Ferrara amara: le urla di Ranieri ai suoi senatori
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Il giorno dopo il disastro di Ferrara, è un imbarazzato silenzio a farla da padrone nel sempre più caotico mondo Roma. Mentre Monchi, a dieci giorni dal suo prematuro addio alla Capitale, si presenterà oggi all’ora di pranzo davanti alla stampa per il suo clamoroso ritorno a Siviglia, i giallorossi si interrogano su una stagione che rischia concretamente di terminare senza l’ingresso in zona Champions. I tifosi, sui social, si accaniscono contro l’ex ds spagnolo, reo di essere scappato a stagione in corso, dopo aver fatto acquisti costosi che non stanno rendendo come si immaginava (Schick, Pastore, Nzonzi, Santon, Marcano, Karsdorp, Coric, giusto per nominarne alcuni). A Siviglia parlano del “Ritorno del Leone”. E nella capitale i social rinfacciano a Ramon di “essere fuggito più come un coniglio”, dopo “aver illuso la gente non riuscendo a mantenere la promessa di portare tutti al Circo Massimo”, come da sua frase pronunciata due estati fa nel ritiro di Pinzolo. Ma dentro Trigoria i problemi adesso sono altri, non certo il ritorno a Siviglia di Monchi, visto che non partecipare alla Champions la prossima stagione, farebbe rima con ridimensionamento. Ulteriore. «Ho detto ai giocatori che in molti dovranno cambiare aria se non si impegnano e non entriamo tra i primi quattro», l’ammissione di un Ranieriinfuriato, che si aspettava molto di più sul campo da giocatori pagati tanto e con una grande esperienza. Vedi Dzeko (che ieri ha festeggiato i suoi 33 anni a Sarajevo con gli amici), apparso molto nervoso contro la Spal, uno di quelli che avrebbe dovuto fare la differenza, evitando una sconfitta (2-1) che pesa come un macigno sul cammino giallorosso. Ranieri si è scagliato contro i suoi nello spogliatoio di Ferrara, urlando a tal punto a far addrizzare le orecchie a chi si aggirava nei corridoi dello stadio Mazza. Il tecnico romano alza la voce contro i suoi, contro i big che lo hanno subito tradito con una prestazione imbarazzante, anche se è consapevole che le condizioni fisiche del gruppo sono un fattore che incide tantissimo su questo finale di stagione. Adesso arriva la sosta del campionato. Da una parte, è un bene perché permette di far riposare testa e muscoli della squadra; dall’altra, un male, perché per due settimane si lavorerà col peso della sconfitta di Ferrara addosso. I giocatori sono attesi a Trigoria mercoledì, senza i vari nazionali. E Ranieri farà la conta degli acciaccati. Alla ripresa, la Roma troverà il Napoli, all’Olimpico: impegno complicato, sicuramente il meno indicato per un gruppo sfaldato, disperso e nel pieno di una crisi di nervi. E con la testa già nel futuro. Continuano i contatti per trovare l’allenatore del futuro – in pole sembra esserci al momento Giampaolo – e il direttore sportivo dal quale ripartire. Tantissimi i sondaggi, con l’ipotesi anche di un clamoroso ritorno di Sabatini che riaffiancherebbe Massara, cresciuto proprio all’ombra del dirigente attualmente alla Sampdoria.
Trigoria si svuota: in 11 convocati per gli impegni in Nazionale
LEGGO - Quasi due settimane per rigenerare la Roma. Ma Ranieri potrà contare su pochissimi titolari visti gli impegni in nazionale. Sono undici quelli già in giro per il mondo. Quattro italiani (El Shaarawy, Zaniolo, Cristante e Florenzi) poi Olsen, Dzeko, Schick, Kluivert e Riccardi oltre a Manolas e Kolarov. Questi ultimi, alle prese con un infortunio, saranno visitati dai medici delle rispettive nazionali che decideranno se trattenerli in ritiro.
