Roma, adesso che fai? Stop a tutte le sirene. Rinnovo fino al 2024 con un aumento super

GAZZETTA DELLO SPORT - Grazie alla doppietta segnata contro il Porto in Champions League, Nicolò Zaniolo ha anticipato il suo San Valentino facendo sì che la Roma giallorossa s’innamorasse di lui, e visto che la passione – come si conviene – è irrazionale, ieri la Capitale si è risvegliata con un’ondata di tifosi che proponeva qualcosa che solo poche ore prima sarebbe parso blasfemo: dare al Predestinato la maglia numero 10, quella che fu del capitano di una generazione, Francesco Totti. (…). Una prestazione del genere (…) ha ridato voce anche a James Pallotta, che ieri ha santificato la Romae soprattutto il suo baby d’oro (in tutti i sensi). «(…) Ragazzi come Zaniolo e Pellegrini sono intelligenti e maturi. Si sta parlando di giocatori che credo possono essere futuri leader a Roma. Nicolò non abbiamo bisogno di venderlo e il paragone con Alisson non si può fare, perché è stato lui a volersene andare». Insomma, le parole che tutti i tifosi giallorossi vorrebbero sentire, ed è per questo che si passerà dalle parole ai fatti. Al netto della Juve e dell’ormai celebre pizzino di Paratici (ormai superato), che assegnava a Zaniolo un valore di 40 milioni, il decollo europeo ha messo addosso al ragazzo anche gli occhi di club blasonati come Chelsea e Real Madrid. Ma mentre il c.t. Mancini gongola per la Nazionale che verrà, la strategia del suo manager Vigorellie della famiglia appare chiara: niente estero per il momento, perché alla sua età Nicolò – pur mostrando maturità da veterano, unità alla sfrontatezza dei suoi 19 anni – potrebbe bruciarsi; niente trasferimento in altri club perché a Roma (e alla Roma) il ragazzo si trova benissimo. Ovvio però che occorrerà dare al ragazzo un contratto all’altezza del peso che ha nella squadra. (…) Da metà marzo (dopo il match di ritorno col Porto) cominceranno trattative che a giugno porteranno alla firma di un contratto fino al 2024, presumibilmente sulla base di 2 milioni di base più bonus(ad obiettivi e a rendimento) che possano far lievitare l’ingaggio fino a 2,5 milioni. (…).


Calcio, incidenti in calo

IL TEMPO - Meno incidenti, meno forze dell'ordine impiegate e più spettatori in Serie A. E il bilancio tracciato dal dipartimento della Pubblica sicurezza dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, dopo il girone di andata dei campionati professionistici 2018/2019. In particolare, nella massima serie cresce la partecipazione di pubblico (da 24.500 a 25.200 di media a gara), con azzeramento degli incidenti allo stadio e nelle immediate vicinanze. Più preoccupante, invece, la situazione sulle cosiddette vie di trasporto. Anche i drammatici fatti di Inter-Napoli, per esempio, sono avvenuti lontano dal Meazza. In particolare, gli incontri con feriti sono diminuiti da 30 a 15, i feriti trai civili da 23 a 19 e quelli tra le forze dell'ordine da 24 a 15. Calano anche le persone arrestate (da 25 a 18) e le persone denunciate (da 431 a 299). In crescita, invece, i feriti tra gli steward: da 3 a 5. In numeri assoluti l'impiego delle forze dell'ordine è in calo del 5% con 4.444 unità in meno (da 85.388 a 80.994). L'impiego medio nelle 893 gare risulta stabile (da 92 a 90 unità a partita). Andando nel dettaglio, in serie A il bilancio è di 207 unità impiegate per gara anziché 211, in B sono salite a 117 (contro le 106 di metà stagione di un anno fa), con l'incremento del 10%.


