Il disastro di Monchi

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - La Roma perde in casa per il terzo anno consecutivo contro il Napoli e questa volta in maniera netta sia nel punteggio che nel gioco e nell’atteggiamento. Il 4-1 rispecchia perfettamente l’attuale divario che c’è tra le 2 squadre al netto di infortuni, condizione fisica precaria dei singoli e degli errori enormi commessi da alcuni giocatori.

Inutile soffermarsi su una partita nata male e proseguita peggio con un unico balurme nel buio: il rigore concesso per un netto fallo di Meret su Schick e trasformato dal nuovamente implacabile dal dischetto Diego Perotti.

Per il resto, è la saga degli orrori: sin dal primo minuto quando Verdi fa un comodo lob per Milik, che ha il tempo di stoppare di tacco, girarsi e tirare in piena area di rigore senza esser disturbato con Olsen che rimane sorpreso.

Primo tempo a ritmi bassi ma con gli ospiti in totale controllo del match sin quando Schick non anticipa l'estremo difensore napoletano, che lo stende e l'arbitro Calvarese concede un sacrosanto penalty.

Si chiude così la prima frazione di gara e ci si aspetta che i giallorossi tornino in campo vogliosi di imporsi o almeno di provarci ed invece è nuovamente la squadra di Ancelotti a guidare l’incontro. Alla prima azione, anche stavolta, i partenopei vanno avanti per la seconda e definitiva volta.

Callejon aggira Kolarov senza faticare troppo e mette in mezzo un pallone destinato a finire tra le braccia di Olsen, che invece se lo passare sotto le ascelle e la sfera termina sui piedi di Mertens, che non ci sperava neanche. Poco dopo, arriva il colpo di grazia targato Verdi (che si è fatto perdonare dopo una conclusione addosso al portiere romanista che chiedeva solo di esser spedita in rete). Bravo Fabian Ruiz a superare De Rossi ed a mettere al centro dell’area di rigore, dove oltre all’ex Bologna ci sono altri 2 compagni ed il solo Kolarov per i giallorossi. L’esterno napoletano ha il tempo di controllare ed indirizzare il pallone alla destra del numero 1 romanista, che non può far molto.

Quarta ed ultima marcatura firmata da Younes, subentrato a Mertens, infortunatosi poco prima. L’ala di origine tedesca si libera dell’intera retroguardia romanista, tira in porta ma Olsen respinge, la palla finisce ancora sui suoi piedi e questa volta non sbaglia e trova la gloria personale.

Il Napoli non ha mostrato un gioco spettacolare o schiacciato nettamente la Roma ed è questa la cosa più grave. Gli è bastato fare un pò di “accademia” in mezzo al campo e lanciare le punte al momento giusto, visto che gli spazi erano sconfinati ed i giallorossi correvano a vuoto e nella ripresa erano anche piuttosto stanchi.

A fine gara, Ranieri parlerà di una squadra in condizioni precarie e con troppi infortuni avuti nel corso della stagione che non hanno permesso ai suoi calciatori di allenarsi con regolarità. Certamente, questo ha influito molto anche se probabilmente le responsabilità sono da ricercare in chi questa rosa l’ha costruita negli ultimi 2 anni.

Se andiamo a rivedere l'organico che aveva a disposizione Luciano Spalletti il giorno del suo addio nell'estate 2017 e lo confrontiamo con quello attuale, ci rendiamo conto di quanto il depauperamento tecnico sia evidente. Eppure i soldi spesi in queste ultime 2 stagioni sono quasi un record assoluto per la storia giallorossa. Szczęsny, Rudiger, Nainggolan, Strootman, Paredes, Salah, Alisson, Mario Rui, Emerson Palmieri sono alcuni dei nomi in organico in quella squadra ed al loro posto in questi 2 anni sono arrivati Olsen, Mirante, Fuzato, Santon, Karsdorp, Moreno, Marcano, Kolarov, Gonalons, Cristante, Nzonzi, Coric, Zaniolo, Pastore Under, Defrel e Schick. Il paragone risulta impietoso eppure per comprare questi giocatori dell’era Sabatini era stata spesa una cifra nettamente inferiore a quella messa a disposizione dalla società capitolina per i secondi.

Si continua a mettere sul banco degli imputati Eusebio Di Francesco (anche lui arrivato su esplicita richiesta di Monchi) per gli infortuni, una preparazione non all’altezza e per gli scarsi risultati.

