Pallotta spuntato: striscioni e tam-tam nelle radio, tifosi all'attacco e il presidente rimane solo

LEGGO - BALZANI - Offese via social, proteste nelle tante vituperate radio e pure uno striscione apparso nella notte a Trigoria. Pallotta non è mai stato così solo. Virtualmente si intende, visto che il presidente nella capitale non si fa vedere dal 13 giugno 2018 e visto che le sue ultime uscite pubbliche si sono concentrate solo su stadio, radio o digital marketing. E mai su questione tecniche.

L'appello ai tifosi per sollecitare il Comune nel dare il via libera alla costruzione dello stadio dopo la presunta buca (smentita ieri dall'assessore allo sport Frongia) ha aumentato il disappunto della piazza. «Mille illusioni e un rifiuto netto la sintesi del tuo progetto», il testo della striscione rimosso in mattinata dal personale di Trigoria. Evidente il riferimento alla vicenda Conte e al suo rifiuto alla panchina giallorossa dopo settimane di trattative e «illusioni». I tifosi della Roma sono stanchi, esausti da 10 anni di mancate vittorie e promesse di trofei non mantenute.

Anche il futuro sembra amaro. Dopo i rifiuti di Conte e Sarri si attende la decisione di Gasperini. Il tecnico dell'Atalanta ha messo in stand by la proposta giallorossa ma non l'ha bocciata. A Trigoria però è già pronto l'ennesimo piano di riserva. Che potrebbe portare all'estero. Nella lunga lista della dirigenza (ancora in attesa del ds Petrachi per il quale Cairo chiede un indennizzo) compaiono Zorro Fonseca dello Shakhtar e a sorpresa pure Ten Hag dell'Ajax e Tuchel in uscita dal Psg. Queste ultime due difficilmente realizzabili così come la suggestione Wenger. E domenica c'è la Juve, ma in pochi sembrano ricordarselo.


L'effetto domino amplia la scelta di Pallotta

IL MESSAGGERO - TRANI - Sarri e Gasperini, i candidati eccellenti di Pallotta e Fienga, sono al momento intoccabili (e tra l’altro è anche difficile che poi non lo risultino più), in quanto vincolati ai loro rispettivi club, il Chelsea e l’Atalanta. Così, dopo il flop nella negoziazione con Conte, la Roma è costretta ad aspettare la fine del mese per sapere se riuscirà a portare uno dei due a Trigoria.

ORIZZONTE DA SCRUTARE La situazione attuale, chiaramente di stallo, può però essere letta anche positivamente: il club giallorosso ha più tempo a disposizione per valutare meglio altri profili, con caratteristiche simili o differenti da quelle di Conte, Sarri e Gasperini, sistemati sul podio da Pallotta e Baldini dopo l’esonero di Di Francesco. La Roma che torna, insomma, bambina. E che, fermandosi davanti alla giostra ultimamente sempre accesa, vede salire e scendere diversi allenatori dei maggiori campionati d’Europa. L’elenco, non ancora ufficiale, sarà sicuramente più lungo a fine stagione. Scelta abbondante e di lusso: da Allegri a Valverde, passando per De Zerbi, Gattuso, Giampaolo, Mihajlovic, ten Haag e Tuchel. Teoricamente lo stesso Spalletti e addirittura il neo finalista di Champions Pochettino. Già liberi Blanc (da 3 anni), Wenger e Mourinho, accostati proprio alla società giallorossa e al tempo stesso mai cercati con convinzione.

IDENTIKIT GIÀ TRACCIATO L’ideale per la Roma, anche su input di Petrachi, sarebbe trovare il sosia di Conte. E Gasperini è quello che somiglia di più all’ex allenatore delChelsea. A Trigoria, privilegiando l’italiano allo straniero, cercano chi è in grado di costruire e non di gestire. Anche Sarri va bene. Esempio:meglio lui di Allegri che, abituato a lavorare con i campioni (qui scarseggiano), diventerebbe per Pallotta quello che è stato Ancelotti per De Laurentiis. L’ombrello, aperto anche quando c’è il sole. Sulla Capitale come a Napoli.


I grandi ex: «Gasperini sì. Ma la società lo aiuti...»

GAZZETTA DELLO SPORT - Il «no» di Conte e il pareggio di Genova stanno facendo vivere ore difficili ai tifosi della Roma. E chi in giallorosso ci ha giocato, e l’ha scelta anche come città per viverci, sa perfettamente l’atmosfera che si respira.

