Pallotta, tweet al veleno: "Sul club girano troppe fake news"
LEGGO - BALZANI - Arrivano gli sceicchi del Qatar a Trigoria? Fake news, parola di James Pallotta. Le voci sul possibile interesse qatariota per la proprietà della Roma continuano a rincorrersi da quando Milano Finanza ne ha parlato per la prima volta la settimana scorsa e grazie alle conferme di alcuni giornalisti arabi e non. Fa riflettere pure il viaggio di due settimane fa a Doha di Totti, Baldissoni e della sindaca Raggi. Pallotta, però, ha ha deciso di prendere una posizione sull'argomento via Twitter. Siri, mostrami una fake news, ha cinguettato ironicamente Pallotta sul suo account personale pubblicando la prima pagina di ieri del Corriere dello Sport in cui si parla di 'Intrigo Qatar'.
Ringhio su Roma: con il Milan non ha futuro e Totti spinge per averlo
LEGGO - BALZANI - Ci sono sogni (Mourinho e Conte) e solide realtà, tanto per parafrasare un famoso slogan pubblicitario. Il futuro della panchina della Roma, destinata a ospitare l'ottavo allenatore in nove stagioni, è ancora un rebus che però comincia a delineare una soluzione. Molti indizi, infatti, portano a Gennaro Gattuso che è destinato a vivere un mese paradossale: da una parte è chiamato a far qualificare il Milan in Champions e dall'altra - per esordire la prossima stagione nella massima competizione europea - potrebbe dover sperare nella rimonta della Roma di Ranieri.
L'identikit di Ringhio è quello preferito dal management italiano capeggiato da Totti e Massara. E di motivi ce ne sono: ha saputo gestire situazioni societarie difficili (Pisa e Milan), sa mettere in riga lo spogliatoio (vedi la questione Kessie-Biglia), ha valorizzato giovani come Calabria o Romagnoli, ha un calcio semplice ma essenziale e guadagna solo 2 milioni a stagione. I primi contatti sono nati qualche mese fa, poi il rapporto sempre più deteriorato tra Gattuso e Leonardo ha intensificato l'interesse dell'allenatore che a Roma ritroverebbe Totti e De Rossi con i quali ha vinto il mondiale nel 2006. Pure in caso di qualificazione in Champions dei rossoneri, infatti, il destino del tecnico calabrese sembra lontano da Milano dove potrebbe approdare uno tra Sarri e Pochettino.Molto dipenderà dal potere decisionale che avrà Totti nel prossimo futuro. L'ex capitano ha un rapporto speciale con Gattuso (con il quale ha formato per anni anche una coppia di testimonial pubblicitari) ed è stato uno degli artefici della scelta Ranieri. Se dovesse dare risultati (il quarto posto) potrà godere di un bonus di fiducia non indifferente. Pure Candela, amico fraterno di Totti e voce di Roma Radio, ha dato un indizio: Tra i nomi circolati quello di Gattuso è il più adatto. A Milano sta facendo miracoli.
La volontà di andare su un grande nome (Conte o Mourinho) d'altronde si scontra con le richieste economiche e di mercato dei due super allenatori. La pista Giampaolo, preferita dal consulente Baldini, invece non entusiasma più di tanto. In corsa restano pure Sarri e Gasperini. All'orizzonte c'è una schiarita anche sul rebus direttore sportivo. Le opzioni sono due: la soluzione interna con la promozione di Massara e dello stesso Totti oppure la scelta estera con Luis Campos che però - per non perdere la preziosa residenza a Montecarlo - potrebbe lavorare come consulente esterno lasciando comunque la nomina ufficiale allo stesso Massara.
Troppe reti subite e tanti infortuni: per Lazio e Roma difese da incubo
REPUBBLICA - FERRAZZA - La corsa Champions di Lazio e Roma passa attraverso le ultime sette fatiche stagionali (otto per i biancocelesti), da affrontare zoppicando. Inzaghi e Ranierivedono cadere da una parte le certezze, dall'altra i pezzi delle loro creature, costretti a fare i conti entrambi con due difese in codice rosso. Per motivi diversi. La Lazio ha smarrito la strada dell'equilibrio, con ben 14 gol presi nei venti minuti finali, i giallorossi faticano a trovare due terzini da schierare sabato contro l'Udinese, tra infortuni e squalifiche, per una squadra che ha subito 64 reti in 41 gare stagionali.