Se però facciamo mente locale, da quando sono arrivati gli americani, i preparatori atletici sono cambiati con una cadenza al massimo biennale e nessuno ha dato grandi risultati; il medico sociale e molti fisioterapisti sono stati mandati via insieme al tecnico ed al direttore sportivo dopo 7 anni ed il presidente Pallotta ha dato loro grandi responsabilità dell’annata negativa sotto questi aspetti.

La dirigenza della Roma ha sempre detto di non considerare i primi 2 anni perché quelli erano di “assestamento” e quindi dal terzo anno in poi il club giallorosso ha sempre ottenuto il secondo o il terzo posto pur non portando a casa nessun titolo ma in ogni caso rimanendo stabilmente sul podio.

La scorsa estate, lo stesso Monchi disse che il primo mercato non era stato completamente suo ma bisognava giudicarlo dal secondo in poi ed infatti anche Sabatini ha sempre dichiarato che sino al passato campionato, riteneva la Roma ancora una sua creatura.

Ecco, nella prima ed a questo punto unica stagione vera in cui il ds spagnolo ha avuto totale carta bianca per fare mercato è riuscito nell’impresa più unica che rara di far fare alla società capitolina 3-4 passi indietro. Per rimediare agli errori dell’attuale direttore sportivo del Siviglia servirà una struttura societaria che si consolidi con alla guida persone preparate e che sappiano perfettamente come gestire una situazione del genere.

Servirà un ds magari non "di grido" come lo era Monchi ma che sappia dove mettere le mani e ricostruire dalle macerie e probabilmente ridisegnare l’organico in maniera quasi completa.

Dulcis in fundo ma a Roma è forse l’elemento cardine, bisognerà trovare un allenatore di spessore e non un buon tecnico in rampa di lancio. Se Di Francesco è stato fatto fuori dopo un anno e mezzo e la piazza la conosceva perfettamente per averci giocato, quanto potranno durare Gasperini, Giampaolo e lo stesso Sarri che ha bisogno di tempo e pazienza per fare apprendere il suo credo calcistico?

Quest’estate, al 99%, la Roma si ritroverà nuovamente senza i soldi della Champions League e dovrà nuovamente ripartire da 0 come accadde nel 2013. Al netto dei tanti errori e del mancato salto di qualità, anche per esigenze societarie, fu molto bravo Sabatini a costruire una rosa che arrivò appunto nell’estate 2017 ad avere tra le sue fila probabilmente il più forte centrocampo della serie A, un ottimo attacco ed una difesa che puntellata meglio avrebbe potuto regalare grandi soddisfazioni.

Questo scrivevamo il 28 agosto del 2018 e fummo, purtroppo, facili profeti: La Strategia di Monchi


Roma, numeri da brividi. Di questo passo si rischia anche l’Europa League

INSIDEROMA.COM – ILARIA PROIETTI – La sconfitta con il Napoli non è che il punto culmine della tremenda stagione giallorossa. Nessuno ha più alcun alibi, Pallotta dixit. I (presunti) colpevoli sono stati cacciati già quasi un mese fa: Di Francesco è stato esonerato e Monchi il dimissionario se n’è tornato a Siviglia. Ranieri si accolla una pratica suicida, mosso dalla passione per la sua città e per i colori giallorossi. Cerca di rimettere insieme i cocci di una squadra che non c’è da inizio stagione. Le partite non gli danno ragione, la striminzita vittoria con l’Empoli non fa dormire sonni tranquilli ai tifosi, la sconfitta con la SPAL è la conferma che ormai in casa Roma c’è ben poco da salvare.

Una reazione d’orgoglio e carattere sarebbe servita nella partita contro il Napoli, per dimostrare che il cuore e la voglia di rivalsa contano più dei polpacci fuori uso, degli acquisti sbagliati, degli allenatori cambiati. Ma i lupi sono in realtà pecore, belano scuse davanti ai microfoni e la Roma sprofonda in classifica, guardando la Champions allontanarsi sempre di più. Nonostante i favori del Milan. A questo punto neanche l’Europa League è più così scontata. Lo stadio si ammutolisce e la Roma non è più magica.

Le chiacchiere sono inutili, i numeri parlano da soli. Perché la Roma non perdeva due partite di fila in Serie A da cinque anni, dal maggio 2014. La debacle con gli azzurri, inoltre, segna l’ottava sconfitta della Roma in questo campionato, bisogna tornare alla stagione 2012/13 per avere un dato peggiore. Parlando delle reti subite, i giallorossi non prendevano almeno quattro gol allo Stadio Olimpico dal famigerato Roma-Bayern Monaco (1-7). La Roma ieri ha tirato nello specchio della porta difesa da Meret soltanto tre volte, mentre agli avversari di occasioni ne ha concesse ben dieci, il massimo numero da inizio stagione. Il dato più sconcertante sono i 43 gol subiti, che fanno della Roma la settima peggior difesa della Serie A.

