Restate a casa
INSIDEROMA.COM - ALESSANDRO CAPONE - Arrivò il giorno, così, quasi senza rendersene conto. Le file all’ingresso del settore erano sostituite da quelle ai supermercati. Tutti a distanza, l’uno dall’altro. I volti coperti, ma non dai propri colori bensì da mascherine che lasciavano intravedere solo gli occhi che avevano sguardi smarriti. Non si sentivano più cori. Quelli erano stati sostituiti da altoparlanti sopra ad auto con i lampeggianti che lanciavano messaggi con parole di richieste di collaborazione che a volte si percepivano come velate minacce perché all’interno delle case regnava un’aria surreale. Le bandiere che sventolavano in curva erano state sostituite da quelle appese ai balconi che davano un senso di tristezza, di enorme difficoltà. I chilometri percorsi per “colpa” della tua passione erano diventati metri, non più di duecento, e comunque autorizzati solo per far parte di quella fila a distanza diventando un altro volto coperto, un altro sguardo perso nella preoccupazione di non sapere quando tutto avrebbe avuto fine. Le soste agli autogrill ora erano fugaci entrate al tabaccaio. I brindisi sulle gradinate d’Italia e d’Europa che riempivano le giornate fatte di sentimento e condivisione sostituiti da tristi appuntamenti virtuali, che si, risollevavano il morale ma solo fino a quando il telefono non si spegneva e il silenzio surreale aveva preso il posto dei cori cantati a squarciagola. La voglia di stringersi un po’ praticamente vietata. Le sirene al posto del rumore della folla facevano più rumore nella testa carica di pensieri. Gli abbracci dopo i gol ormai impossibili. Non c’erano più gol, ma cosa ancor peggiore, non c’era più quasi nulla. La tensione della settimana prima di arrivare alle partite era stata scacciata dalla paura di ricevere telefonate negative. Costretti a guardare quelle tv che tanto si era fatto per fare in modo che non sostituissero la presenza. Ogni presenza ora poteva essere solo virtuale. Senza nemmeno rendersene conto si era stati catapultati a dover affrontare una partita contro un avversario senza regole. Invisibile, subdolo, che se fortunatamente riesci a dribblare ti lascia comunque quel senso di smarrimento. Smarrimento perché in tanti si erano ritrovati soli, fra le mura di casa. Nemmeno la possibilità di poter scegliere dove e con chi voler essere. Non c’erano soluzioni. Le sedie vuote intorno al tavolo avevano preso il posto dei seggiolini della curva. Non si era mai stati seduti tanto a lungo, non era mai passato così tanto tempo senza che nessuno potesse calpestare quei gradoni anche per chi non poteva. Arrivò il momento in cui tutti concentrarono gli sforzi contro lo stesso avversario. E questa è la partita più importante. Per tornare ad affrontarci come prima, per tornare ad abbracciarsi dopo i gol, per continuare a macinare chilometri e superare gli ostacoli, per partire subito, per camminare insieme ai nostri colori, per sentire ancora quei brividi e a vivere quelle emozioni, per ritrovare gli amici miei... restiamo a casa e andrà tutto bene.
FIGC, Gravina: "Stiamo cercando una soluzione per salvare il campionato. Vicino a chi sta in prima linea"
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, è stato intervistato da Sky Sport 24 a cui ha parlato dell'emergenza Coronavirus e dei riscontri che ha avuto sul sistema sportivo italiano:
Quanto ha fatto il mondo del calcio in questo momento di emergenza?
"Il calcio ha dimostrato ancora una volta una grande sensibilità. Lanciati messaggi di solidarietà, un grande abbraccio a chi sta soffrendo in questo momento. Parlo della campagna di solidarietà lanciata dai campioni del mondo del 2006 a tutte le società. Abbiamo messo a disposizione il Centro Tecnico di Coverciano, inizialmente con una palazzina ai vigili del fuoco e mettiamo a disposizione tutta la nostra foresteria a Coverciano per medici e persona sanitario e per i posti di terapia intensiva. Mettiamo in campo tutte le nostre energie per vincere. Il calcio è migliore di quanto altri vogliano far sembrare. Oggi il calcio non chiede risorse ma stia facendo delle riflessioni. Tanti stanno cercando di strumentalizzare la dimensione economica del nostro mondo. Oggi vanno valorizzate le dimensioni del mondo del calcio e dello sport".