Per la Lazio, sembra prendere piede il motto "a San Siro come a San Siro". In vista della sfida Champions di sabato in casa del Milan (ore 20.30, diretta Dazn), Inzaghi potrebbe riproporre una squadra molto simile a quella che ha gia battuto l'Inter. A cominciare proprio dalla difesa, finita sotto la lente d'ingrandimento per gli errori commessi domenica con il Sassuolo. E con quel dato — 14 gol subiti nei 20 minuti final! — che invoca un cambio di rotta. Ecco allora che Luiz Felipe e Bastos — protagonisti in positivo contro i nerazzurri — si candidano con forza per tornare titolari. Il tecnico biancoceleste ci ragiona, l'attacco rossonero guidato da Piatek consiglia misure speciali. Per Luiz Felipe, il Milan sembra poi essere nel destino. E' la squadra contro cui ha esordito in Serie A, il 10 settembre 2017. Nella semifin-le d'andata della scorsa Coppa Italia, gioco a sorpresa da centrale nel reparto a tre strappando applausi. In quella di ritorno, poi, sbaglio il rigore decisivo. Un neo che, nella doppia sfida con i rossoneri tra campionato e Coppa, il brasiliano ha l'occasione di cancellare una volta per tulle. Scegliere sia Luiz Felipe che Bastos, per Inzaghi, vorrebbe dire rinunciare a Patric e Radu: lo spagnolo e uno dei tasselli piu utilizzati nelle ultime uscite, il romeno — al netto degli errori contro il Sassuolo — rimane uno dei pilastri della difesa. Per Inzaghi, mai come stavolta, l'abbondanza comporterà scelte e sacrifici importanti.
Scelte e sacrifici su cui non può fare affidamento Ranieri, che ha Kolarov squalificato, Santon e Karsdorp infortunati. Una iattura quella dentro Trigoria, che costringerà il tecnico giallorosso a inventarsi dei "terzini fai da te". Gli restano a disposizione Juan Jesus, da mettere sulla sinistra eFlorenzi, che deve accelerare il suo recupero, a destra, costretto molto probabilmente a giocare non al meglio. Oppure schierare una linea con tre centrali, ridisegnando tutta la squadra. La corsa Champions per la squadra giallorossa, che ha numeri difensivi imbarazzanti (45 le reti subite finora in campionato, 64 totali in 41 partite stagionali), passa per l'Udinese, sabato prossimo (ore 18) e la trasferta di Milano, contro l'Inter, il sabato di Pasqua: complicato per un gruppo che è tredicesimo come gol presi, uscire con la porta inviolata da tali impegni. Come però è successo a Genova, dove si è invertita la tendenza, non subendo alcuna rete.
Nessun allarme per bomber Dzeko. Pallotta smentisce la vendita al Qatar
IL TEMPO - BIAFORA - Nessun allarme per Dzeko. Ieri il bosniaco si è solo a sottoposto ad alcune terapie di recupero senza scendere sul terreno di gioco e subito si è pensato ad un nuovo infortunio. Niente di tutto ciò: si è trattato di un allenamento differenziato già programmato da tempo. In vista dell'Udinese hanno svolto individuale in campo Florenzi e Pastore, soltanto fisioterapia per Perotti.
Intanto il presidente Pallotta ha bollato come «Fake news» i rumors sulle presunte trattative societarie con un fondo del Qatar, mentre Baldissoni è stato invitato dal Tottenham per assistere alla sfida con il Manchester City dagli spalti del nuovo stadio degli Spurs.
