La Roma vince e convince, da Dzeko fino a Marcano

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Per la prima volta in Serie A due gare senza subire reti. La porta inviolata all’Olimpico, come non accadeva dallo scorso settembre, contro il Frosinone. Tre partite su cinque, con Mirante in porta, senza gol. La Roma, come hanno raccontato Dzeko e Ranieri, si gode la difesa ritrovata: «Perché tanto un gol lo facciamo e quindi conta non prenderlo». Juan Jesus lascia l’Olimpico in ambulanza dopo il colpo di Samir, gli esami dicono che sta bene e quindi la giornata della difesa, con 4 centrali nel primo tempo e Florenzi nel secondo, può essere di completa felicità. Tanto che persino Kolarov in tribuna sorride e Marcano, davanti ai microfoni, ha l’onestà di dire: «Mi aspettavo di più da me stesso in questa avventura. Ma ora Ranieri mi sta dando più possibilità».

L’impressione è che in una difesa più bloccata anche il portoghese stia ritrovando sicurezza e convinzione: «Prima della partita ero un po’ ansioso, ma poi è andata bene. Da giovane avevo giocato qualche volta terzino, ma non è la mia posizione». Quando un giocatore è in fiducia, però, tutto è più semplice: «C’è tempo per ricambiare la fiducia che la squadra ha avuto in me, è un dato di fatto che Di Francesco non puntasse sul sottoscritto. Con Ranieri sto avendo più occasioni». Le occasioni di Marcano e le occasioni per la Roma, ancora pienamente in lotta per un posto Champions: «Arrivarci sarebbe un bel risultato, adesso siamo tutti più fiduciosi».

 

VITTORIA FONDAMENTALE - Ranieri, anche affidandosi alla sana pretattica per disorientare il collega Tudor, premia gli interpreti che hanno chiuso, prendendosi i tre punti, la partita di Genova contro la Sampdoria. Ma la scelta iniziale non convince. L'unica novità è obbligata: senza lo squalificato Kolarov, a sinistra c'è Marcano. Gli altri 10 sono gli stessi utilizzati per vincere l'ultima partita. Così, davanti a Mirante, piazza addirittura 4 centrali, con Jesus confermato a destra e Manolas, subito chiamato al superlavoro contro il contropiedista Lasagna, con Fazio in mezzo. I mediani sono ancora Cristante e De Rossi, il rombo offensivo, con Dzeko centravanti, prevede Schick trequartista, Zaniolo sulla fascia destra ed El Shaarawy a sinistra. Il sistema di gioco è il 4-2-3-1: Dzeko e Schick si ritrovano, però, affiancati. Il 4-2-4 li penalizza. In fase difensiva, come sempre, il 4-4-1-1. Che, però, è inizialmente meno compatto e non c'è da meravigliarsi. La Roma, dovendo fare la partita, favorisce l'Udinese che, con il 3-5-2, sa sfruttare la velocità di Larsen e soprattutto D'Alessandro sulle corsie, di De Paul che parte dal centro sinistra e Lasagna che gioca accanto all'ex Okaka. Ogni ripartenza bianconera diventa pericolosa, anche perché i giallorossi, in campo, si allungano. Squadra spaccata a metà, sotto il diluvio. A destra Jesus, senza avere mai la copertura di Zaniolo, va presto in tilt. Mirante vola sul tiro di Mandragora per non cominciare il match in salita. Non recita, dunque, da vice: Olsen ha preso di media 1,55 gol a partita, lui 0,6. E aiuta i compagni che, a metà del 1° tempo, si sistemano meglio in campo: sulla sinistra spinge decentemente Marcano e si muove bene El Shaarawy che ci prova di testa e di piede.
Dzeko si allarga sui lati, ma la Roma rimane statica in attacco. Pesa l'assenza del trequartista. Così Ranieri, dopo l'intervallo, ridisegna l'assetto, inserendo Florenzi per Jesus (giramenti di testa dopo lo scontro con Samir) e Pellegrini per Schick. L'effetto della doppia mossa non è però positivo. L'Udinese ha subito 3 chance con Okaka, D'Alessandro e soprattutto De Maio che, colpendo di testa, prende il palo. Proprio nel momento più delicato, i giallorossi riescono ad alzare il ritmo. E, spinti dalla Sud, vanno all'assalto. Sono trascinati, come a Marassi, da Dzeko che finalmente interrompe il suo lungo digiuno, in campionato, all'Olimpico, iniziato dopo la doppietta al Chievo il 28 aprile 2018. Il tocco garbato, con l'esterno destro, è di El Shaarawy: il centravanti fa centro in diagonale a metà ripresa. Dopo l'assist, l'abbraccio per la pace tra i 2 attaccanti che litigarono a Ferrara. Ecco Under per De Rossi (risentimento al flessore della coscia destra): Zaniolo si accentra da trequartista e Pellegrini arretra accanto a Cristante. Tudor risponde con Sandro per Mandragora, Pussetto per D'Alessandro e nel finale Teodorczyk per De Maio. Le sostituzioni non gli permettono di evitare il 1° ko, dopo aver raccolto 7 punti in 3 partite.