A culminare il quadro, ieri sera la Lazio ha vinto a San Siro contro l’Inter. Con una partita in meno, i biancocelesti hanno scavalcato la Roma e agganciato l’Atalanta, portandosi a tre punti dal Milan. La Roma scivola al settimo posto in classifica, con soli due punti di vantaggio su Torino e Samp. Mercoledì sera c’è la Fiorentina, si spera che i giocatori prenderanno Claudio Ranieri in parola, cercando di salvare il salvabile.


InsideRoma DailyNews - Allenamento Roma, individuale per Elsha e Florenzi - Ranieri in conferenza stampa domani alle 15:00 - Roma-Fiorentina, ad arbitrare sarà Massa

NOTIZIE DEL GIORNO| 01 APRILE 2019

- La Roma torna sui prati di Trigoria dopo la sconfitta contro il Napoli, per prepararsi al match di mercoledì contro la Fiorentina. Il programma giornaliero della seduta ha visto il gruppo diviso tra chi ha giocato e chi non ha preso parte al match col Napoli. La squadra giallorossa inizia la seduta in palestra per poi sipostarsi in campo dove El Shaarawy e Florenzi hanno svolto una seduta individuale mentre Lorenzo Pellegrini è rientrato in gruppo.

- Il tecnico giallorosso, Claudio Ranieri, parlerà domani in conferenza stampa alle 15:00 in vista de match di mercoledì contro la Fiorentina. Ad annunciarlo è proprio il club tramite il profilo ufficiale Twitter.

- Davide Massa arbitrerà il match di Roma-Fiorentina, in programma mercoledì alle 21 allo Stadio Olimpico. Il fischietto di Imperia sarà coadiuvato da Di Liberatore e Alassio come assistenti mentre Calvarese sarà il IV uomo. Mazzoleni e Bindoni saranno rispettivamente Var e Avar dell'incontro. Questo quanto riportato da aia-figc.it.
ROMA – FIORENTINA
MASSA
ALASSIO – DI LIBERATORE
IV: CALVARESE
VAR: MAZZOLENI
AVAR: BINDONI

- Luciano Moggi, ex dirigente della Juventus e Roma, ha parlato ai microfoni di tuttomercatoweb.com per analizzare il momento dei giallorossi: "Se la Roma non va considerata nella corsa Champions? È come se non esistesse. È una squadra fatta male, lo dimostra il fatto che Dzeko abbia segnato otto gol. E la difesa ne ha subiti quarantatré. Venduti Nainggolan e Strootman sono stati presi Nzonzi che va a tre all’ora e Cristante che non sa costruire e quindi chi ne soffre sono attacco e difesa. La Roma è stata fatta male. Serve un nuovo ds il prossimo anno? Credo che rimarrà Massara. Comunque decide Pallotta da Boston, poi c’è Baldini dal Sudafrica: non si capiscono bene perché la distanza è tanta. Se Baldini tornasse a fare il dirigente ufficialmente? Ha già dato le dimissioni una volta quando la Roma andava peggio di ora".

- IL TEMPO - MENGHI - L'arrivo della Fiorentina all'Olimpico nel turno infrasettimanale rievoca la figuraccia di 2 mesi fa in Coppa Italia, un 7-1 senza appello, e la Roma dovrà provare a prendersi la rivincita senza Manolas. Un problema in più per Ranieri, che si ritrova di nuovo senza il greco per colpa della trattenuta costata giallo e squalifica al difensore. Il principale indiziato per sostituirlo è Marcano, che sembra aver superato Jesus nelle gerarchie da quando è andato via Di Francesco e ieri lo spagnolo si è scaldato a lungo a bordocampo, a testimonianza del fatto che l’allenatore lo tiene in grande considerazione. Dzeko, affaticato dagli impegni con la nazionale, ha stretto i denti per giocare ed è stato condizionato anche da un colpo sopra la caviglia sinistra, doloroso ma non preoccupante. Dovrebbe toccare ancora a lui mercoledì, mentre Schick è in discussione per non aver svolto bene i compiti di Ranieri e rischia il posto: Under ha rimesso piede in campo nel finale col Napoli e ora punta alla maglia da titolare. La novità alla ripresa degli allenamenti, oggi alle 11, sarà il ritorno in gruppo di Pellegrini, almeno in panchina con la Fiorentina.


