Ag. Cangiano: "Mi ricorda Insigne per qualità tecniche e balistiche. Ha un solo anno di contratto"

Clemente Severati, agente del giovane giallorosso Cangiano, ha parlato delle qualità e della stagione del suo assistito; che ha già toccato doppia cifra di reti alla sua prima stagione con la Primavera. Queste le sue parole a tuttomercatoweb.com: "Riesce a interpretare bene entrambe le fasi, sia quella offensiva che quella difensiva, e nel 4-3-3 di oggi gli allenatori chiedono versalità agli esterni alti. Lui dà buon equilibrio tattico. Poi ha forza nelle gambe, superiore alla media, è difficile da marcare nell'uno contro uno. Mi ricorda Insigne per qualità balistiche e tecniche, nonostante non sia molto alto è forte di testa, ne segna 4-5 così. È nato a Napoli ma è alla Roma sin da bambino, legge molto bene le situazioni di gioco. È in Nazionale e ha un solo anno di contratto".


Schick nel mirino di Everton e Lipsia

Dopo le voci su un possibile addio di Dzeko si susseguono anche quelle legate ad un trasferimento di Patrick Schick. L'attaccante ceco, che già a gennaio è stato vicino al prestito alla Sampdoria, potrebbe lasciare la Roma non avendo ancora convinto in queste due stagioni in giallorosso. Schick, come riferisce tuttomercatoweb.com, piace molto ad Everton e Lipsia; che potrebbero prenderlo per una cifra di circa 30 milioni di euro. Ma non viene eslusa anche l'ipotesi di prestito con diritto di riscatto.


Rosella Sensi contro Pallotta: "Basta bugie sulla mia famiglia per giustificare il fallimento"

LEGGO.IT - BALZANI - Basta alibi. Sono stufa delle bugie di Pallotta sulla mia famiglia!”. Anche la serafica Rosella Sensi stavolta ha perso le staffe e ha deciso di replicare all’ennesimo attacco. L’ex presidente della Roma ha affidato, pochi minuti fa a Leggo, una risposta chiara e precisa a James Pallotta attuale proprietario del club giallorosso. L’americano, in un’intervista rilasciata qualche giorno fa all’emittente americana Real Vision ma uscita solo nella mattinata di oggi, ha tirato in ballo ancora una volta i problemi legati all’acquisto della Roma nel 2011 a causa di una situazione debitoria definita “grave” dallo stesso Pallotta. “Dopo anni di continue “imprecisioni”, nel migliore dei casi, sullo stato patrimoniale della As Roma sotto la proprietà della mia famiglia come comodo alibi per rinviare risultati sportivi ed economici non in linea con le aspettative, è arrivato il momento di mettere un punto - ha dichiarato la Sensi a Leggo -. Sono stanca di sentir sindacare su come la mia famiglia e mio papà per amore della Roma hanno speso soldi o accumulato debiti che non riguardavano il club ma solo il patrimonio privato. Quando Pallotta ha preso la Roma c’era una situazione di passività consolidata irrisoria. Sono dati oggettivi, non chiacchiere. Forse il presidente è mal informato o mal consigliato”. Poi lo invita a un confronto faccia a faccia: “Sono pronta a confrontarmi con lui quando vuole su questo argomento per spiegarglielo direttamente. Oggi la situazione patrimoniale è diversa ma non sarò io a commentarla in quanto lo trovo un esercizio poco elegante. Da tifosa e innamorata della Roma mi auguro che la Roma possa raccogliere quanto prima i successi sportivi che merita e che mancano da tempo. E spero che non si parli più in maniera inesatta del passato per trovare alibi del presente. Forza Roma”. Ma cosa aveva detto Pallotta? Il presidente, e non è la prima volta, ha tirato in ballo in un’intervista in cui si parlava del suo ingresso nel mondo del calcio e del progetto stadio proprio le problematiche relative all’acquisto del club. “Quando abbiamo acquistato il club, la società era in grave difficoltà finanziaria - ha detto Pallotta -. I precedenti proprietari, anche se potevano aver fatto un buon lavoro negli anni sul campo, avevano preso alcuni prestiti e avevano una grande quantità di debiti – principalmente con le banche. Con l’Unicredit che credo fosse sostanzialmente il proprietario del club. Quindi abbiamo avuto molto da fare per cambiare la situazione, praticamente ho passato i primi due anni quasi solamente a combattere con le banche Alla fine, dopo pochi anni, ci siamo liberati di tutti i debiti”.


