Schick: "A Roma troppe aspettative e troppa pressione, avevo bisogno di un cambiamento"

Patrick Schick è ormai un ex giocatore della Roma, approdato al Lipsia in prestito con diritto di riscatto. Un'avventura giallorossa che, come ammette lo stesso giocatore dal ritiro della nazionale, aveva bisogno di un cambiamento:

Ti senti sollevato di aver lasciato la Roma e di aver trovato un club che ti offre l’opportunità di giocare con continuità?
A Roma non mi sentivo completamente felice, quindi credo sia stata la mossa giusta. Avevo davvero bisogno di un cambiamento”.

Secondo quanto riferito hai ricevuto più offerte, ma hai scelto il Lipsia. Si è parlato per molto tempo del tuo trasferimento…
Fino all’ultimo momento non avevo idea di come sarebbe andata la trattativa, quindi ero pronto per entrambe le opzioni. Ero pronto ad andare al Lipsia, ma anche a rimanere a Roma e combattere ancora per uno posto nella formazione titolare”.

Di sicuro sai cosa ti aspetta in Germania. Nella Roma avevi compagni che hanno giocato in Bundesliga come Edin Dzeko.
Guardo la Bundesliga ma ovviamente ero alla ricerca di informazioni e ho chiesto ai ragazzi. E tutto ciò che ho ottenuto sono valutazioni positive sulla competizione che mi aspetta, sull’atmosfera calcistica in Germania, sugli stadio e sull’interesse dei tifosi. Anche Edin (Dzeko, ndr) mi ha confermato che se fossi andato al Lipsia, sarebbe stata una buona decisione”.

Probabilmente eri sicuro del trasferimento al Lipsia sin dall’inizio, considerato che il neo allenatore, Julian Negelsmann, che predilige un calcio con due attaccanti, con giocatori giovani in squadra…
Naturalmente ho tenuto conto di tutti questi criteri. Oltre allo stile del gioco di Lipsia, anche la posizione del club in Bundesliga, la partecipazione alla Champions League. Ho sentito parlare di Negelsmann dal coach Kadeřábek, che ha giocato con lui all’Hoffenheim. Mi ha detto che è molto umano e che preferisce il calcio che mi piace”.

In generale, è un tipo di calcio che dovrebbe piacerti di più di quello praticato alla Roma…
Sarà un vero cambiamento, perché la Roma ha praticato un calcio lento quindi è stato difficile imporsi contro le difese schierate. Col Lipsia sarà diverso perché gioca un calcio veloce ed aggressivo”.

Quindi stai parlando della tua fuga da Roma…
Non parlo di fuga, ma avevo bisogno di un cambiamento. E’ il passo giusto per la mia carriera”.

Perché non è andata bene alla Roma?
E’ difficile dire perché, ci sono stati più fattori. E’ stato difficile iniziare una nuova avventura senza una preparazione adeguata, poi gli infortuni, le grande aspettative, che purtroppo non ho soddisfatto pienamente, in più la pressione sotto la quale giocavo, che mi ha fatto sentire legato”.


In una Roma da decifrare la certezza è ancora Dzeko

INSIDEROMA.COM - SARA BENEDETTI - Una Roma ancora da decifrare, tra un attacco a tratti scintillante ed una difesa da far rabbrividire. Sei gol e un gran batticuore, un calcio allegro e divertente. Anche se all'Olimpico il 3-3 col Genoa non è piaciuto affatto ed è stato accolto con qualche mugugno. Il risultato è ottimo per la squadra di Andreazzoli, molto meno per quella di Fonseca, che è ancora in alto mare e continua a fare risultati poi non motto diversi da quelli che furono di Di Francesco o Ranieri. La Roma ha evidenziato grandi problemi in difesa, mentre in attacco molto più entusiasmante è la giovanissima coppia genoana Kouame-Pinamonti che ha segnato dei gran gol.