Roma, un esame senza appello

IL MESSAGGERO - TRANI - Dentro o fuori, anche se mancano ancora 10 partite al traguardo: la Roma non può sbagliare contro il Napoli, ospite nel pomeriggio all'Olimpico (ore 15), se vuole restare ancora in corsa per la zona Champions. E magari riuscire finalmente a battere una big: nessun successo fin qui contro le 4 formazioni che la precedono in classifica. È davvero l'ultima chiamata, insomma, in questo weekend cruciale che, dopo il ko del Milan quarto a Marassi contro la Sampdoria, si concluderà in serata con il posticipo di San Siro tra l'Inter e la Lazio. Ancelottitorna nello stadio in cui vinse da giocatore lo scudetto dell'83 senza avere l'assillo del risultato (2° posto da tempo al sicuro nel forziere azzurro). È, invece, il pensiero stupendo e al tempo stesso angosciante di Ranieri, chiamato da Pallotta a traghettare i giallorossi, dopo l'esonero di Di Francesco, nelle rimanenti 12 partite, per conquistare il 4° posto, mai raggiunto in questa stagione. Ma, prima della sosta, si è reso conto di quanto sia complicata la rincorsa all'obiettivo vitale per proprietà Usa: il ko di Ferrara contro la Spal (già capace di vincere la gara d'andata) ha certificato le lacune tattiche, caratteriali, fisiche, psicologiche e comportamentali del gruppo. E soprattutto ha lasciato strascichi pericolosi. L'aggressione di Dzeko ad El Shaarawy durante l'intervallo testimonia la spaccatura dentro lo spogliatoio.

 
TENTAZIONE 4-3-3 - Ranieri si è sfogato a Ferrara e ha concesso il bis a Trigoria: basta anarchia, nelle giocate e negli atteggiamenti, la sintesi del suo discorso. In palio, come ha ricordato loro l'allenatore, c'è il futuro dei giocatori. Ha cercato, insomma, di responsabilizzarli. E di sistemarli meglio in campo, passando al 4-4-2 che garantisce protezione e ordine e che contro il Napoli gli sarebbe utile per mettersi a specchio con il collega. Questo sistema di gioco, però, non è bastato per evitare la sconfitta contro la Spal. Tant'è vero che oggi è possibile rivedere il 4-3-3, con Zaniolo mezzala e Schick alto a destra. Modifica provata nella rifinitura, anche guardando alla fragilità della difesa che, in questa stagione, non ha (quasi) mai tenuto: 58 reti subite in 38 partite (media 1,52); in campionato 39 in 28 (1,39); nel 2019 non ha preso gol solo contro la la Virtus Entella in coppa Italia (14 gennaio) e Olsen ha chiuso senza incassarne solo in 7 gare. L'attacco, anche se di solito non fa cilecca, aspetta intanto i gol in casa di Dzeko, a digiuno in campionato all'Olimpico da 11 mesi (dal 28 aprile, doppietta nel 4-1 contro il Chievo). Schick sarà ancora il suo partner. In coppia si devono riscattare dopo la figuraccia in Emilia. Tra i 21 convocati tornano Manolas, Kolarov, De Rossi e Under. Solo il fluidificante mancino è sicuro di partire titolare.

RIVALE DIMEZZATA - Se Ranieri deve rinunciare agli azzurri Florenzi, Pellegrini ed El Shaarawy che sono stati spesso titolari in questa stagione e come al solito a Pastore, Ancelotti sta sicuramente messo peggio del collega. Il Napoli arriva nella Capitale con la rosa dimezzata: restano a casa gli infortunati Diawara, Albiol, Chiriches, Insigne, Ospina e Ghoulam più lo squalificato Zielinski. Sono, dunque, 7 gli assenti e appena 18 i convocati, tra i quali il millennial Gaetano (classe 2000) che per ora ha debuttato solo in Coppa Italia: il trequartista, 19 anni il prossimo 5 maggio, è nazionale Under 19. Recuperato in extremis Fabian Ruiz, pronto ad affiancare Allan a centrocampo.


