulla soluzione italiana e quindi su Roberto De Zerbi. Se però il club giallorosso addirittura si muove e lascia la Capitale per andare a conoscere le intenzioni e le richieste del portoghese, sta a significare che è lui il principale candidato a diventare l’erede di Ranieri. Il viaggio di Fienga e Petrachi (rientrati nella Capitale alle ore 23,35) ha avuto come destinazione Madrid e non Lisbona, sebbene sia stato smentito ieri da chi lavora nella sede di via Tolstoj all’Eur. Che però non ha potuto non confermare il contatto avuto con il lusitano e soprattutto con il suo manager e commercialista, Abreu.
GITA FUORI PORTA Smentita strategica e d’obbligo perché erano presenti un ds e un allenatore rispettivamente sotto contratto con il Torino e lo Shakhtar. Fonseca ha ascoltato la proposta giallorossa chiedendo delucidazioni sulla questione ambientale, tecnica e anche economica. S’è informato quindi sul piano acquisti-cessioni che ha in mente la società, chiedendo la possibilità di trattenere alcuni big in partenza e dando un via libera di massima all’accordo (triennale da 2,5 milioni a stagione). De Zerbi, dunque, parte dietro e resta per ora l’alternativa, nonostante l’ex ds delTorino (si libera a fine giugno, ma Cairo non esclude di portarlo in tribunale) lo abbia battezzato come predestinato. Il paradosso della doppia trattativa è che ora che è più semplice convincere lo Shakhtar Donetsk che il Sassuolo. Entrambi i tecnici sono sotto contratto, ma il presidente Achmetov, avvisato con largo anticipo, ha già dato l’okay (rimane in ballo soltanto la clausola rescissoria di 5 milioni) mentre con Squinzi bisognerebbe ancora intavolare il discorso.
ADDIO DONETSK Fonseca apre al club giallorosso. Indirettamente anche a livello dialettico con l’intervista al sito dell’Associated Press: «Mi piace stare qui allo Shakhtar, ma sono ambizioso. Voglio lavorare neimigliori campionati europei. In Inghilterra, Spagna o Italia. Non ho preferenze per un club in particolare. Ovviamente quando sei ambizioso vuoi lavorare per le migliori squadredi questiPaesi.Non sono vecchio, credo che succederà». Sembra sicuro, insomma, di lasciare presto l’Ucraina. Così è come se si presentasse ai nuovi tifosi: «Mi piace scherzare con i miei giocatori e ridere insieme a loro. La vita è troppo bella per essere presa sul serio e a volte le battute servono per infrangere i muri. Vincere non è la sola cosa che voglio. Voglio che nelle nostre partite ci sia qualità, prediligo il possesso di palla e il fatto che i miei giochino un calcio offensivo. Voglio avere il coraggio di creare qualcosa di bello per i tifosi, perché amo il mio lavoro e di sicuro non ho l’ossessione del risultato. Sono uno che ama la qualità, lo spettacolo, enon solo la vittoria».
BIG IN PARTENZA Il rosso di 23,4milioninell’ultima trimestrale (al 31marzo 2019) conferma il piano imposto dal Financial Fair Play: la Roma, entro il 30 giugno, dovrà fare plusvalenze per 40-45 milioni, anche per l’eliminazione agli ottavi di Champions. Potrebbero bastare le cessioni (più o meno) annunciate di Dzeko, incassando 13 milioni
Raggi e lo stadio, ipotesi stop: «Opere subito o salta tutto»
IL MESSAGGERO - DE CICCO - Virginia Raggi non saltella ancora insieme ai tifosi giallorossi che da settimane intonano il coro antipallottiano: «Noi lo stadio non lo vogliamo». «Ma potrebbe mancarci poco», dicono in Campidoglio. Perché ieri, per la prima volta, la sindaca della Capitale ha ventilato la possibilità di mettere fine al controverso progetto calcistico-immobiliare che tanti affanni ha arrecato ai grillini (e non solo). L’avviso ai privati che «le chiacchiere sono finite» è arrivato nel momento in cui il patron della Roma è sotto accusa per la gestione del club, a partire dalla contestatissima scelta di non rinnovare il contratto al capitano Daniele De Rossi. Proprio sulla scia di quelle proteste, gli ultrà si erano riversati, già a fine maggio, sotto al nuovo quartier generale della Lupa, all’Eur, srotolando il loro «No allo stadio» su uno striscione di svariati metri. E urlando a gran voce la contrarietà all’impianto sportivo che, assieme alle palazzine alte fino a sette piani per negozi, uffici, ristoranti e alberghi, frutterebbero al manager di Boston centinaia di milioni di euro.
