Bruno Peres passa allo Sport Recife. Rientrerà a Roma a fine dicembre (foto)
Ancora di proprietà della Roma, Bruno Peres era stato girato in prestito per 18 mesi al San Paolo con il rientro nella Capitale fissato per il 31 dicembre 2019. Ma il terzino, non trovando più spazio e non giocando da marzo, ha deciso di accettare la proposta dello Sport Recife in Serie B per trovare nuovi stimoli e minuti di gioco. A comunicarlo la stessa società brasiliana su Twitter:
Reforço de peso! Com carreira internacional, Bruno Peres chega para o Sport até o final da Série B: https://t.co/3jcu9azpej #ÉoLeão #PST! pic.twitter.com/5462ygABS6
— Sport Club do Recife (@sportrecife) 26 settembre 2019
Roma azzerata
IL TEMPO - CARMELLINI - La Roma torna sulla terra e lo fa bruscamente. Rimedia la prima sconfitta in campionato della gestione Fonseca che con questa sconfitta, due pareggi e altrettanti successi viaggia a quota 8 punti dopo cinque partite: quattro delle quali giocate all’Olimpico, un dato che a questo punto della stagione fa tutta la differenza del mondo. Vince l'Atalanta perché gioca meglio nell'arco dell’intera partita, ma soprattutto perché è più squadra, si conosce a memoriae riesce ad esprimere un calcio fluido e aggressivo. Senza intoppi, concedendo sì qualcosa, ma senza mai andare in affanno.
La Roma, che comunque gioca una prima parte di gara quasi sufficiente, non riesce ad approfittare delle due-tre occasioni per far male a un avversario che poi nel secondo tempo salirà in cattedra e detterà legge. Il gol di Zapata fa da prologo al raddoppio firmato da De Roon nel finale: gol da «oggi le comiche» che dimostra come la Roma aveva già spento il cervello. In mezzo i giallorossi sbagliano due cose clamorose: una con Zaniolo, l’altra con la coppia Dzeko-Kalinic messo dentro nel finale da Fonseca pe rcercare di ribaltare la dinamica di una gara ormai compromessa.
Ma mera cronaca a parte, sulla serata complessivamente «no» della Roma (il migliore è stato l'esordiente Smalling: perfetto in tutte le occasioni e incolpevole sui due gol nerazzurri), c'è il contributo, stavolta negativo, di Fonseca. Il tecnico giallorosso, che sembrava aver trovato la quadra di una squadra in costruzione, stabilito equilibri e dettato priorità, cambia il modulo (passando alla difesa a tre) dopo poco più di dieci minuti di gioco e butta giù tutto. La Roma perde l'orientamento, non si ritrova più, ognuno gioca per se e la manovra offensiva è troppo spesso affidata a palloni spioventi perla testa di Dzeko chiaramente in giornata storta. L'attacco stellare della Roma si inceppa, fa segnare il primo «0» della stagione e manda segnali preoccupanti per il futuro.
E il colosso bosniaco non è l’unico «stonato». Mediana da dimenticare con Cristante (finora uno dei pochi che le aveva giocate) ombra di se stesso e Veretout mai in partita: tra l’altro suo l’errore che innesca il gol del vantaggio firmato Zapata. Zaniolo è esplosivo come al solito, salta spesso l’uomo grazie a una prestanza fisica spaziale ma si perde più volte e sbaglia il gol che poteva cambiare tutto. Pellegrini non ne azzecca una e Florenzi (che ha giocato influenzato) non è mai riuscito a dare la scossa ai suoi. Gli altri, vedi Fazio, Kolarov e Juan, pur utilizzati per lunghi tratti fuori ruolo si adeguano e si salvano di mestiere: ma comunque non arrivano alla sufficienza. Il bilancio è duro, riporta la Roma con i piedi per terra e cambia il prospetto di Fonseca che finora aveva ricevuto solo sorrisi e pacche sulle spalle.
Dopo la prima sconfitta il tecnico lusitano capirà come a Roma si cambi idea rapidamente, come una squadra di fenomeni più diventare un gruppo di pippe: basta poco. È un attimo. Ora tocca a lui rimetterla in piedi e farsi scivolare addosso le critiche. C'è tanto da lavorare, ma questo era già chiaro: soprattutto a lui.