Roma, mosse da Champions

IL MESSAGGERO - TRANI - A 6 turni dal traguardo, la corsa rimane dunque apertissima. Solo stasera, però, la Roma saprà quante squadre dovrà inseguire nella volata Champions: a Bergamo, alle ore 20,30, c'è Atalanta-Empoli. L'unica avversaria, al momento, è il Milan che ha sempre 1 punto in più in classifica. Ma in caso di vittoria dei nerazzurri, i rivali raddoppieranno: perché Ranieri, da qui al 26 maggio, dovrebbe sfidare sia Gattuso che Gasperini. E sapendo in partenza, tra l'altro, di essere comunque costretto ad arrivare davanti ai colleghi per prendersi il 4° posto: a parità di punti, non raggiungerebbe l'obiettivo, essendo loro in vantaggio rispettivamente per gli scontri diretti e la differenza reti.

AGGIUSTAMENTO NECESSARIO - I 2 successi di fila hanno rilanciato la Roma. Che, però, nella fisionomia non dà ancora certezze. È, quindi, da sistemare meglio in campo, rivedendo le scelte non sempre azzeccate delle ultime partite e soprattutto correggendo le posizioni ibride di qualche interprete. L'emergenza ha costretto Ranieri a schierare 4 centrali nella linea difensiva: senza lo squalificato Kolarov, con Florenzi recuperato in extremis e con Karsdorp e Santon infortunati, si è ritrovato senza terzini. Così ha usato Jesus, poi sostituito a metà partita con Florenzi, e Marcano che si sono adattati. Da sabato a San Siro, il problema dovrebbe essere risolto: spazio agli specialisti, con Florenzi e Kolarov di nuovo titolari. Da ripensare, invece, il centrocampo: out De Rossi, c'è da verificare Nzonzi che si è fermato alla vigilia della partita con l'Udinese. Rimangono, dunque, a disposizione per il tandem in mediana solo Pellegrini e Cristante. Che hanno chiuso, uno accanto all'altro, la gara di sabato. La loro conferma sarebbe utile anche a Zaniolo che ultimamente è stato sempre schierato sulla corsia destra e quindi fuori ruolo. Lo ha ammesso lo stesso allenatore: «La mia sensazione è che Zaniolo è una mezzala a tutto campo, ma non posso farlo giocare lì con due centrocampisti che devono governare la squadra. Pellegrini è più agile nell'inserirsi, mentre lui riesce, fisicamente e tecnicamente, a giocare pure in un ruolo non suo. Gli chiedo un sacrificio. Ne dobbiamo fare tutti per il bene della Roma». Contro l'Inter, però, c'è la possibilità di rivederlo da trequartista. Ci guadagnerebbero il giocatore e la squadra. Zaniolo è il talento da sfruttare nella corsa Champions e al tempo stesso da valorizzare ulteriormente nella sua prima vera stagione da professionista. Il club giallorosso è pronto a concedergli l'adeguamento e il prolungamento del contratto, anche per rispondere alla raffica di rumors: dalla Germania è sicuro l'interesse del Bayern Monaco che si mette in fila dietro al al City, al Real e alla Juve. Zaniolo, insomma, può tornare nel vivo del gioco, senza restare confinato sulla fascia destra. Lì si candida Under o, volendo, pure Kluivert.