IL RICHIAMO - Raggi però, ieri, ha detto che «i privati devono rispettare i patti». E cioè «prima realizzino le opere pubbliche e poi il campo di calcio». Concetto in realtà già messo nero su bianco nelle due delibere sul “pubblico interesse” votate prima nel 2014 e poi nel 2017, che però i proponenti, nei vertici con il Comune, hanno iniziato a mettere in dubbio. Chiedendo rimodulazioni e slittamenti degli impegni per la collettività. Raggi ora fa la faccia dura: «Basta chiacchiere». Il momento dell’uscita pubblica non è stato scelto a caso. Oggi è in programma un importante tavolo tecnico tra gli uffici del Campidoglio, la Roma e la Eurnova, l’impresa del costruttore Luca Parnasitravolta dall’inchiesta per mazzette e ora affidata a un nuovo Cda. «Il mio unico interesse - sono le parole di Raggi - è che la As Roma mantenga gli impegni presi con la città: prima le opere pubbliche per i cittadini, poi il campo di calcio. Prima si uniscono la via del Mare e la via Ostiense, prima si interviene per potenziare la ferrovia Roma-Lido e poi si fa lo stadio. Sono le prescrizioni della conferenza dei servizi alla quale tutti si devono attenere. Mi auguro che domani la As Roma porti una proposta definitiva e concreta». Raggi parla così perché sa che proprio su questi punti, in realtà, non c’è intesa. I proponenti all’ufficio Urbanistica del Comune avrebbero chiesto di dilazionare i 45 milioni da investire per la mobilità. Oppure di non accollarsi per intero il costo dell’abbattimento di alcuni edifici che dividono due strade già oggi ipertrafficate, l’Ostiense e la via del Mare appunto, e che neanche unite, secondo diversi esperti, sarebbero in grado di sopportare il peso del nuovo stadio. Figuriamoci separate.
IL FRONTE DEL «NO» - Sul «no» soffia poi da tempo una fronda sempre più nutrita di esponenti M5S, sia locali che nazionali. Del resto fino alla campagna elettorale del 2016, quella vinta da Raggi, l’impegno era proprio a bloccare il progetto Tor di Valle, al grido di «no alla speculazione». Lo diceva pure Marcello De Vito, il presidente del Consiglio comunale arrestato a marzo con l’accusa di tangenti. L’inchiesta ha rafforzato i contrari allo stadio. Anche sui banchi dell’Assemblea capitolina, che deve avere l’ultima parola sull’operazione, con il voto della variante urbanistica. Spinge per il no anche una figura di spicco dei 5S romani e non solo, Roberta Lombardi, prima storica capogruppo grillina alla Camera ora transitata alla Pisana. Lo va dicendo da settimane: «Sullo stadio il Consiglio comunale deve annullare tutto in autotutela. Con lo stop, il danno sarebbe solo per Parnasi, arresta- to per corruzione, mica per il Comune».
La Roma fa rotta su Fonseca
IL TEMPO - AUSTINI - Visti i precedenti la cautela non è mai troppa, ma forse stavolta ci siamo davvero. La Roma è vicina a prendere un allenatore: da ieri Paulo Fonseca è diventato il candidato numero 1, con buone chance di fumata bianca. Merito di un incontro a Madrid, a quanto filtra positivo, tra il Ceo giallorosso Guido Fienga e il direttore sportivo in pectore Gianluca Petrachi con l' entourage dell'allenatore portoghese. Dal telefono, oltre al tecnico, ha partecipato alla conversazione anche Franco Baldini, consigliere di Pallotta. I due dirigenti romanisti sono partiti la mattina, su aerei diversi, verso la capitale spagnola e nel pomeriggio hanno avuto una chiacchierata molto fruttuosa per ingaggiare il mister dello Shakhtar.
C'è anche un agente italiano al lavoro in appoggio a Marco Abreu, procuratore portoghese di Fonseca che si sente pronto a lanciarsi nel campionato italiano dopo una discreta carriera in patria (ha portato il Pacos de Ferreira ai preliminari di Champions, vinto una Supercoppa col Porto e una coppa nazionale col Braga) e l'ascesa sulla panchina degli ucraini come successore di Lucescu. Alla guida dello Shakhtar ha vinto campionato e coppa tre volte su tre, più la Supercopa del 2017, ora vorrebbe una ulteriore svolta per entrare nel calcio che conta in Europa. La Roma aveva già pensato a lui in passato - era nella lista di Monchi per la panchina - ha incrociato la sua squadra durante la magnifica campagna Champions di due anni fa, faticando non poco per eliminare agli ottavi la squadra di Donetsk imbottita di brasiliani, adesso sembra essersi decisa a puntare su "Zorro", soprannome di Fonseca per la maschera sfoggiata dall'allenatore dopo aver battuto il Manchester City. Una svolta, insomma, dopo lunghe riflessioni e le porte sbattute in faccia da Conte e Gasperini.