Brozovic salta la Roma e forse la Juve: Borja è pronto
GAZZETTA - STOPPINI - E poi ci sono le statistiche che mandano fuori strada. Perché nel calcio non tutto è traducibile con i numeri. Prendi l’esempio di Marcelo Brozovic e delle partite saltate interamente in stagione con l’Inter: 5 tra squalifiche e infortuni, 3 di campionato e 2 di Europa League. Risultato: 4 vittorie su 5. La quinta è però la sconfitta nel ritorno con l’Eintracht che tanto ha pesato nel giudizio sulla stagione nerazzurra. Eccolo, il nodo. La risonanza magnetica ha confermato la sensazioni negative: distrazione alla coscia destra, muscolo semitendinoso, in sostanza la parte posteriore della coscia. Brozovic salterà sicuramente le partite con Frosinone e Roma e non è scontato che possa esserci il 27 aprile con la Juventus: dipenderà dalla voglia di rischiare del tecnico, probabilmente poca, per non rischiare poi una ricaduta.
Borja e alternative Per intendersi: solo una volta, nelle 43 partite stagionali fin qui disputate dall’Inter, Spalletti ha rinunciato per scelta a Brozovic: in casa con il Cagliari per logiche di turnover. Per l’Inter il croato è imprescindibile, l’unico vero insostituibile della rosa, per caratteristiche difficilmente replicabili. Spalletti è chiamato a inventarsi una soluzione. Ci limitassimo ai precedenti, non ci sarebbe dubbio. L’impiego di Borja Valero è il più naturale possibile: lo spagnolo ha sempre giocato dal 1’ nelle 5 occasioni in cui è mancato il compagno. Logico che sia così, Borja è l’unico in grado di garantire la stessa capacità di far girare il pallone. E la partita dell’Atalanta è lì a confermarlo. Lo Spalletti che in un primo tempo aveva scelto l’accoppiata Gagliardini-Vecino è poi tornato sui suoi passi inserendo proprio Borja, entrato quando i ritmi del match si erano abbassati e la stessa Atalanta era ormai entrata in riserva. E’ logico pensare che lo spagnolo possa essere la prima soluzione per domenica a Frosinone, in una gara che si preannuncia dal copione tattico scontato. Non è detto che sia l’unica via, però. Perché Spalletti ha abituato a soluzioni innovative – l’ultima è stata Vecino trequartista – e in rosa ha almeno altri due giocatori che possono giocare al posto di Brozovic. Il primo è Joao Mario, che ha già ricoperto – molto più spesso a gara in corso – quella posizione. E poi attenzione alla strada che porta a Nainggolan, che potrebbe arretrare il suo raggio d’azione lasciando la trequarti proprio a Vecino. Occhio al modulo, poi: Spalletti potrebbe decidere di «proteggere» il sostituto di Brozovic con un 4-3-3 (o 4-1-4-1), dunque con due mezzali che corrono ai lati al posto del doppio mediano del 4-2-3-1. L’obiettivo, in fondo, è quello di confermare quelle statistiche ingannevoli.
Gerolin: «Cara Roma segui Ranieri e puoi riavere la Champions»
GAZZETTA – ZUCCHELLI - Udinese e Roma sono state le squadre che più hanno segnato la sua vita, oltre che la sua carriera. Manuel Gerolin ha giocato più di 100 partite sia con i friulani sia con la Roma, con cui vinse due coppe Italia e sfiorò uno scudetto e una Coppa Uefa. L’Udinese è il club con cui, da osservatore e poi da direttore sportivo, ha imparato i segreti della carriera dirigenziale e oggi, che il rapporto è terminato, si aggiorna: «Viaggio, mi tengo informato, imparo. In attesa della prossima occasione».
Magari potrebbe essere proprio a Roma, visto che i giallorossi cercano un direttore sportivo.
«E perché lo cercano? Massara è bravissimo e pronto per camminare con le sue gambe. E poi se, come leggo, Totti dovesse avere un ruolo operativo si creerebbe la situazione perfetta. Non vedo questa esigenza di cambiare».
A lei in ogni caso piacerebbe, anche se ora vive a Venezia e a Roma torna raramente?
«Sì, ma ho sempre bei ricordi. Per il resto, a chi non piacerebbe essere il d.s. di una squadra importante? Ma, ripeto, la Roma per me è a posto così».
È a posto anche l’Udinese? Lei Tudor lo conosce bene.
«Lo scelsi insieme alla famiglia Pozzo. Ha un carisma e una grinta incredibili, forse quello che ci voleva in questo momento. Mi dispiace, perché penso che l’Udinese abbia una rosa migliore di quello che dice la classifica. E non è neanche il primo anno».
