Fronte del Porto per Di Francesco: sarà l’ultima chance
REPUBBLICA - PINCI - Una riunione notturna, un processo mattutino, una partita da cui dipende la sorte di un allenatore, un altro tecnico già alla finestra. Il presente della Roma è appeso ai 90 minuti di Oporto: mercoledì in casa del Porto non si giocherà soltanto il pass per i quarti di finale di Champions League, ma pure il futuro di Di Francesco. Se uscisse dal torneo nonostante il 2-1 dell’andata, sarà addio: non l’unico, però. La questione si è aperta sabato notte: mentre la Lazio festeggiava la vittoria per 3-0 nel derby, una riunione fiume nelle stanze dell’Olimpico fino quasi all’una di notte tra i dirigenti della società giallorossa ha materializzato per la prima volta la parola tabù: esonero. Eusebio Di Francesco stava per essere scaricato. Il ceoFienga, il ds Monchi, il vicepresidente Baldissoni provavano a confrontarsi col presidente Pallotta oltreoceano, tutti convinti di aver assistito all’inimmaginabile: impossibile non trovare motivazioni in una partita così. Il forte sospetto è che alcuni dei leader dei calciatori abbiano smesso di seguire l’allenatore. Un’impressione trasferita allo stesso Di Francesco ieri mattina, alle 9, in una riunione d’emergenza a Trigoria prima dell’allenamento. Lui stesso deve aver avvertito che una parte del gruppo non è più organico nell’applicazione delle sue richieste. Deve essersi sentito abbandonato e forse la tentazione di essere lui stesso a lasciare l’ha accarezzata. Ma dopo un colloquio con i calciatori ha scelto di crederci, convinto che come già successo dopo altri inciampi rovinosi di questa stagione - ultimo, il 7-1 di Firenze - che riusciranno a rialzarsi ancora una volta. Così ha potuto strappare almeno qualche altra ora. Per due motivi: intanto la convinzione che il problema non sia solo l’allenatore, ma soprattutto l’atteggiamento della squadra. Poi la mancanza di alternative convincenti. Ma se fino a poche ore fa regnava inossidabile la convinzione che la miglior soluzione possibile per arrivare a fine stagione fosse Di Francesco, ora l’idea è fortemente in discussione. Un’eliminazione rumorosa dalla Champions renderebbe indispensabile l’unica scelta possibile per dare una scossa: l’esonero del tecnico. Franco Baldini, consulente personale di Pallotta, ha già “bloccato” il sostituto, l’ex fiorentino Paulo Sousa, che da sabato era a Bordeaux per firmare con la squadra francese. Ma che dopo la chiamata dell’amico è stato felice di prendere tempo per aspettare i giallorossi. Domani potrebbe essere in città, forse mercoledì a Oporto. Il problema è che lui o le sue alternative (Montella, Panucci) pretendono contratti anche per la prossima stagione. Che farebbero tramontare l’idea del club di avere Sarri. Con il cambio in panchina, però, tutta l’organizzazione sportiva andrebbe ridiscussa. E rischierebbe pure il ds: Monchi ha un discorso più che avanzato con l’Arsenal. Ma il suo lavoro è sotto accusa, per dimostrarlo basta constatare come la panchina romanista al derby ospitasse calciatori per cui ha speso in due estati 130 milioni: Karsdorp, Schick, Coric, Pastore, Nzonzi, Kluivert. A gennaio non ha saputo comprare nessuno. Né trovare, in tempi non sospetti, un’alternativa al tecnico in bilico. Ma le critiche pubbliche non risparmiano nemmeno sua maestà Francesco Totti. Che la settimana più importante, quella prima di Lazio e Porto, l’ha trascorsa a sciare con la famiglia e la mattina del derby a giocare a calcetto. Nell’organigramma il suo nome non compare, ma la società gli ha affidato il ruolo chiave di rappresentarla nello spogliatoio. Eppure sabato notte è stato il primo ad abbandonare il vertice, un’ora prima degli altri. Nei mesi è stato spesso importante per tutelare Di Francesco, ora la Roma ha bisogno che diventi grande.