La prima stagione senza i totem Totti e De Rossi, la Roma di una nuova era, guidata da un portoghese gentile stratega, tutto l'opposto di Mourinho, è cominciata sotto gli occhi anche del ct Mancini che è venuto a verificare le proposte azzurre della Roma. La partita contro il Genoa è stata quasi la continuazione della stagione passata. La Roma ha capito subito che oggi molte squadre possono metterla In difficoltà, semplicemente giocando con asprezza, concentrazione, annullando abbastanza facilmente i suoi talenti che spesso si spengono quando il gioco si fa duro. Lo spettacolo della Roma dunque va a sprazzi e si alterna a veri tracolli, a ogni gol (Under, Dzeko, Kolarov) corrisponde una reazione del Genoa (Pinamonti, rigore di Criscito, Kouame) che la squadra di Fonseca non ha saputo arginare. Andreazzoli tiene testa al più illustre collega portoghese, e il gioco di Schone, Kouame e Pinamonti alla fine vale quello di Under, Kluivert e Dzeko.

Come si poteva prevedere, il top nella Roma lo raggiunge “il cigno di Sarajevo” come lo chiama lo speaker dell'Olimpico, con un'azione spettacolare in cui salta progressivamente quasi tutta la difesa del Genoa per far gol con un destro prepotente. La Roma ha fatto bene a non farsi scappare Dzeko, ma nemmeno lui può bastare se non ci si sbriga a dare un senso e un'anima a una squadra ancora una volta stravolta, ma rimasta anche a metà. La Roma è stata frullata sul mercato, ma la sua rivoluzione non è stata ancora completata. Fonseca ha mandato in campo quel che restava della formazione dello scorso anno, in panchina sono finiti almeno una sessantina di milioni di acquisti (a parte Pau Lopez, Mancini e Zappacosta sono entrati nel secondo tempo). Il problema del difensore centrale esiste e non si può ipotizzare - come ha detto lo stesso Fonseca: di poterne addirittura fare a meno. La stessa partita col Genoa, fulminanti gol di Pinamonti e Kouame e gli interventi scomposti di Juan Jesus, ma non solo lui, ne sono stati la dimostrazione. Chiuso il capitolo Alderweireld con il Tottenham (nell'ottica della dirigenza l'acquisizione del belga sarebbe un esborso economico troppo esoso per le casse giallorosse ndr), restano aperte le soluzioni di Rugani e di Nkoulou, che vorrebbe lasciare il Torino. Ci sono ancora cinque giorni per poter chiudere l'affare difensore e non è da escludere che alla fine "a spuntarla" sia Dejan Lovren, centrale di difesa di proprietà del Liverpool sul quale i giallorossi potrebbero spostare definitivamente le proprie attenzioni, viste anche le difficoltà ad arrivare a Nkoulou, per il quale il Presidente granata Cairo si è espresso a chiare lettere: "Deve chiedere scusa ai suoi compagni. La Roma deve pagare una penale di 900.000 euro in caso contattasse uno dei nostri giocatori".


Ecco il dottor Henrikh, che ama le lingue e gli assist

IL MESSAGGERO - L’acquisto di Henrikh Mkhitaryan (prestito secco a 3 milioni) potrebbe rivelarsi una grande intuizione di Gianluca Petrachi se l’armeno (prenderà la maglia numero 77) riuscirà a tirare fuori dal cilindro certe giocate che lo hanno reso un vero idolo nella sua terza stagione al Borussia Dortmund: nel campionato 2015/16 ha realizzato 52 presenze, 23 gol e ben 32 assist. Un record che lo ha spinto verso la Premier alla corte di José Mourinho che al tempo allenava lo United. Poi il passaggio all’Arsenal nell’estate del 2018 dove è rimasto fino all’altro ieri quando è sceso in campo nel derby con Tottenham (2-2).

