Eusebio saluta: «Felice di avervi allenato». Il terzo addio, tra lacrime, ricordi e rimpianti

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Prima da giocatore, poi da team manager, infine da allenatore: ieri si è consumato il terzo addio alla Roma di Eusebio Di Francesco.

Dopo la rabbia di Oporto, che lo ha portato a salire sul pullman a fine partita senza affrontare la consueta conferenza (multa dell’Uefa in arrivo), ieri è stato il giorno della commozione. Di Francesco ha anche guidato l’allenamento, prima di salutare la squadra. «Mi dispiace per quelli che ho utilizzato di meno, ma io ho fatto tutto per il bene della squadra. Sono felice di avervi allenato», ha detto alla squadra. La commozione non è mancata da parte dei giocatori, a cominciare da quella del pupillo Pellegrini. Tanti gli occhi lucidi, qualche lacrima, anche (e soprattutto) quando ha salutato tutti gli addetti di Trigoria.


Il prossimo addio sarà quello di Monchi

IL CORRIERE DELLA SERA - Non è un caso che il contatto con Claudio Ranieri sia stato tenuto non da Monchi ma da Fienga. Questo perché il prossimo addio in casa Roma sarà proprio quello dell’attuale direttore sportivo, La società e il dirigente si accorderanno in maniera amichevole per separarsi. L’aria capitolina, per lui, è ormai irrespirabile. All’aeroporto, prima del rientro in Italia, ha sbottato pesantemente contro alcuni tifosi che l’hanno contestato, salvo poi chiedere scusa tramite un post Instagram. Lo aspetterà l’Arsenal, dove ritroverà il tecnico che ha fatto le sue fortune, ovvero Unai Emery.


Si riparte da Ranieri. La Roma del futuro guarda al passato

IL CORRIERE DELLA SERA - Claudio Ranieri torna dopo otto anni alla Roma. Lasciò la panchina il 20 febbraio 2011, quando capì che la squadra non gli andava più dietro. È il terzo ritorno della gestione americana, dopo quelli di Zeman e Spalletti, a testimonianza che non si riesce proprio a trovare una stabilità. Il tecnico accetterà l’incarico fino a giugno, il futuro sarà tutto da vedere ma è possibile una carica dirigenziale. Saluta Di Francesco, che più l’eliminazione europea paga i pessimi risultati in Coppa Italia, nel derby, e con le piccole squadre. Ranieri sarà in panchina contro l’Empoli subito nella difficoltà: tra infortuni e squalifiche, ci sarà una Roma decimata.


Una Roma di scontenti e precari. Da Dzeko a Kluivert, quale futuro?

IL CORRIERE DELLA SERA - La stagione della Roma ha lasciato più incognite che certezze. C’è da capire quale sarà il destino di molti dei calciatori attualmente presenti in rosa. Sono in pochi quelli ad avere la certezza di poter almeno continuare con la maglia giallorossa. A partire da Olsen, su cui sono maturati dei dubbi, tutti sono in discussione. Karsdorp è praticamente nullo in difesa e molto dipenderà dal nuovo tecnico, Fazio non è più presentabile. De Rossi è tanto avanti con l’età, Nzonzi potrebbe andare all’Arsenal. Si arriva poi all’attacco, con Dzeko che ha un contratto oneroso che difficilmente sarà prolungato a causa della sua carta d’identità. Under, El Shaarawy, Zaniolo e Kluivert i ragazzi su cui puntare nel futuro prossimo.


Ranieri, sarà in emergenza il debutto contro l’Empoli

IL CORRIERE DELLA SERA - Non sarà un ritorno facile quello di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma. La sfida contro l’Empoli è già di elevata delicatezza, e il tecnico dovrà fare a meno di tanti giocatori a causa di infortuni e squalifiche. Fazio, Kolarov e Dzeko sono stati fermati dal giudice sportivo, mentre Under, Pastore, De Rossi e Pellegrini sono ai box a causa degli innumerevoli problemi muscolari. Questi ultimi due si sottoporranno oggi agli esamistrumentali del caso per stabilire l’entità dei loro fastidi. 