Parlate della Legge sugli Stadi, sugli sponsor di betting, la possibilità di veder tagliate le tasse per reinvestire i soldi sui settori giovanili?
"Sono questi alcuni punti ma anche altri. Mi riferisco agli introiti delle scommesse, all'istituzioni di un fondo salva calcio, a cui la FIFA ha già dato disponibilità a partecipare. Anche i calciatori vogliono entrare nel fondo salva calcio e ho trovato molta disponibilità in loro".
Nella prima fase il mondo del calcio è apparso spezzettato e questo non fa bene al sistema
"Il calcio ha ritrovato l'unità di intenti nel riconoscere il ruolo centrale della FIGC. Non avveniva da tanto tempo. Probabilmente questa emergenza ha reso tutti più consapevoli e c'è stato un forte scambio dialettico. Dobbiamo abbandonare le polemiche e stare tutti insieme, stando vicini a chi sta in prima linea. Il calcio comunque rappresenta la terza industria del Paese e abbiamo riscoperto l'esigenza che sia la Federazione a rappresentare la sintesi di tutte le componenti. Non chiediamo soldi ma la rivisitazione di alcune norme che impediscono lo sviluppo del calcio. Dico solo che la legge dello sport italiano è del 1981 e oggi siamo nel 2020".
Non si sa oggi quando si potrà tornare a giocare. Avete delle previsioni, dei piani? Si può giocare fino ad agosto?
"Il piano prioritario è il valore della competizione sportiva. Tutti saremmo felici di definire tutto sul campo. Ci siamo già attivati con la FIFA per rivedere alcune proroghe per i contratti, nel caso in cui dovessimo sforare il 30 giugno. Ad oggi è questa la deadline. Si sta cercando la soluzione per salvare il campionato. Per noi l'ideale sarebbe andare oltre il 30 giugno per finire al massimo il 30 luglio, iniziando entro maggio. Dobbiamo ovviamente attenerci alle indicazioni del governo, degli scienziati e dell'OMS".
Ipotesi se non si dovesse finire il campionato?
"Se non si potrà giocare faremo una serie di riflessioni per salvare il valore della competizione sportiva ma ancora non abbiamo dato molta attenzione a questa ipotesi. Permettetemi di essere ottimista, nonostante il momento difficile".
Se non dovesse finire il campionato, avete già parlato dell'assegnazione del titolo?
"Sarà una decisione che apparterrà al Consiglio Federale, nel caso. Sono però dell'idea che il campionato debba finire, così per superare definitivamente questo incubo. Il calcio italiano non vive comunque solo per lo scudetto, dobbiamo assegnare i posti Champions ed Europa League, stabilire le promozioni-retrocessioni di tutti i campionati".
Si potrebbe finire il campionato nel 2021, facendo come in Sudamerica un campionato di apertura e chiusura?
"No, andremmo a compromettere anche il prossimo campionato. Non dimentichiamo che a giugno 2021 ci sarà l'Europeo".
Le decisioni sul'assegnazione dello scudetto, sulle retrocessioni e promozioni saranno prese da tutto il mondo del calcio?
"Sono in continuo contatto con la FIFA e la UEFA. Non ho il dono dell'infallibilità, sto cercando di imparare, studiare, captare le esigenze del mondo del calcio anche all'estero. Sono convinto che la UEFA ci darà una grande mano".
La cifra stimate come perdita massima è di circa un miliardo di euro. Possibile trovare un accordo secondo cui le perdite possano essere suddivise tra tutte le componenti del mondo del calcio?
"Le cifre che stanno circolando sono elevate e fuori da ogni logica. Certamente, noi stiamo vivendo un'emergenza all'interno di un'emergenza. Non dimentichiamo che i presidenti di calcio sono imprenditori che stanno subendo dei problemi da questa situazione. Tutti siamo chiamati a un gesto di responsabilità e umanità".
Ipotesi Serie A a 22 squadre senza retrocessioni?
"Sto sentendo tante ipotesi. Non è facile modificare i format che sono stati già fissati. L'ipotesi di passare a 22 squadre, con un campionato che già inizierà in ritardo con l'esigenza di fare meno partite e con la necessità di terminare il campionato a maggio fa essere schizofrenica l'idea di passare a 22 squadre".
Teme che in Serie C possano esserci grandi problemi economici?
