Roma su Trippier. Il difensore inglese seguito anche da altri top club europei

La Roma segue Kieran Trippier. Questo è quanto fa sapere Don Balon in merito al terzino inglese del Tottenham, che tanto bene sta facendo in questa stagione. Oltre ai giallorossi, anche Manchester United, Atletico Madrid e Napoli avrebbero preso informazioni sul calciatore che potrebbe diventare un nome caldo del prossimo mercato estivo. 


Coppa Italia. La Lazio espugna San Siro ed è in finale

La Lazio vince 1-0 a San Siro contro il Milan dopo aver pareggiato 0-0 all'andata ed è in finale di coppa Italia. La rete decisiva dei biancocelesti porta la firma di Joaquin Correa, che segna al 58' su assist di Immobile. Domani si giocherà l'altra semifinale di ritorno che vede impegnate Atalanta e Fiorentina per stabilire chi sarà la rivale degli uomini di Inzaghi all'Olimpico il 13 maggio. Nel primo match, la gara finì 3-3. 


Il karma dell’aggiustatore

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – “Ognuno di noi ha un karma, il mio evidentemente è quello dell’aggiustatore”: parlava così in conferenza stampa Claudio Ranieri nel settembre del 2011, quando venne chiamato dall’allora presidente dell’Inter Massimo Moratti per risolvere una situazione assai problematica in casa nerazzurra, dopo il pessimo avvio di stagione con Gian Piero Gasperini al timone della squadra meneghina. Non una novità per il mister testaccino, come testimoniato dalle sue sincere dichiarazioni, anzi.

In tal senso, la Roma di oggi, che soltanto qualche giorni fa, casi del destino proprio contro l’Inter in quel di San Siro, si è confermata finalmente una ‘squadra’ nel vero senso del termine, appare fulgido esempio di ciò che ha spesso rappresentato colui che oggi la guida in panchina: unione d’intenti, grinta, motivazione e spirito di sacrificio. Lo spettacolo? Soltanto un aspetto accessorio.

Ranieri è tornato nella Capitale da poco più di quaranta giorni, eppure già sembra essere riuscito ad ‘aggiustare’ molte delle situazioni che con l’ex allenatore Eusebio Di Francesco avevano preso una piega disastrosa.

Esattamente in linea con il suo ‘karma’, a partire da quell’8 marzo in cui è stato ufficializzata la sua seconda esperienza in giallorosso come tecnico, l’ex Leicester ha cercato subito di puntare sulla compattezza del proprio undici in campo; non più pressione alta e aggressione costante nei confronti dell’avversario di turno, ma attendismo, “difesa della propria porta come se fosse vostra madre” (per dirla alla Carlos Bianchi) e spazio all’estro degli attaccanti in fase offensiva. Una ricetta semplice e finora redditizia, se è vero che la Roma, complice anche un ruolino di marcia tutt’altro che spedito delle dirette avversarie, può continuare a credere con fondate speranze nel quarto posto che significherebbe accesso diretto alla Champions League del prossimo anno, ma soprattutto soldi freschi per le malandate casse societarie.

Sull’efficacia del mister di San Saba nel ruolo ad interim per il quale è stato voluto in primis da Francesco Totti, non vi erano grossi dubbi; come avvenuto nel corso della sua prima esperienza a Trigoria, semmai, il problema con Claudio Ranieri può sorgere in un secondo momento, ovvero quando c’è necessità di ‘costruire’ e non più di ‘aggiustare’. Anche in questo caso, sono le varie esperienze vissute in carriera a parlare per il tecnico.

In primis per tale motivo, probabilmente, la conferma di Ranieri in giallorosso pure per la prossima stagione sportiva sembra essere opzione assai lontana dai piani societari. Impossibile dimenticare la differenza tra la Roma 2009/2010, presa in corsa da Ranieri e arrivata a un passo da un clamoroso scudetto al cospetto della super Inter del ‘Triplete’ di Josè Mourinho e quella dell’annata seguente: una squadra eccessivamente votata alla difesa (“Abbiamo rispolverato il catenaccio. Non abbiamo giocato a pallone, non abbiamo mai tirato in porta, abbiamo pensato solo a difenderci, sempre con dieci uomini sotto la palla. Giocando in questa maniera, francamente sarà difficile vincere le partite”, affermò uno stizzito capitan Totti dopo una pessima figura rimediata in Champions League a Monaco contro il Bayern) e con poche idee per far male agli avversari, soprattutto su palcoscenici di livello.

