Ismaily in arrivo. Il ct della Bosnia: “Dzeko all’Inter”

LEGGO - BALZANI - Il primo rinforzo arriverà dallo Shakhtar. È sempre più vicino, infatti, l’acquisto di Ismaily, terzino sinistro brasiliano allenato da Fonseca sia in Ucraina che al Braga. La richiesta è di 20 milioni, ma si può chiudere a 15. Ismaily sostituirebbe Kolarov, corteggiato pure dal Fenerbahce. A centrocampo occhio a Fred dello United (in prestito) anche se in pole resta Guimaraes. Il ct della Bosnia Prosinecki conferma: «Dzeko giocherà in un altro club italiano». L’Inter. Il Dortmund, infine, ha chiesto informazioni su Schick.


Il nuovo ds cerca l’entrata a effetto: il colpo Higuain al posto di Dzeko

IL MESSAGGERO - CARINA - «Ci serve un colpo». E' un messaggio che circola insistentemente nell'entourage di Petrachi. L'addio traumatico di De Rossi, i no di Conte e Gasperini, i dubbi di Totti, l'ultima stagione conclusasi fuori dalla Champions, quella prossima che si aprirà con i preliminari di Europa League, la cessione di Dzeko e quella presumibile di Manolas, l'aria di ridimensionamento che ormai pervade la tifoseria: ce n'è abbastanza per capire che serve una scossa. E questa non la può dare (per ora) Fonseca al quale andrà dato del tempo per incidere con il suo lavoro. Quello che può riaccendere l'entusiasmo è l'acquisto di un calciatore. Più di un portiere, un difensore o un mediano, da sempre è il centravanti che fa sognare un tifoso. Uno dei ruoli, dove la Roma - con la partenza di Edin - è scoperta. Il nome sul quale sta riflettendo Petrachi è Higuain. A bilancio per 36 milioni, il centravanti - soprattutto se Sarri dovesse essere accontentato con Icardi - tornerebbe sul mercato. Trentuno anni, nel pieno della maturità anche se reduce da una stagione negativa, si porta dietro il fardello dell'ingaggio: 7 milioni. Domanda lecita: se la Roma non ha voluto rinnovare Dzeko a 4,5 perché dovrebbe prendere l'argentino che ne guadagna 2,5 in più? La risposta arriva dal mercato. Higuain, al momento, non ha offerte e la Juventus non intende tenerlo (alla pari di Mandzukic). Ha ancora due anni d'ingaggio e la Roma, in Italia (dove preferirebbe restare), appare l'unica destinazione possibile. Senza contare che il prossimo anno va in scadenza: difficile garantirsi uno stipendio ultra milionario a 32 anni, più facile farlo con 12 mesi d'anticipo, allungando la durata, spalmando l'importo. Al netto delle smentite, a Trigoria ci stanno pensando anche perché la Juve è disposta a cederlo con la formula del prestito oneroso (18+18). Non è una trattativa che andrà (eventualmente) in porto a breve, ma quello dell'argentino è un nome da tenere in considerazione.

KOSTAS ASPETTA SARRI - Capitolo Manolas: non potendo arrivare a Koulibaly, Sarri ha fatto il nome del greco che deve vincere qualche resistenza all'interno della dirigenza bianconera. Un difensore però del livello di Kostas, pagando la clausola di 36 milioni, potrebbe rivelarsi un ottimo investimento. Raiola ne ha parlato anche negli ultimi giorni con la Juve e come spesso capita nel mercato, con l'approdo di Manolas a Torino, potrebbe poi agevolare il club in altri affari: su tutti, il ritorno di Pogba.


Roma, Totti detta le sue condizioni

IL MESSAGGERO - TRANI - «In questo momento vengono dette e scritte tante parole, cercando di ipotizzare i miei pensieri e le mie scelte. A breve il mio punto di vista nella giusta sede». Su Twitter, a metà pomeriggio, qualche parola di Totti. Il messaggio è alla piazza e soprattutto alla Roma. Garantisce che farà chiarezza. E correttamente inizierà con chi dovrebbe essere il suo interlocutore. Se servirà, poi spiegherà pure ai tifosi. Deve, però, intervenire per non essere usato. Capita di questi tempi, e non solo a lui, attorno al pianeta giallorosso. C'è chi ne interpreta il ruolo per interposta (e conosciuta) persona. E c'è qualche ventriloquo che, anche per iscritto, racconta come l'ex capitano vive i giorni dell'ennesima rifondazione decisa dalla proprietà Usa. Meglio, dunque, essere diretti. E definitivi. In un senso o nell'altro. Francesco, una volta per tutte, proverà a dettare le sue condizioni. Ecco perché non ha ancora risposto all'offerta ricevuta il mese scorso: gli piace il ruolo di dt. Ma l'etichetta non gli basta. Vuole essere operativo e non lo è. E, se la situazione non cambia, si chiamerà fuori.

