Sabatini: "Totti ci metta la faccia, De Rossi alleni da subito. Nella Roma ancora tre centri di potere, va trovata una sintesi"

REPUBBLICA - Pelle luminosa. Niente più fumo. «La mia vita è stata scandita dalle sigarette». Aria più sana. «Ho perfino messo su qualche chilo». Sguardo pieno di voglie. Sul bel taglio degli occhi, Carlo Tresoldi che glielo fece scoprire, aveva ragione. Cellulare con 1.858 messaggi non letti. «Un giorno li vedrò». Walter Sabatini, 64 anni, il ds più direttore sportivo che ci sia, ex Inter, ex Roma, ex Palermo, ex Lazio, ora alla Sampdoria, l’uomo che nel calcio sa più valorizzare il capitale umano e le plusvalenze, torna a parlare. Dopo il malanno di settembre scorso che lo portò in coma. Sulla sua Sampdoria non vuole esprimersi: «Provo troppo affetto, parlerei da tifoso».

Da dove iniziamo?

«Dalla notizia che sto benissimo. Respiro senza bisogno dell’ossigeno. Faccio la doccia da solo. Non ho più attacchi di panico. Non sono spaventato dalla morte. Ho voglia di fare, di ricominciare, di battagliare. Se quando ero in coma ho detto di aver visto il paradiso, anzi volevo che mi aprissero, ora sono discorsi che non mi interessano più».

Visto l’Ajax?

«Sì. È una formazione di ragazzi che gioca spontaneamente, senza freni culturali. Cattiva come i bambini ai quali si toglie il giocattolo. Il capitano De Ligt ha 19 anni, De Jong, 21, Neres, autore del pareggio, 22. E Ekkelenkamp che è entrato al 75’, debuttando in Champions, è nato nel 2000. La stessa età di Kean della Juventus».

Perché in Italia i giovani invecchiano in panchina?

«Per la paura dei dirigenti e in parte anche degli allenatori di non vincere la partita. Per pavidità, un certo nonnismo culturale, come ha scritto qualcuno. Il nostro campionato ammazza i ragazzi già nella culla. Certe virtù sembrano difetti, impedimenti al successo. I giovani potrebbero portare freschezza, irruenza, prepotenza, invece devono stare lì a macerare, nell’attesa che prima o poi venga il loro turno. Quasi sempre è poi. Anche se ci sono eccezioni: Marquinhos che Zeman fa esordire a 18 anni e Lamela che a 19 entra con Luis Enrique, tra gli italiani Chiesa e Zaniolo, anche loro tra i 18 e i 19, Pellegri esordiente a nemmeno 16 anni, più Barella e Kean».

Il rinnovamento del ct Mancini può aiutare?

«Moltissimo. Se il suo coraggio nel chiamare Kean, Barella, Sensi, Chiesa, Pellegri, attaccante del 2001 in via di recupero dopo un infortunio, porterà avanti gli azzurri, sarà una svolta, una locomotiva importante. Se invece non andrà bene, si tornerà allo scetticismo del passato».

Ma lei ci crede ai giocatori italiani?

«Se devo investire preferisco quelli dell’Europa del nord. Maturano prima, a 20 anni sono uomini, mentalmente non fragili. Un calciatore olandese si trasferisce senza fare una piega, quello italiano è rovinato da ansie e da genitori presuntuosi e invadenti. I nostri giocatori sono più friabili, peccato che noi abbiamo contesti straordinari, Roma da sola ha più popolazione dell’intero Uruguay. Significa potenzialità enorme».

Parlando di Roma, Totti?

«La smetta di fare l’uomo- immagine in tribuna. Faccia un passo avanti, ci metta la faccia, assuma responsabilità. Uno come lui deve poter contare in società, prendere rischi che comporta il suo ruolo. Da capitano a comandante. Deve fare il dirigente, occuparsi di spogliatoio, squadra, scelte di mercato, tutte cose che attengono alla sua sensibilità. Se
non conosce certi tecnicismi in materia contrattuale si farà aiutare».

E i famosi tre centri del pensiero della Roma?

«Esistono sempre: Boston-Londra-Roma. Ma inevitabilmente per andare avanti bisogna trovare un sintesi. Baldini deve parlare con Totti, magari con l’aiuto di dirigenti intermedi».

Un consiglio per De Rossi?

