La notte dei miracoli di Mirante, il ragioniere non va in pensione
LA REPUBBLICA - PINCI - Ora il primo posto dovrà difenderlo seduto davanti alla tv sul divano di casa. Quasi il contrappasso per un irrequieto come Antonio Conte, che le ultime energie della sua partita le ha spese per manifestare una frustrazione rabbiosa. Probabile che il destinatario del suo nervosismo che a fine partita quasi gli faceva dimenticare il consueto saluto al tecnico rivale, fosse un portiere di 36 anni che Conte ha conosciuto ragazzino nella Juve e che a San Siro non avrebbe nemmeno dovuto giocare. Oggi Antonio Mirante è l’uomo che ha interrotto la serie dell’Inter, sempre a segno in questa stagione, 19 partite di fila trovando almeno un gol, e che ha offerto alla squadra che aveva accompagnato anche in B - giocò 7 incontri con la Juve del dopo Calciopoli - l’occasione di tornare davanti.
Eppure nelle immagini che i calciatori interisti studiavano da giorni il suo volto non compariva mai. Il posto ad Antonio Mirante lo ha liberato solo giovedì mattina un infortunio muscolare capitato a Pau Lopez, il portiere da 23 milioni di euro che Fonseca aveva preteso in estate per la capacità di costruire il gioco segnando il nuovo record di spesa della società per quel ruolo. La differenza l’ha fatta la mano distesa da Mirante tra Vecino e il gol, dopo 180 secondi della ripresa. Un tuffo mica male per una “riserva” che a Bologna avevano pensionato già 18 mesi fa, spedendolo a Trigoria insieme a un assegno per assicurarsi il polacco Skorupski. E invece a Roma continuano a scoprire quanto Antonio sia ancora utilissimo, lì tra i pali, pur senza piedi da regista come vorrebbe Fonseca. E già un anno fa convinse Ranieri a preferirlo a Olsen.
In fondo non è mai troppo tardi per Mirante, che il diploma da ragioniere lo ha preso nel 2013, a 30 anni suonati, e per assaggiare la Champions League ha dovuto aspettare addirittura i 35, quando molti suoi coetanei sono già da tempo a fare i conti con la “pensione”. Eppure da ragazzino era un enfant prodige: la Juve lo prese nel 2000 dal Club Napoli Castellammare, lo stesso club da cui 13 anni dopo il Milan prelevò Donnarumma. Conte è stato il suo capitano fino al 2004, da terzo di una squadra che aveva già Buffon. E a cui oggi offre l'occasione insperata di un nuovo sorpasso in classifica. L’ultimo regalo alla squadra in cui è cresciuto. Mirante s’è preso la soddisfazione di fermare Lukaku e Lautaro, due che, prima della serata di ieri, in campo insieme marciavano al ritmo di un gol ogni 54 minuti. Poteva finire male e invece è stato un piccolo trionfo personale. Ma in fondo, per Antonio, non è mai troppo tardi.
Fonseca: «Difesa ok, in attacco si poteva fare meglio»
IL TEMPO - SCHITO - È mancato solo l'acuto agli uomini di Paulo Fonseca per festeggiare alla Scala del calcio. La Roma si è presentata a San Siro con grande personalità, tenendo testa all'Inter di Antonio Conte, fallendo però nei metri finali. Orfana di Dzeko per più di 65', con Zaniolo reinventato come falso nove, la squadra giallorossa non è riuscita a concretizzare quanto di buono costruito: «Negli ultimi metri - ammette il tecnico lusitano - abbiamo sbagliato le decisioni finali ma abbiamo fatto una buona partita. La nostra intenzione era giocare a viso aperto e ci sono stati momenti in cui siamo stati in totale controllo della partita. Le occasioni dell’Inter sono nate da errori nostri nella fase di costruzione ma abbiamo sempre provato con coraggio e senza paura, come voglio io, a giocare e a volte abbiamo sbagliato».