PAPA’ ATTACCANTE A 14 anni ha frequentato un Camp in Brasile in cui ha conosciuto Hernanes(suo compagno di stanza), Oscar e Lucas Moura. Il papà di Hamlet è morto di tumore al cervello a soli 32 anni quando Henrikh ne aveva solo 7, era tra i più grandi attaccanti in Armenia. Mkhitaryan parla 6 lingue tra cui armeno, russo, inglese, portoghese, francese, tedesco, a breve imparerà anche l’italiano ed è laureato all’Istituto di Cultura Fisica d’Armenia.

NOZZE CON AL BANO Si è sposato a Venezia con Betty Vardanyan nell’isola di San Lazzaro degli Armeni, alla cerimonia era presente anche Al Bano Carrisi che ha duettato con gli sposi cantando la storica canzone “Volare”. Per la terza volta in carriera l’esterno affronterà l’Italia con la sua Armenia, appuntamento il 5 settembre a Yerevan. Sul filo di lana la Roma ha ufficializzato anche Kalinic che arriva in prestito a 2 milioni con diritto di riscatto a 9. L’attaccante indosserà la maglia numero 19 ed è alla sua terza esperienza in Italia dopo Fiorentina e Milan.


La Roma rimedia agli errori con la rivoluzione dei prestiti

CORRIERE DELLA SERA - La Roma ha fatto la rivoluzione. Petrachi - tra acquisti, prestiti, cessioni e giocatori lasciati andare via a parametro zero come De Rossi - ha movimentato 43 operazioni. Negli ultimi giorni c’è stata una clamorosa accelerazione, con gli arrivi dalla Premier League di Chris Smalling (dal Manchester United) e Henrikh Mkhitaryan (dall’Arsenal, prestito oneroso a 3milioni di euro), più Kalinic preso come vice-Dzeko (2 milioni di euro all’Atletico Madrid e diritto di riscatto a 9). Sono profili importanti di calciatore e testimoniano che: 1) la Roma si è resa conto in extremis -meglio tardi che mai - che Manolas e El Shaarawy erano stati sostituiti in teoria ma non nei fatti; 2) che si è perso il vantaggio di aver fatto una preparazione «normale», senza tournée negli States e con un lungo ritiro a Trigoria, perché Fonseca ha lavorato con molti giocatori poi ceduti: da Nzonzi a Defrel, da Karsdorp a Olsen, per finire con Schick, ceduto in prestito al Lipsia per 3,5 milioni di euro (più ulteriori 500 mila euro di bonus) e diritto di riscattoa28 milioni di euro, che diventano 29 in caso di qualificazione della società tedesca alla Champions League 2020-21 (…).

Nella sua prima conferenza stampa, il direttore sportivo Petrachi ha disegnato un progetto - condivisibile - sul senso di appartenenza che deve sempre essere alla base di una squadra ambiziosa. Poi, però, ha virato su un instant team che potrebbe vedere in campo, contemporaneamente, tre prestiti (Zappacosta, Smalling e Mkhitaryan), un leader in scadenza di contratto (Kolarov) e una coppia di attaccanti che a fine stagione avranno 34 e 32 anni (Dzeko e Kalinic) (…). È davvero come se alla terza giornata, all’Olimpico contro il Sassuolo, cominciasse il vero campionato della Roma. La speranza è che i nuovi Smalling e Mkhitaryan, più Veretout che non ha ancora giocato nemmeno un minuto, diventino subito titolari e decisivi (…).


