Derby: oggi orario ufficiale. Già venduti 40mila biglietti
GAZZETTA DELLO SPORT - Potrebbe essere oggi il giorno giusto per conoscere l’orario definitivo del Derby di Roma. Condizionale d’obbligo, però, perché già ieri si pensava che l’Osservatorio potesse comunicare la decisione dopo la richiesta di anticipo (alle 15 o alle 17) da parte della Questura. Le determinazioni vengono comunicate il mercoledì o il giovedì, ma questa volta non si dovrebbe andare oltre oggi, perché la partita è in programma sabato sera. La sensazione è che sarà confermato l’orario attuale, perché sembra che dalle forze dell’ordine siano arrivate relazioni meno allarmanti rispetto a quelle dei giorni scorsi, ma anche in questo caso condizionale d’obbligo, perché nessuno vuole sbilanciarsi. Intanto, sono quasi 40mila i biglietti venduti, di cui oltre 12mila ai romanisti che giocheranno in trasferta ma che, con il terzo posto di nuovo in ballo, non vogliono far mancare il loro supporto.
Cena milanese per Zaniolo: a giugno rinnoverà
GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - E forse è anche giusto così, nel senso che quello che ha fatto finora è talmente incredibile e sorprendente che è chiaro che appena si muova faccia notizia. Così una cena di Nicolò Zaniolo domenica sera a Milano, nel quartiere Brera, con papà Igor e due spagnoli ha destato scalpore. Perché poi in questi giorni si inseguono le voci di tanti club interessati alle gesta future del jolly giallorosso, italiani e non. E qualcuno parla anche, appunto, di società spagnole pronte a sferrare in estate l’assalto al baby talento (rumors sussurrano del Real Madrid). Del resto, Zaniolo ha un ingaggio basso (meno di 300mila euro, più bonus) e allo stato attuale fa gola a tanti. Con un però: è vincolato alla Roma fino al giugno del 2023.
L’INCONTRO Insomma, è chiaro che l’interesse che gli gira intorno non può che fargli piacere e, per alcuni versi, anche comodo. Lo stesso papà Igor ieri ha confermato come presto, però, ci si metterà a tavolino con la Roma per ridiscutere il contratto ed adeguarlo. Succederà a fine stagione, quando Claudio Vigorelli (il nuovo agente di Zaniolo) si siederà con Monchi. O chi per lui. Difficile pensare ad una Roma senza Zaniolo. Almeno per ora, almeno per la prossima stagione.
De Rossi, che fare? Con lui la Roma vince molto di più ma ora va gestito
GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Fosse per Eusebio Di Francesco, lui non ci rinuncerebbe mai. Per la qualità, il carisma e la specificità del giocatore applicata al ruolo. Fosse per l’allenatore giallorosso, Daniele de Rossi starebbe sempre in campo, senza uscire mai. Così tanto che subito dopo Roma-Milan, il giorno del suo rientro dopo il lungo stop ai box di tre mesi, il tecnico romanista lo definì addirittura «un giocatore eccellente nei tempi di gioco. Per i il nostro sistema ha la giocata chiusa e quella aperta, può metterti la palla in verticale o tra le linee. Giocate che aveva anche Andrea Pirlo, seppur con maggior qualità». Insomma, un’investitura totale, il termometro della fiducia del tecnico nel suo capitano.
il problema Daniele de Rossi, però, in campo non ci può più andare sempre, perché il ginocchio destro va gestito e sovraccaricarlo sarebbe – adesso – l’errore più grande. «Ho rischiato di smettere, questo è stato l’infortunio più grave della mia carriera», ha confessato il centrocampista qualche tempo fa. E la sfortuna ha voluto pure che il problema alla cartilagine sia esploso a 35 anni suonati, quando ovviamente il fisico a livello di tenuta non può più essere quello di un ventenne o anche di un venticinquenne.
LA GESTIONE de Rossi ad intermittenza, dunque. Anche se poi, forse, non è giusto neanche dire così. Nel senso che da oggi in poi le partite saranno scelte, selezionate, individuate in base all’importanza, all’esigenza delle squadre ed alle condizioni fisiche ed atletiche di Daniele. Che, tra l’altro, è costretto ovviamente a gestirsi anche durante la settimana, proprio per non sovraccaricare di fatica l’arto in questione. E quindi capita spesso che il capitano della Roma faccia una parte della seduta di allenamento con i compagni ed una parte, invece, per conto suo. Individuale o personalizzato, chiamatelo come preferite, la sostanza cambia poco. Di certo, de Rossi è un giocatore talmente importante per il presente e anche il futuro (possibile rinnovo fino al 2020) giallorosso che con lui non si può sbagliare. D’altronde il ginocchio gli faceva male già da un po’, prima di quel giorno – a Napoli – in cui è stato costretto ad alzare bandiera bianca.