Ora il club ripensa a Sabatini salvatutti
LEGGO - BALZANI - Il ritorno di Sabatini per risolvere i problemi creati da Monchi. Potrebbe succedere anche questo in una Roma che non trova pace. «Il ritorno del Leone», ha titolato ieri il Siviglia sul suo sito per annunciare il rientro del nuovo direttore sportivo generale, dopo dieci giorni dal suo addio alla Roma. Il dirigente spagnolo si è rifugiato nella sua comfort zone, rifiutando la corte dell'Arsenal, e oggi alle 13 terrà la conferenza stampa di (ri)presentazione. Sui social del Siviglia, però, più che l'entusiasmo dei tifosi andalusi è andata in scena la rabbia di quelli romanisti. «Se vedremo al Circo Massimo», gli rinfaccia qualcuno ricordando una sua vecchia dichiarazione, mentre qualcun altro aggiunge: «Non c'è scritto se vende, c'è scritto se scappa». Oltre a insulti non pubblicabili c'è pure chi lo ringrazia ironicamente: «Cento milioni per Pastore, Nzonzi e Schick. Gracias Santone Ramon, ora portateli a Siviglia». Un addio al veleno, e un futuro da decidere per la cattedra di direttore sportivo a Trigoria per il quale potrebbe profilarsi un altro clamoroso ritorno. Quello di Walter Sabatini, che di certo si è lasciato con maggior affetto con la tifoseria e che tornerebbe a lavorare con il suo delfino Massara. I contatti si sono intensificati nelle ultime ore. Sabatini è visto come l'uomo ideale per ottimizzare le cessioni, realizzare plusvalenze e acquistare giocatori a pochi milioni per poi valorizzarli. Un lavoro che non ha portato trofei, ma risultati economici sì. L'alternativa resta Petrachi.
La Roma senza difesa
LEGGO - BALZANI - Dal pugno alzato con l'Empoli alle braccia lungo i fianchi a Ferrara, tutto in meno di una settimana. Claudio Ranieri sembra già pronto alla resa dopo la disarmante prestazione della Roma contro la Spal che non ha ancora ucciso le possibilità Champions, ma ha ferito gravemente le speranze di tecnico e tifosi. E lo ha ribadito negli spogliatoi sabato sera urlando alla squadra: «Vi dovete svegliare. Non avete più alibi adesso, non avete capito?». Difficile, se non impossibile rimettere in piedi le macerie lasciate da Monchi e Di Francesco. Anche perché oltre ai problemi tattici si sono palesate di nuovo le carenze tecniche di molti singoli. Soprattutto in difesa, dove Karsdorp e Juan Jesus con Fares e Petagna hanno aggiunto altri due episodi alla saga horror di un reparto che ha incassato 39 gol in 28 partite, per una media di 1,3 a gara. Numeri non da Champions come dimostra il confronto con Juve (19), Napoli (21), Milan (23) e Inter (22). Se allarghiamo il dato pure alle altre competizioni c'è da stare ancora meno allegri: ben 58 in 38 partite (media di 1,5 a match). Proprio sui problemi difensivi Ranieri ha insistito di più, sia in allenamento sia in conferenza stampa. E su quello dovrà lavorare durante la sosta per le nazionali. A 10 partite dalla fine del campionato però servirebbe un miracolo, anche perché - come detto sopra - i problemi riguardano soprattutto i limiti tecnici di giocatori tecnicamente sopravvalutati e caratterialmente fragili. A destra non convince nessuno: Karsdorp e Florenzi sono carenti in fase difensiva, mentre Santon è rimasto il Santon dell'Inter. Al centro Fazio, Marcano e Jesus hanno ingaggiato una sorta di gara a chi sbaglia di più, mentre a sinistra senza Kolarov non ci sono alternative. Il ritorno di Manolas servirà, ma pure col greco non è che i risultati siano stati entusiastici, come dimostra il 7-1 di Firenze. L'infermeria è sempre piena, le gambe non girano. «Credo che Di Francesco abbia fatto di necessità virtù», ha detto scuotendo la testa Ranieri. Il tecnico romano ha messo in campo sabato la 38° formazione diversa in 38 partite stagionali, un record assoluto nella storia giallorossa. E pure il calendario non aiuta, visto che da qui a fine stagione la Roma dovrà affrontare, tra le altre, Napoli, Fiorentina, Inter, Juventus e Sampdoria. I giallorossi hanno vinto un solo confronto con le cosiddette big (il derby d'andata), e pure con le piccole sono arrivate figuracce epiche: la doppia sconfitta con la Spal, il pareggio col Chievo, il ko di Bologna. Con numeri e prestazioni come quella di Ferrara la Champions potrebbe diventare un miraggio. E senza qualificazione nell'Europa che conta - come ha ammesso Ranieri - ci sarà «un ridimensionamento totale». Di stipendi cartellini e obiettivi.