Dieci anni dopo riecco Carletto: quanto amarcord all'Olimpico

IL MESSAGGERO - CARINA - Torna nella Capitale ma da avversario. Lo aveva già fatto in avvio di stagione contro la Lazio ma la Roma, ad Ancelotti, regala inevitabilmente emozioni diverse: «Roma ha rappresentato qualcosa di particolare nella mia carriera, mi è rimasto nel cuore quel periodo lì, ha lasciato un segno indelebile, al di là degli infortuni che ho patito». A tal punto che spesso, nella sua carriera da allenatore, s'è augurato prima o poi di tornare: «Mi ci vedrei bene». Inizialmente perché gli «sarebbe piaciuto allenare Totti». Poi soltanto per il piacere di «allenare una squadra che amo in una città che amo». Parole rimaste lì, in sospeso, senza un seguito. Della serie: poteva essere e non è stato. Almeno per ora. Curiosamente la Roma è la seconda avversaria che nella sua carriera in panchina ha affrontato di più: 32 partite, 11 vittorie, 12 pareggi e 9 sconfitte con 40 gol segnati e 37 subiti.
L'ultima volta che ha messo piede all'Olimpico incrociando i giallorossi risale però a più di 10 anni fa. Era una fredda sera di gennaio e Roma e Milan pareggiarono 2-2 con Vucinic e Pato a scambiarsi reciprocamente doppiette. Oggi pomeriggio rivedrà con piacere Ranieri che in carriera s'è tuttavia rivelato qualcosa di molto vicino ad un tabù. Sei confronti, zero successi: 3 sconfitte e 3 pareggi. Il Napoli, secondo, dovrà fare a meno di diversi calciatori (Insigne, Zielinski, Albiol, Diawara, Chiriches, Ospina e Ghoulam) ma non viene certamente a fare una passeggiata: «Mi aspetto una partita attenta e gagliarda da parte della Roma - spiega - ci saranno giocatori molto motivati e concentrati. La Roma è preoccupata. L'aspetto psicologico della partita è nelle nostre mani. La testa all'Arsenal? Sarebbe da folli e superficiali. È una gara di cartello e noi vogliamo consolidare il secondo posto».
Tutto il mondo è paese e come a Roma si teme una partenza di Manolas, Zaniolo e Pellegrini, a Napoli il timore riguarda Allan e Koulibaly. Sul tema Ancelotti è perentorio:«Entrambi sono giocatori del Napoli e rimarranno giocatori del Napoli. Quando mi vedrete incatenato a Castel Volturno significa che sono andati via. Non abbiamo l'esigenza di vendere». Parole che suonano familiari a queste latitudini. L'ultimo che le pronunciò - Garcia su Pjanic, il 5 aprile del 2014 - non fu particolarmente fortunato. Venti mesi dopo a Trigoria non c'erano più né lui tantomeno il bosniaco.


Dzeko-Milik, gli eurogol, la rabbia e la gioia. Roma-Napoli, in area è una sfida da pivot

LA GAZZETTA DELLO SPORT - NICITA, CECCHINI - Una volta li chiamavano «corazzieri». Ovvero, attaccanti alti e forti, perciò abili di testa ed in grado di fare a sportellate con difensori di stazza inevitabilmente simile alla loro. Il problema per questi ultimi, però, è che Edin Dzeko e Arkadiusz Milik hanno anche piedi assai educati. Quanto basta per diventare punti di riferimento per Roma e Napoli, che arrivano a questa partita con spiriti ed obiettivi molto diversi. Se i partenopei – saldamente secondi in classifica – rodano gamba e strategie in vista della sfida di Europa League contro l’Arsenal, i giallorossi giocano l’ormai consueta partita della vita, visto che l’ingresso in Champions resta l’ultimo (e per certi versi anche il primo) obiettivo stagionale.

SCUSE E DUBBI Per sperare, Claudio Ranieri avrebbe bisogno però della migliore versione dell’attaccante bosniaco. Non quella, per intenderci, che dal 28 aprile, quasi un anno, non riesce a trovare il gol all’Olimpico in campionato. Questione anche di testa, naturalmente. Se è vero che dal punto di vista fisico è reduce da un infortunio muscolare rimediato con la sua nazionale, è la serenità che Dzeko in questo momento cerca. Per informazioni, basta riavvolgere il nastro e riandare all’ultimo giocato in campionato, quello di Ferrara, dove all’intervallo proprio il bosniaco ha acceso una lite furiosa con El Shaarawy, che gli è costata una multa non banale e le scuse pubbliche tre giorni fa davanti a tutta la squadra, oltre che una «confessione» con un preoccupato Ranieri. Al netto del piccolo infortunio, forse però il periodo in nazionale lo ha tranquillizzato. Certo, dalla Bosnia rimbalzano un paio di concetti: Edin si sente un leader ma quest’anno vede che tanti di compagni col suo carattere sono stati ceduti. Inoltre, a 33 anni, vorrebbe vivere il tramonto di carriera in una squadra ambiziosa, che giochi per vincere. Cosa che Roma – dove pure lui e la sua famiglia stanno benissimo – non può garantirgli. Senza contare che lo stesso club giallorosso, qualora non arrivasse in Champions, avrebbe un qualche ridimensionamento a partire dal monte ingaggi da tagliare almeno del 20%, a cominciare magari proprio con Dzeko, che è quello che guadagna di più (circa 4,5 milioni). Resta sempre in piedi l’ipotesi di allungamento con spalmatura dello stipendio, ma forse è più robusta l’idea di una sua cessione, con Inter (soprattutto), West Ham ed Everton alla finestra, con la Roma che al momento chiede una ventina di milioni. Morale: arrivando in Champions, sarebbe più facile che il matrimonio continui.