Il gioco piace, la difesa no. Ma il meteo di Fonseca vira verso il bello

GAZZETTA DELLO SPORT - (…) Dalle porte girevoli del «Grand Hotel Calcio Mercato» sono passati 30 giocatori in uscita (compresi ovviamente i Primavera) e 12 in entrata (stesso discorso). Alla luce di questo, si può solo immaginare le difficoltà che incontrerà Paulo Fonseca per assemblare la nuova rosa della prima squadra, che è stata completata solo ieri, nell’ultimo giorno di trattative. Ma l’allenatore portoghese – dopo aver ringraziato i tifosi per il supporto nel derby – ha detto chiaro: «Continueremo a lavorare per crescere». Innanzitutto lo spirito. Raccontano che due giorni fa nello spogliatoio, alla fine del derby, la rabbia per non aver fatto una gran figura contro la Lazio sia stata palpabile. Questa cosa è piaciuta a più di un dirigente, sicuri che in altri tempi molti giocatori avrebbero festeggiato lo scampato pericolo. Il secondo elemento positivo è dato dalla condizione fisica, che viene raccontata in crescita (…). Il terzo dato che può far sorridere è la facilità che mostra la squadra nell’avvicinarsi alla porta avversaria (…). Che cosa non va? Per prima cosa gli infortuni. A stagione ufficialmente al via aver già perso Perotti, Spinazzola e due giorni fa Zappacosta – tutti per problemi muscolari – ha resuscitato gli spettri della passata stagione (…). Poi la fase difensiva, che ovviamente andrà giudicata al meglio solo con la rosa al completo (…). Il filtro in mediana è da rivedere, come l’aiuto degli esterni d’attacco ai terzini chiamati a spingere. Inoltre, anche la gestione della palla deve migliorare e l’allenatore lo ha sottolineato (…).


I giocatori arrivati dalla Premier sono degli affari o solo dei saldi?

GAZZETTA DELLO SPORT - Il ragionamento in fondo è abbastanza semplice: le squadre inglesi dominano in Europa con 4 finaliste tra Champions League e Europa League e allora per ridurre il gap i nostri club vanno a pescare tra i club d’oltremanica. Staccando assegni pesanti come per Lukaku o sfruttando la scadenza di contratto come per Ramsey, ma anche e soprattutto andando a prendere giocatori ai margini nei rispettivi club come Sanchez passato dallo United all’Inter, oppure Smalling e Mkhitaryan approdati alla Roma dallo United e dall’Arsenal. Obiettivi veri o operazioni last minute poco importa, quello che conta è che parliamo di due talenti purissimi come il cileno e l’armeno e di un difensore affidabile che senza toccare livelli altissimi di rendimento con i Red Devils ha fatto sempre il suo (…). Pochi minuti dopo aver giocato il derby di Londra Arsenal-TottenhamMkhitaryan ha preso un volo per Fiumicino per indossare la maglia della Roma. Talento assoluto, dotato di una tecnica sopraffina, Mkhitaryan è un giocatore atipico che può giocare in tante zone del campo. Mezzala, esterno offensivo o trequartista: può fare tutto e lo fa quasi sempre bene (…).


Schick, il peso del colpo più caro di sempre

GAZZETTA DELLO SPORT - (…). Era l’estate del 2017, quella in cui Schick, mentre era in vacanza alle Maldive, venne a sapere che la Juve rinunciava al suo acquisto e che si sarebbe dovuto fermare per non meglio precisati problemi al cuore. Per lui fu una mazzata terribile, ma il suo staff lo convinse che sarebbe potuto anche essere un bene, visto che si sarebbe scatenata un’asta, dopo l’ottima stagione alla Sampdoria, chiusa con 13 reti in 35 presenze. Lo volevano l’Inter, il Napoli, l’Arsenal e il Borussia, alla fine la spuntò la Roma perché Monchi, dopo aver fallito l’operazione Mahrez, voleva un grande colpo. E allora disse sì a tutte le richieste di Schick - cinque anni di contratto a 2.8 milioni più bonus - e a tutte le richieste della Samp, che per venderlo ottenne 42 milioni (anche se dilazionati). Schick divenne l’acquisto più caro della storia della Roma e questo peso gli è rimasto addosso per tutte le 58 partite in giallorosso, chiuse con la miseria di 8 reti. Due anni dopo il ceco va al Lipsia in prestito per 3,5 milioni (ed eventuale bonus di un altro mezzo milione) più diritto di riscatto a 28, che diventeranno 29 in caso di qualificazione in Champions del club tedesco (…).