POSIZIONE SCOMODA - Totti, e lo sanno bene i suoi cari nemici, è solo spettatore della nuova restaurazione. Oggi come ieri. E come ha detto in pubblico De Rossi nel giorno dell'addio alla Roma, ammettendo che l'ex compagno, da dirigente, «incide poco». Daniele ha vissuto accanto a Francesco che, da quando ha cambiato mestiere, ha solo suggerito Ranieri, bloccando il tentativo di Baldini di portare Paulo Sousa. L'unico intervento, in 2 anni, per respingere l'ingerenza del suggeritore di Pallotta. Ma, prima e dopo, niente. Nella programmazione della prossima stagione, non ha scelto né il ds né l'allenatore. Ha proposto a vuoto. Petrachi e Fonseca sono indicazioni di Baldini, sposate da Fienga e accettate da Pallotta. La Roma è cosa loro. L'ex capitano assiste e, spesso, non capisce. A Madrid, la scorsa settimana, fu tagliato fuori dall'incontro con Fonseca, al quale hanno partecipato Fienga e Petrachi. L'allenatore, prima di spostarsi in Spagna, ha fatto però sosta a Londra per ricevere la benedizione del Papa di Reggello. Questa è la Roma di altri. Non di Totti, assente nonostante lo abbiano attirato con il ruolo di responsabile dell'area tecnica.

RUOLO DI FACCIATA - Il futuro (?) dt ufficialmente non ha partecipato al vertice perché la sua presenza avrebbe dato troppo nell'occhio. Non quella del ds che, in teoria, è ancora a libro paga del Torino... Meglio esportare, intanto, il ceo che nel giorno del saluto a De Rossi è stato sincero: «Io non so di calcio, sto studiando». Ecco perché vorrebbe accanto Francesco: ha chiesto la sua promozione a Pallotta. E l'ha ottenuta. Il presidente, nella lettera ai tifosi, ha ringraziato ed elogiato proprio Totti: «Sono stato testimone di quanto stia proseguendo la maturazione di Francesco come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Guido riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro».

SOLITO TEATRO - Ma sempre nella lettera di Pallotta, pure la consacrazione di Baldini. «Franco è chiaramente un mio consigliere e confidente da molto tempo Con discrezione ha sempre permesso alla società di incassare molti soldi». Negli ultimi tre summit all'estero Baldini sempre presente, mai Totti (coinvolto, in ritardo, solo nel terzo e chiamatosi fuori perché scavalcato ultimamente dall'Inghilterra su ogni decisione): a Lontra (ottobre), a Boston (marzo) e di nuovo nella City (mercoledì). La proprietà Usa premia Francesco con la medaglia al petto di direttore tecnico. Ma poi lo tratta da ministro senza portafoglio. Da figurante. Pure sul mercato, dove opera Petrachi con la supervisione di chi detta ogni strategia da Londra (è il motivo del no di Campos). Totti, dopo la telefonata di ieri, cercherà di incontrare Fienga nelle prossime ore. Non intende mettere la faccia su quanto non gli appartiene. Ancora di più essere il testimonial dell'austerity. Non ha mai chiesto l'aumento dell'ingaggio nè la testa grigia di Baldini. Nessuno gliel'ha offerta, cosi come non ha mai creduto a quanto messo in giro da Franco: pronto a fare un passo indietro. E magari una pedalata in più.


