Mourinho: "Ho rispetto per i club che mi hanno cercato. Alla fine, ne sceglierò uno"

José Mourinho è stato intervistato dalla tv araba Bein Sports e ha parlato del suo futuro. Queste le dichiarazioni del tecnico, cercato anche dalla Roma:

Ho molto rispetto per i club che hanno mostrato interesse nei miei confronti e che mi hanno cercato, credendo che io possa essere la persona giusta. Questo mi rende davvero molto orgoglioso. Alla fine ne sceglierò uno, ma non sono il tipo di persona che ne parlerà, perché ho rispetto per tutti. Aspettiamo e vediamo”.


Allenamento Juventus. Dybala e Bentancur parzialmente in gruppo

Questa mattina, la Juventus è tornata ad allenarsi al centro sportivo Continassa in vista della sfida di domenica sera contro la Roma. Mister Allegri aveva concesso 4 giorni di riposo ai suoi giocatori dopo il pareggio nel derby con il Torino. Lavoro atletico ed esercitazioni sul possesso palla per i bianconeri. Dybala e Bentancur hanno svolto in gruppo parte della seduta. Nuova seduta d'allenamento prevista per domani mattina. Questo è quanto riferisce il sito ufficiale del club piemontese, juventus.com.


Pallotta: "Ho inviato emissari da Boston per lo stadio, ma al Comune erano troppo occupati per incontrarli..." (Foto)

Ho inviato da Boston importanti membri di SDR sperando in un progresso", ha affermato Pallotta, "ma al Comune erano troppo occupati per incontrarli. Forse un grande investimento e tanti nuovi posti di lavoro non sono così importanti. Se i tifosi vogliono lo stadio, devono sollecitare un intervento”. 

Queste le parole del presidente della AS Roma, James Pallotta, rilasciate tramite un tweet sull'account ufficiale inglese della Roma stessa. 


Champions League. Lucas Moura metta la firma sul match e manda in finale il Tottenham

Epilogo incredibile anche nella semifinale della Johan Cruijff Arena. Gli olandesi vanno avanti di due reti nel primo tempo grazie a de Ligt e Ziyech, ma nella ripresa gli Spurs trovano la forza di riportarsi in partita grazie alla tripletta del brasiliano Lucas Moura, segnando il gol del clamoroso sorpasso al 6' di recupero. A Madrid sarà derby inglese col Liverpool.


"Non escludo il ritorno. Mi garba questa cosa" E se toccasse ancora a lui?

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - "C'è una citazione di un cantautore romano importante, che sulla tomba ha scritto l'epitaffio 'Non escludo il ritorno'. Mi garba questa cosa qui": era il 30 maggio del 2017, quando Luciano Spalletti pronunciava queste parole a conclusione della sua ultima conferenza stampa come allenatore della Roma.

"Mi sono innamorato di Roma frequentandola nei due anni in cui sono stato c.t. della Nazionale. All’Olimpico senti la passione da parte di questo popolo che vive il calcio con un’intensità particolare, che per la Roma va fuori di testa. Che vive “per la Roma”. Un ambiente molto passionale, che ti avvolge. Oggi le condizioni non ci sono ma penso un giorno, prima o poi, io andrò ad allenare la Roma": molto più recenti, invece, tali dichiarazioni, affidate da Antonio Conte, ovvero il tecnico su cui la società di Pallotta aveva sostanzialmente puntato tutto in funzione del rilancio per la prossima stagione sportiva, alle pagine della Gazzetta dello Sport in edicola ieri mattina; gelato una volta per tutte, quindi, l'entusiasmo montato in molti sostenitori giallorossi all'idea che l'ex mister di Juventus e Chelsea potesse accettare la corte della Magica.

In che modo, tuttavia, questi pensieri potrebbero essere legati? È presto detto.

Nella medesima intervista, Antonio Conte ha spiegato la sua voglia di tornare ad allenare in Italia (e fin lì la Roma avrebbe pertanto avuto speranze di riuscita nell'operazione), a condizione di trovare un progetto che gli possa permettere sin da subito di puntare alla vittoria: niente visioni a lungo termine, dunque, ma un instant team composto da campioni già pronti per sollevare trofei (questo il fragoroso punto di rottura fra il mister leccese e i piani di Pallotta & co.).

