Un'altra squadra: «Ora siamo uniti. Non fermiamoci»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - ZUCCHELLI - A Milano per crederci. Senza amici. Contro gli ex, più o meno amati, Spalletti e Nainggolan, con i soliti – tanti – giocatori più o meno acciaccati, ma con la voglia, per dirla alla Dzeko, di continuare a credere nel miracolo. Da domani la Roma inizierà a preparare la trasferta di San Siro, con una convinzione e una serenità che, a Trigoria, negli ultimi mesi non si era mai vista. Ed è proprio in virtù di questa serenità che il «farmacista» Ranieri potrà fare la conta degli infortunati con un pizzico di ansia in meno: «Sto chiedendo sacrifici un po’ a tutti, i ragazzi li fanno, vogliono lottare per la Champions».

CENTROCAMPO A RISCHIO De Rossi, che ha lasciato il campo con le mani sul volto subito dopo il gol di Dzeko, ha un problema al flessore destro e verrà valutato tra oggi e domani, ma vederlo in campo a Milano sembra impossibile. Da verificare se, al suo posto, ci sarà Nzonzi, che ha un’infiammazione al ginocchio e proverà a recuperare. In ogni caso, chi certamente guiderà ancora il centrocampo della Roma è Cristante, uno dei pochi che non ha pagato dazio agli infortuni muscolari (che viaggiano ormai spediti verso quota 50). «Contro le grandi squadre abbiamo dimostrato di saper fare ottime prestazioni – spiega l’ex Atalanta –. Stiamo crescendo e l’Inter arriva nel momento giusto. Sta a noi fare una grande prestazione per provare a vincere».

NUOVO SPIRITO La sensazione è che, come raramente si è visto quest’anno, la Roma stia tornando ad essere una squadra, con tanti calciatori, da Manolas a Florenzi fino a Pellegrini, che giocano in condizioni fisiche non perfette: «Ranieri ci sta dando le giuste indicazioni – ammette Cristante – e con la testa giusta abbiamo fatto vedere che siamo un’ottima squadra». Unita, tanto che nello spogliatoio tutti si preoccupano immediatamente per Juan Jesus, portato in ospedale per un trauma cranico. Gli esami escludono complicazioni e la Roma può tornare a godersi la seconda vittoria di fila senza subire reti: «Quando vinci trovi fiducia – dice ancora Cristante –. Siamo stati bravi senza rischiare, poi alla prima occasione abbiamo segnato e questo è importante. In questo momento le cose ci riescono più facilmente».

GRINTA MANOLAS Ed è anche più facile dimenticare i dissapori (vedi la discussione Dzeko-El Shaarawy) o i problemi fisici, tanto che tutti i giocatori vorrebbero essere presenti a Milano. Di certo, non vuole mancare Manolas. Il greco ha giocato l’ultimo quarto d’ora con un fastidio al flessore sinistro, ma la Roma aveva finito i cambi e lui ha resistito, uscendo stremato dal campo mentre sua moglie lo riprendeva dalla tribuna. Le sue condizioni, per ora, non destano preoccupazione, sembra abbia solo un affaticamento ma, come i compagni, anche lui sarà valutato tra oggi e domani. Intanto, prima di tornare a casa, ha preso il telefono, pubblicato una sua immagine sotto la pioggia, e scritto su Instagram: «Continuiamo così, grande prova da parte di tutti». Anche Ranieri sottolinea lo spirito di gruppo: «Dovevamo trovare un po’ di serenità. C’era molta pressione e il nervosismo sale a mille. Tutti vogliono fare qualcosa in più e si stanno ricordando di essere squadra. Piano piano stiamo riuscendo a ritrovare il vero altruismo tra i giocatori». Sabato, a Milano, la prova del nove.