Il ‘karma’ del costruttore, evidentemente, non fa per mister Ranieri, che anche in altre circostanze si è trovato in difficoltà quando si è trattato di impostare un progetto partendo da zero.

Nell’estate del 2003, ad esempio, l’allenatore romano viene confermato al proprio posto e diventa quindi il primo tecnico dell’era Abramovich al Chelsea. Il russo si attende richieste esose per i migliori calciatori al mondo al fine di migliorare l’organico e invece arrivano: campioni in difficoltà, come Veròn, reduce da una pessima esperienza al Manchester United e Crespo, ‘dismesso’ dall’Inter dopo una sola stagione; promesse poi disattese, quali Mutu, Joe Cole, Duff, Johnson; giocatori assolutamente normali, rispondenti ai nomi di Geremi, Bridge, Parker e Smertin. Il risultato è un buon secondo posto finale in Premier e la semifinale di Champions, ma anche l’addio a fine anno. Abramovich sceglie di puntare sull’allora emergente Mourinho per vincere e la storia avrebbe poi sentenziato che il petroliere ci aveva visto lungo. Nelle due stagioni e mezza vissute a Londra prima dell’avvento del presidente russo, invece, Ranieri aveva ottenuto risultati assolutamente positivi (piazzamenti europei), considerando le pessime condizioni economiche in cui versavano i Blues; da lì nacque il soprannome di “tinkerman” (o “tinkerer”), traducibile in italiano come “colui che sa riparare con pochi mezzi a disposizione”.

Pochi mesi dopo l’addio alla Premier, Ranieri torna a Valencia. Viene scelto dai bianconeri sin dall’estate e per la sua squadra, il tecnico punta soprattutto sui connazionali Fiore, Corradi e Moretti: un altro buco nell’acqua. A fine febbraio, Ranieri viene esonerato.

Diversa la storia (da subentrato) a Parma tra febbraio e maggio del 2007. Chiamato in una situazione ampiamente compromessa, l’allenatore testaccino riesce a salvare miracolosamente gli emiliani, collezionando la bellezza di 27 punti in 16 partite.

Arriva, così, la chiamata della prima Juventus post Calciopoli nella massima serie. I bianconeri hanno bisogno di un tecnico affidabile, un uomo senza troppi fronzoli e Claudio Ranieri pare proprio l’identikit perfetto. In effetti, alla fine arriva un ottimo terzo posto per i torinesi. Grossi problemi sorgono tuttavia nuovamente durante la costruzione della squadra per l’annata seguente: la Juventus sceglie di riversare molti milioni di euro sull’acquisto del bomber Amauri, che ha vissuto una stagione pazzesca a Palermo e Ranieri, per potersi permettere il ‘tridente pesante’ Del Piero-Trezeguet-Amauri, porta all’ombra della Mole il centrocampista danese Poulsen in luogo di Xabi Alonso. Un errore madornale, anche se poi lo stesso Ranieri affermò in seguito che non fu sua la responsabilità della scelta che fece iniziare la crisi tra il tecnico e la società degli Agnelli. Finisce con stracci che volano e l’esonero dell’allenatore a due giornate dalla fine del campionato, con una nuova qualificazione in Champions in tasca: un gesto non proprio da ‘stile Juventus’.

Dopo il primo avvento alla Roma tra alti e bassi, come detto, per Ranieri c’è l’Inter. L’ex Chelsea inizialmente conferma le sue ottime doti da ‘aggiustatore’, con la formazione milanese che inizia a volare in classifica; tuttavia, dopo le cessioni di Thiago Motta e Coutinho a gennaio del 2012, arrivano il naufragio e l’esonero.

Pochi mesi dopo, l’infaticabile mister Ranieri è a Montecarlo per risollevare le sorti della compagine del Principato, finita in Ligue 2 (la Serie B francese). Il “tinkerman” non tradisce: arriva subito la promozione e la ricca proprietà russa lo conferma anche per la stagione seguente. Un mercato sontuoso porta a Montecarlo il bomber Falcao e James Rodriguez. La squadra viene migliorata anche in altri reparti e Ranieri termina il campionato unicamente alle spalle del Psg ultramilionario. Il piazzamento è ottimo, ma la proprietà vorrebbe più spettacolo e qualche trofeo: ecco allora il congedo da Ranieri e l’avvento del portoghese Jardim, che riuscirà poi a portare i biancorossi sul tetto di Francia grazie al suo calcio assai propositivo.

