Cristante è il giocatore più costoso della Roma secondo le valutazioni CIES
Il centro studi CIES ha analizzato le valutazioni di mercato dei calciatori dei cinque maggiori campionati europei. Il giocatore più oneroso della Roma è Bryan Cristante con una valutazione di 55 milioni di euro. L’ex Atalanta si posiziona così sesto, a pari merito con l’attaccante della Lazio Ciro Immobile. Lo riferisce football-observatory.com.
I 22 convocati da Ranieri contro la Fiorentina. Si rivedono Pellegrini e Pastore
Claudio Ranieri ha scelto i 22 giocatori che domani affronteranno la Fiorentina all'Olimpico. Si rivedono Pellegrini e Pastore, nuovamente a disposizione del mister.
Ecco i convocati di Mister Ranieri per #RomaFiorentina#ASRoma pic.twitter.com/hbcAk4ZoX2
— AS Roma (@OfficialASRoma) 2 aprile 2019
Pallotta e Totti: mai così lontani mai così vicini
EDITORIALE - GABRIELE NOBILE - Pallotta e Totti non si sono mai sopportati, sono due personaggi probabilmente incompatibili. Il presidente e maggior azionista della Roma, nato e cresciuto a Boston, dal “deal” di aprile 2011 ad oggi non ha mai voluto capire l’importanza del giocatore più importante della storia del club giallorosso. Francesco Totti, di conseguenza, non è mai riuscito ad entrare nella mentalità dell’uomo forte di Boston, cosi distante dalla Capitale e così poco partecipe alla vita del club. Pallotta non è mai stato amato dalla maggior parte dei supporter giallorossi, anche a causa di qualche suo scivolone a livello mediatico, mentre Totti era idolo prima, parliamo di quasi tutta la sua carriera in giallorosso e divinità adesso da quando è entrato di diritto tra i dirigenti top di piazzale Dino Viola.
In questi 8 anni di presidenza yankee ci sono stati parecchi screzi tra le parti, alcune volte dovute a personaggi e manager vicini allo stesso presidente, chiedere a Franco Baldini che, un secondo dopo essersi insidiato rilasciò un'intervista dove raccontava della “pigrizia” del numero 10 giallorosso, passando poi alla penosa gestione del fine carriera del capitano per eccellenza, con Spalletti protagonista assoluto e mai una parola, a sua difesa, da parte del numero uno giallorosso. All’interno di questi anni difficili possiamo ricordare delle tante difficoltà, da parte di JP, di rinnovare i vari contratti a Totti, quando era ancora calciatore.
Chiedersi da dove nasce tutto questo sottilissimo ma reale livore tra le parti è sinceramente argomento poco interessante, visto che al centro di tutto dovrebbe esserci la Roma, intesa come squadra ma soprattutto come club. Il presidente, solo ultimamente, sta iniziando a capire l’importanza di un front man come Francesco. Il dipartimento del marketing di AS Roma, ci racconta di come Totti testimonial sia ancora argomento centrale, anche a due anni dal 28 maggio 2017. Difficile un cambio generazionale, visto che di campioni al top ne stanno arrivando pochi e quelli che iniziavano ad imporsi con i fans, poi inevitabilmente vengono ceduti, vedi Nainggolan, Alisson e Strootman. Di idoli non ce ne sono, questo è un dato di fatto.
Inizialmente si parlava di un ruolo defilato per Totti, all’interno della cerchia ristretta di manager di AS Roma. L’idea era di farlo crescere affiancandosi a gente come Monchi, Baldissoni e Fienga. Il problema è stato di non aver percepito che il capitano, al di là di qualche tecnicismo societario da imparare, ha sempre avuto qualcosa di superiore ai nomi citati. Totti vive di talento da quando, nel 1989, arrivò a Trigoria. Un talento calcistico mixato a doti innaturali di comunicazione. Francesco è estremamente intelligente e sa dosare benissimo i suoi interventi, anche perché conosce bene Roma ed il suo stravagante ambiente. Ne è stato vittima nei primissimi anni della sua carriera, conosce ogni sfumatura della comunicazione capitolina e sa bene come muoversi all’interno del delicato mondo del calcio. Gli altri, chi più e chi meno, hanno clamorosamente fallito.