Roma-Atalanta: è in ballo la Champions
IL MESSAGGERO - TRANI - Ancora la Roma all'Olimpico. In un mese esatto eccola giocare nel suo stadio il 5° match su 6 stagionali. La nuova chance è, dunque, da sfruttare per dare continuità alla striscia positiva di 3 vittorie, compresa quello contro il Basaksehir in Europa Legaue, e alla risalita lampo in classifica, 8 punti in 4 partite di campionato. Il successo di Bologna ha riportato i giallorossi in quota Champions, direttamente al quarto posto, mai raggiunto durante l'ultimo torneo. Il salto verso l'alto coincide con il principale obiettivo della proprietà Usa. Lo sanno bene Fonseca e i giocatori che, a fine pomeriggio (ore 19), affrontano l'Atalanta, match che ha già il sapore dello scontro diretto, come lo è stato il derby alla seconda giornata. E, tanto per non guastare, sulla panchina nerazzurra c'è Gasperini che, prima dell'estate disse no a Fienga e Petrachi (e anche a Pallotta), preferendo restare a Bergamo. Stessa scelta di De Zerbi e Mihajlovic, avversari appena battuti. Il tris di rifiuti, insomma, è stato calato in fretta.
RIVISITAZIONE DEL MENU - «Sì, mi sono italianizzato». L'ammissione di Fonseca, proprio incrociando Gasperini, non deve stupire. Da persona intelligente e preparata, sa che non c'è da vergognarsi a certificare, pure pubblicamente, l'aggiornamento di alcuni concetti del suo calcio, in corsa e soprattutto dopo il derby. Intervento necessario per adeguarsi alle abitudini tattiche di un campionato per lui nuovo e quindi da scoprire. «Il calcio italiano è diverso, obbliga ad essere elastici e malleabili. Ogni partita ha una storia a sè, chi viene qui e non ha questa elasticità, si sbaglia di grosso. E' un calcio che ti porta a fare correttivi e chi pensa di giocare solo in un modo commette un grave errore». Qualche modifica, senza però stravolgere la sua traccia coraggiosa: «I miei principi restano: squadra propositiva che fa possesso palla e gioca nella metà campo avversaria». Il portoghese, pur confermando il 4-2-3-1, ha però ritoccato il sistema di gioco, bloccando preferibilmente il terzino a destra o quanto meno alternandolo nella spinta con quello di sinistra. Kolarov si alza sulla linea di Dzeko e dell'esterno alto a destra: quello è il tridente che si è visto al Dall'Ara contro il Bologna in fase di possesso palla. Cristante è il centrocampista che resta più basso e che è il riferimento per l'equilibrio, Veretout quasi si affianca Pellegrini, pronto ad allargarsi sul centro destra. Sul centro sinistra si accentra Mkhitaryan. Assetto camaleontico, dunque, e in continuo movimento. Nelle linee e negli interpreti: la Roma con il 3-1-3-3 quando attacca e con il 4-1-4-1 se si difende.
OPZIONE TRIO - Ma il portoghese va oltre proprio guardando all'Atalanta. Che, imbattuta all'Olimpico dall'aprile del 2014, si presenta senza Muriel. Fonseca, invece, annuncia il debutto di Smalling, fuori Mancini (squalificato), magari per la difesa a 3 con Fazio e Jesus, escludendo Mkhitaryan. Pellegrini, infiammazione alla pianta del piede, è sicuro di recuperare e si prepara a far coppia con Zaniolo. dietro a Dzeko, nel 3-4-2-1 per specchiarsi in Gasperini. Spinazzola,anche pensando alla gara di domenica a Lecce, entra per Florenzi sulla fascia destra.
Gasperini dopo Mihajlovic e De Zerbi: Fonseca, ecco i fantasmi del passato
IL MESSAGGERO - ANGELONI - Derby a parte (Simone Inzaghi), ex romanisti (Aurelio Andreazzoli) o possibili romanisti (Roberto De Zerbi, Sinisa Mihajlovic e Gian Piero Gasperini), gli avversari sulla strada di Paulo Fonseca. Nella lista dei possibili manca solo Antonio Conte, sogno estivo per eccellenza, ma per lui a Roma «non c'erano le condizioni giuste». E pace. Quello di Gasperini, alla fine, è stato il no più cocente: lui, richiestissimo da tanti per lo splendido campionato giocato con l'Atalanta, piazzatasi in Champions, ha scelto di restare a Bergamo. L'attuale allenatore dell'Atalanta, come noto, è stato davvero a un passo dalla Roma,quel passo compiuto da Gianluca Mancini e in passato da Bryan Cristante, per non parlare poi dei vari Leonardo Spinazzola e Davide Zappacosta, reduci pure loro da esperienze a Bergamo. Ma Gasp ha detto quel no, improvviso, e per certi versi inaspettato. E questo ha aperto le strade all'allenatore portoghese, ora molto amato dai tifosi giallorossi, che non rimpiangono più il Gian Piero e gli altri.