A questo punto, per Conte rimangono unicamente due strade percorribili: il ritorno alla Juventus, qualora Allegri dovesse effettivamente 'saltare', elemento comunque tutt'altro che scontato, vista la grossa stima nutrita dal presidente bianconero Andrea Agnelli nei confronti dell'allenatore livornese; oppure l'approdo all'Inter del 'vecchio amico' Marotta.

Ecco il punto di connessione tra i due personaggi e le due dichiarazioni in principio citate: l'Inter.

Attualmente, la panchina nerazzurra è affidata proprio a Luciano Spalletti, che tuttavia da tempo non è più ben visto da gran parte del tifo nerazzurro a causa dell'assenza di trofei e gioco negli ormai due anni trascorsi all'ombra della Madonnina. In aggiunta all'opinione del popolo di fede interista, c'è la smania di successi del colosso cinese Suning, che non appare più così certo di voler puntare ancora sull'ex mister della Roma per il futuro ed è assai tentato di affidare la direzione tecnica della propria compagine a chi, invece, di vittorie ha già dimostrato di intendersene eccome: Antonio Conte, appunto.

In mezzo a questo mare di incertezze, c'è la 'povera' Roma di James Pallotta, che tanto aveva scommesso sulla possibilità di portare Conte a Trigoria per lanciare un segnale forte e chiaro ai propri fan e alle avversarie. Cosa fare adesso? Confermare il testaccino Claudio Ranieri per dare continuità e puntare sul senso di appartenenza alla causa romanista? Iniziare il corteggiamento nei confronti di un altro allenatore, magari in grado di lavorare con una squadra composta da giovani di prospettiva, come Gasperini?

E se, invece, avvenisse l'imponderabile?

Qualora Conte dovesse realmente scegliere il progetto Inter firmato Suning, Luciano Spalletti verrebbe esonerato e sarebbe libero di accasarsi da qualunque altra parte.

Qualunque altra parte come, ad esempio, la Roma.

Chiariamo: trattasi di semplice e pura provocazione.

Pensandoci bene, tuttavia, si tratterebbe di un quadro che, in caso di matrimonio Conte-Inter, sarebbe in grado di soddisfare più di una parte in causa: innanzitutto, la Roma, che avrebbe la possibilità di (ri)portare sulla propria panchina uno dei migliori tecnici della sua storia, nonché l'ultimo a far alzare dei trofei al club nato nel 1927 e colui in grado di stabilire il record di punti in una singola stagione di Serie A in giallorosso (87); lo stesso Luciano Spalletti, a quel punto senza panchina, potrebbe puntare sulla mission impossible di riconquistare l'amore perduto da parte dei suoi ex tifosi in seguito ai tanti scontri avuti con Francesco Totti nel corso della sua seconda esperienza capitolina.

Già, Francesco Totti, colui che più di ogni altro si opporrebbe a un'ipotesi del genere.

L'ex capitano (a patto che si possa mai definire 'ex') giallorosso oggi sembra pronto per iniziare a rivestire un ruolo sempre più importante all'interno del panorama dirigenziale del club di Piazzale Dino Viola ed appare quanto meno surreale che possa scegliere di portare sulla panchina della 'sua' Roma un proprio nemico giurato come Spalletti: immaginarli entrambi di nuovo a Trigoria al momento è fantascienza pura.

In questo bailamme di ipotesi, tuttavia, pure la fantascienza può diventare realtà, anche perché "'Non escludo il ritorno'. Mi garba questa cosa qui".


Alla ricerca dell'allenatore perduto

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - La Roma ha probabilmente perso l'ultimo treno per provare ad andare in Champions League ed ora dovrà fare di tutto per mantenere almeno il sesto posto, valido per entrare nell'Europa che conta meno. Questa la triste realtà di un club che solo un anno fa di questi tempi stava sognando l'accesso alla finale della Coppa dalle Grandi Orecchie ma che dopo una campagna acquisti-cessioni quantomeno scriteriata, l'addio anticipato dell'artefice di tale disastro e del tecnico, si deve leccare le ferite e ripartire. 

Il colpo del ko al morale del tifoso romanista lo ha dato Antonio Conte. In molti speravano nel suo ingaggio per poter tornare almeno a sognare in grande ma il mister leccese ha detto che un giorno accadrà ma non è questo il momento. Le cause sono facilmente spiegabili: l'ex Juve vuole una società che possa garantirgli vittorie immediate e la Roma non fa parte di questa categoria di club. Altro elemento, questo, che fa capire come la tanto sbandierata crescita societaria non è mai avvenuta, se non nei pensieri di chi la dirige da 8 anni a questa parte. 

