Serie A. L'Atalanta passa a Napoli e raggiunge il Milan al quarto posto

Grande impresa dell'Atalanta che vince 2-1 al San Paolo contro il Napoli. I bergamaschi erano andati sotto nel primo tempo col gol di Mertens al 28' ma poi l'ingresso di Ilicic nella ripresa ha cambiato tutto. Pareggio di Zapata al 69' e rete della vittoria per gli ospiti siglata da Pasalic all'80' proprio su assist dell'ex azzurro. Gli uomini di Gasperini sono ora al quarto posto a pari punti col Milan anche se i rossoneri hanno gli scontri diretti a favore. La Roma scende così in sesta posizione ad un punto dalle quarte.


Allenamento Roma. Squadra di nuovo a Trigoria martedì alle 11

La Roma tornerà ad allenarsi martedì alle 11 in vista della sfida di domenica contro il Cagliari. I giallorossi sono reduci dal pareggio di San Siro per 1-1 contro l'Inter e mister Ranieri ha concesso loro di passare Pasqua e Pasquetta in famiglia.


Inter-Champions a piccoli passi

LA GAZZETTA DELLO SPORT - LICARI - Ma sì, in fondo bene così per Inter e Roma. Il Milan non va oltre il pari a Parma, la Lazio si fa malissimo da sola, l’Atalanta non è attesa da una gita di Pasquetta a Napoli. E se non fosse per il Torino – davvero minaccioso per come sta risalendo la classifica – sarebbe stato quasi un successo totale. Ma questo 1-1 è lo stesso un buon risultato: s’è capito dal finale all’insegna del «meglio non rischiare che domani è festa» e dai sorrisi dei tecnici dopo il 90’. I nerazzurri consolidano terzo posto e Champions, sebbene se la vedranno con l’indecifrabile Juve di questi tempi. I giallorossi restano agganciati alle loro speranze e inoltre sono attesi dal Cagliari, impegno non impossibile. Tutto questo mentre Torino-Milan potrebbe somigliare a una semifinale. Insomma, non è stata una brutta serata. Un tempo a testa, nel primo domina la Roma trascinata da Dzeko, con El Shaarawy goleador, nel secondo meglio l’Inter, con Perisic che pareggia dopo l’entrata di Icardi.

SISTEMI UGUALI E DIVERSI Qualche domanda naturalmente resta in piedi. Se Dzeko fosse stato mostruoso per tutti i 90’. Se Icardi avesse giocato dall’inizio. Se Nainggolan e Zaniolo fossero stati loro e non le controfigure meno riuscite. Se, soprattutto, la Roma avesse mantenuto intensità e distanze del primo tempo. Di sicuro quei 45’ sono stati una bella dimostrazione di organizzazione e praticità. Si confrontavano due sistemi nominalmente identici, 4-2-3-1, ma del tutto diversa era l’interpretazione. Da un lato l’Inter con Lautaro in versione Icardi, molto attaccante «in attesa del pallone in area». Dall’altra la Roma con Dzeko nelle vesti del centravanti arretrato che fa girare palla e manovra, un regista ispirato. Alternativi anche i trequartisti: Nainggolan che sembra fare gran movimento, trasformandosi quasi in mezzala, ma stringi stringi niente, e Pellegrini che dall’altra parte si schiaccia su Dzeko.

ROMA PADRONA In questa scacchiera tattica è la Roma che si muove meglio perché più furba e meglio messa in campo. Ranieri lascia che sia Spalletti a fare la partita. Tanto ha capito che la frenesia degli attacchi può essere, se non neutralizzata (Lautaro colpisce subito un palo), almeno controllata con una difesa ben chiusa e i due mediani (Nzonzi e Dzeko) che sbarrano i corridoi interni. Riconquistata palla, però, Dzeko sembra un «10» nato per come difende il possesso e lancia il compagno meglio piazzato. L’Inter è fragile sulla sua destra e lì la Roma colpisce con uno scatenato El Shaarawy che si libera in fila indiana di D’Ambrosio, De Vrij e Vecino e scarica sull’angolo lontano. A questo controllo del territorio, Ranieri aggiunge un’altra mossa intelligente alla quale Spalletti non risponde subito: il 4-2-3-1 diventa 4-3-3 per recuperare Pellegrini in mezzo e togliere a Nainggolan le residue speranze di libertà e superiorità a centrocampo. L’Inter non va oltre attacchi un po’ frettolosi e tende a schiacciarsi sul limite dell’area, facendo poco movimento.