 

 


L’ex sindaco Marino: «Resto sbigottito dal progetto stadio»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - L’attacco al nuovo stadio della Roma, almeno nella versione rimodellata dalla giunta Raggi, è pesante. Ieri, infatti, a sparare a zero è stato l’ex sindaco Ignazio Marino. «Io e il professor Caudo (assessore all’Urbanistica, ndr ) non accettammo di votare l’interesse pubblico – dice a Radio Radio – fin quando a New York chiedemmo a Pallotta di inserire circa 300 milioni di euro di investimenti privati per opere pubbliche, cioè una metro, il raddoppio della Roma-Lido, un altro ponte per le automobili. Tutto questo avrebbe potuto portare allo stadio almeno il 70% degli spettatori via ferro. Rimango sbigottito perché dopo il nostro allontanamento viene rifatto il progetto e detto ai privati: «Non vi preoccupate, quei 300 milioni non ci servono più e anzi ce li mette lo Stato, e quindi i cittadini italiani», invece di avere un’opera che sarebbe rimasta nella storia dell’architettura della città: le tre torri di Libeskind. Cancellare quel progetto è stato un insulto pesante ai romani». La conclusione per Marino pare scontata: «Se venisse realizzato in questo modo, credo che i costruttori ne sarebbero soddisfatti».


Bocciata la F2: promossa la Formula D

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Mettiamoci una pietra sopra. Una volta per tutte. Altrimenti si correrebbe il rischio di andare ancora avanti con una serie infinita di inutili contraddizioni. Dzeko e Schick, ora è palese, non possono giocare l'uno al fianco dell'altro. Ci ha provato (poco) Eusebio Di Francesco; ci ha provato (un po' di più) anche Claudio Ranieri, ma i risultati sono stati praticamente sempre deludenti. E, a questo punto, non conviene neppure continuare a pensare a una loro convivenza. O l'uno o l'altro; mai più i due insieme. Ranieri, affidandosi alla vecchia pretattica, aveva annunciato che difficilmente i due sarebbero stati titolari contro l'Udinese, poi ci ha ripensato ma alla fine del primo tempo non ha esitato più di tanto prima di lasciare il ceco negli spogliatoi, mantenendo in campo il solo Dzeko. Una riflessione, al volo: se Di Francesco non li aveva quasi mai impiegati in tandem, evidentemente s'era reso conto che era impossibile farli coesistere. Detto questo, va aggiunto che la Roma non è una squadra abituata (tatticamente) a giocare con due attaccanti lì davanti, e a farne le spese sono (soprattutto) proprio le due punte. Mal cercate, mal servite e, a loro volta, mal predisposte alla manovra dei compagni.

 

IL CINQUE DI PACE - Non può essere solo un caso, peciò, che la Roma sia riuscita a sfondare il muro dell'Udinese nella ripresa, cioè quando in campo, lì davanti, c'era solo il Cigno di Sarajevo. Uno che ha bisogno di aria, di spazio. Che deve sentirsi il padrone dell'attacco. Un Dzeko tornato al gol all'Olimpico dopo quasi un anno di astinenza (era il 28 aprile 2018). E, al di là dei giusti rimproveri per il lungo ritardo, non poteva trovare occasione migliore per regalare una rete da tre punti alla Roma. Come era accaduto, in questa stagione, solo alla prima di campionato in casa del Torino. Un gol apparentemente facile, propiziato da un assist da libro Cuore di El Shaarawy. Cioè colui che non troppo tempo fa era arrivato addirittura alle mani con il bosniaco (ricordate Ferrara?). Stavolta nessuna pizza, solo cioccolatini. E sorrisi (non di circostanza, forse) e cinque dopo che la palla era terminata da mezzo minuto alle spalle di Musso.
Alla fine vince ancora la Roma e, per la seconda volta di fila, senza subire reti. Tre punti che profumano di Champions, ma che - per ora - valgono solo per l'Europa League


È di De Rossi il ko muscolare numero 45

IL MESSAGGERO - LENGUA - Il terreno pesante dell'Olimpico ha giocato un brutto scherzo a De Rossi che al 23' della ripresa ha chiesto il cambio per un dolore al flessore della coscia destra (infortunio muscolare numero 45 stagionale). Il centrocampista oggi o domani si sottoporrà a esami strumentali per una diagnosi più precisa, ma si teme il forfait contro l'Inter. Momenti di apprensione per Jesus che dopo la gomitata in testa di Samir è stato trasportato in ospedale per un sospetto trauma cranico, gli esami hanno dato esito negativo. Infine Manolas: a fine partita ha sentito un leggero dolore alla coscia sinistra che sarà valutato oggi.