Damiani: "Massara è un professionista, può prendere il posto di Monchi"

Oscar Damiani è stato intervistato da Centro Suono Sport. Il procuratore ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla questione riguardante il futuro DS giallorosso: 

“Luis Campos è una persona di grande esperienza, al Lille ha fatto un lavoro eccellente, è secondo in classifica, sta facendo bene, ha scoperto molti giovani in gamba, lo conosco bene. Non so se Campos verrà, non penso comunque se qualora venisse alla Roma sarebbe giusto dargli carta bianca, lui deve confrontarsi col presidente. Prima c’è la società, che è la parte più importante, poi il resto. Pallotta e le persone più vicine a lui devono avere le idee chiare sul da farsi, poi in caso demandano a qualcuno come il direttore sportivo. Non mi aspettavo che l’esperienza di Monchi alla Roma terminasse così, nella capitale sono mancati i risultati e quindi ha pagato la persona che si è occupata dei trasferimenti. Massara è un professionista, può prendere il suo posto, forse è giusto che faccia il salto di qualità, magari con Totti al suo fianco”.


Higuain: "Il mio futuro è al Chelsea"

Gonzalo Higuain, attaccante del Chelsea, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Fox Sports riguardo il suo addio alla nazionale argentina. Sul suo futuro, date alcune voci che lo volevano a Roma, ha precisato:

“Mi sto godendo questa nuova esperienza. Mi sono dovuto adattare il più rapidamente possibile per dimostrare che sono arrivato in una squadra per restarci. Sono contento della mia carriera, sono stato fortunato. Ho giocato nei tre migliori campionati al mondo e l’ho fatto con le squadre migliori".


Ranieri e Ancelotti, ritorno al passato con un presente tutto da scrivere

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Domenica 31 marzo ritorna il campionato. Dopo la sosta forzata a causa degli impegni delle varie selezioni nazionali in previsioni di Euro 2020, la Serie A si ripropone in grande stile con il big match della ventinovesima giornata tra Roma e Napoli. I giallorossi sono obbligati a vincere per poter sperare ancora nella qualificazione alla prossima edizione della Champions League e dovranno tentare nell'impresa con ancora parecchie defezioni importanti, ultime quelle di Alessandro Florenzi e Stephan El Shaarawy; i partenopei, dal canto loro, scenderanno in campo alle ore 15 non tanto per avvicinare la Juventus di CR7, che appare ormai imprendibile, quanto per provare ad allungare il proprio vantaggio sull'Inter di Luciano Spalletti, terza in classifica a -7 dagli azzurri.

Roma-Napoli è anche la sfida tra Claudio Ranieri e Carlo Ancelotti, due monumenti del calcio italiano, ma anche "due destini che si uniscono", come cantavano i Tiromancino nell'ormai lontano anno 2000, in riferimento a quelle compagini che domenica prossima saranno le loro rispettive avversarie.

L'attuale mister giallorosso, infatti, ha vissuto all'ombra del Vesuvio un anno e mezzo, quando la sua carriera come tecnico era ancora pressoché agli albori. Estate 1991. Napoli vive un momento sportivamente (e non solo, visto quanto 'El Pibe de Oro' abbia rappresentato per l'intera città) drammatico: Diego Armando Maradona, dopo aver regalato trofei e giocate mai viste da quelle parti prima, saluta la città partenopea.