IL SOLE DI AREK Matrimonio invece senza crisi e scricchiolii quello di Milik con il Napoli. Perché dopo due anni costellati di infortuni adesso finalmente i tifosi azzurri stanno scoprendo il valore di questo centravanti che segna con continuità e si è scoperto un’ottimo specialista su punizione: 3 gol diretti in questo campionato, nessuno come lui. «È tornato il sole, a Napoli sto bene e penso di restarci a lungo», ha detto ai microfoni di Sky Sport. Il polacco mostra così gratitudine al club che ha avuto la pazienza di aspettarlo e metterlo nelle condizioni di rialzarsi dopo due gravi infortuni. In più con Ancelotti – che non perde occasione di incensare anche quando si trova in nazionale – sta maturando anche sotto il profilo tattico, nella manovra della squadra. Per questo quando parla di Dzeko, il suo rivale odierno rispettosamente osserva: «Sta facendo bene. All’inizio no, ma quest’anno tiene la palla, fa salire la squadra e segna. È un esempio per tante persone».

I NASONI E in un Napoli sorridente e che arriva all’Olimpico senza troppe pressioni, spicca l’intesa che stanno costruendo da qualche tempo a questa parte la coppia d’attacco Milik-Mertens, forzata anche dall’infortunio di Insigne. «Ciro» Mertens, dopo aver servito al polacco uno splendido assist contro il Salisburgo, al San Paolo, per festeggiarlo lo ha preso per il naso, abbastanza prominente. Affettuosità ricambiata da Arek quando contro l’Udinese è andato in gol il belga, dopo quasi tre mesi di digiuno. Ci scherzano su:«Abbiamo nasi importanti». Che servono anche per avere fiuto del gol. E oggi all’Olimpico – dove Dries ha segnato 3 dei suoi 5 gol contro i giallorossi – la coppia azzurra farà le prove generali per la grande sfida dell’Emirates contro l’Arsenal, quando il Napoli si giocherà l’obiettivo della stagione.


Gravina scende in campo: «Lo stadio si deve fare»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - «Lo stadio della Roma si deve fare, dobbiamo rendere il calcio uno spettacolo più confortevole per tutti». Gabriele Gravina lo afferma senza mezzi termini. Del resto, sul tema il presidente federale si espresse in tempi non sospetti, prima che si alzasse l’ennesimo polverone giudiziario. «Il rilancio del calcio italiano non può prescindere dal varo di un grande piano infrastrutturale». Il tema è tra le sue priorità, ne ha fatto il titolo di una commissione di lavoro dentro la Federazione e l’argomento di confronto con il sottosegretario Giorgetti, il numero uno del Coni Malagò e il presidente del Credito Sportivo Abodi. «La Figc – ha detto Gravina – ha il dovere di contribuire a creare le garanzie perché i nostri club possano investire nella rigenerazione o nella creazione delle proprie infrastrutture». Ecco perché il capo del calcio italiano non può assistere in silenzio all’ennesima «spallata» – per usare le parole di Virginia Raggi – che il «vecchio sistema» prova a dare al progetto Tor di Valle.

Presidente Gravina, auspicano tutti un rilancio dell’impiantistica sportiva in Italia, eppure lo stadio della Roma – un progetto da 800 milioni di euro –, ormai approvato da mesi, è ancora vittima di inchieste giudiziarie e lungaggini burocratiche...

«Il mio auspicio è che lo stadio della Roma si faccia. In Italia, a Roma in particolare, c’è bisogno di impianti moderni che rendano il nostro spettacolo più fruibile e confortevole per tutti. Non è solo una questione legata ai maggiori introiti, che comunque hanno la loro importanza».

La Roma sostiene di aver maturato ormai un diritto a costruire. Lei è d’accordo?

«Da quanto è emerso dalle due inchieste penali, almeno per quello che abbiamo letto finora, quanto accaduto negli ultimi mesi non coinvolge la società che, legittimamente, chiede che sia portato a termine l’iter amministrativo. D’altronde, sono stati visitati diversi siti prima l’area giusta ed è stato rimodulato il progetto esattamente come richiesto dall’amministrazione capitolina. Adesso ci si aspetta una soluzione rapida che consenta l’avvio dei lavori».

