Monchi ripensa a Miranda, l'Inter chiede almeno 5 milioni

La Roma pensa ad inserire nell’organico un difensore low cost, a causa dell’infortunio di Juan Jesus. L’entità non è ancora chiara, ma si parla di uno stop di almeno trenta giorni. Secondo quanto si legge su TuttosportMonchi continua a monitorare Joao Miranda, in uscita dall'Inter, che per il brasiliano chiede almeno 5 milioni. Le altre alternative, tra cui Kabak, sembrano più onerose. Offerto nelle ultime ore Angelo Ogbonna: l'ex centrale di Juve e Torino, ora al West Ham, però non convince il ds Monchi.


I pirati tv all’assalto del calcio: nel 2018 crescita record del 50%

IL SOLE 24 ORE - BIONDI - Record su record. I pirati della tv vanno sempre di più all’assalto del calcio. E pazienza che il campionato concluso sia stato quello dei record di violazioni individuate: oltre 64 mila eventi live, il quadruplo rispetto al 2011-12. I numeri sulla prima metà del campionato 2018/2019, alla 19ma giornata, secondo le elaborazioni della Lega Serie A mostrano un incremento drammatico: 43.167 violazioni+50% rispetto allo stesso periodo del campionato passato.

La Serie A alle prese con la finale di Supercoppa italiana fra Milan e Juventus che si disputerà oggi a Gedda, in Arabia Saudita, alla ripresa dovrà fare ancora di più i conti con un crescendo che sembra inarrestabile. Qualcosa fa però pensare che stia per iniziare una stagione in cui si proverà a dare una zampata al fenomeno. Del resto un tris di condizioni rende sulla carta il quadro favorevole ad accelerare su una campagna di contrasto al fenomeno: in legge di Bilancio per il 2019 sono state inserite misure ad hoc. I vertici della Lega Serie A hanno messo la pirateria fra i punti in cima all'agenda: i numeri segnalano algebricamente come il limite sia stato superato.

I numeri del fenomeno Basti pensare - e questi sono dati diffusi a novembre - che in base a una ricerca Ipsos/Fapav 4,6 milioni di italiani fruiscono illegalmente di eventi sportivi live, con una stima di circa 21 milioni di atti di pirateria compiuti nell'anno passato. Il più colpito è naturalmente il mondo del calcio: 3 pirati su 4 guardano le partite di calcio. Seguono poi Formula 1, Moto GP e tennis. Insomma, un'ondata di contenuti piratati, attraverso siti web che diffondono illegalmente le immagini live, ma anche attraverso Iptv illegali (contenuti televisivi attraverso tv online illegali) e decoder contraffatti (i "pezzotti"). Per questi esiste una vera e propria attività di riscossione in cui il confine fra gli esattori e criminalità organizzata è spesso inesistente. Le cifre sono da capogiro. Un abbonamento che può includere sport, ma anche cinema, serie tv, canali per i più piccoli, documentari, può essere pagato somme variabili fra i 10 e i 20 euro. A questo si unisce il business dei siti pirata che per sostenersi fanno leva sulla raccolta pubblicitaria.

Cosa si rischia I reati per chi organizza siti con contenuti piratati o iptv possono essere hackeraggio, riciclaggio di denaro, reati valutari, associazione a delinquere. C'è l'articolo 473 del codice penale che indica multe dai 2.500 euro ai 25mila euro, oltre alla reclusione da sei mesi a tre anni per chi vede contenuti attraverso Iptv illegali. Tutti rischi evidentemente non percepiti come tali, a giudicare da quel 50% in più di partite piratate a metà campionato che fa pensare a un altro anno record. Non una bella notizia per Sky e Dazn che sono titolari dei diritti per la Serie A (Sky 7 partite su 10 ogni giornata e Dazn per le ulteriori 3). «Tanto è stato fatto, ma molto è ancora da fare, partendo da un processo di educazione sociale, in particolare rivolto ai giovani, con l'ausilio delle autorità competenti e degli altri player interessati», dice Veronica Diquattro, Executive vicepresident Italy di Dazn. L'aumento della pirateria non è però neanche una buona notizia per gli stessi club: nei contratti per il triennio in corso con Sky e Dazn sono stati inseriti compensi variabili in funzione del numero di abbonati. Non a caso già a ottobre il presidente della Lega Miccichè ha voluto segnalare come sia «necessario che le istituzioni, le autorità e le forze dell'ordine proseguano in questa lotta, anche perché l'evoluzione tecnologica fornisce sempre nuove armi alla pirateria e rende necessario un monitoraggio costante e una risposta dinamica con nuove soluzioni, anche da un punto di vista normativo».