Il fallimento non è relativo ovviamente alla crescita del club in termini di marketing e di valorizzazione del brand. Ottimo il lavoro di Fienga nella fase di start-up di alcuni dipartimenti legati alla comunicazione di AS Roma. Benissimo Baldissoni nel gestire le varie fasi di sviluppo del club. Il vero dramma è stata la gestione dell’aspetto tecnico e di campo della Roma: il lavoro di Walter Sabatini non ha avuto un seguito con Monchi, disastroso nel metodo di come affrontare le varie campagne acquisti. In tutto questo marasma la Roma non ha mai avuto solidità e continuità negli allenatori, da Luis Enrique a Di Francesco. Da chiarire poi la figura di Franco Baldini che insieme a Baldissoni, sono gli unici due manager che hanno accompagnato il cammino di Pallotta fin da suo arrivo del 2011 (periodo di DiBenedetto compreso).
Francesco Totti si sta prendendo la Roma a piccole dosi, sfruttando un vuoto mai colmato da chi conta nella AS Roma, ma serve l’ufficialità da parte del presidente e maggior azionista del club. Lo stesso Pallotta che dovrà percepire che questi cambiamenti sono fondamentali per le sorti ed il futuro della Roma.
Amelia: "Spero un giorno di tornare a Trigoria, magari da tecnico"
Marco Amelia, ex portiere della Roma, ora allenatore della Lupa Roma, ha rilasciato un'intervista al sito tuttoseried.com. Queste un estratto delle sue dichiarazioni:
Che ricordi hai dell'anno dello scudetto con la Roma?
"Quando si vince i ricordi sono sempre belli, però non è stato facile. La stagione iniziò molto male perché uscimmo subito in Coppa Italia con l'Atalanta e io ero in panchina in entrambe le partite. I tifosi venivano già dallo scudetto vinto dalla Lazio pochi mesi prima e quella delusione li portò a contestarci pesantemente quando rientrammo da Bergamo. La società è stata brava a rimettere insieme i pezzi e ricostruire il rapporto col pubblico, Fabio Capello ha fatto un lavoro straordinario e il gruppo lo ha seguito. Quella Roma non era composta soltanto da campioni in campo ma anche da uomini incredibili, soprattutto chi ha giocato meno è stato fondamentale nella tenuta dello spogliatoio. L'unità di intenti è stata fondamentale soprattutto nei momenti difficili, quando la Juventus è tornata sotto e poteva giocare lo scontro diretto in casa. Quello scudetto è un ricordo tra i più belli, non solo per me ma anche per tutti i compagni di allora, non a caso anche chi ha poi vinto altrove, ne parla sempre in maniera speciale. Vincere a Roma ti dà delle sensazioni che sono esponenziali rispetto a quelle che puoi provare vincendo a Milano o Torino, sponda Juventus".
Ti ha dato fastidio la cessione frettolosa della Roma e il fatto di non aver mai potuto esordire in giallorosso?
"Stavo talmente tanto bene a Livorno che non ho avuto una grande delusione da questo. L'ho presa come una possibilità per emergere, ho salutato la Roma con la speranza che fosse solo un arrivederci e negli anni ho sperato di poter tornare. In molte sessioni di mercato ho messo la Roma davanti a tutti nelle richieste, però non si è mai concretizzata una vera e propria trattativa. Forse solo una volta, con Pradè, ci fu una possibilità però i giallorossi erano in difficoltà economica e il mio cartellino era di proprietà di una squadra, quindi non potevo arrivare a costo zero. Alla fine non ho rimpianti, la mia carriera l'ho fatta e spero di tornare un giorno a Roma, magari come allenatore, perché sarebbe la chiusura di un cerchio".