Dopo una fugace esperienza con la nazionale greca, ecco il capolavoro autentico: la Premier vinta con il Leicester. Il 13 luglio del 2015 Claudio Ranieri viene annunciato (in fretta e furia) come nuovo tecnico delle Foxes. Il contesto è difficilissimo, ma è quello che in realtà meglio si addice a un “tinkerer”: l’ex allenatore del Leicester, Nigel Pearson, dopo una salvezza clamorosa conquistata nelle ultime giornate della precedente stagione, viene allontanato per un brutto caso riguardante il proprio figlio, a sua volta tesserato delle Foxes. Fatto sta che a inizio luglio, con l’avvio della Premier League 2015/2016 alle porte, il Leicester si trova senza guida tecnica e letteralmente ‘corre ai ripari’ con Ranieri, un usato sicuro per centrare una nuova salvezza.

Come andrà a finire lo sappiamo tutti: Claudio Ranieri e i suoi uomini scrivono probabilmente la pagina più bella nell’immaginario libro sulla storia del calcio.

Pure in questo caso, i problemi nascono quando si va a progettare la stagione post ‘sbornia’. Per riconoscenza, Ranieri punta forte sul blocco, ormai però senza più fame, dell’annata precedente. Un paio di uscite, altrettante entrate e nulla di più. Il binomio Ranieri-Leicester si esaurisce a febbraio del 2017, dopo un percorso assai altalenante sia in campionato sia in Champions League.

Una nuova avventura è comunque all’orizzonte. Ranieri torna in Francia, precisamente al Nantes. I gialloverdi raggiungono un accordo biennale con il tecnico di San Saba, che al primo anno sfiora un’incredibile qualificazione in Europa League. Sembra ci siano tutti i presupposti per andare avanti insieme, ma alla fine le strade del Nantes e di Ranieri si separano dopo soltanto una stagione per divergenze sui progetti futuri. Sempre loro.

Si arriva ai giorni nostri. Claudio Ranieri effettua il suo terzo ritorno in Premier per cercare di salvare un Fulham in condizioni disperate e confermare la propria fama di ‘tinkerman’. Va male. Dopo sedici partite e con soltanto tre vittorie all’attivo, l’allenatore viene sollevato dall’incarico.

Il ‘karma’, però, evidentemente non tradisce e da ‘aggiustare’ c’è ancora una volta la squadra del cuore, la ‘sua’ Roma. Come affermato dallo stesso Ranieri nei primi giorni del suo nuovo mandato a Trigoria: “Ho accettato a certe condizioni soltanto perché si tratta della squadra di cui sono tifoso da sempre”.

Qualora riuscisse nell’ennesimo miracolo sportivo, ovvero condurre la formazione giallorossa ad una qualificazione in Champions che fino a poche settimane fa pareva solamente un miraggio, Claudio Ranieri meriterebbe di diritto la possibilità di giocarsi quella coppa da mister della Roma.

Occhio, però, a quel mancato karma da ‘pianificatore’…


Le ultime 5 gare determinanti per il futuro giallorosso

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - Siamo alle battute finali di una stagione molto travagliata. Per la prima volta, dopo 5 anni, la Roma potrebbe non sentire neanche per un doppio confronto la musichetta della Champions League. Pathos a parte che quel tipo di partite offre, queste ultime 5 giornate saranno decisive anche per il futuro a breve-medio termine della società. In caso di non accesso alla più importante competizione europea e al netto di smentite che i fatti hanno dimostrato di facciata, il club sarà costretto a vendere diversi pezzi pregiati e ad un ulteriore ridimensionamento. 

In questa stagione, le aspettative dei giallorossi sono andate diminuendo non tanto per la cifra spesa in campagna acquisti quanto per il valore reale dei calciatori arrivati a Trigoria, dimostratisi non lontanamente paragonabili a quelli ceduti ed in generale alla media dell'era Sabatini. A maggior ragione, ciò accadrà la prossima estate senza i soldi incassati dalla semifinale della coppa dalle grandi orecchie dello scorso anno e senza qualificazione a quella 2019-20. A quel punto, gli ultimi calciatori importanti rimasti nella Capitale andranno a cercare fortune in altri lidi. I nomi più ricorrenti sono quelli di Manolas, cercato con insistenza dalla Juventus e non solo, ma anche quelli di Dzeko, che ha estimatori all'estero ed anche all'Inter, oppure i giovani Lorenzo Pellegrini, Under e Zaniolo, richiesti dai top team di tutta Europa. 

