Petrachi verso le dimissioni dal Toro

MESSAGGERO - CARINA - Dopo mesi di stallo, la prima mossa è stata fatta. La scorsa settimana (un paio di giorni prima del match contro l’Empoli), Petrachi ha incontrato Cairoponendo fine al gelo che durava dalla cena di Natale dove i due (che precedentemente non si parlavano da luglio) s’imposero una tregua. Nel colloquio, Petrachi ha comunicato al presedente del Torino la volontà di liberarsi in anticipo, rispetto all’anno di contratto che lo lega al club granata sino al 2021. Nella conversazione non ha menzionato la Roma. Cairo ne ha preso atto e avendo già dato mandato nelle settimane scorse di studiare le clausole del contratto - per trovare (invano) un appiglio - ha capito de finitamente di non poterlo trattenere. E nemmeno di potersi rivalere nei confronti del suo futuro ex dipendente a livello economico. Nei prossimi giorni, avverrà dunque il primo passo ufficiale: Petrachi presenterà la lettera di dimissioni. Il Torino, però, non vorrebbe concedergli sconti e favorito anche dalla modulistica federale punta a trattenerlo sino al 30 giugno. Dopo Roma-Parma, l’attuale ds ad interim Massara farà un passo indietro. Due le possibilità: accasarsi al Brescia o raggiungere Sabatini al Bologna.


L'ultimo abbraccio

IL TEMPO - AUSTINI - Una vita insieme e le strade che si separano improvvisamente. Dopo 25 anni condivisi a Trigoria, fra giovanili e prima squadra, alla Roma resta solo Totti, che capisce bene cosa sta passando il suo erede De Rossi e si accinge a salutarlo domenica. Per poi ritrovarsi, magari, tra qualche anno ancora uno affianco all'altro. La storia in giallorosso del centrocampista di Ostia, iniziata quando aveva 11 anni, si interrompe dopo la gara col Parma, la numero 16 nel club del suo cuore, fissata ufficialmente per domenica alle 20.30 con diretta su Sky. E come accadde a Totti, vestirà per l'unica volta la divisa della prossima stagione, che verrà sfoggiata in anteprima coi ducali: quel «16» sarà un esemplare da collezione. Ma quali calcoli per il miracolo Champions o il quinto posto, nella testa di De Rossi e di tutto il mondo romanista c 'è solo l'addio di Daniele, da consumarsi tra una pagina di giornale su cui pubblicare una lettera, musiche scelte dal protagonista e parole da scandire col groppo in gola (ma non col microfono allo stadio) prima di partire per le vacanze.

De Rossi aveva capito da mesi che stava finendo così e ora è diviso tra due forze: l'amore e la riconoscenza per i tifosi che lo osannano tra lacrime e rabbia, ma pure la consapevolezza che questa vicenda sta spaccando la Roma, con inevitabili strumentalizzazioni. De Rossi ormai ha la testa «oltre», con Pallotta - ed è paradossale - disposto ad aiutarlo per trovare una squadra negli States. Daniele ha già in mano almeno due offerte dalla Mls, entrambe dalla città simbolo della California: lo vogliono sia i Galaxy di Ibrahimovic sia i Los Angeles Fc capolisti nella Western Conference. Il problema è che, per problemi di salary cap, tutte le proposte dagli Usa sarebbero per la prossima stagione che inizia a marzo 2020, ma il mediano non ha intenzione di fermarsi a lungo e aspetta fiducioso segnali anche da big europee, mentre il Boca sembra al momento una suggestione.