Il punto interrogativo resta l'allenatore. «Non so chi potrà essere, davvero - ammette Marco Delvecchio - . Gasperini ha dimostrato di saper fare un grande lavoro, giusto all’Inter ha fallito ma perché non gli hanno dato tempo. Può essere l’uomo giusto a patto che ci sia un mix tra giovani ed esperti. L’importante è che ci siano giocatori che abbiano voglia di correre e sposare la sua filosofia di gioco ».

Così Angelo Di Livio: «Gasperini, per il futuro, mi piace da morire, inconsciamente l’Atalanta è diventata una squadra simpatica per il calcio che fa e i risultati sono dalla sua, quindi io lo prenderei. Ma lo asseconderei perché Roma non è Bergamo e avrebbe bisogno di una mano».

Poi Giancarlo Di Sisti: «La Roma dovrà prendere un allenatore che sia un grande lavoratore, e Gasperini lo è, che superi gli esami, e lui lo sta facendo, ma che abbia anche le spalle larghe per lavorare in una città come Roma. Penso che la società debba valutare bene questi aspetti, il nome giusto dipende anche dai particolari».


Florenzi c’è, De Rossi tenta. E Tarantino vola negli Usa

GAZZETTA DELLO SPORT - Buone notizie per Claudio Ranieri in vista della sfida contro la Juventus. Florenzi, Santon e De Rossisono tornati in gruppo. Il tecnico è tentato di rilanciare il capitano della Roma fin dall’inizio, anche se la tenuta del giocatore resta ovviamente ancora misteriosa.

Da segnalare, poi, come Massimo Tarantino – responsabile del settore giovanile, con il contratto in scadenza – è da qualche giorno negli Stati Uniti per seguire le «Academy» del club giallorosso. Non è escluso che questo possa essere il suo nuovo ruolo. Al momento l'incarico è affidato a Bruno Conti che dovrebbe firmare a breve il rinnovo.


Juan: «Roma, tornerai grande con De Rossi e Zaniolo»

IL TEMPO - BIAFORA - Da poco più di una settimana Juan ha appeso gli scarpini al chiodo. Dopo aver disputato l’ultima partita in carriera con il Flamengo l'ormai ex difensore è tornato in settimana a Roma, dove ha vinto due trofei in 5 stagioni, totalizzando 149 presenze condite da 11 gol. Il brasiliano, passato per Trigoria, si racconta a Il Tempo.

Cosa prova dopo il ritiro? 
«E una sensazione nuova, diversa da tutto, però ero già preparato, quindi mi sento bene. Dovevo smettere l’anno scorso, ma mi sono fatto male. Ho deciso di rientrare e poi smettere, facendo qualche ultima gara».

Allenerà? 
«No, non voglio. Ho già un accordo con il Flamengo, rimango lì a lavorare in società».

Intanto è ripassato a Trigoria…
«Erano 6 anni che non venivo. È stato bello tornare, c'è molta passione. Sono stato veramente felice a Roma, sia dentro che fuori dal campo, momenti meravigliosi. Mi hanno fatto piacere i tanti messaggi dei romanisti dopo il mio addio. La Curva Sud faceva un tifo importante, mi piaceva molto giocare in Italia. Ci sono state tante belle serate».

Ha regalato una maglia a De Rossi. 
«Ne ho data una a Daniele, una a Totti e una a Perrotta, sono miei amici. Mi hanno mandato bei messaggi dopo il mio addio, ho voluto ringraziarli così».

Come vede Totti da dirigente? 
«Francesco è la Roma, sarà sempre il giocatore più importante, dentro o fuori dal campo. Daniele ancora sta bene, è un gran giocatore, è la storia della Roma, non ci sarà più un giocatore come questi due. Se fossi nella società vorrei avere sempre giocatori come loro, di livello e di spessore nello spogliatoio. Rinnoverei il contratto a De Rossi, può ancora giocare ad alto livello e si vede sul campo, quando manca la squadra soffre».

Continua a seguire la Roma?
«Sì, sempre. Penso che dopo 4-5 stagioni in cui ha giocato bene ed è sempre arrivata tra il 2° e il 3° posto ci sta un anno un po' storto. La rosa è cambiata tanto ed è stato il problema principale, sono andati via giocatori importanti e ne sono arrivati altri nuovi e giovani, bisogna avere un po’ di pazienza. Per molto tempo hai giocato in Champions e hai fatto bene, ci sta una stagione con maggiori difficoltà. Ci sono ragazzi giovani e forti, come Zaniolo, sento parlare benissimo di lui. Poi ci sono Florenzi e Dzeko, che è un campione. È una squadra che può tornare subito ad alti livelli».