È caccia a chi ha ferito il poliziotto con un sasso
GAZZETTA DELLO SPORT - Prima del derby la Polizia ha rinvenuto e sequestrato numerosi taglierini, mazze e martelli. Non basta. Durante le fasi di afflusso, la Digos ha arrestato per resistenza di un tifoso romanista, resosi responsabile del lancio di un oggetto verso le forze dell’ordine schierate su lungotevere Maresciallo Diaz. L’ultrà è stato video ripreso dal Scientifica e poi individuato all’interno dell’impianto sportivo grazie alle telecamere presenti: per lui è scattato un daspo di 4 anni. È ancora caccia, inoltre, a chi ha lanciato il sasso che ha colpito un agente (lieve contusione) in via degli Affari Esteri.
Di Francesco esonerato se la Roma non passa a Oporto
IL TEMPO - AUSTINI - Se non è finita, poco ci manca. La botta del derby è stata tremenda e la Roma ha deciso di esonerare Eusebio Di Francesco in caso di una nuova debacle mercoledì in Champions negli ottavi di ritorno in casa del Porto. E per debacle non si intende solo il risultato ma anche la prestazione. Paulo Sousa, Panucci e Donadoni: sono loro, a quanto pare, i tecnici in corsa per la successione. Da tre partite la squadra è di nuovo inguardabile. E se le vittorie con Bologna e Frosinone hanno nascosto la polvere sotto il tappeto, il crollo di sabato sera fa tornare tutti i nodi al pettine. Basta, così non si può andare avanti, i segnali sono ormai definitivi e per l'ennesima volta la Roma si è dissolta contro un avversario inferiore. Lo ha fatto praticamente una volta al mese da inizio stagione. Bologna, Spal, Udinese, Cagliari, Fiorentina in Coppa Italia e Lazio sono le tappe più vergognose di una via crucis insopportabile, che sta compromettendo l’accesso alla prossima Champions League, vitale per l'equilibrio finanziario del club. Siccome la corsa al quarto posto, incredibile ma vero, non è affatto compromessa, i dirigenti hanno l'obbligo di provarle tutte prima di arrendersi. Compreso un esonero che a marzo avrebbe poco senso. Pallottalo auspicava già a ottobre, facendosi consigliare Paulo Sousa da Baldini, ma Monchi sin da quel momento ha fatto da scudo a Di Francesco e preteso la sua conferma, perché poco convinto dalle alternative. Ora anche lo spagnolo sembra arreso a un’evidenza che fa male e lo chiama in causa: lo spagnolo si sente il primo responsabile di una stagione troppo deludente e da mesi ragiona sull’addio. Secondo molti ha deciso di salutare e ricongiungersi con Emery all’Arsenal a giugno, la Roma aspetta gli eventi definitivi e ragiona sulla promozione di Massara. Ma questa è un’altra storia. La dirigenza riunita al completo sabato notte dentro l'’Olimpico dopo il derby ha — aperto ufficialmente lo stato di crisi. Non bastasse la prestazione scadente e la sconfitta netta, dopo la gara sono volate parole grosse nello spogliatoio, tra urla di Di Francesco, repliche dei giocatori e accuse fra compagni. Scene già viste durante una stagione piena di nervosismo. Monchi, Baldissoni, Fienga e Totti, dopo quasi due ore di dialogo, si sono ridati appuntamento a Trigoria ieri mattina, senza ordinare il ritiro, rinviando qualsiasi decisione a dopo il Porto e tenendosi collegati costantemente con Pallotta. Che a sua volta aspetta sempre i consigli di Baldini, tra l’imbarazzo generale degli altri. Di Francesco si è confrontato con Monchi & Co. in mattinata, è apparso stanco e provato, ma non molla. Poi è toccato a lui da solo
parlare di nuovo con i giocatori a margine dell’allenamento, chiedendo l'ennesima
svolta. Solo una prestazione positiva con qualificazione al Do Dragao eviterebbe l’esonero. Paulo Sousa intanto si propone in ogni modo, qualcuno annuncia il suo arrivo a Roma domani, altri lo danno per sicuro presente allo stadio in Portogallo. Sousa avrebbe dato un ultimatum: «O mi ingaggiate entro mercoledì o vado a parlare col Bordeaux». Panucci, invece, ha fatto sapere che mollerebbe di corsa la guida dell'Albania per allenare la Roma. Accetterebbe un contratto di quattro mesi con opzione o promesa di un altro incarico per la
prossima stagione e questo lo avvantaggia nella corsa, visto che a giugno la Roma avrebbe facoltà di scegliere soluzioni di profilo più alto: il sogno è Sarri. Donadoni è un'idea presa
in considerazione qualche tempo fa - insieme a Mihajlovic ora a Bologna - e può tornare di moda. Blanc sembra convincere di meno ma è ancora libero. Questo offre il mercato.