Fonseca sta trasformando la squadra, chiede coraggio e personalità, ma la Roma ha regalato troppo ai nerazzurri con qualche azzardo palla a terra: le occasioni di Lukaku e Brozovic nel primo tempo e di Vecino nel secondo potevano costare molto caro a Smalling e compagni. Nonostante questo, il tecnico portoghese vede il bicchiere mezzo pie no: «Difensivamente la nostra strategia ha funzionato bene, Mancini e Smalling hanno fatto una bella partita sicura, ma penso che tutta la squadra ha difeso bene. Noi non partiamo per difendere ma contro l'Inter non è facile». Decisivo Mirante: «Antonio è un buon portiere. Ha fatto una bella partita, molto bene».
Quella che torna nella capitale è una squadra in fiducia, ancora più consapevole di poter giocare alla pari contro tutti e di poter puntare ai posti al sole della classifica: «La squadra è migliorata molto in tutti i reparti - ribadisce Fonseca - e per giocare contro una squadra come l'Inter avevamo bisogno di essere coraggiosi. È importante avere la palla contro queste squadre, abbiamo sempre cercato di giocare con una buona circolazione, poi abbiamo sbagliato le ultime scelte e questo può fare la differenza».
Positività nello spogliatoio giallorosso ma senza guardare la classifica, pensando soltanto alla prossima gara: «Adesso non è importante la posizione, la cosa più importante è la prossima partita. Adesso - conclude Fonseca - abbiamo una partita decisiva contro il Wolfsberg ed è la cosa più importante». Appuntamento giovedì all'Olimpico.
In tribuna c’è Totti: “debutto” fuori casa
IL MESSAGGERO - Totti torna in tribuna. Dopo aver seguito la Roma nella partita dell’Olimpico contro il Milan (27 ottobre, 2-1 per i giallorossi), Francesco ieri ha esordito in trasferta presentandosi a San Siro. L’ex capitano si è intrattenuto a parlare per qualche minuto con Guido Fienga, Ceo del club capitolino, con il quale è rimasto in ottimi rapporti. In tribuna anche il ct RobertoMancini.
Roma solida, Zaniolo e Pellegrini brillano sotto gli occhi di Totti
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Esce indenne dal confronto con l’Inter, la Roma, portando a casa un pareggio a reti inviolate (0-0) preziosissimo. Resta in panchina a San Siro, Edin Dzeko, visibilmente provato dal duro attacco influenzale che lo ha colpito negli ultimi giorni. Il bosniaco ha provato a stringere i denti, partendo comunque per Milano, nonostante non fosse al meglio dal punto di vista fisico. Ma Fonseca ha preferito non rischiare nulla, lasciandolo inizialmente fuori a favore dell’avanzamento di Nicolò Zaniolo come “falso nueve”, ruolo che, per presenza scenica, il ragazzo ricopre con personalità, rievocando inevitabilmente la trasformazione che Spalletti fece di Totti, reinventandolo centravanti.
E Francesco ha seguito l’esperimento dal vivo, dallo stadio, godendosi anche Lorenzo Pellegrini, il suo prediletto, ieri con la fascia da capitano. L'ex numero 10 ha infatti indicato, prima di lasciare la Roma sbattendo la porta, il centrocampista come un predestinato, giocato re adatto a raccogliere la sua eredità. Totti ha assistito alla partita dalla tribuna, dopo aver incontrato e salutato cordialmente Guido Fienga, ceo e ad del club giallorosso che, gli aveva proposto una poltrona da . direttore tecnico. In pratica, Pellegrini e Zaniolo sono diventati l’anima di una squadra della quale rappresentano il presente e il futuro, nel segno di una continuità sia di tradizioni (la fascia sul braccio di un romano), sia di simboli a cui i tifosi si aggrappano.