La sua ultima partita è stata un derby con la Lazio, in cui venne preso di mira da cori razzisti. Un problema ancora irrisolto. 
«Mi dispiace tantissimo che si sentano ancora questi cori, non me lo sarei aspettato. In quel periodo succedeva più spesso e hanno combattuto questo problema, serve farlo duramente. Il problema non è del calcio, ma della società in generale, lo stadio ne è lo specchio».

È rammaricato per come è finita? 
«Guardando indietro forse ho fatto l'errore di andare via d’estate, dopo soli dieci giorni di ritiro. Forse potevo rimanere almeno fino a dicembre, fare un paio di partite in più e ringraziare i tifosi dal campo. Potevo continuare, ma a dire la verità ero un po’ stanco dopo dieci anni in Europa, volevo tornare in Brasile. E anche i metodi di lavoro di Zeman non mi piacevano molto (ride, ndc)».

Chi vince la Champions? 
«Mi auguro il Liverpool perché c'è il mio amico Alisson. Ci ho giocato insieme all’Internacional e già sapevo che è un fenomeno».

 

 


Il rammarico di Dzeko: «Non ho vinto nulla qui e sono deluso»

IL TEMPO - BIAFORA - Non smettere di crederci. I giocatori della Roma continuano a ripetere come un mantra che nulla è ancora perduto per il quarto posto e che bisogna lottare fino alla fine del campionato.

Ultimo in ordine di tempo è stato Dzeko, uno dei leader dello spogliatoio: «Non sono contento della mia stagione e di quella della squadra, ma dobbiamo dare il massimo per arrivare in Champions. Nel calcio può succedere di tutto». Il bosniaco, al Match Program del club, ha manifestato una certa frustrazione per la mancanza di trofei: «E un po’ strano quando fai la storia e non vinci. Avremmo dovuto fare meglio, soprattutto in Coppa Italia, e vincere qualcosa in questi 4 anni. Sono il primo deluso, ma io e la mia famiglia siamo contenti a Roma». Per la Juventus è recuperato Florenzi, allenatosi in gruppo come De Rossi. L’unico assente sarà Perotti.


L'Inter prepara l'offerta per Dzeko, nel mirino anche Lo. Pellegrini

GAZZETTA DELLO SPORT - L'Inter non molla Edin Dzeko, ritenuto il profilo ideale per il dopo-Icardi. Le prime mosse del club nerazzurro prendono forma, aspettando che il nodo-panchina venga risolto. Per l'attaccante della Roma pronta già l'offerta: si parla di un triennale da 5 milioni di euro a stagione. Per il centrocampo sempre attuale la pista che porta ad un altro romanista, Lorenzo Pellegrini: può liberarsi sfruttando la clausola rescissoria da 30 milioni, che però l'Inter punta ad abbassare inserendo nella trattativa Radu, valutato 15 milioni e fresco di rientro dal Genoa.


De Vito e l'affare stadio: «Scelte di tutto il M5S»

IL MESSAGGERO - ERRANTE - Solo dichiarazioni spontanee, per dire che la delibera del progetto Tor di Valle era stata condivisa dall'intera maggioranza: «Tutte decisioni concordate nel rispetto dell'iter amministrativo». Marcello De Vito, ex presidente del consiglio comunale, in carcere per corruzione dallo scorso 20 marzo, incontra per la prima volta i pm che lo accusano di avere creato, insieme all'avvocato Camillo Mezzacapo, un «format» che prevedeva una corsia preferenziale in Campidoglio per i progetti delle aziende che affidavano incarichi professionali allo studio legale Mezzacapo. Sulle parcelle, poi, lo stesso De Vito avrebbe ottenuto una percentuale. «Non sono un corrotto né una persona corruttibile».

E ai pm, l'ex presidente del consiglio comunale ha spiegato quali siano stato l'iter, all'interno dei Cinquestelle, per la formazione della maggioranza quando, nel giugno 2017, si era stabilito che lo Stadio dovesse avere il requisito dell'interesse pubblico. «Il nostro statuto prevede che si voti compatti». In attesa delle motivazioni del Tribunale del Riesame, che ha confermato le misure cautelari per gli indagati, le indagini intanto vanno avanti sui cellulari sequestrati al momento degli arresti anche all'influencer grillino Gianluca Bardelli, finito ai domiciliari. I carabinieri stanno recuperando tutte le chat, anche quelle cancellate, dalle quali ritengono di potere trovare altri elementi di indagine.