La politica batte un colpo. Solo qualche giorno fa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vito Crimi, ha tuonato su Facebook contro il calcio pirata dopo aver ricevuto una proposta sponsorizzata su Telegram. «Altro che Robin Hood», ha scritto formulando un invito perentorio: «Denunciate la pirateria televisiva che danneggia le pay tv e l'economia del nostro Paese, io l'ho fatto». Per il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, intervistato da Sky Sport, «la pirateria non è un atto di furbizia, ma qualcosa che deve essere sanzionato. Certo, è un percorso su cui non bastano le leggi, ma deve crescere complessivamente il senso civico». Il riferimento sulle norme è a quanto previsto nella legge di Bilancio per il 2019 dove è stata introdotta una misura che rafforza la lotta alla pirateria, affiancando alla Lega Serie A (titolare dei diritti) anche i broadcaster e detentori di diritti che, in accordo con la Lega, possono far valere i loro diritti, denunciando i pirati e chiedendo l'intervento del giudice per chiudere il sito pirata. La nuova norma dispone anche misure per impedire la reiterazione della violazione, con un "Daspo online" per siti e server pirati.

Le altre Leghe europee. Il problema non è solo italiano, ovviamente. Lo sanno soprattutto i campionati più "esportati" come Liga spagnola e Premier League inglese. Quest'ultima ha creato un ufficio a Singapore per combattere in maniera mirata il tema della pirateria. E c'è un punto sul quale dall'Italia si guarda con un po'di invidia Oltremanica. Per i contenuti sportivi protetti dal copyright la Premier League e gli Internet service provider hanno trovato un accordo che poi è stato reso esecutivo dall'Alta Corte di Giustizia di Londra: l'inibizione non solo dell'accesso ai domini (Dns) dei siti pirata (in Italia il Regolamento Agcom, comunque apprezzato sul tema dal mondo del calcio e recentemente rafforzato, prevede questo), ma anche dell'accesso ai server che consentono a tali siti pirata di operare. Solo nella stagione 2017-2018 le violazioni bloccate sono state 200 mila.


Arrestati 5 ultras azzurri. I pm: "Guerriglia urbana" contro i tifosi del Verona

LA REPUBBLICA - DEL PORTO - Una «guerriglia urbana» esplosa a due passi dalla stazione Centrale, nel giorno dell'Epifania. «Violenze realizzate in pieno centro cittadino, in orario di punta, alla presenza di molteplici passanti, anche bambini, possibili bersagli involontari degli scontri», scrive il giudice Linda Comella nell'ordinanza che manda in carcere 5 dei circa 160 ultras violenti del Napoli protagonisti il 6 gennaio di un anno fa, all'angolo fra via Galileo Ferraris e corso Arnaldo Lucci, di un vero e proprio «corpo a corpo con la polizia» che stava scortando i tifosi del Verona diretti allo stadio San Paolo per la gara tra gli scaligeri e gli azzurri. Il bilancio degli scontri fu di tre agenti feriti, un automezzo delle forze dell'ordine danneggiato, cassonetti della spazzatura incendiati, autobus bloccati. In cella sono finiti Carmine Cacciapuoti, Tommaso Fiorillo, Gennaro Iescone, Diego Infante e Fabio Vegliante, tutti indicati come appartenenti ai gruppi Secco vive, Ultras 72 e Area Nord, sigle storiche della Curva B.

Cacciapuoti e Infante erano agli arresti domiciliari dalla fine di ottobre nell'ambito delle indagini su un altro episodio di violenza ultrà, l'assalto a una comitiva di tifosi della Roma intercettati a Capodichino lo scorso aprile mentre rientravano da una trasferta di Champions a Barcellona. Gli indagati sono in tutto dieci, durante le perquisizioni sono stati sequestrati un manganello, un passamontagna e un tirapugni.