RECUPERO INTER Non è chiaro se si tratti di appagamento, o se nell’intervallo l’Inter trovi la soluzione: tutto all’improvviso cambia. Non è colpa del cambio Zaniolo-Under, perché il turco meritava di uscire, ma di sicuro la Roma ora si chiude con dieci uomini e a Dzeko non può riuscire il gioco di fare la sponda per le incursioni: i compagni sono e restano dietro la linea, più preoccupati di difendere. E poi è l’Inter che si aggiusta grazie alla regia di Borja Valero al quale nessuno va a disturbare il palleggio a tutto campo: ecco, a questo poteva servire il «finto» trequartista, a fare da schermo, ma è il senno di poi.

PARI PERISIC Libero Borja, e con Vecino che può aggiungersi in fase d’attacco, la Roma finisce per abbassarsi sempre più. Mobilissimo Asamoah, recuperato D’Ambrosio, risvegliato Perisic, infine dentro Icardi per Nainggolan, il 4-2-3-1 con doppia punta argentina diventa insostenibile per Fazio e compagni. Sul cross di D’Ambrosio la difesa giallorossa si sistema male (per Ranieri la responsabilità maggiore è di Cristante), in ogni caso Perisic arriva da dietro, indisturbato e libero di scegliere come colpire. Il salvataggio di Handanovic sigilla il risultato. Dal punto di vista del gioco e dell’intensità l’Europa resta lontana, dall’altra parte della Luna, come diceva Dalla dell’America. Ma in classifica Roma e Inter sono qualche chilometro più vicine.


Braccio Borja, non è rigore. Su El Shaarawy assistente ok

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Al 9’ Mirante para sulla linea di porta il colpo di testa di Lautaro Martinez: nessun dubbio, c’è la goal line technology. Al 28’ cross di Florenzi dalla sinistra respinto da Borja Valero: proteste romaniste per un tocco con il braccio un po’ largo, ma lo spagnolo interviene prima di testa. Guida concede il calcio d’angolo, il Var Calvarese conferma. Scelta corretta. Al 40’ azione confusa nell’area romanista. El Shaarawy subisce fallo da Borja Valero, poi il pallone finisce a D’Ambrosio che viene steso in area da Kolarov. L’arbitro indica subito il dischetto, ma con un tempismo lodevole il secondo assistente (Valeriani) gli segnala l’irregolarità precedente, così Guida può cambiare decisione senza creare troppi equivoci. Al 42’ Mirante non trattiene un tiro di Politano, sul pallone si avventa Lautaro chiuso da un intervento in scivolata di Fazio molto rischioso. Guida concede il calcio d’angolo. Nel settore finale della gara, mancano un paio di punizioni sulla trequarti per l’Inter, ma sono corrette le tre ammonizioni comminate. Partita corretta, anche grazie alla direzione dell’arbitro Guida.


Ranieri: «Volevo vincerla, ma va bene»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Il rosario della quotidianità, forse, lo costringerà a infiniti esercizi di pazienza. D’altronde, basta scorrere la rassegna dei titoli di tutti i giornali: «Il sogno Conte, la suggestione Mourinho, il fascino Gasperini, l’idea Giampaolo, la maestria Sarri, l’esotismo Jardim e Fonseca». Eppure sulla panchina della Roma c’è un signore che si chiama Claudio Ranieri, che ha preso la squadra nelle secche della malinconia e l’ha rilanciata fino alle soglie di quella zona Champions League che fino a poche settimane fa sembrava un miraggio. Non si atteggia a profeta, non pretende di avere un futuro a tutti i costi, eppure ha parecchie chance di raggiungere l’obiettivo che gli è stato assegnato. Nelle ultime tre partite la squadra giallorossa ha conquistato 7 punti, subendo solo una rete firmata Inter. Quasi un trionfo per una squadra che sembrava diventata la banda del buco. Se Perisic non avesse infranto il muro (quanta nostalgia per quel Manolas che si è fermato proprio nel riscaldamento per un problema all’adduttore), la Roma sta dimostrando che le basta un gol, adesso, per conquistare i tre punti. Sarà contento «mastro» Ranieri? Solo in parte.