Dall'altro lato Totti, che ieri è entrato nella Hall of Fame Figc e ha ritirato il premio Memorial Niccolò Galli, è pronto a definire con Pallotta un nuovo ruolo in società: l'etichetta è stata trovata da tempo (direttore tecnico) ma bisogna capire cosa e quanto possa fare Totti per dare davvero una mano alla Roma. «In campo mi divertivo di più - ha detto - da dirigente sto capendo alcuni meccanismi che non pensavo ci fossero. Per il nuovo ruolo non so niente, valuteremo». Nessun commento su De Rossi, come da accordi con la Roma per evitare ulteriori polemiche. Quelle a cui Pallotta risponderà probabilmente lunedì da Boston. Intanto ieri, per l'ennesima volta, ha dovuto smentire contatti col fondo del Qatar per la cessione del club.


Totti stanco di stare nell'ombra: “Direttore tecnico? Valuterò”. I dubbi di De Rossi sul suo futuro

REPUBBLICA - FERRAZZA - «Io direttore tecnico? Valuteremo, non so niente». Immerso nei dubbi legati al suo futuro, Francesco Totti prende tempo, intenzionato a mettere delle condizioni ben precise se la Roma dovesse proporgli un ruolo da dt. «Farò le mie valutazioni più avanti — continua l’ex numero 10, a margine della cerimonia d’ingresso della Hall of Fame del calcio italiano, a Firenze — Comunque posso dire che è più divertente il campo da gioco, da dirigente sto capendo alcuni meccanismi che non pensavo ci fossero». Totti vorrebbe uscire dall’ombra, acquistando più potere dentro Trigoria, ed è intenzionato a parlare con la proprietà per chiedere un ruolo operativo, non solamente di facciata, altrimenti andrà via. E la Roma, immersa totalmente nel boomerang generato dall’allontanamento di Daniele De Rossi, non può permettersi di perdere in questo momento un altro suo simbolo. Operatività nell’ambito dell’area sportiva — settore giovanile compreso — a stretto contatto col nuovo ds (Petrachi) e il nuovo allenatore (Gasperini?), senza essere utilizzato solamente come bandiera da sventolare quando necessario. Al termine del campionato, Totti parlerà con James Pallotta e capirà se ci sono i presupposti per continuare insieme. Così come, dopo il saluto all’Olimpico di domenica 26 contro il Parma, anche De Rossicomincerà il suo periodo di riflessione. Vorrebbe continuare a giocare, ma deve valutare varie situazioni e le offerte che gli arriveranno. Suggestiva l’ipotesi del Boca Juniors, ma complicata come scelta di vita. Un socio di Pallotta del Los Angeles Fc gli ha aperto le porte del calcio Usa, ma per il momento non è nei pensieri del numero 16. Potrebbe valutare l’interesse dei club europei, senza escludere anche di poter smettere, al termine di riflessioni che farà in vacanza, con la famiglia. In quel caso comincerebbe a studiare da allenatore (Guardiola, che ha conosciuto alla Roma, lo corteggia da tempo per inserirlo nel suo staff). Insomma, non è da escludere alcuna possibilità, perché, dopo lo choc dello strappo traumatico dal club giallorosso, avrà bisogno di tempo per capire. In tutto questo, continuano a registrarsi rumors, non confermati, di contatti e incontri tra la Roma e rappresentanti del Qatar per una possibile cessione del club. Pallotta smentisce, in attesa di capire il destino dell’iter legato allo stadio di Tor di Valle.


Totti in cerca d’autore

MESSAGGERO - TRANI - «Ancora non so niente sul mio futuro ruolo nella Roma. Io direttore tecnico? Valuteremo più avanti». Totti, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, entra nella Hall of Fame della Figc. È nella storia azzurra, lo premiano il presidente federale Gravina e il ct Mancini, come in quella giallorossa. Da calciatore. Adesso a Trigoria, però, è dirigente. Che, come ha spiegato De Rossi martedì scorso in pubblico, può incidere poco. Perché, sempre con il timbro ufficiale dell'attuale capitano, ogni strategia si decide tra Boston e Londra. Francesco, pure se sull'argomento non è stato interpellato (su input arrivato dalla Capitale), non se la sente di negare l'evidenza nella giornata passata a Firenze. E, quindi, conferma quanto detto da Daniele: non solo non ha potere decisionale, ma nemmeno sa di che cosa si dovrà occupare in futuro. Così, nel pieno della contestazione alla proprietà Usa, è sincero quando ammette che deve capire quali saranno i suoi nuovi (o anche vecchi) compiti nel club di Pallotta. «Sul rettangolo di gioco mi divertivo di più, era molto più facile per me. Adesso sto capendo alcuni meccanismi che non pensavo ci fossero».