DiFra esonerato, la Roma torna a Ranieri. Pronto all'addio anche Monchi

IL TEMPO - AUSTINI - Ritorno al futuro. Via Eusebio Di Francesco, torna Claudio Ranieri: l'ennesimo ribaltone della Roma è servito. Ed è solo l’inizio, perché a brevissimo, questione di giorni, sarà anche Monchi a dire addio, lasciando spazio a un altro direttore sportivo, che a sua volta dovrà scegliere il nuovo allenatore. Sì, perché Ranieri ha accettato di guidare i giallorossi fino a giugno, con la promessa di trovare insieme alla società una collocazione diversa a Trigoria da dirigente. 

Il tecnico testaccino, 68 anni da compiere a ottobre, sbarca stamattina a Roma (ha provato a partire da Londra ieri sera con un volo privato) ed è stato scelto per due motivi: 1) dare una scossa alla squadra, lui che è specialista in «riparazioni» entrando in corsa, per centrare la qualificazione in Champions; 2) era uno dei pochi disponibili a traghettare la Roma per tre mesi e mezzo, consentendo quindi ai dirigenti di avere una scelta più ampia in estate. A partire da Sarri, che qualora venisse esonerato dal Chelsea sarebbe la prima scelta. Paulo Sousa intanto ha firmato col Bordeaux mentre Donadoni ha fatto sapere dagli States di non essere interessato a un incarico ad interim.

La soluzione per tamponare l'emergenza è arrivata quasi per caso: appena nove giorni fa Ranieri trovava l'accordo per la risoluzione consensuale col Fulham. Era tornato in Premier dopo l'impresa leggendaria a Leicester ma non è riuscito a risollevare i «Cottagers», l’anno scorso un campionato senza infamia e senza lode a Nantes, tutto si aspettava tranne di dover tornare a Roma ma appena ricevuta la chiamata, prima di Baldini (contatto precedente a Porto-Roma) e poi dagli altri dirigenti «ufficiali», compreso Totti con cui è rimasto in buoni rapporti, non ha potuto dire di no. Troppo l’affetto perla sua squadra del cuore, nella città dove vive la figlia e passa molto tempo la moglie.

Ranieri porterà con sé solo due collaboratori: Paolo Benetti, il fidato vice nonché cognato, e Carlo Cornacchia, ex compagno dell’allenatore a Cagliari e Napoli. Il resto dello staff sarà formato dai preparatori già presenti a Trigoria - non quelli più stretti di Di Francesco - compreso l'allenatore dei portieri Savorani.

Intanto ieri è arrivato il benservito a Eusebio, esonerato ufficialmente dopo l'allenamento con ringraziamento di Pallotta sul sito. In realtà era già tutto finito a Porto, dopo la gara l’abruzzese sapeva di essere virtualmente esonerato, addirittura qualcuno pensava a un cambio in panchina anche in caso di passaggio del turno come dimostra il contatto anticipato con Ranieri. Per questo il tecnico non ha parlato nel post-partita e si è isolato sul pullman, mentre nessun dirigente si esprimeva ufficialmente sul futuro della panchina. Gli è rimasto vicino fino in fondo Totti, seduto a fianco a lui sia all'uscita dallo stadio che ieri sul pullman dopo lo sbarco a Fiumicino. Poi anche l'ex capitano ha dovuto pensare al futuro.

Così non si poteva andare avanti, la Roma non è più una squadra da mesi e non sono bastati gli attestati di stima dei giocatori nei confronti di Di Francesco, sinceri ma tardivi. De Rossi ha parlato a favore dell’allenatore quando il dado era ormai tratto e insieme ai compagni lo ha salutato commosso ieri al termine della seduta di scarico a Trigoria al rientro dal Portogallo, diretta dallo staff.