«Faccia l’allenatore, subito. Ha carisma, sa parlare e convincere, è fisico, trasmette emozioni. Ha 36 anni: prima inizia, meglio è. Così avrà il tempo di fare la gavetta. Deve solo non drammatizzare l’addio al calcio, ci sono passati tutti. Anche se credo lui voglia giocare un’altra stagione».

Chi l’ha sorpresa finora?

«Mi piace l’Atalanta, capace di produrre una vera rivoluziona calcistica. Amo la ribellione allo status quo, quel circuito mentale che fa dire al calciatore che deve giocare contro una grande: non sarò celebrato quanto voi, ma valgo altrettanto e ve lo dimostrerò. L’Atalanta non è una chimera, durerà parecchio, è in corsa per un posto in Champions, ha un allenatore straordinario, tutta la società fa un lavoro eccellente, anche come scelte di mercato. Io guardo con simpatia a chi costruisce una mentalità vincente, ai ribelli che cercano di guastare i piani di chi sta in alto Applausi anche a Lazio, sono anni che Lotito e Tare non sbagliano un colpo. E pure a Cagliari e Fiorentina. Anche se in Europa ormai siamo una potenza marginale, rispetto al passato».

Ha lavorato con Pallotta e con il gruppo Suning, con Lotito, Zamparini e Ferrero: il suo bilancio delle proprietà straniere?

«Con l’Inter ho sbagliato io. Me ne sono andato per impazienza, la colpa è mia. Volevo fare una grande Inter, chiedevo investimenti forti, ma non c’erano risposte immediate, e davanti all’indugio mi sono tirato indietro, mi sembrava di tradire la fiducia dei tifosi. Detto questo, le cene da Zhang sono state da Mille e una notte, ricche e opulente, da vero imperatore, ma trattare con i cinesi non fa per me, sono impermeabili, non danno mai risposte definitive, le decisioni sono sempre collettive, dopo una riunione ce n’è sempre un’altra e un’altra ancora, e poi c’è un comitato che deve ratificare la decisione e appena credi che ci sia una parola fine, ricominci in un’altra sala».

Indietro tutta, compagni.

«C’è stato anche quello. Il lavoro era affascinante, io ci ho provato, ma in quel momento è arrivato l’avviso del governo cinese che declassava il calcio e invitava a limitare gli investimenti».

È vero che Lotito le ha tirato dei posaceneri?

«Me lo ricorderei. Devo molto a Lotito, lo dico sempre. Fece una sfuriata per un mio leggero ritardo, lui che ci faceva aspettare ore, allora sì, sono volate pizze, non schiaffi, ma pizze napoletane».

Sua opinione sul caso Icardi?

«Spalletti è un allenatore con un legame molto forte con lo spogliato. Ma senza Icardi la squadra si è indebolita. Sul piano disciplinare non mi inoltro, ma c’erano altri metodi». Il suo futuro? «Se Ferrero vende la Sampdoria me ne vado. È giusto che la nuova proprietà faccia le sue scelte. Ma il mio non sarà un futuro da spettatore».


Con l'Udinese bivio Champions

IL TEMPO - AUSTINI - I romani ci sono, di italiani c'è abbondanza, gli argentini tornano a farsi vedere, il francese alza bandiera bianca. Non è l'intro di una barzelletta ma la fotografia della Romauscita dalla vigilia della gara con l'Udinese: recuperano dai rispettivi acciacchi e sono pronti a giocare dal l’ sia De Rossi sia Florenzi, Pastore e Perotti danno la disponibilità perla panchina, mentre Nzonzi si ferma a causa di una botta al ginoccho sinistro dalle conseguenze apparentemente non gravi, ma comunque sufficiente per metterlo fuori causa. Il campione del mondo ha lasciato con le gambe Trigoria senza troppa preoccupazione e oggi guarderà dalla Tribuna una partita, l'ennesima, che vale tanto nella corsa verso la Champions. Finita Roma-Udinese all'Olimpico (fischio d'inizio alle ore 18, at-