 

 

 

Dzegol e la Roma vede la luce

IL MESSAGGERO - TRANI - L'onda sembra quella buona e la Roma sa come sfruttarla per risalire la classifica. Basta prenderla al volo, quando passa. E con il minimo si ottiene il massimo: 1-0 contro l'Udinese, risultato che può diventare decisivo nella volata Champions, a 6 turni dal traguardo, con il quarto posto del Milan che resta lontano un punto appena. Anche perché la firma sul 2° successo di fila è di Dzeko che all'Olimpico, in campionato, ha fatto cilecca per quasi un anno. E di Mirante che, invece, non prende gol per il 2° match consecutivo, mai successo in stagione. E, nel pomeriggio in cui la vittoria è senz'altro sofferta e risicata, la confermata affidabilità del portieree la ritrovata efficacia del centravanti danno forza alla rincorsa giallorossa.

 

FALSA PARTENZA - Ranieri, anche affidandosi alla sana pretattica per disorientare il collega Tudor, premia gli interpreti che hanno chiuso, prendendosi i tre punti, la partita di Genova contro la Sampdoria. Ma la scelta iniziale non convince. L'unica novità è obbligata: senza lo squalificato Kolarov, a sinistra c'è Marcano. Gli altri 10 sono gli stessi utilizzati per vincere l'ultima partita. Così, davanti a Mirante, piazza addirittura 4 centrali, con Jesus confermato a destra e Manolas, subito chiamato al superlavoro contro il contropiedista Lasagna, con Fazio in mezzo. I mediani sono ancora Cristante e De Rossi, il rombo offensivo, con Dzeko centravanti, prevede Schick trequartista, Zaniolo sulla fascia destra ed El Shaarawy a sinistra. Il sistema di gioco è il 4-2-3-1: Dzeko e Schick si ritrovano, però, affiancati. Il 4-2-4 li penalizza. In fase difensiva, come sempre, il 4-4-1-1. Che, però, è inizialmente meno compatto e non c'è da meravigliarsi. La Roma, dovendo fare la partita, favorisce l'Udinese che, con il 3-5-2, sa sfruttare la velocità di Larsen e soprattutto D'Alessandro sulle corsie, di De Paul che parte dal centro sinistra e Lasagna che gioca accanto all'ex Okaka. Ogni ripartenza bianconera diventa pericolosa, anche perché i giallorossi, in campo, si allungano. Squadra spaccata a metà, sotto il diluvio. A destra Jesus, senza avere mai la copertura di Zaniolo, va presto in tilt. Mirante vola sul tiro di Mandragora per non cominciare il match in salita. Non recita, dunque, da vice: Olsen ha preso di media 1,55 gol a partita, lui 0,6. E aiuta i compagni che, a metà del 1° tempo, si sistemano meglio in campo: sulla sinistra spinge decentemente Marcano e si muove bene El Shaarawy che ci prova di testa e di piede.
CORREZIONE IN CORSA - Dzeko si allarga sui lati, ma la Roma rimane statica in attacco. Pesa l'assenza del trequartista. Così Ranieri, dopo l'intervallo, ridisegna l'assetto, inserendo Florenzi per Jesus (giramenti di testa dopo lo scontro con Samir) e Pellegrini per Schick. L'effetto della doppia mossa non è però positivo. L'Udinese ha subito 3 chance con Okaka, D'Alessandro e soprattutto De Maio che, colpendo di testa, prende il palo. Proprio nel momento più delicato, i giallorossi riescono ad alzare il ritmo. E, spinti dalla Sud, vanno all'assalto. Sono trascinati, come a Marassi, da Dzekoche finalmente interrompe il suo lungo digiuno, in campionato, all'Olimpico, iniziato dopo la doppietta al Chievo il 28 aprile 2018. Il tocco garbato, con l'esterno destro, è di El Shaarawy: il centravanti fa centro in diagonale a metà ripresa. Dopo l'assist, l'abbraccio per la pace tra i 2 attaccanti che litigarono a Ferrara. Ecco Under per De Rossi (risentimento al flessore della coscia destra): Zaniolo si accentra da trequartista e Pellegrini arretra accanto a Cristante. Tudor risponde con Sandro per Mandragora, Pussetto per Alessandro e nel finale Teodorczyk per De Maio. Le sostituzioni non gli permettono di evitare il 1° ko, dopo aver raccolto 7 punti in 3 partite.