"Mi preoccupo di tutto il mondo del calcio, iniziando dalla Serie D, che rischia di perdere 3.000 società, un disastro. Penso alla Lega Pro, alla Serie B, alla Serie A. Sono molto preoccupato".
Che opinione ha sulla possibilità di allenarsi?
"Ci sono specialisti che conoscono la situazione e ci dobbiamo affidare a loro. Dobbiamo però partire insieme e cercare di arrivare insieme".
Cosa pensa del fatto che molti giocatori abbiano lasciato il Paese?
"Sono questioni delle singole società. I calciatori sono uomini che hanno famiglia magari lontano. Rispetto ciò che tanti vivono. Parliamo però di professionisti e quando ci sarà una decisione definitiva ci sarà un ampio rispetto per gli equilibri del mondo del calcio".
El Shaarawy: "A Roma ho lasciato tantissimo, mi sono sentito come a casa"
Stephan El Shaarawy, ex giocatore della Roma oggi allo Shanghai Shenhua, ha rilasciato un'intervista per Sky Sport 24 in cui ha parlato della sua esperienza in Cina e delle voci su un possibile ritorno alla Roma:
Com'è la situazione a Shanghai?
"Sta migliorando notevolmente. È una città che ha ripreso a vivere, come tutto il paese. C'è stato un forte senso di responsabilità da parte di tutti e ne stiamo uscendo. Le persone hanno ricominciato ad uscire ed è un grande segnale. Durante il lockdown 80.000 persone sono rimaste a casa, era una situazione grave".
Una domanda da parte di un tifoso: quali sono i tuoi propositi per il futuro? Tornerai in Serie A?
“Ho cercato, insieme al club, di trovare una soluzione. Arrivati a gennaio, hanno cominciato a posticipare il campionato e le coppe, non si sapeva fino a quando saremmo stati fermi, non potevo permettermi di stare fermo 3-4 mesi con la nazionale a marzo e poi l’europeo. Ora è tutto posticipato, in quel momento avevo chiesto un aiuto al club, per cercare di non stare fermo. La priorità è stata sempre quella della nazionale, sono stato convocato a ottobre e novembre e non volevo perdere quell’occasione".
Ora il campionato cinese ricomincierà prima di quello italiano. Hai intenzione di tornare?
"Vedremo in futuro. In questo momento gioco nello Shanghai e devo pensare al bene della squadra. Non posso parlare ora di mercato".
Hai lanciato una donazione per l'Ospedale San Paolo di Savona dove lavorava anche tua madre.
“Ho cercato di fare qualcosa di concreto per le tre aree principali: l’emergenza sanitaria, la ricerca e la prevenzione. Ho cominciato con l’emergenza, facendo un match della donazione. I ragazzi savonesi hanno lanciato questa iniziativa, l’obiettivo era quello di rafforzare la terapia intensiva, ho raddoppiato la cifra di 50.000 euro per avere più posti letto. Per quanto riguarda la ricerca, l’abbiamo fatta a favore dello Spallanzani, ringrazio Radja e Lorenzo (Pellegrini, ndr), comprando macchinari utili per la ricerca, hanno pareggiato la donazione per arrivare a una somma per comprare le apparecchiature. Con i compagni dello Shanghai abbiamo comprato e donato milioni di mascherine, kit d’emergenza, occhiali e tute. Un grande gesto da parte loro”.
Chi è il giocatore più forte con cui hai giocato?
"Ce ne sono stati diversi. Ibrahimovic, Francesco Totti e Mbappè. Anche Kakà, che è il mio idolo".
Il ricordo più bello che hai di Padova?
“Padova è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Il ricordo più bello è la doppietta a Varese, in semifinale playoff. Pareggiammo per 3-3, andammo in finale col Novara”.
Ti piacerebbe tornare alla Roma?
“Non sono nella posizione di poter rispondere. Chiaro che a Roma ho lasciato tantissimo, ho costruito non solo un percorso calcistico, ma molto di più. Mi sono sentito come a casa, come in una famiglia. Mi manca l’Italia perché è casa mia, ma non fatemi domande di questo tipo”.
Allegri, Di Francesco o Spalletti?