«I nuovi violenti della Curva». L'inchiesta, condotta dalla Digos diretta da Francesco Licheri e coordinata dai pm Danilo De Simone e Stefano Capuano con il procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, ricostruisce anche i nuovi equilibri delle frange più estreme della tifoseria partenopea. Il tifo nato negli anni '70, alimentato da «mera passione calcistica» e caratterizzato da «toni folcloristici», non esiste più, scrivono i magistrati. Adesso, si legge nell'ordinanza, si sono «stratificati, nell'ambito degli originari gruppi, frange accomunate dalla stessa provenienza geografica, oltre che da vere e proprie ideologie». La conseguenza è stata di «inevitabili scissioni in sottogruppi, poi divenuti autonomi e indipendenti, espressione dei diversi quartieri». Nella ricostruzione della Digos, le «forme di aggregazione spontanea» degli anni '80 hanno lasciato il posto a una «nuova generazione di ultras organizzati» al cui interno si annidano fazioni di tifoseria «caratterizzate da una spiccata violenza» sia contro le opposte tifoserie, sia contro altri gruppi.

«Usa i coltelli». Non a caso, in un'Intercettazione fra due indagati non arrestati si parla di «usare i coltelli per rompere la curva». E nei dialoghi captati nel filone investigativo sull'assalto al van di tifosi romanisti, Infante manifesta «furia» anche nei confronti di componenti del suo stesso gruppo, forse per ragioni «inerenti il tifo esternato allo stadio con i cori», ipotizzano gli investigatori. «Qualcuno in mezzo a noi si fa male seriamente - dice - gli faccio prendere 15-16 punti addosso, non ho niente da vedere, non ho niente da perdere, non ho figli, non ho famiglia».

«L'escalation di violenze». Era sempre Infante a progettare un'altra aggressione ai danni di romanisti, anche alla stazione di Afragola: «Tornano un'altra volta qua», affermava in quella che il giudice definisce come «una escalation di violenze» del contesto nel quale erano inseriti gli indagati. E sempre Infante ad affermare: «Non hanno capito ancora questi con chi stanno avendo a che fare. Io sclero, non sto bene con la testa. Tutti i giorni li vado a prendere».

Con il Daspo in Germania. L'inchiesta conferma che anche soggetti colpiti dal Daspo, il divieto di partecipazione a manifestazioni sportive, riescono tranquillamente ad entrare negli stadi, addirittura in trasferta all'estero, come nel caso di uno degli indagati, Edoardo Moxedano (per il quale l'ordinanza è stata rigettata) che a febbraio 2018, pur essendo ancora sottoposto a Daspo, era tranquillamente a Lipsia a vedere la partita di Europa League.

L'attacco su due fronti. Il 6 gennaio, i poliziotti si ritrovarono al centro di un «attacco simultaneo da due diversi fronti». Prima entrarono in azione 150 teppisti, che, dopo essersi «compattati», presero di mira gli agenti «prima a distanza, con fumogeni e petardi, poi con uno scontro fisico diretto», si legge nell'ordinanza. Nello stesso momento, un altro gruppo composto da una quindicina di persone, di cui secondo l'accusa facevano parte anche i cinque arrestati, aggredì i poliziotti alle spalle. Gli scontri, rilevano i magistrati, rappresentarono «un grave pericolo per la pubblica incolumità», tenuto conto della giornata festiva, del traffico intenso e della presenza di passanti inermi.


Cori razzisti all'Olimpico, Lotito: "Devono essere messe in campo tutta una serie di azioni volte a reprimere certi episodi"

Claudio Lotito commenta il caso dei cori all'Olimpico. Dopo la partita di Coppa Italia una parte di ultras della Curva Nord ha dato voce a motivetti antisemiti contro i tifosi giallorossi.
"Devono essere messe in campo tutta una serie di azioni volte a reprimere certi episodi, quando questi però sono palesi, evidenti e percepibili. Invece così si rendono le società ostaggio dei comportamenti di dieci stupidi", dice il presidente della Lazio.

"In uno stadio semideserto si sarebbero sentiti. Invece chi era allo stadio nessuno ha sentito nulla, nemmeno io, tanto è vero che la giustizia sportiva ha ritenuto di non fare nessun tipo di considerazione. Sta diventando una psicosi, una situazione ridicola. La società non deve pagare nulla. Sotto la curva si può sentire qualsiasi cosa, ma in questo caso non li ha sentiti l'arbitro, non li ha sentiti la procura e nemmeno il quarto uomo".