TRADIZIONE DI GOL - Paulo affronterà stasera Gasperini (Roma-Atalanta, sfida sempre ricca di gol), mentre Mihajlovic lo ha battuto domenica scorsa a Bologna. Si ricorderà come anche Sinisa sia stato vicino alla Roma, perché in estate calda si era pensato a un tecnico caratterialmente forte. Il suo passato alla Lazio ha stoppato più i dirigenti giallorossi che non il serbo, dettosi pronto ad affrontare quel tipo di avventura. E con quello che sta vivendo oggi, la panchina della Roma sarebbe stata una passeggiata di salute. Tanti auguri ancora. Che dire poi della domenica precedente: a Roma è passato il Sassuolo di De Zerbi, giovane tecnico emergente che piaceva tanto a qualche dirigente della Roma per il suo calcio spettacolo, arrogante, molto studiato e coraggioso. Alla fine le caratteristiche ricercate dalla Roma sono state raccolte in questo tecnico lusitano, col ciuffo ribelle e l'eleganza british. Fonseca ha ricreato un certo entusiasmo, che mancava da un po', specie nei mesi bollenti degli addii traumatici di Daniele De Rossi e Francesco Totti. Non sappiamo se anche gli altri candidati tecnici avrebbero fatto tanto, ma in giro, oggi, sono tutti contenti di avere il portoghese, perché qui a Roma ci si affeziona subito, basta qualche risultato: per tutti oggi Fonseca è meglio di De Zerbi, Gasperini o Mihajlovic. Così come a Napoli, Maradona è meglio di Pelè. Lunga vita a Paulo, senza rimpianti per nessuno. Ah, domenica la Roma va a Lecce, sulla panchina dei salentini c'è Fabio Liverani. Per certi versi, pure lui un ex.
Tocca a Smalling: «Non vedo l'ora»
IL MESSAGGERO - CARINA - Non ce la faceva più. Complice un sovraccarico muscolare alla vigilia del match col Sassuolo, Smalling ha dovuto rimandare il debutto. Con 10 giorni di ritardo, il momento è arrivato. Ad annunciarlo, Fonseca: «Chris gioca». Non proprio l'esordio più semplice. Di fronte, Duvan Zapata. Ma un ragazzo che arriva da oltre 25mila minuti giocati con la maglia dello United, ha debuttato a 21 anni con la nazionale e un paio di anni fa stuzzicò alla vigilia di una gara addirittura Messi - «Ho avuto già la fortuna di affrontare Ronaldo e Mbappe. Queste sono sfide che ogni giocatore vuole vivere. Quindi dico a Messi, fatti sotto!» - non si farà prendere di certo dall'emozione. Il binomio coraggio, richiesto da Fonseca, e personalità, insita in Smalling, è un mix da scoprire. Forte nei contrasti (in carriera ne ha vinti l'83%), aggressivo quanto basta per accorciare in avanti, veloce nei recuperi, il suo impiego permetterà alla Roma di giocare con il baricentro più alto. «Non vedo l'ora», dice Smalling. Parola al campo. Rinnovo, intanto, per Bouahfino al 2024.
Il vero esame per la difesa
IL MESSAGGERO - LIGUORI - Contro l’Atalanta le difficoltà della prova aumentano ancora, rispetto a Bologna. E’ vero che si gioca all’Olimpico, ma la squadra di Gasperini ormai da anni è un avversario molto ostico. L’anno scorso furono due pareggi, ma alla fine i nerazzurri conquistarono il posto in Champions. E anche adesso non conta la sconfitta dei nerazzurri a Zagabria, quanto il pareggio conquistato in rimonta, con testardo orgoglio, contro la Fiorentina. La Roma è in fase positiva, galvanizzata da quel gol di Dzeko in extremis e ancora di più dalla assoluta pulizia dell’azione che l’ha generato: un capolavoro, dopo 95 minuti di gioco. C’è fiducia e consapevolezza nella propria forza, almeno in attacco, un paradossale rovesciamento di tutti i dubbi che hanno accompagnato le decisioni della proprietà e le vicende di mercato. Dzeko era fuori, con oltre un piede e mezzo? Eccolo là, in maglia giallorossa, a dettare i tempi del gioco e le finalizzazioni. Zaniolo era in crisi e dato già altrove? E invece oggi si discute su quanti minuti debba giocare. Molti meriti sono di Paulo Fonseca, altri del carattere dello spogliatoio, che pure incide. Oggi ci saranno nuove entrate e nuove uscite, speriamo senza polemiche. Ma sarà ancora una volta la fase difensiva a sopportare il vero esame.
