El Shaarawy: "Grande vittoria e prestazione positiva. Peccato per il gol subito"

Stephan El Shaarawy, esterno offensivo giallorosso, ha parlato ai media al termine del match contro il Porto. Queste le parole del Faraone a Roma Tv:

Vittoria importante…
"Grande vittoria e grande prova, peccato per il gol nel finale che condiziona la partita di ritorno ma è stata una prestazione positiva di tutta la squadra e siamo contenti".

Dopo il gol del Porto non vi siete disuniti…
"Non abbiamo perso le distanze continuando a difendere bene, questo è un fatto molto positivo per noi. Dobbiamo riconfermarci partita dopo partita e sappiamo che lì non sarà facile perché sono una squadra tosta e dobbiamo mettere più cattiveria e determinazione. Oggi però abbiamo fatto una prova di sacrificio e abbiamo sofferto con umiltà".

Siete in crescita…
"Dobbiamo continuare ad avere la stessa mentalità tutte le partite, di non rilassarci e tenere alta la concentrazione per 90 minuti. Gestire bene la palla e difenderci bene. Oggi l’abbiamo fatto in maniera quasi perfetta, peccato per il gol preso ma abbiamo fatto una prova molto positiva".


Cristante: "Al ritorno dobbiamo ripeterci"

Queste le dichiarazioni di Bryan Cristante, centrocampista della Roma, rilasciate alla stampa al termine del match con il Porto. Queste le parole dell'ex Atalanta ai microfoni di Roma Tv:

Vittoria importante, ma tutto aperto per il ritorno...
"Sì, in Champions è spesso così. L'importante è stato vincere qui in casaPeccato per il gol sfortunato ma dovremo ripetere questa partita in casa loro".

Partita molto fisica?
"Sapevamo che erano una squadra fisica e tosta. Siamo stati bravi e abbiamo risposto belli tosti, bravi ad andare sul 2-0".

Può condizionare il gol subito?
"Sicuramente era meglio non prenderlo. Ora abbiamo due risultati su tre, ci va bene anche il pareggio. L’importante era vincere".

Cosa è successo con Conceiçao? Cosa voleva?
"Non ho ben capito sinceramente, 2-3 minuti di discussione ma nulla di che".

Liìsi è infiammata la partita, la Roma ha avuto anche una maggiore spinta dei tifosi..
"Si, quando il Porto era messo male siamo stati bravi a dare le fiammate giuste per fare male loro".


Coppa e tulipani: Karsdorp e Makkelie, è Champions orange

LEGGO - BALZANI - Confidare nei Paesi Bassi per «entrare in Porto col vessillo» e continuare a sognare in Europa. La Roma domani sera disputerà per la 5ª volta nella sua storia gli ottavi di finale di Champions, ma la serata dell'Olimpico potrebbe tingersi d'arancione. Le tonalità rischiano però di essere diverse. Da una parte Karsdorp e Kluivert dall'altra l'arbitro Danny Makkelie. Quattro K e tanta Olanda. Di sicuro sarà una serata speciale per il terzino al debutto assoluto dal primo minuto in Champions e reduce da un mese di inaspettata rinascita. Karsdorp (oggi è il suo 24° compleanno) è il terzino destro titolare della Roma, dopo essere stato per settimane il primo nome sulla lista dei partenti e sull'elenco delle delusioni firmate Monchi. Due presenze tra agosto 2017 e gennaio 2019, colpa dei tanti infortuni ma non solo. In meno di un mese ne ha giocate cinque di fila tra campionato e coppa Italia.

La luna è cambiata, Karsdorp pure. Il tatuatissimo Rick prima era estraneo al gruppo, a Roma viveva male, non capiva le idee di Di Francesco e ha avuto bisogno di parecchi colloqui con Monchi e il team manager De Sanctis. Un lavoro certosino quello dei due dirigenti che ha portato risultati insperati. Senza trascurare il fatto che a giugno la splendida moglie Astrid Bell gli donerà il suo primo figlio. La bella prestazione col Torino è stata l'inizio della risalita anche se deve ancora recuperare la piena forma fisica. Deve ripartire (quasi) da 0 invece il connazionale Kluivert, che domani sera potrebbe trovare spazio visto il forfait di Schick e la flessione di Florenzi. Ma, come dicevamo, c'è pure l'altra faccia del tulipano. Ad arbitrare il match col Porto di domani, infatti, sarà l'ispettore poliziotto Danny Makkelie. Ovvero il direttore di gara della partita di andata col Barcellona nei quarti della scorsa stagione. Finì 4-1 tra enormi polemiche visto che l'olandese (nato in una colonia venezuelana) non concesse due rigori alla Roma. Clamoroso quello su Dzeko spinto e sgambettato in area da Semedo. Non c'era il Var, che esordirà proprio domani sera in Champions.

