Tutti i guai giallorossi dalla A alla Z

LEGGO - FABRETTI, PASQUALETTI - Abbonamenti. Dopo l'addio di De Rossi i tifosi hanno deciso di boicottare la Società partendo proprio dalle tessere annuali.
Baldini. L'eminenza grigia della Roma è lui. Non è un dipendente ma comanda tutto. E i tifosi l'hanno ormai messo nel mirino.

Centravanti. Dzeko, insieme ai senatori De Rossi, Manolas e Kolarov, avrebbe - secondo l'inchiesta di Repubblica - guidato la fronda a Di Francesco.
De Rossi. Capitan futuro, poi capitan rimpianto, oggi capitan discusso: è lui al centro del presunto scandalo denunciato da Repubblica. L'accusa? Avrebbe voluto far fuori Totti.
Estate. Rischia di essere infuocata. Senza ancora un allenatore e con i preliminari di Europa League alle porte.

Florenzi. È il nuovo Capitano ma sembra che nessuno lo consideri: non viene neanche chiamato in causa tra i senatori.
Gioco. La tattica di Di Francesco veniva considerata «scriteriata» dai senatori al centro della presunta fronda.
Hot line. I messaggi vocali di De Rossi hanno infuocato la polveriera Trigoria. Inviati ad hoc?
Investimenti. Senza Champions, la Roma fa meno gola dell'Atalanta (e il no di Gasperini ne è la conferma). Difficile che possa investire sul mercato senza la risorse Champions.
Lippie. Uomo di fiducia di Pallotta, è lui la gola profonda di Trigoria. Ha scritto al presidente una mail, datata 16 dicembre 2018, denunciando il clima impossibile all'interno di Trigoria.
Monchi. Il Ds spagnolo era finito nel mirino dei senatori per il mercato e per il modo di trattare i giocatori. Gli uomini scelti in estate non erano adatti al gioco di Di Francesco.
Nzonzi. Secondo il retroscena di Repubblica, De Rossi, dopo l'arrivo del francese campione del mondo, avrebbe fatto fuoco e fiamme minacciando di boicottare la Roma stessa: «Vi faccio arrivare decimi».
Obiettivi. Tutti falliti. A cominciare dalla qualificazione in Champions che doveva portare le risorse per autofinanziarsi.
Pallotta. Non c'è mai. Viene accusato di vendere tutti i giocatori migliori. Per sapere cosa accade a Trigoria ha bisogno dei pizzini dei preparatori atletici. I tifosi lo accusano di avere a cuore solo lo stadio e di essere sempre più distaccato dalla Roma.

Qatar. Lo sponsor sulle maglie cela anche un misterioso acquirente arabo? La pista resta aperta, anche in ottica stadio.
Romanisti. Sono le vere vittime di questa guerra senza quartiere che si combatte tra Trigoria e Boston. A loro vengono chiesti i soldi per gli abbonamenti, ma in cambio si offre pochissimo: non si vedono progetti né giocatori.
Stadio. È il sogno proibito di Pallotta. Ma si è arenato sull'ansa del Tevere tra burocrazia, indagini, mazzette e arresti. Ora anche i tifosi, pur di cacciare Pallotta, dicono no. Senza di loro è impossibile farlo.
Totti. Domenica è arrivato allo stadio per premiare De Rossi 4 minuti prima del fischio finale. Scuro in volto e freddo con Daniele. E c'è il giallo dell'audio in cui il numero 16 chiederebbe scusa a Totti: «Io non volevo», dice in lacrime durante l'abbraccio.
Undici. Sono gli anni che dividono la Roma dall'ultimo trofeo vinto: la Coppa Italia, conquistata nel 2008.

Viperetta. Al secolo Massimo Ferrero: fa recapitare informalmente proposte per acquistare la Roma, offrendo però solo un piatto di lenticchie.
Zaniolo. Doveva essere il nuovo Totti ma è finito soprattutto al centro di casi di cronaca, tra rapine alla mamma e gossip. Potrebbe essere il nuovo gioiello da sacrificare.