Bouah vuol dire fiducia: crociato k.o. ma cinque anni di rinnovo
LA GAZZETTA DELLO SPORT - In questa storia di contratti e stipendi c’è poco: è una storia di fiducia e motivazione, di cuore prima e di testa poi. Perché Bouah aveva rinnovato già a gennaio - c’era Monchi - fino al 2021, adesso dopo il brutto infortunio al crociato della scorsa settimana la Roma ha prolungato l’accordo fino al 2024. La trattativa era in piedi da giorni, perché Petrachi e De Sanctis volevano blindare il terzino, appena diventato maggiorenne, che tanto piace a Fonseca, ma l’accelerata c’è stata quando il ragazzino, che già aveva dovuto subire un’operazione all’altro ginocchio, si è fatto di nuovo male. La Roma americana, da sempre, è molto attenta all’aspetto psicologico, per precisa volontà del presidente Pallotta.
La notte del turnover: è un'altra A
LA REPUBBLICA - PINCI - Di mercoledì non è la stessa Serie A. No, il turno infrasettimanale non è più una novità da anni, ma per tanti diventa un'occasione: tenere a riposo qualche star, rilanciare chi, con la stagione iniziata da un mese appena, ha avuto meno possibilità di mettersi in mostra. Non sono tanti, a dire il vero: in Serie A hanno iniziato una partita dall'inizio 330 calciatori. Un piccolo esercito. Vuol dire che ognuno dei venti club ha alternato almeno 5 titolari diversi in queste prime giornate ossia ha cambiato quasi metà squadra. Soltanto ieri hanno debuttato 6 giocatori che nelle prime 4 uscite stagionali non erano mai partiti dal primo minuto: oltre a Balotelli, pure Okaka, Pessina, Dawidowicz, Zaccagni e Rabiot. Specialista della diversificazione della formazione iniziale è il Cagliari, che dalla prima di campionato ha già schierato 20 titolari diversi, pari solo alla Juve: come dire che, a parte il portiere, tutti sono intercambiabili, per Maran e Sarri.
Le più “conservatrici” sono invece Roma e Parma, che all'undici base hanno apportato soltanto tre variazioni in tutto. Ma sono 12 squadre su 20 ad aver modificato di giornata in giornata almeno mezza squadra. L'ultima evoluzione della parola, turnover, inflazionatissima da una ventina d'anni: certo il mercoledì di Serie A spingerà ad esempio Conte a preferire Alexis Sanchez a Lautaro,mentre Montella dovrebbe lasciar riposare Ribery e Ancelotti, a cui certo non fanno difetto le risorse, potrebbe risparmiare Insigne e per la prima volta Fabian Ruiz: in fondo il Napoli ha già alternato due squadre in questo torneo. Quello di stasera contro il Cagliari sarà quasi un derby tra chi cambia di più, visto che pure i sardi hanno utilizzato complessivamente 22 calciatori, come gli azzurri. Un piccolo record soprattutto se rapportato agli impegni di una squadra senza coppe.
Ma non certo un caso unico se il Sassuolo, nelle stesse condizioni, ha usato 21 calciatori diversi in queste prime 4 giornate e 20 a testa ne hanno spediti in campo Samp, Genoa e Udinese. Gasperini e Conte sono quelli che hanno cambiato meno, impiegando in tutto so-lo 17 uomini. Nonostante questo turbinio di novità settimanali, alcuni intoccabili ci sono, eccome: a non aver saltato un minuto sono tanti, 74 in tutto: escludendo i portieri, dell'elenco fanno parte i milanisti Romagnoli. Musacchio e Suso, gli interisti Skriniar, Brozovic e Asamoah, i romanisti Cristante, Dzeko, Kolarov e Fazio, solo per restare al gruppo di irrinunciabili di cui Fonseca non si è ancora mai privato nemmeno per un minuto. Ogni squadra ha i suoi, ma ogni momento può essere quello buono per una deroga, se persi no Cristiano Ronaldo è rimasto a casa (per un problemino muscolare, a dire il vero). E chi non ha ancora giocato può sperare: a questo ritmo, basterà aspettare il prossimo mercoledì.