LA DELIBERA Buona parte della deposizione di Marcello De Vito, durata circa un'ora e mezza, è stata dedicata alle questioni interne ai Cinquestelle, per chiarire che la delibera approvata in Consiglio comunale il 14 giugno 2017, e considerata dalla procura la contropartita ottenuta dall'imprenditore Luca Parnasi che aveva affidato incarichi allo studio Mezzacapo, era in realtà autentica espressione della maggioranza all'interno del Movimento, raggiunta anche dopo polemiche e defezioni. Così come prevede lo Statuto. Di certo, non sarebbe stato lui a spingere. Davanti ai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, ha così ripercorso tutti i passaggi, partendo dalla prima crepa, al momento dell'esame del municipio. Anche sul progetto dell'ex fiera di Roma, che, secondo i pm, De Vito avrebbe spinto sulla base di incarichi legali affidati allo studio Mezzacapo dai fratelli Toti, il consigliere grillino ha respinto ogni addebito. «Tutto regolare». Così come ha potuto fornire la sua versione senza contraddittorio anche sul progetto dell'ex stazione Trastevere di Giuseppe Statuto, il terzo episodio di corruzione, secondo la procura. «Il nostro assistito - hanno spiegato gli avvocati Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali - ha fornito chiarimenti agli inquirenti, spiegando nel dettaglio i vari passaggi della procedura che ha portato alla delibera di Tor di Valle».

Non è escluso che la prossima settimana i pm ascoltino Mezzacapo che, davanti al gip, aveva reso dichiarazioni spontanee ma adesso ha dato la propria disponibilità ad essere interrogato.


Per l'attentato agli Irriducibili Lazio caccia a ultras di Roma e Atalanta

IL TEMPO - OSSINO - Quello avvenuto il 6 maggio scorso in via Amulio 47, è un atto di terrorismo compiuto con ordigni esplosivi. Un gesto che potrebbe essere maturato in una sorta di derby più politico che calcistico. Ne sono convinti gli inquirenti romani, che nell’ambito delle indagini sulla deflagrazione avvenuta nella sede degli Irriducibili della Lazio, hanno aperto un fascicolo ipotizzando l'articolo 280 bis del codice penale: un reato punito con la reclusione da due a cinque anni di carcere.

Gli agenti della Polizia di Stato del commissariato Appio, gli stessi che lunedì scorso hanno trovato la saracinesca leggermente alzata e annerita, hanno infatti depositato una prima informativa. Sul posto sarebbero stati trovati residui di parti metalliche compatibili con un ordigno artigianale che confermerebbero quanto raccontato agli uomini della Digos da alcuni residenti: una deflagrazione nel cuore della notte, verso le quattro, avrebbe distrutto la saracinesca della sede.

Nella mente degli inquirenti intanto si fa spazio l’idea che la vicenda non sia collegata a diverbi di natura sportiva, ma politica. Nulla a che fare dunque con le dinamiche inerenti la partita tra Lazio e Atalanta, vinta dai bergamaschi all'Olimpico qualche ora prima dell'esplosione. Probabilmente infatti si tratta di una risposta a quanto successo il 24 aprile scorso in occasione della semifinale di Coppa Italia, disputata tra Lazio e Milan il giorno prima dell’anniversario della liberazione d’Italia. Alcuni ultras biancocelesti avevano esposto a piazzale Loreto uno striscione che inneggiava a Benito Mussolini. Sul fatto indaga la Procura di Milano, che ha già iscritto 8 persone sul registro degli indagati. Adesso però qualcuno avrebbe risposto.

A Roma si indaga invece negli ambienti ultras più vicini alla sinistra, e forse anche alla Roma. Un'ipotesi in linea con quanto affermato da Fabrizio Piscitelli, che aveva ventilato un «movente politico». Diabolik, storico esponente degli Irriducibuli, aveva spiegato che «se andiamo per logica, quanto accaduto si può ricondurre a quella situazione (Milano, ndr) ma a quel punto, ripeto, non ci tiriamo indietro». Dicendosi pronto a «tornare al terrorismo degli anni 70, a quel clima», Diabolik aveva continuato dicendo che gli ultras laziali sono «abituati a peggio, paura mai, per carità; è chi ha messo la bomba che ha dimostrato di aver paura. È un atto vigliacco, fatto di notte: avrebbero potuto ferire chi dorme nei paraggi, in strada. Sanno dove stiamo, sanno dove abito e sanno bene che al di là di quella saracinesca c'è una associazione che si occupa del sociale, dove non si fa politica. Noi andiamo allo stadio, fine. Poi, certo, siamo fascisti, gli ultimi fascisti di Roma, e non rinneghiamo nulla». 

Al momento però si tratta solo di ipotesi investigative, o di chi ha subito l’aggressione. Intanto però gli Irriducibili hanno deciso di dare un appuntamento, sabato prossimo, ai tifosi laziali: «Nei locali colpiti da un vile attentato, offriremo a tutto il quartiere bombe e cornetti alla crema e con un orecchio rivolto alla radio ascolteremo la nostra beneamata impegnata a Cagliari».