Mancio rimanda Kean e Zaniolo: «Devono imparare a comportarsi»

IL MESSAGGERO - BUTTARO - Dopo la pausa estiva gli azzurri ripartono da Bologna in vista delle due trasferte per le qualificazioni ad Euro 2020 in Armenia e in Finlandia. Il ct Roberto Manciniha le idee chiare: «La nostra squadra è già abbastanza delineata, se ci fosse qualche novità interessante in più avremo maggiori possibilità di scelta». In casa azzurra non mancano gli infortunati e anche Insigne è in forse, così è stato convocato in aggiunta Vincenzo Grifodall'Hoffenheim. Cristante ieri è stato rimandato a casa a causa della febbre (al suo posto convocato Tonali) mentre Chiellini e De Sciglio sono stati rimpiazzati da Acerbi e D'Ambrosio. «Mi dispiace soprattutto per Giorgio, Piccini e Pavoletti, che hanno avuto infortuni un po' più gravi», ha spiegato ancora Mancini.

BOCCIATI Alla lista degli assenti si aggiungono poi Kean e Zaniolo, non convocati da Roberto Mancini per ragioni disciplinari, dopo essersi presentati in ritardo all'allenamento dell'Under 21durante l'ultimo Europeo. «A me non piace mai lasciare a casa qualcuno, ma spero che serva a loro per il futuro. Sono giovani, abbiamo dato loro una possibilità in Nazionale e devono imparare a capire la necessità di comportarsi bene». Per entrambi si tratta di uno stop momentaneo: «Non hanno fatto nulla di particolarmente grave e non li ho chiamati, perché non era necessario sentirli. Ma a ottobre, se lo avranno meritato, saranno di nuovo qui con noi. Per giocare in Nazionale ci vogliono doti tecniche ma anche comportamentali». E sul romanista Zaniolo il ct aggiunge: «Ora non cominciamo a dire che se perdiamo è perché manca Nicolò. Non bastano cinque partite per essere un campione. Bisogna lavorare tanto e deve capire che quello che ha avuto gli è arrivato all'improvviso». La Nazionale, che affronterà giovedì l'Armenia e domenica la Finlandia, viaggia a punteggio pieno. «Le gare che arrivano non saranno semplici», sottolinea il ct. «Sia gli armeni che i finlandesi giocano da mesi e dovremo tirare fuori le qualità tecniche e combattere fino alla fine».

CAMPIONATO Mancini parla anche delle prime due gare di campionato con tanti gol e spettacolo: «Le reti per me che le vedo, sono divertenti. Ho visto due gare finite 4-3 e una 3-3, con difese ancora un po' da registrare, ma belle fino agli ultimi minuti. È un peccato avere pochi italiani nel campionato italiano, questo è sicuro». In prima pagina torna ancora il razzismo. Così Mancini: «Succede ancora, da noi e anche in Inghilterra. Temo che succederà sempre, perché le persone poco intelligenti ci sono sempre. Lukaku ha ragione: nel 2019 i tempi per queste cose dovrebbero essere passati». Tornare a Bologna per Mancini è sempre un'emozione e qui non può mancare un pensiero per Sinisa Mihajlovic: «Sta già molto meglio, mi sembra che tutto vada per il verso giusto. Il suo sorriso rende felice chi gli vuole bene, e sono tanti».


Con Kalinic ecco 170 reti: «Segneremo io e Dzeko»

GAZZETTA DELLO SPORT - A Nikola Kalinic, la personalità di certo non gli manca, se si pensa che nel giugno di un anno fa l’attaccante croato, al Mondiale di Russia, per essersi rifiutato di entrare nel finale di Croazia-Nigeria, fu rimandato a casa dal c.t. Dalic  (…). Adesso però, giunto alla Roma in prestito oneroso dall’Atletico Madrid per 2 milioni e diritto di riscatto per 9 milioni, la disponibilità sembra assoluta, come si è visto dal sorriso felice mostrato già in aeroporto e alle visite mediche. «(…). Sono arrivato in un grande club. Con Dzeko segneremo tanto insieme. La Roma ha una grande storia». In ogni caso, da Spalato (dove ha cominciato) fino a Madrid (dove ha trovato poco spazio), Kalinic – ex Fiorentina e Milan –, a 31 anni di età, ha segnato 155 gol in 430 partite con la maglia dei vari club, mentre con la Croazia ne ha realizzati 15 in 42 match (…).