Stadio, oggi l'altra partita si gioca in Campidoglio
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Una partita importante almeno quanto Roma-Atalanta si giocherà circa un'ora e mezza prima di quella delle 19 all'Olimpico, ma al Campidoglio, dove si terrà una riunione istituzionale per il futuro dell'impianto di Tor di Valle. A ritrovarsi i proponenti (la Roma ed Eurnova) e tutti gli altri attori in gioco nella vicenda. La riunione non sarà decisiva, ma è comunque la prima di una serie che per Baldissoni deve portare alla stretta finale. Nelle ultime settimane si è lavorato molto sul fronte stadio, anche se il nodo cruciale resta la contestualità fra l'apertura dell'impianto e la conclusione delle opere di mobilità pubblica.
Smalling: il debuttante da scoprire. Per la Roma un'arma in più
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Ora Smalling è tornato e non vede l'ora di cominciare. Ha stupito tutti attorno a lui per la grande professionalità e per la sua capacità di capire al volo cosa gli chiede Paulo Fonseca. La difesa della Roma deve ancora essere registrata ed allora, accanto a Fazio che rappresenta un punto fermo, Smalling rappresenterà l'altra certezza dei giallorossi. Un battesimo non facile, quello del difensore in prestito dallo United, che fino a pochi mesi fa aveva però a che fare con calciatori del calibro di Salah e Aguero.
Scelte legate al modulo: col 3-4-2-1 no Mkhitaryan e dentro Jesus
LA GAZZETTA DELLO SPORT - C'è la sensazione che l'entità del turnover che attuerà stasera Fonseca dipenderà dalla scelta tra la difesa a 4 e quella a 3. Nel primo caso, i cambi saranno pochi, ed il tecnico portoghese opterebbe per una rotazione più massiccia nella prossima gara contro il Lecce. Nel secondo, invece, il numero di cambi aumenterebbe già dalla gara contro l'Atalanta e ci sarebbe l'esclusione eccellente di Mkhitaryan. A seconda delle due ipotesi, Zaniolo potrebbe giocare largo a destra nel 4-2-3-1, o più centrale, sempre dietro la punta, nel 3-4-2-1. Kluivert dovrebbe partire dalla panchina a causa di un fastidio al polpaccio avvertito in allenamento. Stringe i denti Pellegrini, che ha un dolore alla pianta del piede. Non ce la fa Cetin, operato ad un dente del giudizio.
Roma, c'è la Dea. Dzeko-Papu: destini incrociati all'Olimpico
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Che la Roma abbia cercato più volte Alejandro Gomez è cosa risaputa, esattamente come è risaputo come lui abbia scelto di legare il suo futuro all’Atalanta. Oggi all’Olimpico saranno uno di fronte all’altro, ma soprattutto saranno gli uomini a cui si aggrapperanno di più i rispettivi tecnici per portare a casa una vittoria che sarebbe importantissima: da una parte Edin Dzeko, dall’altra il Papu Gomez (...). Dzeko è a tutti gli effetti il punto di riferimento dell’attacco romanista, di qualsiasi trama offensiva che mette in piedi la squadra di Fonseca. Non solo perché è il centravanti in un 4-2-3-1 che ha proprio nella punta il terminale ideale, ma perché gioca spesso anche da regista offensivo. Non è inusuale infatti vederlo abbassarsi, andare a creare gioco sulla trequarti, fare dei cambi di campo che sono più nel dna di un trequartista – appunto – che non di un centravanti. (...) Edin, tra l’altro, ha già segnato 4 gol in cinque partite (e 91 in 184 gare complessive con la Roma), non riuscendo a timbrare il cartellino solo contro la Lazio (dove però ha provocato il rigore di Milinkovic). E per capire quanto la sua leadership sia fondamentale all’interno del gruppo, basta ricordare che il vicecapitano è a tutti gli effetti lui. Quando esce Florenzi la fascia finisce sul braccio del bosniaco, poi casomai su quello di Pellegrini (...).
Dall’altra parte, invece, Gasperini si affiderà soprattutto all’estro ed alla fantasia di Gomez, il folletto multiuso. L’argentino, infatti, in questo inizio di stagione ha già giocato in tante posizioni dell’attacco e non solo, visto che in una situazione di emergenza è andato a fare per un quarto d’ora anche il mediano nel 3-4-3. Davanti, però, il tecnico dell’Atalanta l’ha schierato ovviamente come trequartista, ma anche largo a sinistra nel tridente offensivo o nei tre trequartisti alle spalle della punta, oltre che da seconda punta (...). Tra l’altro il Papu va ancora a caccia del primo gol stagionale (finora per lui 3 assist in 5 gare) e la Roma è un avversario a cui ha spesso fatto male, con 4 gol e 7 assist in 14 partite