Per ricostruire servirebbe un tecnico preparato ma che abbia il pelo sullo stomaco di venire a Roma a fare quello che sinora non è mai riuscito a nessun allenatore dell'era americana: vincere. Lo dovrà fare, per di più, senza i mezzi che hanno avuto Garcia, Spalletti e lo stesso Di Francesco e con un budget di mercato più vicino a quello dei primi 2 campionati del post-Sensi. A queste condizioni, i nomi per la panchina non sarebbero certo quelli di primissima fascia ma il più importante sarebbe Maurizio Sarri, sempre se il Chelsea fosse disposto a lasciarlo andare (magari dopo aver portato l'Europa League a Stanford Bridge). Le alternative si chiamano Gattuso, Giampaolo e Gasperini, che per un motivo o per un altro non soddisfano le aspettative della piazza.

Diverso sarebbe il discorso con la qualificazione alla prossima Champions League in tasca. L'idea di partecipare alla più prestigiosa competizione a livello continentale e provare a ribaltare l'ordine costituito in Italia da ormai 8 anni potrebbe stuzzicare qualche illustre mister in cerca di una sfida e che voglia tornare nella nostra Penisola dopo le esperienze all'estero. 2 sono i profili che si adattano a questo identikit e sono quelli di Antonio Conte e Josè Mourinho. Al netto, però, di incontri più o meno confermati con il trainer leccese, qualche indiscrezione sulla proposta recapitatagli dalla società di Trigoria, sembra più una fantasia giornalistica che una concreta possibilità. A meno che il presidente Pallotta non abbia finalmente cambiato strategia ed abbandonato il trading, sin qui dimostratosi "perdente" e non abbia deciso di puntare al cambiamento epocale, come fece Franco Sensi quando per alzare trofei si affidò al migliore: Fabio Capello.


Sotto il segno del Faraone

INSIDEROMA.COM - ILARIA PROIETTI – Smaltita la Pasqua e smaltita anche la partita di San Siro di sabato sera. La Roma contro l’Inter ha giocato una gara double face: un primo tempo serrato, propositivo, accattivante, per poi scendere in campo per la ripresa moscia, addormentata, passiva. Il pareggio contro gli uomini di Spalletti, come si suol dire, ci sta. Rimane sempre, però, l’amaro in bocca dell’ennesima occasione sprecata per allungare la falcata, soprattutto per via dei risultati delle dirette contendenti al fatidico quarto posto, valido per l’accesso in Champions League. Il Milan a Parma pareggia soltanto e la Lazio crolla all’Olimpico con il già retrocesso Chievo. L’Atalanta, invece, si fa trovare pronta e porta a casa i tre punti contro il Napoli e si piazza al quarto posto a pari merito con i rossoneri. I giallorossi seguono a un solo punto di distacco.

Tornando alla notte di San Siro, la stella più splendente è stata senza dubbio Stephan El Shaarawy. Dopo l’assist da fantascienza della scorsa settimana per Dzeko contro l’Udinese, il Faraone regala un’altra perla. Il gol – splendido – dell’iniziale vantaggio Roma è un destro letale da fuori area su cui nulla può neanche Handanovič. La rete contro l’Inter è la sua decima stagionale e lo porta ad essere il più prolifico dei giallorossi ed unico in doppia cifra. Non segnava così tanto da quando raggiunse quota 16 con la maglia del Milan, nel campionato 2012/13. Quella in corso è, senza dubbio, la migliore stagione di ElSha con la maglia giallorossa. Stagione che potrebbe essere premiata con un rinnovo contrattuale, su cui la Roma starebbe già lavorando. Il numero 92 giallorosso è in scadenza di contratto a giugno 2020 ma le parti sarebbero già a buon punto. Da risolvere solo il nodo legato all’ingaggio: il procuratore chiede 2,5 milioni più bonus stagionali mentre la società vorrebbe chiudere l’accordo a 2 milioni. Gli ultimi incontri tra il club e l’entourage del giocatore, però, fanno pensare a una risoluzione molto vicina.