Flachi: "Potevo essere come Totti ma ero troppo bischero"

LA VERITA' - SPRIDIGLIOZZI - La vita, quando meno te lo aspetti, ti fa trovare lungo la strada trappole di ogni tipo. Tutta una serie di tranelli che possono farti cadere, a volte rovinosamente. Alcool, droghe, scommesse, carte da gioco. Se poi hai poco più di 20 anni e sei forte, ricco e famoso ecco che allora i problemi diventano ancora di più. A un giovane calciatore inoltre si chiede spesso di essere subito uomo e di saper gestire bene l'azienda che lui stesso ha creato(basti guardare quello che fa da oltre 15 anni Cristiano Ronaldo); ma se non sei fortunato a trovare persone fidate accanto a te anche per il ragazzo calciatore, prima o poi, arriva l'attimo che può fregarti. E c'è un'ulteriore gamma di problemi che può gettarti nello sconforto: stalking, invidie, coincidenze. Oppure intercettazioni: «Era l'inizio della stagione 2006/2007, avevo iniziato bene il campionato con 3 reti. Poi per una storia di carte donate, di intercettazioni, mi ritrovai in mezzo ad un'indagine di partite combinate. La realtà è una sola: io non ho mai scommesso niente. La cosa mi devastò, persi la nazionale, iniziai a giocare male e poco. Fui squalificato due mesi!». Parole di Francesco Flachi, che di lì, nel giro di pochi mesi, incappa indue squalifiche consecutive, perché viene trovato positivo ai metaboliti della cocaina. 

Amato in campo e fuori per il suo carattere allegro e sfrontato, ancora oggi a Firenze come a Genova se lo litigano tra radio, tv e Web dove collabora da tempo. Il ragazzo che sognava di essere il Totti della sua città, si ritrovò a giocare una carriera sotto la Lanterna, tanto che dopo il duo dello scudetto Vialli-Mancini, è lui il terzo realizzatore della storia della Sampdoria con 112 gol. Flachi iniziò a segnare valanghe di gol nell'Isolotto, un rione di Firenze. Aveva 13 anni: «Ancora oggi mi fermano per strada e mi ricordano di quando segnai 5 gol in una partita, 4 in un'altra. In effetti segnavo davvero tanto... Dopo qualche mese mi chiamò Moggi ed ero praticamente del Napoli. Bloccò tutto mia madre che al momento di decidere scoppiò a piangere. Non riusciva ad accettare che a soli 13 anni dovessi andare così lontano per il calcio».

E cosi si realizzò Il suo sogno: Firenze!
«Si! Giocare nella mia città. Avrei davvero voluto essere per Firenze quello che Totti è stato per Roma. Io però sono stato più bischero. Mi ritrovai a giocare con gente come Batistuta, Effenberg, Rui Costa, Baiano».

Perché andò male alla Fiorentina?
«Claudio Ranieri voleva che andassi in provincia a farmi le ossa, mentre Vittorio Cecchi Gori stravedeva per me. Oggi fa bene la Viola a puntare sui giovani». 

E quindi si ritrovò alla Sampdoria.
«E nacque il più bello degli amori. Una città bellissima, una tifoseria unica».

Cosa vuol dire giocare a Genova?
«Lo stadio è meraviglioso e la città è bellissima. Mi fa male vederla oggi sfregiata dopo la tragedia del Ponte Morandi. In otto anni che ci ho vissuto mai visto un giorno che non c'era un lavoro su quel ponte».

E in otto anni quanti derby?
«Il derby è di Genova. Altri non ce ne sono. Gli altri sono diversi. A una partita che non puoi spiegare per intensità, bellezza, entusiasmo».

Ha mai sofferto le pressioni Francesco Flachi?
«In campo mai. All'Isolotto o al Franchi a me non importava nulla. Era la stessa cosa, dovevo far gol. Il calcio mi ha sempre dato quella sicurezza che invece non ho, o meglio, non avevo fuori dal rettangolo di gioco».

Cosa accadeva fuori dal campo?
«Diventavo un cacasotto. Era come se il giocatore sicuro e sfrontato scomparisse e vivevo spesso con grande disagio i problemi della vita e del calcio stesso».

In campo dava del tu al pallone, poi decise ad un certo punto della sua vita di dare del tu a qualche vizio balordo...
«Purtroppo sì! A una delle tentazioni più brutte che una vita può proporti beffardamente. La ragione? Tante, diverse».