RIMPIANTO «Eravamo venuti qui per cercare di vincere, potevamo capitalizzare di più e attaccare meglio – spiega l’allenatore –. Siamo stati troppo schiacciati nella nostra metà campo nel secondo tempo, l’Inter è stata brava a non farci ripartire, anche a volte facendo fallo. Ma venire a San Siro prendendo un punto e cercare di vincerla ci può stare. Un calo fisico? Non credo tanto questo, anche se chiederò ai ragazzi. Sappiamo però che l’Inter negli ultimi 15 minuti è una delle squadre che ha fatto più gol, sapevamo che nel secondo tempo sarebbe stata più dura. Abbiamo risposto per quel che potevamo, ho chiesto di giocare senza paura, di voglia di far vedere che ci siamo». Il rimpianto c’è anche sul gol. «Ne avevamo parlato a fine primo tempo, Vecino era l’uomo che si inseriva sempre senza palla e doveva inseguirlo un centrocampista. Florenzi ha preso quello più vicino alla porta lasciando quello più esterno, ma doveva essere Cristante a seguire il centrocampista. In ogni caso credo comunque che ora giochiamo da squadra, è quello che gli chiedo. Se abbiamo forza, tiriamo fuori le nostre qualità che non sono poche. In generale comunque sono soddisfatto, visto che nel finale è stato Handanovic a fare la parata della partita, mentre Mirante, tranne che su Lautaro, ha fatto solo ordinaria amministrazione. Il presunto rigore di Borja? Lasciamo stare la Var. Ma perché in certi casi non si va almeno a rivedere l’azione».

CRISI ZANIOLO Tra l’altro Ranieri in questo momento non può contare neppure sul miglior Zaniolo. «Non sta attraversando un periodo d’oro. Forse ha sofferto San Siro; è la prima volta che tornava contro l’Inter. Certo, mi aspettavo di più da lui, ma ci può stare. Intanto ho dato fiducia a Nzonzi, chiedendogli di essere una piovra e lui l’ha fatto». L’ultima metafora, in perfetto stile Allegri, è a quattro zampe. «L’importante è essere tornato nel blocco delle squadre che si giocheranno la qualificazione in Champions – conclude Ranieri –. I cavalli di razza si vedono all’arrivo: ora siamo usciti dall’ultima curva. Vediamo che cosa succederà nel rettilineo finale».


Florenzi rivela: «Diamo il 120% per l'allenatore»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Guardiani di un castello. L’immagine del nuovo corso Roma la dà Alessandro Florenzi, ieri sera capitano della sua Roma per l’assenza di De Rossi: «Con Di Francesco li avremmo aggrediti alti, in pressing. Con Ranieri abbiamo un castello da difendere, in cui non deve entrare nessuno, e tutti e undici dobbiamo difenderlo. Ci abbiamo messo qualche gara ad adattarci, ma ora ci siamo e daremo il 120 per cento. Avevamo perso un po’ di vista la carreggiata centrale che ci porta al nostro obiettivo, ma ora siamo tornati in pista». Dal castello, poi, si può uscire per delle scorribande, come quella di Stephan El Shaarawy, sei gol nelle ultime 7 a San Siro, 10 in campionato: «La doppia cifra era un obiettivo, sono contento di averla raggiunta. Ma a livello di squadra conta prendere pochi gol, ci stiamo riuscendo. Nella ripresa dovevamo aiutare di più Dzeko, ma ci portiamo a casa il punto». Preso senza Manolas, fermato da un risentimento muscolare. E col Cagliari mancheranno anche gli squalificati Zaniolo e Cristante.


Carica Spalletti: «Punto prezioso, però si poteva fare qualcosa di più»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - ANGIONI - Un altro mattoncino. Un altro chilometro in meno al traguardo con il naso sempre davanti agli altri. L’Inter poteva spaccare definitivamente la corsa Champions, ma tenere la quinta, cioè la Roma, a 6 punti di distanza (aspettando l’Atalanta, che vincendo a Napoli può andare a -5), è comunque un’eccellente garanzia per il futuro prossimo.