A fine gara il bosniaco usò parole molto dure nei confronti del fischietto olandese: «Il rigore? Avrebbe cambiato sicuramente il senso della partita, ma l'arbitro deve avere coraggio per assegnarlo in casa del Barcellona...». I due si troveranno faccia a faccia domani. Makkelie ha 36 anni compiuti a gennaio (praticamente coetaneo di De Rossi che li compirà il 24 luglio) ed è stato incoronato miglior fischietto d'Olanda tanto da partecipare all'ultimo mondiale. Ma già nel 2016 era finito nell'occhio del ciclone per un calcio di rigore inesistente assegnato allo scadere in Ajax-Utrecht. Un rigore definito uno scherzo dall'ex fischietto van der Ende (altro nome famigerato in casa Roma), per il quale Makkelie si è poi scusato tramite Instagram. Nel 2017, invece, la federazione calcio olandese ha sanzionato Makkelie dopo aver scoperto di un prestito di 35 mila euro ricevuto dall'ex collega, nonché suo allenatore e amico Jaap Uilenberg, membro della commissione arbitri dell'Uefa.


Un anno fa il Piedone di Peres spianò la strada verso i quarti

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Ci sono ottavi e ottavi, e la Roma lo sa alla perfezione. Tipo quello della passata Champions, per fare un esempio. Un anno fa, più o meno di questi tempi, la squadra di Eusebio Di Francesco - orgogliosa e rinfrancata dal primo posto nel girone davanti a Chelsea e Atletico Madrid - cominciò in trasferta, nel gelo di Kharkiv, la seconda fase della sua Champions. Avversaria lo Shakhtar Donetsk di Paulo Fonseca, squadra forte ma non irresistibile. Temibile soprattutto a domicilio, come tradizione. E, non a caso, gli ucraini conquistarono il successo, rimontando la rete iniziale di Cengiz Under. Un risultato che, però, consentiva alla Roma di continuare a sperare concretamente nella qualificazione.

Era, quella, una Roma assai diversa da quella attuale, con Alisson, Nainggolan e Strootman titolari, e Defrel, Gerson e Bruno Peres panchinari subentranti. Sei uomini che oggi sono altrove, chi più e chi meno rimpianto. Facciamo un nome: Bruno Peres. Nella Capitale, probabilmente, non c'è un solo tifoso che stia maledicendo la cessione al San Paolo dell'esterno brasiliano. Ma se uno racconta un episodio della partita di Kharkiv, Brunetto Peres fa scattare un sorriso.Ricordatevi questa scena: Roma sotto nel punteggio e in affanno, occasionissima per i padroni di casa, Alisson battuto ma Peres, non si sa ancora bene come, riesce a sventare la minaccia di Ferreyra azionando il piedone addirittura da terra.

QUESTIONE DI AUTOSTIMA C'è qualcuno, adesso, che non sta sorridendo? Proprio quel piedone di Brunetto aiutò vistosamente la Roma a passare il turno grazie al successo di misura, firmato Dzeko, nella gara di ritorno all'Olimpico. E nel post partita la squadra giallorossa celebrò il successo postando sui social la foto del piede di Peres. Non c'è dubbio, riavvolgendo il nastro, che l'eliminazione dello Shakhtar, e quindi la qualificazione ai quarti, diede un'enorme spinta al gruppo di EDF. Gli diede una maggiore convinzione nei propri mezzi, ad esempio. Una qualità che, ripensandoci oggi, aiutò la Roma ad affrontare poi in quel modo in casa prima il Barcellona e infine il Liverpool.