Stadio, la Roma va da Raggi ma non c’è intesa sulle opere

IL MESSAGGERO - DE CICCO - Un vertice segreto, Virginia Raggi e Mauro Baldissoni, la sindaca e il vicepresidente esecutivo dell'As Roma, faccia a faccia in Comune. Doveva servire, nell'intenzione dei privati, a riavvicinare le parti sul progetto Tor di Valle, che arranca tra arresti per corruzione e nodi amministrativi. Ma la riunione di martedì è terminata con una fumata nera: la distanza marcata venuta fuori in queste ultime settimane si è ripresentata plasticamente durante il colloquio. Raggi non ha ceduto davanti al braccio destro di James Pallotta: le opere pubbliche che i proponenti si sono impegnati a finanziare - essenziali per limitare gli ingorghi nel quadrante Sud di Roma - devono essere completate e funzionanti in tempo per la prima partita. Tutte, senza eccezioni o sconti. Così è stato scritto nelle due delibere che, prima con Marino sindaco e poi con i grillini in Campidoglio, hanno dato il via libera preliminare all'operazione calcistico-immobiliare.

CAMBIO DI SCENARIO - Le parti sono talmente distanti che, dopo il vertice flop con il Comune di Roma, una delegazione dei giallorossi si è presentata ieri nella sede dell'amministrazione di Fiumicino. Dove il sindaco, Esterino Montino, da tempo si è detto disponibile a costruire lo stadio del club. A presentarsi nel palazzo del Comune dell'aeroporto, sulla Portuense, è stato sempre Baldissoni, affiancato da due emissari statunitensi e un progettista. Una mossa fatta trapelare, forse perché l'eco si sentisse anche in Campidoglio.
All'incontro tra Baldissoni e Raggi non erano stati invitati i tecnici di Roma Capitale, insomma i dirigenti che, a suon di lettere e carte bollate, da un mese hanno sottolineato tutte le falle del progetto e gli impegni che i privati non vorrebbero rispettare. Alla riunione c'era solo l'assessore all'Urbanistica, Luca Montuori, dal cui ufficio però ieri non hanno voluto rilasciare dichiarazioni sul vertice con i giallorossi. Fonti dell'Urbanistica comunale però confermano che «la distanza è rimasta la stessa, posizioni invariate».

Del resto i grillini in Assemblea capitolina hanno già fatto capire alla sindaca che non sarebbero disposti a votare un compromesso al ribasso sulle opere pubbliche, già ampiamente sforbiciate rispetto alla versione iniziale del progetto dopo il taglio di una parte delle cubature record, quelle destinate ad alberghi, uffici e negozi. «Una variante morbida in Aula incontrerebbe troppi ostacoli», ha ammesso il presidente della Commissione Mobilità (e fedelissimo di Raggi) Pietro Calabrese.

LA ROTTURA - La prossima settimana si dovrebbero rivedere in Campidoglio i dirigenti dell'Urbanistica e quelli della Roma, per riprendere in mano le carte della convenzione tra Comune e club. Il documento su cui non si trova accordo. Palazzo Senatorio finora è stato chiaro: per aprire lo stadio la malandata ferrovia Roma-Lido deve viaggiare a 16 treni l'ora (una corsa ogni tre minuti e mezzo...) e l'Ostiense-Via del Mare va unificata e rimessa a nuovo, così come tutti gli svincoli. Ma al di là delle questioni tecniche, ormai lo strappo - anche politico - è nell'aria.


Manca l’accordo per il rinnovo di Under, il turco vuole lo stesso ingaggio di Kluivert

IL TEMPO - La Roma sta lavorando al mercato in entrata ma anche sui rinnovi contrattuali. Uno di quelli più impellenti è sicuramente quello di Cengiz Under. Il turco ha chiesto un adeguamento dell’ingaggio e la Roma sarebbe anche disposta a concederglielo ma le due parti sono distanti sulle cifre. L’ex Basaksehir ha chiesto lo stesso ingaggio di Kluivert (2 milioni più bonus) mentre i giallorossi sarebbero arrivati al massimo a 2 compresi i bonus.


Under-Schick sì, Nzonzi no

IL TEMPO - BIAFORA - Ripartire da Under, fare un ultimo tentativo con Schick e acquistare un portire, un regista e un centravati al posto di OlsenNzonzi e Dzeko. E in difesa, due nuovi centrali se partirà ManolasFonseca, nel corso dei primi incontri con la dirigenza della Roma tra Milano e Londra, ha spiegato le proprie idee sulla rosa giallorossa. Il nome cerchiato in rosso sulla lista consegnata dal nuovo allenatore a Petrachi e agli altri dirigenti, è quello di Under. Il tecnico portoghese ha chiarito che gli piace «giocare con il 4-2-3-1, però il sistema non è la cosa più importante, contano le dinamiche» e l'esterno turco si adatta al meglio al ruolo di ala destra ditale modulo, grazie alla sua capacità di saper «entrare dentro al campo» e per i suoi strappi sulla fascia. Fonseca ha chiesto la conferma di Cengiz, che però non riesce a trovare un accordo per il rinnovo con la società: Under ha espresso la volontà di guadagnare la stessa cifra di Kluivert (due milioni abbondanti e bonus, ora è fermo a poco meno di uno), ma a Trigoria sono intenzionati a contenere il monte ingaggi e gli hanno proposto un salario da massimo due milioni compresi bonus, facendo inoltre capire che in caso di richiesta di cessione non si accontenteranno di una cifra al ribasso.