I NUMERI E che de Rossi sia importante non solo come presenza e carisma, ma anche e soprattutto per l’apporto che dà in campo lo dicono pure i numeri. Prendendo infatti in esame le ultime due stagioni, quelle che il centrocampista ha vissuto come regista nella gestione-Di Francesco (tra l’altro le due vissute anche ufficialmente da capitano, dopo l’addio di Francesco Totti), si vedesubito come il rendimento della squadra sia migliore con de Rossi in campo che non senza. Con lui, ad esempio, le percentuali di vittoria della Roma salgono dal 47,2 al 59,2%, con una media di due punti a partita conquistati dalla squadra di Di Francesco (contro 1,6 nelle gare in cui invece non era presente).
IL BILANCIO Sostanzialmente uguale invece la media dei gol, sia quelli fatti (1,8 in entrambi le situazioni) sia quelli subiti (1,1 con lui in campo, 1,2 senza). Insomma, anche i numeri ci danno l’idea di come de Rossi sia il barometro giallorosso, la bussola da cui – potendo – non ci si dovrebbe mai allontanare per arrivare al traguardo desiderato. Di Francesco lo terrebbe sempre dentro. Lui, invece, deve per forza gestirsi.
Una stagione di Var: andata da dimenticare, ritorno più confortante. Ma questi arbitri...
GAZZETTA DELLO SPORT - Rimettere tutto in discussione. Ecco l’effetto più problematico che una partita come quella di Firenze produce. Il Var, gli arbitri, il meccanismo: tutti sul banco degli imputati. Rispuntano vecchi fantasmi, riemergono le solite partigianerie, prendono quota nuovi revisionismi. Per mesi ne abbiamo chiesta sempre di più, a ragione: Var come se piovesse, limitiamo il potere discrezionale degli arbitri, diamo voce ad allenatori e capitani. Ora, gli indignati della tecnologia che è troppo invasiva, delle partite che durano troppo, del «questo non è più calcio», ne vorrebbero limitare l’uso: la Var solo per fatti oggettivi, fuorigioco e gol/non gol, tutto il resto torni come prima. Siamo al paradosso? Più banalmente, siamo molto confusi.
STERZATA Chiariamoci le idee. Il problema non è la Var. Diciamo meglio: non è più la tecnologia. Almeno da un paio di mesi. Il girone d’andata è stato una via crucis che potete rivedere in questa pagina, costellata innanzitutto di incomprensioni: quando deve intervenire? Come ci si regola per i falli di mano? E per i contatti alti? E per quelli bassi? Ci sono voluti mesi – ed errori – per avere delle risposte più o meno uniformi dagli arbitri e ottenere un utilizzo più o meno omogeneo dello strumento. Ma ci si è arrivati, di questo va dato atto al designatore Nicola Rizzoli, che ha impresso una sterzata alla sua squadra, più o meno in coincidenza col giro di boa del campionato. Da allora, sono diminuite, se non altro, interpretazioni e incomprensioni. L’Aia sostiene che siano calati anche gli errori, e a suffragio di questa tesi presto renderà note delle statistiche: dimostrerebbero che il numero di sviste arbitrali è ulteriormente calato rispetto all’anno scorso, stagione d’esordio sul campo della Var. Decisive sarebbero state le sei giornate del girone di ritorno. Fino a ieri, un solo episodio delle partite di gennaio e febbraio aveva riaperto il dibattito sull’utilizzo della Var: la rete annullata una giornata fa alla Spal per un fallo da rigore subito da Chiesa circa 35” prima e assegnato alla Fiorentina dopo lunga review. Procedura ineccepibile, nel rispetto del protocollo, ma con tempi troppo lunghi: effetto – si è detto – di una tecnologia già vecchia, che presto sarà aggiornata e velocizzata (ma allora perché in Champions, dove lo strumento è esattamente lo stesso, la procedura sembra già più snella?).