Già, il Liverpool. Tutti sanno che da domani, per la prima volta nella storia della Champions, entrerà in campo la moviola, la Var. E il pensiero di qualsiasi tifoso della Roma di buona memoria va esattamente alla partita dell'Olimpico contro i Reds. Perché se in quell'occasione ci fosse stata la Var, la Roma - probabilmente, forse, chissà - sarebbe arrivata in finale. Minuto numero 66, risultato sul 2 pari: il terzino Alexander Arnold para sulla linea bianca un tiro di El Shaarawy, ma l'arbitro Skomina non vede niente. Ci fosse stata la Var, sarebbe stato calcio di rigore e rosso per l'inglese. Con mezzora di partita ancora da giocare. Una partita, vale la pena ricordare, terminata 4-2 per i giallorossi.

Era la semifinale di ritorno, domani invece ci sarà appena l'ottavo d'andata. Piano, please. Occhio al Porto. E Piedone Peres se ne sta in Brasile. Ma, nonostante quei ricordi, non ce la facciamo proprio a dire che ci manca.


Dragoni senza attaccanti, ma la loro forza è la difesa

LEGGO - BALZANI - Due pareggi e appena un gol realizzato nelle ultime due partite di campionato, quello di Herrera al 90’ che venerdì ha evitato la sconfitta col Moreirense. L’infortunio di Marega sta pesando sulle ambizioni del Porto di Sergio Conceiçao che si ritrova ora il Benfica (ieri 10-0 al National) a -1 e il Braga a -2.

Momento nero quindi per il club portoghese che domani sera affronterà la Roma, in un Olimpico da almeno 50 mila spettatori, tra defezioni e polemiche. Oltre a Marega (out due mesi per una lesione muscolare) mancheranno Aboubakar e Jesus Corona al quale la Uefa ha confermato lasqualifica di due giornate inflittagli per essersi fatto ammonire volontariamente durante la penultima gara del girone contro lo Schalke 04. Tre attaccanti out quindi. Conceiçao si affiderà a Tiquinho Soares (9 gol in 16 partite di Nos Liga) e quel Brahimi, che la Roma ha cercato in più di una finestra di mercato.

La vera forza del Porto, però, sta in difesa: appena 12 i gol subiti in 21 partite in campionato, 6 in Champions di cui tre in una sola partita (quella inutile col Galatasaray). Merito dell’esperienza di Casillas che domani taglierà l’incredibile quota di 100 presenze in Champions. L’ex portiere del Real ha disputato 20 stagioni di fila nella massima competizione europea e affronterà per la decima volta la Roma (5 vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte). Davanti a Iker è tornato Pepe, ma gioca soprattutto quel Militao che a fine stagione finirà proprio al Real per 50 milioni.


Basta errori e orrori, debutta la Var. E tocca subito a Irrati

IL MESSAGGERO - AVVANTAGGIATO - Tocca al migliore in assoluto, Massimiliano Irrati, l'onere e l'onore del debutto davanti al video in Champions League. L'italiano, insieme all'olandese van Boekel sarà il primo Var della storia della principale competizione internazionale per club. Così come lo era stato, nel giugno scorso, il primo della storia del Mondiale. D'altronde, come non essere d'accordo con Roberto Rosetti, designatore Uefa e fortemente voluto dal presidente Uefa Ceferinper dare una svolta tecnologica anche alla Champions. Irrati è il miglior Var al mondo e sarà lui ad assistere Orsato (primo big match stagionale per lui) nella direzione di Manchester United-Psg, sicuramente l'ottavo più interessante, affidato ad una formazione tutta italiana, completata da Guida (Avar), Doveri (IV uomo) e dagli assistenti Preti e Costanzo. A Roma, invece, per la gara tra i giallorossi e il Porto, la squadra arbitrale sarà tutta olandese, con Makkelie centrale. Il fischietto tulipano è lo stesso che diresse Barcellona-Roma, gara d'andata dei quarti della scorsa stagione e che non vide un rigore per i giallorossi.

SUL SICURO Nelle sue prime designazioni, Roberto Rosetti ha dunque puntato sull'affidabilità, ovvero sulle squadre che hanno saputo già svolgere egregiamente il compito nell'ultimo mondiale, quello di Russia. «È essenziale avere continuità e uniformità. Dobbiamo parlare una sola lingua», ha spiegato l'ex arbitro italiano, che qualche giorno fa ha incontrato a Francoforte i rappresentanti dei 16 club qualificati per gli ottavi di finali. Incontro nel quale ha spiegato il funzionamento della squadra Var (5 persone in tutto) che sarà tutta in una stanza dello stadio. Rosetti ha spiegato (e ribadito per gli italiani) che saranno controllati errori chiari ed evidenti legati ai gol, ai calci di rigori, ai cartellini rossi diretti e agli scambi di persona, secondo quanto previsto dal protocollo Ifab.