VUOTO DI POTERE Totti, insomma, studia da dirigente. Ma a quanto pare non basta. Durante la cerimonia a Palazzo Vecchio, ha le spalle coperte da Gianni Rivera e Bruno Conti, seduti dietro di lui. Che è, in prima fila, vicino ad altri campioni premiati a Firenze e coinvolti più di lui dalle rispettive società. Soprattutto l'amico Javier Zanetti che, dopo essersi sfilato la maglia nerazzurra, è stato subito promosso vicepresidente dell'Inter. Accanto a loro Giancarlo Antognoni che la Fiorentina della famiglia Della Valle, pure se in ritardo, ha rivoluto almeno come club manager. Francesco sa che Pallotta, anche per l'ostracismo plateale di Baldini, è contrario a offrirgli la carica di vicepresidente. Anzi, per la verità, frena su qualsiasi nomina. Ma dalla sede di via Tolstoj, dopo il caso De Rossi, spingono per far cambiare idea al presidente e al suggeritore. L'umore della piazza non permette altre gaffe. Semplice la via d'uscita: riconoscergli il ruolo di responsabile dell'area tecnica (per essere dt, serve l'escamotage e quindi il patentino da allenatore). Nella Capitale, in primis il ceo Fienga, puntano a ufficializzare al più presto la promozione. E che, conoscendo il parere di Pallotta e Baldini, sarebbe solo di facciata. Mossa, dunque, studiata all'Eur per non far montare ulteriormente la protesta della tifoseria giallorossa.

OPERAZIONE SIMPATIA Ministro, dunque, senza portafoglio. Ma per il consenso popolare. Perché al mercato penseranno solo Baldini e Petrachi. Ridimensionando indirettamente la figura di Totti. Che, ad esempio, telefona a Ranieri, ad inizio marzo, per riportarlo alla Roma. Su decisione di altri, però, e non sua. Come è accaduto con Conte, incontrato dagli altri dirigenti, e con Gasperini, al quale si è dedicato Petrachi da ds del Torino. A chiamare Bielsa è stato Massara, sfruttando il canale aperto in passato da Sabatini. Su Sarri, invece, si muove da tempo Baldini. Sarà poi Pallotta, la prossima settimana, ad ufficializzare l'erede di Ranieri: confermata l'intesa con l'allenatore dell'Atalanta (triennale da 2,5 milioni, più bonus). «Giorno speciale e premio significativo». Francesco, intanto, ringrazia Gravina e si diverte accanto a Mancini che sfida spesso a paddle. Al mattino, prima di pranzare con Allegri (pure lui nella Hall Fame) a Coverciano e di scherzare con l'ex tecnico della Juve senza però offrirgli la panchina giallorossa, ha ricevuto in un locale della stazione di Santa Maria Novella il riconoscimento alla carriera nel Memorial Nicolò Galli. Ad accompagnarlo, Vito Scala e Bruno Conti. Che, a proposito di bandiere, è in scadenza di contratto. Pure lui aspetta di essere chiamato. La proprietà Usa cerca il nuovo responsabile del settore giovanile. Totti vota per lui. Da solo, però.


Sacchi: "L’Atalanta merita la Champions"

Arrigo Sacchi, storico allenatore del Milan, ha aprlato a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue dichiarazioni:

Tra Atalanta, Inter, Milan e Roma chi va in Champions?
«Non sono mica un mago!». (…).«L’Atalanta è quella che merita più di tutte di andare in Champions».