Di Francesco, la svolta dopo Firenze tra autocritiche e un modulo garanzia

MESSAGGERO - CARINA - Dall'esplosione di Zaniolo passando per lo Dzeko formato europeo, si dimentica che nella rinascita della Roma (che ha ottenuto 10 vittorie negli ultimi 19 match di Champions: mai accaduto nell'era Usa) c'è molto di Di Francesco. Sì, proprio Eusebio, quello che «non aveva nemmeno la dignità di dimettersi» (accusa mossa soprattutto sui social) nel post Firenze. Premessa: non bastano certamente un pareggio con il Milan, un successo con l'ultima in classifica (Chievo) e la vittoria di misura con il Porto, per dimenticare il clamoroso 1-7 con la Fiorentina. Ma forse, proprio quel giorno c'è stata la svolta della stagione. Della serie: all'inferno e ritorno. Nel day-after, mentre Monchi faceva scudo al tecnico, Eusebio ha infatti capito che serviva qualcosa di diverso. E poco importa che il diverso rappresentasse un ritorno al passato. Del resto il passaggio al 4-2-3-1 (dopo il ko di Bologna, 23 settembre) era arrivato in un momento dove la sua posizione era molto debole. Oltreoceano Pallotta si professava disgustato mentre in loco le difficoltà di Pastore - fiore all'occhiello della campagna acquisti estiva - facevano sì che tifosi e media chiedessero a gran voce l'abbandono del 4-3-3, proprio per esaltare le caratteristiche dell'argentino.

RITORNO ALL'ANTICO Senza contare che la squadra, in palese difficoltà tra l'innesto dei nuovi e l'addio di Nainggolan e Strootman, aveva in quel momento bisogno di sentirsi maggiormente protetta: via libera quindi al tandem Nzonzi-De Rossi, più il trequartista. Rimedio che a dispetto di un avvio promettente, a lungo andare ha palesato i suoi limiti. Si torna così alla vigilia del match con il Milan. Per una volta, non avere la rosa completamente a disposizione (Cristante e Nzonzierano squalificati) ha aiutato Di Francesco a prendere la decisione: ritorno al 4-3-3. Quasi a dire: se devo affondare, lo farò con le mie idee. Questa scelta ha di colpo regalato l'equilibrio perduto, anche perché la squadra - nelle ultime uscite in difficoltà a livello di corsa - è sembrata di colpo meno lunga. Ritrovato il canovaccio, anche grazie alla ritrovata disponibilità del gruppo, il resto è stata la logica conseguenza: anche cambiando gli interpreti, la sostanza è rimasta la stessa. Così a Verona, Nzonzi ha sostituito Daniele e Cristante ha preso il posto di Pellegrini con Zaniolo a completare la mediana. I due gol dopo 18 minuti hanno messo la gara in discesa. Con il Porto, invece, il ritorno all'antico ha riguardato anche la scelta degli uomini: Florenzi terzino, mediana italiana con De Rossi, Pellegrini e Cristante e stavolta Zaniolo spostato alto nel tridente, a destra. Squadra matura che ha concesso poco e nulla, dimostrandosi finalmente cinica. Domanda lecita: cosa è cambiato rispetto all'inizio della stagione quando sembrava invece che la rosa fosse più adatta al 4-2-3-1? Semplice: risolto l'equivoco Pastore, Eusebio può ora contare sul ciclone Zaniolo, sul recupero di alcuni interpreti (Schick ma soprattutto Karsdorp che, al netto dell'ultimo ko, permette all'occorrenza un diverso utilizzo di Florenzi) e sulla conferma dell'ottimo Pellegrini. Non dimenticando che Cristante, pagato lo scotto dell'ambientamento in una realtà diversa rispetto a Bergamo, sembra un altro giocatore con Nzonzi che può adesso alternarsi a De Rossi. E non affiancarlo.


Olsen è recuperato, Under quasi. Più lungo del previsto il ko di Schick

IL TEMPO - MENGHI - Ieri gli infortunati si sono allenati a Trigoria nonostante il giorno libero concesso da Di Francesco, che oggi alla ripresa degli allenamenti (ore 11) spera in un «regalo» proprio dall'infermeria: Under è quasi pronto e si appresta a tornare in gruppo. Se non subito lo farà comunque nei prossimi giorni con l'obiettivo di mettersi a disposizione per il Bologna. Perotti, invece, è un po' più indietro e non dovrebbe essere convocato. Schick rischia uno stop più lungo del previsto, 20-30 giorni circa, perciò salterà anche il derby, mentre Karsdorp dovrebbe cavarsela con una decina di giorni e rientrare per tempo. Olsen non è stato rischiato col Porto, ma stava già meglio e lunedì ci sarà lui tra i pali.