IL FUTURO Durante questo incontro, al quale hanno preso parte anche alcuni arbitri d'Elite, Rosetti ha anche fatto capire che le decisioni assunte davanti al video potranno (forse tra un paio di anni) essere spiegate dal direttore di gara agli spettatori presenti negli stadi, un pò come accade nel SuperBowl di football americano. I replay dell'azione saranno mandati sui maxischermi dello stadio e l'arbitro, in vivavoce, spiegherà i motivi che l'hanno spinto a prendere la decisione di convalidare o annullare un gol o concedere un rigore.
L'utilizzo della Var in Champions arriva dopo una serie di test tecnologici e allenamenti guidati da Rosetti, incaricato da Ceferin, subito dopo il Mondiale in Russia, di accelerare il processo introduttivo del mezzo tecnologico in campo internazionale. Una necessità avvertita soprattutto la scorsa stagione, quando nelle semifinali di Champions alcuni episodi arbitrali molto discussi hanno probabilmente inciso sull'esito delle due gare. Senza dimenticare, poi, il clamoroso errore di Kassai in Manchester City-Shakthar della fase a gironi di quest'anno, che assegnò un rigore agli inglesi per una caduta in area di Sterling, che in realtà era solo inciampato nel terreno.


Conceiçao senza Marega, Herrera pericolo n°1

IL MESSAGGERO - CARINA - Senza Marega (5 gol nella prima fase) e lo squalificato Jesus Corona, il Porto di Conceiçao (ex Lazio) arriva all’Olimpico forte del primato in classifica nella Liga portoghese (+1 sul Benfica) e di un primo posto nel gruppo D di Champions (16 punti) davanti a Schalke (11), Galatasaray (4) e Lokomotiv Mosca (3). Non proprio un girone dantesco ma tanto è bastato ai lusitani per ottenere l’invidiabile score di 5 vittorie e un pareggio. Squadra ricca di talento che però, senza il centravanti francese (out anche Aboubakar, rottura del legamento crociato) e l’ala destra messicana, perde molto in avanti.

IL DUBBIO Il dubbio della vigilia è legato proprio a chi sostituirà Jesus Corona nel tridente offensivo. In ballottaggio ci sono Otavio e Fernando Andrade: uno dei due andrà a completare l’attacco con Soares e Brahimi. Nel caso Conceiçao optasse invece per il 4-4-2, più facile che possa essere Otavio a scalare in mediana al fianco del trio Danilo Pereira, Herrera (più volte cercato in estate da Monchi) e Torres. Tra i pali l’immortale Casillas, con la difesa a quattro affidata a Militao, Felipe, Pepe e l’ex interista Telles. Il Porto è reduce da due pari in campionato ed è stato eliminato nella coppa di Lega ai rigori dallo Sporting Lisbona ma è comunque imbattuto nella Liga dal 7 ottobre. A Trigoria non si fidano e fanno bene. L’eliminazione nell’agosto del 2016 nel playoff di Champions brucia ancora. Ex di turno: Marcano.


C'è Makkelie alla prima con la VAR

IL TEMPO - MENGHI - «Sono bravi di loro, non hanno bisogno di essere aiutati dall’arbitro»,finiva così l’ultima partita della Roma diretta da Makkelie lo scorso aprile. Quelli bravi erano i giocatori del Barcellona, quelli penalizzati i giallorossi, che dalla pancia del Camp Nou dopo un bugiardo 4-1 chiedevano giustizia con Di Francesco e se la sono poi fatta da soli al ritorno dei quarti all'Olimpico. Lo stesso fischietto olandese è stato designato per l'andata degli ottavi con il Porto e sarà la sua terza volta con la Roma (l’altro precedente è la vittoria per 4-0 due anni fa in Europa League col Villarreal).