Zaniolo: ruolo e contratto dietro la crisetta

IL MESSAGGERO - CARINA- Dopo aver toccato il cielo con un dito la notte della doppietta al Porto, Zaniolo vive un momento-no. A San Siro, l’ennesima gara anonima, culminata con il giallo che gli farà saltare il match con il Cagliari. Una squalifica che, sommata a quella di Cristante, fa sì che Ranieri contro il Cagliari avrà a disposizione in mediana soltanto Pellegrini e Nzonzi. Le prove della settimana certificheranno se è arrivato il momento di Riccardi, l’avanzamento di Florenzi con Jesus terzino a destra oppure squadra molto offensiva con Under, Perotti ed El Shaarawy dietro a Dzeko. Intanto tiene banco la flessione di Zaniolo. La trattativa per il rinnovo vive un momento di stand-by. La Roma la sua offerta l’ha recapitata: 1,7 milioni più bonus. L’entourage di Nicolò ha però preso tempo. Il punto d’incontro a 2 milioni appare ad oggi l’happy-end più probabile anche se, a sorpresa, Zaniolo chiederà di restare vincolato temporalmente alla scadenza attuale. Tradotto: nessun prolungamento sino al 2024. Mentre Petrachi è vicino ad affiancare Massara alla guida tecnico-sportiva del club.


Roma, lente sulla Champions

IL MESSAGGERO - TRANI - Anche se va piano, la Roma è sempre più in corsa il 4° posto. Il dato, dopo l'esonero di Di Francesco, è per certi versi sorprendente. Con Ranieri in panchina, i giallorossi hanno addirittura rallentato. Ma in 40 giorni, dalla gara contro l'Empoli dell'11 marzo all'Olimpico a quella contro l'Inter di sabato a San Siro, il nuovo tecnico è riuscito a mettere a fuoco l'obiettivo, salendo in classifica e piazzandosi a 1 punto dalla zona Champions. Con il nuovo corso, pur scendendo dal 5° al 6° posto, recuperati 2 punti dei 3 di distacco accumulati dopo il ko nel derby del 2 marzo. Le rivali sono però raddoppiate.

RACCOLTO PARSIMONIOSO - La frenata al vertice coinvolge, ovviamente, anche le rivali. Perché Ranieri, conquistando appena 11 punti in 7 partite, è riuscito ad attaccarsi al Milan quarto: la media giallorossa è solo sufficiente, con 1,57 punti a partita. La Roma, dunque, non accelera, ma in questo periodo è più continua delle rivali. Il rendimento con il nuovo tecnico è più basso di quello avuto nelle 26 giornate con Di Francesco in panchina: 44 punti in 26 partite e media di 1,69. Tra l'altro l'ex allenatore, prima di essere allontanato, chiuse male, perdendo contro la Lazio, la striscia di 9 partite in cui riuscì comunque a raccogliere 20 punti, media di 2,2 a gara.

FRAGILITÀ CONFERMATA - Ranieri, soprattutto tatticamente, chiede alla Roma di essere più attenta e più compatta. E, nella scelta degli interpreti e delle posizioni, punta sempre sull'equilibrio e sulla sostanza. In più ha varato alcune modifiche: meno pressing e zero possesso palla. Mirante, come in precedenza Olsen, non dove giocare con i piedi ma riavviare l'azione con lanci oltre la metà campo. Il passo avanti in classifica, però, non dipende dalla ritrovata solidità e dall'eccessiva prudenza. Perché, sempre andando a guardare i numeri, i giallorossi prendono più gol: media di 1,42 nelle 7 partite con il nuovo tecnico, con 10 reti subite, e dunque in lieve peggioramento rispetto alla gestione precedente che ha viaggiato alla media di 1,38 a match. Certificata, dunque, la flessione di chi partecipa alla corsa Champions. E soprattutto di chi mira al 4° posto. Fuori da Trigoria, a quanto pare, c'è chi si è bloccato o quasi sul più bello. Solo l'Atalanta ha accelerato. Basta guardare la classifica per rendersene conto: nella volata che durerà ancora 5 giornate, il 3° posto non è più disponibile. L'Inter lo ha blindato alla vigilia di Pasqua. In poco più di un mese, dall'esonero di Di Francesco, il Milan è scivolato dal 3° al 4° posto. Gattuso ha perso 3 punti: non ne ha più 4 di vantaggio sulla quinta, ma si si ritrova affiancato da Gasperini. Che si sente giustamente in corsa come gli altri colleghi.