“Il destino ha detto questo” la frase amara di commiato pronunciata da Di Francesco, che ha un contratto fino al 2020 che vale ancora 8 milioni lordi circa, mentre Ranieri fino a giugno dovrebbe arrivare a prendere intorno al milione netto, includendo alcuni bonus legati all'eventuale piazzamento in Champions. La presenta zione alla stampa è prevista domenica, alla vigilia del nuovo debutto in panchina a Roma-Empoli.

Monchi lascia invece con due anni d’anticipo rispetto  alla scadenza del contratto. E lo fa nel modo più triste possibile: litigata con i tifosi  in aeroporto alla partenza da Oporto, agli insulti di una  ventina di romanisti inferociti ha risposto “vi verrò a prendere uno a uno tra sei mesi”,  salvo poi scusarsi sui social.  Ieri ha lasciato Trigoria prima di tutti, segno che ormai è fuori dalla gestione della Roma. Lo aspetta l'Arsenal per rilanciarsi dopo la grande delusione nella Capitale, mentre Pallotta sta valutando se promuovere Ricky Massara come direttore sportivo, affiancandogli magari Totti, ma si valuta, tra gli altri, anche Luis Campos, diesse del Lille, seguito anche da Chelsea e Manchester United.


Il guardalinee di Porto-Roma: «Ho visto, non posso commentare»

IL TEMPO - AUSTINI - «L'ha visto?». «Sì.». «Pensa che fosse rigore?».«No comment». Il guardalinee turco Tarik Ongun, 46 anni e assistente dell’esperto Cakir, è imbarazzato. Quasi sorpreso dalla domanda che gli rivolgiamo nella zona mista del Do Dragao per provare a dare un senso alle decisioni arbitrali che hanno condannato la Roma all’eliminazione in Champions.

Porto-Roma è finita da una mezzora abbondante, mostriamo al guardalinee il video del contatto tra Marega e Schick sullo smartphone mentre è appena salito sul van della Uefa che lo accompagnerà fuori dallo stadio insieme al resto degli arbitri. Ongun quel video lo aveva già rivisto, ma non può parlare.  È seduto davanti nel van nero griffato Nissan, dentro ci sono già tutti ma la macchina resta ferma. Sul sedile di dietro c’è l'addetto al Var Marciniak, colui che ha spiegato in cuffia a Cakir che il fallo dell'attaccante portoghese non meritava neppure di essere rivisto al video, al contrario di quanto fatto con la tirata di maglia di Florenzi a Fernando. Ignorato anche un contatto tra Casillas e Dzeko dopo il pallonetto sbagliato dal bosniaco: col metro usato ieri, poteva starci il rigore anche lì.

Il polacco che sa di aver appena condannato la Roma in tandem con Cakir, vede la scena e ordina al guardalinee Ongun di chiuderci la porta del van in faccia. Perché gli arbitri non devono spiegare niente a nessuno. Sia mai. Loro, designati dall’Uefa e sempre pronti a tutelare gli interessi dei più grandi. Evidentemente mercoledì era no più importanti quelli del Porto. Ma parliamoci chiaro: si sarebbero comportati allo stesso modo se di fronte ci fosse stato il Real Madrid o il Barcellona invece della Roma? Mai. Lo dice la storia delle coppe europee. E il Var, lo abbiamo capito al Do Dragao e a Parigi, non basta per rendere oggettive e non «personali» le decisioni che spostano milioni di euro.

«Sono stufo di questa merda - dice Pallotta senza mezzi termini nel tweet notturno pubblicato dalla Roma - lo scorso anno abbiamo richiesto il Var in Champions perché ci avevano rovinato la semifinale e questa sera, nonostante ci fosse, siamo stati derubati. Schick è stato atterrato in area, il Var lo dimostra, e non viene fatto niente. Non ho più parole». Così come le ha perse sul fair play finanziario: la Roma lo rispetta cedendo ogni anno pezzi pregiati, tanti altri in Italia e all’estero lo aggirano, ma se la cavano con multe ridicole. La Uefa, mai come oggi, rappresenta il principale «nemico» degli interessi giallorossi. Pallotta ha chiesto spiegazioni al riguardo in una lettera inviata all’Uefa, la risposta è arrivata nei giorni scorsi. Monchi e gli altri dirigenti hanno invece parlato con gli arbitri dopo la partita, «ma si sono sentiti rispondere cose un po’ confuse» racconta De Rossi. E ieri c'è stato uno scambio di telefonate con rappresentanti della Uefa per ulteriori chiarimenti. Al danno si aggiunge la beffa: anche sulla stampa portoghese si parla di furto ai danni della Roma.