Stavolta, però, non sarà «solo», domani sera, per la prima volta in Champions, gli arbitri sarannoaiutati dalla Var e il prescelto al video per la sfida nella capitale è Pol van Boekel. Anche se della scuola olandese negli ultimi Mondiali c'era Makkelie alla Var, che sbarca nella massima competizione europea con l’obiettivo di «ridurre al minimo gli errori», come ricordato dal capo degli arbitri per la Uefa Rosetti. Un passo in avanti nella rivoluzione che in un futuro non troppo lontano porterà sui tabelloni degli stadi gli episodi incriminati e darà voce ai fischietti che spiegheranno al pubblico le decisioni.

In campo domani anche Manchester United e Psg, dirette dall’italiano Orsato, quello «allontanato»dalla Roma dopo il mancato intervento sul fischio di Banti per il contatto Olsen-Simeone al Franchi, dalla postazione Var, che nel suo utilizzo è ancora incoerente, ma nel calcio 2.0 la speranza è di renderla (quasi) perfetta.


Ilicic svela: «Sì è vero, i giallorossi mi volevano»

LEGGO - BALZANI - Josip Ilicic è stato davvero vicino alla Roma. A confermarlo è stato lo stesso sloveno dopo la gara con la Spal: «Sono un professionista. Se ti viene a chiamare la Roma è normale che tu voglia andare. Ma sono contento qui, voglio fare bene all'Atalanta e provo a fare il massimo possibile». A gennaio Monchi ha offerto 13 milioni. Offerta giudicata troppo bassa dall'Atalanta, ma in estate (visto anche l'affare Mancini in ballo) se ne riparlerà. 


L'highlander De Rossi guida la Roma in Porto

IL TEMPO - AUSTINI - È tornato appena in tempo. Con una voglia matta di godersi fino in fondo tutte le emozioni che gli può ancora regalare il campo. Daniele De Rossi ha ripreso per mano la Roma e ora vuole guidarla... in Porto. Domani andata degli ottavi di Champions all’Olimpico, una di quelle serate speciali da vivere con intensità, una partita che vale prestigio, soldi e può indirizzare la stagione: il capitano risponde presente e cerca una rivincita personale. Sì perché l’eliminazione ai preliminari dell’estate 2016 se la sente addosso, l’incredibile batosta nel ritorno in casa (0-3) fu la conseguenza della sua espulsione, seguita poi da quella di Emerson Palmieri, in una notte da incubo. E di tragedia: poche ore dopo il ko della Roma un terremoto ha fatto tremare il centro Italia distruggendo Amatrice.

A due anni e mezzo di distanza rieccolo qui De Rossi, ancora punto fermo e leader di una squadra che in Champions League può riprendersi le tante occasioni buttate in campionato. Tra tutti i giocatori di movimento rimasti in ballo negli ottavi, il solo juventino Barzagli è più «vecchio» di lui: classe '81 per il difensore, non c’è nessuno dell’82 mentre De Rossi fa parte dei quattro ragazzi dell’83 ancora in lizza. Uno sarà fra i rivali domani sera, quel Pepe tornato un mese fa dalla Turchia per guidare nuovamente la difesa del Porto. Vanno per i 36 anni anche Ribery del Bayern e Huntelaar dell’Ajax, idem Riether che fa parte della rosa dello Schalke, ma non è in lista Uefa e non ha giocato un minuto in stagione.

Insomma De Rossi fa parte di una ristretta cerchia di «highlander» del calcio europeo e, come ricordato dalla stessa Uefa a inizio stagione, è la bandiera più fedele in attività dopo aver iniziato la diciottesima stagione da romanista. Come Zaniolo, esordì in Champions a 18 anni contro l’Anderlecht ancor prima di giocare in campionato, da allora (ottobre 2001) ha messo insieme 61 presenze nella competizione più prestigiosa superando Totti, che si è fermato a quest'anno da 57. Se allarghiamo il conto a tutte le competizioni continentali, De Rossi è a quota 96 e sogna di tagliare il traguardo dei 100 quest'anno portando la Roma ai quarti. E giocando. In quel caso il record di presenze europee di Totti sarebbe distante appena 3 partite.

