Senza Champions servono 60 milioni, in tanti a rischio

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - L’altro grande tema emerso nel post-Ferrara è il futuro giallorosso con o senza Champions. Allo stato attuale, molto più probabile la seconda ipotesi che non la prima. Ecco, una Roma fuori dalla coppa che conta dopo cinque stagioni (dove c’è stata anche quella dell’eliminazione ai playoff con il Porto e relativa «retrocessione» in Europa League) dovrebbe andare a caccia di circa 60 milioni di euro, gli introiti che mancherebbero (di base) con la mancata partecipazione. E forse anche qualcosa in più, considerando che a Trigoria sanno che anche con la Champions si dovrà procedere a qualche plusvalenza.

IL FUTURO Ma dove trovarli? Intanto bisognerà capire prima di tutto chi sarà il nuovo direttore sportivo o se verrà invece confermato Ricky Massara. Il club si sta comunque muovendo, l’idea Petrachi esiste, mentre un ritorno di Sabatini è da escludere, almeno finché sulle scelte della Roma veleggerà l’ombra di Franco Baldini. Poi il passo successivo sarà la scelta del tecnico. Sullo sfondo resta il sogno di prendere Sarri (scelta baldiniana), ma molto dipenderà dall’epilogo della stagione del Chelsea. Altrimenti le alternative si chiamano Giampaolo e Gasperini. Sciolti questi due nodi, si procederà alle cessioni che potrebbero portare a quei famosi 60 milioni di euro. I papabili con cui la Roma può colmare il gap economico e sistemare i conti sono cinque: Manolas (che ha una clausola rescissoria da 36 milioni di euro, costo iniziale ammortizzato), Pellegrini (anche lui clausola rescissoria da 30 milioni ma biennale, 15+15), Under (su di lui ci sono tanti club europei, Arsenal e Bayern in testa), Florenzi (sarebbe una plusvalenza pura, essendo un prodotto del settore giovanile) e ovviamente Zaniolo, il pezzo pregiato dell’argenteria giallorossa. Ma proprio Zaniolo e Pellegrini (con Cristante) sono i giocatori su cui la Roma vuole costruire il proprio futuro, quindi a Trigoria cercheranno strade alternative per far quadrare i conti.

 

 


Dagli insulti agli applausi di Siviglia. Monchi torna a casa

GAZZETTA DELLO SPORT - MARIA RICCI - A Roma lo insultano, a Siviglia lo abbracciano. Monchi torna a casa: oggi alle 13 sarà presentato al Ramon Sanchez Pizjuan, il suo stadio per 26 anni, dal 1991 al 2017 quando decise di lasciare casa e trasferirsi alla Roma. Una storia d’amore intensa, complessa e senza lieto fine, quella dei suoi due anni in giallorosso.

GRADIMENTO A PICCO Arrivato con alle spalle 17 anni di straordinari successi sul mercato con annessi trionfi del Siviglia sul campo, Monchi a Roma non è riuscito a ripetere la stessa formula, comprare a poco, far crescere vincendo, vendere a tanto, per una cronica mancanza di pazienza, incomprensioni al vertice della società nello strano triangolo Roma-Boston-Londra ed errori di valutazione. Così dopo il picco della semifinale di Champions di un anno fa per lo spagnolo è iniziata la picchiata nel gradimento popolare tanto da diventare crudelmente il ‘Cassiere di Siviglia’, con la lista dei nomi da rinfacciargli, in uscita e in entrata, che si allungava col passare delle settimane: Salah, Rudiger, Alisson, Strootman, Nainggolan, Pastore, Nzonzi, Schick.