Il presidente Corrado Ferlaino, nonostante l'inizio della crisi economica della società, che avrebbe poi portato a un lento e costante declino, tenta di mantenere la compagine campana ad alti livelli; come successore in panchina dello 'scudettato' Bigon, viene scelto proprio Claudio Ranieri. Si tratta di un profilo giovane, appena quarant'anni, ma non per questo privo di esperienza e successi: l'allenatore testaccino, infatti, nei tre anni immediatamente precedenti è stato in grado di condurre il Cagliari dalla Serie C alla Serie A e di salvare con un turno di anticipo i sardi nella loro prima stagione al ritorno nella massima serie.

Ranieri, consapevole della situazione societaria tutt'altro che florida, non chiede molti rinforzi: arrivano i difensori Tarantino e Blanc, il centrocampista De Agostini e l'attaccante Padovano. In attacco, l'ex Cagliari punta forte sul rilancio di Careca e su una giovane stella di cui si parla un gran bene: Gianfranco Zola. Si tratta di scelte che pagheranno. Il Napoli, infatti, conclude quarto in classifica, piazzamento che consente la qualificazione alla successiva Coppa UEFA, dopo un girone d'andata in cui emergono addirittura pensieri di lotta per lo scudetto. Non male come primo anno d.M. (dopo Maradona).

La stagione seguente, invece, è tutta da dimenticare. Inizia male e finisce peggio: già a novembre, dopo una serie di cinque sconfitte in otto partite, culminata con l'eliminazione dalla Coppa UEFA per mano del Psg, Claudio Ranieri viene esonerato. Nonostante tutto, l'attuale mister giallorosso ricorderà sempre con piacere negli anni a venire la sua esperienza partenopea, vista come il vero inizio di una carriera su panchine ad alto livello.

Come detto, domenica prossima, allo Stadio Olimpico, Ranieri si troverà di fronte Carlo Ancelotti, a sua volta storicamente legato a doppio filo con la Roma.

È l'estate del 1979, quando il Parma si appresta a vivere la stagione tra i cadetti, a seguito della promozione ottenuta soltanto pochi mesi prima dalla Serie C. Con gli emiliani gioca un talento puro, nato a Reggiolo, di appena vent'anni: Carlo Ancelotti, appunto. Nils Liedholm, al suo secondo soggiorno romanista, vuole a tutti i costi portare il ragazzo nella capitale. L'allora presidente giallorosso Dino Viola dà carta bianca al suo ds Luciano Moggi (sì, proprio lui) per strappare il giovane ai gialloblu.

La trattativa è lunga e difficoltosa, poiché il Parma vorrebbe tenere almeno un altro anno Ancelotti. Alla fine, la società emiliana si lascia convincere dalla proposta monstre (per l'epoca) di Moggi: 750 milioni di lire per la metà del cartellino del centrocampista. A posteriori, un affare colossale per la Roma.

Liedholm è entusiasta dell'arrivo del centrocampista e lo fa diventare sin da subito un perno della sua linea mediana. Purtroppo, negli otto anni trascorsi all'ombra del 'Cupolone', Ancelotti viene afflitto da diversi, seri infortuni alle ginocchia, che non affliggono il suo sempre ottimo rendimento, ma spesso lo tengono fuori da appuntamenti importanti (una su tutte, la maledetta Finale di Coppa dei Campioni del 1984 contro il Liverpool).

Tutto ciò, non impedisce comunque a Carlo Ancelotti di essere tra i protagonisti dello storico secondo scudetto giallorosso e di diventare un vero e proprio perno della Roma, il cui coronamento appare la fascia da capitano al braccio a partire dalla stagione 1985/1986.

Nell'estate del 1987, tuttavia, Dino Viola commette l'errore di ritenere concluso il ciclo romano del centrocampista e credere pressoché sul viale del tramonto la carriera del ragazzo. Ancelotti ritrova Liedholm al Milan e disputa altre quattro stagioni a grandissimi livelli, vincendo una Supercoppa Italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.

Appesi gli scarpini al chiodo, inizia la 'saga' che vuole, a cicli regolari l'avvento, di Ancelotti sulla panchina della Roma: un tormentone che anno dopo anno, anche tra i tifosi, prende i contorni del grottesco.