Un altro dei primi giudizi forniti da Fonseca è quello sul desiderio di provare a rilanciare Schick, un giocatore che ha deluso sia Di Francesco sia Ranieri. A causa del particolare contratto stipulato con la Sampdoria, la Roma non può ancora permettersi di cedere il ceco a titolo definitivo e potrebbe soddisfare la voglia dell'allenatore, congelando qualsiasi discorso su un prestito al Borussia Dortmund (il Bayer Leverkusen ha puntato Dolberg).

Nell'elenco dei calciatori di cui può fare a meno, l'ex Shakhtar, che gradirebbe tornare a lavorare con Fred ora in forza al Manchester United, ha inserito il profilo di Nzonzi. Il francese non corrisponde alle caratteristiche ideali che Fonseca vuole nei due centrocampisti davanti alla difesa, preferendo una coppia formata da un regista puro, uno dei maggiori obiettivi sul mercato, e un giocatore più dinamico. Dopo un solo anno il classe 1988, pagato 29,4 milioni più bonus da Monchi, potrebbe quindi lasciare la Capitale, ma non potrà essere ceduto a meno di 22 milioni per evitare una minusvalenza. Uno che sicuramente entro il 30 giugno lascerà la Roma è Dzeko, anche se non si registrano passi avanti nella trattativa con l'Inter, al momento in stallo. I nerazzurri hanno offerto appena 8 milioni ai giallorossi, che hanno rispedito al mittente la proposta: l'obiettivo di Petrachi è quello di mettere in piedi un affare in stile Nainggolan, con l'inserimento di un giovane interista nelle negoziazioni e ricavando una cospicua plusvalenza dall'addio del bosniaco. Quasi impossibile lo scambio con Icardi (proposto anche Dalbert), ma tutte le parti sono al lavoro per superare l'impasse. Il probabile buon esito della trattativa è stato confermato dal ct della Bosnia: «Ho parlato - ha detto Prosinecki - con Dzeko che mi ha detto: "Vado via dalla Roma", probabilmente per un'altra squadra italiana». Per Manolas non sono pervenute offerte concrete, Olsen ha mercato in Inghilterra. Al suo posto la Roma potrebbe prendere il nazionale greco Barkas: recapitata una prima offerta da 7-8 milioni all'Aek Atene che manterebbe anche il 15% sulla rivendita. E il club dove giocava Ponce, ora destinato allo Spartak Mosca, pronto a spendere 8 milioni di euro e garantire 2 milioni netti d'ingaggio al ragazzo.


Futuro Totti in bilico: “Ora parlo io”

IL TEMPO  - AUSTINI - Il nodo è arrivato al pettine. Continuare in questo modo non ha senso e Totti sta per prendere la sua decisione, dai possibili risvolti «drammatici» per la piazza dopo lo strappo con De Rossi. Il giallorosso più forte di tutti i tempi non ha ancora accettato la proposta della società: promozione a direttore tecnico al fianco del ds Petrachi, aumento dello stipendio vicino al milione di euro e nuovi poteri. Il problema, però, è che Totti teme di non incidere neppure in questa veste potenziata forse solo sulla carta. A giorni avrà un incontro con il Ceo Fienga, l'uomo che ha provato più di altri a coinvolgerlo in questi mesi ma non è ancora riuscito a convincerlo. L'assenza di Totti a Madrid - dove è arrivato l'accordo con Fonseca - e soprattutto a Londra nel meeting organizzato da Pallotta è il segnale chiaro del problema irrisolto. Così come il suo tweet di ieri: «In questo momento vengono dette e scritte tante parole - spiega Totti - cercando di ipotizzare i miei pensieri e le mie scelte. A breve il mio punto di vista nella giusta sede».