Ma se si volesse ritrovare il momento in cui uno cede. Quand'è che mollò?
«Le insidie, le insicurezze possono fregarti in qualsiasi istante. Sei giù, ti incolpano ingiustamente e invece di reagire bene, ho reagito male. Mentre sei li che giochi, che vivi la tua vita di calciatore è tutto cosi veloce che quasi non ti rendi conto che stai buttando via tutto».

Cosa accadde tra il settembre del 2006 e il febbraio del 2007?
«Mi ero ritrovato da poco in una storia assurda riguardo carte clonate e combine, ero davvero triste, avevo perso la Nazionale. Volevo urlare che era tutta una pazzia, ma non potevo. Era inutile. E inizi a stare solo. E capita che ti rifugi in una cosa stupida».

Cosa scatta? Perché non ci si ferma subito visto che ci si rende conto che è una immane sciocchezza? «Te ne rendi conto, certo, ma pensi al calcio, solo a quello. Mentre per tutto il resto quasi ti viene da dire "si vabbè poi ci penso"».

Influisce anche il tipo di vita?
«Ma io non sono uno da vita da copertina! Mi spiace solo aver fatto male alle persone che mi amano davvero: la mia famiglia, i miei genitori. Sa la cosa più bella quale fu?».

Quale?
«Mio padre. Quando la notizia della mia sciocchezza fu data da giornali e televisioni ricordo che tornai a casa dai miei. Fu durissima vedere mio padre, ma nonostante il momento terribile, mi disse una cosa bellissima che non dimenticherò mai. Era seduto to mai a una festa. Credetemi. Andai una sola volta d'estate in Costa Smeralda, invitato da amici calciatori. C'era Lele Mora, tanti calciatori, tanti cosiddetti Vip, ma io guardai mia moglie e le dissi, "andiamocene da qui". Non ci tornai più».

In effetti a Firenze come a Genova tutti parlano di lei come una persona semplice.
«Ma certo! Ora non voglio sembrare immacolato, anche io ho commesso le mie bischerate. A quell'età per dire ti compri 27 macchine, 27 orologi, vuoi avere sempre di più, ma personalmente durò poco. Capii subito che io posso solo stare in mezzo alla mia gente. Poi capitano gli errori ma non voglio accampare storie perché si decide sempre in prima persona. Nessuno ti imbocca. Ricordo che avevo tanta gente attorno, pagavo tutto io. Cene, sul divano, si vedeva che era preoccupato, mi guardò e mi disse: "Se è una bischerata finiscila immediatamente, altrimenti ti prego andiamoci a curare". Gli ho levato 20 anni di vita per le mie c****te».

Quando si rese realmente conto della sciocchezza che stava commettendo? «Guardando i miei figli. Mi misi mio figlio piccolo sul petto, me lo guardai, scoppiai a piangere. Decisi che dovevo farla finita. Ho pianto molto in quel periodo, piangere fa benissimo».

Immagino i rimpianti...
«Tanti. Ho buttato via parte della mia carriera. A volte riguardo le cassette delle mie partite, rileggo i giornali. Ferite che mi porterò per sempre dentro».

Oggi come vive Flachi?
«Mi spiace aver sperperato soldi inutilmente, ma nonostante tutto non sto male. Certo nemmeno bene, mi sarebbe piaciuto dare qualcosa in più ai miei figli».

È stato squalificato fino al gennaio del 2022, intanto allena... da fuori.
«Sì! A seguito della squalifica non posso entrare in uno stadio, neanche a vederle partite. Alleno il Bagno a Ripoli e sogno di diventare allenatore. Spero di farcela. Se sono bravo lo dirà il campo, sennò sto in famiglia e continuerò a lavorare nella mia paninoteca a Firenze». 

Cosa ha capito oggi della figura dell'allenatore?
«Che spesso non è assolutamente colpa sua. E volete sapere da quando lo penso? Da quando mi allenavo con Franco Scoglio».

Cosa aveva di speciale Franco Scoglio?
«Era un sanguigno. Parlava in maniera diretta, senza tanti giri di parole. Una grandissima persona che ha fatto tanto per me. Un paradosso, visto che poi lui diventò un mito del Genoa e formò me, che giocai nella Sampdoria».

Uno dei gesti atletici che l'hanno sempre caratterizzata è la rovesciata.
«Una volta a Perugia ne segnai due in una sola partita. La seconda la segnai al 94'. Potete immaginare la gioia».