Trovato l’accordo: Petrachi alla Roma dal primo luglio

LA STAMPA - MANASSERO - Dal primo luglio Gianluca Petrachi sarà il nuovo direttore sportivo della Roma. Manca solo la firma per ufficializzare ils uo passaggio in giallorosso. Ibraccio destro di Cairo si dimetterà entro la fine del campionato o subito dopo e probabilmente riceverà una buonuscita. Sarà comunque un divorzio consenziente dopo il chiarimento avvenuto nei giorni scorsi tra Petrachi, che ha ancora un anno di contratto, e lo stesso patron granata.

 

 


Dzeko verso l’addio: «Ho vinto poco qui». E De Rossi scalpita per avere il rinnovo

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Nei discorsi della gente giallorossa c’è poco spazio per la sfida con la Juventus di domenica sera, anche se il botteghino racconta invece di un’enorme attesa. Si va verso le 50 mila presenze per la terzultima giornata di campionato, la penultima all’Olimpico per una Roma che spera di avere ancora qualche chance per la zona Champions.

Una corsa a quell’Atalanta guidata da Gasperini, uno degli allenatori corteggiati dal club dopo il no di Conte, all’interno di scenari tutti da decifrare: la Roma spera di superare i bergamaschi in classifica, avendo così anche più possibilità di scippargli il tecnico che, altrimenti, vorrebbe giocarsi la coppa che tutti sognano, proseguendo la favola cominciata questa stagione con l’Atalanta. L’appeal dei giallorossi rischia però di andare in caduta libera.

E i tifosi vorrebbero sapere se devono salutare in queste ultime apparizioni giocatori ai quali si sono affezionati. Vedi Dzeko e, a maggior ragione, De Rossi. Il capitano è in attesa, però, anche lui di capire quali sono le intenzioni nei suoi confronti del club di Trigoria, mentre lui è intenzionato a fare un altro anno da giocatore, a prescindere da chi siederà in panchina. Meriterebbe un rispetto maggiore, Daniele, non il silenzio di queste settimane, anche per trasmettere esternamente cosa accadrà, dare almeno qualche certezza, non trattando come uno dei tanti in scadenza, quella che è l’ultima bandiera della Roma.

E poi c’è Dzeko, che, immerso in un alone di malinconia, lascia la sensazione di essere vicino all’addio mentre racconta il suo periodo romano. «Sono all’ottavo posto dei marcatori di sempre in giallorosso? Sì, però non ho vinto niente, ed è un po’ strano, quando fai la storia e poi non vinci. Avremmo dovuto fare meglio e, in quattro anni, vincere qualcosa ». E ancora. «Quest’anno avremmo dovuto fare di più in coppa Italia, visto che la Juve è stata la più forte in campionato. Non ci siamo riusciti e io sono il primo a essere deluso, ma non si può cambiare il passato. Ho sempre detto che sto bene qui a Roma, la mia famiglia si trova bene e anche quando finirò col calcio questa città sarà importante per me».

Dzeko è vicino all’addio con i giallorossi perché la società non ritiene opportuno rinnovargli il contratto. Si parla molto di un trasferimento all’Inter, club che corteggia da tempo l’attaccante. Prima, però, c’è da terminare la stagione. «Dobbiamo crederci e fare 9 punti - continua Edin al match program di Trigoria - La favorita (per il quarto posto, ndr) è l’Atalanta, ma dobbiamo dare tutto per la Champions».


Ostia, comunista cancella murales per De Rossi: «Credevo fosse una cosa di Casapound»

LEGGO - Daniele De Rossi, dipinto su un muro di Ostia, nella strada dove è nato e cresciuto. Ma il murale del Capitano tracciato tra via delle Baleniere e via delle Aleutine da un anonimo artista di strada insieme alla scritta “Vanto di Ostia, simbolo di Roma” è durata dalla notte alla mattina.

L’immagine del giocatore con la maglietta giallorossa di quest’anno - la scritta “Ostia tifa Roma” con la parola “Lazio” cancellata - apparsa all’alba è scomparsa dopo sole poche ore. Un giallo che immediatamente ha fatto pensare male, attribuendo il gesto alla tifoseria biancazzurra. Ma nel pomeriggio il mistero è stato chiarito. A coprire il murale di Daniele De Rossi è stato un inquilino del palazzo sovrantante. L’uomo, che ha 92 anni ed è di fede comunista da sempre, si è giustificato sostenendo che riteneva che il dipinto fosse opera di Casapound.