D'Agostino allenatore come te. Un giorno anche De Rossi in panchina?
"D'Agostino è sempre stato un grande ragionatore in campo, soprattutto quando si è spostato da trequartista a mediano davanti alla difesa. Anche De Rossi, quando smetterà, spero il più tardi possibile, diventerà sicuramente un allenatore importante perché in quel ruolo capisci come si muove tutta la squadra. Anche la carriera da giocatore conta, perché se la abbini ad un carattere di un certo tipo riesci ad importi in un certo modo".
Aquilani: "La Roma deve unirsi per uscire da questo momento"
Alberto Aquilani, ex centrocampista di Roma e Fiorentina, è stato intervistato nell'AS Roma Match Program. Di seguito le sue dichiarazioni:
Cosa ha significato la Roma per Alberto Aquilani?
“Un po’ tutto. La squadra per cui tifavo sin da bambino. La squadra che mi ha fatto realizzare un sogno. La squadra che mi ha permesso di giocare per tanti anni con la maglia di cui ero tifoso sin da piccolino. Sicuramente una squadra diversa dalle altre”.
La sua Roma è stata l’ultima ad aver vinto, qual era l’ingrediente diverso?
“Per prima cosa eravamo una squadra forte, calciatori di alto livello e soprattutto un bel gruppo, che andava d’accordo dentro e fuori dal campo. Facevamo della filosofia di gioco la nostra arma, giocavamo molto bene. Nonostante fossimo giovani e con un ampio margine di crescita fisico, giocavamo sempre un gran calcio. E questo ci ha permesso di ottimi risultati”.
Dalle giovanili fino alla doppia vittoria in Coppa Italia e la Supercoppa italiana: qual è stato il momento che ricorda con maggiore nostalgia?
“Sono tanti. Il giorno dell’esordio contro il Torino, il gol dal derby, la vittoria a Madrid contro il Real e poi i trofei”.
Ma allora si può vincere anche a Roma?
“Certo quando ti devi confrontare con una potenza come la Juve di quest’anno tutto diventa difficile e negli anni in cui ho ho vinto io a Roma la squadra da battere era l’Inter. Che forse si equivaleva alla Juve di oggi. Non era facile, come non lo è oggi, perché al momento la Juventus è inavvicinabile, però ci si deve provare”.
Rimpianti?
“No, per natura, mai”.
Una partita che vorrebbe rigiocare, invece?
“Forse più di una, qualcuna mi piacerebbe davvero giocarla di nuovo. Tra tutte il secondo tempo della finale di Supercoppa persa contro l’Inter 4-3. Il primo tempo me lo tengo così, con la mia doppietta che non è bastata per vincere la partita”.
Cinque anni dopo aver lasciato la Roma, giocò con Liverpool, Juve e Milan. e poi il suo trasferimento in maglia viola, a titolo gratuito. Ci racconta come andò?
“C’era una squadra in completa ricostruzione, il direttore Daniele Pradè, che avevo a Roma, ed Edoardo Macia che mi aveva portato al Liverpool, stavano gestendo la situazione. Presero Montella e mi chiamarono. Una volta che mi illustrarono il progetto non ebbi dubbi e fui uno dei primi calciatori ad andare. Poi ne arrivarono molti altri e per tre anni giocammo un gran calcio”.
Veniamo ad oggi, Roma-Fiorentina. Che formazioni si incontrano?
“Ovvio che la Roma non è nello stato migliore, però c’è ancora tempo per uscirne fuori. Una squadra con quei giocatori e quelle caratteristiche può e deve cercare di rialzarsi. Ha tutti i mezzi per farlo”.
Crede sia più un problema mentale o fisico?
“Da fuori è difficile poterlo valutare. Non sta a me ipotizzare dove sia il problema. Sicuramente è una squadra che deve ricompattarsi”.