Sinisa, candidato senza consenso

IL MESSAGGERO - CARINA - Non solo l'appeal. Più trascorrono i giorni e il rischio che la Romavada incontro anche a problemi legati all'immagine (caotica) che proietta all'esterno, lievitano di ora in ora. Prima la stagione tribolata con gli addii in corsa di Di Francesco e Monchi. Poi le bordate di Ranieri, il mancato aggancio alla Champions, il traumatico addio di De Rossi, la contestazione che ne sta seguendo e i no in rapida successione di Conte e Gasperini. Ora l'inchiesta di Repubblica. Sullo sfondo un club che continua ad incassare colpi e al 31 maggio è ancora con un direttore sportivo (Petrachi) da ufficializzare e senza allenatore.

CONTATTI - Proprio su questo tema, continuano le consultazioni della società. Singolare che ogni ala del club continui ad interpellare un candidato diverso. Nelle ultime ore, proprio Petrachi - dopo aver sondato nei giorni scorsi De Zerbi - ha contattato Mihajlovic per capire l'eventuale disponibilità del tecnico. Le perplessità sul suo conto sono di natura (quasi) esclusivamente ambientale. Non più tardi di un paio di settimane fa, il serbo si è professato per l'ennesima volta tifoso laziale. E per una tifoseria, che proprio nel giorno dell'addio di De Rossi s'è ritrovata in nome del ‘romanismo', non sarebbe il miglior biglietto da visita possibile. Il timore da parte della dirigenza che possa essere letta come una provocazione, frena al momento l'ok. Anche se Sinisa, capace di giocare sia nella Roma che nella Lazio e allenare sia l'Inter (come vice) che il Milan, ha detto a Petrachi che non avrebbe problemi ad accettare l'incarico. Nel frattempo, a margine della riunione andata in corso all'Eur mercoledì sera, Totti ha contattato direttamente Gattuso (nel weekend a Capri per la festa organizzata da Ancelotti). Prima di lui, poche ore prima, ci aveva pensato (anche) Balzaretti a rompere il silenzio che durava ormai da mesi, dopo il sondaggio fatto ad inizio 2019 dal vicepresidente Baldissoni. Rino - che ha un'offerta dalla Fiorentina se dovesse finire nelle mani dell'imprenditore Commisso ed è allettato da un'avventura all'estero - ha preso tempo. Non ha chiuso la porta ma vuole prima capire i piani societari riguardanti il mercato in entrata e in uscita.

CARTE DI RISERVA - La corsa - aspettando anche il responso su Sarri - vede questi tre nomi avanti agli altri. Anche perché Giampaolo (il preferito di Baldini) è finito in orbita Milan. Fonseca(Shakhtar), che troverebbe d'accordo sia Petrachi che il consigliere di Pallotta, è penalizzato dal fatto che non conosce il calcio italiano e per ora sembra una carta da giocarsi in extremis, qualora si complicassero altre piste. Più indietro Benitez e Blanc anche se ieri l'ex ct francese, nel negare la possibilità di approdo sulla panchina del Lione, ha riferito in modo sibillino che la sua «prossima esperienza sarà all'estero».