GIUSTO Ecco perché Luciano Spalletti, che era carico già venerdì prima della sfida ai giallorossi, mantiene la testa alta anche dopo il pareggio di San Siro: «È un risultato giusto e per come si era messa la partita prezioso – ammette l’allenatore nerazzurro –. Abbiamo avuto occasioni, siamo stati con i terzini aperti in fase difensiva e questo è un problema. Abbiamo attaccato ma abbiamo anche lasciato degli spazi senza restare ordinati. Questo è un po’ il nostro tallone d’Achille, però va bene così, perché la Roma si è abbassata ulteriormente dopo il vantaggio, era a 10 metri dall’area, e non c’erano spazi. Ci hanno lasciato il giro-palla, ma poi ripartivano sempre molto velocemente, con Dzeko bravo a smistare il gioco. Nella ripresa siamo stati più ordinati e pazienti, giocando meglio. Si poteva fare di più, certo, perché abbiamo sbagliato dei palloni che non vanno bene per il livello dell’Inter».

MATCH POINT E il discorso Champions League? Alla vigilia si era parlato di match point nerazzurro, ora sfumata l’occasione piena ci sono comunque 90 minuti in meno da giocare. Spalletti sorride, ci pensa su e poi dice: «Questo pareggio lascia le cose invariate dal punto di vista delle nostre possibilità di entrare in Champions – continua il tecnico –, è vero che adesso c’è una partita in meno ma quando giochi in casa devi sempre provare a vincerle». Nelle ultime tre partite a San Siro contro avversarie dirette (Lazio, Atalanta e Roma) l’Inter ha fatto solo 2 punti, ma l’obiettivo coppa dalle grandi orecchie è rimasto là. Quella coppa che è sempre nei pensieri nerazzurri, compresi ovviamente quelli di Beppe Marotta: «Dobbiamo raggiungere la Champions – ha detto l’a.d. sport nerazzurro –, è il Dna di questa società che ci obbliga a uno sforzo per ottenere questo traguardo, poi pianificheremo con calma, non ci sono solo considerazioni economiche ma è anche un traguardo sportivo che ha una valenza superiore».

ALTI E BASSI Un punto e tre personaggi: nella notte di San Siro Borja Valero è stato uno dei migliori, Perisic ha superato l’esame, Nainggolan è stato bocciato. Anche Spalletti, a modo suo, dà i voti ai tre nerazzurri. Prima Borja: «È stato bravo, non solo come costruzione, ma anche in fase difensiva ha fatto una grande partita». Ecco Nainggolan: «Non so quale problema abbia avuto Radja. Ha fatto poco, non riusciva ad imporre le sue qualità. Lui ci teneva tantissimo a questa partita, ma a volte la condizione mentale produce un effetto contrario». Infine Perisic: «Ivan è un calciatore che a noi fa comodo perché alza il livello della squadra. Certo, a volte ha delle letture originali perché riceve palla sulla trequarti e invece di puntare l’avversario torna indietro, ma stavolta è servito e ha avuto un grande merito sul gol».


Petrachi si libera dal Torino ma Massara resta in sella

IL TEMPO - BIAFORA - Petrachi è pronto a dire addio al Torino e spera di ripartire da Roma. Dopo oltre nove anni passati alla guida del ramo sportivo della società, il dirigente è vicino alla separazione con il club granata a causa di alcuni contrasti con Cairo. Il presidente dei piemontesi, che nel dicembre del 2017 aveva fatto firmare al ds un contratto fino a giugno 2020 e pensava ad un ulteriore rinnovo, è intenzionato ad esonerarlo a fine stagione a causa di alcune incomprensioni emerse recentemente su vecchie operazioni di mercato. Petrachi, dopo gli ottimi risultati di questa stagione (in caso di vittoria nel prossimo turno i suoi aggancerebbero il Milan), ha voglia di confrontarsi con una realtà più grande e auspica una chiamata della Roma, ben conscio che per liberarlo dal Toro Cairo vuole un risarcimento di natura economica, magari con un’operazione simile a quella che ha portato due anni fa Di Francesco e Defrel dal Sassuolo alla Capitale. Il dirigente leccese, che potrebbe essere sostituito dalla coppia Ventura-Bava a Torino, ha incontrato Pallotta a Boston nelle scorse settimane ed insieme a Campos è uno dei candidati a poter assumere un ruolo di natura tecnica accanto a Massara. Al momento però ci sono diverse anime all’interno della Roma e l’opzione più probabile è una permanenza dello stesso Massara nella posizione di direttore sportivo: le sue quotazioni sono in netto rialzo negli ultimi giorni e tutti a Trigoria spingono per una sua conferma come attore protagonista con pieni poteri. Dall’esterno è da evidenziare la spinta di Baldini, che ha consigliato al presidente americano di portare una nuova figura all’interno della dirigenza, cercando di rimediare all’errore fatto con Monchi. Vista la difficoltà di arrivare a Campos, blindato dal presidente del Lille, e con Mislintat già assunto dallo Stoccarda, Baldini sta proponendo con insistenza Petrachi, anche se persone a lui vicine assicurano che non è possibile considerarlo in pole position nella corsa alla poltrona giallorossa. A supportare Massarac’è anche Totti, che accanto all’ex delfino di Sabatini avrebbe la chance di crescere ulteriormente nella nuova veste dirigenziale, anche se non è stata ancora definito alcun incarico preciso per lui. Nel corso del pre-partita della sfida con l’Inter il ds ha dribblato qualsiasi domanda sul proprio avvenire, limitandosi a parlare della situazione legata a Dzeko, al centro di numerose voci di mercato negli ultimi tempi: “Ci appoggiamo completamente ad Edin, lui fa parte dei nostri progetti futuri. Anche se non ha fatto tanti gol quest’anno, ha fornito prestazioni, ha lavorato per i compagni. Nel finale di stagione porterà a casa i gol Champions”. La decisione definitiva è in mano a Pallotta: nei suoi uffici del Massachusetts ha avuto un approfondito faccia a faccia con Massara, con il quale ha analizzato ogni criticità della stagione ed ha iniziato a pianificare il futuro, parlando di allenatore, calciomercato e rinnovi di contratto dei giocatori. Sul fronte del tecnico non ci sono novità, i nomi di Conte e Sarri sono i preferiti, Gattuso, Giampaolo e Gasperini le alternative, con Ranieri jolly di riserva. Nelle settimane a venire è attesa una doppia scelta di fondamentale importanza per la Roma.