«Miracolo essere ancora in corsa per il 4° posto»

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Edin Dzeko è tornato, ne è consapevole. «Ho segnato un gol è pesante, per la squadra e per me». La svolta, gli ingressi di Pellegrini e Florenzi. «Con loro la squadra ha cercato più le giocate tecniche. Abbiamo meritato i tre punti. Ranieri? Ci ha dato convinzione e attenzione difensiva: non era possibile prendere sempre gol. La Champions? È un miracolo essere ancora lì in classifica. Adesso, avanti così: con la faccia cattiva».


«I dettagli decideranno chi finirà tra le migliori»

IL MESSAGGERO - CARINA - Secondo successo consecutivo e la Champions non appare più una chimera. La Roma non ruba certamente l’occhio ma continua a racimolare punti. A Ranieri va bene così: «Devo fare i complimenti ai ragazzi perché non si sono mai disuniti.È stata una partita difficilissima, abbiamo sofferto molto all’inizio, poi abbiamo preso bene le misure.Adesso i giocatori hanno compreso quello che voglio da loro, di essere squadra. Credo mi stimino e stanno cercando di fare quello che chiedo. Io vorrei di più ma va bene così. Qui ci dobbiamo sacrificare tutti per il bene della Roma». La lotta al quarto posto è più viva che mai, Dzeko ha parlato di «miracolo», il tecnico di San Saba non si illude: «Credo che tutte le squadre che stanno lì in classifica,Milan,Lazio e Atalanta, lotteranno fino in fondo. Sarà un particolare a mandarne una in Champions e le altre in Europa League. Ci sarà da lottare fino all’ultimo».

L’IMPORTANZA DELLA DIFESA - Se però la Roma, come accaduto per la seconda volta consecutiva ieri, non subisce gol diventa tutto più facile: «È quello che dico dall’inizio alla squadra, prima o poi il gol lo facciamo. L’importante è non subirlo. Nel primo tempo abbiamo rischiato: loro sono bravi a ripartire e buon per me che ho giocatori veloci. Avevamo un uomo in meno a centrocampo ma dovevo fare i conti con i minutaggi».Torna sulle scelte e sul fatto che nell’antivigilia avesse escluso di far giocare insieme Dzeko e Schick: «Non è stata pretattica. Avevo sinceramente pensato di schierare Pellegrini dall’inizio ma quando faccio i conti la sera prima, vado a pesare anche quanto può giocare un giocatore. Sapevo che De Rossi non poteva reggere per 90’. Ho dovuto così mettere le due punte anche se a lungo c’è mancato un uomo di raccordo». Trovato con l’ingresso di Pellegrini, proprio al posto del ceco. Senza di lui, Dzeko è sembrato giocare meglio. Ranieri non raccoglie la provocazione: «Edin è il goleador principe, scelgo lui perché non è possibile che renda sotto la media. Il gol comunque nasce da una grande invenzione di El Shaarawy».