Una cosa per volta. Intanto Daniele sta gestendo allenamento dopo allenamento la tenuta del ginocchio, dopo un lavoro individuale fatto sabato, ieri è tornato in gruppo al pari di Lorenzo Pellegrini e Manolas. Tutti e tre saranno titolari domani e se in difesa l’unico dubbio è a destra tra Karsdorp e Florenzi, a centrocampo potrebbe riposare Nzonzi, pronto magari a dare il cambio proprio a De Rossi. Ma non è escluso che Di Francesco opti per il doppio mediano nel cuore del campo in una partita dove sarà importante non subire gol. Schick è fuori causa insieme a Under e Perotti, tocca quindi a Zaniolo completare il terzetto d’attacco con El Shaarawy e Dzekomentre solo oggi si capirà chi gioca in porta: Olsen è atteso al provino nella seduta di rifinitura del pomeriggio, Mirante si scalda per sostituirlo mentre Fuzato potrà eventualmente andare in panchina dopo il suo inserimento in lista Uefa a fine mercato.

 

 

 

Zaniolo, c'è l'Europa: ma ora è cosa seria

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Glielo avranno detto, ovvio: Zaniolo saprà con certezza che anche Daniele De Rossi ha cominciato come lui, ovvero dalla Champions prima che dal campionato. La differenza è che Nicolò, la prima l'ha fatta subito da titolare, mentre Fabio Capello regalò a Daniele la gioia dell'esordio in una partita non utile per la classifica e facendolo entrare dopo 71 minuti di gioco al posto di Ivan Tomi (Roma-Anderlecht 1-1, 30 ottobre del 2001). Daniele poi, è stato battezzato in serie A il 25 gennaio 2003, quando a 19 anni scese in campo nella partita Como-Roma (2-0), quindi poco più di un anno dopo. Zaniolo, il battesimo del fuoco l'ha fatto al Santiago Bernabeu di Madrid, contro il Real. Non fu una bella serata, né per la Roma, né tanto meno per lui, che evaporò subito, ingoiato dalla giovane età e dalle problematiche della squadra. Non aveva responsabilità, tutto ciò che ha fatto è stato guadagnato. Era un periodo nero e Di Francesco aveva bisogno di dare un segnale: decise che fosse meglio un ragazzino inesperto che un anziano incapace di interpretare il lavoro nella maniera corretta. Dentro Zaniolo, dunque. A sorpresa. Solo una settimana dopo, l'esordio in A, contro il Frosinone. E da quel momento, piano piano, si è preso la maglia da titolare. E oggi vederlo in campo non è più una scoperta, una sorpresa, ma una certezza.

I TEMPI DEL BERNABEU Nicolò gioca non più per dare segnali ma perché è diventato un punto fermo. Il suo talento ha stregato l'allenatore e una buona parte della città, che lo ha indicato come il nuovo Totti. Calma. Non è un bene per lui metterlo a paragone con chi ha fatto la storia della Roma. Magari diventerà anche meglio del Capitano, ma perché anticipare i tempi e dirlo dopo appena 21 partite serie? Zaniolo oggi deve solo fare quel che sa fare: dare qualità, entusiasmo, corsa, tecnica e gol, non pensare al contratto. Tre reti fino a ora, tutti all'Olimpico e tutti in campionato: contro Sassuolo, Torino e Milan. Domani si torna a giocare all'Olimpico, ma in Champions, la competizione che lo ha battezzato e che nel tempo dovrà consacrarlo. Nicolò deve pensare al presente, non al futuro. Quel che si realizza oggi, lo ritroverà nello stipendio e nel curriculum. Segnare un gol al Porto significa proporsi con credenziali diverse, significa aver fatto un ulteriore salto in avanti. Quel gol in Champions, che ancora manca. Lo vuole, lo desidera, serve alla Roma.

IL RUOLO Questa competizione, come detto, Zaniolo l'ha presa subito di petto, ma poi si è adeguato alle gerarchie: titolare con il Real, sedici minuti con il Plzen, in panchina con il Cska Mosca, appena otto minuti nella trasferta in Russia per poi essere titolare nella sfida di ritorno con il Real all'Olimpico. Il girone si chiude con i trenta minuti finali di Plzen al posto di Pastore. Sì, di Pastore, il designato a essere l'uomo in più della Roma, in campionato e in Champions, invece tiene banco un ragazzo del 1999, che ha ammaliato il pubblico della Roma. E non solo. Zaniolo domani farà la mezz'ala, oppure l'esterno alto a posto di Schick. Un posto ce l'ha, ormai sembra scontato. L'importante che ci sia.