TRACCIA DEFINITIVA - Con Nzonzi in campo, invece, probabile ballottaggio tra Pellegrini e Zaniolo alle spalle di Dzeko. Dove Schick si muove in altalena, bene a Marassi contro la Sampdoria e male all'Olimpico contro l'Udinese (si alzato accanto a Dzeko, per il doppio centravanti). L'attacco, però, non preoccupa Ranieri: «Lo dico dall'inizio ai ragazzi, prima o poi il gol lo facciamo. Fondamentale è non subirlo». La Roma ne ha segnati 2 in 2 partite, conquistando 6 punti. Guarda caso senza incassare reti. Mai successo, in questa stagione, per 2 gare di fila. «Il gol tanto alla fine arriva». Meglio, dunque, aspettare senza rischiare: la formula Magica, anche tatticamente, è svelata.


Dzeko, l'insostituibile pesantezza dell'essere più leader che bomber

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Forse nemmeno Edin immaginava di avere certe doti: non tanto quelle di bomber, apprezzabilissime comunque in ogni campionato che lo ha visto protagonista, ma quelle da leader. Leader, una parola che nella Roma sta via via scomparendo. Chi possiede questo ruolo naturale ora sono De Rossi, non più sostenuto da una credibilità fisica, figlia di mille battaglie ad altissimi livelli e, appunto, Dzeko. Su Daniele, almeno per un altro anno, ci si potrà contare, su Edin, a quanto pare, no. Costa troppo. E' vero. Ma quel che dà costa, non è gratis. Il problema è l'età, dicono. Trentatre anni, non pochi, ma nemmeno troppi, specie se in giro ci sono ancora grandi club che pensano a lui per l'immediato futuro. Vederlo con la maglia dell'Inter, ad esempio, non sarebbe proprio il massimo. Dzeko quest'anno ha dato poco sotto l'aspetto del gol: 8 in campionato e cinque in Champions. Pochi se pensiamo a uno come lui, tanti se li rapportiamo a chi, non solo nella Roma, è stato strapagato e viene aspettato come Godot.

INNAMORATI PAZZI - Ciò che Dzeko dà è negli occhi degli allenatori, che mai hanno rinunciato a lui, tranne Spalletti, che solo per qualche mese aveva scelto di giocare con il falso nove. Dzeko è semplicemente un calciatore di spessore e la Roma ne ha bisogno, anche ora che ha trentatré anni. E forse ne avrebbe bisogno anche l'anno prossimo. Uno come lui è difficile da sostituire, ripetiamo, non per il numero di reti ma per quel che rappresenta dentro il gruppo. Ad esempio, Belotti magari segnerà di più, ma non ha quel carisma, quell'internazionalità. Chi ce l'ha, costa tanto. Appunto. Quest'anno Edin ha mostrato il peggio di sé da un punto di vista caratteriale: non è accettabile la sceneggiata (simulazione) di Oporto per la non testata di Pepe, sono al limite le alzate di testa di Frosinone e di Ferrara, quest'ultima culminata con la litigata negli spogliatoi con El Shaarawy, che tra l'altro è il suo compagno d'attacco preferito. La leggenda narra che alla sua sinistra, Edin voglia Stephan e pochi altri. Tutti episodi squalificanti, ma funzionali al ruolo che si è ritagliato nel tempo all'interno dello spogliatoio. Dal troppo buono ad arrogante. Ecco, magari una via di mezzo... E comunque Dzeko, si dice, non ha mai segnato tanto. No, solo 85 reti con il Wolfsburg, solo 72 con il Manchester City e fino a ora solo 86 gol con la maglia della Roma. Per non parlare poi delle reti, 55, messe a segno con la sua Nazionale. A Roma sono stati amati di più centravanti che hanno segnato meno (Voeller, Rizzitelli, per citare due grandi idoli della curva), e questo è comprensibile, perché l'innamoramento non dipende dal numero di gol. Ma credere che Dzeko sia da buttare, forse no. Sarebbe opportuno pensarci con calma.