A PIENO RITMO - Il campionato ha sicuramente aspettato la Roma. Che, da qui al 26 maggio, non può però più sbagliare. Sabato, nella gara contro il Cagliari all'Olimpico, riparte dal 6° posto, in scia del Milan e dell'Atalanta. Che non sono davanti solo di 1 punto: i rossoneri possono contare sugli scontri diretti e i nerazzurri sulla differenza reti. Ranieri, nelle ultime 5 partite, potrebbe essere costretto a fare l'en plein per cercare di festeggiare sul traguardo. Il calendario è come se fosse appeso dentro lo spogliatoio di Trigoria: dopo il Cagliari, il Genoa a Marassi, la Juve in casa, il Sassuolo a Reggio Emilia e il Parma per il gran finale davanti al pubblico giallorosso.


Riunioni segrete e accordi paralleli: il sistema De Vito per sbloccare l'iter

IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Riunioni parallele e sotterfugi per aggirare vincoli urbanistici. Piani organizzati per bypassare le opposizioni, evitando voti sfavorevoli in Consiglio comunale e orientando la giunta per garantire un esito favorevole. E poi, gli escamotage per evitare che le storture nei progetti venissero a galla prima dell'approvazione definitiva. Erano gli escamotage usati dall'ex presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, per ottenere senza intoppi il via libera ai lavori che più gli stavano a cuore. Gli stessi per i quali avrebbe incassato le tangenti che l'hanno portato in carcere per corruzione. Ora, il rischio è che un trucco simile sia stato utilizzato, di nuovo, per favorire l'imprenditore Luca Parnasi nella realizzazione dello Stadio della Roma. È il nuovo fronte dell'inchiesta che vede indagata per abuso d'ufficio la sindaca Virginia Raggi, proprio per non avere sottoposto al vaglio del Consiglio comunale il verbale conclusivo della conferenza dei servizi, dove l'ultimo programma sullo Stadio avrebbe potuto trovare ostacoli. È dagli atti delle inchieste che hanno travolto De Vito e Parnasi, invece, che emergono tutti gli altri sotterfugi per riuscire a realizzare il masterplan milionario.

LE INTERCETTAZIONI - Sono le intercettazioni a raccontare di come il progetto Tor di Valle sia stato sbloccato grazie ad accordi opachi e alle tangenti pagate dal costruttore. «Pagavo tutti», ha raccontato lui ai pm. Da Luca Lanzalone, consulente plenipotenziario del Campidoglio e punto di riferimento dell'amministrazione nel dossier Stadio, a De Vito e al suo socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo, finito in carcere insieme al politico. «È lui che ha risolto lo Stadio!» dice Parnasi a proposito di Lanzalone. È il giugno 2017, l'assemblea capitolina ha approvato la delibera sul progetto. Il costruttore l'ha saputo in tempo reale: «Habemus stadium!», gli ha scritto Lanzalone. «Sei stato un fenomeno - la risposta - Il vero Totti fuori dal campo». Quell'atto comportava una «riduzione delle cubature con un conseguente taglio delle opere pubbliche - annotano i carabinieri in un'informativa - è stato eliminato il Ponte di Traiano, che consentiva un collegamento veloce con la Roma-Fiumicino». Bisogna allora rileggere una delle intercettazioni clou dell'inchiesta. È il febbraio 2017. Luca Caporilli, collaboratore di Parnasi, parla con un tecnico che accenna ai problemi di viabilità - «il caos» - che si creerebbero con la cancellazione dal ponte. Ma Caporilli è categorico: «Questo tienilo per te».

LE CONSULENZE - È invece Parnasi a raccontare ai pm l'inizio della collaborazione con De Vito: «Mi ha presentato Mezzacapo proponendomi di affidare alcune questioni delle mie società al suo studio». Per l'accusa, quelle consulenze erano tangenti destinate al politico. «Va beh, ma distribuiamoceli questi», dice De Vito al socio parlando del tesoretto accumulato. In effetti, secondo i pm, De Vito potrebbe aver indirizzato i lavori dell'Assemblea capitolina in favore del costruttore. Ha anche «presieduto la seduta del 14 giugno 2017, nel corso della quale è stata approvata la delibera che ha confermato il pubblico interesse». Pochi giorni prima, era ancora Caporilli a proporre strategie: dice di «fare partire la procedura espropriativa dei terreni dopo il via libera alla variante urbanistica» e aggiunge che «bisogna decidere se accettare le criticità evidenziate». Parnasi chiede se sia il caso di esercitare un intervento di natura «politica» per risolvere il problema: «Volete che faccia qualche altro passaggio visto che sto sostenendo tutti quanti?».