Il senso di DiFra per la Champions

IL MESSAGGERO - TRANI - Ancelotti, quasi 10 anni fa, si è sbilanciato per iscritto, ufficializzando la sua preferenza per la coppa. Carletto, da emiliano goloso, non ha però guardato alla tavola. Si è fermato davanti alla bacheca e a quel trofeo che ha alzato 3 volte da allenatore (e 2 da giocatore). Di Francesco, pur non avendola mai conquistata, sembra avere la stessa attrazione. Di sicuro non può essere sincero come il collega, conoscendo bene l'obiettivo che gli è stato chiesto da Pallotta: priorità al 4° posto e basta. Ma il suo percorso in Champions, dalla notte del debutto all'Olimpico contro l'Atletico (12 settembre 2017), è inequivocabile: Eusebio si presenta per la seconda stagione di fila agli ottavi, doppia promozione inedita per la proprietà Usa (è accaduto, nella storia giallorossa, solo 11 anni fa, con Spalletti in panchina).

TOP COACH In pochi mesi, e oggi a qualcuno scapperà da ridere, è diventato il testimonial del calcio italiano fuori dai nostri confini, esportando la sua trama organizzata e coraggiosa, mai speculativa. All'estero, più che qui, hanno riconosciuto il merito a di Francesco di aver riqualificato l'immagine della Roma a livello internazionale: con l'exploit nella scorsa edizione, ha portato il club di Pallotta tra i primi 4 club d'Europa, risultato raggiunto solo nella Coppa dei Campioni dell'84 con Liedholm. Ecco perché la Champions è la competizione di Eusebio, capace di prendersi il 1° posto del gruppo C nel dicembre del 2018, mettendosi alle spalle il Chelsea di Conte ed eliminando l'Atletico Madrid di Simeone che poi avrebbe vinto l'Europa League. Un'autentica impresa, dominando il girone di fuoco. Poi il cinismo spietato contro lo Shakhtar, la rimonta esaltante contro il Barça e quella mancata contro il Liverpool.

ALTO RENDIMENTO L'anno scorso si è guadagnato il rinnovo del contratto proprio per i risultati ottenuti nella più prestigiosa manifestazione continentale. Che hanno fatto crescere il brand della società di Trigoria che, alla vigilia della semifinale d'andata contro il Liverpool, ha finalmente potuto brindare all'accordo con il nuovo main sponsor (Qatar). Più di 13 milioni all'anno, da sommare ai 100 abbondanti arrivati dall'Uefa (biglietteria compresa) per le 12 partite disputate nell'ultimo torneo. A quelli si aggiungono i quasi 70 incassati da settembre.L'Olimpico, almeno in Champions, è il fortino di Di Francesco. Nell'edizione passata, in 6 partite in casa (5 successi e 1 pari, 12 reti realizzate e 2 incassate), solo il Liverpool riuscì a far gol.Quest'anno, in 3 match, ne è stato capace il Real (che non ha preso reti come l'Atletico). Sono le finaliste del maggio scorso. Davanti al proprio pubblico, insomma, ha costruito la sua avventura, è proprio il contrario di quanto fece la Roma nel campionato scorso (6 ko interni, 7 con quello di Coppa Italia). È la sua coppa, dunque: 9 vittorie e 2 pareggi in 18 partite. E se la vuole tenere stretta anche in questo 2019, anche per convincere Pallotta e il suo consulente Baldini, a prescindere dal piazzamento in campionato, a confermarlo per la prossima stagione.

COPIONE COLLAUDATO E per lasciare la sua impronta come fece nell'annata del suo esordio sul questo palcoscenico ha appena riesumato il suo sistema di gioco preferito, il 4-3-3 che usa spesso anche il il rivale di martedì, l'ex laziale Coinceçao che guida il Porto, mai battuto e soprattutto mai eliminato dai giallorossi. Il dubbio più ingombrante a centrocampo, con Cristante favorito su Nzonzi. Dipende da come sta De Rossi, al quale Eusebio non intende rinunciare. Se Zaniolo parte alto a destra, ballottaggio tra Karsdorp e Florenzi per il ruolo di terzino destro.