“La cosa più importante è stata il modo in cui mi hanno gestito. La cosa migliore da fare è la gestione, sia fisica che soprattutto mentale. Allegri con me è stato impeccabile, nel senso che ero agli inizi, ha saputo dosarmi nel minutaggio il primo anno, per darmi più fiducia nel secondo. Questo ha fatto la differenza. Stessa cosa è valsa per Spalletti e Di Francesco, mi hanno dato grande fiducia nei momenti giusti. La cosa principale è la fiducia, il rapporto che si crea è di fondamentale importanza. Ho avuto un buon rapporto con tutti e tre e questo ha fatto la differenza, poi ci devo mettere del mio”.
Cosa ti manca più dell'Italia?
“Tutto, è casa mia. Mi mancano i miei genitori, che non vedo da un po’. Quando vieni catapultato in un mondo totalmente diverso dal tuo, ti mancano tante cose. Ho avuto la fortuna di ritornare spesso in Italia anche grazie alla nazionale, non ho mai perso contatto con il mio paese, con le persone che ci vivono, con i miei amici e la mia famiglia”.
Rimpiangi di essere andato via dal Milan?
“Ero arrivato in un momento della mia carriera in cui secondo me c’era bisogno di cambiare. L’ho sempre detto, sono milanista nel cuore, tutti lo sanno, il Milan resta la mia squadra. Ci sono state circostanze per cui era giusto andare via, ma il Milan resta la squadra che ho tifato fin da bambino e basta”.
Cosa ti piace della Cina?
“Shanghai è una città molto internazionale, molto occidentale. All’interno della stessa città vivi tantissime realtà, ci sono più di 26 milioni di persone. Ho avuto modo di conoscere tantissimi italiani, è chiaro che la cultura e il modo di vivere sono completamente diversi dai nostri. A livello lavorativo hanno un forte senso di rigore e disciplina, nel lavoro sono molto seri”.
A Padova avevi 18-19 anni…
“Avevo 18 anni, ero appena maggiorenne. Tra l’altro ho iniziato con qualche difficoltà, la squadra non andava benissimo. Poi ci fu il cambio d’allenatore, giocavamo col 4-3-1-2 e con Dal Canto fui spostato a sinistra nel 4-3-3, con una risalita incredibile fino ai playoff”.
Il gol più bello della tua carriera?
"Ce ne sono tanti. Con il Milan quello contro lo Zenit quando vincemmo per 3-2 e con la Roma il primo gol di tacco contro il Frosinone, il gol contro il Chelsea e quello con la Fiorentina".
Sei ancora amico con Balotelli?
"Siamo ancora amici. Ogni tanto lo sento".
Come vice Dzeko piace Soares del Porto
La Roma, nonostante lo stop momentaneo del campionato, continua a lavorare per trovare rinforzi alla prorpia rosa. L'ultimo nome sul taccuino del DS Petrachi è quello di Tiquinho Soares del Porto che, come riferisce A Bola, è stato indicato proprio da Fonseca.
Soares, 29enne brasiliano, è una punta centrale dotata di buona altezza e con una media di un gol ogni 170 minuti circa. Il giocatore è stato individuato come sostituto di Dzeko, ed ha una clasuola rescissoria di 40 milioni con contratto in scadenza nel 2021.
L'idea della Roma sarebbe quella di acquistarlo prima della scadenza ad un prezzo nettamente inferiore rispetto ai 40 milioni della clausola, giocando sulla volontà del Porto di non perderlo a parametro zero.
Fonseca: "A Roma mi sento al sicuro. Esco solo per andare al supermercato"
Paulo Fonseca, tecnico della Roma, ha rilasciato un'intervista per il sito SicNoticias.pt a cui ha parlato dell'emergenza Coronavirus in Italia:
Come sta affrontando la quarantena?
“Praticamente esco solo per andare al supermercato. Negli ultimi cinque giorni solo ieri, per andare al supermercato".
Ha mai pensato di tornare in Portogallo?
“Mi sento al sicuro qui, il club ci offre le migliori condizioni per degli eventuali problemi, abbiamo tutto a disposizione. Ad esempio, qui a Roma c’è uno dei principali ospedali”.
Come gestisce il lavoro con la squadra?
“Siamo sempre in contatto con la squadra, è importante non fermarci completamente in questo momento. Il preparatore atletico Nuno Romano è quello che ha più lavoro in questo momento”.
Cosa fa nel tempo a casa?
“In questo momento, devo essere sincero, ho molto più tempo da dedicare a mio figlio e a mia moglie che al calcio. Ovviamente sto leggendo, sto guardando anche dei giocatori che ci potrebbero interessare per il futuro".