tesi 33mila spettatori), subito dopo inizia un Milan-Lazio da brividi a San Siro: la classifica dopo queste due partite avrà un significato importante, ma non definitivo. Ranieri ha provato in tutti i modi a far capire alla squadra quanto sia fondamentale affrontare l'Udinese col coltello tra i denti. Troppo grande la dote di speranza conquistata col successo di Genova per dilapidarla solo una settimana dopo. Di fronte ci sarà un avversario con
parecchi limiti, soprattutto in difesa, ma anche una buona dose di qualità dal centrocampo in sue fisicità in tutti i reparti, capace di accumulare sette punti nelle ultime tre partite, fermando il Milan a San Siro. I vari De Paul, Fofana, Pussetto e l'ex giallorosso Okaka promettono battaglia per continuare ad accumulare punti in chiave salVezza, guai quindi a distrarsi. Altro segnale della particolare attenzione che si prova a dare a questa gara lo ha
dato Totti: ieri a Trigoria ha seguito l'allenamento di rifinitura pomeridiano e ha annullato l'invito che aveva per oggi al circuito di Formula E allestito all'Eur dove lo aspettavano per un giro di prova. All’ex capitano non sembra opportuno farsi vedere in un altro evento nello
stesso giorno della partita, segnale di quanto si senta sempre più responsabile nel nuovo ruolo.

Le notizie migliori, come detto, Ranieri le ha avute dai suoi «eredi» romani nella squadra: De Rossi e Florenzi si sono allenati a buon ritmo senza accusare particolari fastidi, due recuperi fondamentali per allestire la formazione. L'esterno sarà l’unico terzino di ruolo disponibile, con Juan Jesusdirotatto a sinistra, la coppia Manolas-Fazio confermata al centro e il solo Marcano come difensore in panchina. A centrocampo De Rossi sarà affiancato da Cristante, qualche metro più avanti l’altro gioiello cresciuto in casa, Lorenzo Pellegrini, che da trequartista sa esprimere meglio tutto il suo potenziale. Zaniolo si sposta a destra, sulla corsia opposta torna dall'inizio El Shaarawy, in porta ancora Mirante: una Roma con sette italiani in campo. L'altro straniero è Dzeko, che cerca il primo gol in campionato stagionale all’Olimpico da una vita: l’ultimo lo ha segnato quasi un anno fa al Chievo, il 28 aprile 2018. Quel giorno aprì le marcature Schick, che oggi dovrà ripartire dalla panchina e tenersi pronto per la seconda parte di gara. Ranieri ha voglia di lanciare anche Under, reduce da uno stop lunghissimo e pieno di ricadute, mentre Perotti e Pastore hanno pochi minuti nelle gambe. Ma per la Champions serve l’aiuto di tutti.


Stadio della Roma, ex Sindaco Marino: "Sbigottito che il progetto sia di nuovo in mano a privati"

L'ex sindaco di Roma il Professor Ignazio Marino in collegamento da Filadelphia è intervenuto nel programma Lavori in Corso in onda su RADIO RADIO e RADIO RADIO TV rilasciando le seguenti dichiarazioni sullo stadio della Roma a Tor di Valle:

"Io e il professor Caudo non accettammo di votare l'interesse pubblico sullo stadio della Roma fino a quando dopo una riunione di un'intera giornata a New York, uno dei viaggi che mi vengono contestati, chiedemmo a James Pallotta di inserire circa 300 milioni di euro di investimenti privati per opere pubbliche: una metro, il raddoppio della Roma-Lido, un altro ponte per le automobili. Tutto questo avrebbe potutuo portare allo stadio almeno il 70% degli spettatori via ferro. Rimango sbigottito perche' dopo il nostro allontanamento viene rifatto il progetto e viene detto ai privati 'Non vi preoccupate, quei 300 milioni non ci servono piu' e anzi ce li mette lo Stato italiano, e quindi i cittadini di tutto il Paese', invece di avere un'opera con un un segno che sarebbe rimasto nella storia dell'architettura della citta': le tre torri di Libeskind, l'architetto che ha vinto il concorso per progettare la ricostruzione di Ground Zero, non proprio uno sconosciuto. Cancellare quel progetto e' stato un insulto pesante alle romane e ai romani".

Per Marino si tratta quindi di un favore ai costruttori?

"Certamente se venisse realizzato in questo modo, dicendo che non servono piu' 300 milioni di investimenti privati in opere pubbliche, che e' quello che poi il governo della sindaca Raggi ha annunciato con grande gioia, io credo che i costruttori ne sarebbero abbastanza soddisfatti. Se c'e' un imprenditore e viene il sindaco a dirti 'Non ti preoccupare se Marino ti ha chiesto 300 milioni per le opere pubbliche, rifacciamo tutto e quei 300 milioni te li tieni tu', credo quell'imprenditore sia molto contento".