CHI CONTA DI PIù? Meno errori, ma più scabrosi. Quindi più rumorosi. Domenica, dentro la stessa giornata di campionato, due arbitri hanno mantenuto il punto, confermando la valutazione fatta in tempo reale, nonostante i replay gli suggerissero il contrario. L’esordiente Massimi a Genova e il più esperto Abisso a Firenze: sintetizzando brutalmente, entrambi hanno negato l’evidenza. Una circostanza che richiama in causa il problema forse più grande, il rapporto di forza che c’è tra l’arbitro sul campo e il collega al video. È giusto che uno (il direttore di gara) conti più dell’altro (il video assistente)? L’arbitro sul campo ha sempre l’ultima parola, lo impone il protocollo. Ma siamo sicuri che sia la formula più giusta? L’impressione è che Abisso domenica sera sia andato in panne anche per non farsi correggere la terza volta dal collega al Var, Fabbri. Cioè, nel dubbio di aver preso la decisione giusta, potrebbe aver pensato che confermare la prima valutazione, a dispetto del suggerimento del collega e, però, di immagini poco chiare solo per lui, gli avrebbe restituito l’autorità persa nel corso della gara. La Var è stata una rivoluzione epocale, che di fatto cambia il modo di arbitrare – ricordano sempre dall’Aia –: e il percorso di adattamento non è stato ancora completato. «Non avrete mai la perfezione». Già, ma se gli approcci sono questi, i nostri arbitri devono fare ancora parecchia strada.
La prima volta di Zaniolo
IL TEMPO - SCHITO - Il derby d'andata lo ha guardato dalla panchina, sabato sarà protagonista. Tutto è cambiato in un girone per Nicolò Zaniolo, quello che a tutti gli effetti si sta dimostrando l'acquisto più riuscito dell'era Monchi. Pensare che il diciannovenne sia arrivato come parziale contropartita in un affare che avrebbe dovuto indebolire la Roma, vista la cessione di Radja Nainggolan all'Inter, oggi fa sorridere. Il diciannovenne di Massa
ha stregato tutti a partire da Di Francesco che non lo ha voluto mandare in prestito, ma ha scelto di farlo rimanere in giallorosso con il benestare della società, fino ad arrivare ai tifosi che impazziscono per lui. Zaniolo divide con Daniele De Rossi un destino da predestinato: entrambi hanno esordito prima in Champions League che in campionato, il primo lo scorso settembre contro il Real Madrid, il capitano nell'ottobre del 2001 contro l'Anderlecht. Dopo i due gol al Porto che lo hanno consacrato anche a livello europeo, il numero 22 giallorosso si troverà ad avere a che fare con la sua prima stracittadina da titolare con le pressioni e le aspettative del caso. Di Francesco lo ha tutelato contro il Frosinone, visto che l'ex Inter era in diffida, facendogli giocare solo una manciata di minuti, sabato invece ci sarà dal primo minuto. Visti gli acciacchi degli esterni d'attacco, tolto El Shaarawy in gran forma, è probabile che il posto di Zaniolo sia proprio lì davanti, sulla destra. «Ho l'adrenalina a mille» confessa il padre Igor al Corriere dello Sport. «Il derby è sempre una partita speciale, a Roma poi si respira un'atmosfera fantastica. Nicolò è carico, ma spero che sia più rilassato di me». Nella stagione delle prime volte, Zaniolo è chiamato a far bene anche al suo primo derby. Il papà è fiducioso ma avverte il figlio di rimanere con i piedi per terra: «La gara d'andata contro il Porto è stato un bel banco di prova, ma naturalmente non basta. Non possiamo fare i finti modesti, le sue qualità sono innegabili, ovviamente non si deve fermare perché non ha ancora fatto nulla. Dovrà confermarsi nel resto della stagione e poi nei prossimi anni. Se si ferma ai due gol al Porto siamo all’inizio della fine». I tifosi della Roma si augurano che possa continuare a fare bene nella capitale nonostante le offerte da capogiro che sono arrivate e arriveranno dai top club europei. Il centrocampista giallorosso ha giurato amore alla Roma, nel club di Pallotta si trova bene e se la decisione fosse soltanto sua non avrebbe dubbi, un altro anno in giallorosso non sarebbe in discussione. A stemperare gli animi su un eventuale cambio di procuratori con l'inserimento di Raiola ci pensa papà Igor: «Raiola ha chiesto informazioni ed è interessato, ma Vigorelli resterà l'agente di Nicolò per tanto tempo». A fine stagione le parti si incontreranno per il rinnovo e l'adeguamento del contratto. Le volontà del giocatore e della società coincidono, Zaniolo è destinato a rimanere in giallorosso. Il ragazzo sa cosa vuole, le sue priorità sono quelle della Roma: superare gli ottavi contro il Porto, centrare la qualificazione in Champions e, perché no, bagnare l'esordio al derby con una vittoria.