A proposito di rovesciate...
«Ho già capito, Cristiano Ronaldo! Beh quella che fece alla Juventus in Champions è stata a dir poco spettacolare. Parliamo di un grandissimo professionista. Una macchina da guerra, uno straordinario giocatore che si può permettere di fare tutto. Immenso».

Cosa vorrebbe urlare oggi Francesco Flachi?
«Io non ho mai imbrogliato nessuno, non ho mai rubato un euro, non ho mai mancato di rispetto a nessuno se non a me stesso e a chi mi ha voluto veramente bene. Non ho mai buttato via un minuto d'allenamento. Spero di tornare in un campo di calcio senza dovermi nascondere».

A chi deve dire grazie?
«Ai miei genitori, ai miei figli e a mia moglie Valentina. Sono 20 anni che stiamo insieme. Come tutte le coppie di questo mondo abbiamo i nostri alti e bassi, ma non è una ex velina, non è una ex letterina e la amo ancora oggi come quando la conobbi tanti anni fa, da cassiera in un negozio di Firenze. Per me è la più bella del mondo». 


Torino-Juve: il procuratore federale deferisce Cairo

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il presidente del Torino Urbano Cairo è stato deferito dal Procuratore federale al Tribunale federale Nazionale «per avere espresso pubblicamente dichiarazioni lesive della reputazione della classe arbitrale» dopo il derby perso con la Juventus. [...] Secondo Cairo la Var doveva entrare in azione almeno in due occasioni: [...] «Se esiste la sudditanza psicologica? Penso che ci sia ancora», aveva concluso.


La Roma offre 40 milioni, Celar e Riccardi per Barella

La Roma è tentata ad acquistare. Ma la condizione imposta da Boston è di farlo soltanto con i soldi ricavati dalle eventuali cessioni: secondo l'Ansa, il primo della lista sarebbe Nicolò Barella. Il calciatore cagliaritano smuove l'interesse di club italiani ed esteri, l'idea di Monchi sarebbe di presentare 40 milioni di euro più Celar e Riccardi della Primavera.
Oltre a Barella, Bennacer potrebbe infoltire la rosa del centrocampo, Meitè del Torino e torna il nome di Herrera del Porto.
Se nell'ipotesi futura che nella finestra di calciomercato estiva dovessero partire Manolas e Under, ci sarebbero pronti i nomi di Gianluca Mancini dell'Atalanta e Hakim Ziyech dell'Ajax che già era andato vicino alla Roma nell'estate scorsa.
Dato l'infortunio di Juan Jesus nella partita di Coppa, gira il nome di Guedes del Santos.
Per Kabak, classe 2000 di proprietà del Galatasaray, il club capitolino è in stallo fino a giugno.

 


Allenamento Roma, individuale per De Rossi e Nzonzi. Terapie per Perotti, Juan Jesus e Mirante

La Roma torna a Trigoria. La squadra è scesa alle 11 in campo per preparare la partita contro il Torino che si giocherà sabato.
I giocatori presenti nella partita contro l'Entella hanno svolto lavoro atletico, gli altri si sono concentrati sulle esercitazioni tattiche.
Kluivert e Pastore impegnati nel lavoro differenziato per una semplice gestione fisica, mentre l'individuale per De Rossi e Nzonzi.
Terapie per gli infortunati Perotti, Juan Jesus e Mirante, Florenzi assente per influenza.


Preziosi, pres. Genoa: "Di Bello non dovrebbe più arbitrare"

Il Procuratore Federale ha portato al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare il presidente del Genoa. Come riporta l'Ansa, Enrico Preziosi è accusato di aver espresso pubblicamente dichiarazioni lesive della reputazione dell'arbitro Marco Di Bello.
L'imputato ha affermato:
"C'è stata solo malafede, un arbitro non può rifiutarsi di andare a controllare se c'è un fallo in area. Pandev è stato spinto chiaramente alle spalle mentre stava per colpire la palla. Questa è una vergogna vera. Di Bello non dovrebbe più arbitrare".
La società è stata deferita a responsabilità diretta per le violazioni del suo presidente.


Lo Shangai SIPG punta Dzeko

Lo Shangai SIPG avrebbe puntato Mesut Ozil. Ma oltre al giocatore dell'Arsenal, avrebbe mostrato interesse anche per Edin Dzeko. Valutazione alta per entrambi i calciatori, ma il club cinese potrebbe risparmiare sul cartellino e sulla tassazione doppia in vigore nel loro paese.