Il momento in cui si è più vicini al matrimonio risale all'estate del 2005. La Roma è reduce da una stagione drammatica, con l'alternarsi di quattro allenatori sulla propria panchina e una salvezza matematica raggiunta soltanto alla penultima giornata grazie a una prodezza di Antonio Cassano a Bergamo. La società è ormai sostanzialmente in mano a Rosella Sensi, che assume le redini al posto del padre Franco, ormai molto provato dalla malattia che lo affligge. L'amministratore delegato giallorosso chiede a Bruno Conti (colui che per ultimo si è seduto sulla panchina romanista nella stagione 2004/2005) di contattare Carlo Ancelotti per sondare la sua disponibilità a trasferirsi nella mai dimenticata Capitale.

Il tecnico milanista ci pensa realmente su e si arriva a un passo dall'accordo. Certo, Ancelotti non avrebbe a disposizione nella Roma tutti i campioni di cui può disporre in rossonero, ma evidentemente l'idea di ripartire da zero con un ciclo ambizioso in giallorosso lo stuzzica non poco. Tuttavia, dopo la disfatta clamorosa nella finale contro il Liverpool di Istanbul, Ancelotti sceglie di restare nella città meneghina, non ritenendo ancora concluso il suo percorso in rossonero.

Altre dichiarazioni degne di note ci portano indietro a gennaio del 2009. La Roma di Luciano Spalletti, dopo anni di calcio champagne e assalti (purtroppo neutralizzati) allo scudetto, sta vivendo una stagione di troppo bassi e pochi alti. All'Olimpico arriva il Milan sempre di Ancelotti, che nella conferenza stampa pre-partita 'accende' il match affermando: "Auguro a Luciano di vincere la Champions League quest'anno e poi di lasciarmi il posto sulla panchina della Roma. Voglio concludere lì la mia carriera". Spalletti, che in quel momento l'emblema della serenità certo non è e inizia a vedere fantasmi che lo vorrebbero fuori da Roma dappertutto, vive le dichiarazioni del mister rossonero come una provocazione e risponde con un gesto plateale di invito a sedersi sulla panchina giallorossa dopo lo scambio di abbracci che precede la gara sul terreno dell'Olimpico.

Seguono altri anni di dichiarazioni d'amore di Ancelotti verso la Roma, ma mai una reale disponibilità a prendersi quel posto che tanto ha sempre sostenuto di desiderare.


InsideRoma Daily News | Roma-Napoli arbitra Calvarese, De Rossi potrebbe essere della partita. Pallotta: "Spero di avere lo stadio entro tre anni"

NOTIZIE DEL GIORNO | 28 marzo 2019

QUI ROMA

La Roma è tornata ad allenarsi questa mattina alle 11 al Centro Fulvio Bernardini di Trigoria in vista della sfida di domenica alle 15 contro il Napoli allo stadio Olimpico. Dzeko e Schick hanno svolto una seduta di recupero dopo gli impegni in Nazionale. Kolarov e De Rossi si sono allenati in parte in modo individuale ed in parte col gruppo, mentre per Santon c'è stato l'individuale programmato. Manolas, Pellegrini e Pastorehanno fatto individuale in campo. Le loro condizioni, come quelle di De Rossi, continueranno a essere monitorate giorno per giorno. Non ci sono passi indietro ma prima di sbilanciarsi sulla loro presenza contro i partenopei, lo staff medico preferisce aspettare. Solo terapie, invece, per Florenzi ed El Shaarawy alle prese con i rispettivi infortuni. Questo il programma giornaliero: prima riscaldamento, quindi lavoro atletico ed infine esercitazioni tattiche. I giallorossi torneranno in campo domattina alle 11.

Il match contro i partenopei sarà diretto da Calvarese, Giacomelli al VAR.

Il calvario di Daniele De Rossi potrebbe esser terminato. Il capitano giallorosso, infatti, potrebbe essere convocato per la sfida contro il Napoli anche se difficilmente verrà impiegato dall'inizio. Questo è quanto fa sapere Sky Sport e finalmente il tecnico Claudio Ranieri potrà avere per la prima volta a disposizione uno degli elementi chiave della squadra.