Fonseca riparte dal mercato

IL MESSAGGERO - TRANI -  Ricominciamo: lo slogan parte da Trigoria e bisogna prenderne atto. La risalita della Roma, solo 2 punti in 2 partite, passa forzatamente dal mercato. Petrachi lo completa al fotofinish con gli ultimi tre acquisti (per un totale di dieci). Due sono titolari: Smalling, il centrale esperto e veloce che è stata pure l'unica richiesta esplicita di Fonseca, e Mkhitaryan, il trequartista-esterno offensivo che si sposa bene con il calcio del portoghese per duttilità, efficacia e qualità. In sintesi sono loro i sostituti, a lungo attesi durante l'estate, di Manolas ed El Shaarawy. Sono arrivati e, a questo punto, è il caso di dire: meglio tardi che mai. Il terzo rinforzo ha invece il peso del dodicesimo uomo: Kalinic, il centravanti di scorta necessario per avere il vero vice di Dzeko e non più Schick che se n'è andato proprio perché non ha mai dato l'idea di gradire il ruolo di prima punta. Perfezionata in extremis la rosa, adesso va assemblata. Compito impegnativo. E nemmeno lampo. Realizzabile, però: l'allenatore ha più specialisti nei ruoli finora scoperti.

LABORATORIO APERTO Il lavoro di Fonseca, insomma, avrà finalmente un senso dopo la chiusura della sessione estiva del mercato. Non riparte da zero, ma quasi. Perché la Roma, almeno quella vista nelle prime due gare del torneo, è ancora incompiuta. Lo stile del portoghese è inequivocabile: difesa alta (abbassata nella ripresa del derby per necessità), verticalizzazione continua e pressing collettivo. Squadra, come la definisce lui, dominante in partita. Coraggiosa e quindi offensiva. E, anche se contro la Lazio sono state evidenti alcune correzioni dopo le tre reti prese al debutto contro il Genoa (almeno un terzino sempre bloccato e i due esterni d'attacco allineati ai mediani in fase di non possesso palla), la sua idea resta quella di partenza: avanti con il 4-2-3-1, propositivo e comunque spregiudicato.

TRIPLICE INTERVENTO La sosta per gli impegni delle nazionali, nonostante l'assenza di diversi titolari, aiuta Fonseca. Che si prepara a cambiare almeno un interprete per reparto. Inserendo, magari gradualmente, qualche nuovo. Finora solo Pau Lopez, cioè il portiere, è partito dall'inizio nelle prime due giornate. Unico dei rinforzi di questo mercato. Mancini è stato invece titolare nel derby, dopo aver debuttato in giallorosso a metà ripresa del match con il Genoa. Come è successo a Diawara, solo per 5 minuti (4 di recupero) contro la Lazio. Va, dunque, dato quasi per scontato l'inserimento di Smalling: in coppia con Fazio (o Mancini). Ma il giocatore simbolo della virata è Veretout, fin qui mai utilizzato. È il centrocampista di sostanza e interdizione fondamentale per l'equilibrio che la Roma proprio non ha. Tocca a lui farla essere più squadra. Che oggi non è. Si è visto con il Genoa: esageratamente sbilanciata. La conferma con la Lazio: più prudente e caratterialmente tosta, ma sempre vulnerabile. La terza mossa è da mettere in preventivo davanti. Kluivert, titolare anche domenica solo per il forfait di Zappacosta nel riscaldamento, non è l'esterno ideale per il rombo offensivo del portoghese. Mkhitaryan, sì. È l'interprete giusto, di piede destro, da mettere a sinistra, dove al momento non è utilizzabile Perotti. Anche se l'ultimo arrivato lascia subito Trigoria per raggiungere la sua Nazionale (con l'Armenia affronterà giovedì l'Italia a Yerevan nelle qualificazioni europee), è da considerare pronto per prendersi la maglia, avendo giocato domenica il derby di Londra.