IL RICHIAMO Alla fine ha ceduto, se n’è andato un attimo dopo l’allenatore che aveva sempre difeso, Eusebio Di Francesco. Sembrava destinato all’Arsenal di Emery, coppia che a Siviglia ha vinto 3 Europa League consecutive, ma non ha resistito al richiamo di casa, non ha potuto rifiutare chi gli offriva il ruolo del figliol prodigo. «Il cuore non dimentica mai il posto dove ha lasciato i suoi battiti migliori», ha postato Monchi sabato. Segnale chiaro che al cuor non si comanda, e che il ritorno al Siviglia era più vicino di quanto si potesse pensare. Anche perché il Siviglia è in crisi come la Roma: l’allenatore Machin è stato mandato via la scorsa settimana dopo la crudele eliminazione in Europa League e al suo posto ieri è andato in panchina Joaquin Caparros (e ha portato a casa una fondamentale vittoria per la lotta europea a Barcellona con l’Espanyol), ex allenatore che a Siviglia era tornato da direttore sportivo. I pezzi tornano a incastrarsi: Caparros in panchina, Monchi dietro la scrivania, come anni addietro. Tra i più felici Alejandro Rodriguez, il figlio di Monchi. Tutti i messaggi social relativi alla questione sono stati infiocchettati da insulti in arrivo dalla Roma giallorossa che si contrappongono alla felicità del “sevillismo”. Due facce della stessa medaglia.


Quanti viaggi da incubo

GAZZETTA DELLO SPORT - Quella contro la Spal è stata la decima sconfitta stagionale della Roma in trasferta su 20 gare totali: sono 6 in campionato. Così male la Roma americana aveva fatto solo nel primo anno, quello di Luis Enrique, con 12 ko esterni. E proprio fuori casa, a San Siro con l’Inter tra 5 giornate, la Roma ha forse l’ultima grande occasione da giocarsi per inseguire la Champions. Prima di arrivarci, però, Ranieri sarà costretto a cambiare marcia. Adesso, per invertire la tendenza, a Ranieri sono rimaste appena quattro partite: le due a Marassi contro Samp e Genoa, quella contro l’Inter e la chiusura a Sassuolo. Quasi una buona notizia, considerando che la sua Champions la Roma potrà e dovrà costruirsela in casa. Incredibile,ripensando a dodici mesi fa. Ma in un anno il mondo giallorosso si è rivoltato. Un dato su tutti: nella scorsa stagione, in trasferta, la Roma aveva incassato appena 9 reti, adesso è già a 20, più del doppio. E stadi come San Siro e il Ferraris, oggi, fanno ancora più paura.


Ahi, i terzini. Da Florenzi a Karsdorp: ora le due fasce sono un problema

GAZZETTA DELLO SPORT - A destra Florenzi, a sinistra Kolarov. Sulla carta anche una buona coppia, ben assortita, seppur quest’anno abbiano funzionato solo ad intermittenza. Il problema, però, è che Kolarov va oramai verso i 34 anni (li compirà il 10 novembre prossimo) e inevitabilmente vedrà ridursi parametri fisici come la resistenza e la forza. Florenzi, invece, da terzino destro non ha mai convinto fino in fondo, palesando le tante difficoltà legate ai concetti difensivi ed a un prestanza fisica che non lo aiuta nei duelli personali. Il prossimo anno, se si dovesse continuare davvero con loro due, ci sarebbe più di un punto interrogativo da sciogliere. Il vero problema, però, è che le alternative non si sono dimostrate all’altezza. La Roma aspettava da quasi due anni Rick Karsdorp, per cercare anche di dare un’anima diversa in campo allo stesso Florenzi. L’olandese, però, prima è rimasto ai margini per un anno e mezzo per problemi fisici, poi quando ha trovato spazio ha dimostrato quello che si intuiva: buona gamba, corsa fluida, anche un buon piede (del resto al Feyenoord era partito come esterno a tutto campo, quasi da ala), ma tante, tantissime difficoltà in fase difensiva. A Ferrara sono riemerse nella loro pienezza, con Karsdorp in difficoltà perpetua su Fares. Ci sarebbe Davide Santon, ma anche l’ex interista dopo aver iniziato bene la stagione si è andato un po’ perdendo strada facendo.