Stadio, la fronda M5S: «Votazioni congelate con l'inchiesta in corso»

IL MESSAGGERO - MOZZETTI - Se non è Ama riguarda l'Atac e ora ritorna anche lo Stadio: i problemi sono tanti, troppi». Sbuffa al telefono nel lunedì dell'angelo uno dei consiglieri di maggioranza cinquestelle a cui è andato storto il pranzo di Pasqua dopo la notizia di un supplemento d'indagine richiesto dal gip, Costantino De Robbio, che ha respinto la richiesta di archiviazione di un fascicolo sulla variante per lo Stadio di Tor di Valle, restituendo alla sindaca lo status di indagata per abuso d'ufficio. «Ci risiamo ancora una volta prosegue il consigliere : venerdì è stata la volta di Ama con l'audio di Bagnacani (l'ex presidente della municipalizzata dei rifiuti silurato dalla sindaca ndr), domenica ci siamo svegliati con la notizia sullo Stadio e domani? Francamente non vedo luce». Raggi insiste: «Il sì arriverà entro l'estate». Ma quello che emerge da alcuni consiglieri è altro: «Siamo inc C'è molto disagio anche tra chi fa finta di nulla e pensa a postare su Facebook le foto della braciolata delle feste pasquali», conclude il consigliere che si prepara insieme a un gruppetto di altri 6-7 pentastellati a battere i pugni domani nella prossima riunione di maggioranza. Un manipolo che già nei mesi scorsi, con le consigliere Monica Montella o Gemma Guerrini tanto per citarne alcune, aveva avanzato più di una perplessità sul progetto Tor di Valle. «Siamo in pochi - spiega un altro grillino - e forse non faremo la differenza, ma almeno alziamo la voce, perché non siamo tutti uguali, come dei piccoli yes-man, anche se poi sappiamo come andrà a finire». L'idea che circola, adesso, è una: «Fino a che non si chiarisce quest'ultima vicenda, stop ai voti sullo stadio». In ballo, infatti, ci sono ancora passaggi in commissione (allo Sport, ad esempio, bisogna ri-votare) e poi in aula, il più delicato. Con alcuni consiglieri (vedi Donatella Iorio, presidente della commissione Urbanistica) che hanno ventilato l'ipotesi di ripetere il voto sulla delibera del pubblico interesse.

LA RIUNIONE - Domani l'ennesimo redde rationem nella maggioranza, con uno scenario prevedibile: un fronte raggiano che blinda la sindaca; i malpancisti dall'altra parte. Molta acqua è passata dal giugno 2016 quando i 29 grillini salirono, un po' spaesati, la scalinata ai piedi del Marc'Aurelio. Le vicende giudiziarie che in tre anni sono planate senza soluzione di continuità addosso all'amministrazione Raggi, stanno portando all'esasperazione più di un consigliere: «Tra noi c'è chi lavora, si impegna, e rischia di dover pagare errori di altri. Valutazioni sbagliate, consigli impropri, non va bene nulla. Sono più di due mesi che manca anche l'assessore all'Ambiente». E domani il concetto verrà ribadito nella riunione serale: si sarebbe dovuto parlare di altro (del Cda Ama, ad esempio) ma si finirà a discutere anche di stadio. È inevitabile. Lo zoccolo duro della maggioranza ripeterà la necessità di andare avanti «perché come puntualizza il capogruppo Giuliano Pacetti l'iter amministrativo è regolare e sulla variante stiamo seguendo la procedura ordinaria». E poi, aggiunge un altro esponente, «pur volendo dire no al progetto certificheremmo la sconfitta, come dire: Non siamo capaci. Se lo immagina il contraccolpo sull'elettorato?». Sarebbe una débacle a due mesi esatti dalle Europee, vero spartiacque per M5S anche a livello nazionale e data clou anche per Tor di Valle. Secondo alcuni grillini, quelli più ottimistici, proprio tra fine maggio e inizio giugno la tanto discussa variante urbanistica potrebbe approdare in aula Giulio Cesare per ottenere il via libera dell'Assemblea. Lì si farà la conta: «Da questa storia ce ne saremmo dovuti tener fuori fin dall'inizio. Qualcuno potrebbe darsi malato o non votare proprio, l'ipotesi non è così remota». Sempre che, vista l'aria che tira, non si decida per un rinvio tattico in attesa che le acque si calmino.