STOP IN CORSIA Fonseca, però, non potrà ancora mettere a punto la linea difensiva. Zappacosta e Spinazzola, cioè i nuovi terzini, sono indisponibili. Gli avrebbero fatto comodo per perfezionare il reparto che rimane sotto la lente di ingrandimento.


Amantino Mancini: addio al Foggia dopo una partita

IL MESSAGGERO - CORDELLA – La più classica  delle avventure cominciate male e finite peggio. Tra Amantino Mancini e il Foggia l’amore non è mai sbocciato davvero. E così l’ex giallorosso, chiamato sulla panchina rossonera per ricominciare la scalata dalla serie D dopo il fallimento di questa estate, si è dimesso dopo appena una partita. Persa, domenica contro il Fasano, per 1-0. Un ko che non si sa bene per quale motivo ha fatto talmente infuriare la nuova dirigenza dei Satanelli da far scattare subito la punizione, con i giocatori costretti a non ritornare dalle famiglie domenica sera, per allenarsi ieri alle 6 di mattina. Una mossa che evidentemente il tecnico non ha gradito, affidando a una nota stampa le ragioni del divorzio: «Una differente visione sulle modalità operative e di esecuzione del progetto» sulla base del quale era stato ingaggiato. Si chiude così per Mancini un’odissea cominciata all’indomani dell’annuncio dell’ingaggio da parte del club con i tifosi che avevano sommerso i social di slogan come «Non vogliamo l’allenatore stupratore», in riferimento a una condanna in primo grado subita nel 2010 dall’ex giallorosso – che si è sempre dichiarato innocente per una presunta violenza sessuale ai danni di una ragazza conosciuta a Milano, ai tempi in cui vestiva l’altra maglia rossonera. Un abbinamento cromatico dal quale, evidentemente farebbe bene a stare lontano.


Estate record, la serie A ha speso più di un miliardo

CORRIERE DELLA SERA - L’estate delle follie. La più costosa di sempre, perfino più di quella scorsa, quando per la prima volta la serie A sfondò quota un miliardo di euro. Nel 2018, l’anno di Cristiano alla Juve per 112 milioni, le 20 squadre del nostro campionato investirono complessivamente sul mercato 1.120 milioni. Chi pensava che quel record sarebbe durato a lungo si è dovuto ricredere: la sessione terminata ieri dopo 63 giorni ha chiuso con un giro d’affari di 1.200 milioni. E un rosso, cioè la differenza fra spese ed entrate, di 330. La bolla del calciomercato è in crescita esponenziale. E lo dimostra in maniera chiarissima il confronto con i dati del passato. Cinque anni fa la cifra investita dalle nostre squadre non sfiorava nemmeno i 400 milioni, un terzo di oggi. Ed era solo il 2014. La quota è impennata l’anno successivo, nel 2015, arrivando a 637 milioni, per poi toccare i 765 milioni nel 2016 e i 999 milioni nel 2017 (…). La Liga ha speso 1,32 miliardi, non troppo lontana dagli inglesi con 1,55 miliardi. Noi siamo terzi, segue la Bundesliga a 733 milioni e la Ligue1 francese a 635 (…). Può davvero il nostro calcio, indebitato secondo l’ultimo Report della Figc per 3,9 miliardi di euro, sostenere investimenti di questo genere? (…). Una cosa è certa, anzi due. La prima è che con le plusvalenze, amatissime dai nostri club, non si va molto lontano. L’altra è che in Italia si continua a investire sui giocatori e non sulle strutture (…).Resta poi un’altra domanda, forse la più inquietante: quanto di questo miliardo uscito dalla tasche delle società giova al livello tecnico del campionato e quanto alle tasche dei procuratori?