Si è tornato a fare i nomi dei soliti noti: Gasperini, Giampaolo e Sarri più vari outsider tra cui Gattuso e Blanc ma nessuno di questi entusiasma o accende la fantasia dei supporter giallorossi. Viste le alternative, in molti si domandano perché non affidarsi all'attuale trainer capitolino: Claudio Ranieri. L'ex campione d'Inghilterra all'epoca del miracolo Leicester ha cercato di rimettere a posto una barca che perdeva acqua da tutte le parti ed in questo è certamente uno dei migliori in Europa ma raramente è riuscito a ripetere gli stessi risultati quando ci si è affidati a lui dall'inizio. 

Sarà importante capire chi sarà il nuovo direttore sportivo perché la collaborazione tra mister e ds è una delle chiavi per arrivare a raggiungere grandi traguardi. Il nome che va più di moda al momento è quello di Gianluca Petrachi, che tutti dicono che si libererà a fine campionato dal Torino e che ha già preso contatto con i procuratori dei giocatori della Roma per i rinnovi. Tutti, tranne Urbano Cairo, l'attuale datore di lavoro dell'ex centrocampista del Perugia. Secondo alcuni, questa sarebbe una mossa del patron granata per tenere compatto l'ambiente sino a fine stagione in modo che la squadra non si distragga e possa tentare di arrivare in Europa ma se invece facesse valere il contratto in essere col suo dipendente e lo costringesse a rimanere un altro anno sotto la Mole? Quali alternative avrebbe la società giallorossa? Frederic Massara resterebbe a fare il ds della Roma ben sapendo che è una scelta di ripiego? Stesso discorso che potremmo allargare anche per lo stesso Ranieri. Tra i tanti dubbi, c'è una sola certezza: la confusione nelle stanze dei bottini di Trigoria.


Conte: "Mi sono innamorato di Roma, un giorno la allenerò. Oggi le condizioni non ci sono"

Antonio Conte, nel mirino della Roma, ha rilasciato una lunga intervista per la Gazzetta della Sport in cui parla della possibilità di sedersi sulla panchina del club giallorosso:

I tifosi della Roma sognano Totti presidente e Conte allenatore. Rimarrà un sogno? 
"Mi sono innamorato di Roma frequentandola nei due anni in cui sono stato ct della Nazionale. All’Olimpico senti la passione da parte di questo popolo che vive il calcio con un’intensità particolare, che per la Roma va fuori di testa. Che vive “per la Roma”. Un ambiente molto passionale, che ti avvolge. Oggi le condizioni non ci sono, ma penso un giorno, prima o poi, andrò ad allenare la Roma".

Un ritorno alla Juve?
"Penso che la Juve abbia iniziato un percorso e penso che siano molto contenti di Allegri che sicuramente ha continuato il lavoro, sta facendo molto bene. Un domani non si sa mai".

Una società che voglia Conte cosa deve proporgli?
"L’esperienza che ho fatto all’estero mi ha reso più forte e completo. La consiglierei a qualsiasi allenatore italiano. È dura, però ti migliora. Oggi se qualcuno mi chiama sa che io devo incidere, con lamia idea di calcio e con il mio metodo. Non sono un gestore, non credo che l’obiettivo di un allenatore sia fare meno danni possibile. Se pensano questo, le società non mi chiamino. Trovo umiliante per la categoria sentire una cosa del genere. Io voglio incidere, perché sono molto severo con me stesso. Poi ho un problema: la vittoria. Che sento come l’obiettivo del mio lavoro. Il percorso per arrivarci è fatto di lavoro, di sacrificio, di unità d’intenti, di pensare con il noi e non con l’io. Non ne conosco altri".

Vale anche per Inter o Milan? 
"Vale per qualsiasi squadra. Io devo avere la percezione di poter battere chiunque. Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a restare fermo".

Perché negli otto anni di scudetti, né nel ciclo suo né in quello di Allegri, la Juventus riesce a vincere in Champions?
"Parliamo di cicli totalmente diversi. Io prendo una Juve non protagonista assoluta, anzi scomparsa dalla Champions. Avevamo giocatori buoni con poca esperienza, tranne Pirlo, in Champions. Di qui i risultati. Il Chelsea era arrivato 10°, non aveva partecipato neanche all’Europa League. Abbiamo vinto la Premier e l’anno dopo fatto la Champions. Passato il primo turno, siamo usciti con il Barcellona. Cicli diversi. In quegli anni si faceva di necessità virtù. Non mi è mai capitato di prendere una squadra ai vertici. Sono sempre partito da situazioni difficili e sono riuscito a conquistare la vetta. La Juve oggi è cresciuta. La struttura è al livello delle prime 3-4 del mondo".