Dal litigio ai gol. Tra Dzeko ed El Shaarawy ha vinto la Roma

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Alzi la mano chi – tra letteratura e vita reale – non conosce esempi di liti conclusesi con l’inizio di nuove amicizie. La casistica appare sterminata e alla Roma, in fondo, più o meno è successo proprio questo. Certo, probabilmente il processo di affratellamento si concluderà a fine stagione, ma di sicuro il feeling fra Edin Dzeko e Stephan El Shaarawyè rinato. Eppure poco più di un mese fa, il 16 marzo, i due venivano alle mani (pur se subito separati) a Ferrara, nell’intervallo della partita contro la Spal. Il Faraone rimase negli spogliatoi, la Roma perse il match, le polemiche divamparono. Adesso, invece, episodi e cifre raccontano altro. Due settimane fa, contro l’Udinese, uno straordinario assist di El Shaarawy ha consentito a Dzeko di tornare a segnare in casa un gol che gli mancava da quasi un anno. Il gesto tecnico dell’azzurro è stato talmente bello che in tv il labiale del bosniaco rivolto al compagno è stato chiarissimo: «Che palla!». Quasi per ricambiare il favore, sabato scorso a san Siro il centravanti ha liberato il Faraone, che si è mangiato mezza difesa interista prima di battere Handanovic. Morale: vai a leggere i dati e scopri che il giallorosso che in Serie A ha fornito più assist al Faraone è proprio Dzeko, ed anche grazie a questo poker l’esterno è diventato il capocannoniere in campionato della Roma con 10 gol, riscoprendo così il gusto di tornare in doppia cifra, che in A gli mancava addirittura dal 2012-13, quando indossava la maglia del Milan.


Manolas è salvo. Preparatori: sarà rivoluzione

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il sospiro di sollievo a Trigoria lo hanno tirato un po’ tutti, perché rinunciare a Kostas Manolas in questo ultimo scorcio di stagione avrebbe voluto dire – di fatto – perdere il barometro difensivo, l’uomo che cambia le sorti e anche le aspettative della linea difensiva giallorossa. Ed invece la risonanza magnetica a cui si è sottoposto ieri il centrale greco non ha evidenziato lesioni all’adduttore che lo aveva costretto ad alzare bandiera bianca durante il riscaldamento di San Siro, sabato sera, ad un soffio da Inter-Roma. Manolas però continua ad avvertire fastidio ed allora oggi e domani svolgerà un lavoro differenziato, studiato ad hoc proprio per lui. Poi da giovedì – a meno di controindicazioni – si riaggregherà al gruppo, con la partita di sabato nel mirino, quella contro il Cagliari. Di certo, però, l’ennesimo stop muscolare ha di fatto tenuta accesa la spia sul problema che ha tormentato tutta la stagione romanista: gli infortuni muscolari, visto che lo stop del greco a Milano è stato il 46° di questa natura dal via della stagione. L’idea di Pallotta è quella di rivoluzionare completamente il settore. Ecco perché è già stato deciso il ritorno dell’americano Ed Lippie (che sarà in pratica il capo dei fisioterapisti della Roma), che aveva lavorato con Darcy Norman per tre anni (dal 2015 al 2018) e che aveva lasciato i giallorossi proprio la scorsa estate, finendo nel mirino della critica per i tanti crociati che erano saltati nei suoi tre anni. Ma con il suo, Pallotta vorrebbe anche un altro ritorno, quello di Paolo Bertelli, che a Trigoria ha lavorato nell’era-Sensi dal 2005 al 2011. 


Giallo Zaniolo, ma il profilo Facebook è un fake

LA GAZZETTA DELLO SPORT - «Per la prima volta vedo l’invidia altrui, me ne sto accorgendo. Mi sto ripromettendo di essere meno generoso con chi non gioisce delle vittorie altrui e con chi è frustrato e cattivo». Piccolo giallo legato a Nicolò Zaniolo: ieri pomeriggio sono apparse su Facebook queste parole, scritte da un presunto profilo del diciannovenne della Roma. Praticamente immediata la smentita del club giallorosso: è un fake, l’unico profilo ufficiale di Zaniolo è quello su Instagram con il bollino di autenticità e con oltre 500mila follower.