La Roma con l’Udinese: caccia al 4° posto. Contatto con Conte, ma l’Inter resta avanti

LA STAMPA - DE SANTIS - Nonostante tutto, almeno per un paio d’ore e forse anche qualcuna di più, la Roma rischia di ritrovarsi nella terra promessa del quarto posto. L’obiettivo minimo diventato massimo e sempre più vitale. La momentanea conquista di un posto in Champions passa per l'incrocio con l'Udinese, «peggiore avversaria possibile», a detta di Ranieri, rivitalizzata dalla cura Tudor (7 punti in 3 partite) e da affrontare con un solo terzino di ruolo (il recuperato Florenzi), parecchi interpreti non al top della condizione e l’ansia da prestazione, spesso fatale contro medie e piccole, dei tre punti obbligatori. Per il futuro, variabile a seconda del risultato finale, continuano le differenti manovre del parlamentino romanista. L’ultima sarebbe un primo contatto informale, avvenuto in territorio neutrale (in Toscana), tra un dirigente giallorosso e Antonio Conte, autentica chimera di Pallotta. Una parte della Roma ha fatto la sua prima mossa all’insaputa dell’altra, sulle piste di Sarri. Il borsino di Conte, però, registra ancora il vantaggio dell'Inter.


Totti ritrova Tudor: “Quattro e a casa”. Okaka, cuore da ex: “Se segno non esulto”

CORRIERE DELLA SERA - Questa sera Stefano Okaka ritrova allo Stadio Olimpico la sua Roma, che lo ha scoperto e cresciuto. L’emozione per l’attaccante dell’Udinese è percepibile dalle parole: “Vorrei sempre far gol, ma se segnerò contro la Roma non esulterò. È una società che mi ha dato una vita migliore, avrò rispetto per questo club per tutta la vita. A Roma c’è tutta la mia infanzia, sia calcistica che di vita, ho tanti ricordi belli. Ci sono stati anche momenti difficili, che mi sono serviti per diventare più maturo“.  (...) La sfida di stasera vedrà anche però uno scontro a distanza tra Tudor, tecnico dei friulani, e Totti, ora dirigente giallorosso. I due erano avversari in un Roma-Juventus 4-0 del 2004, quando lo storico capitano romanista gli rivolse il famoso gesto “zitto, quattro e a casa“.


Formula E: tanti ospiti al galà con Raggi, Lotito e Baldissoni

CORRIERE DELLA SERA - Politica, sport, imprenditoria protagonisti della serata di di galà organizzata ieri alla Nuvola dell’Eur per il Gran Premio di Formula E. La sindaca Raggi è arrivata con l’assessore allo Sport Frongia. Tra i 240 ospiti della cena – a firmare il menu la ched stellata Cristina Bowerman – erano presenti anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e il numero due della Roma, Mauro Baldissoni.


Roma-Udinese, le probabili formazioni dei quotidiani. Florenzi e Jesus terzini, tridente d'attacco con El Sha, Dzeko e Zaniolo

INSIDEROMA.COM – La Roma scenderà oggi in campo contro l’Udinese e l’imperativo è uno soltanto: vincere per non perdere il treno Champions, anche in vista del match tra Milan e Lazio. Mirante confermatissimo tra i pali, con la coppia Fazio-Manolas centrale. L’emergenza terzini sembra essere parzialmente rientrata, dovrebbero schierarsi esterni il recuperato Florenzi a destra e Jesus a sinistra. Con Nzonzi out, sulla mediana vedremo De Rossi e Cristante, con Pellegrini sulla trequarti. Il tridente d’attacco, invece, sarà composto da El Shaarawy, Zaniolo e Dzeko. Queste le probabili formazioni dei principali quotidiani:

LA GAZZETTA DELLO SPORT

Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Juan Jesus; De Rossi, Cristante; Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy; Dzeko.

CORRIERE DELLO SPORT

Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Juan Jesus; De Rossi, Cristante; Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy; Dzeko.

LA REPUBBLICA

Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Juan Jesus; De Rossi, Cristante; Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy; Dzeko.

TUTTOSPORT

Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Juan Jesus; De Rossi, Cristante; Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy; Dzeko.

IL MESSAGGERO

Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Juan Jesus; De Rossi, Cristante; Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy; Dzeko.