Zaniolo e il calo nelle prestazioni. Questione di feeling

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Che cosa succede a Zaniolo? Verità preconfezionate ovviamente non esistono. È normale che a 19 anni si abbia una flessione nel rendimento, visto l’utilizzo più o meno costante, ma il dato di fondo è un altro: proprio per le sue caratteristiche, Nicolò gradisce poco giocare sulla fascia. Il c.t. Mancini lo ha «battezzato» mezzala e lui si sente tale, anche perché crede che giocare spalle alle porta senza essere servito sulla corsa – cosa che lo potrebbe rendere devastante – non fa parte delle sue migliori qualità, senza contare l’attenzione spasmodica che deve mettere nel rincorrere gli esterni avversari. Ma c’è anche dell’altro. A Trigoria non fanno mistero che il «feeling» che Zaniolo aveva con Eusebio Di Francesco (anche fuori dal campo), con Ranieri deve ancora trovarlo. Così il ragazzo non sente intorno a sé quel clima di fiducia che c’era prima.


La Roma fa il Conte dei danni

IL MESSAGGERO - TRANI - Senza Champions, e a quanto pare, senza Conte. L'attualità sembra infierire sulla Roma. Niente di definitivo, ma il flop rischia di essere doppio. L'obiettivo vitale della proprietà Usa è quasi sfumato a Marassi: 4° posto lontano e traguardo ormai vicino. E, al tempo stesso, il top coach si prepara a scartare il progetto giallorosso. Nel finale di stagione, insomma, lievita ulteriormente la delusione. Di Pallotta. Ancora di più della tifoseria.

AVVICENDAMENTO INUTILE - Il cambio in panchina non è servito a invertire il trend negativo: in 2 mesi e 9 match (raccolti 15 punti su 27), il 3° posto rimane a 4 punti e il 4° a 3. Ranieri come Di Francesco, fuori dalla zona Champions. Addirittura indietreggiando: a 3 giornate dalla fine, dal 5° posto scende al 6°. E le rivali in fuga, l'Inter e l'Atalanta, sono avanti per la differenza reti. Il Milan, invece, per gli scontri diretti. La tappa di Genova conferma che la Roma anche in quest'annata è stata sopravvalutata. Tecnicamente, tatticamente, fisicamente e psicologicamente. Attacca male, difende peggio. E si distrae sempre sul più bello. Oggi come ieri, senza gioco e anima. E senza 60 milioni in cassaforte.

EFFETTO BOOMERANG - Come se non bastasse, Conte sta per decidere di fermarsi al Nord. A Le Iene, invece, conferma: «Al sessanta per cento allenerò in Italia». Niente di nuovo. Antonio ascolta la moglie Elisabetta che lo vuole rivedere in serie A. La signora indica al marito il campionato, non la città e quindi la squadra. L'allenatore lascia socchiusa pure la porta oltre confine. «Trenta per cento all'estero». Fermo non pensa di restarci, sarebbe la seconda stagione di fila: «Dieci per cento». Rimangono, dunque, le nostre 3 big: la Juve ancora indecisa su Allegri, l'Inter sempre impegnata con Spalletti e la Roma libera da qualsiasi vincolo. Nella testa del salentino, questo è il podio per ambizione e progetto. Pallotta parte dietro: il tecnico, del resto, conosce meglio gli interlocutori di Torino e di Milano. Il presidente giallorosso, però, spera fino all'ultimo di poter usare il passe-partout Petrachi, anche se è consapevole, lui come il suo management, di quanto la negoziazione sia complicata. Ogni giorno di più. Zhang, con la spinta di Marotta, è pronto allo scatto decisivo per battere in volata Agnelli, non del tutto convinto da Paratici e Nedved. La Roma rimane lì, spaesata e spiazzata in mezzo al guado, proprio nella stagione che già viene catalogata come fallimentare. L'unica chance di Pallotta, se davvero vuole voltare pagina, è ingaggiare Conte. Se non ci riesce, il clima in città diventa davvero pesante. Antonio sulla panchina dell'Inter, e non tanto su quella della Juve, sarebbe lo smacco insopportabile per la proprietà Usa e ancor di più per la gente.