Roma sotto accusa «niente personalità». Ranieri è furioso, in cinque nel mirino
GAZZETTA DELLO SPORT - «Mancano autostima e determinazione, qualcuno non ce l’ha neanche nelle corde». Tra i tanti capi d’accusa lanciati da Claudio Ranieri subito dopo la sconfitta di Ferrara c’è anche questo. Questione di personalità, carattere, spessore morale e fame agonistica. Insomma, ardore, quello che Ranieri chiede ai giocatori fin dal primo giorno in cui è sbarcato nuovamente a Trigoria. Ma con chi ce l’ha davvero Ranieri all’interno del gruppo giallorosso? Proviamo ad analizzare e capire, individuando 5 volti che potrebbero essere i destinatari delle parole del tecnico Romanista.
IN MEZZO Due calciatori da cui Ranieri vorrebbe vedere fuoco e fiammo sono i centrocampisti centrali. Soprattutto, poi, perché in quella zona del campo sono la cerniera nevralgica del gioco, sia nel 4-4-2 sia nel 4-2-3-1, i due sistemi utilizzati finora nelle sfide vissute con Empoli e Spal. Così nel mirino ci sono finiti Cristante e Nzonzi, che per personalità e carattere non è che brillino. Cristante, tra l’altro, a fine gara ha rilasciato anche delle dichiarazioni enigmatiche («Non è che cacciando una o due persone si cambiano le stagioni»). Nzonzi, invece, è stato una delusione anche a livello di personalità. Da un campione del mondo ci si aspettava potesse prendere per mano la squadra in alcune situazioni delicate. Ed invece si è nascosto spesso, quasi accontentato. Quando torneranno De Rossi e Pellegrini toccherà a loro.
la punta ceca L’altro da cui Ranieri voleva qualcosa di diverso è Patrik Schick, anche perché il tecnico lo aveva incensato pubblicamente proprio per dargli una carica diversa, tutta nuova. Ed invece a Ferrara Schick si è dimostrato ancora una volta molle, senza il mordente e la voglia che invece voleva vedere Claudio. «Da lui e Dzeko mi aspettavo di più», ha detto Ranieri a fine gara, riferendosi all’intesa tra le sue due punte. Su Schick, però, Ranieri non vuole mollare, perché lo considera un potenziale campione. Da motivare, però.
GLI OLANDESI E poi ci sono i due orange, Karsdorp e Kluivert, entrambi autori di una prova assolutamente negativa. Ranieri ci è rimasto male, anche perché gli aveva consegnato la fascia destra ed invece loro, con la loro prestazione, lo hanno messo in difficoltà. Karsdorp, tra l’altro, è anche direttamente responsabile della sconfitta, con Fares che gli salta in testa e lui che non prova neanche a contrastarlo. Errori banali, che giocatori di quel livello non dovrebbero fare.
NERVOSISMO Tra l’altro, se la squadra ha poca personalità sicuramente è molto nervosa. Lo si è visto in campo in più occasioni (Dzeko che ha avuto a che ridire con El Shaarawy e Cristante, quest’ultimo anche con Schick). Ed, infatti, sembra che anche negli spogliatoi, durante l’intervallo, ci sia stata una discussione accesa tra un paio di giocatori giallorossi.
Senza Champions servono 60 milioni, in tanti a rischio
GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - L’altro grande tema emerso nel post-Ferrara è il futuro giallorosso con o senza Champions. Allo stato attuale, molto più probabile la seconda ipotesi che non la prima. Ecco, una Roma fuori dalla coppa che conta dopo cinque stagioni (dove c’è stata anche quella dell’eliminazione ai playoff con il Porto e relativa «retrocessione» in Europa League) dovrebbe andare a caccia di circa 60 milioni di euro, gli introiti che mancherebbero (di base) con la mancata partecipazione. E forse anche qualcosa in più, considerando che a Trigoria sanno che anche con la Champions si dovrà procedere a qualche plusvalenza.