La Roma e l'entourage di Nicolò Zaniolo si ritroveranno ad aprile per parlare di rinnovo. Questo è quanto afferma Sky Sport, che spiega come questo incontro sarà il primo dopo l'addio di Monchi e si spera che al più presto arrivi la fumata bianca, visto che sono diversi i club interessati al numero 22 giallorosso.

La Roma smentisce che Edin Dzeko si sia sottoposto ad infiltrazioni in Nazionale spiega che "non sussiste alcun elemento di preoccupazione" per il centravanti bosniaco. Questo è quanto fa sapere lo stesso club capitolino anche dopo i controlli effettuati in mattinata a Villa Stuart.

INTERVISTE

Pallotta: "Spero in tre anni di avere lo stadio"

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Rosella Sensi contro Pallotta: "Basta bugie sulla mia famiglia per giustificare il fallimento"


Roma, con il Napoli Kolarov arruolabile

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Il Napoli si avvicina e la Roma fa i conti tra infortunati e arruolabili. Sette giorni di fuoco in cui Ranieri si aspetta risposte dalla Roma. Dal Napoli alla Sampdoria, passando perla Fiorentina: tre partite cruciali concentrate in una settimana che potrebbe essere decisiva per il futuro del club. Ecco perché il tecnico fa la conta dei disponibili, sperando di ritrovare i pezzi da novanta dello spogliatoio giallorosso e quei titolari con cui non ha ancora avuto modo di lavorare. E questo il caso di Under e Kolarov, prossimi al rientro dopo il riposo forzato nella pausa nazionali: il turco è rimasto nella capitale in cerca della forma migliore dopo due mesi di stallo ai box e, passo dopo passo, si è liberato dal fastidio muscolare che gli impediva di tornare in gruppo, obiettivo possibile, mentre il terzino aveva dovuto rispondere alla chiamata della Serbia ma una volta confermato l'infortunio è stato rispedito a casa, dove ha potuto proseguire il programma riabilitativo, con ottimi risultati. Sono loro due i rinforzi pronti per Ranieri, che dovrà gestire Under dopo il lungo stop e potrà invece contare subito sulla spinta di Kolarov sulla fascia sinistra.

CHI C'E', C'E' - Non è escluso che la lista dei convocati per Roma-Napoli si allunghi con l'avvicinarsi della partita, sulla via del recupero ci sono infatti De Rossi, Pellegrini e Manolas, altri tre pilastri che potrebbero farcela per domenica, ma ad oggi sono un passo indietro rispetto ai compagni e saranno valutati quotidianamente. Con la consapevolezza del calendario che impone una riflessione in più sugli acciaccati di turno, perché dopo la gara con i partenopei ne arrivano due altrettanto complicate in un tempo strettissimo. Serviranno forze fresche all'allenatore, che potrebbe far ruotare i suoi giocatori in questa parentesi di campionato, puntando sui più in forma. Non parteciperà alla full immersion Florenzi, che si sta sottoponendo alle terapie per curare la lesione al soleo rimediata in nazionale. Ranieri perde inoltre El Shaarawy, per lui circa due settimane di stop e neanche a dirlo, il problema è al polpaccio. La Roma resta in emergenza, ma deve leccarsi le ferite e tornare in carreggiata finché la matematica dirà che la Champions è possibile. Non si può sbagliare.


Attacco M5S, stadio in bilico ma Pallotta: «Lavori nel 2019»

GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - Con sincera inconsapevolezza, la Raggi e la Roma volano nello stesso posto, nelle stesse ore, per missioni non dissimili – la sindaca per rafforzare gli scambi culturali della città, il club per incontrare i propri partner –, generando una ridda di voci, alcune surreali – vuoi vedere che sono andati fino in Qatar per fare il punto sullo stadio? –, che comunque ad un certo punto della giornata costringe il Campidoglio a diramare una nota ufficiale, in cui si precisa che «la Sindaca incontra i referenti del progetto dello stadio a Tor di Valle esclusivamente nelle sedi istituzionali, proprio per evitare qualsiasi tipo di interpretazione».