La Roma mette il punto

IL MESSAGGERO - TRANI - La Roma c'è e corre ancora per prendersi il 4° posto. Ranieri resta imbattuto contro Spalletti e spaventa l'Inter: 1 a 1 di sostanza nella notte passata a San Siro. Il pari non cambia la classifica: il Milan, a 5 giornate dal traguardo, ha sempre il vantaggio di 1 punto (e quello negli scontri diretti). Ma i giallorossi sembrano attrezzati per giocare da protagonisti la volata. Il comportamento è di nuovo da squadra.
ATTEGGIAMENTO DA BIG - Totti si siede tra gli il ds Massara e il vicepresidente Baldissoni. Anche De Rossi, da indisponibile, è in tribuna a San Siro. I capitani spingono dall'alto la Roma nella rincorsa. Ranieri, in campo, conferma il 4-2-3-1 equilibrato delle 3 partite che hanno preceduto lo scontro diretto di Milano. Manolas si ferma nel riscaldamento, fastidio all'adduttore, e lascia il posto a Jesus. In difesa tornano e attaccano i terzini Florenzi e Kolarov, a centrocampo rientra Nzonzi e mette il fisico e l'esperienza nel tandem con Cristante, Pellegrini è alle spalle di Dzekocon Zaniolo inizialmente in panchina. Nel tridente, a sinistra Under ritrova il posto da titolare dopo 3 mesi abbondanti (gara con il Torino all'Olimpico del 19 gennaio) e a sinistra c'è ancora El Shaarawy. Il sistema di gioco è abbastanza spregiudicato e compatto. Accanto a Cristante e Nzonzi si abbassano Under ed El Shaarawy, con Pellegrini che, nel 4-4-1-1, si piazza tra la linea dei centrocampisti e Dzeko, per poi tornare a fare la mezz'ala, sul finire del primo tempo, nel 4-3-3. Fa pressing e si inserisce, con dinamismo e qualità. Spalletti, invece, esclude in partenza Icardi, schierando Lautaro, e propone il 4-2-3-1, con Borja Valero e Vecino in mediana, Politano e Perisic esterni offensivi, l'ex Nainggolan trequartista. In difesa D'Ambrosio, de Vrij, Skriniar e Asamoah che sbandano già in avvio per l'intraprendenza di Under e Pellegrini. E faticano contro Dzeko che sembra ispirato. Detta i tempi e le giocate.
PARTENZA LANCIATA - Il centravanti ha subito la chance, su appoggio di Kolarov, per sbloccare il risultato: il destro, con l'esterno, è però lento e centrale. Dzeko ricambia e acchitta il pallone al compagno: sinistro potente, ma largo. L'Inter replica: cross di Politano, girata di testa di Lautaro e paratona di Mirante che devia sul palo. San Siro, però, scatena El Shaarawy. Che, accentrandosi da sinistra, salta D'Ambrosio e Vecino prima di piazzare il destro a giro da fuori per il vantaggio: 6° gol nelle ultime 7 partite a Milano. El Shaarawy ci prende gusto: Handanovic respinge. Under, invece, soffre l'esuberanza di Asamoah che spinge a sinistra. Fazio fa muro. Protesta l'Inter alla fine del primo tempo per il fallo in area di Kolarov su D'Ambrosio. Guida assegna il rigore, ma cambia in fretta idea per il precedente fallo di Borja Valero su El Shaarawy, segnalato dall'assistente Valeriani. In attesa dell'intervallo, chiusura decisiva di Fazio su Vecino.
CORREZIONE NECESSARIA - Ranieri comincia la ripresa con Zaniolo per Under che chiude il 1° tempo con la lingua di fuori. Pellegrini spreca la palla per raddoppio proprio su apertura di Zaniolo: sinistro a lato. Interviene Spalletti: Icardi, applaudito e anche fischiato, per Nainggolan, mai in partita. Ora Lautaro fa il trequartista. La mossa è efficace: l'Inter pareggia, colpendo la Roma, diventata timida e passiva, sul lato debole. Cross di D'Ambrosio per il colpo di testa vincente di Perisic, ignorato da Florenzi. Fuori Lautaro, dentro Joao Mario. Tocca a Kluivert, esce Pellegrini. Zaniolo ora fa il trequartista. Keita per Politano. Handanovic, prima del recupero, vola su Kolarov e blinda il 3° posto dell'Inter (+ 5 sul Milan) e impedisce ai giallorossi di salire al 4°.