IL FUTURO Ma dove trovarli? Intanto bisognerà capire prima di tutto chi sarà il nuovo direttore sportivo o se verrà invece confermato Ricky Massara. Il club si sta comunque muovendo, l’idea Petrachi esiste, mentre un ritorno di Sabatini è da escludere, almeno finché sulle scelte della Roma veleggerà l’ombra di Franco Baldini. Poi il passo successivo sarà la scelta del tecnico. Sullo sfondo resta il sogno di prendere Sarri (scelta baldiniana), ma molto dipenderà dall’epilogo della stagione del Chelsea. Altrimenti le alternative si chiamano Giampaolo e Gasperini. Sciolti questi due nodi, si procederà alle cessioni che potrebbero portare a quei famosi 60 milioni di euro. I papabili con cui la Roma può colmare il gap economico e sistemare i conti sono cinque: Manolas (che ha una clausola rescissoria da 36 milioni di euro, costo iniziale ammortizzato), Pellegrini (anche lui clausola rescissoria da 30 milioni ma biennale, 15+15), Under (su di lui ci sono tanti club europei, Arsenal e Bayern in testa), Florenzi (sarebbe una plusvalenza pura, essendo un prodotto del settore giovanile) e ovviamente Zaniolo, il pezzo pregiato dell’argenteria giallorossa. Ma proprio Zaniolo e Pellegrini (con Cristante) sono i giocatori su cui la Roma vuole costruire il proprio futuro, quindi a Trigoria cercheranno strade alternative per far quadrare i conti.
Dagli insulti agli applausi di Siviglia. Monchi torna a casa
GAZZETTA DELLO SPORT - MARIA RICCI - A Roma lo insultano, a Siviglia lo abbracciano. Monchi torna a casa: oggi alle 13 sarà presentato al Ramon Sanchez Pizjuan, il suo stadio per 26 anni, dal 1991 al 2017 quando decise di lasciare casa e trasferirsi alla Roma. Una storia d’amore intensa, complessa e senza lieto fine, quella dei suoi due anni in giallorosso.
GRADIMENTO A PICCO Arrivato con alle spalle 17 anni di straordinari successi sul mercato con annessi trionfi del Siviglia sul campo, Monchi a Roma non è riuscito a ripetere la stessa formula, comprare a poco, far crescere vincendo, vendere a tanto, per una cronica mancanza di pazienza, incomprensioni al vertice della società nello strano triangolo Roma-Boston-Londra ed errori di valutazione. Così dopo il picco della semifinale di Champions di un anno fa per lo spagnolo è iniziata la picchiata nel gradimento popolare tanto da diventare crudelmente il ‘Cassiere di Siviglia’, con la lista dei nomi da rinfacciargli, in uscita e in entrata, che si allungava col passare delle settimane: Salah, Rudiger, Alisson, Strootman, Nainggolan, Pastore, Nzonzi, Schick.
IL RICHIAMO Alla fine ha ceduto, se n’è andato un attimo dopo l’allenatore che aveva sempre difeso, Eusebio Di Francesco. Sembrava destinato all’Arsenal di Emery, coppia che a Siviglia ha vinto 3 Europa League consecutive, ma non ha resistito al richiamo di casa, non ha potuto rifiutare chi gli offriva il ruolo del figliol prodigo. «Il cuore non dimentica mai il posto dove ha lasciato i suoi battiti migliori», ha postato Monchi sabato. Segnale chiaro che al cuor non si comanda, e che il ritorno al Siviglia era più vicino di quanto si potesse pensare. Anche perché il Siviglia è in crisi come la Roma: l’allenatore Machin è stato mandato via la scorsa settimana dopo la crudele eliminazione in Europa League e al suo posto ieri è andato in panchina Joaquin Caparros (e ha portato a casa una fondamentale vittoria per la lotta europea a Barcellona con l’Espanyol), ex allenatore che a Siviglia era tornato da direttore sportivo. I pezzi tornano a incastrarsi: Caparros in panchina, Monchi dietro la scrivania, come anni addietro. Tra i più felici Alejandro Rodriguez, il figlio di Monchi. Tutti i messaggi social relativi alla questione sono stati infiocchettati da insulti in arrivo dalla Roma giallorossa che si contrappongono alla felicità del “sevillismo”. Due facce della stessa medaglia.