In maglia giallorossa è capitato anche a lei vivere momenti del genere, per esempio nell’anno dei cinque allenatori.
“A volta basta un risultato favorevole, un pizzico di fortuna che ti faccia vincere una partita anche non giocando benissimo, per ripartire. Bisogna che la squadra si ricompatti con l’allenatore e riesca ad isolarsi per uscirne, perché le qualità ci sono tutte”.
Il 7-1 di coppa Italia si trasformerà in voglia di rivalsa o paura di ripetersi?
“Credo sia stata proprio una giornata particolare, anche per la Fiorentina, non solo per la Roma. Credo che sarà difficile che si ripeta una partita del genere. La Fiorentina è una squadra importante che sta facendo bene, sempre un po’ sottovalutata, ma alla fine fa sempre delle buone stagioni. La Roma deve scendere in campo concentrata. Così ce la potrà fare”.
Chi può prendere la Roma per mano in questo momento particolare?
“Conta solo il gruppo. Devono stare tutti uniti per cercare di venirne fuori”.
Ranieri è arrivato a Roma pochi mesi dopo che lei è andato via, crede possa essere l’uomo giusto? Su cosa dovrà fare leva?
“Per fare un cambio in corsa sicuramente è un allenatore di esperienza, che conosce l’ambiente e che potrebbe dare quella scossa necessaria che vuole la società”.
Da centrocampista cosa ne pensa di Nicolo Zaniolo?
“È stata inizialmente una piacevole sorpresa, è un predestinato. È ovvio che più va avanti, più le aspettative su di lui salgono. È forte e ha dimostrato di avere personalità, ha un grande futuro davanti”.
Come finirà la stagione della Roma?
“È molto difficile prevederlo, è un continuo saliscendi. Basta una partita per far cambiare gli scenari. È impossibile fare un pronostico perché sono in molte lì. È una maratona e chi resisterà di più raggiungerà l’obiettivo”.
In cosa è occupato in questo momento?
“Sto facendo il corso Uefa B, per prendere il patentino e allenare i giovani. Una strada che potrebbe interessarmi e che mi può già essere utile oggi perché ho comprato la Spes Montesacro, la società dove sono nato e cresciuto. Mi piacerebbe trasmettere ai ragazzi le esperienze fatte nella mia carriera”.
Cosa serve oggi ad un ragazzo per diventare calciatore?
“La passione e non pensare di sfondare. I ragazzi si devono divertire e se non succede meglio che cambino sport. Poi se sono bravi si vedrà. Devono solo pensare a migliorare perché il calcio ti insegna delle regole che possono essere molto utili anche nella vita”.
International Champions Cup, al via le prevendite per le amichevoli estive della Roma
Come annunciato nei giorni scorsi, anche quest’anno la Roma prenderà parte all’International Champions Cup in estate. Come riferito dal profilo ufficiale della società su Twitter, è partita oggi la prevendita per le tre amichevoli. Le avversarie della Roma saranno il Chivas de Guadalajara il 16 luglio, Arsenal il 20 luglio e il Benfica il 24 luglio.
Trattativa ben avviata per Zaniolo alla Juventus
Nicolò Zaniolo sarà il nome caldo dell'estate romanista. Secondo quanto riportato as.com, il centrocampista della Roma avrebbe ricevuto più di un interessamento da parte della Juventus, che potrebbe strappare il calciatore classe '99 ai giallorossi soprattutto nel caso non remoto in cui la società capitolina non entrasse in Champions League. Zaniolo sarebbe nel mirino anche del Real Madrid, che ha potuto apprezzarlo dal vivo al Bernabeu all'esordio da professionista qualche mese fa ma i bianconeri sarebbero in netto vantaggio.