Il lampo del Faraone e il buio diagonale

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Mettetela come vi pare, ma da quando Edin Dzeko gli ha passato la sveglia negli spogliatoi di Ferrara, sabato 16 marzo, Stephan El Shaarawy sembra un altro. Anzi, è un altro. Uno meglio di quello di prima, a giudicare dai fatti. Più determinato, meno lezioso, più cattivo. E il gol realizzato in casa dell'Inter, dopo quell'assist da fantascienza dell'altra settimana confezionato contro l'Udinese proprio per l'amico bosniaco, lo sta a confermare. Una rete bellissima, frutto di un destro avvolgente, seducente, letale dopo una doppia finta da urlo. Una vera prodezza, in poche parole. Decimo centro in campionato, miglior cannoniere della Roma. Più prolifico anche di Dzeko. Che, dicono, nonostante le incomprensioni (eufemismo...) di metà marzo adora giocare con il Faraone al fianco.

 

LA SOLITA DORMITA - Edin è uno che non solo sa giocare al calcio, ma che anche si intende di calcio, e quelli bravi li sa riconoscere: ecco perché, se fosse per lui, Elsha sarebbe sempre in campo. Non che SES nel recente passato abbia dovuto faticare più di tanto per rimediare una maglia da titolare: con Eusebio Di Francesco aveva il posto praticamente assicurato e con Claudio Ranieri, dopo qualche incomprensione iniziale e un modulo forse non adattissimo alle sue qualità, è stato costantemente presente. E pensare che nell'immediata vigilia della partita di San Siro il Faraone era entrato nella lista degli uomini in dubbio per via di un problemino muscolare (strano...): nulla di grave, però, a giudicare dalla sua convincente prestazione milanese. In linea, soprattutto nella prima parte, con quella della Roma tutta. Una squadra, finalmente. Una squadra che, nonostante tutto, continua a prendere sempre gli stessi gol. Tipo, quello sul secondo palo di testa su cross proveniente dalla corsia opposta. Una specialità di Karsdorp, per intenderci, andata in scena anche con l'olandese a casa per infortunio. Cambiano gli interpreti, ma non cambia la sostanza. E la faccenda comincia ad avere dell'incredibile, se non fosse che è credibilissima. Peccato, perché quell'errore, il solito buio in fase di diagonale difensiva, ha impedito a Ranieri di tornare nella Capitale con il bottino pieno. Il punticino serve solo a restare in scia del Milan quarto, non a entrare in Champions: ecco perché quel retrogusto di occasione perduta un po' rimane. Il fischio finale del campionato è ancora lontano: ora è vietato perdere tempo con i rimpianti, però.