Quanti viaggi da incubo
GAZZETTA DELLO SPORT - Quella contro la Spal è stata la decima sconfitta stagionale della Roma in trasferta su 20 gare totali: sono 6 in campionato. Così male la Roma americana aveva fatto solo nel primo anno, quello di Luis Enrique, con 12 ko esterni. E proprio fuori casa, a San Siro con l’Inter tra 5 giornate, la Roma ha forse l’ultima grande occasione da giocarsi per inseguire la Champions. Prima di arrivarci, però, Ranieri sarà costretto a cambiare marcia. Adesso, per invertire la tendenza, a Ranieri sono rimaste appena quattro partite: le due a Marassi contro Samp e Genoa, quella contro l’Inter e la chiusura a Sassuolo. Quasi una buona notizia, considerando che la sua Champions la Roma potrà e dovrà costruirsela in casa. Incredibile,ripensando a dodici mesi fa. Ma in un anno il mondo giallorosso si è rivoltato. Un dato su tutti: nella scorsa stagione, in trasferta, la Roma aveva incassato appena 9 reti, adesso è già a 20, più del doppio. E stadi come San Siro e il Ferraris, oggi, fanno ancora più paura.
Ahi, i terzini. Da Florenzi a Karsdorp: ora le due fasce sono un problema
GAZZETTA DELLO SPORT - A destra Florenzi, a sinistra Kolarov. Sulla carta anche una buona coppia, ben assortita, seppur quest’anno abbiano funzionato solo ad intermittenza. Il problema, però, è che Kolarov va oramai verso i 34 anni (li compirà il 10 novembre prossimo) e inevitabilmente vedrà ridursi parametri fisici come la resistenza e la forza. Florenzi, invece, da terzino destro non ha mai convinto fino in fondo, palesando le tante difficoltà legate ai concetti difensivi ed a un prestanza fisica che non lo aiuta nei duelli personali. Il prossimo anno, se si dovesse continuare davvero con loro due, ci sarebbe più di un punto interrogativo da sciogliere. Il vero problema, però, è che le alternative non si sono dimostrate all’altezza. La Roma aspettava da quasi due anni Rick Karsdorp, per cercare anche di dare un’anima diversa in campo allo stesso Florenzi. L’olandese, però, prima è rimasto ai margini per un anno e mezzo per problemi fisici, poi quando ha trovato spazio ha dimostrato quello che si intuiva: buona gamba, corsa fluida, anche un buon piede (del resto al Feyenoord era partito come esterno a tutto campo, quasi da ala), ma tante, tantissime difficoltà in fase difensiva. A Ferrara sono riemerse nella loro pienezza, con Karsdorp in difficoltà perpetua su Fares. Ci sarebbe Davide Santon, ma anche l’ex interista dopo aver iniziato bene la stagione si è andato un po’ perdendo strada facendo.
Dzeko-Fazio: compleanni senza voglia di sorridere
GAZZETTA DELLO SPORT - Speravano entrambi in un compleanno diverso: un anno fa, il 17 marzo, Edin Dzeko e Federico Fazio erano, con Alisson, l’asse portante della Roma. Oggi, cioè ieri, dodici mesi dopo, Dzeko e Fazio hanno festeggiato un compleanno decisamente diverso. Il bosniaco ha compiuto 33 anni e ha radunato gli amici in un importante hotel di Sarajevo. Magari gli sarà servito per dimenticare un po’ del nervosismo che lo accompagna da settimane. A Frosinone aveva sfogato la sua rabbiasegnando il gol vittoria, contro la Spal invece l’ha sfogata negli spogliatoi del Mazza, inveendo contro tutto e tutti. [..] E’ più sereno Fazio, ma la sua stagione è anche peggiore di quella di Dzeko. L’estate con poco riposo per via del Mondiale e le enormi difficoltà della difesa della Roma lo hanno coinvolto in prima persona e del comandante che un anno fa guidava la retroguardia, e non solo, è rimasto poco o nulla. Ecco perché questo compleanno, seppur speciale perché il primo da papà, è stato per lui in tono minore. Il contratto di Dzeko scade nel 2020, il suo anche, e la sensazione è che, come per Edin, il futuro sia un rebus.
Oggi Monchi al Siviglia: attesa per le sue parole
IL TEMPO - MENGHI - Sono trascorsi appena dieci giorni dall’addio alla Roma e meno di due anni dal ben più sentito saluto al Siviglia, eppure Monchi è già pronto a ricominciare. Dal suo passato, da casa sua, da quella che i tifosi giallorossi hanno individuato come la sua «comfort zone», fuori dalla quale non è riuscito a confermare il curriculum di tutto rispetto che aveva convinto Franco Baldini a portarlo a Trigoria. Oggi lo spagnolo sarà presentato come nuovo direttore sportivo generale del Siviglia, anche se si insedierà ufficialmente a partire dal primo aprile. L'attesa è per le sue parole, previste alle ore 13, perché ha lasciato la capitale in rigoroso silenzio e dalla Spagna, a mente fredda, potrebbe tornare sulla breve avventura in giallorosso e spiegare i motivi della separazione anticipata. Mentre i tifosi connazionali lo (ri)accolgono a braccia aperte e il club andaluso in cui aveva trascorso 17 lunghi anni annuncia entusiasta il «ritorno del Leone», i romanisti sui social si sfogano: «Grazie per averci illuso» e «no pacchi di ritorno, gracias», scrivono i delusi.