Dzeko entra poi gli ultimi venti minuti contro l’Inter, al posto di Perotti. Davvero un incubo quello degli infortuni in casa Roma, con gli ultimi ko legati a Pau Lopez — neanche in panchina ieri sera — e Davide Santon, costretto a lasciare il campo dopo un quarto d’ora dall’inizio. Il difensore giocava contro la sua ex squadra e, al momento del cambio, è stato applaudito dai tifosi. Al suo posto è entrato Spinazzola, con Florenzi rimasto a guardare, e tifare, i compagni dalla panchina (è entrato, sì, ma negli ultimissimi minuti al posto di Mikhitaryan).
Con quello di Santon a Trigoria si è arrivati a 22 infortuni stagionali — sedicesimo cambio forzato in corsa — numeri che pesano sul rendimento della squadra, con Fonseca costretto a inventarsi sempre soluzioni diverse (sono rimasti nella capitale anche gli acciaccati Fazio, Pastore e Kluivert). Un problema che con il rifacimento dei campi di Trigoria la Roma sta cercando di gestire, sperando che la sosta natalizia aiuti a recuperare energie e uomini.
Ma prima delle feste il calendario dei giallorossi non consentirà troppo riposo: giovedì prossimo all’Olimpico arriverà il Wolfsberg, per l’ultima gara del girone d’Europa League, già praticamente superato dagli uomini di Fonseca. Subito a seguire, la domenica dopo, sempre all'Olimpico, si presenterà la Spal, prima dell’ultimo turno di campionato del 2019, a Firenze, di venerdì sera (20 dicembre). «Abbiamo un obiettivo ben chiaro da raggiungere — spiega il vice-ds De Sanctis — tornare in Champions e stiamo lavorando per riuscirci».
Si fermano anche Santon e Pau Lopez
IL TEMPO - BIAFORA - Si allunga la lista degli infortunati in casa Roma. A poche ore dalla partita contro l'Inter è stato Pau Lopez a dare forfait, non riuscendo neanche ad andare in panchina, con il giovane Cardinali inserito tra le riserve. Il portiere spagnolo ha accusato un fastidio ad una vecchia cicatrice al quadricipite della coscia sinistra dopo l'allenamento di mercoledì, saltando anche la rifinitura: l'estremo difensore, che ha lasciato spazio a Mirante (per giovedì tornerà nella lista Uefa al posto di Fuzato), era comunque partito con i compagni per Milano, provando a stringere i denti fino all'ultimo.
Oltre a Pau Lopez va aggiunto anche il nome di Santon a quello dei giocatori della Roma colpiti da almeno un problema fisico in questa stagione, dove sembra non essersi interrotta la clamorosa striscia negativa dell’anno passato. Il terzino, che sarà rivalutato alla ripresa degli allenamenti, ha dovuto lasciare il campo nel primo tempo per un fastidio al flessore della coscia sinistra.
Allenamento Roma, seduta di recupero in palestra. Ripresa lunedì alle 11
Dopo il match di ieri sera contro l'Inter, terminato in un pareggio a reti bianche, la Roma è tornata ad allenarsi a Trigoria. La squadra ha svolto una seduta di recupero in palestra. Per la giornata di domani mister Fonseca ha concesso un giorno di riposo, gli allenamenti riprenderanno lunedì alle 11.
Primavera, De Rossi: "Dopo il match contro il Sassuolo i ragazzi sono più sereni. Dobbiamo migliorare in difesa"
Alberto De Rossi, tecnico della Roma Primavera, ha parlato ai microfoni di Roma TV alla vigilia della sfida contro l'Empoli. Queste le sue parole:
"Dopo la bella prestazione contro il Sassuolo, i ragazzi sono più sereni, perché la delusione per il derby era rimasta. Dobbiamo stare attenti all'Empoli, abbiamo un problema di squadra e individuale per quel che riguarda la difesa, prendiamo troppi gol. Dobbiamo anche evidenziare i tanti pregi che ha questa squadra, siamo moderatamente soddisfatti. La squadra gioca bene quando sviluppa l'azione, partecipano tutti e diventiamo imprevedibili. Meno bene, invece, quando non abbiamo il possesso, tutti devono dare di più dagli esterni d'attacco ai centrocampisti, la difesa non deve essere lasciata da sola. Fermo restando che tutti individualmente dobbiamo migliorare, soprattutto per la mentalità".