Ranieri, la gioia e il rammarico: «Troppo schiacciati nella ripresa»

IL MESSAGGERO - TRANI - «I cavalli si vedono all'arrivo e noi siamo rientrati nella corsa». Ranieri sorride e, uscendo da San Siro, da appuntamento alla platea sul traguardo. Lo ascoltano i rivali e i suoi giocatori. Claudio da San Saba vede la Roma al galoppo nella corsa Champions. Il punto di San Siro non basta per il sorpasso sul Milan, ma certifica la continuità del suo gruppo: 4° risultato utile consecutivo per la risalita in classifica. Nella notte dello scontro diretto con l'Inter, capace di blindare il 3° posto, guadagna 1 punto sulla Lazio scivolata all'8° e tiene soprattutto il ritmo dei rossoneri che resistono al 4°.

 

MEZZA PRESTAZIONE - Ranieri rimane imbattuto contro Spalletti, affrontato 5 volte in serie A e si accontenta del pari, perché non può negare la flessione della Roma nella ripresa: Eravamo venuti qui per cercare di vincere, potevamo capitalizzare di più e attaccare meglio. Siamo stati troppo schiacciati nella nostra metà campo nel secondo tempo, l'Inter è stata brava a non farci ripartire facendo fallo. Ma venire a San Siro prendendo un punto e cercare di vincerla ci può stare. Non è tanto un calo fisico, sappiamo che loro, negli ultimi 15 minuti, fanno più gol di altre squadre. Nella ripresa abbiamo risposto per quel che potevamo, ho chiesto ai ragazzi di giocare senza paura». Mirante, dopo 2 clean sheet consecutivi, è tornato a subire gol. Distrazione difensiva che non è piaciuta all'allenatore: «Ne avevamo parlato, Vecino era l'uomo che si inseriva sempre senza palla e doveva inseguirlo un centrocampista. Florenzi ha preso quello più vicino alla porta lasciando quello più esterno». Prima incolpa Zaniolo, poi rivede le immagini e indica come responsabile Cristante. «Mi piace però la Roma che finalmente sa essere squadra. Se abbiamo forza tiriamo fuori le nostre qualità, abbiamo gente forte sugli esterni». Sui singoli è inequivocabile: «Zaniolo non attraversa un periodo d'oro. Ha sofferto San Siro. Mi aspettavo di più. Nzonzi, invece, è stato di riferimento per la squadra. Under sta uscendo, ho voluto vedere come stava». Nzonzi non si sbilancia sul futuro: «Adesso non conta, siamo nel clou della stagione». Florenzi avvisa il Milan: «Stiamo bene fisicamente e possiamo prenderci il 4° posto». In più, da capitano, difende Olsen.

EX SINCERO - Spalletti, intanto, va a dama. E ammette che «il risultato è giusto». Spiega: «Abbiamo anche avuto occasioni, ma abbiamo lasciato degli spazi. Questo è il nostro tallone d'Achille. In generale, si poteva fare di più, abbiamo sbagliato dei palloni che non son consoni per il livello da Inter. Però, ripeto: è un risultato prezioso, anche vista come si era messa». La firma è di Perisic: «Ha delle letture originali, a noi fa comodo».


Petrachi torna in pole per il ruolo di ds

IL MESSAGGERO - Il 1° step per la stagione che verrà è il nuovo ds. Pallotta ancora non lo ha ufficializzato e,dopo il vertice di Boston con Baldini e Massara, ha deciso di aspettare qualche giorno. Subito dopo Pasqua, però, il presidente tirerà le somme sui candidati. In pole, ormai da qualche giorno, c’è Petrachi: l’attuale ds del Torino ha già avvertito il presidente Cairo di essere pronto ad accettare l’offerta del club giallorosso. Ai dirigenti della Roma ha dato la disponibilità a lavorare con Campos, sempre meno convinto di lasciare Lille, e con Massara che resterà con un incarico diverso, probabilmente responsabile dell’area scouting. Petrachi è stato indicato a Pallotta dal management di Trigoria. Anche Baldini ha parlato con il ds granata che può diventare la chiave per arrivare a Conte, cioè l’allenatore sul quale sta lavorando la proprietà Usa. Petrachi, amico dell’ex Chelsea, si è attivato. L’alternativa principale a Conte rimane Sarri che, non ha la certezza di essere scaricato da Abramovich.