Nell'incontro di ieri si è ragionato su un contratto triennale da due milioni di euro abbondanti più premi, ma servono altri due-tre giorni per sciogliere tutti i nodi. contratto ancora valido di Fonseca allo Shakhtar comprende una clausola rescissoria da 5 milioni di euro ma in virtù di un gentlemen agreement con il club valido in caso di chiamate dalle big d'Europa, il tecnico è convinto di potersi liberare senza che la Roma debba pagare alcunché. Il suo rapporto col magnate ucraino presidente dello Shakhtar, Rinat Alchmetov, è molto solido. Tra domani e venerdì toccherà all'agente Abreu incontrare il patron e convincerlo a cancellare (o abbassare) quella clausola.
Inoltre Fonseca è sposato con la capo ufficio stampa personale di Akhmetov, la 28enne Catherine Ostroushko, in dolce attesa del secondogenito (l'allenatore ha avuto altri due figli dalla moglie precedente) ma pronta a seguire il marito in Italia. "Lei mi impedirebbe di andare alla Dinamo Kiev" ha scherzato nei giorni scorsi l'allenatore classe 1973, aggiungendo che "sono ambizioso, voglio lavorare nelle migliori leghe europee e credo succederà". In netto calo l'altro candidato rimasto in corsa: De Zerbi non ha convinto del tutto la Roma (e viceversa) nell'incontro dei giorni scorsi. Da una parte il bresciano teme di "bruciarsi" nella Capitale, dall'altra la sua richiesta di inserire il suo collaboratore Salvatore Monaco nello staff dirigenziale, per poter incidere nelle scelte di mercato, ha fatto storcere il naso ai dirigenti giallorossi. Per Fonseca, quindi, sorpasso netto aspettando il lieto fine. Salvo ormai improbabili inserimenti di Sarri & Co..
Paulo Fonseca, l’istrione amante del bel calcio
MASSIMO PAPITTO - Paulo Fonseca un po’ come Rudi Garcia nella stagione 2013-2014. Il tecnico dello Shakhtar Donetsk è considerato nell’ambiente del calcio internazionale uno dei tecnici emergenti migliori in circolazione.
Portoghese di passaporto, nato in Mozambico nel 1973, Fonseca ha nel suo curriculum la fama di allenatore offensivo ma al punto giusto, capace di lavorare con i giovani e di plasmare talenti, oltre che di raccogliere trofei e successi dove si creano le opportunità per poterlo fare tipo in Ucraina nello Shakthar che da quando è arrivato lui ha saputo solo vincere. Un dettaglio non da poco in un club come la Roma che deve ripartire quasi da zero dopo la mancata qualificazione alla Champions League e che in questo momento necessita di concretezza e di idee innovative ma chiare e ben riconoscibili.
Fonseca alla guida dello Shakhtar Donetsk ereditato da Mircea Lucescu, è stato capace di vincere per tre volte di fila il titolo nazionale unendo a questo anche tre coppe nazionali ucraine e una supercoppa. Chiaramente i successi sono stati ottenuti alla guida della squadra più forte del movimento dell’Est in questo momento, ma a lui veniva anche chiesto di non far rimpiangere il predecessore che è considerato un'icona a Donetsk e non solo. Obiettivo raggiunto.
Vincere non è mai facile. Una vittoria va considerata sempre importante ovunque tu vada a centrarla. In più il tecnico portoghese ha fatto parlare anche di se in Champions League guidando la squadra agli ottavi di finale di Champions League nel 2018 proprio contro la Roma e togliendosi anche il lusso di battere il Manchester City di Guardiola nel girone. Anche in Portogallo, in condizioni diverse e agli albori della sua carriera, è stato capace di vincere: una Coppa del Portogallo alla guida dello Sporting Braga nel 2016 e prima ancora (2013) una Supercoppa con il Porto. Il profilo, insomma, è adeguato e anche vincente.