IL TEMPO

Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Juan Jesus; De Rossi, Cristante; Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy; Dzeko.

LA STAMPA

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IL GIORNALE

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IL ROMANISTA

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Stadio, quando la sfiducia è meglio di un voto contro

LA REPUBBLICA - FAVALE, GIUFFRIDA - E se alla fine la sfiducia subita da Mario Torelli, il terzo presidente di Municipio M5S a cadere in meno di tre anni, fosse tutto sommato il male minore per la sindaca Virginia Raggi? In Campidoglio nessuno lo ammetterà mai ma il commissariamento dell’XI Municipio scattato martedì dopo la sfiducia all’ex poliziotto con un passato politico vicino ad Antonio Di Pietro potrebbe aver evitato problemi più scivolosi da risolvere. Come l’ennesimo parere negativo sullo Stadio della Roma. Già, perché anche il territorio che comprende Marconi, Portuense e, soprattutto, la Magliana, avrebbe dovuto esprimersi sulla costruzione dell’impianto che, come segnalato da più parti, potrebbe rendere molto complicata la mobilità in quel quadrante. Un voto non vincolante ai fini della decisione finale (che spetta all’Aula Giulio Cesare) ma che, come quello di due giorni fa dell’assemblea del IX Municipio (dove insiste l’area di Tor di Valle) avrebbe reso esplicita la spaccatura interna al Movimento. A raccontare l’imbarazzo per l’ennesimo possibile parere negativo sul pubblico interesse per l’opera è Gianluca Martone, consigliere dell’XI municipio (oggi ormai decaduto dopo la sfiducia a Torelli), uscito dal M5S a giugno 2018. «Entro l’8 aprile si poteva ancora convocare la commissione urbanistica — racconta — per un parere importante per dare voce al territorio. E penso che non sia stata convocata per non esporre la maggioranza a un altro no». Tra l’altro, prima della sfiducia del 9  aprile, il tempo per far esprimere la commissione c’era, tra la prima richiesta (25 marzo) e il sollecito (3 aprile), entrambi lasciati cadere nel vuoto. E così, la sfiducia è arrivata prima di qualsiasi voto sullo stadio che ora, nell’XI Municipio commissariato non ci sarà più. Nel frattempo, però, restano i riverberi politici del parere negativo alla pubblica utilità espresso due giorni fa dal IX ottenuto grazie all’astensione dei 5 Stelle che hanno preferito non scegliere. «Il segnale è forte è chiaro — scrive  la capogruppo M5S in Regione, Roberta Lombardi — “famo lo stadio da un’altra parte”. Ciò che davvero impatta sul territorio e sui cittadini viene prima di ogni cosa. Se un progetto è sbagliato e dannoso per la città, va ripensato altrove». Lombardi dà così voce all’anima più critica tra i 5 Stelle, scottata dall’inchiesta e dagli arresti, tornata alla contrarietà iniziale sull’impianto voluto da James Pallotta. «Quel progetto è catastrofico — si sfoga in radio a Centro Suono Sport — Alessandra Tallarico, l’unica M5S del IX Municipio a non astenersi e a votare contro il pubblico interesse — i disagi di questa città e l’esperimento della Formula E ci hanno dato un assaggio di quello che con molta probabilità accadrebbe con lo stadio a Tor di Valle». Sull’impianto, a Radio Cusano Campus, torna anche Paolo Berdini, ex assessore all’Urbanistica della giunta Raggi, dimessosi due anni fa proprio per i contrasti sull’opera: «Si può revocare l’interesse pubblico senza nessuna penale. Questo la Raggi lo sa benissimo ma evidentemente non lo ha memorizzato bene».