Perché?
«Delle quattro è la società che ha speso meno, è quella che ha la rosa più ridotta, eppure è quella che gioca meglio. Siccome ho sempre pensato che deve vincere chi merita, sostengo che l’Atalanta deve prendersi un posto in Champions».

Che cosa le piace della squadra di Gasperini?
«Fa un calcio in cui si vede la mano dell’allenatore, in cui si vedono le idee. I ragazzi hanno coraggio, e sanno uscire con brillantezza dalle situazioni di difficoltà. In Italia sono gli unici a praticare il “sistema puro”, uomo contro uomo: ciò significa che hanno fiducia nei loro mezzi. Non esagero se dico che questo è un gruppo di eroi: ci sono giocatori, e penso ad esempio a Ilicic, che in altre piazze non hanno reso come a Bergamo. Bravo, Gasp».

(…).

E la Roma?
«Gioca all’Olimpico contro il Parma, al quale vanno i miei complimenti per la salvezza: un vero miracolo sportivo. Però i giallorossi, se anche vincessero, dovrebbero incrociare le dita e sperare in una serie pazzesca di risultati per conquistare la Champions».


Raggi e la nomina del consulente 5S: i pm contabili indagano su Lanzalone

REPUBBLICA - D'ALBERGO - Su Luca Lanzalone ora piomba anche la Corte dei Conti. La procura di viale Mazzini ha già avviato da settimane i controlli sull’ex braccio destro di Virginia Raggi, il legale scelto dal M5S per gestire la trattativa per il nuovo stadio della Roma e poi arrestato con l’accusa di corruzione nell’inchiesta aperta proprio sull’affare di Tor di Valle. I magistrati contabili ora vogliono sapere quale atto della giunta Raggi — o comunque bollato dagli uffici capitolini — abbia formalizzato la collaborazione dell’avvocato con il Campidoglio. Vogliono capire a quale titolo il superconsulente già vicino ai pentastellati di Livorno abbia lavorato per il Comune prima di essere premiato dal Movimento con la presidenza di Acea. Fino a questo momento, conclusi i primi accertamenti, non è saltata fuori nessuna delibera. Neanche una determinazione dirigenziale. Se non dovessero spuntare atti, la procura della Corte dei Conti potrebbe chiedere un ulteriore approfondimento. Il sospetto, infatti, è che il Campidoglio possa aver messo a disposizione di Lanzalone uno staff di dipendenti pubblici, causando così un danno da disservizio. Il tema non è nuovo, almeno a livello politico. Già il 7 marzo 2017, nel corso di una seduta del consiglio comunale, era stato tirato fuori da Michela De Biase, ex capogruppo del Pd. Davanti alle domande della consigliera dem, in aula la sindaca Raggi rispondeva così: «L’avvocato Lanzalone ha formalizzato il 10 febbraio una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende. In particolare anche quella relativa alla Eurnova srl». Si tratta della società titolare dei terreni di Tor di Valle e di proprietà del costruttore Luca Parnasi, sotto indagine per corruzione nella stessa inchiesta che è valsa il giudizio immediato a Lanzalone. Immediata la replica di De Biase: «Dal punto di vista normativo quell’atto è nullo». Un’osservazione fondata, almeno a giudicare dalla contromossa della prima cittadina grillina. Il giorno dopo quell’assemblea, come documentato anche da Report, è Virginia Raggi a chiedere agli uffici di predisporre «con la massima urgenza» i documenti necessari a formalizzare la collaborazione di Lanzalone, che da oltre un mese trattava l’affare stadio per il Comune. Ora la Corte dei Conti vuole quel documento. Ed è pronta a chiedere conto anche ad Acea delle prestazioni dell’ex presidente.