LA GUERRA Il guaio, per la tenuta della giunta Raggi e, conseguentemente, per il destino del progetto, è il fuoco amico che ha acceso la nuova inchiesta penale sullo stadio, alimentato dal vento di mal di pancia sempre più acuti, vuoi per gli sviluppi dell’inchiesta penale – le ultime intercettazioni imbarazzano ulteriormente Daniele Frongia –, vuoi per il calo vertiginoso di popolarità che l’azione di governo, a Roma e nel Paese, sta portando ai Cinque stelle. Un crollo verticale che rischia di trascinare con sé le ambizioni dei Romanisti, che James Pallotta ieri ha provato comunque a rinverdire. «Vogliamo iniziare i lavori entro il 2019 e dare alla Roma lo stadio che merita», ha detto il patron rispondendo agli ascoltatori di Teleradiostereo. Un orizzonte dai contorni di nuovo sfumati. «I tifosi vogliono lo stadio per loro e per stare più vicino alla squadra», ha aggiunto Pallotta. Ambizione più che legittima, che l’incertezza politica generata dalla seconda ondata dell’inchiesta rischia di svilire o quantomeno ulteriormente ritardare. Ieri, mentre la città annaspava come ogni giorno nei suoi deliri – rifiuti in fiamme, stazioni della metro chiuse, aggressioni nei quartieri bene – e la sindaca volava in Qatar, apostrofata anche dal ministro dell’Interno Matteo Salvini – «I Romani meritano una città migliore» –, il progetto Tor di Valle tornava ufficialmente terreno di scontro politico, stavolta tutto interno al Movimento. Inequivocabile Roberta Lombardi, intervistata da Repubblica. «La Raggi non può continuare come se nulla fosse – ha detto la capogruppo M5S alla Regione Lazio –, sullo stadio il Consiglio comunale dovrebbe annullare in autotutela la delibera, perché, come ha detto la Procura, è possibile ci sia stato un vizio nell’individuazione dell’interesse pubblico». Allusione grave, fino a ieri rimasta sottotraccia, come l’eventualità che il costruttore Parnasi, pur sotto processo, incassi una ricca plusvalenza a conclusione dell’iter amministrativo. «Si può lavorare con l’As Roma per individuare un nuovo sito – ha spiegato la Lombardi –. Sarebbe un danno per Parnasi che invece alla firma della convenzione tra Eurnova e Comune realizzerebbe una plusvalenza di 80 milioni di euro». Parole rilanciate da un tweet della collega di partito Carla Ruocco, presidente della Commissione Finanze della Camera. «#StopstadioRoma. La politica difenda i cittadini. Il parere del Politecnico dipinge scenari catastrofici: arresti per corruzione, interesse pubblico forse viziato, viabilità paralizzata. Una domanda alla Giunta capitolina: chi ci guadagna da tutto ciò?! #azzeriamo #ripartiamo».

LA PROPOSTA Azzerare non si può, non per la Roma, che a dispetto delle teorie amministrativiste continua a ritenere il via libera a costruire il nuovo stadio a Tor di Valle un «diritto acquisito», per cui ha investito già poco meno di 80 milioni. Ed è improbabile che a Trigoria sposino il nuovo invito del sindaco di Fiumicino Esterino Montino. «Facciamolo qui, abbiamo duecento ettari edificabili».


La non risposta della Sindaca, dire «Sì» adesso non è conveniente

GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - Siamo onesti: l’unica preoccupazione che governa questa vicenda non è l’utilità pubblica dell’opera – che altrimenti l’arresto dell’ex presidente del Consiglio comunale avrebbe dovuto rimettere pesantemente in discussione –, ma la convenienza politica che autorizzarla o meno garantisce.