Nella City inglese c'era Baldini, il consigliere-nemico dell'ex capitano che continua a influenzare le scelte di Pallotta (non sempre, vedi Fonseca). O uno o l'altro? Al momento non è questo il bivio, ma almeno fino a ieri sera Totti stava seriamente meditando l'addio, forte di altre possibilità che potrebbe costruirsi fuori dalla Roma. Se dal punto di vista economico si sente «coperto» dai contratti personali e le partite che gioca da star in giro per il mondo, ragiona sulla possibilità di mettersi in proprio, magari da procuratore. La Roma crede di avergli offerto il massimo e spera nel sì, consapevole del nuovo boomerang mediatico in arrivo in caso di rottura. Si salvi chi può.


Higuain-Manolas il prezzo è giusto. Juve e Roma: ecco il grande scambio, 36 milioni per uno e ok rosa e bilancio

LA GAZZETTA DELLO SPORT - A parte le specificità del mestiere, Gonzalo Higuain e Kostas Manolas hanno qualcosa in comune che sta invogliando i club a uno scambio di casacche: ci vogliono 36 milioni per portare via alla Roma il difensore greco, che ha una clausola per liberarsi. Caso strano, la stessa cifra chiede la Juventus per l’attaccante argentino. L’idea c’è, i contatti pure e il grande scambio tra Roma e Juventus può decollare perché fa comodo a entrambe, anche per esigenze di bilancio. (...)

L’interesse della Signora per Manolas – che piace anche a Napoli e Milan – non è storia recente. (...) La Juve lo considera valido tecnicamente (anche se caratterialmente non facile da gestire nelle dinamiche di spogliatoio) e a Sarri piace come profilo. In più il prezzo è invitante, perché i 36 milioni della clausola (33 andranno alla Roma, i restanti 3 al giocatore) sono ben più abbordabili delle cifre che girano per altri difensori (vedi gli 80 milioni per De Ligt e i 50,60 per Marquinhos). (...) Manolas, che dopo le fatiche con la Grecia è volato nella sua Naxos, gradirebbe la nuova destinazione e anche un ritocco dell’ingaggio (il suo procuratore, Mino Raiola, spara alto: 6 milioni annui).

I giallorossi non possono opporsi di fronte al pagamento della clausola, ma hanno già messo in conto l'uscita di Manolas che garantirebbe una plusvalenza alta (pagato 13 milioni nel 2014) e necessaria. In più rilancerebbero l'attacco con un nome forte, Higuain, che arriva da una stagione non esaltante ma porta in dote una valanga di gol. La Roma è l’unico grande club italiano che ha bisogno di una punta, visto che Dzeko è destinato a vestire nerazzurro. Anche se per filosofia non è il profilo ideale (a Trigoria si prediligono i giovani ai giocatori over 30) e ha un ingaggio alto (9,5 milioni) per altre due stagioni, si tratta comunque di un nome che può risultare gradito alla tifoseria. Tutto diventerebbe più facile se la Juventus, pur di chiudere il discorso Pipita, decidesse di contribuire all’ingaggio dell’argentino, alleggerendo così i giallorossi. Oppure si tratterebbe di spalmarlo in più stagioni.
Le premesse per il grande scambio dell’estate ci sono, ma i tempi certamente non saranno brevi. 


Totti shock: pensa all’addio. Tutti i dubbi di Francesco vicino a lasciare la Roma

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Tenendo conto del peso specifico che il calcio vanta a Roma, se davvero Francesco Tottilasciasse il club giallorosso sarebbe un altro saccheggio – stavolta emotivo – per una Capitale già immalinconita dall’addio di De Rossi. Una cosa è certa: mai dal periodo in cui subiva le lusinghe del Real Madrid l’ex capitano è stato così vicino a lasciare la Roma, rischiando d’interrompere una storia lunga 30 anni.

Ed è per questo che la proprietà da parte sua – che gli ha offerto il ruolo di direttore tecnico – sta facendo il possibile perché tutto questo non si realizzi, anche se ieri si è trovata spiazzata dal messaggio inquietante che Totti ha lanciato via social: «In questo momento vengono dette e scritte tante parole, cercando di ipotizzare i miei pensieri e le mie scelte. A breve il mio punto di vista nella giusta sede...». (...) L’offerta da parte del ceo Guido Fienga del ruolo di d.t. sembrava l’«happy end», invece le cose per il momento sono andate in maniera diversa. Totti vuole che la qualifica sia «riempita» di reale operatività, quella che – a suo dire - è ancora mancata negli ultimi tempi.