EXIT STRATEGY - I giocatori più rappresentativi sono stati avvisati che la trattativa con Conte sta prendendo la piega peggiore per la Roma. Meglio dire loro la verità, anche a costo che qualcuno prepari in anticipo la valigia. «Chiedete a lui se arriva...» ha svicolato pure Totti. Massara, il ds a tempo che presto lascerà il posto a Petrachi, gestisce la quotidianità. Non è certo lui, però, a occuparsi dei rinnovi/prolungamenti di contratto messi in preventivo dalla proprietà Usa: El Shaarawy e Zaniolo, le priorità. A loro si dedicherà Petrachi. Il piano B, intanto,è come se non ci fosse. Eppure la Roma, come Antonio, ha il suo podio. Si conosce l'allenatore sul gradino più alto. Ed è nota l'alternativa: Sarri. Che, conquistata con il Chelsea la partecipazione alla Champions, è vicino alla finale di Europa League e felice di restare a Londra. Il 3° sul podio, da tempo, è Gasperini. Ma, tenendo presente che c'è pure il Milan in agguato, il 4° posto con l'Atalanta lo avvicina più alla Grande Europa che alla Capitale. Bisogna aspettare la finale di Coppa Italia. Giampaolo spera, ma nessuno lo ha chiamato. Nell'attesa, non è da escludere che esca il tecnico a sorpresa. Dal cilindro. E non è detto che sia vuoto.


Infortuni a quota 49, l'ex Colautti: “Le preparazioni sono troppo corte”

IL MESSAGGERO - CARINA - Non bastano nemmeno le sedute light. Alla Roma continuano a collezionare infortuni muscolari. L'ultimo della lunga lista che conta ormai 49 iscritti dall'inizio della stagione è Florenzi (fastidio alla coscia destra). Ieri il nazionale azzurro è rimasto a riposo rimandando ad oggi gli esami strumentali. Sono ormai trascorsi due mesi dall'arrivo di Ranieri che pur avendo ereditato una situazione difficile e avendo cambiato radicalmente la metodologia degli allenamenti, si trova alle prese con gli stessi problemi del suo predecessore. La domanda è lecita: possibile che dopo 60 giorni i ko muscolari possano essere attribuiti ancora alla gestione-DiFrancesco? Scettico l'ex responsabile sanitario giallorosso, Francesco Colautti: «Non scherziamo, sono trascorsi due mesi, non 15 giorni. Se così fosse vorrebbe dire che non hai fatto nulla per incidere, hai mantenuto soltanto uno stato delle cose. Per intenderci: se si pensa che prima si allenavano caricando troppo, si deve cambiare. Ma cambiare non vuol dire non farli allenare e certamente non è questo il caso. C'è poi un altro fattore che mina questa ipotesi. Ed è il fatto che ormai non si fanno più preparazioni che possano durare l'intera stagione come accadeva una volta. Prima erano più lunghe e su distanze più lunghe. Oggi invece le preparazioni sono corte e sono più o meno tutte uguali».

TORNA DANIELE - A cosa attribuire allora l'ecatombe muscolare che ha colpito Trigoria? Con diplomazia, la risposta è però molto chiara: «Premesso che bisogna essere in loco per valutare caso per caso, ritengo che le problematiche siano dovute perlopiù alla gestione dei carichi di lavoro durante l'anno, soprattutto al rientro dagli infortuni».
Non solo brutte notizie. De Rossi è pronto a tornare in gruppo. Le parole di Ranieri («Daniele martedì torna in gruppo, vediamo come sta») nel post-gara col Genoa sono tuttavia indicative sul fatto che il calciatore andrà valutato per domenica.