Roma, Champions decisiva: se va male stavolta si cambia
LEGGO - BALZANI - Il derby può segnare una stagione. È successo spesso, in positivo e in negativo. Quello di sabato sera che la Roma ha straperso contro la Lazio potrebbe aver segnato definitivamente il destino di Di Francesco. La fiducia di squadra e società nei confronti del tecnico è ormai ai minimi termini e anche De Rossi a fine partita ha faticato a difendere il progetto tecnico. Qualche minuto dopo il 90' negli spogliatoi dell'Olimpico è andato in scena un lungo summit terminato intorno all'una di notte e a cui hanno preso parte il vice presidente Baldissoni, l'ad Fienga, il ds Monchi Massara, Balzaretti, Totti oltre a Pallotta ovviamente tramite Skype. «Non è una bella serata», si è limitato a dire Baldissoni molto scuro in volto all'uscita dallo stadio.
Oltre due ore di vertice per capire come salvare la stagione. La decisione è quella di confermare per l'ultima volta la fiducia a Di Francesco. Fino a mercoledì. A Porto, nel ritorno degli ottavi di Champions, Eusebio si gioca l'esonero anticipato. La sconfitta nel derby, infatti, sta solo accelerando un processo da sentenza scontata che va avanti da mesi e che si è fatto più pesante dopo il 7-1 di Firenze in coppa Italia. Le prove opache con Bologna e Frosinone erano un campanello d'allarme, ora l'emergenza è totale. A livello tattico, fisico e mentale. Ieri mattina Di Francesco ha tenuto a rapporto la squadra e deciso di evitare il ritiro a Trigoria. Serve però una scossa. Di breve durata perché a giugno la Roma vorrebbe provare a portare uno tra Sarri («Ma sto già programmando il ritiro estivo del Chelsea», ha detto ieri) e Gasperini sulla panchina. Insomma serve un traghettatore, e la scelta è ricaduta sul ct dell'Albania Cristian Panucci che conosce bene l'ambiente e si accontenterebbe di una breve avventura in serie A. Se ne era parlato a dicembre scorso, con un lavoro sotto traccia poi la timida ripresa di Di Francesco aveva raffreddato l'ipotesi.
Ora il nome di Panucci (8 stagioni da calciatore in giallorosso) torna ad aleggiare su Trigoria, anche se restano tiepide le piste che portano a Sousa (che mercoledì incontrerà il presidente del Bordeaux) e Donadoni (che chiede un anno e mezzo di contratto). L'impegno con la nazionale albanese di Panucci non rappresenta un problema, il contratto scadrà a novembre e un gentlemen agreement permetterebbe alle parti di lasciarsi senza rancori. Di Francesco mercoledì proverà quindi ad allungare di qualche settimana una storia ormai al capolinea. E lo è anche quella di Monchi, forse il principale colpevole della lunga crisi romanista. Nel derby sono emerse tutte le imperfezioni di una rosa costruita male, soprattutto nel pacchetto arretrato dove la coppia Fazio-Jesus ha riportato la memoria a quella formata da Gomez e Servidei. Così a fine stagione (o forse prima se l'Arsenal pagherà la clausola da 3 milioni) Monchi lascerà la Roma e a Trigoria avverrà l'ennesima rivoluzione.
Polveriera Curva Sud: gruppi divisi
LEGGO - La scazzottata in Sud di sabato sera - che ha impedito al Gruppo Roma di esibire la classica coreografia da derby - potrebbe ripetersi a Oporto. In Curva Sud, infatti, non c'è armonia fra i vari gruppi e la questione potrebbe avere ripercussioni nella trasferta di mercoledì in Champions. La rissa è nata poco prima del fischio d'inizio contro la Lazio ed è arrivata al termine di una settimana tesa culminata con la spiata di un tifoso laziale che aveva svelato tramite un video la costruzione della coreografia romanista. Così il Gruppo Roma, che da anni guida il settore ed è formato per lo più da militanti di Casapound, aveva deciso di cambiare progetto. Ma nemmeno questo ha convinto i Fedayn - che occupano da decenni la balconata in alto a sinistra e che hanno orientamento politico opposto - ed altri gruppi (alcuni appartenenti all'ex Nord romanista) ad accettare la coreografia che il Gruppo Roma ha provato a srotolare per ben 3 volte.