Eppure fatica, secondo lei perché?
«Non lo so. E preferisco non aggiungere altro».
L’Udinese ha quattro punti sulla terz’ultima, la Roma è a meno uno dal quarto posto: la partita di sabato sarà delicatissima.
«L’Udinese dovrà faticare tanto, fino alla fine, ma credo abbia le potenzialità per salvarsi. La Roma vincendo a Genova si è rimessa in corsa, se i giocatori si guardano in faccia e seguono l’allenatore possono farcela. Per sabato vedo i giallorossi favoriti».
Oggi sarà un anno dalla partita vinta 3-0 con il Barcellona in Champions. Poteva e doveva essere un punto di partenza.
«Io capisco che i tifosi vogliano di più, soprattutto quelli della Roma. Io li ricordo come tra i più passionali del mondo. Mi fecero sentire amato fin dal primo istante. Ma la Roma in questi anni ha sempre fatto bei campionati, poi certo c’è la Juve che uccide tutti, ma non capisco perché venga descritta così in crisi».
Ha cambiato allenatore, però.
«Un cambio un po’ affrettato, anche se Ranieri ha l’esperienza giusta per aiutarli. E ci sono ancora parecchi punti in palio».
C’è un giocatore dell’Udinese che consiglierebbe alla Roma?
«Ce ne sono parecchi forti. Come dicevo prima, la rosa non è da ultimi posti, anzi. Ma non mettetemi in difficoltà, nomi non ne faccio».
Sarà difficile trattenere a fine anno gente come De Paul?
«Il ragazzo è bravo, a Udine poi si sta bene e i ragazzi hanno il tempo di maturare. Fine».
Sia l’Udinese sia la Roma vengono accusate di fare troppa compravendita di giocatori, faticando poi a costruire qualcosa.
«Dipende dagli obiettivi che uno si dà. L’Udinese ha sempre avuto questa filosofia e per tantissimo tempo, oltre ad essere abituata, è stata premiata dai risultati. A Roma il discorso è un po’ diverso, forse perché diversi sono i programmi e gli obiettivi».
Ci dice il ricordo più bello a Udine e Roma?
«A Udine senza dubbio l’esordio, quando ero un ragazzino di 19 anni che stava coronando il suo sogno. A Roma l’anno in cui abbiamo sfiorato lo scudetto nel 1986. Il finale è stato bruttissimo, con il Lecce, ma giocavamo davvero bene. Sapete una cosa? Eravamo forti...».
Florenzi ci prova altrimenti difesa con tutti centrali
GAZZETTA – ZUCCHELLI - La rincorsa di Alessandro Florenzi alla partita di sabato contro l’Udinese procede, ma sembra difficile che il vice capitano della Roma ce la faccia. Ieri Florenzi ha lavorato in campo fuori dal gruppo, con il solo Pastore, e tra oggi e domani proverà a fare almeno una parte con il gruppo per poi essere convocato venerdì. Fondamentali saranno le risposte del polpaccio lesionato durante un allenamento in Nazionale, che si potranno avere, però, soltanto quando Florenzi riuscirà a forzare con continuità. Lui vorrebbe esserci, vista la totale emergenza sulle fasce, con Kolarov squalificato e Santon e Karsdorp infortunati, ma Claudio Ranieri lo metterà in campo solo se non ci saranno rischi. Perché poi la settimana prossima la Roma dovrà andare a Milano contro l’Inter di Spalletti e il tecnico vorrebbe averlo in condizioni quantomeno accettabili.
PROVE Ecco perché, salvo novità, se non ce la dovesse fare, da stamattina Ranieri proverà la difesa con i 4 centrali, con Juan Jesus a destra e Marcano a sinistra. In porta ci sarà Mirante e il fatto di avere una comunicazione migliore, in italiano, rispetto a quella che ci sarebbe stata con Olsen, magari potrà aiutare un reparto inedito. Ranieri farà anche qualche esperimento di difesa a tre, ma per l’idea di squadra sicura e compatta che il tecnico vuole sembra difficile che si vada verso questa soluzione. In panchina dovrebbe trovare spazio il Primavera Semeraro, diciotto anni a maggio, terzino sinistro, in panchina contro l’Empoli, al debutto di Ranieri.