Quale valore aggiunto può dare uno stadio di proprietà ad un club del livello della Roma?

«È fondamentale in termini di fidelizzazione e di partecipazione. Alimenta un senso di appartenenza che, come dimostra il caso Juventus, fa bene anche ai risultati sportivi, non solo a quelli economici».

Inter e Milan sembrano avviate a presentare un progetto congiunto al Comune di Milano per la realizzazione di un nuovo impianto a San Siro, è un buon segnale per il calcio italiano?

«Devono essere i due club, insieme all’amministrazione, a scegliere la strada migliore. Se ciò dovesse portare ad una coesistenza vorrà dire che, esplorate tutte le possibilità, sarà la soluzione più conveniente».


In Qatar a lezione da Salini

LA GAZZETTA DELLO SPORT - La delegazione impegnata in Qatar nel workshop «Together As Roma» ha visitato anche lo stadio Al Bayt, nella città di Al Khor, uno degli impianti che ospiterà le partite dei Mondiali 2022. La costruzione dello stadio Al Bayt, situato 40 km a nord della capitale Doha, in grado di accogliere 60mila spettatori e al momento in fase di completamento, è stata assegnata nel 2015 ad un’associazione di imprese fra la società locale qatarina e Salini Impregilo come main contractor. Leader mondiale nel settore delle costruzioni, proprio a Salini la Roma potrebbe affidare la costruzione del proprio impianto a Tor di Valle.

 


Perotti carica: «La Champions è ancora lì. Ora tocca a noi»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Dieci partite dieci. Quelle che mancano da qui alla fine della stagione per cercare di lasciare un’impronta diversa sulla sua stagione. Dieci partite, appunto, esattamente come quelle (poche) giocate finora da Diego Perotti in questa stagione a causa dei tanti infortuni (polpaccio, caviglia e bicipite femorale) che lo hanno tenuto più in infermeria che in campo. Da oggi, però, per El Monito parte forse un altro mini-campionato. Fatto di dieci gare, quelle che possono decidere anche il suo futuro. Anche perché se la Roma è così dietro in classifica è per tanti problemi, tra cui anche l’assenza di Perotti. L’uomo degli assist, delle serpentine e della superiorità numerica. Lui come nessuno in questa squadra.

la sfida Ed allora Ranieri gongola a sapere che finalmente potrà avere a disposizione l’esterno argentino nel pieno della forma. Finalmente una buona notizia, in una mare di dubbi. E anche Perotti sa che la sfida di oggi pomeriggio è assolutamente decisiva per sperare ancora nella Champions. «Sarà una partita tosta, il Napoli è una grande squadra», ha detto Diego ieri a Sky Sport. «È una squadra che gioca bene insieme e si conosce da tanto tempo. Per noi è una partita che è diventata fondamentale per il quarto posto, soprattutto dopo la sconfitta in casa della Spal. Sarà una battaglia, dovremo dare tutto per portare a casa la vittoria». Successo che sarebbe decisivo per credere ancora nella Champions League. «È un obiettivo ancora possibile, siamo lì a 4 punti con dieci partite da giocare, la possibilità c’è ancora. C’è Inter-Lazio, ad esempio, ci sono squadre che perderanno per forza dei punti. Noi dobbiamo pensare solo a noi, vincere la nostra partita e poi vedere come finiranno le altre».


Se il Derby del Sole non scalda più

LA GAZZETTA DELLO SPORT - ZUCCHELLI - C’era una volta il Derby del Sole. E c’erano anche le sfide, in tempi più recenti, da almeno 50mila presenze. Una partita, quella tra la Roma e il Napoli, capace di riempire l’Olimpico anche quando non valeva per le prime posizioni della classifica, tanto era l’amore delle rispettive tifoserie, un tempo gemellate. Roma e Napoli sono ormai in pianta stabile nelle posizioni di vertice del calcio italiano, negli ultimi anni si sono alternate nel ruolo (più virtuale che reale) di anti-Juventus visto che i bianconeri si apprestano a vincere l’ottavo scudetto consecutivo, ma tutto quell’amore sembra disperso.