Stadio, percorso a ostacoli per il M5S

LA REPUBBLICA - D'ALBERGO, FAVALE - Nel lungo e tortuoso percorso verso lo stadio della Roma, la tappa intermedia di domani potrebbe dire molto sul futuro del progetto dell’impianto a Tor di Valle. Dopo il parere del IX Municipio (prima quello della commissione urbanistica, poi quello dell’assemblea) che si è espresso favorevolmente sull’annullamento in autotutela dell’interesse pubblico sull’opera, ora tocca alla Commissione sport del Campidoglio. Appuntamento alle 11 per una discussione e un voto che, seppur anch’esso non vincolante da un punto di vista tecnico, metterà alla prova la maggioranza M5S che in Aula Giulio Cesare sarà chiamata tra qualche settimana a decidere se proseguire o stoppare tutto. Dall’esito della commissione di domani si capirà se i 5 Stelle potranno contare su tutti i consiglieri o dovranno, pallottoliere alla mano, affrontare qualche defezione. Complessivamente, nonostante la compattezza sbandierata da più parti in Comune, dubbiosi e contrari tra le fila della maggioranza sarebbero 7 o 8. Alcuni di questi siedono in Commissione sport che esaminerà la delibera presentata nei giorni scorsi dall’ex dissidente Cristina Grancio (espulsa dal Movimento e confluita in De.Ma, la formazione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris) e da Stefano Fassina (Sinistra per Roma). Un atto che nella riunione di domattina potrebbe trovare una sponda in Gemma Guerrini — 5 Stelle ultraortodossa che già in passato ha dimostrato con assenze “rumorose” la sua diffidenza nei confronti dello Stadio — e in Carlo Chiossi (sostituto di Marcello De Vito, architetto, vicino al Tavolo dell’Urbanistica M5S già molto critico sull’opera). «Speriamo siano presenti e non si facciano sostituire — sottolinea la Grancio — in questo modo si chiarirà se anche loro hanno deciso finalmente di fare politica e metterci la faccia o proseguire con un atteggiamento pilatesco». A fronte dei tormenti interni alla maggioranza, però, la linea dei fedelissimi di Virginia Raggi sarebbe quella di andare avanti ugualmente anche in presenza di dissidenti che potrebbero venire più o meno allo scoperto. Per questo si sta studiando, regolamento alla mano, la possibilità di giocare sul numero dei presenti quando arriveranno in Aula non solo la delibera Grancio-Fassina ma, soprattutto, la variante urbanistica, l’atto decisivo per consentire poi l’avvio dei lavori sull’area di Tor di Valle. L’ipotesi è quella di far cadere il numero legale così da arrivare a una seconda convocazione dove i numeri richiesti per la maggioranza in Aula sono più bassi, così da ammortizzare eventuali defezioni. Su tutto, aleggia lo spettro di possibili penali da parte della As Roma alle quali i consiglieri potrebbero essere sottoposti se decideranno per una retromarcia. Uno spauracchio sul quale i legali, anche quelli del Comune, non sembrano avere una linea univoca.