Dzeko-Fazio: compleanni senza voglia di sorridere

GAZZETTA DELLO SPORT - Speravano entrambi in un compleanno diverso: un anno fa, il 17 marzo, Edin Dzeko e Federico Fazio erano, con Alisson, l’asse portante della Roma. Oggi, cioè ieri, dodici mesi dopo, Dzeko e Fazio hanno festeggiato un compleanno decisamente diverso. Il bosniaco ha compiuto 33 anni e ha radunato gli amici in un importante hotel di Sarajevo. Magari gli sarà servito per dimenticare un po’ del nervosismo che lo accompagna da settimane. A Frosinone aveva sfogato la sua rabbiasegnando il gol vittoria, contro la Spal invece l’ha sfogata negli spogliatoi del Mazza, inveendo contro tutto e tutti. [..] E’ più sereno Fazio, ma la sua stagione è anche peggiore di quella di Dzeko. L’estate con poco riposo per via del Mondiale e le enormi difficoltà della difesa della Roma lo hanno coinvolto in prima persona e del comandante che un anno fa guidava la retroguardia, e non solo, è rimasto poco o nulla. Ecco perché questo compleanno, seppur speciale perché il primo da papà, è stato per lui in tono minore. Il contratto di Dzeko scade nel 2020, il suo anche, e la sensazione è che, come per Edin, il futuro sia un rebus.


Oggi Monchi al Siviglia: attesa per le sue parole

IL TEMPO - MENGHI - Sono trascorsi appena dieci giorni dall’addio alla Roma e meno di due anni dal ben più sentito saluto al Siviglia, eppure Monchi è già pronto a ricominciare. Dal suo passato, da casa sua, da quella che i tifosi giallorossi hanno individuato come la sua «comfort zone», fuori dalla quale non è riuscito a confermare il curriculum di tutto rispetto che aveva convinto Franco Baldini a portarlo a Trigoria. Oggi lo spagnolo sarà presentato come nuovo direttore sportivo generale del Siviglia, anche se si insedierà ufficialmente a partire dal primo aprile. L'attesa è per le sue parole, previste alle ore 13, perché ha lasciato la capitale in rigoroso silenzio e dalla Spagna, a mente fredda, potrebbe tornare sulla breve avventura in giallorosso e spiegare i motivi della separazione anticipata. Mentre i tifosi connazionali lo (ri)accolgono a braccia aperte e il club andaluso in cui aveva trascorso 17 lunghi anni annuncia entusiasta il «ritorno del Leone», i romanisti sui social si sfogano: «Grazie per averci illuso» e «no pacchi di ritorno, gracias», scrivono i delusi.