Non tanto per la spiata dei cugini o per i rancori passati. I Fedayn, infatti, non ritenevano fosse giusto dedicare la coreografia a una squadra e a una società che contestano da settimane e al quale chiedono - anche tramite striscioni - rispetto. Il Gruppo Roma, invece, almeno nel derby avrebbe voluto concedere una sorta di tregua. Una visione diversa di come affrontare una protesta nata all'indomani del 7-1 di Firenze e che ha in Kolarov il capro espiatorio. Non solo a Trigoria: anche in Curva, quindi, lo scenario potrebbe cambiare.
Manolas ancora in forse, Under fuori
LEGGO - Manolas resta in dubbio, Under resta ai box. Di Francesco, per la decisiva sfida di mercoledì col Porto (diretta in chiaro su Rai1 dalle 21) rischia di dover rinunciare ai due grandi assenti nel derby. Di sicuro non ci sarà il turco infortunato dal 19 gennaio a causa di una lesione al flessore destro. A Trigoria smentiscono la tesi della ricaduta, ma i tempi di recupero dicono altro. C’è speranza, invece, per Manolas che ha dovuto saltare in extremis il derby a causa di un forte virus influenzale. Il greco non si è allenato nemmeno ieri, ma Di Francesco si accontenterebbe pure della sola rifinitura di martedì viste le condizioni di Fazio, Jesus e Marcano. Di Francesco sta pensando a un ritorno al 4-2-3-1 con De Rossi e Nzonzi davanti alla difesa e il trio El Shaarawy, Pellegrini e Zaniolo dietro a Dzeko. Nicolò, uscito al 16’ del secondo tempo del derby per una botta all’anca destra, non è in dubbio ma nel derby ha realizzato un record negativo: 10 palloni persi, non gli era mai capitato finora.
Cara Roma, poni fine a quest'agonia
IL FATTO QUOTIDIANO - PADELLARO - Cari Monchi, Totti, Baldissoni, sabato sera osservando la vostra espressione disperata in tribuna all'Olimpico, mentre in campo la squadra del nostro cuore ci infliggeva l'estrema ignominia, ripensavo a quella frase che dice: meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine. Oramai, senza fine è lo spavento, meglio l'agonia, con cui conviviamo dall'inizio del campionato. Vi dico soltanto che a ogni partita della Roma, noi vittime predestinate giochiamo con una specie di roulette russa che consiste nell'indovinare quale altro orrore ci verrà riservato da chi indossa la maglia giallorossa. La scorsa settimana, dopo il gol lampo del Frosinone mi sono detto: vuoi vedere che dopo averle buscate dalle ultime della classe Bologna, Spal, Udinese; dopo aver rischiato di perdere con l'ultimissima, il Chievo. Dopo avere subito dal Cagliari il gol del pareggio all'ultimo secondo (noi undici loro nove); dopo essere stati maciullati dalla Fiorentina 7 a 1; dopo il furto con destrezza perpetrato ai danni della squadra di Mihajlovic; vuoi vedere che riusciamo a farci mettere sotto anche dai ciociari che non vincono in casa dalla prima guerra punica? C'è mancato poco. Qualcuno dirà: e la vittoria all'andata contro la Lazio?, e il partitone contro il Porto? Fanno parte dell'agonia: di quei momenti effimeri nei quali la vita sembra riprendere ma che rendono più tragico il coma successivo. Alla fine, dopo la vergogna, la mortificazione, il disgusto che ho, che abbiamo e che forse pure voi avete provato l'altra sera (Pallotta di sicuro: lui è un disgustato permanente) mi sono arreso: a questo punto meglio una fine spaventosa. Nel senso che Pallotta, visto che il padrone è lui, prenda una volta per tutte una decisione da padrone e accada quel che deve accadere. E dunque, basta accanimento terapeutico: non se ne può più dei vertici notturni sulla sorte di Di Francesco, che avrà commesso tutti gli errori di questo mondo ma che non merita questa infame e ridicola graticola. E dunque: si annunci con comunicato ufficiale che in panchina resterà lui fino alla fine del calvario, perfino se dovesse perdere tutte le rimanenti gare (ipotesi non peregrina dopo quanto visto). O lo si congedi subito. Per metterci chi al suo posto? Non sono pagato per questo, voi si e profumatamente. Penso però che Daniele De Rossi allenatore-giocatore (con a fianco qualcuno con il tesserino federale, per esempio il padre Alberto grande mister della Primavera) sarebbe la scelta più naturale, più sensata, più gradita dalla squadra, ma soprattutto quella più popolare. Perciò temo che non se ne farà nulla. Saluti e ci vediamo al prossimo obbrobrio.