Nel segno di Zorro. Fonseca vince il casting: è a un passo dalla Roma

LEGGO - BALZANI - Petrachi incontra Mihajlovic, Totti spinge Gattuso ma alla fine dovrebbe spuntarla di nuovo Franco Baldini. In pole per il ruolo di prossimo allenatore, infatti, è passato nemmeno troppo a sorpresa Paulo Zorro Fonseca. Dopo i no di Conte, Sarri e Gasperini si è stretto il cerchio durante il summit di mercoledì pomeriggio. Scartato Giampaolo (in orbita Milan o Lazio) considerato troppo fragile per una piazza come Roma, si è discusso delle candidature di De Zerbi e Bordalas. Ma il profilo ideale individuato dalla dirigenza è proprio quello di Fonseca. Portoghese 47 anni e allenatore dello Shakhtar Donetsk affrontato lo scorso anno agli ottavi di Champions proprio dalla Roma. I discorsi sono in fase avanzata e prevedono un triennale da circa 2 milioni per Fonseca che si è detto «ansioso di allenare in un grande campionato come quello italiano».
Zorro (soprannominato così perché si presentò vestito come il giustiziere mascherato durante una conferenza stampa) è apprezzato sopratutto per i risultati ottenuti con lo Shakthar del dopo Lucescu dove ha vinto due campionati e valorizzato giocatori come Taison, Fred e Marlos. Proprio la sua bravura nel lavorare coi giovani avrebbe fatto la differenza. Votato a un calcio offensivo ma non eccessivamente spregiudicato, il portoghese adotta il 4-2-3-1. La sua gavetta è stata di alta e bassi e ha fallito la grande chance col Porto nel 2014. Si tratterebbe del 3° allenatore straniero sugli otto fin qui ingaggiati dalla Roma americana. Importante usare il condizionale visti i recenti rifiuti. Così restano comunque in corsa le candidature di De Zerbi, Gattuso, Bordalas e soprattutto Sinisa Mihajlovic. Il serbo si è incontrato con Petrachi un paio di giorni fa proponendosi.

Dzeko. Il bosniaco oggi si accorderà con l'Inter. La Roma chiede 30 milioni, l'Inter può spingersi fino a 20 ma inserirà una contropartita tra Joao Mario e Dalbert.


Totti a De Rossi: “Un gioco sporco”

IL MESSAGGERO - TRANI - Il frastuono dell'esplosione è paragonabile a quello della scossa di terremoto. Si sente fortissimo all'Eur, nella sede di via Tolstoj, e subito si estende alla città. Ma dalla Capitale arriva ovviamente fino a Boston. La Roma è saltata in aria all'alba, con la miccia accesa proprio dentro Trigoria. L'inchiesta del quotidiano La Repubblica mette in piazza la lotta intestina che, dall'inizio della stagione, avrebbe disintegrato lo spogliatoio. E soprattutto il duello fratricida tra De Rossi e Totti, con il capitano messo alla porta senza preavviso lo scorso 14 maggio. Nessuna sorpresa, però, per Pallotta, presidente informato sui fatti fin da metà dicembre. A relazionarlo dettagliatamente il suo fisioterapista personale Ed Lippie, l'ex preparatore giallorosso che si era poi accontentato del ruolo di consulente esterno, con blitz sporadici nel centro sportivo (dopo l'addio di Di Francesco e del suo staff è di nuovo tornato ad essere il responsabile).

CHIARIMENTO LAMPO - «Hanno fatto un gioco sporco». Totti, al telefono, si sfoga con l'amico De Rossi che è in vacanza in Giappone. Spesso hanno discusso, pure da compagni. Ma sono sempre stati leali tra loro. Questa storia finisce per ricompattarli se ce ne fosse stata veramente la necessità. La fronda, raccontata dettagliatamente dal preparatore americano, non è insomma in campo. Nè chiama in causa Francesco e Daniele. Bisogna, duinque, spostarsi in società. Dove la guerra di potere nasce sottotraccia e viene a galla nella forma peggiore. Le ultime nomine, dopo le dimissioni di Gandini che si è arreso in meno di un anno, hanno creato malumori, risentimenti e invidie. Rivoluzionato il vertice del club: Fienga è diventato il nuovo Ceo, con la delega da amministratore delegato, e Baldissoni promosso vicepresidente esecutivo e spostato esclusivamente sulla questione stadio. E Baldini, da esterno, divide et impera. Il management (nessuno escluso e Monchi compreso), per la cronaca, ha avuto la copia dell'email, a quanto pare, direttamente da Pallotta. Pure diversi giocatori furono messi al corrente, a cominciare dal capitano fatto passare per il capo della rivolta. Per litigare ancora un po'.