Striscione in Curva Nord. Salutato De Rossi, lo stadio fischia

MESSAGGERO - «La Nord saluta De Rossi, fiero ed irriducibile nemico sul campo». Così la curva della Lazio, durante il primo tempo della partita con il Bologna all’Olimpico, saluta Daniele De Rossi. Il capitano della Roma, al quale la società di James Pallotta non ha rinnovato il contratto, giocherà l’ultima partita con la maglia giallorossa domenica sera in casa contro il Parma. Sentimenti contrastanti allo stadio durante l’esposizione dello striscione, fischiato da alcuni spettatori di altri settori, che forse hanno ancora in mente qualche sfottò o gesto inappropriato del ragazzo di Ostia. Ironia della sorte De Rossi dirà addio alla sua squadra il 26 maggio, anniversario della storica vittoria della Lazio nella finale del 2013 contro la Roma. Anche nel 2017 la Nord salutò l’addio di Totti con uno striscione.


Le lacrime d’addio meritano rispetto

MESSAGGERO - VALENTINI - Tra tanto cinismo e tanti eccessi, almeno nelle lacrime di addio il calcio non prevede graduatorie. Hanno tutte lo stesso significato e la stessa malinconia. Chi ironizza sulla commozione di un calciatore che appende le classiche scarpette al chiodo per “fine carriera” - professionista o dilettante, non cambia - vuol dire che non ha mai “vissuto” uno spogliatoio, non ha mai condiviso gioie, malumori, insuccessi, finanche i problemi personali con la complicità dei compagni di squadra. E non vale solo per il calcio, naturalmente. Barzagli, Pellissier, Abate, tre storie diverse, con la stessa umanità, riavvolte domenica nella memoria collettiva attraverso le immagini tv. Dopo il titolo Mondiale nel 2006, Barzagli ha avuto la forza di andare all’estero a vincere uno scudetto in Germania con il Wolfsburg e poi 8 Campionati italiani con la Juve, senza venir meno a una testimonianza di serietà, etica e rispetto con la maglia della sua squadra e con la Nazionale, 73 gare in Azzurro. Non aveva i piedi buoni Ignazio Abate che a quasi 33 anni chiude con il Milan una carriera fatta di sudore e volontà. Ma sono proprio le doti che lo hanno fatto amare dai tifosi rossoneri e lo hanno premiato anche con 22 presenze azzurre. Un esempio di fedeltà è quello di Sergio Pellissier, 17 stagioni consecutive con il Chievo, 495 partite e 134 gol. A proposito di bandiere, si è scritto e detto quasi tutto della liquidazione di De Rossi da parte della sua Roma. Lo stile è sostanza: è mancato lo stile, ma anche la sostanza, di fronte a un giocatore per il quale la maglia giallorossa è sempre stata una seconda pelle, insieme a quella della Nazionale che ha onorato senza risparmio. Lascerà la Roma, suo malgrado. Non lo lasceranno gli appassionati di calcio che lo celebrano (domenica nello stadio della Juve, ieri nell’Olimpico laziale) come un fuoriclasse del calcio e della vita.


Gasperini avanza verso Trigoria

IL TEMPO - BIAFORA - Uno si sente l'allenatore della Roma per il prossimo anno, l'altro non vuole parlare di futuro prima del termine della stagione, ma crede che sarà esonerato. Continua senza sosta il duello a distanza tra Gasperini e Sarri per la panchina giallorossa, con novità sostanziali attese soltanto per la prossima settimana, quando il campionato italiano sarà concluso e verrà disputata la finale di Europa League in cui è impegnato il Chelsea. Il tecnico toscano è convinto che a prescindere dal risultato con l'Arsenal la società gli darà il benservito, preferendo però rimandare ulteriori contatti con Baldini a dopo il 29 maggio. L'allenatore dell'Atalanta invece è già in parola con i giallorossi per un triennale da 2,5 milioni di euro annui e lo scorso venerdì ha avuto un primo colloquio con Percassi per trovare una soluzione per interrompere il contratto. Il piemontese a settembre ha rinnovato fino al 2021 (con opzione fino al 2022) e lunedì avrà un nuovo faccia a faccia con il presidente lombardo per chiedergli di lasciarlo libero di imboccare la strada che porta a Roma. A Trigoria non hanno alcuna intenzione di pagare un indennizzo, mantenendo la stessa linea portata avanti per Petrachi. Tra i primi compiti del ds ci sarà quello di parlare con l'entourage di Zaniolo (impegnato a giugno tra Nazionale maggiore e l'Europeo Under 21) per definire il rinnovo di contratto, allontanando le sirene del Tottenham, pronto a presentare un'offerta ufficiale a breve. «So che devo lavorare con il solo obiettivo di levarci le soddisfazioni che non siamo riusciti a prenderci in questa stagione. Forza Roma!», le parole del centrocampista che allontanano l'addio.