Pallotta: «Lo stadio non è mio ma del club»

IL TEMPO - MAGLIARO - «Lo stadio è di proprietà di una holding dell'AS Roma, cosa che molte persone non realizzano perché pensano che sia il mio giocattolo. È di proprietà del Club, tutti i ricavi e le entrate che otterremo ci offriranno maggiore solidità e flessibilità finanziaria». James Pallotta, presidente della Roma, alla vigilia del closing per subentrare a Eurnova nell'affaire Stadio, chiarisce un punto essenziale che, nell'ultimo biennio, è stato spesso al centro delle chiacchiere dell'ambiente romano: la proprietà del futuro Stadio di Tor di Valle che non sarà, quindi, di Pallotta ma di una holding del Club. Le parole di Pallotta aprono così una lunga giornata di trattative che inizia alle 14.30 ora di Roma (8.30 locali) e che dovrebbe concludersi, con Pallotta che rileva da Eurnova il pacchetto Stadio, terreni e quote del progetto per un controvalore non ancora ufficializzato ma stimato in circa 100 milioni di euro. Ieri a mezzogiorno il presidente di Eurnova,Riccardo Tiscini e il nuovo Ad, Giovanni Naccarato, sono partiti da Fiumicino alla volta di Boston, accompagnati dall'avvocato Roberto Cappelli, nome già noto ai tifosi della Roma. Fu Cappelli a guidare le trattative di cessione della Roma dai Sensi a Unicredit e poi agli americani. Tanto che, in quei mesi delicati (estate 2011) Cappelli assunse l'interim della presidenza del club giallorosso. Ed è sempre Cappelli, avvocato di Eurnova, che ha gestito

nell'estate 2017 la transizione delle società di Parnasi con Unicredit che ha, di fatto, estinto l'esposizione debitoria del costruttore con l'Istituto di Credito.

A proposito di avvocati, Pallotta acconcia bene il clima della trattativa: «C'è stata una lettera di intenti e abbiamo trovato un accordo due mesi e mezzo fa con Eurnova, che è stata ragionevole. Purtroppo, abbiamo a che fare con un avvocato poco ragionevole che continua a rimandare e a chiedere cose che non accette-remo. Quando sarà tutto fatto, avremo il pieno controllo del progetto e ci sarà più flessibilità affinché i nostri partner e i nostri collaboratori possano iniziare a lavorare». La firma della transazione - salvo vedere i dettagli finali - costituisce un nuovo passaggio verso la conclusione dell'iter amministrativo: il Campidoglio aveva fatto presente che difficilmente si poteva firmare una convenzione (contratto) con una società esposta economicamente come Eurnova. Il closing con Pallotta, invece, risolve il problema: verranno pagati il curatore fallimentare Sais (cui mancano 23 milioni in totale sul prezzo pattuito di 42 milioni di euro), e gli eventuali fornitori che ancora fossero in credito. Ora, si va verso una ulteriore accelerazione: dopo il teatrino mediatico del Politecnico di Torino, la Raggi deve cercare di passare all'incasso con il voto in Aula prima delle elezioni europee del 26 maggio per poter sfruttare l'effetto Stadio e tentare di recuperare un po' di voti.


Il Psg pensa a Monchi per il dopo Antero Henrique

Il PSG starebbe pensando a Monchi in caso in cui si decidesse di troncare il rapporto con l'attuale direttore sportivo Antero Henrique. A riportare la notizia è il Daily Mirror.


Tardelli, De Bruyne e un po’ di Totti: Zaniolo è già un cocktail di campioni

CORRIERE DELLA SERA - Tutti si stanno innamorando di Nicolò Zaniolo (...) e tutti cercano di capire in che cosa assomiglia a chi. Gioco pericoloso, perché Nicolò è Nicolò, ma inevitabile. Così Adriano Galliani, che i campioni li comprava per il Milan fa un nome importante: «Mi sembra che stia nascendo una stella. Questo ragazzo sembra straordinario e facciamogli i complimenti, però non montiamolo troppo perché i ragazzi devono trovare continuità nel tempo. Chi miricorda? Forse Tardelli». Di sicuro del campione del mondo 1982 ha la capacità di inserimento nell’area avversaria e la freddezza sotto porta. (...). In azzurro lo ha avuto Paolo Nicolato, commissario tecnico della Nazionale Under 19 arrivata seconda — dietro al Portogallo — nell'ultimo Europeo di categoria: «A chi somiglia? Tanti dicono Ballack o Lampard, perché ha fisicità unita a tecnica e  senso del gioco. A me, però, ricorda di più Kevin De Bruyne, che può essere vicino al suo modo di interpretare il calcio». (...). A Roma c’è vorrebbe fargli vestire la maglia numero 10 di Francesco Totti. Sacrilegio? No, ma sarebbe un errore. Primo perché Zaniolo ha il diritto di essere Zaniolo. Secondo perché non è romano e romanista, ma di Massa e da ragazzo era juventino. Terzo perché gli sta benissimo il 22, che ha mutuato da Kakà. Somiglia al brasiliano rossonero perché è un centrocampista che può giocare dietro alle punte ma anche partire dalla fascia come ha fatto contro il Porto. (...). Il complimento più bello, alla fine, glielo ha fatto Gigi Buffon, quasi un vicino di casa: uno di Massa e uno di Carrara. Il portierone (...) ha detto che Nicolò diventerà un top se ha preso il carattere di papà Igor, che faceva il centravanti sui campi duri di B e C. A vederlo come «mena» in campo, Zaniolo junior ha imparato dal senior. E come papà non c’è nessuno.