TESTO MIRATO - Ed Lippie spinge il tasto invio subito dopo il ko di Plzen e arriva prima della gara interna con il Genoa del 16 dicembre. La sintesi è questa: «I quattro senatori De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa e misero su quello della tattica. Lamentano l'indebolimento della rosa. Il tecnico è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all'altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad adattare calciatori non compatibili col suo gioco». Monchi non lo sopporta nessuno: «È il narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa. Gli rimproverano doppiezza nei rapporti, insofferenza nei confronti dei giocatori di seconda fascia, capacità manipolatorie nelle informazioni in uscita da Trigoria e un mercato che non è passato attraverso una corretta due diligence». Sgradito anche Totti: «La squadra soffre la sua presenza nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette al gruppo. È mal tollerato da coloro a cui ha consegnato il testimone. La richiesta dei giocatori: allontanarlo subito e con lui Di Francesco al quale è legatissimo». A Pallotta vengono svelate le fonti: il medico Del Vescovo e il fisioterapista Stefanini (non citato nell'email).

RACCONTO INCOMPLETO - Non mancano le incongruenze per chi ha vissuto questa stagione travagliata della Roma: se De Rossi, pur scontento per l'acquisto di Nzonzi, guida l'opposizione a Di Francesco e fa frenare i giallorossi in classifica, come mai va in panchina da infortunato contro il Genoa per supportare il tecnico (che lo ringrazia a fine gara), calcia il rigore decisivo a Oporto, tiene in corsa per la Champions la squadra con la rete di Marassi contro la Sampdoria e riceve la proposta del club di diventare vice Ceo? E se Totti, ancora in attesa della carica di responsabile dell'area tecnico, non ha alcun potere, come dice in pubblico De Rossi, perché può poi decidere di far cacciare Del Vescovo e Stefanini?

RETROSCENA TECNICO - Da non dimenticare: giovedì 7 marzo, dopo l'eliminazione dalla Champions, Di Francesco è stato esonerato solo a fine pomeriggio perché in una conference call con Pallotta, De Rossi ha provato, parlando in inglese anche per conto dei compagni, a far cambiare idea al presidente. Senza, però, riuscirci. Poi all'allenatore chiese: «Potrò venirti a trovare per studiare il tuo metodo?». Kolarov, invece, giocò il derby (e segnò) con il dito del piede fratturato. Dzeko, quando andò vià Eusebio, si limitò all'sms. Il più bello ricevuto dal tecnico. Che, agli amici, ricorda: «I quattro sono gli stessi che mi portarono in semifinale di Champions». I contrasti ci sono stati, come le lamentele. Sui carichi di lavoro e i sistemi di gioco. Accade ovunque e non solo qui.


Jim deve fare piazza pulita

IL MESSAGGERO - CAPUTI - C’era una volta la Roma, anche quella americana. La Roma che seppur tra speranze disilluse, contraddizioni, problemi tecnici ed economici, aveva mantenuto dignità e credibilità. Mai, negli ultimi cinquanta e passa anni di storia giallorossa, si era giunti a un momento così deprimente. I risultati sportivi c’entrano poco, o meglio, le vicende di questi mesi, delle scorse settimane e delle ultime ore, ci spiegano chiaramente perché non siano arrivati e, ancora più grave, che con queste dinamiche interne non potranno mai arrivare. Il presidente Pallotta, assente dalla Capitale da più di un anno, ha un solo modo per arginare la squallida deriva del suo club: venire a Roma, metterci la faccia e azzerare il suo management, anche quello nascosto a Londra. Per tornare a essere credibile, la Roma ha bisogno di una completa rifondazione che depuri una dirigenza inquinata da lotte di potere e dallo scarico di responsabilità. Facce e regole nuove, dalle scrivanie allo spogliatoio, persone in grado di lavorare e giocare con orgoglio e dedizione per la Roma e i suoi tifosi.