Manolas migliora ma resta in dubbio
IL TEMPO - SCHITO - Si respira aria d'ottimismo in casa Roma. L'infermeria giallorossa si va lentamente svuotando, lasciando qualche speranza in più a Eusebio Di Francesco in vista del derby e della partita che vale i quarti di finale di Champions League contro il Porto in programma il 6 marzo. In particolar modo fanno ben sperare le condizioni di Kostas Manolas, uscito dolorante dal «Benito Stirpe». La distorsione rimediata dal greco contro il Frosinone sembra meno grave del previsto tanto che la risonanza magnetica in programma per oggi dallo staff medico della Roma è stata cancellata. Si escludono comunque sia una possibile frattura alla caviglia, sia l'interessamento dei legamenti. Il centrale giallorosso verrà monitorato nei prossimi giorni e, se il dolore diminuirà, potrebbe essere arruolabile per il derby, in caso contrario il greco tornerebbe a disposizione per il ritorno di Champions. Un lumicino di speranza per la partita contro la Lazio lo hanno sia Schick, sia Karsdorp. I due proseguono ad allenarsi individualmente dopo l'infortunio al bicipite femorale dell'ex doriano e il problema muscolare rimediato dall'olandese alla vigilia dell'andata degli ottavi contro il Porto, ma è possibile che tornino in gruppo nei prossimi giorni e di conseguenza a disposizione per sabato. Discorso diverso quello legato alle condizioni di Under: il turco si è fermato lo scorso 19 gennaio per un infortunio muscolare. Dagli esami non si evidenziano ulteriori problemi, sembra che l'esterno romanista sia definitivamente guarito, ma il giocatore sente ancora qualche fastidio. La sua situazione, come quella dei suoi compagni, continuerà a essere monitorata giorno per giorno, ma difficilmente riuscirà a tornare a disposizione per il derby.
Tre punti pesanti per l'Europa
IL TEMPO - Tre punti «pesanti» questi perché ti consentono di rimanere in scia dell’agognato quanto fondamentale unico obiettivo stagionale. Almeno quello realisticamente raggiungibile. Pesanti anche perché raggiunti al termine dell’ennesima partita allucinante durante la quale si è continuato a danzare sul bordo del burrone: come se si traessero stimoli solo dalla vicinanza al tracollo. La Roma continua a fare e disfare con una semplicità disarmante. La cosa alla quale non riesco a darmi una spiegazione è l’evanescenza di alcuni giocatori che commettono errori e disattenzioni che, prescindendo dalle capacità tecniche, dimostrano come veramente qualcuno non ci sia con la testa. Il che, forse, è ancora più grave. Nonostante si continui a non avere uno straccio di idea di gioco, se non avessimo vinto la partita di sabato sarebbe stato un problema non solo per la classifica ma anche per il morale alla vigilia di una settimana di quelle particolari. Difficile provare ad ipotizzare che squadra, e soprattutto con che testa, scenderanno i giocatori in campo nella prossima partita. Partita che peraltro ancora non si sa quando si giocherà perché, come al solito, sta andando in scena il solito teatrino tutto italico per determinare a che ora sia più «sicuro» disputarla. Che importa tanto se qualcuno ha già acquistato il biglietto e non sa ancora se riuscirà ad andare a vedere la partita? Nel frattempo, dall’altra parte è partito il solito piagnisteo preventivo, fatto di lamentele e rivendicazioni da chi è consapevole del ruolo di assoluta comprimarietà che ricopre in città e nelle immediate vicinanze. Nel caso
non bastasse, questa volta si è anche ricorsi ad esorcismi e fatture di agreste tradizione con la speranza che possano intercedere sui risultati della squadra. Mi chiedo se ci sia la consapevolezza di oltrepassare costantemente la soglia del ridicolo e del patetico: ma d'altro canto, cosa non si farebbe per un po' di notorietà? Ragazzi, la prossima partita è il derby: niente scherzi! Forza Roma...
Pigliacelli, il portiere che segna i rigori: "Pensavo a Totti, sognando Peruzzi"
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Quel pizzico di follia in più ce l’aveva avuta la sera prima, quando pensava a come avrebbe calciato il rigore in caso ne fosse arrivato uno. “Pensavo al cucchiaio, poi mi è tornato in mente che quella è roba per Totti, un talento immenso”. Già, perché Mirko Pigliacelli, il capitano della Roma lo ha visto dal vivo per 8 lunghi anni, quelli passati a Trigoria, nel vivaio giallorosso. Da domenica il telefono esplode, dopo che Mirko ha segnato (con classe) un rigore sul campo della Steaua Bucarest. (...)