Lo Shakhtar che Fonseca ha portato in giro per l'Europa con profitto negli ultimi anni è una squadra che incarna il suo pensiero di calcio. Gioco offensivo ma compatto, il 4-2-3-1 come modulo base, l'ispirazione a Guardiola e il tentativo di costruire sempre qualcosa di propositivo e di ben riconoscibile. A questo aggiunge anche una personalità e un carisma importante e doti anche istrioniche non indifferenti: è celebre la sua maschera di Zorro in conferenza stampa dopo aver battuto il Manchester City nel dicembre 2018 in Champions League, guadagnando così l'accesso agli ottavi di finale e tenendo fuori il Napoli di Maurizio Sarri.
Alcuni giocatori grazie alla sua guida tecnica sono migliorati moltissimo e hanno raggiunto standard europei importanti: i vari Fred (acquistato poi dal Manchester United), Bernard, Marlon, Taison gli esempi più importanti. Un lavoro lungo e di grande profitto sul campo. Un po' quello che serve in questo momento alla Roma delusa dall'ultima stagione e con un progetto che - per l'ennesima volta - deve ripartire quasi da zero.
Stretta su Fonseca: c'è l'offerta ma serve tempo
REPUBBLICA - FERRAZZA - In quarantotto ore la Roma vuole chiudere la questione allenatore. Ormai il cerchio sembra stringersi intorno a Paulo Fonseca, tecnico dello Shakhtar, con De Zerbi scivolato decisamente sullo sfondo. I dirigenti giallorossi, Petrachi (ancora legato al Torino) e Fienga, sono volati ieri a Lisbona per incontrare i rappresentanti del portoghese (che è ancora in Ucraina con la moglie incinta), offrendogli un triennale da 2,5 milioni a stagione (più bonus). "Tutti sanno che sono un allenatore ambizioso e chissà, magari un giorno allenerò un grande club europeo, in Inghilterra, Spagna o Italia". Le parole del tecnico, rilasciate in Ucraina, sembrano annunciare un imminente addio dallo Shakhtar. "Non ho preferenze per un club in particolare — continua — ma sono ambizioso e voglio lavorare per le migliori squadre di questi Paesi. Non sono vecchio e credo succederà".
L'incontro viene raccontato come positivo, anche se ci sono ancora dei punti che dovranno essere affrontati e che lasciano perplesse entrambe le parti. Fonseca vuole delle garanzie tecniche per esprimere al meglio il suo calcio, mentre la Roma vuole prendersi ancora qualche ora per essere sicura della sua scelta. Sullo sfondo, come detto, De Zerbi e Gattuso, che è in attesa di una chiamata da Firenze.
Nel frattempo, sempre nell'intervista rilasciata in Ucraina, il tecnico portoghese parla della sua filosofia calcistica. "Vincere non è la sola cosa che voglio. Voglio che nelle partite ci sia quanta, prediligo il possesso palla e il fatto che i miei giochino un calcio offensivo. Voglio avere il coraggio di creare qualcosa di bello per i tifosi, perché amo lo spettacolo e non solo la vittoria". Personalità e idee tattiche ben precise: questo sta cercando la Roma.
Per l'attacco piace Kouame. Da battere la concorrenza del Napoli
La Roma continua a cercare nuovi giocatori per rinforzare la rosa, soprattutto in attacco dove si dovrà sostituire il partente Dzeko. Tra i tanti nomi che orbitano in ottica giallorossa c'è anche Kouame del Genoa. Il 21enne ivoriano, che in stagione ha collezionato 4 reti in 39 presenze, piace ai giallorossi che vorrebbero provare un blitz. Ma, come riferisce tuttomercatoweb.com, occhio al Napoli che nei giorni scorsi ha iniziato a mostrare interesse per il giocatore.
Nuovo addio in vista per Sadiq. Su di lui c'è il Troyes
Dopo varie stagioni trascorse in prestito, non sembra volersi fermare il pellegrinaggio di Umar Sadiq. L'attaccante nigeriano, come riferisce gianlucadimarzio.com, piace al Troyes e potrebbe finire in Francia. Già avviati dei primi contatti tra le società, dai quali sono emersi esitivi positivi circa la buona riuscita della trattativa.
Infantino rieletto presidente della FIFA
Buone notizie per la FIFA e per il presidente Giovanni Infantino. L'italiano naturalizzato svizzero, come riferisce Sky Sport, è stato rieletto alla presidenza della Federazione Internazionale di Football. In carica dal 2016, Infantino vi resterà fino al 2023, anno successivo ai Mondiali in Qatar.