Psicodramma Roma

IL TEMPO - BIAFORA - Ennesimo risveglio con il botto per i romanisti. A chiudere una stagione travagliata, che ha visto l'addio di De Rossi, la rescissione di Monchi, l'esonero di Di Francesco e la mancata qualificazione in Champions, è arrivata la bomba sganciata da «La Repubblica». In un'inchiesta a firma Bonini-Mensurati viene ricostruita una presunta fronda di parte dello spogliatoio durante l'arco di quasi tutta la stagione e viene spiegato uno dei possibili motivi che hanno spinto la società a non rinnovare il contratto di DDR. Il capitano, insieme a Dzeko, Manolas e Kolarov, avrebbe fatto pressione per mandare via il ds Monchi, il tecnico Di Francesco e Totti, dirigente ritenuto troppo vicino all'allenatore. Secondo il quotidiano il numero 16 si sarebbe imbufalito per l'acquisto di Nzonzi, suo doppione, arrivando a pronunciare la frase «Se non risolviamo la cosa, vi faccio arrivare decimi» e chiedendo contestualmente la rescissione del contratto. L'articolo di Repubblica cita poi un'email di Ed Lippie, ex preparatore atletico della squadra e uomo di fiducia di Pallotta, nella quale viene descritta al presidente la pesante situazione all'interno di Trigoria. Le fonti di tale rapporto, secondo il quale sarebbe necessario una 'detottizzazione', sarebbero il medico sociale Del Vescovo e il fisioterapista Stefanini, molto legato a De Rossi, allontanati ad inizio marzo dalla Roma. Tale scelta avrebbe fatto calare il gelo nei rapporti tra le due bandiere, durato fino all'abbraccio andato in scena dopo Roma-Parma.

La prima dura replica ai contenuti dell'articolo è arrivata da Pallotta («Sono tutte stronzate, è chiaro che qualcuno sta provando a danneggiare la Roma con continue bugie»), seguita poi da una nota del club: «L'AS Roma desidera prendere le distanze dalla ricostruzione apparsa sulle pagine sportive della Repubblica in data odierna. Contrariamente all'abitudine del Club, che non è solito commentare le indiscrezioni di stampa, a tutela delle persone menzionate nel servizio, l'AS Roma ritiene che non sia attendibile trasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi, e riportate a terzi, delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà». Da quel di Tokyo non è giunto alcun commento di De Rossi, che ha però intenzione di querelare il quotidiano e gli estensori del pezzo, ma soltanto una sibillina storia Instagram della moglie Sarah Felberbaum: «A volte l'unica cosa di cui hai bisogno è capire che meriti di meglio». Si è tirato fuori dalla vicenda anche l'ex direttore sportivo Monchi: «Non voglio fare commenti, adesso lavoro al Siviglia e ho già tanti casini. Però non capisco la genesi di questa storia, perché io questi giornalisti non so chi siano e non li ho mai incontrati. Non so proprio - ha detto Monchi all'Ansa - e non posso parlare: sarebbe una mancanza di rispetto verso la Roma, e anche il Siviglia». Di poche parole il dottor Del Vescovo: «Non voglio fare commenti, e non ho mai parlato in vita mia con i giornalisti. Non commento - ha proseguito l'ex medico sociale giallorosso - in generale, e mantengo una linea legata alla mia professione e professionalità. Io sono sempre a favore della società e delle sue direttive. Ripeto, non voglio fare commenti, ma sono molto rispettoso di tutto ciò che gira intorno alla società As Roma». L'unica certezza è che la Roma ha bisogno di lasciarsi alle spalle il momento più difficile degli ultimi anni, voltando pagina.


Tifosi divisi tra incredulità e amarezza

IL TEMPO - Tifosi infuriati, amareggiati, increduli e divisi. Nell'arco di pochi giorni sono passati dalla notizia dell'addio dell'ultima bandiera giallorossa alla notizia, forse anche più incredibile, del caos interno al club. Altro fulmine a ciel sereno. L'inchiesta di Repubblica ha tolto il sorriso a gran parte della tifoseria romanista ma al tempo stesso ha sollevato un mare di dibattiti. «Possibile che tra quelli che sembravano due amici fraterni come Totti e De Rossi ci siano stati questi intrighi?», si sono chiesti in molti. Ed ecco che i due simboli della Roma improvvisamente vengono messi in discussione anche dai tifosi. «Un inferno» per qualcuno, e allora «quell'abbraccio era finto?» Tante, troppe le domande, troppo poche le risposte. Ma su una cosa i tifosi romanisti sembrano veramente uniti: «la società questa volta ha toccato il fondo perché incapace di gestire la squadra, i cosiddetti senatori e anche i capitani, ex ed attuale», scrivono sui social.