De Rossi resterà fuori per un mese e salterà 4 match

IL MESSAGGERO - Ranieri perde De Rossi sostituito nella ripresa di Roma-Udinese per un infortunio muscolare (45° stagionale) al flessore della coscia destra. Il centrocampista oggi si sottoporrà ad esami strumentali per diagnosticare il grado della lesione, si temono 20/30 giorni di stop, campionato praticamente finito, la speranza è rientrare per le ultime 2 giornate (match contro Sassuolo e Parma). Senza il capitano, Ranieri dovrebbe recuperare Nzonzi non convocato sabato per una contusione al ginocchio sinistro. Il francese potrebbe farcela per la gara di San Siro contro l’Inter (sabato ore 20.30). Resteranno, invece, in infermeria Karsdorp e Santon entrambi per un problema al bicipite femorale. Manolas non preoccupa, ma il leggero dolore alla coscia sinistra accusato al fischio finale del match con i friulani sarà valutato oggi alla ripresa degli allenamenti (ore 11). Dzeko ha sfruttato le 24 ore di pausa per volare a Dubrovnik e visitare il locale che ha aperto recentemente.


Pallotta convoca Baldini e lascia a casa Totti: il futuro riparte da Boston

IL MESSAGGERO - CARINA - Il futuro della Roma si decide a Boston, negli Usa. Summit tra il presidente Pallotta, il consigliere Baldini e il ds Massara: sul piatto la costruzione della squadra della prossima stagione. Squadra intesa non soltanto a livello di calciatori ma anche di struttura operativa che dovrà occuparsi della gestione tecnica. Insieme a loro, ci sarà anche il direttore commerciale Calvo che relazionerà il presidente della sua area di competenza. Rimangono a casa l’ad Fienga, il vicepresidente esecutivo Baldissoni e soprattutto Totti. L’utilizzo dell’avverbio non è casuale: pur se in passato la presenza dell’ex capitano non era stata contemplata negli incontri a Londra e negli Stati Uniti, stavolta poteva essere diverso. Forse doveva esserlo se l’auspicio espresso prima di Roma-Napoli da Francesco («Se avrò un ruolo più strategico e centrale nelle decisioni? Vediamo cosa succederà. Anche perché, se dovessi prendere posizione io, qualcosa cambierò») si fosse materializzato a breve in realtà. La sua assenza invece stona a fronte della presenza del consigliere del presidente. Totti attende, rispettoso del volere della proprietà. Vuole prima capire cosa accadrà.


Roma, adesso il futuro. Si decide a casa Pallotta

LA GAZZETTA DELLO SPORT - La settimana che oggi s’inaugura col viaggio del d.s. Ricky Massara a Boston sembra essere quella decisiva per la costruzione del nuovo staff dirigenziale. Il presidente Pallotta, che attende anche il direttore commerciale Francesco Calvo e il suo staff per discutere di nuove strategie in merito, «confesserà» fino a mercoledì Massara, proponendogli di restare nello staff di mercato, anche se la tentazione più grande è quella di dare il maggior potere a un nuovo «mister plusvalenza», ovvero al portoghese Luis Campos. Nelle settimane in cui il romanismo si coagula intorno allo slogan «più potere a Totti, immaginando un tandem operativo sul mercato composto appunto dall’ex capitano e da Massara, sul volo verso gli Usa il numero dieci per antonomasia della storia giallorossa non ci sarà, mentre da Trigoria non smentiscono la presenza di Baldini. Cioè, se fosse vero che esiste una braccio di ferro tra quest’ultimo e lo stesso Totti, sul fronte operativo a detta di parecchi osservatori non ci sono dubbi su chi sia il vincitore. Totti però non è solo in questa sua rincorsa. Anche a Trigoria l’idea di un esterno che diriga il mercato da super-consulente (tramontati Sabatini e Monchi, di plenipotenziari non ce ne saranno più) non piace. per questo in tanti fanno il tifo per una promozione effettiva di Massara oppure, in alternativa, la scelta di Gianluca Petrachi.