Siamo noi la loro unica ragione di vita
IL TEMPO - Due pensieri. Il primo, quello a freddo in una pausa dall’incazzatura: siamo a
tre punti dal quarto posto e, nonostante la Roma sia rimasta al palo, non ha perso punti sull’Inter ora quarta. Certo, si è persa un'occasione, ma la classifica è rimasta più o meno
quella di prima. Il Milan è in ripresa anche perché sul mercato, nonostante ancora non si sia capito chi paghi, ha speso ed ha speso bene. L’Inter sta navigando in prossimità dell'occhio di Lucy, il ciclone spallettiano: si sa quando inizia ma non si sa quando finisce. Speriamo duri il più a lungo possibile e che alla fine lui regali a Wanda Nara il disco di «I am going slightly mad»... Dando un'’occhiata al calendario, ti rendi conto che l’unico obiettivo fondamentale, ovvero il quarto posto, per quanto striminzito, è ancora raggiungibile. Una squadra normale, che giochi un calcio normale, con un allenatore normale potrebbe tranquillamente raggiungerlo. Appunto, una squadra normale. Secondo pensiero: non
esiste al mondo che ti presenti al derby in questo modo. Non mi interessa se la stagione stia andando così, in partite come queste dovresti entrare in campo col veleno agli occhi. Invece hai regalato meta partita all'altra squadra che, sebbene sia da metà classifica, giocava per la loro ossessione: la Roma. Ci sono dei giocatori semplicemente imbarazzanti e uno in particolare che ne sta combinando una dietro l’altra. Un allenatore in completo stato confusionale, in campo e nello spogliatoio. Abbiamo giocato venti minuti del secondo tempo e sfumata l’occasione del pareggio, click, s'è spenta la luce. Per l’ennesima volta gli abbiamo dato un po’ d'ossigeno per andare avanti fino all'anno prossimo. La verità è che se ogni tanto li si sente in città, la colpa è soltanto la nostra. Una brutta serata, in campo e fuori; partita male, finita peggio. Il derby puoi anche perderlo ogni tanto, ma abbassare la testa no, quello mai. Ora Porto: abbiate la decenza di portare la dignità. Oggi più che mai, forza Roma.
Le inverse identità della Capitale
IL MESSAGGERO - CAPUTI - Il derby di sabato sera stravinto dalla Lazio permette considerazioni, non solo tecnico/tattiche, che vanno oltre il risultato e perfino oltre l'esito finale della stagione. Partiamo dalla Lazio: è una squadra solida con un'identità tattica data dall'allenatore nella quale gli interpreti si ritrovano. Il valore di alcuni calciatori è indiscutibile, il problema è che scarseggiano le alternative. A certi livelli, tra impegni, condizione fisica, infortuni e squalifiche la coperta biancoceleste è sempre troppo corta. Lo ha dimostrato la passata stagione e lo conferma quella attuale. La società ha i conti a posto e viaggia con parsimonia nel segno della continuità. Ora però, vista la concorrenza è davanti a un bivio: fare un passo in avanti o accontentarsi. Nell'ultimo caso il rischio è di arrivare fino al traguardo, prendersi gli applausi ma piazzarsi fuori dal podio.
La Roma ha il problema di viaggiare a due velocità. Da una parte c'è la società, organizzata, ambiziosa e con progetti imprenditoriali ben chiari. Dall'altra la squadra che fatica a consolidarsi e ad avere un'identità. In queste stagioni americane troppe volte il progetto tecnico è mutato, tra allenatori e giocatori, sono cambiate filosofie tattiche e strategie tecniche. Quella di quest'anno poi è tra le più confuse, la squadra non ha mai avuto un gioco, alcuni interpreti sono stati sbagliati mentre altri sono inadeguati. La prossima estate, indipendentemente dai risultati, ci saranno altri profondi cambiamenti, si ripartirà di nuovo nella speranza di un progetto chiaro e condiviso.