GIRAVOLTA Alla fine del 2014, il dossier Tor di Valle ottenne dalla maggioranza Marino il bollino di interesse pubblico con il fiero e sdegnato «no» dei quattro consiglieri d’opposizione del M5S, De Vito, Frongia, Raggi e Stefàno. «È una speculazione, in quell’area non si può fare», denunciarono. Due anni fa, la Giunta Raggi soffiava sul progetto riveduto e corretto – tre torri e qualche opera pubblica in meno lo avevano reso improvvisamente digeribile – perché ottenesse rapidamente un nuovo ok dall’Assemblea capitolina, il costruttore Parnasi era assurto a nobile mecenate con cui scendere a patti, gli ortodossi grillini venivano messi o tacere o in qualche caso espulsi. L’hashtag di tendenza era diventato #lostadiosifa. Era cambiato il contesto, d’altronde: il M5S era al governo, aveva già detto di no alle Olimpiadi e alla Metro C, ed era già esploso il bubbone Marra. Dire di no anche allo stadio della Roma, poteva risultare politicamente sconveniente. Oggi – è fin troppo facile comprenderlo –, l’imbarazzo sta nel farlo andare avanti. Il consulente Lanzalone a processo per corruzione, il presidente del Consiglio comunale De Vito in carcere e il fedelissimo Frongia indagato. Intercettazioni che potrebbero inguaiare qualcun altro. Mentre la città collassa quotidianamente tra montagne di rifiuti, buche sempre più grandi e trasporti sempre meno efficienti. Quanto basta per indebolire la sindaca e riaccendere il fuoco amico, dalla Lombardi alla Ruocco; per immobilizzare i funzionari e terrorizzare i consiglieri che dovrebbero votare variante e convenzione urbanistiche. Ma chi si prende questa responsabilità, oltretutto con le Europee all’orizzonte, mentre a Palazzo Chigi sul tema è calato un silenzio raggelante? Perfino la Raggi, qualche sera fa in tv, è apparsa per la prima volta titubante, incapace di rispondere ad una domanda che evidentemente semplice non è più: lo stadio si farà? Come la rivoluzione in quella canzone di Gaber: oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente.


Kolarov e Under in recupero El Shaarawy fermo 15 giorni

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Benzina sulle fasce, anche se per avere la superplus, quella raffinata, ci sarà da aspettare un po’. Ranieri, però, sta ritrovando spinta e gas per la sua Roma, visto che ieri Cengiz Under è tornato ad aggregarsi al gruppo, anche se solo per una parte della seduta. Kolarov, invece, si è diviso tra palestra e lavoro individuale in campo (come De Rossi, Pellegrini, Manolas e Pastore). Oggi dovrebbe però tornare in gruppo anche lui, il che aiuterebbe Ranieri nelle scelte in vista della sfida con il Napoli. Con Kolarov a disposizione, infatti, il terzino sinistro sarà lui, considerando anche le difficoltà palesate a Ferrara da Juan Jesus e il fatto che Santon sarà utilizzato a destra (dove Florenzi è out e anche Karsdorp con la Spal è andato male). Under, invece, dovrebbe partire dalla panchina. Il suo recupero, però, è basilare considerando che El Shaarawy ha riportato una lesione di primo grado al gemello mediale del polpaccio sinistro.

l’ex di lusso Ieri, intanto, a Trigoria si è affacciato Nicolas Burdisso, d.g. del Boca Juniors ed ex giallorosso. Per parlare con Ricky Massara di giovani e di eventuali collaborazioni, ma anche del futuro di Diego Perotti. L’argentino infatti piace al Boca e anche lui in futuro vorrebbe chiudere la carriera proprio dove ha iniziato.

 

 