Roma-Fiorentina, previsti circa 30.000 spettatori
Si prevede uno Stadio Olimpico semivuoto per l’infrasettimanale di campionato tra Roma e Fiorentina, in programma domani sera alle 21:00. Solo 4.500 i tagliandi staccati che, sommati agli abbonati, non arriveranno a superare i 30.000 spettatori.
Dossena: "L'errore della Roma? Aver esonerato Di Francesco"
Andrea Dossena, ex calciatore di Napoli e Liverpool, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di soccermagazine.it. Dossena ha anche speso qualche parola per il momento della Roma. Queste le sue dichiarazioni:
"La Roma è cambiata rispetto a 3-4 mesi fa. L’errore assurdo, quasi da dilettanti, non tanto per la qualità di Ranieri, è stato esonerare Di Francesco. Perché chi capisce di calcio e chi ragiona calcisticamente parlando sa che l’esonero di Di Francesco non ci può stare. Ha fatto qualcosa di eccezionale l’anno scorso, gli hanno venduto i pezzi migliori e la società non può partire dal presupposto di smantellare tutto ogni anno e togliere la colonna vertebrale ogni anno, per poi volere sempre gli stessi risultati. Non è così che funziona".
Il doppio ex di Roma-Fiorentina – Cristian Cejas
INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI - Il portiere Sebastian Cejas viene acquistato nell’estate del 2001 dalla Roma, reduce dalla vittoria del campionato, per completare il reparto insieme a Francesco Antonioli ed Ivan Pelizzoli.
Cejas arriva seguito dal suo soprannome 'terremoto', conferitogli in patria per la potenza fisica che mostra sul campo e per l’abilità a realizzare i calci di rigore che scuote le difese avversarie, oltre che per un carattere da tipico calciatore albiceleste.
Cejas nasce a Gualeguay il 21 aprile del 1975, crescendo in una squadra cara ai tifosi giallorossi come ilNewell’s Old Boys, dove hanno mosso i primi passi delle proprie carriere due grandi calciatori della storia dellaRoma come Abel Balbo e Gabriel Omar Batistuta. Cejas, tuttavia, non avrebbe propriamente fatto lo stesso percorso dei suoi due connazionali.
Esordisce in prima squadra a soli diciannove anni, nel corso del campionato ’94-95, e diviene una bandieradella squadra rossonera, tra le cui fila milita per ben sette anni. In totale colleziona 170 presenze emette a segno sei reti, segnalandosi per la propria abilità a tirare i calci di rigore come un altro grande portiere del calcio sudamericano, il paraguaiano Josè Luis Chilavert.
Si arriva così direttamente all’esperienza romana.
Nell’estate del 2001 un Franco Sensi deciso a consegnare al tecnico Capello una squadra praticamente perfetta, dopo la conquista dello Scudetto, concentra i propri sforzi su Parma e sui due gioielli della squadra diTanzi: Gianluigi Buffon e Fabio Cannavaro. Le richieste sono però particolarmente esose e il presidente marchigiano, seppur dicendosi spesso convinto di riuscire alla fine a portare in giallorosso i due campioni italiani, in seguito all’ennesimo rilancio dei ducali per il prezzo dei propri calciatori, sceglie di cambiare obiettivi e di risparmiare, dopo aver già speso tanto per portare a Roma l’astro nascente del calcio italiano Antonio Cassano.
Viene così acquistato il giovane Ivan Pelizzoli dall’Atalanta, autore di un ottimo campionato nella stagione 2000/2001, per 21 miliardi; Sensi dichiara di aver fatto un vero affare, avendo speso ottanta miliardi in meno di quelli messi sul piatto da Moggi per Buffon e avendo comprato un portiere promettente quanto l’ex parmense ma addirittura più giovane. La storia avrebbe dimostrato il contrario, per la disperazione di tutti i tifosi giallorossi, di lì a poco.