DZEKO A RIPOSO Non si è allenato, invece, Dzeko, che ha usufruito di un giorno di riposo concordato con lo staff medico e atletico. Il bosniaco aveva e ha bisogno di rimettersi a posto fisicamente in vista del rush finale di campionato e per questo è andato comunque a Trigoria per sottoporsi ad una seduta di fisioterapia. Se tutto andrà bene sabato sarà lui il titolare, anche soltanto per provare a interrompere il digiuno di gol in casa all’Olimpico, in campionato, che dura praticamente da un anno. A centrocampo, con uno tra De Rossi (favorito) e Nzonzi, dovrebbe esserci Cristante, per il resto Zaniolo giocherà, mentre Kluivert, El Shaarawy, Ünder (mal di schiena passato), Pellegrini e Schick si giocano le altre due maglie, con l’olandese che, in piena fiducia, sembra in rampa di lancio rispetto ai compagni. Ancora dubbi, invece, per Perotti, che anche ieri si è allenato a parte e che, secondo i media argentini, continua ad essere un obiettivo concreto del Boca del direttore sportivo Burdisso. Se ne parlerà a fine stagione, intanto l’argentino proverà a rientrare già sabato per dare una mano ai compagni contro l’Udinese.
Cadono i Municipi, ma sullo stadio il Comune va avanti
GAZZETTA - CECCHINI - La fibrillazione politica intorno al nuovo stadio della Roma, progettato per la zona di Tor di Valle, non accenna a fermarsi. Domani, infatti, il IX Municipio della capitale, quello interessato all’impianto, nonostante sia a guida del Movimento 5 Stelle, potrebbe votare contro l’opera, anche se la sua decisione non è influente sull’iter dell’approvazione. Il segnale politico, però, sarebbe significativo e i rischi non mancano, visto che ieri il consiglio dell’XI Municipio – anche questo interessato dai lavori – ha sfiduciato il presidente pentastellato Mario Torelli, poi subito nominato commissario dalla sindaca Raggi. Insomma, un problema in più, anche perché sembra un trend politico non da sottovalutare, visto che a Roma, dall’inizio dell’era pentastellata, è il terzo municipio perso dal Movimento, che ha visto cadere già l’VIII e il III, poi passati al centrosinistra.
OTTIMISMO COMUNE Ma l’amministrazione non sembra mollare. Ed infatti ieri Enrico Stefàno, presidente dell’Assemblea Capitolina, ha detto a Centro Suono Sport: «Sul nuovo stadio sono ottimista. L’iter sta facendo il suo percorso, anche se complesso e complicato. Diciamo che non sono pessimista, non mi sento di dirvi che ci siano ritardi particolari. Ci siamo presi un attimo di margine per fare un nuovo approfondimento su tutti gli atti, se non dovessero emergere criticità chiaramente si dovrebbe procedere perché l’assemblea capitolina già due anni fa ha votato a favore».
MALAGò BENEDICE Intanto, anche Giovanni Malagò, presidente del Coni, ribadisce il suo «endorsement» allo stadio. «Se si ferma l’iter c’è il rischio causa? Io non ho mai giudicato una materia tecnica né tanto meno giuridica come questa che è sostenuta dall’avvocatura. Sono contento che abbia individuato un possibile rischio, un’area di maggiore preoccupazione, ma ho sempre detto che è giusto che la Roma abbia il suo stadio, che la Lazio abbia il suo stadio e che tutte le società di Serie A, e non solo, che stanno cercando di fare il proprio stadio lo abbiano. Chiaramente io parlo di stadio: tutto il resto non mi compete e non ho alcuna voce in capitolo. Ho visto ciò che accade nel resto del mondo: tra poco giocheremo la finale della Champions League in uno stadio – il Wanda Metropolitano – che è uno spettacolo. A un certo punto basta: dobbiamo avere coraggio di prendere una decisione e una volta fatto non si può rimettere tutto in discussione ogni sei mesi, un anno, cinque anni. Non è serio soprattutto nei confronti di chi vuole investire nel nostro Paese». Difficile dargli torto.