E lunedì all'Olimpico sarà ancora una squadra in totale emergenza

IL TEMPO - MENGHI - Ranieri trova una squadra a pezzi. Non solo moralmente. Oggi alle 15.15 dirigerà il primo allenamento e dovrà fare subito la conta degli assenti. De Rossi si è stirato al Do Dragao, Pellegrini ha preso il suo posto e ha fatto la stessa fine, uscendo per un problema al flessore. Nessuno dei due recupererà per l'Empoli e il centrocampo è in piena emergenza. Dietro mancheranno Fazio e Kolarov squalificati, davanti Dzeko, mentre Under e Pastore sono da valutare.

L'undici di lunedì sarà rimaneggiato e il neo tecnico dovrà tappare i buchi come può: Santon, Jesus, l’infortunio Nzonzi e Schick sono potenziali titolari, il resto dipenderà dal modulo (probabile il 4-4-2) da cui si ricomincerà.


Via un tecnico l’anno: è il nono cambio

IL TEMPO - MENGHI - Come un cerchio che non sa chiudersi mai, le storie incompiute degli allenatori della Roma si ripetono ciclicamente in cerca di un finale diverso. Ma questo giro della morte finisce per essere una condanna senza tempo da cui nessuno esce vittorioso. Sono saltati 9 tecnici in 9 anni e mezzo, dal Ranieri edizione 2009-2011 al Ranieri di oggi si sono già rivisti Zeman e Spalletti (oltre ai nuovi Luis Enrique, Garcia e il traghettatore Andreazzoli), e sono quindi 3 i grandi ritorni su cui ha scommesso la società americana, evidentemente affezionata al 2.0.

Ma il ripescaggio  dal passato finora non ha funzionato, la magia di Zemanlandia era svanita e con la squadra all’8° posto in classifica il boemo salutava dopo soli 7 mesi, mentre il toscano ora all'Inter non è sopravvissuto alla querelle Totti e ai «topini» di Trigoria. Di Francesco ha tenuto duro per 633 giorni, tanto è passato dalla firma con la squadra con cui era stato, nel 2001, campione d’Italia fino all'ultimo allenamento diretto ieri e chiuso con un triste saluto ai suoi giocatori, uno per uno. Compreso il suo «vice» in campo, De Rossi, che    nel prendersi la responsabilità di parlare dalla pancia del Do Dragao ha provato a fare  da scudo all’abruzzese, «una persona seria, colui che ha riportato dopo tanto tempo la Romain semifinale di Champions».

Quel dolce ricordo non è bastato a salvarlo, i torti arbitrali subiti ad Oporto hanno contribuito, a modo loro, a riportare alla mente il sogno infranto col Liverpool, ma un vecchio traguardo raggiunto non può essere un eterno passepartout.

La porta giallorossa si è chiusa alle spalle di Di Francesco, a meno di un anno di distanza da quella storica impresa che nessuno potrà togliergli. Se non ce l’ha fatta chi ha reso la Roma grande tra le grandi chi potrà diventare il Ferguson romanista tanto cercato da Pallotta o il Capello longevo e vincente del quinquennio 1999-2004? Non c’è progetto che tenga, non c'è allenatore che resista. L'ex Sassuolo aveva alzato l’asticella col 3° posto e la semifinale europea, guadagnandosi il rinnovo, ma la seconda stagione l’ha vissuta con le ombre dietro la panchina e la pressione addosso.