Roma, 60 milioni in meno se esce dalle prime quattro

LEGGO - BALZANI - Romero risveglia un incubo. Non stiamo parlando del compianto regista dell'horror e degli zombie, ma del difensore argentino del Genoa. Il suo gol al 90' di domenica ha ridotto al lumicino le speranze Champions della Roma e acceso la paura per il futuro sopratutto per quel che riguarda le casse del club. Senza il quarto posto, obiettivo minimo a inizio stagione, mancherebbero circa 60 milioni derivanti dagli introiti di base per la qualificazione alla Champions. Un tesoretto, aumentato nelle ultime stagioni visto il buon cammino europeo della Roma, sul quale il club ha potuto contare dal 2014 ad oggi. Questo non ha impedito cessioni dolorose (vedi Salahed Alisson), ma ha permesso alla società di poter reinvestire sul mercato. Dopo 5 anni il club di Pallotta rischia, invece, seriamente di dover retrocedere in Europa League e di perdere anche quei bonus garantiti dalle sponsorizzazioni con Nike e Qatar Airways. E di conseguenza a dover far cassa tra plusvalenze e cessioni per rispettare le regole del Fair Play Finanziario.
Gli indiziati principali destinati ad essere immolati sull'altare del bilancio sono quei pochi giocatori che nell'ultima, disastrosa stagione non hanno visto deprezzare il proprio lavoro e che potrebbero pesare su un monte ingaggi da tagliare rispetto ai 92,7 milioni attuali. E quindi ZanioloPellegrinie soprattutto Manolas che ha una clausola da 36 milioni. Importanti sono, infatti, i valori in plusvalenza che non potrebbero garantire giocatori strapagati negli ultimi anni come NzonziSchickPastore o Defrel.
Ma il colpo non è solo nei conti. La mancata partecipazione alla Champions impone un programma rigido sul futuro e quindi allontana Antonio Conte dalla panchina giallorossa. A dire il vero l'ex ct già nutriva parecchie perplessità relative ai piani di Pallotta, pure con la Champions. «Al 60% resto in Italia, ma voglio una squadra che mi permetta di vincere», ha detto ieri Conte a Le Iene. Vista così in serie A resterebbe solo la Juve. Per la Roma, invece, non resterebbe che scendere nelle scelte: quasi impossibile Sarri (resta al Chelsea), difficile Gasperini, più facili Giampaolo e Ranieri. Quest'ultimo ha pure ricevuto offerte dalla Premier. “Difficile ma non impossibile. Crediamoci ora più che mai”, ha suonato la carica ieri El Shaarawy. Anche lui sa che senza la vetrina dell'Europa di serie A diventerebbe più ostico per il futuro ds (Petrachi resta in dubbio) attrarre giocatori di prima fascia. Resta quindi lo spettro della cinghia stretta e dell'ennesimo progetto giovani. Qatar permettendo.


La strana crisi di Zaniolo

LEGGO - BALZANI - Da Star is born a Star in lost. Come spesso avviene nel calcio il passaggio dalle stelle alle stalle è più rapido di un doppio passo. Lo sa bene Zaniolo che ha vissuto nell'ultimo mese un'involuzione clamorosa ed inaspettata così come lo era stata la sua esplosione nei primi mesi del 2019. Il giovane under 21 più desiderato dalla serie A ha vissuto pure a Genova una giornata insipida con tanto di sostituzione al 71'. Niente rilancio, anzi. Da quando è arrivato RanieriZaniolo ha segnato un solo gol in 8 apparizioni ma soprattutto non è più riuscito a fare la differenza in un modulo che lo ha visto spesso fuori ruolo (esterno e non più mezz'ala o trequartista). Un calo fisiologico o troppa pressione per quello che era stato ribattezzato già il nuovo Totti? Probabilmente un mix di fattori ai quali aggiungere la disputa sul rinnovo che ha innervosito pure l'ex capitano.
L'entourage di Nicolò chiede tanto (2,5 milioni), la Roma vorrebbe salire gradualmente. Il caso ‘Iene', l'attenzione morbosa dei media, l'uso eccessivo dei social (soprattutto da parte della mamma) e una vita mondana un po' più movimentata rispetto al passato potrebbero aver fatto il resto. I tifosi, però, sono giustamente ancora con lui e vorrebbero scongiurare una cessione che rischierebbe di diventare dolorosa. Il suo valore di mercato, nonostante il periodo di flessione, resta infatti molto elevato come conferma Cies Football. Zaniolo, secondo l'Osservatorio del calcio, è il terzo giovane più costoso del mondo (67,4 milioni) alle spalle di Sancho (150 milioni, Dortmund) e Guendouzi (70,1 Arsenal). Lo sanno bene Juventus e Bayern Monaco pronti all'assalto a fine campionato. Nelle prossime settimane la Roma incontrerà di nuovo i procuratori del ragazzo per trovare un punto d'incontro. Molto più vicino al rinnovo è El Shaarawy che prolungherà il suo rapporto fino al 2023.