Roma, ti ricordi? Un anno fa affossò il Barça adesso è cambiato tutto
GAZZETTA - CECCHINI - Il culto della memoria, in fondo, può essere anche uno strumento per riconquistare il passato. Oggi, ad esempio, riassaporando la storia del 3-0 inflitto al Barcellona in Champions League un anno fa, la Roma non prova solo la dolcezza di una serata epocale, ma vive anche l’autoconvincimento, in tempi malinconici, che tutto è sempre possibile, che il fatturato non corre in campo, che il blasone non basta e che, anche se Messi gioca contro di te, non c’è bisogno di Obama per dire: «Yes, we can». Certo, la sensazione è che a Roma le lancette viaggino più velocemente che altrove, e proprio quella notte lo dimostra. Un anno fa Eusebio Di Francesco, tirando fuori a sorpresa dal cilindro la difesa a tre, era il santo laico di una città, il d.s. Monchi il Lancillotto del mercato e il presidente Pallotta il re taumaturgo della storia giallorossa, capace di riportare il club ad una semifinale di Champions/Coppa Campioni che mancava da 34 anni. Per giunta dopo aver perso l’andata (immeritatamente) per 4-1. Quanto basta perché per una notte anche lo stravagante fosse lecito. E così Pallotta si tuffò in una fontana di Piazza del Popolo, pagando una multa di 450 euro e donandone 230.000 per il restauro, quasi a sancire un legame infinito con la città.
cambiamenti Eppure 365 giorni dopo tutto sembra cambiato. E non si tratta della classifica deludente o della Champions abbandonata (con giuste polemiche) agli ottavi contro il Porto. Pensateci. Nonostante le irridenti smentite su interesse dei fondi del Qatar per il club, il presidente sembra aver perso ascendente sul tifo e così manca da Roma da quei giorni, il d.s. Monchi si è dimesso inseguito dagli strali pallottiani, il d.g. Baldissoni è diventato vicepresidente con deleghe legate al nuovo stadio, il Coo Guido Fienga è diventato Ceo con deleghe sportive, Di Francesco è stato esonerato e lo staff medico accomiatato, così come alcuni dei simboli di quel match, cioè Alisson, Strootman e Nainggolan. Non basta, perché per motivi diversi nessuno dei tre «cavalieri che fecero l’impresa – Dzeko, De Rossi e Manolas – ha la certezza di restare, anche se siamo convinti che neppure questo farà scolorare il ricordo della partita.
EMOZIONE UNICA Non ci sorprende. Tutti coloro che quella sera hanno avuto uno spicchio di Roma addosso, hanno raccontato una certezza, quella di aver vissuto «l’emozione più grande» della vita calcistica. Lo ha detto Manolas, l’uomo copertina del trionfo, lo ha ribadito un anziano bucaniere delle aree di rigore come Dzeko, lo ha confermato capitan De Rossi, che pure ha vinto un Mondiale, e lo hanno salmodiato come un rosario tutti in coro, mentre da Barcellona lo stesso presidente Bartomeu pochi giorni fa ha detto: «Quella sconfitta è stata una lezione che non dimenticheremo». Certo, il ricordo di aver scritto una pagina nella storia del calcio, forse aiuterà poco la quotidianità di Ranieri, ma è anche un modo per far lievitare, nell’immediato, il sogno dell ritorno in Champions e, in futuro, quello di leopardiane «magnifiche sorti e progressive». A pensarci bene, non è poco.
Rivoluzione in difesa: ciao Olsen, ecco Cragno
GAZZETTA - CECCHINI - Vero che alla Roma va di moda la rivoluzione permanente, ma se c’è un reparto che nella prossima stagione sembra destinato ad avere un profondo «restyling» è proprio la difesa. I 45 gol subiti in campionato fino a questo momento sembrano una sorta di stimolo al cambiamento e così, per motivi diversi, sono in tanti a rischiare l’addio.