C’è della follia?
"Ma no, mi fermo spesso con gli altri a calciare rigori e punizioni. Mi è sempre piaciuto giocare con i piedi, anche se in Italia qualcuno per farmi fuori ha detto che non ne ero capace. I compagni? Erano un po’ sbalorditi e un po’ sereni. Ma erano abituati a vedermi tirarli".
(...)
Lei ha girato molto in B, perché in Italia ha avuto meno di quel che si sarebbe meritato?
"Forse per il mio carattere, mi piace sempre dire le cose in faccia. Una volta vinci e non va bene perché sei giovane, un’altra perché sei in prestito… Quando mi è capitata l’occasione della Romania non ci ho pensato un attimo. E qui sono felice, strutture e organizzazione sono assolutamente al top".
(...)
Da bambino aveva un idolo?
"Angelo Peruzzi. Prima della Roma sono stato due anni alla Lazio, lì lo vedevo spesso allenarsi. Mi piace pure Casillas, anche se quelli che interpretano meglio il ruolo per me sono Neuer ed Ederson. Il top".
Allenamento Roma, lavoro personalizzato per De Rossi, Manolas, Kolarov e Karsdorp. Terapia per Under
A Trigoria si dà il via alla preparazione per il derby. Sabato sera alle 20.30 le due squadre della capitale scendono all'Olimpico: la Lazio momentaneamente occupa il 6° posto e la Roma è ad una sola posizione di vantaggio.
Il lavoro è iniziato in palestra prima, per passare sul campo con il riscaldamento, parte tattica e partitella finale. Terapia per Under, Schick ha lavorato separatamente dal gruppo. Sessione personalizzata per De Rossi, Manolas, Kolarov e Karsdorp.
Florenzi, Mirante, Fazio e Marcano e le domande sulla Roma (Video)
Florenzi, Mirante, Fazio e Marcano tornano ai tempi delle interrogazioni. Stavolta la categoria è sicuramente più piacevole e, forse, più facile. Dazn sottopone i giallorossi a domande sulla storia della loro squadra:
Prima domanda: chi è il miglior marcatore della storia della Roma?
Tutti rispondono "Totti". Florenzi aggiunge: "Ho capito ma chi può essere se non è Totti?"
Chi ha giocato più partite con la Roma: Giannini o Aldair?
Marcano e Fazio: "Aldair". Risposta errata.
Florenzi e Mirante: "Giannini"
Chi ha più panchine: Spalletti o Capello?
"Spalletti" per tutti e 4. Risposta corretta.
Ripasso di storia della @OfficialASRoma in vista del derby
Interrogati Florenzi, Fazio, Mirante e MarcanoMa l'esame vero è #LazioRoma, sabato H 20.30 su #DAZN! pic.twitter.com/qm0jAhgaSR
— DAZN Italia (@DAZN_IT) 26 febbraio 2019
Sabatini: "La Roma la sentirò sempre mia, quello che è successo poi è un prosieguo di quanto succedeva prima"
Walter Sabatini parla a Tele Radio Stereo. L'ex ds della Roma, attualmente in carica con la Sampdoria, di seguito le parole del DS Umbro:
"Mi devo sottrarre da questa cosa di essere stato lo scopritore di Zaniolo, non è vero. Quando ero all'Inter ho solo avallato un'operazione che era stata condotta da Ausilio, come non è vero che ho aiutato la Roma a prenderlo. Devo restituire agli altri il merito di aver preso Zaniolo".
Quanto sente ancora sua la Roma?
"Sempre di meno, perché i giocatori sono sempre di meno. Sentimentalmente la sentirò sempre mia, tutto quello che è successo poi è un prosieguo di quanto succedeva prima. La Roma la sentirò sempre mia".
Difficilmente ho sentito parlare della Roma come fa lei.
"La Roma è stata il mio destino, non è solo un fatto sportivo. E continua ad esserlo, anche se adesso mi occupo della Sampdoria. Ieri ho fatto una piccola cosa che riguardava la Roma, in un'intervista che riguardava Astori, ma questa telefonata è solo per restituire a Monchi e Ausilio il loro nell'affare Zaniolo".
Ha pagato questa onestà?