L’Antitrust punisce il "cartello" sui diritti tv esteri. Danni alla Serie A per almeno 500 milioni

IL SOLE 24 ORE - Un'indagine dell'Antitrust avviata nel luglio 2017 ha portato a sanzionare per oltre 67 milioni di euro tre operatori - MP Silva, IMG, e B4 - che si sono “spartiti” i diritti audiovisivi internazionali dei campionati di A e B, della Coppa Italia e della Supercoppa tra il 2008 e il 2015, danneggiando in tal modo il calcio italiano per centinaia di milioni di euro per oltre 10 anni. I tre operatori prima delle aste per la compera dei diritti tv  stipulavano tra loro degli accordi per ridurre il prezzo di acquisto, provocando quindi dei forti danni al calcio italiano. L'Antitrust ha infatti rimarcato come il tasso di crescita medio annuo dei ricavi tv esteri per le squadre italiane sia stato fra il 2009 e il 2018 pari al 13,6%, poco meno della metà di quello osservato negli altri paesi europei (21-23%).


Roma-Qatar, incontro al vertice?

MILANO FINANZA - MONDELLINI - Piovono conferme sulla notizia, anticipata il 4 aprile da MF - Milano Finanza, circa l'interesse del Qatar per la Roma. Dopo che la rivelazione era stata confermata dal Corriere dello Sport e dai quotidiani sportivi francesi come L'Equipe e Le Parisien (il Qatar è proprietario del Paris Saint Germain tramite uno dei suoi bracci finanziari, la Qatar Sports Investments) ieri è stata la volta dell'agenzia AdnKronos a spiegare che il patron di Paris Saint Germain, Nasser Al-Khelaifi, ha incontrato personalmente nella capitale rappresentanti della Roma ad aprile, ovvero nella prima metà del mese, ovvero nei giorni in cui questo giornale ha pubblicato la notizia. L'incontro (smentito però dal proprietario della Roma James Pallotta) sarebbe avvenuto in un lussuoso hotel romano, dopo che il proprietario del Psg era stato anche a Milano per una serie di appuntamenti. Secondo quanto risulta a MF - Milano Finanza, l'interessamento del Paese arabo per la Roma è dettato anche dalla volontà dell'Emirato di estendere la propria influenza sul calcio mondiale in vista dei Mondiali del 2022 organizzati in casa (in questo senso vantare del brand Roma dopo quello di Parigi sarebbe un fiore all'occhiello notevole) ma anche per le opportunità di business legate al nuovo stadio giallorosso. Ciò detto, però, difficilmente James Pallotta cederà alle eventuali avances qatarine sin tanto che non considererà spenta la speranza di costruire il nuovo stadio.


Il Middlesbrough pensa a Batistuta come allenatore

Gabriel Batistuta potrebbe diventare allenatore. Secondo Hartlepoolmail.co.uk, il Middlesbrough è alla ricerca di un sostituto dopo l'addio di Tony Pulis e l'ex giallorosso potrebbe essere una figura adatta a ricoprire questo ruolo. Per la panchina del club inglese ci sarebbe come favorito Jonathan Woodgate, ma è tutto da decidere.