Roma a cinque spine. Ma Ranieri crede ancora nel miracolo Champions

LEGGO - BALZANI - Dieci giornate alla fine e quattro punti da rimontare. Niente è perso, in teoria. In pratica, però, Claudio Ranieri ha problemi ben più grandi della distanza in classifica dal Milan quarto. Il tecnico romano non si aspettava di trovare una situazione così allo sbando dal punto di vista mentale, fisico e tattico. Durante la sosta ha provato ad aggiustare qualcosa in vista della sfida al Napoli di domenica, ma le tante assenze e le voci di mercato non hanno aiutato. In caso di nuovo ko le speranze Champions si ridurrebbero al lumicino e bisognerebbe guardarsi da Lazio, Atalanta e Torino. Ad aiutarlo non c'è Monchi (volato a Siviglia) né Baldissoni e Pallottaimpegnati sul caldo fronte stadio (oggi il vicepresidente sarà in Qatar dove casualmente è volata pure la sindaca Raggi) e nemmeno Totti che ha passato la settimana in Cina. Il tecnico si è ritrovato solo, e con un contratto agli sgoccioli. Nel futuro potrebbe esserci uno tra Sarri e Gasperini, anche se alcuni rumors parlano di nuovi contatti con Antonio Conte. Il presente dice Ranieri, e cinque nodi tutti da sciogliere.

Difesa in crisi: solo decima in A - Tra le prime dieci in classifica nessuno ha subito più gol della Roma (39) in serie A. Tra errori individuali e squilibri tattici il reparto arretrato è quello che più preoccupa Ranieri che solitamente fa proprio della difesa il suo punto di forza. Soprattutto perché domenica all'Olimpico arriva il 3° attacco più prolifico del campionato dietro a Juventus e Atalanta. E quel Mertens che alla Roma ha spesso fatto male. Il probabile ritorno di Kolarov e Manolas rincuora un po' il tecnico, ma pure col greco in campo la media gol subiti è imbarazzante: 1,3 a partita. La Roma paga la poca coesione tra i reparti e i tanti errori di mercato di Monchi (Olsen, Marcano, Karsdorp e Santon) ma ha perso pure l'apporto di senatori come Florenzi, Fazio e Marcano. Inoltre non può non pesare l'assenza di uno come De Rossi che ha spesso fatto da scudo a un reparto lento e prevedibile. Il capitano sta cercando di stringere i denti.

Serie infinita di infortuni - Sono 67 stop, e la stagione non è ancora finita. La Roma è stata colpita da una vera e propria ecatombe che ha riguardato tutta la rosa e che non ha precedenti nella storia giallorossa. Quarantuno sono infortuni muscolari, così tanti da costringere Pallotta a licenziare medico sociale e fisioterapista. Da quando Ranieri è sbarcato a Trigoria si sono infortunati nell'ordine: Kolarov, De Rossi, Pellegrini, Manolas, Florenzi ed El Shaarawy (anche il Faraone starà fuori 15-20 giorni a causa di una lesione). A questi si aggiungono Pastore e Under che ieri è tornato in gruppo a 2 mesi dallo stop col Torino. Il turco potrebbe giocare dal primo minuto, ma le assenze restano tante e il rischio di ricadute è altissimo.

Spogliatoio turbolento/I dirigenti sono assenti - Ciò che ha fatto infuriare di più il povero Claudio però sono gli atteggiamenti nevrotici di una squadra già bacchettata da Di Francesco per questo motivo. La furiosa lite tra Dzeko ed El Shaarawy negli spogliatoi di Ferrara ha lasciato strascichi e ha costretto Ranieri ad alzare la voce. "Se non la smettete faccio entrare i tifosi a Trigoria", avrebbe detto al gruppo che proprio non riesce a compattarsi. I nuovi non si sono integrati coi senatori. E gli stessi senatori sono nervosi per un futuro in bilico e per i risultati che non arrivano. Il clima nello spogliatoio è gelido e gli episodi di intolleranza non sono mancati: dagli scatti d'ira di Dzeko con compagni (pure Cristante e De Rossi) e avversari alle offese di Kolarov e Manolas ai tifosi passando per le lamentele di Kluivert e Karsdorp dopo qualche esclusione.

Poco pubblico all'Olimpico e un calendario tutto in salita - Poco più di 35 mila spettatori per Roma-Napoli. L'appello di Ranieri ai tifosi durante la sua prima conferenza stampa non ha funzionato. Così il tecnico si troverà ad affrontare un calendario difficile senza l'apporto della maggioranza della tifoseria. La Roma - che non ha mai vinto in questa stagione contro una squadra che la precede in classifica - nelle ultime 10 giornate dovrà affrontare big come Napoli, Juventuse Inter.