Sassaiola al derby, arrestato un ultrà
IL MESSAGGERO - MARANI - Un arresto, tre Daspo, armi bianche nascoste nei dintorni dello stadio scoperte e sequestrate dalla Digos. La tensione che ha accompagnato il derby della Capitale dal punto di vista dell'ordine pubblico si scioglie nel bilancio del day-after. I contatti tra le tifoserie sono stati evitati, agguati e rese dei conti dopo l'assalto di giovedì notte al bar giallorosso di Casal Bertone - almeno per ora - scongiurati e la messa in campo attorno all'Olimpico di un esercito di mille tra agenti e carabinieri, con reparti mobili arrivati da mezza Italia, ha contribuito a scoraggiare incidenti. Così il neo-questore, Carmine Esposito, insediato venerdì, ha tirato un sospiro di sollievo. «Gara svolta in un contesto di legalità», per la Questura.
I CONTROLLI Del resto, i romanisti erano troppo impegnati a litigare tra di loro (Fedayn e Roma si sono azzuffati nella parte bassa della Sud e la coreografia è saltata) per pensare pure di prendersela con i laziali e a questi dev'essere bastato godersi lo spettacolo, oltre al risultato finale. Eppure le premesse per la guerriglia c'erano. Non a caso durante le bonifiche pre-partita sono stati trovati numerosi taglierini, mazze e martelli, molti dei quali chiusi in un borsone. Un ultrà romanista è stato arrestato per resistenza durante la partita. Prima di entrare, infatti, aveva lanciato un oggetto contundente verso le forze dell'ordine schierate sul lungotevere Diaz. L'ultrà era stato videoripreso dalla Scientifica in mezzo a un centinaio di altri tifosi davanti al bar River, ritrovo giallorosso, e successivamente individuato grazie alle telecamere. Il giovane è stato anche sottoposto a Daspo per 4 anni.
Intanto, sono in corso le indagini per risalire a chi ha lanciato il sasso all'altezza di via degli Affari Esteri che ha ferito un assistente capo in forza al XIV Reparto Mobile di Senigallia. L'agente ha riportato una prognosi di 10 giorni. «Bisogna condannare i professionisti della violenza, tutelare i diritti di chi vuole assistere alle partite in serenità, ma anche i poliziotti», affermano dal Siulp di Ancona. Durante le operazioni di filtraggio nel settore ospiti un supporter giallorosso è stato trovato in possesso di un petardo, nascosto nei pantaloni ed è stato sottoposto al Daspo di un anno. Il terzo daspato (2 anni) è un tifoso che dopo l'inizio del secondo tempo ha scavalcato la recinzione della tribuna Monte Mario per sistemarsi sul palchetto d'onore. Anche la miccia delle tifoserie straniere gemellate è stata disinnescata. Prima della gara la polizia ha intercettato in via Capo d'Africa 24 hoolingans inglesi (affiliati romanisti) e 4 tedeschi (in tasca i biglietti per la Nord) pronti a venire alle mani: sono stati identificati e accompagnati allo stadio.
Çakır arbitrerà Porto-Roma
L'UEFA ha pubblicato gli arbitri per il ritorno degli ottavi di finale di Champions. Cüneyt Çakır sarà il direttore di gara per Porto-Roma. Il polacco Szymon Marciniak è il prescelto il VAR.
Arbitro: Cüneyt Çakır (TUR)
Assistenti: Bahattin Duran e Tariq Ongun (TUR)
IV uomo: Halis Özkahya (TUR)
VAR: Szymon Marciniak (POL)
AVAR: Paweł Gil (POL)
La Roma ricorda Davide Astori (Foto)
Il 4 marzo di un anno fa Davide Astori ci lascia a causa di un problema cardiaco. La Roma ricorda l'ex difensore giallorosso con un post su Twitter:
Davide sempre nei nostri cuori#DA13 pic.twitter.com/DlKwkc801l
— AS Roma (@OfficialASRoma) March 4, 2019