"L'onestà ha un prezzo salato che ognuno di noi paga. Innanzitutto ti allontana dalla gente perché per esserle vicino devi essere un po' corruttibile".
Una previsione da addetto ai lavori: la Roma arriva...?
"In Champions, è quello che deve fare. E auspicabilmente supera il Porto, è in salute e le sta girando anche abbastanza bene vedendo le ultime partite. La componente fortuna è sempre rilevante, le servirà soprattutto nel ritorno a Oporto. Arriverà in Champions e supererà il turno col Porto".
Che deve fare l'allenatore e cosa deve fare Pastore?
"Il rendimento di Pastore mi imbarazza moltissimo, non posso vederlo giocare così. Ho avuto la fortuna di vederlo dominare il campo, di abbagliare la gente con giocate soprannaturali. Gli ho visto giocare partite epiche e portare il Palermo in una posizione di classifica importante, mi dà grande dispiacere vederlo giocare così. Deve attingere al suo carattere argentino, alla sua 'garra', deve attingere al suo orgoglio se ce l'ha, altrimenti è meglio che si dedichi ad altro. I calciatori devono aiutarsi da soli, non li può aiutare nessuno. E' un playmaker a tutto campo, bisogna rimuovere l'idea che possa essere un enganche o un trequartista, deve sempre star vicino alla palla. Lui si sposerebbe alla grande con il gioco di Giampaolo perché fraseggia in ogni zona del campo, però non mi fate andare avanti perché sennò vengo frainteso".
Qual è la vera difficoltà per un dirigente di lavorare qui a Roma?
"La risposta per sopravvivere a Roma è autoironia e ironia, se non hai queste caratteristiche non ce la fai. Ho sofferto molto come sta facendo Monchi ma non avere la Roma è molto peggio di soffrire avendola".
Un parere sull'operazione Edin Dzeko: è possibile un'operazione analoga?
"E' nata che pensavo se la Roma non avesse avuto un nuovo eroe dopo Francesco avrebbe fatto fatica. Tutte le squadre hanno bisogno del mito, del sogno che rassicuri i tifosi. Abbiamo avuto l'ardimento di farla e l'abbiamo fatta. Un'insoddisfazione di un gioc.
Quella mentalità perché non si può trasmettere qui a Roma?
"Ci vorrà un gruppo di calciatori che da soli rappresentino uno zoccolo duro, una forte componente di aggressività e che il vincere diventi un'abitudine e una necessità, non qualcosa di estemporaneo. E' difficile trasferire questo concetto. Quando la Roma avrà 2-3 giocatori così, allora sarà pronta per tutti i palcoscenici".
Ha parlato con Pallotta: se la richiamasse tornerebbe?
"Lasciatemi fare il mio lavoro periferico. Forza Roma".
Schira: "Monchi prima scelta per l'Arsenal. Baldini aveva già fatto il nome di Sarri a Pallotta 3 anni fa"
Nicolò Schira, giornalista de La Gazzetta dello Sport, è stato intervistato da Centro Suono Sport in merito al futuro di Monchi e di Maurizio Sarri. Queste le sue parole:
“L’Arsenal fa sul serio e ha individuato in Monchi la prima scelta assoluta per affidargli il ruolo di ristrutturare tutta la dirigenza. Con l’addio l’estate scorsa di Arsène Wenger, i Gunners hanno cambiato allenatore dopo 22 anni, affidandosi ad Unai Emery, il quale avrebbe fatto il nome di Monchi per ristabilire la coppia vincente dei tempi di Siviglia. Ho contattato qualche collega in Inghilterra e si parla già di un’operazione alle firme, ma al momento non è così: l’Arsenal è in pressing, Monchi è sicuramente lusingato da questo interessamento, ma non ha ancora preso una decisione, anche perché ha un contratto con la Roma fino al 2021…è pur vero che la clausola rescissoria del suo contratto di 3 mln di euro non sarebbe un ostacolo. Le voci dell’incontro tra Baldini, o chi per lui, e Maurizio Sarri sono state solo in parte smentite, perché è stata smentita solo la location nella quale questo incontro avrebbe avuto luogo. Baldini e Sarri sono tra l’altro in ottimi rapporti e sono molto amici; se ci fosse un cambio dirigenziale credo che anche Di Francesco, che è stato spesso difeso e protetto da Monchi, sarebbe messo in discussione. Baldini già 3 anni fa, prima che andasse a Napoli, aveva consigliato Sarri al presidente Pallotta".