Dzeko si sveglia: “È un miracolo. Per la Champions ci siamo anche noi”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Un anno dopo, bentornato Edin. È di Dzeko il gol — vittoria che regala la seconda vittoria consecutiva alla Roma, dopo quella contro la Sampdoria, ancora una volta per 1-0. È di Dzeko la rete che batte l’Udinese, e torna a far sorridere il centravanti all’Olimpico dove non segnava dall’aprile dello scorso anno (avversario il Chievo) in cui in campionato. Il numero nove, a fine gara, non trattiene la sua gioia. «Ci siamo anche noi per la Champions — la carica di Dzeko — è quasi un miracolo che sia così, ma siamo ancora in corsa. Per riuscirci, però, dobbiamo giocare tutte le partite come abbiamo fatto nel secondo tempo di oggi».Nella ripresa, la squadra ha infatti cambiato faccia, giocando molto meglio rispetto al primo tempo, grazie anche all’ingresso di Pellegrini e Florenzi. «Hanno cambiato la partita — ammette il centravanti bosniaco — abbiamo giocato alla grande, di corsa e di tecnica e alla fine è arrivato il gol meritato. Questa vittoria vale tanto. Con Ranieri cosa è cambiato? Sicuramente siamo una squadra che vuole vincere e non prendere gol, ne abbiamo già presi tanti. Avevo detto alla squadra, prima della partita, di non subire reti, come a Genova». È contento, Ranieri, che sotto il diluvio ritrova il sorriso di Dzeko, di nuovo in pace con l’Olimpico e con El Shaarawy, che gli ha servito un assist di altissimo livello. «Doveva ritrovare fiducia e serenità — spiega il tecnico — quando si perde, il nervosismo va a mille, tutti vogliono dare di più e non riescono a essere squadra. Credo che i giocatori mi stimino, io ho cambiato il loro modo di giocare, soprattutto degli esterni e ora si sacrificano». Il mister di Testaccio, alla seconda vittoria consecutiva senza prendere gol, riapre in maniera insperata la corsa Champions. «Tutte quante lotteremo fino in fondo, sarà un particolare a decidere chi arriverà tra le prime 4. Tutte quante stanno bene, sono ottime squadre, c’è da lottare fino alla fine». De Rossi è uscito dolorante per un fastidio muscolare alla coscia destra. È stato costretto a lasciare il campo al minuto numero 67 e nei prossimi giorni verranno valutate le sue condizioni.

 

E le ragazze giallorosse ora giocano per il Mozambico

LA REPUBBLICA - Un hashtag sui social, #ForzaCocoricoo, per supportare l’iniziativa di Medici Senza Frontiere, impegnati ad assistere la popolazione del Mozambico, colpita un mese fa dal ciclone Idai. Le giocatrici dell’As Roma femminile hanno adottato la campagna di Msf, rilanciandola sui loro profili social. Un modo per stare vicini alla squadra “Cocoricoo” di Beira, la città più colpita, che ha ceduto il proprio campo di gioco e contribuito in prima persona alla costruzione di un Centro di trattamento per il colera, per contenere l’epidemia in città. «Il ciclone è arrivato con una forza che non ci aspettavamo. Ha coinvolto tutti e distrutto quasi ogni cosa. Ora sono contenta di aiutare, di essere parte del progetto. Io e le mie compagne stiamo imparando tanto», racconta Silvia Emilia Augusto, giocatrice della squadra di calcio femminile di Beira. «È stato un bellissimo lavoro di squadra», racconta Gabriele Santi, vice coordinatore di MSF a Beira. «Molte delle giocatrici hanno subito danni alle proprie case. Eppure hanno unito le forze e ci hanno dato una grossa mano per costruire il nuovo centro, anche se per un po’ non avranno il loro campo per partite e allenamenti». Il 14 marzo il ciclone Idai ha devastato un’ampia area in Mozambico, Zimbabwe e Malawi, distruggendo case, ospedali e infrastrutture e lasciando centinaia di migliaia di persone sfollate, con scarso accesso a beni essenziali e cure mediche. Il 27 marzo il governo ha dichiarato un’epidemia di colera a Beira, che ha registrato oltre 3.500 casi confermati.