Con l’Udinese per sfatare il (falso) fattore Olimpico

LA REPUBBLICA – FERRAZZA - Delle ultime sette fatiche in campionato, quattro la Roma le giocherà all’Olimpico. A cominciare da stasera (ore 18, diretta sky), contro l’Udinese. Un vantaggio, per i giallorossi, che si giocano le residue possibilità di agganciare un posto Champions? Guardando i numeri infilati finora, non sembra esserlo poi così tanto. Di 14 gare di campionato disputate fino a questo momento in casa, solamente la metà hanno regalato i tre punti. Per il resto, cinque pareggi e due sconfitte in un andamento irregolare che non è riuscito a sfruttare il fattore pubblico. Adesso l’Udinese, il Cagliari, la Juventus (che potrebbe essere già campione d’Italia) e il Parma: sono queste le quattro gare da provare a vincere, facendo punteggio pieno all’Olimpico; mentre in trasferta mancano Inter, Genoa, Sassuolo. Ranieri continua a fare appelli ai tifosi: «Ci serve il loro sostegno». E oggi risponderanno presente in più di quarantamila, sperando di riuscire a trascinare De Rossi e compagni. A proposito di formazione, ha recuperato Florenzi che oggi verrà schierato a destra, con Juan Jesus a sinistra (Kolarov è squalificato), Manolas e Fazio al centro. De Rossi farà coppia con Cristante (Nzonzi si è fatto male al ginocchio ieri in allenamento), mentre in attacco Dzeko dovrebbe essere preferito a Schick, mentre Zaniolo giocherà esterno, con Pellegrini trequartista ed El Shaarawy largo a sinistra. Sul fronte mercato, torna a parlare di Roma Ziyech, il centrocampista dell’Ajax che la scorsa estate era stato molto vicino ai giallorossi. «La Roma non è un capitolo chiuso per me — l’ammissione al portale calciomercato.it — Mi sento sempre con Kluivert e abbiamo parlato anche di questo».


Un emiro in curva Sud

MF-MILANO FINANZA - MONDELLINI - La a Roma nel mirino del Qatar. La Sampdoria oggetto di interesse da di tre fondi internazionali. II Palermo alla ricerca di un nuovo assetto dopo la gestione Zamparini. Il Milan di proprietà di un colosso della finanza mondiale come Elliott, che però per sua natura non è un acquirente finale ma un investitore di medio termine. Mentre in borsa il titolo Juventus si avvicina ai massimi storici (+3,6% a 1,6 euro la chiusura di venerdì 12 aprile), alcune tra le piazze più prestigiose del calcio italiano potrebbero presto cambiare proprietario o quantomeno essere coinvolte in valutazioni in chiave mea. Le cronache degli ultimi giorni hanno confermato le anticipazioni di MF-Milano Finanza del 4 aprile circa l'interessamento di fondi del Qatar per la Roma, società controllata dall'imprenditore statunitense James Pallotta tramite il veicolo As Roma Spv. Un interessamento dettato dalla volontà dell'Emirato (già proprietario del Paris Saint-Germain tramite la Qsi) di estendere la propria influenza sul calcio mondiale in vista dei Mondiali del 2022 organizzati in casa (in questo senso vantare il brand Roma dopo quello di Parigi sarebbe un fiore all'occhiello notevole) ma anche per le opportunità di business legate al nuovo stadio giallorosso. Non a caso questo giornale è riuscito ad appurare che un importante studio legale operante a livello internazionale sta valutando già il dossier. Ciò detto, ben difficilmente Pallotta cederà alle eventuali avances qatarine sin tanto che non considererà spenta la speranza di costruire il nuovo stadio. Resta il fatto che, come ha rivelato L'Equipe il principale quotidiano sportivo francese, che il Paese del Golfo sta studiando il dossier proprio tramite la Qsi. Ma per evitare le norme Uefa che vietano la doppia proprietà, utilizzerebbe altri fondi del Paese nel caso l'operazione andasse avanti. In questo quadro è plausibile che ci voglia qualche tempo per vedere se questo interessamento si tradurrà in qualcosa di concreto. Di certo, più la vicenda stadio andrà per le lunghe, maggiore sarà la pressione su Pallotta. E tanto più lo sarà se la Roma non dovesse centrare la qualificazione alla Champions League, la massima competizione europea che da sola garantisce alle squadre partecipanti almeno 50 milioni di introiti vari.