«L'inchiesta di Repubblica sulla Roma? L'ho letta stamattina, bisogna vedere cosa verrà fuori, sono rimasto un po' scioccato», la reazione di Pierfrancesco Favino ospite di «Un Giorno da Pecora». L'attore, conduttore e grande tifoso romanista guardando al futuro, ha le idee chiare su chi vorrebbe vedere sulla panchina giallorossa: «Personalmente, vorrei De Rossi». Poi, c'è la sfilza di ex giocatori della Roma ancora innamorati di una squadra che nonostante tutto non si tocca. Giancarlo (Picchio) De Sisti, campione europeo nel 1968 e vicecampione mondiale nel 1970 con la Nazionale italiana ha raccontato che leggendo i fatti recenti non credeva ai suoi occhi: «Mi sembra fantascienza. Totti e De Rossi l'uno contro l'altro è semplicemente assurdo.... nel calcio i problemi di spogliatoio sono all'ordine del giorno, ma così mi sembra veramente troppo!. I tifosi hanno appena finito di piangere per l'addio di De Rossi....non è possibile».

 

 

 

Il ds Petrachi sceglie l’allenatore

IL TEMPO - BIAFORA - Petrachi inizia a costruire la Roma del futuro. Il dirigente è nella Capitale da qualche giorno ed ha dato il via ai primi incontri per risolvere la questione allenatore e pianificare il calciomercato estivo. Uno dei compiti prioritari del ds, convinto di liberarsi dal Torino entro le prossime due settimane, è quello di trovare un tecnico dopo i no di Conte e Gasperini. Insieme agli altri uomini del club si sta ragionando sul miglior profilo su cui puntare, con Sarri in cima alle preferenze, seguito nell'ordine da De Zerbi, Mihajlovic, Gattuso, Giampaolo e dagli stranieri Fonseca e Bordalas. Al momento non trova confermme l'accelerata per il serbo, che nel recente passato ha avuto qualche contatto con Totti: il Bologna vuole ripartire da lui dopo aver conquistato la salvezza e già vengono impostate in sintonia le prime operazioni di mercato. La Roma resta in attesa degli sviluppi su Sarri, fresco vincitore dell'Europa League e desideroso di continuare il lavoro al Chelsea, titubante su un esonero che sembrava ormai certo.

Oltre all'allenatore un'altra urgenza di Petrachi sono le cessioni, dovendo effettuare una cinquantina di milioni di plusvalenze entro il 30 giugno. Tra i giocatori con le valige in mano c'è sicuramente Dzeko, pronto a cambiare aria dopo quattro anni in giallorosso. Il numero 9 è cercato con insistenza dalla nuova Inter di Conte e dalla Bosnia è arrivata la notizia che il ct Prosineski gli ha concesso un giorno di permesso per risolvere la questione prima degli impegni con Grecia e Italia. Dzeko sta già cercando casa a Milano, ma prima della definizione dell'affare le due società devono trovare un accordo sulla valutazione (sopra i 4,6 milioni sarà tutta plusvalenza) e non è da escludere l'opzione di uno scambio.


Conte è ufficialmente il nuovo allenatore nerazzurro

L’Inter annuncia che Antonio Conte sarà il prossimo allenatore della squadra tramite un tweet pubblicato sul profilo ufficiale questa mattina. 