La Roma è una polveriera
IL TEMPO - MENGHI - Un passo indietro che scatenerebbe l'ennesima rivoluzione. Di più: una vera e propria rifondazione giallorossa. La mancata qualificazione in Champions avrebbe pesanti conseguenze in casa Roma, dove negli ultimi 5 anni ci si è abituati alla famosa musichetta e restare senza significherebbe ripartire da zero. Perché la rosa di oggi non può stare nell'Europa League di domani e pure se questo scenario, il peggiore possibile, non vuole essere preso in considerazione a Trigoria prima che sia la matematica a definirlo, qualche calcolo preventivo va fatto per avere un piano B pronto per giugno. Il piano A rimane possibile, lo dice la classifica, e comunque non basterebbe ad evitare le plusvalenze necessarie per avere un bilancio «sano», ma l'alternativa, ad ora la strada più probabile, renderebbe l'estate giallorossa molto più movimentata del solito. Il cambiamento sarebbe forse indolore stavolta, perché non esistono calciatori incedibili né perla società né per i tifosi, ad eccezione di Zaniolo che Pallotta (a Londra tra fine marzo e inizio aprile, possibile incontro coi dirigenti) considera il futuro della Roma, e anche perché lo spogliatoio mostra crepe ormai profonde. Le reazioni di nervi non finiscono in campo, Dzeko ed El Shaarawy hanno discusso all'intervallo della sfida con la Spal per palloni che non si sono passati e non a caso il Faraone è stato sostituito da Ranieri, che a fine gara ha mandato un messaggio chiaro: «Forse non l'avete capito: avete finito gli alibi», prima di ricordare ai giocatori in diretta tv di doversi meritare quello che guadagnano. Si è alzata, insomma, una nuova polveriera, stavolta però i calciatori sono gli unici responsabili. L'allenatore è di passaggio, è venuto per salvare il salvabile (in questi giorni è a Londra, mercoledì alla ripresa ci sarà) ma è preoccupato e deluso dalla situazione e dagli uomini. Che sono tutti sul mercato. Chi è alla fine di un ciclo, vedi Dzeko, Manolas con la clausola rescissoria da 36 milioni, Perotti che dopo un’annata di infortuni potrebbe tornare in Argentina e Fazio che ha deluso, ma anche chi potrebbe rivelarsi una preziosa plusvalenza, come Under, pagato 13,4 milioni due anni fa e cercato in Premier e Bundesliga: può valere il triplo a giugno, ma deve prima uscire dal tunnel dell’infermeria. Pellegrini ha una via d’uscita da 30 milioni di euro, El Shaarawy aspetta il rinnovo per non cominciare l’anno nuovo in scadenza, ma ancor più importante è la firma di Zaniolo, posticipata da Monchi a fine stagione e ora nelle mani di Massara. Certo non aiuterebbe una spesa in più a bilancio, previsto in perdita a giugno, e la prima cosa da fare sarebbe, infatti, abbassare il monte ingaggi, ma un sacrificio per il baby talento si potrebbe fare, al netto di altri tagli. La Roma oggi paga 100 milioni in stipendi, spendono di più solo la Juve e le milanesi, ma a differenza delle altre il prossimo anno potrebbe ritrovarsi a giocare le coppe il giovedì, il che significherebbe ricavi in calo (verrebbero meno i 15 milioni della partecipazione alla Champions più tutto il potenziale economico tra botteghino, diritti tv e premi peri risultati) e le spese conseguentemente andrebbero riviste. Dall’annunciata rivoluzione potrebbe non essere risparmiato neppure Florenzi, che fatica ad entrare nel cuore dei tifosi. De Rossi è l’unico ad avere il destino nelle proprie mani: se decidesse di continuare, a Trigoria gli affiderebbero la Roma rifondata per scrivere insieme il lieto fine.