Avendo già in rosa Antonioli, con l’arrivo di Pelizzoli manca soltanto un terzo portiere. Il ds Baldini pone le proprie attenzioni sul Sud America e, in un colpo solo,porta a Trigoria il difensore Leandro Cufrè, che rappresenta il centrale acquistato al posto di Cannavaro (da lì la canzone intonata dai tifosi sulle note di “Che C’è” di Antonello Venditti: “Che C’è..volevo Cannavaro e c’ho Cufrè”), e, appunto il portiere Sebastian Cejas. Preso a parametro zero, anche se la Fifa costringerà poi la Roma a riconoscere un indennizzo di 750 mila dollari al Newell’s, Cejas firma un contratto annuale, con opzione per un'altra stagione, da circa 800 mila euro all'anno. Il portiere argentino viene accolto tra l’indifferenza dei tifosi, l’ironia del presidente Sensi(“Cejas? E chi è? Datemi il numero che lo chiamo” disse) e il sarcasmo di alcuni compagni di squadra, come il collega Antonioli, che afferma: “Non lo conosco. E’ un rigorista? Beh qua c’è già chi li tira..”.
Nonostante tutte queste parole, che non potremmo certo definire attestati di stima, al suo arrivo Cejas dimostra di credere molto nelle proprie potenzialità, rilasciando queste dichiarazioni: “Rispetto gli altri portieri della Roma ma non mi sento il terzo. Lavorerò duro con Capello per convincerlo a farmi giocare. Spero di parare un rigore alla Lazio”.
Non solo non giocherà mai una stracittadina ma non calcherà neppure per un minuto i campi della Serie A con la maglia giallorossa. Capello si affida, infatti, dapprima al nuovo acquisto Ivan Pelizzoli, che già dalle prime uscite stagionali mostra tuttavia evidenti limiti tecnici, e poi al portiere titolare dell’annata dello Scudetto, Francesco Antonioli. Per Cejas neppure una chance in campionato. Il tecnico di Pieris evidentemente non si fida troppo del 'terremoto' argentino vedendolo all’opera durante gli allenamenti a Trigoria. Viene impiegato soltanto in Coppa Italia, debuttando in un Piacenza-Roma 2-1 dell’11 novembre del 2001, gara valevole per gli Ottavi di Finale, entrando al posto di Antonioli al 46’. Mantiene la porta della Roma inviolata ma a nulla vale questo dato, dal momento che per rivederlo in campo è necessario attendere il 12 dicembre dello stesso anno. Questa volta Cejas parte titolare, difendendo la porta giallorossa per tutti i novanta minuti in occasione di Roma-Brescia, gara d’andata dei Quarti di Finale di Coppa Italia. La sua è una prestazione di ordinaria amministrazione fino al minuto 83, quando, su un cross proveniente da calcio d’angolo,l’austriaco Markus Schopp lo trafigge con un colpo di testa non irresistibile. Termina qui, con appena 135 minuti giocati, la carriera romanista di Cejas.
In generale, possiamo dire che Cejas, con altre maglie, in Italia ha dimostrato di non essere un pessimo portiere; probabilmente a Roma pagò il fatto di essere arrivato, per giunta insieme a Pelizzoli, in un pacchetto da brividi,dopo che tutti i tifosi avevano sognato e immaginato per tutta un’estate la porta della propria squadra difesa dal numero uno più forte degli ultimi anni: Gigi Buffon.
Serie A, Milan-Udinese 1-1. Lasagna risponde a Piatek
È terminata 1-1 la gara tra Milan e Udinese valevole per la 30esima giornata. Al gol del rossonero Piatek, ha risposto nella ripresa la rete di Kevin Lasgana. I rossoneri restano al quarto posto in attesa di Atalanta e Lazio.
Monchi pensa a Di Francesco per la panchina del Siviglia
Monchi sta valutando alcuni profili per la panchina del Siviglia. Secondo il portale fichajes.net, l’ex ds della Roma avrebbe in mente anche Eusebio Di Francesco, altro ex Roma. Sul tecnico abruzzese è da segnalare anche l’interesse della Fiorentina.