Trigoria non è Suburra ma ora serve fare pulizia

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Fronde più o meno palesi, sfiducia nel tecnico e nei dirigenti, minacce, inimicizie, un’email segreta e poi esoneri, dimissioni, addii e veleni. Il tutto condito da affari, politica, ambiente malato in una città tentacolare. Sembra la trama di una serie tv da non perdere e invece è un anno di Romaricostruito mettendo insieme tanti pezzi diversi da agosto a giugno: alla fine si forma un puzzle desolante, ma per buona parte non molto diverso da quello che tanti altri club vivono nelle stagioni più difficili o sfortunate. A colpire nella ricostruzione dettagliata fornita da «La Repubblica», non sono tanto i piccoli e grandi casi tipici in una squadra che va in crisi, quanto la sensazione netta che intorno o all’interno della società qualcuno abbia interesse a informare per demolire: per strategia (che può portare vantaggi personali ma nessuno al club) o per vendetta. A Trigoria sono state fatte scelte sbagliate, ci sono stati dissidi, liti e fasi caotiche. Ma non ci sono partite truccate o scandali da procura. Non è Suburra. A meno che non ci siano cose in più rispetto a quelle riportate. Il rapporto tra Totti e De Rossi può aver vissuto una fase di incomprensioni, ma dichiarazioni, tweet e abbracci dell’ultimo periodo erano solo fiction? A Totti il compito adesso, se gli verrà consegnato, di aiutare la Roma a tornare in alto. Alla proprietà di non sbagliare scelte di mercato e di organizzare al meglio la società. Magari facendo un po’ di pulizia, non solo nella squadra...


L’amarezza di Totti e la telefonata a De Rossi: “Hanno giocato sporco”. “È tutto falso”

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Dov’eravamo rimasti? A quell’abbraccio a centrocampo e ad una Roma che ronza sempre nei loro pensieri. Tra le prime telefonate che sono giunte ieri in Giappone a Daniele De Rossi c’è stata la sua, quella di Francesco Totti. Poche parole, che hanno sintetizzato lo sconcerto di un tandem che in 18 anni di convivenza nello spogliatoio ha avuto inevitabili frizioni, che però non hanno intaccato il loro affetto di fondo. «Hanno giocato sporco», ha detto Francesco a Daniele – che nega tutto –, sapendo che alcune «verità» si colorano a seconda del contesto in cui vengono raccontate. E così entrambi concordano su due dati di fondo che non sono sfuggiti a nessuno di coloro che seguono la Roma. 1) È noto che Totti da due anni chieda di avere un vero potere decisionale, ma finora è rimasto soprattutto a guardare. Un esempio su tutti: in questa stagione ci sono state due riunioni plenarie ai massimi livelli: a Londra ad ottobre e a Boston a marzo. Ebbene, in nessuna delle due l’ex capitano è stato presente. Impressioni? Poco logico affidare a Totti il ruolo decisivo nella scelta di mandare via il coordinatore medico Del Vescovo e il capo dei fisioterapisti Stefanini. Postilla: ieri quest’ultimo ha affermato due concetti chiave: «De Rossi è un professionista esemplare e non ha deciso Totti il mio allontanamento». 2) Alla luce della ricostruzione di «Repubblica» De Rossi apparirebbe come un personaggio che ha condizionato in negativo la stagione della Roma, che alla fine ha perso circa sessanta milioni per il mancato accesso alla Champions. E come si tiene questa considerazione – sulla carta evidente alla proprietà – col fatto che solo un paio di settimane fa, oltre ad offrirgli un nuovo contratto a gettone – gli hanno proposto di diventare vice ceo del club? Inspiegabile dare un ruolo a uno così «pericoloso». Ecco, di questo e altro hanno parlato ieri i due capitani. E se Daniele – tentato dalla querela e contattato anche dai dirigenti – deve ancora decidere del suo futuro, Totti aspetta solo che la proprietà dia fede alle promesse e lo nomini direttore tecnico, magari contestualmente alla investitura di Petrachi come d.s. A quel punto toccherà a Francesco incidere, sperando di non farsi zavorrare dagli strascichi che questa storia potrebbe avere anche su di lui. Ma nella vita, a volte, si diventa grandi anche passando attraverso le bufere.