CIAO OLSEN Con tutta probabilità si comincerà dal portiere Olsen, che dopo una stagione a luci e ombre, adesso è stato accantonato in favore del vice Mirante, cosa che nessuno all’inizio poteva mai immaginare che accadesse, nonostante lo svedese non avesse le stimmate del fuoriclasse come il partente Alisson. Olsen sembra avere ancora un buon mercato in Premier League e quindi la destinazione sembra essere abbastanza certa, mentre per il prossimo campionato il primo obiettivo è Cragno del Cagliari, anche se non dispiace il camerunense André Onana dell’Ajax.
MANOLAS E MANCINI Un altro che sembra destinato all’addio sembra essere Manolas, che ha una clausola di rescissione di 36 milioni, anche se una piccola percentuale sembra essere appannaggio degli agenti che lo assistono. Il primo candidato per prenderne il posto è Mancini dell’Atalanta, con cui Monchi peraltro aveva già intavolato delle trattative, col club nerazzurro pronto a chiedere circa 25 milioni per un centrale già nel giro della Nazionale maggiore. Un altro destinato ai saluti sembra anche Marcano, visto che in questa stagione ha avuto un ruolo da comprimario che probabilmente non si aspettava.
KARSDORP E LE FASCE Il nuovo infortunio di Karsdorp, poi, apre il fronte relativo ai nuovi terzini. L’olandese, oltre ad essersi fermato spesso, non ha convinto proprio in fase difensiva, la stessa in cui lo stesso Florenzi non dà il suo meglio. Se Santon è un jolly che può tornare utile, c’è da dire che è pronto per tornare dal prestito Luca Pellegrini, che al Cagliari sta facendo bene e accumulando esperienza per affinare le sue indubbie qualità.Meglio così perché Kolarov, sulla soglia dei 34 anni, deve avere necessariamente un sostituto all’altezza della situazione.
IDEA KOUNDé Intanto dalla Francia giunge la notizia dell’interesse per il difensore, Jules Koundé, 20 anni, in forza al Bordeaux, società con cui il rapporti non sono ottimi dopo la beffa Malcom dello scorso. La concorrenza è tanta (anche Inter e Milan) così come il prezzo non è banale (25 milioni), ma tutto è ancora aperto, anche se le decisioni dovranno prenderle il nuovo direttore sportivo e il nuovo allenatore. Su quest’ultimo fronte, c’è ancora mistero, mentre sul primo il casting portato avanti da Pallotta e Baldini parla sempre del serrato testa a testa fra Campos e Petrachi, entrambi contattati. A Roma tutti attendono sviluppi. Anche i difensori giallorossi.
La Roma, su Twitter, ricorda la vittoria contro il Barça in Champions: "E' passato un anno, ma le emozioni non le dimenticheremo mai"
"E' passato un anno, ma le emozioni di quella notte non le dimenticheremo mai..." Questo il messaggio, postato pochi minuti fa, dalla AS Roma, attraverso il proprio profilo Twitter, per ricordare l'impresa di un anno fa in Champions League, quando i giallorossi vinsero in rimonta contro il Barça, garantendosi l'accesso alla semifinale.
È passato un anno, ma le emozioni di quella notte non le dimenticheremo mai… #OnThisDay #ASRoma pic.twitter.com/ElcTkzZhtn
— AS Roma (@OfficialASRoma) 10 aprile 2019
Confermato l'interesse della Qatar Sports Investments per l'acquisto della Roma
Anche la stampa Francese conferma l'interesse del fondo Qatar Sports Investments sulla Roma. Notizia che circola da alcuni giorni, grazie al rilancio di Milano Finanza. A riportarlo oggi è l'Equipe, importante quotidiano francese. Pallotta, presidente e maggior azionista di AS Roma aveva smentito ieri i rumors, definendo la notizia come una Fake News. Il quotidiano sportivo rilancia il forte interesse per l'acquisto del club giallorosso indicando che comunque non esiste una vera offerta, ma l'ipotesi che gli esperti del fondo d'investimento qatariota sono in fase di studio del dossier del club di piazzale Dino Viola.
Conferma dell'Equipe. QSI (Qatar Sports Investments), proprietario del #PSG, è interessato all'acquisto della #Roma. pic.twitter.com/82B2eAaaI3
— GuillaumeMP (@Guillaumemp) 10 aprile 2019