Che Empoli troverete?
"È una squadra strana, fa ottime prestazioni alternate ad altre anonime. Hanno giocatori molto tecnici ed interessanti, veloci e che possono metterti in difficoltà in ogni momento. Abbiamo cercato di allenare ed allertare la squadra sulle loro capacità. Cercheremo di vincere la gara, ma non sarà facile".
Serie A, Atalanta-Hellas Verona 3-2. Il Napoli pareggia 1-1 ad Udine
Alle 15 sono scese in campo a Bergamo Atalanta e Hellas Verona. Passano in vantaggio gli ospiti con Di Carmine al 23', prima del pari di Malinovskyi al 44'. Nella ripresa è sempre Di Carmine a portare di nuovo avanti i suoi, ma prima Muriel su calcio di rigore fissa il 2-2, poi Djimsiti, con il Verona in 10 dall'85' per l'espulsione di Dawidowicz, nel recupero sigla il 3-2 finale.
Alle 18, invece, sono scese in campo Napoli e Udinese alla Dacia Arena. Gli uomini di Ancelotti continuano il digiuno di vittorie e rimangono largamente staccati dalla zona Champions pareggiando con i bianconeri: gol di Lasagna al 32' e di Zielinski al 69'.
Quegli intrecci diventati groviglio
IL MESSAGGERO - LIGUORI - Quella di stasera è una prova che va oltre la semplice partita, almeno per Paulo Fonseca. Perché di lui si dice molto bene in questi giorni a Roma e io non sono davvero il tipo di guastafeste che entra a piedi uniti per fare male. Mi limito ad osservare, come tutti, che il rientro di Pellegrini ha determinato un salto di qualità, ma Lorenzo era già fonte del gioco, quando si è fatto male al piede. Ora, Fonseca è chiamato a dimostrare, contro la prima in classifica, che è capace di imporre il suo gioco a chiunque.
Scrivono (anche a sproposito) che il tema della serata sarà lo scontro tra due amici e colleghi allo United, Lukaku e Smailing, ma non è così. Molto più protagonisti altri due in campo: Conte, che era desiderato e rifiutò la Roma e voleva ad ogni costo Dzeko. che sembrava già nerazzurro ed è stato fino ad oggi pilastro e capitano giallorosso. E quel Nicolò Zaniolo che arrivò alla Roma come conguaglio nella cessione di Nainggolan. Una serie di intrecci, un groviglio senza fine che rende la partita molto interessante, anche alla luce della classifica delle due squadre.
«Black Friday»: giornalisti "daspati". Rappresaglia di Pallotta e del Milan
IL MESSAGGERO - CARINA - Nelle intenzioni voleva essere «un titolo innocente, peraltro perfettamente argomentato nell’articolo», come ha spiegato il direttore del Corriere dello Sport, Zazzaroni. S'è rivelato invece un boomerang. La Roma ha così deciso di condannare pubblicamente il titolo “Black Friday” (con le foto di Smalling e Lukaku), apparso ieri in prima pagina sul quotidiano, negando ai giornalisti che vi lavorano «l’accesso ai centri di allenamento per il resto dell'anno» e stabilendo che «i giocatori non svolgeranno alcuna attività mediatica con il giornale durante questo periodo».Il comunicato è stato congiunto: al club giallorosso s'è unito anche il Milan che adotterà la stessa disposizione per quanto riguarda le strutture rossonere. Non è un caso. Le due proprietà sono entrambe statunitensi e negli Usa la rigidità nell'affrontare determinate tematiche è netta.
IRA DEI GIOCATORI - Sulla vicenda sono intervenuti anche i calciatori interessati: «Quanto accaduto è sbagliato e insensibile. Spero che (...) si prendano le proprie responsabilità e capiscano il potere che hanno attraverso le parole e l'impatto che potrebbero avere», il giudizio di Smalling. Duro Lukaku: «Uno dei titoli più stupidi che abbia mai visto. Così si alimenta il razzismo».