Calciomercato Roma, Dzeko offerto all'Inter dai suoi agenti. I nerazzurri valutano

Edin Dzeko vicino all'addio. Il gol di ieri è servito per aiutare la squadra ad avvicinarsi all'obiettivo quarto posto, che ancora dista un punto ma di rinnovare il contratto all'attaccante bosniaco la Roma non ci pensa. Secondo quanto riportato dal sito fcinternews.it, l'entourage dell'ex City vorrebbe prolungare ma con scadenza 2022 a 5 milioni netti a stagione. Queste cifre sono troppo alte per un 33enne, secondo il club di Pallotta. Il giocatore è stato quindi offerto un mese fa all'Inter, che ci sta seriamente pensando ma anche ad alcuni club cinesi ed al West Ham


Dzeko ringrazia El Shaarawy un’alleanza nata dopo la lite

LA REPUBBLICA - PINCI - Soltanto un mese fa si erano presi a spintoni nello spogliatoio di Ferrara: era la Roma che annegava e che ora Dzeko ed El Shaarawy hanno riportato fuori dall’abisso. Non ancora del tutto, a dire il vero: il quarto posto è durato soltanto un paio d’ore, ma se chi verrà dopo dovesse trovare una Roma in Champions, dovrà spedire un mazzo di fiori a Ranieri. Sono bastati 40 giorni all’aggiustatore di Testaccio per prendere i cocci di Oporto e farne una squadra. Che magari non entusiasmerà chi ha il compito di pensare l’ennesima rivoluzione romanista a stelle e strisce: ma almeno ha restituito un’anima a quel gruppo di calciatori sfiduciati e litigiosi, che ora si scambiano assist e gol. E non è un caso se in 90 minuti sono crollati due tabù: l’1-0 all’Udinese è il secondo consecutivo della Roma, che due partite di fila senza subire gol non le aveva ancora messe in archivio. Né mai, dall’inizio della stagione, Dzeko aveva trovato il gol all’Olimpico in campionato. Quel destro in corsa a tradurre in 3 punti un corridoio inventato dall’ex “nemico” El Shaarawy ha interrotto un digiuno di 350 giorni esatti. E a rispedire all’inferno l’Udinese, costretta alla prima sconfitta dell’éra Tudor e al rischio di finire riassorbita dalla zona B. Ma l’1-0 ha pure ridato speranze a Pallotta, che aveva già dato mandato ai contabili di Trigoria di immaginare risorse alternative alla pioggia di soldi della Champions. Normale in fondo che la Roma, come tutti, stia costruendo le basi della prossima stagione: domani l’attuale direttore sportivo Ricky Massara prenderà un volo con destinazione Boston proprio per parlare col presidente americano: da una parte la speranza dell’incoronazione, dall’altra il timore di sentirsi chiedere di fare da spalla a un altro dirigente straniero, visto che la proprietà flirta da tempo col ds portoghese del Lille, Luis Campos. In realtà, tutto è fermo in attesa di capire chi s’assumerà l’onere di guidare dalla panchina la squadra del futuro: il sogno Conte, la tentazione Sarri, le alternative Gasperini e Giampaolo. Nomi che possono spostare anche il peso delle influenze dirigenziali. Ma a prescindere dall’esito della missione statunitense, ogni mossa passa dal campo. Di certo c’è che qualcosa dovrà cambiare dal punto di vista della preparazione fisica, visto che la partita di ieri ha finito per mietere l’ennesima vittima – sono 45, per l’esattezza – di un infortunio muscolare: De Rossi è uscito per un problema alla coscia, figlio di un contrasto nell’azione del gol. Un guaio da valutare, ma che a 35 anni e con il contratto in scadenza, rischia di diventare un segnale allarmante non solo per il presente del capitano romanista. Ma pure se le voci su un futuro incerto toccano tanti – da Manolas allo stesso Dzeko, da Pellegrini fino all’ambitissimo Zaniolo – la percezione è nuovamente di una squadra che ha voglia di lottare per raggiungere un traguardo: «I ragazzi non si sono mai disuniti», ha riconosciuto Ranieri, analizzando la ripresa dopo quel primo tempo di apnee. Ora serve ritrovare il vero Zaniolo, «che si sta disimpegnando in un ruolo non suo», come da analisi dell’allenatore. Quello che chiede Ranieri: «Conta il sacrificio: dobbiamo farne tutti, per il bene della Roma». Come hanno fatto El Shaarawy e Dzeko.