La Roma è una polveriera

IL TEMPO - MENGHI - Un passo indietro che scatenerebbe l'ennesima rivoluzione. Di più: una vera e propria rifondazione giallorossa. La mancata qualificazione in Champions avrebbe pesanti conseguenze in casa Roma, dove negli ultimi 5 anni ci si è abituati alla famosa musichetta e restare senza significherebbe ripartire da zero. Perché la rosa di oggi non può stare nell'Europa League di domani e pure se questo scenario, il peggiore possibile, non vuole essere preso in considerazione a Trigoria prima che sia la matematica a definirlo, qualche calcolo preventivo va fatto per avere un piano B pronto per giugno. Il piano A rimane possibile, lo dice la classifica, e comunque non basterebbe ad evitare le plusvalenze necessarie per avere un bilancio «sano», ma l'alternativa, ad ora la strada più probabile, renderebbe l'estate giallorossa molto più movimentata del solito. Il cambiamento sarebbe forse indolore stavolta, perché non esistono calciatori incedibili né perla società né per i tifosi, ad eccezione di Zaniolo che Pallotta (a Londra tra fine marzo e inizio aprile, possibile incontro coi dirigenti) considera il futuro della Roma, e anche perché lo spogliatoio mostra crepe ormai profonde. Le reazioni di nervi non finiscono in campo, Dzeko ed El Shaarawy hanno discusso all'intervallo della sfida con la Spal per palloni che non si sono passati e non a caso il Faraone è stato sostituito da Ranieri, che a fine gara ha mandato un messaggio chiaro: «Forse non l'avete capito: avete finito gli alibi», prima di ricordare ai  giocatori in diretta tv di doversi meritare quello che guadagnano. Si è alzata, insomma, una nuova polveriera, stavolta però i calciatori sono gli unici responsabili. L'allenatore è di passaggio, è venuto per salvare il salvabile (in questi giorni è a Londra, mercoledì alla ripresa ci sarà) ma è preoccupato e deluso dalla situazione e dagli uomini. Che sono tutti sul mercato. Chi è alla fine di un ciclo, vedi Dzeko, Manolas con la clausola rescissoria da 36 milioni, Perotti che dopo un’annata di infortuni potrebbe tornare in Argentina e Fazio che ha deluso, ma anche chi potrebbe rivelarsi una preziosa plusvalenza, come Under, pagato 13,4 milioni due anni fa e cercato in Premier e Bundesliga: può valere il triplo a giugno, ma deve prima uscire dal tunnel dell’infermeria. Pellegrini ha una via d’uscita da 30 milioni di euro, El Shaarawy aspetta il rinnovo per non cominciare l’anno nuovo in scadenza, ma ancor più importante è la firma di Zaniolo, posticipata da Monchi a fine stagione e ora nelle mani di Massara. Certo non aiuterebbe una spesa in più a bilancio, previsto in perdita a giugno, e la prima cosa da fare sarebbe, infatti, abbassare il monte ingaggi, ma un sacrificio per il baby talento si potrebbe fare, al netto di altri tagli. La Roma oggi paga 100 milioni in stipendi, spendono di più solo la Juve e le milanesi, ma a differenza delle altre il prossimo anno potrebbe ritrovarsi a giocare le coppe il giovedì, il che significherebbe ricavi in calo (verrebbero meno i 15 milioni della partecipazione alla Champions più tutto il potenziale economico tra botteghino, diritti tv e premi peri risultati) e le spese conseguentemente andrebbero riviste. Dall’annunciata rivoluzione potrebbe non essere risparmiato neppure Florenzi, che fatica ad entrare nel cuore dei tifosi. De Rossi è l’unico ad avere il destino nelle proprie mani: se decidesse di continuare, a Trigoria gli affiderebbero la Roma rifondata per scrivere insieme il lieto fine.


Cassano: "Alla Roma comanda Baldini"

Antonio Cassano, ospite al programma Tiki Taka, ha detto la sua sul momento della Roma. Queste le dichiarazioni dell'ex giallorosso:

"E’ uno scandalo aver mandato via Di Francesco. Fino a sei mesi fa era un Dio, ora lui e Monchi sono stati cacciati. Il problema è che gli americani non ci sono e Baldini sta a Londra e fa quello che gli pare".


Stadio della Roma, Frongia: "Proseguono gli incontri tecnici fra le parti, c’è un interesse convergente quindi da questo punto di vista i segnali sono positivi"

Di seguito le dichiarazioni di Daniele Frongia assessore allo sport e ai grandi eventi di Roma Capitale nel corso di un’intervista su Radio radio Tv:

Con il torneo 6 Nazioni di rugby ancora una volta Roma è stata grande protagonista dello sport, ora si candida per ospitare altri eventi “mondiali”...

“Esatto, c’è molto fermento che noi seguiamo direttamente o attraverso le singole federazioni o il CONI. C’è un buon clima, una collaborazione consolidata che porterà Roma ad avere nuovi grandi eventi di rilevanza internazionale nel prossimo triennio”.

Candidatura olimpica, su questo tema è intervenuta la Sindaca qualche mese fa, nei giorni scorsi lo ha fatto anche il presidente dell’Assemblea Capitolina, forse dopo quasi tre anni di “cura 5 stelle” Roma non la rifiuterebbe più?

“No, la nostra posizione rimane sempre la stessa di due anni e mezzo fa. Altre città in giro per il mondo hanno fatto le loro valutazioni e in molti casi anche loro hanno rifiutato la candidatura”.

Quindi si cresce, ma piano piano?