Roma, esame da big contro la capolista
IL MESSAGGERO - TRANI - San Siro, ore 20,45: tocca all'Inter, da domenica nuova capolista del campionato, fare l'esame di maturità alla Roma. Che, in 14 gare del torneo, ha battuto solo le big decadute, il Milan ormai da anni e il Napoli dell'attuale stagione. Gli altri risultati in altalena: il pari sofferto contro la Lazio terza, il ko interno con l'Atalanta (adesso) sesta e il pari casalingo contro il Cagliari quarto (davanti ai giallorossi solo per la differenza reti: +1). Conte, rifiutata nella scorsa primavera l'offerta di Pallotta, pesa insomma il lavoro di Fonseca che, pur non essendo stato la prima scelta del management italiano della proprietà Usa, sta lasciando la sua impronta pure in serie A dopo aver festeggiato 7 titoli nei 3 anni in Ucraina con lo Shakhtar Donetsk. «È un onore se hanno parlato con lui e oggi il tecnico di questa squadra sono io» precisa il portoghese.
OLTRE L'EMERGENZA - La sfida, anche per il rendimento in rialzo della Roma (5 successi nelle ultime 6 partite), è da vertice. Entrambe le squadre, guardando al campionato scorso, hanno 8 punti in più. Non contano, dunque, i 9 che le separano in classifica. E, a sentire i diretti interessati, nemmeno chi è fuori per infortunio. L'allenatore nerazzurro non piange, e lo rimarca in pubblico, per le assenze. Gli mancano, oltre all'attaccante di lusso Sanchez, i centrocampisti azzurri Barella e Sensi. E Gagliardini. Nel bel mezzo del suo 3-5-2, userà i ricambi. Non sta messo meglio il collega giallorosso che, pur recuperando al fotofinish Dzeko (solo alla vigilia in campo dopo l'attacco influenzale), perde Fazio (risentimento all'adduttore: 22° infortunio stagionale) che si aggiunge a Zappacosta, Cristante, Pastore e Kluivert. Ma nemmeno il portoghese si lamenta. Anzi, avverte: «È il tipo di partita che noi vogliamo giocare. Contro queste squadre. Abbiamo la grande chance di dimostrare che siamo in un buon momento».
SHOW OFFENSIVO - «Daje bomber, copriti!». Dzeko sale sul treno a Termini, coccolato e protetto dalla sua gente. E da Fonseca che se lo tiene stretto: «È pronto, gioca». Davanti il portoghese vuole andare sul sicuro. È quindi la notte per ripresentare l'ex nerazzurro Zaniolo da esterno offensivo a destra e rilanciare Mkhitaryan, provato da centravanti (soluzione in corsa), sulla corsia sinistra (ballottaggio con Perotti). Scontate le 2 novità in attacco e probabile il ritorno di Spinazzola da terzino destro. Così Florenzi, il capitano, rischia di non avere nuovamente spazio dall'inizio, anche se fino all'ultimo si augura di essere preso in considerazione dal tecnico, dietro o avanti, dove i posti sono ancora in palio. Conte, invece, interviene forzatamente a centrocampo per sostituire Gagliardini: l'unico play disponibile è Borja Valero. Possibile anche il rientro di Biraghi sulla fascia sinistra. L'Inter da record (12 successi nelle prime 14 gare, mai successo nella storia nerazzurra: solo la Juve, in 4 tornei, ha contato fino a 13 in 15) è soprattutto Lautaro e Lukaku: l'attacco, da 10 match (Champions compresa), segna minimo 2 reti a partita. Merito del tandem e del collettivo (11° marcatori diversi in campionato, come la Roma e il Cagliari). I giallorossi, però, sanno che proprio a San Siro la capolista si è già fermata (ha perso punti solo in casa), cadendo contro i campioni d'Italia e pareggiando con il Parma. Fonseca anticipa alla platea il menù per la serata di gala: «Useremo il solito nostro coraggio, ma anche il rigore difensivo».