De Rossi, si teme uno stop di 20 giorni

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Gli esami li farà oggi, ma l’impressione è che la stagione per Daniele De Rossi possa essere finita qui. O giù di lì. Se verrà confermata la lesione alla coscia destra, infatti, i tempi di recupero potrebbero essere lunghi, almeno 20 giorni. Dipenderà infatti dall’entità del danno muscolare. Se sarà una lesione di primo grado o leggermente superiore, De Rossi potrebbe saltare solo tre partite, quelle con l’Inter di sabato prossimo e poi le sfide a Cagliari (in casa) e Genoa (in trasferta), puntando magari a rientrare con la Juventus.


Florenzi, il capitano della rincorsa Champions

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Anche contro l’Udinese, quando Florenzi è entrato in campo, ha dovuto subire i fischi di una parte di curva Sud. Eppure il suo ingresso, in tandem con Pellegrini, ha dato quello sprint in più utile per agguantare una vittoria importantissima. De Rossi sarà ai box nelle prossime settimane, di conseguenza sarà lui il capitano in questa rincorsa Champions. Non ha intenzione di fare passi indietro riguardo le proprie responsabilità in campo, e inoltre dovrà fare gli straordinari da terzino a causa dell’assenza di Karsdorp e Santon. Quello che è certo, è che la Roma ha bisogno del miglior Florenzi per affrontare questo finale di stagione.

 


Dzeko fa il cuoco per hobby e ora ha Balbo nel mirino

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Dopo il gol all’Udinese, Edin Dzeko è andato a festeggiare in Croazia, nel nuovo locale di sua proprietà da poco aperto. L’occasione era di quelle speciali: una rete all’Olimpico che mancava praticamente da un anno. Nonostante l’intera stagione sia stata piuttosto avara dal punto di vista realizzativo per uno come lui, il bosniaco ha la possibilità di agganciare Balbo nella classifica dei marcatori della Roma. Quota 86 per Dzeko, una sola lunghezza di distanza dall’argentino. In questo finale di annata proverà a superarlo, poi sarà in stallo al settimo posto assoluto poiché agganciare Montella in queste poche partite rimaste è impossibile. Massara, intanto, ha parlato molto con lui riguardo il futuro, facendogli presente di non aver ancora deciso niente. L’intenzione di Dzeko sarebbe di chiudere la carriera a Roma, dall’altro lato i giallorossi sanno che è l’ultima occasione per monetizzare con lui. Dopo la rincorsa Champions, si vedrà cosa riserverà il futuro.

 


Addio Ciarrapico: con lui esordì Totti

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Re delle acque minerali, proprietario di cliniche private, padrone del celebre Bar Rosati di piazza del Popolo, editore di provincia, parlamentare. Per due brevi stagioni presidente dell’Associazione sportiva Roma. Scomparso ieri all’età di 85 anni, il Ciarra – imprenditore nato fascista, divenuto fedelissimo di Giulio Andreotti, travolto dalle inchieste di Tangentopoli, risorto negli anni Duemila come senatore Pdl – balzò agli onori della cronaca quando, fine aprile del 1991, sotto la sua «stella» Berlusconi e De Benedetti firmarono il lodo Mondadori. Il Divo Giulio lo aveva appena convinto a rilevare la Roma rimasta orfana di Dino Viola, strappandola dalle grinfie del re del grano Pasquale Casillo. Costo dell’operazione: dieci miliardi delle vecchie lire. La prima uscita pubblica da presidente fu una sequenza di gaffe. La più memorabile, quando appena messo piede a Trigoria chiese scusa perché pensava di trovare Dino Zoff in porta. Il primo atto da presidente, invece, fu un gesto di cavalleria. Il 9 giugno 1991, a Genova, concesse a Donna Flora, vedova di Viola, di sollevare al cielo la Coppa Italia appena conquistata. Chi arrivò dopo di lui, ha raccontato di aver trovato a Trigoria uno scenario post-bellico, con giusto un paio di croste lasciate alle pareti. E però sotto la gestione un po’ cialtrona di Ciarrapico, qualcosa di sportivamente memorabile avvenne. Non per meriti suoi, ma resterà per sempre nella storia come il presidente sotto la cui gestione fece il suo esordio in Serie A un giovanissimo talento del vivaio, tal Francesco Totti. Era il 28 marzo 1993. Una settimana prima, Giuseppe Ciarrapico era stato incarcerato a Regina Coeli per bancarotta fraudolenta.