Due esempi su tutti. Pur stimando professionalmente sia il nuovo allenatore Paulo Fonseca che il nuovo d.s. «in pectore» Gianluca Petrachi, Totti ritiene di non essere stato veramente coinvolto nelle scelte. (...) Il senso del malumore di Totti è chiaro: se mi volete, almeno sul mercato il mio parere deve contare. (...) Petrachi tra l’altro ha telefonato all’ex capitano per manifestargli il suo desiderio di lavorare con lui, ma adesso è da capire se lo stesso Totti si sente in grado di ricoprire un ruolo pesante che, davanti a scelte magari sbagliate – come può capitare a tutti – gli facciano magari perdere l’universale consenso che ricopre agli occhi del tifo.


Speranze, frizioni e nostalgia del campo. Le due stagioni difficili dell’ex capitano

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Francesco Totti, in fondo, non è mai stato abbandonato dal desiderio di annusare l’odore dell’erba o di colpire il pallone come non riesce quasi a nessuno. A Roma lo fa esattamente da 30 anni. (...) I primi 28 anni sono stati praticamente perfetti. Gli ultimi due, invece, sono andati proprio come Totti non avrebbe voluto. L’ex capitano non desiderava essere una bandiera, ovvero l’uomo dei sorteggi in Uefa o quello da mandare in tv a far la voce grossa quando si materializzavano ingiustizie arbitrali nei confronti della Roma.

Lui avrebbe desiderato incidere nelle scelte di mercato fin da subito, confidando nell’occhio esperto che gli consente di distinguere il grano dall’oglio. Non è andata così, anche per via di un percorso esperienziale che andava fatto.

(...) L’esonero di Di Francesco, l’addio di Monchi e la separazione con Ranieri – unica vera scelta su cui Totti ha messo la faccia, insieme alle telefonate spese per Conte e Gattuso – ha innescato il malessere che raccontiamo a fianco, certificato poi da quell’addio a De Rossi che Francesco non aveva avallato. In mezzo, poi, c’è altro, forse anche la poca voglia di sporcarsi le mani. I tanti impegni tra calcio e padel, il corso da allenatore cominciato e subito interrotto, quell’inglese che non vuole decollare, così come il senso di non contare davvero.


Baldissoni a Fiumicino. Incontro col sindaco

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Una delegazione della Roma al comune di Fiumicino per parlare di stadio. Non si tratta di un cambio di rotta, anche perché sarebbe accompagnato da un ulteriore allungamento dei tempi, forse un possibile piano B. Facendo magari pressione sull’interlocutore numero uno del piano A: Roma Capitale e la sindaca Virginia Raggi.

All’incontro con Esterino Montino, primo cittadino di Fiumicino, erano presenti il vicepresidente giallorosso Mauro Baldissoni, due rappresentanti statunitensi e un progettista. (...) Da tempo, il sindaco di Fiumicino ha proposto alla Roma una soluzione, legata a un’area di 350 ettari, che si ritrova nella zona vicina al centro commerciale di Parco Leonardo, e all’aeroporto. Per ora, comunque, nonostante la faticosa strada del progetto Tor di Valle, l’ipotesi pare molto lontana.


Totti più vicino all’addio. La Roma può ammainare anche l’ultima bandiera

CORRIERE DELLA SERA - La Serie A riscopre le bandiere e la Roma rischia di ammainarle. Il Milan si è affidato a Boban e Maldini, la Fiorentina vuole Batistuta, invece il club di Pallotta non ha rinnovato De Rossi e vive un momento di tensione con Totti. Il dirigente vorrebbe contare di più e la convivenza con Baldini non è mai stata possibile. Al summit di Londranon c’era e si sarebbe convinto che una promozione a direttore tecnico potrebbe essere un vaso vuoto se le decisioni vengono prese da altri. Non ha messo becco sulle decisioni sul ds e sull’allenatore e ieri si è espresso su Twitter dando una “non smentita” sulle voci che si rincorrono da tempo. I rapporti con Fienga sono buoni e parecchi si sono stupiti quando, nella conferenza di addio di De Rossi, il CEO ha quasi “diminuito” le cariche di Totti. Lo stipendio dell’ex capitano è alto, ma potrebbe guadagnare anche di più facendo il commentatore Sky e il testimonial di Euro2020 per la Federcalcio.