Szczesny: "Rimaniamo tutti a casa, ci vediamo presto"
All'emittente sportiva SKY SPORT ha parlato l'ex portiere della Roma, ora alla Juventus, Wojciech Szczesny sul Coronavirus e non solo. Queste le sue dichiarazioni:
Come hai passato queste due settimane e come trascorri il tempo in casa?
"Sono ovviamente un po' annoiato visto che sono passate due settimane dall'inizio della quarantena a casa. Sono da solo a Torino perché la mia famiglia è andata in Polonia. Detto questo, però, devo dire che sto passando questo periodo in maniera tranquilla. Dormo tantissimo, mi sto rilassando un po' ma ogni giorno mi alleno per farmi trovare pronto quando riprenderà il campionato".
Ci sono stati tre casi di positività nella Juve. Hai sentito i tuoi compagni di squadra?
"Sì, subito dopo che abbiamo avuto la notizia. Dispiace, ma tutti stanno abbastanza bene e non hanno sintomi gravi. Gli auguriamo di tornare presto in gruppo. Invece, per quanto riguarda il mio tampone, ero tranquillo e abbastanza sicuro di essere negativo. Poi, in ogni caso, ero chiuso in casa e non sarebbe cambiato tanto".
L'8 marzo avete giocato Juve-Inter, che ricordo hai?
"È stata una partita molto strana, giocare contro l'Inter a porte chiuse non è normale. Ma l'abbiamo vinta e festeggiata, ma senza i tifosi non è la stessa cosa. Nel calcio viviamo di emozioni e di momenti bellissimi, questo è il bello dello sport".
In Italia hai la miglior percentuale di parate, in Europa c'è Alisson che ha fatto meglio di te. Cosa pensi di questa statistica?
"La percentuale delle parate è una statistica che non m'interessa tanto. Una delle cose che deve fare il portiere è parare, ma è solo uno dei tanti aspetti. È sempre bello stare in alto nelle classifiche, ma il lavoro di un portiere si giudica in un altro modo. Alisson al momento è il più forte del mondo, ho avuto il piacere di giocare con lui, era giovane ma si è visto subito che sarebbe diventato uno dei migliori".
Un tuo messaggio ai tifosi che non vedono l'ora di tornare allo stadio...
"Vorrei soltanto dire che bisogna rispettare le regole perché più le rispettiamo, più presto potremo vederci sul campo. Il nostro sacrificio, in questo momento, può salvare le vite delle persone più fragili. Rimaniamo tutti a casa, ci vediamo presto".
Diaconale: "C'è chi ha interesse ad annullare il campionato"
Arturo Diaconale, portavoce della Lazio, ha parlato delle polemiche per la ripresa del campionato al termine dell'emergenza Coronavirus. Queste le sue parole:
"TACCUINO BIANCOCELESTE - I virologi egoisti e quelli virtuosi. La Juventus ha autorizzato alcuni suoi giocatori ad allontanarsi da Torino e tornare nei Paesi d’origine per essere vicini ai propri familiari ammalati. Lo stesso ha fatto l’Inter con motivazioni simili a quelle della società presieduta da Andrea Agnelli. Nessuno dei dirigenti delle due società aveva previsto che una volta deciso il rientro degli atleti questi ultimi sarebbero stati costretti a seguire una quarantena di almeno due settimane e che al ritorno avrebbero potuto trovare una situazione compromessa dalla scoperta di alcuni compagni affetti da coronavirus.
La pandemia ha colpito giocatori di altre squadre ponendo quest’ultime, oltre che Juventus ed Inter, in una condizione di difficoltà nel caso venisse deciso la ripresa degli allenamenti oltre, ovviamente, quella del campionato. Di qui l’interesse di alcune società ad annullare il campionato in corso come se per tre quarti non si fosse mai giocato ed a rinunciare non solo alla assegnazione dello scudetto ma anche alla indicazione delle squadre destinate alla retrocessione. Un interesse del genere, che può anche essere considerato legittimo o almeno comprensibile, poggia però sulla previsione che la pandemia del coronavirus sia destinata ad andare avanti senza sosta per tutta la primavera ed anche per l’intera estate costringendo il governo ad allungare a dismisura il tempo del blocco delle persone e delle attività, delle attività scolastiche e di quelle sportive. Ma su quale base scientifica si fonda una previsione del genere? Le esperienze di Cina, Corea del Sud e Giappone lasciano sperare che l’offensiva del virus non sia destinata a durare così a lungo ma, anche grazie alle misure di contenimento realizzate, possa esaurirsi secondo i ritmi seguiti dalle altre influenze di massa che si sono manifestate negli anni passati. Le pressioni del blocco del campionato, quindi, si fondano sugli interessi particolari delle squadre che se si ripartisse si troverebbero con i ranghi ridotti dalle quarantene e da una preparazione necessariamente carente e su quelli delle altre squadre che con l’annullamento del campionato vedrebbero annullato il rischio di retrocessione in serie B.