Più probabile che si chiuda prima la vicenda riguardante la Sampdoria del patron Massimo Ferrero. Nei giorni scorsi, il fondo americano York ha confermato l'interesse per il club blucerchiato tramite il direttore operativo per il Sud Europa Federico Oliva. L'offerta, che prevederebbe l'inserimento in società del totem donano Gianluca Vialli, si aggirerebbe intorno agli 80 milioni, che con i debiti dovrebbe salire a circa 100 milioni. La proposta sarebbe già stata valutata da Mediobanca, l'advisor scelto da Ferrero, e da quanto trapela ci sarebbe stata grande attenzione per quanto riguarda la struttura dell'offerta. Non è quindi escluso che ci possano essere delle sorprese. Infatti, secondo quanto scritto da Il Secolo XIX, Mediobanca sarebbe anche in attesa di due altre offerte. La prima del fondo inglese Aquilor Utp e la seconda di un comparto dell'Arabia Saudita. Dovessero essere queste le cifre, per Ferrero l'investimento nella Samp si rivelerebbe un affare. L'imprenditore acquistò il club nel 2014 con un'operazione atipica. Nel senso che, come emerse successivamente, il passaggio di proprietà fu pagato dal venditore invece che dall'acquirente, visto che la famiglia Garrone non solo ripulì la Sampdoria dai debiti prima di cederla, azzerando i 22,7 milioni di esposizioni con le banche, ma, attraverso la San Quirico, concesse a Ferrero anche una dote di circa 65 milioni in eredità. Ferrero, dal canto suo, è stato molto bravo nella gestione visto che, soprattutto grazie alle plusvalenze sui trasferimenti, chiuderà il bilancio 2018 in nero, mettendo così in fila il terzo rendiconto consecutivo in utile. Proprio per questo negli ambienti a cavallo tra il calcio e la finanza c'è chi dice che con questi denari Ferrero potrebbe prima risolvere delle pendenze legato al business dei cinema (Ferrero è proprietario di svariate sale, tra cui il celebre Teatro Adriano di Roma). Per poi ritentare da zero una nuova avventura in un altro club italiano, magari mettendo nel mirino quel Palermo che in settimana, per bocca del direttore Rino Foschi, ha smentito un abboccamento con York.

Un discorso diverso riguarda il Milan. Il club rossonero è ora di proprietà di un colosso della finaroa mondiale come Elliott. Che per sua natura non è però un investitore finale ma lavora per guadagnare con la cessione degli asset acquistati. In teoria, un'offerta congrua sarebbe comunque valutata, anche se da quanto trapela da ambienti legato al club, l'impegno di Elliott nella società ha un orizzonte di medio-lungo periodo e pertanto è difficilmente ipotizzabile un suo disinvestimento a breve. A meno che non si tratti di offerte monstre. Secondo quanto ha raccontato a MF-Milano Finanza una fonte molto vicina al club rossonero, il fondo Cvc, che per anni ha gestito il circus della Formula 1 a livello globale, avrebbe già bussato alle porte di via Aldo Rossi ma si sarebbe sentito rispondere che il prezzo per l'acquisto sarebbe stato di un miliardo. Così come il management guidato dall'ex numero uno dell'Eni Paolo Scaroni e da Ivan Gazidis avrebbe avuto anche abboccamenti con fondi sauditi finiti in un nulla di fatto.


Monchi: "Tornerei a Roma. L'eliminazione col Porto il momento peggiore"

Monchi, ds del Siviglia ed ex Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Deportes Cuarto. Questo un estratto delle sue parole:

Sono tornato qui prima del previsto. I risultati anche non sono stati quelli che credevo, ma non rimpiango niente. La notte migliore quella di aprile, quando abbiamo eliminato il Barcellona, la peggiore resta la sconfitta contro il Porto. La cosa più difficile era stare lontano dalla famiglia. Ma a Roma ci tornerei”.

Sul derby
A Roma ho vissuto la partita contro la Lazio ma lì è diverso, Roma come città è diversa. Il derby simile a quello tra Betis e Siviglia è quello tra Genoa e Sampdoria. Si gioca ovunque, per strada, nei quartieri, al supermercato… Sono undici giocatori che ne rappresentano centomila”.

Il ritorno al Siviglia
Il club ha continuato a evolversi e quella è stata una delle cose che mi hanno fatto tornare. Ho avuto progetti più interessanti a livello sportivo, ma sono tornato per rimanere. Sono all’80% direttore sportivo e al 20% tifoso, ma questa settimana sono più sevillista


Ipotesi Tatarusanu per il dopo Olsen

Dati i risultati al di sotto delle aspettative di Robin Olsen, in casa Roma si pensa all’acquisto di un nuovo portiere. L’obiettivo numero uno resta Cragno del Cagliari ma dalla Romania si parla anche di un possibile interessamento per Ciprian Tatarusanu del Nantes. Come riporta gazeta sporturilor, infatti, l’ex Fiorentina avrebbe rifiutato il rinnovo con i francesi e potrebbe così arrivare nella Capitale a parametro zero.