Massara vola da Pallotta: si decide il direttore sportivo

IL TEMPO - BIAFORA - Oggi Massara si imbarcherà sul volo che lo porterà a Boston. Nel Massachusetts l’attuale ds della Roma farà un punto della situazione con Pallotta (e probabilmente Baldini) e prenderà una scelta definitivo sul proprio futuro. Nelle scorse settimane il presidente giallorosso ha incontrato e valutato Campos, Petrachi e Mislintat, uscito dalla lista dei candidati dopo essersi accasato allo Stoccarda. Il preferito del numero uno americano, su suggerimento del fido consigliere Baldini, è il dirigente portoghese, che potrebbe essere assunto mantenendo in carica Massara. Sull’asse Italia-USA sono ore di riflessione sull’avvenire del club di Trigoria, ci sono però da registrare le parole dell'allenatore del Lille su Campos: «Non ho captato nessun segnale che mi faccia pensare che voglia andarsene».


Volata Champions: la Roma ora è pronta

IL TEMPO - BIAFORA - La cura Ranieri ha rimesso in piedi la Roma. Le due vittorie consecutive, con zero gol al passivo, hanno riportato i giallorossi sulla giusta carreggiata dopo lo sbandamento che ha causato l'esonero di Di Francesco e l'addio di Monchi. I capitolini, momentaneamente quinti con 54 punti a -1 dal Milan, giocheranno però gran parte dello sprint finale senza De Rossi, uscito per un problema muscolare al flessore nel secondo tempo del match con l'Udinese. Le sensazioni del capitano, che oggi svolgerà gli esami strumentali, non sono buone: la paura è quella paura è quella di aver terminato in anticipo la stagione (mancano 41 giorni all’ultima gara) o di poter tornare a disposizione solo per un paio di partite. L'assenza di DDR è un duro colpo per la Roma, visto che giocando con lui e Cristante davanti alla difesa la squadra ha dimostrato molto più equilibrio e compattezza tra i reparti, subendo un solo tiro dagli avversari dopo il gol di Dzeko. Al suo posto, a meno di un arretramento di Pellegrini in mediana con conseguente spostamento di Zaniolo nella zona centrale della trequarti, ci sarà Nzonzi. Il francese, out coni friulani per un problema al ginocchio, si è sottoposto ai controlli medici di rito, che hanno dato esito negativo, e cercherà perciò di allenarsi in gruppo sin dai primi giorni della settimana che porta alla gara con l'Inter. Quella con i nerazzurri è la partita più importante da qui a fine anno, visto che davanti a sé i capitolini hanno un calendario che prevede poi le sfide con Cagliari, Genoa, Juventus, Sassuolo e Parma. I bianconeri saranno già sazi per la praticamente certa vittoria dello scudetto, mentre le piccole hanno un leggero margine sulla zona retrocessione: la lotta salvezza pare riguardare più Empoli, Bologna e Udinese. La sconfitta con la Roma ha messo in difficoltà la squadra di Tudor, che sarà costretta a dare il massimo con la Lazio nel recupero della venticinquesima giornata, in programma mercoledì. I biancocelesti sono a cinque punti di distanza dai ragazzi di Ranieri e, con una vittoria che manca dal 31 marzo, rischiano di perdere il treno Champions League. Oltre al Milan, che sarà impegnato con Parma, Torino, Bologna, Fiorentina, Frosinone e Spal, l'avversario che più viene temuto dalle parti di Trigoria è l'Atalanta. Gli orobici non perdono da sei partite di fila e recuperano Zapata per il match di stasera, che gli metterà davanti l'Empoli. Grazie ad un successo gli uomini di Gasperini aggancerebbero i rossoneri, sorpassando nuovamente la Roma e avendo davanti a sé i confronti con Napoli, Udinese, Lazio, Genoa, Juventus e Sassuolo. La bagarre per raggiungere il traguardo dell'Europa che conta è aperta, nessuno si può più permettere errori.