“Siamo cresciuti molto soprattutto sugli eventi internazionali portando quelli sostenibili per la città,  che diano un’eredità ai cittadini e che non mandino ulteriormente in rosso le casse del Comune”.

La Lazio dice di avere pronto il pronto il proprio progetto, a questo punto cosa deve fare?

“Come tutti i privati se c’è un progetto, questo può essere presentato al comune così come previsto dalla normativa. Al momento non è pervenuto nulla come abbiamo già detto in più occasioni”.

Si è parlato di una corsia preferenziale per il progetto Stadio della Roma. L’amministrazione è comunque ben disposta nei confronti di un progetto per lo stadio della Lazio?

“Nessuna corsia preferenziale ma quanto previsto dalla legge e come ha detto la Sindaca se ci sarà un progetto sarà valutato, come tutti gli altri “.

Per lo stadio della Roma a che punto siamo?

“Proseguono gli incontri tecnici fra le parti: c’è un interesse convergente quindi da questo punto di vista i segnali sono positivi”.

Dopo il 6 Nazioni quali saranno i prossimi grandi eventi sportivi per Roma?

“Ci stiamo avvicinando a due settimane cruciali che sono quella della venticinquesima edizione della Maratona Internazionale di Roma in programma il 7 Aprile,  pochi giorni dopo ospiteremo nuovamente la Formula E che sarà raddoppiata: quest’anno si partirà dal venerdì con un programma aperto al pubblico”.


Mistero Trigoria: chi decide il futuro del club?

IL MESSAGGERO - CAPUTI - Quando, come accaduto ieri, la Lazio demolisce in scioltezza il Parma a conferma delle sue notevoli qualità tecniche, sale il rammarico per le tante occasioni perse in campo e al calciomercato. Con un pizzico di continuità e spregiudicatezza in più, la squadra di Inzaghi sarebbe tranquillamente affiancata alle milanesi; e con uno sforzo economico superiore, il club avrebbe dato all’allenatore una rosa più competitiva e in grado di gestire meglio infortuni e cali di forma. Se la Lazio è diventata l’alternativa più credibile alle milanesi, la Roma è tristemente avviata verso il fallimento totale della stagione. L’ennesima deprimente prestazione di Ferrara allontana qualsiasi speranza per le prossime 10 gare. La crisi non riguarda solo la sfera tecnica,ma coinvolge l’intera società. La Roma è diventata una grande azienda, ma sempre calcio produce. E, in questo, i risultati sono stati modesti: zero trofei e piazzamenti a distanze siderali dalla Juventus. Smontando e rimontando la rosa ogni anno, cambiando allenatori e filosofie calcistiche, il risultato è stato aver disorientato i tifosi,disillusi e disamorati, e far sentire i calciatori soltanto di passaggio. Servirebbe avere una strategia vera e condivisa, ma chi si occuperà adesso di ricostruire la squadra e scegliere il nuovo allenatore? Che ruolo ha Totti? A decidere saranno Baldissoni, Fienga o Baldini? Caro presidente Pallotta a chi dobbiamo chiedere?


Donadoni: "Nessun contatto con la Roma"

Roberto Donadoni, ex tecnico del Bologna e della Nazionale italiana, è stato intervistato nel corso del programma Radio Anch'io Sport in onda su Radio Uno. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Contatti con la Roma? 

"Non è vero. Spesso sono giochi giornalistici, ho ricevuto telefonate ma da giornalisti, non da parte della società. La Roma è una grandissima società, ha un grande potenziale e una grande storia, ma le mie considerazioni si fermano qui. Non c'è stato nient'altro". 


Ed Lippie rientra nello staff della Roma, sarà responsabile dei fisioterapisti

La notizia era nell’aria, ma la conferma ai rumors arriva dalle pagine del Corriere dello Sport, che conferma il ritorno a Trigoria di Ed Lippie, l'ex preparatore atletico che, in tandem con Darcy Norman, aveva già lavorato nella società giallorossa. Lippie ricoprirà il nuovo ruolo di capo responsabile dei fisioterapisti.