Fronde, veleni e liti? Pallotta difende la Roma: “Manovra per colpirci”

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - In mattinata, un comunicato aveva provato a spegnere le fiamme. «Repubblica» scriveva che di De Rossi che guidava la rivolta anti-Totti, parte di squadra e staff contro Di Francesco, Morchi «narcisista», squali pronti a prendere la società e così via? Il club rispondeva di «prendere le distanze dalla ricostruzione» e di «non ritenere attendibile trasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi, e riportate a terzi, delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà». Ma se queste parole sono apparse stoccate di fioretto (e Monchi si è limitato a dire: «Non ne so nulla di questa storia»), ad impugnare la sciabola ci ha pensato il presidente Pallotta, che così si è sfogato.. «Sono tutte stupidaggini, qualcuno sta provando a danneggiare la Roma con continue bugie. C’è gente che vuole il caos. Adesso comincerò a fare pulizia». Parole dure quelle del massimo dirigente giallorosso, che preannunciano un’estate di fuoco per parecchi. Inutile nasconderlo, Pallotta si sente sotto attacco. E a far virare il suo umore verso il basso non sono stati solo i risultati sportivi, molto al di sotto delle aspettative. C’è anche dell’altro, visto che sente volare sopra alla società parecchi avvoltoi che stanno approfittando del momento negativo.

Voci societarie

Non è un mistero che il numero uno della Roma da tempo si affanni a smentire qualsiasi ipotesi di cessione del pacchetto di maggioranza, mentre nota invece come il nome della Roma sia sempre associato a paesi arabi che dovrebbero portare la società verso «leopardiane magnifiche sorti e progressive» che potrebbero fare da specchietto per allodole agli occhi dei tifosi. Non basta. Anche il via libero per lo stadio continua a slittare, nonostante l’ottimismo presidenziale lo porti a immaginare che entro l’estate il Comune possa dare il via libera.

Ricostruzione

Alla luce di tutto questo, è naturale che vedere descritta la gestione di Trigoria come fuori controllo non gli fa piacere, perché da anni ha piazzato uomini di fiducia in tutti i settori, tra i quali appunto quell’Ed Lippie, estensore della famosa mail finita nelle mani di «Repubblica». Ecco, la pulizia probabilmente comincerà proprio da lì, perché l’intendimento dell’uomo el presidente non era certo raccontare un tutti contro tutti, ma provare soprattutto a spiegare come mai una rosa che lo stesso Pallotta ad agosto aveva definito «la più forte della sua gestione», sia finita in questo modo. Troppi infortuni, troppe scelte di mercato sbagliato, troppo deteriorato il feeling con Monchi. Ma se a questo si aggiungono ricostruzioni che descrivono il capitano della squadra teso a fare i suoi interessi (la diatriba per l’arrivo di Nzonzi), pronto ad aizzare i senatori contro l’allenatore (sul gioco proposto da Di Francesco) e in gradi di mettere sotto i piedi anche l’amicizia con Totti, allora per il presidente la misura è colma, anche perché De Rossi voleva fare vice Ceo. Perciò occorrerà fare la voce grossa e cercare di scovare anche chi ha fatto parlare male della Roma. Solo a questo punto – tra nuovo allenatore e nuova dirigenza – si potrà ricominciare la ricostruzione. Avviso ai naviganti: ben presto (forse oggi stesso) il presidente fornirà la sua interpretazione dei fatti e renderà note alcune linee guida del prossimo futuro. Certo, anche ieri Roma si è rivoltata contro di lui e Baldini a suon di nuovi striscioni, ma non c’è nessuna intenzione di gettare la spugna.

 

DiFra e i suoi senatori

I titoli di coda è doveroso lasciarli a Eusebio Di Francesco, che sulla presunta fronda dei senatori contro di lui ha replicato con un sorriso: «Sono gli stessi ragazzi che mi hanno portato in semifinale di Champions un anno fa». Già. Eppure mai come adesso pare che sia passato un secolo.