Era riuscito a rialzarsi tutte le volte, a braccetto con Monchi e Totti, aveva superato persino la parentesi nera di Coppa Italia con la Fiorentina, uno dei punti più bassi della storia giallorossa, il polo opposto rispetto al sogno Champions dell’anno prima, ma è uscito scosso e sconfitto da Oporto. Paga per le prestazioni altalenanti, la difesa che fa acqua, il 4-3-3 e i suoi simili, il 5° posto in campionato, le 23 sconfitte totali (46 le vittorie e 18 i pareggi), l'umiliazione del derby e l'eliminazione ingiusta col Porto.

Non ce l’ha fatta a reggere fino alla fine, nonostante manchino appena 12 giornate di Serie A, la sola competizione rimasta alla Roma, che non può permettersi di fallire l’unico obiettivo superstite: la qualificazione alla prossima Champions (ieri i saluti via social di Zaniolo: «Grazie di tutto mister»). Da qui ripartirà Ranieri, che da tifoso ha scelto di tornare a «casa» per aggiustare quello che si è rotto e centrare il traguardo necessario al club per mantenere la sua competitività. Il destino ha voluto che una settimana fa si liberasse l’allenatore romano esonerato dal Fulham, l’uomo giusto a cui affidare una città, una piazza, una squadra che conosce a menadito, e il cerchio è pronto a riaprirsi, sperando in un epilogo diverso.


Dai social tanti consensi per il tecnico partente

IL MESSAGGERO - Non è di certo un fulmine a ciel sereno quello che si è abbattuto ieri pomeriggio su Trigoria: l’esonero di Di Francesco era nell’aria e non ha stupito nemmeno più di tanto i tifosi accorsi sui social a commentare la notizia.

A differenza di altri addii che hanno trovato il favore del pubblico giallorosso, quello di DiFrancesco è stato mal digerito dalla maggior parte dei tifosi che navigano in rete: «Questi americani sono proprio forti: prima smantellano la squadra della passata stagione per fare le plusvalenze, comprano giocatori scarsi eccetto Zaniolo e poi la colpa è di DiFrancesco?», «LaRoma che esonera Di Francesco è come incolpare i cavalli che il carro senza ruote non cammini», «Pallotta è lo Zamparini americano».

Ma c’è anche un trend contrario composto da una parte di utenti d’accordo con la scelta della società: «Era la svolta che ci voleva ed era questo il momento di farla per provare ad invertire la rotta». La svolta si chiama Claudio Ranieri, tecnico testaccino che in passato aveva già allenato la Roma portandola a un passo dalla scudetto nel 2010: «Dopo questa bella notizia, vi dico che arriveremo terzi, Pastore rinascerà e scoprirete che Kluivert è un fenomeno», «Se è un problema fisico vediamo cosa può fare Ranieri in due mesi. Se è mentale, allora magari con la sua esperienza può incidere sulla testa dei giocatori», «L’ultimo allenatore a sfiorare lo scudetto con una squadra più scarsa tecnicamente di questa». Non solo messaggi positivi, però, c’è anche chi non crede che Ranieri possa risollevare le sorti giallorosse: «Stavolta non avrà le idee di gioco di Spalletti e la preparazione di Bertelli».


Paga Di Francesco: la Roma a Ranieri, Monchi all’uscita

LA REPUBBLICA - PINCI - Ha passato la notte dormendo poco, il viaggio in aereo in silenzio, sapendo già quello che gli avrebbero detto appena messo piede a Trigoria. La notte di Porto, il rigore subito al 117 e quello implorato invano al 120’ hanno chiuso la stagione romanista di Eusebio Di Francesco. E insieme, quella del ds spagnolo Monchi, non ancora formalizzata per lanecessità di trovare una via d’uscita condivisa: ne parlerà stamane con la società.