POLEMICA Quella romanista e quella napoletana sono due tifoserie in polemica (a volte più aspra, a volte meno) con le rispettive proprietà, e i numeri lo dimostrano: se una volta non si scendeva sotto le 60mila presenze, ora è considerato un successo arrivare a 40mila scarsi. Oggi pomeriggio, poi, i tifosi del Napoli (non residenti nel capoluogo e nella provincia) non saranno più di trecento, anche se ce ne saranno molti sparsi in tutti i settori dello stadio. Numeri, in ogni caso, al di sotto delle aspettative, considerando che nelle intenzioni di inizio stagione Roma e Napoli dovevano essere le antagoniste della Juve e oggi si ritrovano a lottare per altri obiettivi, con la squadra di Ancelotti che ormai guarda più all’Europa che all’Italia.

NUMERI BASSI In questa stagione, in campionato, solo tre volte la Roma all’Olimpico ha sfondato il muro delle 40mila presenze: all’esordio casalingo con l’Atalanta (41mila spettatori) dopo la vittoria a Torino, nel derby di andata (46mila) e nella gara con l’Inter (41mila). È andata molto meglio in Champions League dove non si è mai scesi sotto le 41mila presenze registrate con il Viktoria Plzen: contro il Cska Mosca c’erano 46mila spettatori, con il Real Madrid 59mila mentre nel match con il Porto 51mila. Un motivo in più, l’incasso al botteghino, per cercare di raggiungere il quarto posto. E magari, il prossimo anno, tornare ad essere competitivi.

 

 


Genoa battuto con 4 gol, ma Sdaigui ancora k.o.

LA GAZZETTA DELLO SPORT - SCANO - Due doppiette dai migliori marcatori romanisti. Con Celar e Cangiano la Roma Primavera batte il Genoa 4-2 e si porta a -2 dal secondo posto della Fiorentina. Ma la vittoria al Tre Fontane passa in secondo piano: è l’ultimo minuto di recupero della ripresa quando Zakaria Sdaigui rimane per terra infortunato, immobile con le mani sul volto. Dopo un contrasto durissimo con Gromberg, il centrale romanista mette male la caviglia e non si rialza più. Dopo l’immediato trasporto a Villa Stuart, la diagnosi: frattura di tibia e perone, cosa che lo porterà subito sotto i ferri. Una sfortuna incredibile per il giocatore: rientrato in campo a gennaio, dopo la rottura in estate del crociato, e tornato al gol contro l’Atalanta a inizio marzo. In lacrime e preoccupatissimi i compagni, soprattutto Trasciani, Parodi e Pezzella che lo hanno portato fuori in barella, col ghiaccio tra tibia e caviglia. La società — che già affronta i gravissimi infortuni di Calafiori, Bouah e Bianda — ha deciso di rimanere in silenzio. Ci sarà tempo poi per parlare.

ROMA-GENOA 4-2

MARCATORI: Celar (R ) al 41’ p.t; Favilli (G) al 6’ e al 32’, Cangiano (R ) al 13’ e al 19’, Celar (R ) al 31’ s.t.

ROMA (4-3-3): Fuzato; Parodi, Cargnelutti, Trasciani, Semeraro; Pezzella, J. Greco (dal 22’ s.t. Sdaigui e dal 45’+9’ s.t. Darboe), Riccardi (dal 42’ s.t. Chierico); D’Orazio (dal 22’ s.t. Besuijen), Celar, Cangiano

PANCHINA: Cardinali, Nigro, Santese, Tripi, Estrella, Bucri, Bamba, Silipo

AMMONITI: Trasciani, Celar, Sdaigui

ALLENATORE: De Rossi

GENOA (4-4-3): Russo; Piccardo, Raggio, Oliveira Vasco (dal 38’ s.t. Besaggio), Adamoli; Micovschi, Masini, Zvekanov (dal 27’ s.t. Dumbravanu), Schäfer (dal 14’ s.t. Bianchi), Denílson (dal 27’ s.t. Gromberg); Favilli

PANCHINA: Raccichini, Dellapiane, Criscito, Petrovic, Ventola

AMMONITI: Russo, Oliveira Vasco

ALLENATORE: Sabatini

ARBITRO: Carrione di Castellammare di Stabia

 

 


Manolas lavora: Ranieri ci pensa, tentazione 4-3-3

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Tecnicamente Manolas può dirsi guarito dall’infortunio al polpaccio destro accusato contro il Porto. Ieri il difensore greco per la prima volta ha lavorato per tutto l’allenamento in gruppo, anche se Claudio Ranieri lo ha schierato tra i non titolari. L’impressione è che l’allenatore non voglia rischiarlo visto il doppio impegno di mercoledì e sabato, ma deciderà solo oggi. Nelle prove, ha anche arretrato Zaniolo in mediana, per dare vita ad un 4-3-3, con Schick e Perotti ai lati di Dzeko.