Il bizzarro della situazione è che se Claudio Lotito, Aurelio De Laurentiis ed altri presidenti chiedono la ripartenza per concludere regolarmente il campionato ed evitare il rischio di pesanti conseguenze economiche sulle società e sull’intero settore, vengono accusati di egoismo ed il Presidente della Lazio, che conosce la situazione degli ospedali del Lazio per ragioni di lavoro ma anche perché ha sempre manifestato grande attenzione e solidarietà per chi vi opera e per chi vi è ricoverato, viene irriso come neo-virologo da Andrea Agnelli e dal cugino Lapo Elkann.
Per cui se Lotito spera nell’esaurirsi breve del contagio è un virologo egoista mentre se Agnelli ed Elkann puntano sul contagio prolungato non sono anche loro dei virologi senza titolo scientifico bensì dei difensori della salute e della pubblica virtù. Ma se i giocatori di Juventus ed Inter non fossero partiti e non ci fossero stati dei contagiati, chi sarebbero i virtuosi e chi gli egoisti? Quelli che badano solo ai propri personali interessi proponendo l’annullamento del campionato o quelli che pensano che i propri interessi coincidano con quelli di un settore che oltre alla salute dei giocatori e dei tifosi deve anche preoccuparsi di non cadere nel baratro dei fallimenti?".
Spadafora: "Dobbiamo e vogliamo essere pronti a ripartire non appena sarà possibile"
Vincenzo Spadafora, che oggi ha partecipato alla Giunta straordinaria del Coni in videoconferenza ha rilasciato alcune dichiarazioni. Queste le sue parole:
«Voglio ringraziare il presidente del Coni, del Cip e tutti i membri della giunta per aver accettato la mia richiesta di confronto e aver creato questa importante occasione di dialogo. È stata molto utile per raccogliere dalle rappresentanze del mondo dello sport tutti gli elementi necessari per ragionare al meglio sui prossimi provvedimenti. Dobbiamo e vogliamo essere pronti a ripartire non appena sarà possibile: per il suo ruolo e per la sua capillarità nel tessuto sociale ed economico, lo sport sarà uno dei motori che ci permetteranno di rilanciare il Paese dopo la crisi sanitaria. Ho avuto conferma della grande collaborazione dimostrata da parte di tutti in questo momento difficile, e ho chiesto al Coni di raccogliere le richieste, i suggerimenti e le proposte nei prossimi giorni. Presto mi confronterò con tutti i rappresentanti dello sport di base, come ho fatto sin dall'inizio del mio mandato e di questa emergenza»
Mkhitaryan vuole restare alla Roma. Disposto a rinnovare con l'Arsenal e dimezzarsi lo stipendio
Come rivelato da Henrikh Mkhitaryan, al thesun.co.uk in una recente intervista, pur di rimanere ancora in giallorosso l'esterno armeno fa sapere, attraverso il proprio agente Mino Raiola, che sarebbe disponibile a rinnovare il contratto con i Gunners, in scadenza nel giugno 2021, dimezzandosi lo stipendio a patto però che il club londinese gli consenta di restare nella Roma almeno un'altra stagione. L'Arsenal preferirebbe vendere il giocatore già quest'estate a titolo definitivo chiedendo circa 24 milioni di euro da poter poi investire per rinforzare la rosa, ma i giallorossi non sarebbero disposti a superare la cifra di 15 milioni per il suo cartellino. Tuttavia se i Gunners non dovessero ricevere un'offerta adeguata per Mkhitaryan, potrebbero aprire alla proposta di prolungare il prestito alla Roma per 3 milioni di euro, senza però incorrere nel rischio di perderlo a parametro zero.