Da oggi toccherà a Claudio Ranieri: è lui la scelta del furioso presidente Pallotta. Di cambiare aveva deciso prima dell’eliminazione dalla Champions, il risultato l’ha sostenuto. L’allenatore nato a San Saba, pochi metri da Testaccio, ha esattamente 80 giorni per salvare una stagione disastrosa, senza trofei per 111° anno di fila, con il 4° posto che garantisce il bancomat della Champions lontano3 punti e la convinzione che così com'era fino a ieri la Roma non sarebbe stata capace di colmare.

Dopo Zeman, Spalletti e DI Francesco, che fu team manager, è il 4° allenatore di ritorno scelto dalla proprietà americana: lui a Roma era stato già tra il 2009 e il 2011: subentrò a Spalletti, sfiorò uno scudetto, s’infranse sulla gestione di una squadra a fine ciclo e sui rapporti con alcuni leader. Quello che è successo oggi all’allenatore che sostituirà.

Dopo aver consolato l’amico Di  Francesco, Francesco Totti ha chiamato Ranieri per dargli il bentornato: ma non lo ha scelto lui, a offrirgli la Roma è stato Franco Baldini, consulente di Pallotta, prima ancora della notte di Oporto. Ranieri, cacciato 8 giorni fa dal Fulham, ha accettato di legarsi soltanto fino a fine stagione: così ha battuto la concorrenza di Montella, Donadoni, Paulo Sousa.

Dopo resterà con un altro incarico, per la panchina della prossima stagione la Roma ha progetti più ambiziosi: vorrebbe Sarri, con cui ha già parlato. Guarda con attenzione alla situazione Allegri, che le sfuggì nel 2013. Allenatori accessibili solo arrivando in Champions, viatico indispensabile anche per evitare una diaspora dei migliori per garantirsi le plusvalenze che il Fair Play impone a una società coi conti della Roma: non solo Manolas e Dzeko, ma pure Under, forse Pellegrini o Zaniolo. Abbastanza per rendere l’idea dell'urgenza di un cambio.

Che non è nata dalle lacrime di Florenzi allo stadio Do Dragao: il momento in cui il presidente Pallotta ha deciso che Di Francesco dovesse andare via è il 30 gennaio scorso, dopo i 7 gol presi a Firenze. Da quel giorno la percezione che la squadra non seguisse più l’allenatore ha iniziato a farsi sempre più forte. E diventata certezza sabato, con quel derby perso 3-0 controla Lazio di Caicedo e Cataldi, non esattamente la miglior versione di sé. A Di Francesco avevano chiesto un passo indietro, visto che lui stesso, da quei calciatori che un anno fa avevano dato l’anima per portare la Roma alla semifinale di Champions nella notte irripetibile col Barca, si era sentito abbandonato. Sentimento tradito nel discorso d’addio: toni freddi, formali. «Il destino ha detto questo», il saluto a una squadra gelida. Il primo a dedicargli un pensiero sui social è stato Zaniolo, quello che più gli deve.

Oggi inizia un’altra storia: Ranieri parlerà alla tv del club dopo una sosta nella sua casa dei Parioli, e domenica in sala stampa. Nel frattempo si consumerà anche l’altro addio: Monchi, scavalcato nella scelta del nuovo tecnico, lascerà oggi: flirta con l’Arsenal dell’amico Emery, dove lavora pure lo spagnolo Raul Sanllehi. Per il futuro probabile una promozione del suo vice Massara, contattato pure il ds del Lille Luis Campos. Sguardi sul futuro: per non pensare solo ai prossimi 80 giorni.


Sarri: "Contento per Ranieri e dispiaciuto per Di Francesco, ha pagato la stagione difficile della Roma"

Maurizio Sarri, allenatore del Chelsea, ha parlato ieri sera al termine della sfida valida per l’andata degli ottavi di finale di Europa League. L'ex Napoli ha espresso il suo parere sul cambio di panchina dei giallorossi:

"Sono contento per Ranieri ma mi dispiace per Di Francesco. La stagione della Roma è difficile, dispiace abbia pagato l’allenatore. Spero di vederlo presto su un’altra panchina perché Di Francesco è un bene per il calcio italiano".