Kabak vicino alla partenza per lo Stoccarda

Vacilla Kabak alla Roma. Era stato avvicinato al club capitolino il turco del Galatasaray. Secondo quanto pubblicato dal profilo Twitter della società, il giocatore sarebbe vicino alla partenza per la Germania, più precisamente allo Stoccarda per 11 milioni di euro più bonus, quindi 12 milioni complessivamente.


Roma Femminile, Di Criscio: "Stiamo finalmente raccogliendo i frutti del lavoro in questi mesi"

Federica Di Criscio risponde alle domande di Roma Radio. La giocatrice della Roma Femminile è negli studi per un'intervista:

Che momento è adesso?
"Stiamo finalmente raccogliendo i frutti del lavoro in questi mesi, abbiamo avuto bisogno di tempo per conoscerci. Abbiamo creato un gruppo solido e forte, abbiamo la consapevolezza dei nostri mezzi, la sensazione è che non abbiamo paura di nessuno ma viviamo il tutto con serenità. C'è piacere di entrare in campo e lottare per qualcosa di bello. Prima ci demoralizzavamo subito, ora invece riusciamo a reagire".

Il gruppo?
"C'è un giusto mix tra giovani e ragazze più esperte. Io mi colloco nel mezzo (ride, ndr). Dalle ragazze straniere possiamo imparare molto, a partire dalla mentalità e dall'approccio nell'affrontare le difficoltà, cercano sempre la parte positiva anche nell'errore, noi italiane invece tendiamo a fare catastrofi. Un po' di esperienza ce l'ho e qualcosa posso trasmettere, però devo sempre imparare tanto".

Le esperienze passate?
"Il calcio femminile è stato spesso nel limbo, sono partita per fare questo e ho detto a mia madre che avrei fatto la calciatrice. Io ho giocato con i maschi, poi sono passato alle ragazze, ho fatto campionati Primavera e poi nel giro di poche ore ho deciso di restare a Cervia. Il primo anno è stato molto divertente, il secondo invece mi chiamò il Verona e le cose iniziarono a farsi dure. Mi chiamarono a giugno ma a luglio dovevo partire per la Champions League. Ho incontrato difficoltà, dovevo finire la scuola, poi io venivo da un paesino e tutti chiacchierano di tutto ma crescendo tante cose te le lasci scivolare. Avevo i genitori lontani, dovevo dare spiegazioni. Il Bardolino ha fatto la storia del calcio femminile, io ero una delle più piccole quando sono entrata ma ho giocato con grandi calciatrici. Inizialmente avevo soggezione, nemmeno volevo cambiarmi nello spogliatoio".

Pregiudizio nel calcio femminile?
"Solo il fatto di sentire che le donne giocano a calcio è una frase fastidiosa. Non possiamo dare limiti a una persona solo perché sia donna, non si può non considerare un lavoro, le persone sono ignoranti e delle volte forse non si può guardare oltre. Pure il fatto che sono tutte omosessuali, ma è un pregiudizio, questo è un lavoro come un altro. In quello che fa una donna c'è più pregiudizio e questo accade anche dai maschi che giocano a calcio. Loro potrebbero essere miei colleghi e quello un po' dispiace".

Contatti con la Prima Squadra della Roma?
"Nella cena di Natale siamo stati tutti insieme e c'è stata la possibilità di chiacchierare. Ho parlato con De Rossi, ci ha detto che ci segue e questo fa piacere, fai cambiare idea a una persona che non ci ha mai seguite".

Come procede il lavoro con coach Bavagnoli?
"La cosa più importante che ci sta dando sia il gruppo, cioè far capire quanto sia importante il gruppo. Fuori dal rettangolo di gioco possiamo fare quello che vogliamo, ma dentro il campo da gioco siamo tutte unite e questo è uno dei valori che spesso si perde. Grazie a lei stiamo facendo questi risultati, il gruppo c'è e il merito è il suo. Apprezzo anche il rispetto che lei ha verso tutte di noi, cerca un metodo di comunicazione anche nelle piccolezze, ti sta vicino ed è un valore aggiunto. Abbiamo delle reazioni sincere, mettiamo passione in tutto quello che facciamo, il bello del calcio femminile è che c'è ancora la voglia di dimostrare quanto noi ci teniamo a fare quello che facciamo e ottenere il risultato, vogliamo arrivare in alto".