Mamma Francesca una star social: «Nicolò mi dice: “ma che foto fai?”»

CORRIERE DELLA SERA - Francesca Costa era diventata in pochi mesi dal suo sbarco a Roma la prima mamma di calciatore più famosa, fotografata e ammirata del figlio. C’è voluta una straordinaria doppietta in Champions perché Nicolò Zaniolo si riprendesse primato e scettro di famiglia. (...). Certo, con il passaggio da ragazzino promettente a (possibile) nuovo Totti, Nicolò ha preso in contropiede perfino mamma e papà, che in estate avevano deciso di separare momentaneamente le loro vite: Francesca a Roma con il figlio, Igor a seguire la tabaccheria di famiglia a La Spezia con l’altra figlia: «Vedremo se Nicolò resterà a Roma o no». Come è andata si è visto. E a Roma mamma Francesca è diventata di colpo famosa, tra uno scatto Instagram col figlio che sbuffa — «All’inizio mi diceva: “Smettila mamma, ma cosa fai con la bocca così? Hai 40 anni!”. Poi ha rinunciato»— e le giornate scandite dagli allenamenti a Trigoria dove accompagna Nicolò, lo shopping , il footing all’Eur dove vivono, le amiche, la tribuna dell’Olimpico da dove filma il suo bambino, come ha fatto martedì. Una di quelle notti che cambiano la vita più di quanto non sia già successo, visto che rispetto ai primi mesi a Roma nei quali si concedevano spesso alle interviste («Andrei al Grande Fratello», si era fatta scappare lei), oggi gli Zaniolo lasciano la scena solo al figlio, come da fermo consiglio della società che sa quanto sia enorme la pressione sul ragazzo. (...).


Alisson: "Al Liverpool i migliori tifosi del mondo"

Alisson ha parlato al sito ufficiale del Liverpool. Queste le sue parole sul mondo reds che sembra averlo conquistato del tutto:

"E’ difficile giocare contro il Liverpool. La qualità della squadra è incredibile. Poi c’è il 12esimo uomo, fuori dal campo, che sono i tifosi. Lo scorso anno fu difficile giocarci contro in semifinale. E’ un’atmosfera incredibile. Mi piace giocare contro i tifosi che mi gridano contro, ma qui è qualcosa di diverso. Quando ho firmato, sicuramente l’esperienza fatta è stato un fattore. Qui ci sono i tifosi migliori al mondo".


Porto-Roma, 1600 i romanisti in trasferta. Ancora 600 biglietti disponibili

Nel primo giorno di vendita libera per la partita di Champions League Porto-Roma sono stati venduti 1.000 biglietti per il settore ospiti del Do Dragao, che si sono aggiunti ai 600 già staccati nelle fasi di prelazione. Ne rimangono dunque a disposizione solo altri 600, vista la capienza complessiva del settore di 2.200 posti. La trasferta non è delle più comode, non essendoci un volo diretto per Oporto: c’è chi farà scalo a Madrid o Lisbona e chi sceglierà l’avventuroso percorso in macchina dall’Italia.


Roma-Bologna, Gonzalez non sarà della partita

Giancarlo Gonzalez non sarà della partita tra Roma e Bologna, che andrà in scena allo Stadio Olimpico lunedì alle 20.30. Il difensore costaricano, durante l’allenamento dei rossoblù di ieri, ha accusato un risentimento alla coscia sinistra, che verrà valutato più approfonditamente nelle prossime ore.


Champions League, Zaniolo tra i candidati per miglior giocatore della settimana

La UEFA, tramite il proprio profilo Twitter, dopo i primi ottavi di finale giocati tra martedì 12 e mercoledì 13 febbraio, ha reso noti i nomi dei giocatori candidati a miglior giocatore della settimana di Champions League. Tra i candidati, oltre a Verratti, Courtois Vertonghen, c'è anche il giovane giallorosso Nicolò Zaniolo, autore di una doppietta contro il Porto