Kolarov: "Ognuno deve essere responsabile, non solo verso se stesso, ma anche verso gli altri"
Fino adesso in Serbia sono 384 le persone affette da coronavirus, casi di contagi che si concentrano soprattutto nella capitale Belgrado e nelle città di Nis e Valjevo. Nonostante siano numeri ben lontani da quelli che si registrano in Italia e in Spagna, è comunque necessario cercare di contenere il diffondersi dell'epidemia evitando spostamenti e rimanendo quindi a casa. Raccomandazione che viene ribadita anche dal terzino della Roma Aleksandar Kolarov che, in qualità di capitano della Nazionale serba, attraverso i social network della Federazione calcistica serba ha lanciato ai propri connazionali, queste le sue parole: "Ognuno deve essere responsabile, non solo verso se stesso, ma anche verso gli altri. Se ci viene detto di rimanere a casa, allora rimaniamoci. Solo con l'autodisciplina e rimanendo nelle nostre case possiamo risolvere questo problema".
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— Fudbalski savez Srbije | FA Serbia (@FSSrbije) March 25, 2020
Spadafora: "Sul 3 maggio sono dubbioso, se ci fosse la possibilità di riprendere decideremo di farlo a porte chiuse"
Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadofora, è intervenuto durante la trasmissione di Rai 3 "Chi l'ha visto?" dove ha commentato l'emergenza del coronavirus in l'Italia, analizzando anche la situazione riguardante la Serie A, che non è chiaro se riuscirà a ripartire. Queste le sue parole:
La Serie A può riprendere come si dice a fine aprile?
“A me dispiace dire e annunciarlo proprio qui, ma le ottimistiche previsioni che facevano pensare di potere riprendere a fine aprile o ai primi di maggio credo lo siano state un po’ troppo. Sul 3 maggio sono dubbioso, se ci fosse la possibilità di riprendere decideremo di farlo a porte chiuse. A oggi ho qualche dubbio sulle dichiarazioni che sento di potere riprendere la competizione. Sono gli stessi scienziati a non avere certezze rispetto all’evoluzione. Non è che stiamo sbandando, ma dobbiamo adattare le decisioni che cambiano continuamente”.
Possiamo dire che il campionato sia finito?
“Credo che le persone abbiano bisogno di ogni tipo di informazione di tranquillizzare o dispiacere. La scelta finale sarà alla federazione, ma le previsioni ottimistiche di iniziare il 3 maggio… È difficile che possa riprendere, se la FIGC dovesse posticipare nei mesi estivi, luglio agosto, rientra nell'autonomia dello sport. Dipenderà anche da tutti gli altri campionati. Il mondo del calcio ha messo un po’ di più a capire l’emergenza che stavamo affrontando. Ora si muoverà con cautela per evitare certi scenari”.
È sbagliato andare a correre?
“Sono contrario a chiunque, in modo superficiale, decida di svolgere attività motoria rischiando per se stesso e gli altri. C’è un motivo serio: ci sono persone con patologie per cui è fondamentale, indispensabile, potere camminare. Un numero limitato di persone con patologie precise. Mi appello al buonsenso. Non sappiamo quanto durerà questo blocco totale, ma per una questione di salute non possiamo precludere ad alcuni qualcosa di necessario a causa degli incoscienti”.
Fonseca, storia di un torneo infortunato
IL MESSAGGERO - Che questa non sia una stagione come tutte le altre è ormai evidente, ma per mister Fonseca lo è stata sin dall'inizio. Il portoghese, non considerando lo stop del campionato a causa del coronavirus, aspettava l'inizio di questa settimana per poter riavere a disposizione uno dei grandi assenti di quest'anno, Davide Zappacosta. Il terzino sarebbe dovuto tornare ad allenarsi in gruppo dopo il brutto infortunio, che lo costringe a stare lontano dal campo dal 4 ottobre, giorno in cui durante il riscaldamento nel derby fu costretto a fermarsi per l'infortunio. Fonseca però in Serie A è stata l'allenatore che maggiormente ha dovuto fare i conti con i giocatori infortunati; la Roma infatti è la squadra che, durante questa campionato, non ha potuto contare sui propri giocatori per ben 139 partite. Confrontando il dato con il resto delle squadre di Serie A la più vicina, si fa per dire, è il Napoli con 98 partite, seguita da Juventus a 94, Milan 66, Inter 58 e Lazio 55.