Di Francesco: «Una vittoria per riportare entusiasmo»

IL MESSAGGERO - CARINA - La Champions è come fosse la sua coperta di Linus. Nei momenti di difficoltà, Di Francesco ha sempre trovato nell’Europa che conta il trampolino necessario per tornare in auge. E questa sera, contro il Porto, si gioca molto del suo futuro. Perché se arrivare quarti in campionato rimane il diktat di Pallotta, superare il turno gli regalerebbe tante fiches da giocarsi sul tavolo della conferma a giugno: «Il percorso è lungo ma è una buona occasione per fare una grande partita e riportare entusiasmo. Dobbiamo essere ambiziosi». Tra le avversarie che poteva regalare l’urna di Nyon (Barcellona, Psg, Manchester City, Borussia Dortmund e Bayern Monaco) il Porto è quella più alla portata dei giallorossi. Ma Eusebio non si fida: «È un gruppo compatto, sa quello che vuole. È una delle squadre che ha vinto più duelli difensivi in tutta la Champions. Conceiçao sta facendo un grande lavoro, ha regalato un’identità anche caratteriale. Prima era una squadra con più palleggiatori che andava alla ricerca della qualità, adesso la vedo molto più concreta. Sarà una partita molto dispendiosa dal punto di vista fisico. Servirà il giusto mix di esperienza e freschezza, perché senza corsa non si va da nessuna parte. E poi dobbiamo fare una grande fase difensiva, sarà determinante cercare di mantenere inviolata». In quest’ottica difficile il recupero di Olsen (provino questa mattina: Mirante è pronto) mentre torna dal primo minuto Manolas, tenuto a riposo contro il Chievo.

 


Roma, sognando le notti magiche

IL MESSAGGERO - TRANI - Il sogno, dopo l'avventura fantastica nell'edizione passata, è come se non finisse più. Anche perché basta la parola, prima ancora della musichetta, per dare un senso alla notte della Roma all'Olimpico: la Champions cattura il pubblico, a prescindere dal senso di appartenenza e da qualsiasi ragionamento sulla competitività della squadra. Finalmente la cornice da big match, come è giusto che sia la gara d'andata degli ottavi contro il Porto. Niente sold out come per le sfide dell'anno scorso contro il Barcellona (quarti) e il Liverpool (semifinale), ma comunque 50 mila spettatori allo stadio. Niente male, tenendo conto che i giallorossi, dopo il vergognoso 7-1 di Firenze in Coppa Italia, sono sotto contestazione. La chance, in questo senso, va sfruttata. Lo sa bene Di Francesco. La prestazione e, ancor di più, la qualificazione possono aprire la strada alla riconciliazione. Il bivio di oggi è, insomma, lo stesso di inizio 2018. La riabilitazione dell'allenatore e del gruppo ci fu proprio nella principale competizione continentale che, in quanto a interesse e prestigio, non ha niente a che vedere con l'appeal del campionato (con la Juve lontana 25 punti dopo 23 gare), come certificato anche dalle presenze nelle 3 partite della fase a giorni: 41.243 per il Viktora Plzen, 46.005 per il Cska Mosca e 59.124 per il Real Madrid. I 35 mila abbonati in Europa fanno ulteriore chiarezza sulla scelta di campo della gente.

RIVALE SCOMODA - La Roma, nel suo 110° match di questo torneo (Coppa Campioni compresa), ritrova il Porto, adesso allenato dall'ex laziale Coinceçao e mai battuto (e mai eliminato) dai giallorossi, fuori sia in Coppa delle Coppe (2° turno nel 1981) sia in Champions (playoff nel 2016). Di Francesco ci riprova dopo Liedholm e Spalletti, sapendo che gli avversari, in testa nel loro campionato, sono imbattuti da 26 partite (ultimo ko il 7 ottobre contro il Benfica). E nella prima fase hanno preso 16 punti su 18 (nessuna sconfitta, quindi).

ULTIMO TENTATIVO - La Roma farà il turnover anche in Champions. Possibili 4 novità nel 4-3-3 dopo il successo di Verona contro il Chievo: in difesa, da terzino, è pronto al rientro Florenzi, Karsdorp (titolare nelle ultime 4 gare di campionato e fuori solo a Firenze in Coppa Italia), ieri è rimasto vittima di un problema muscolare, e al centro torna disponibile Manolas accanto a Fazio; a centrocampo, invece, si riprendono il posto De Rossi da play e Pellegrini da mezzala. Il dubbio più ingombrante per Di Francesco è Olsen, rimasto a guardare fino a domenica, non potendo nemmeno calciare il pallone. Nelle ultime ore la situazione è migliorata: stamattina test decisivo, anche se l'infortunio al polpaccio non sembra consigliarne la presenza contro il Porto, forzando il recupero. Se, dunque, tocca ancora a Mirante, spazio alla 32esima formazione diversa in 32 partite: il portiere di scorta ha del resto giocato da titolare solo contro l'Udinese e il Chievo in serie A e contro il Viktoria Plzen in Europa. Sarebbe il suo debutto casalingo: fin qui è sempre stato schierato in trasferta.

 ALLO SPECCHIO - Anche Coinceçao insiste sul 4-3-3 che spesso, con Danilo play davanti alla difesa (interpretazione alla De Rossi), aggiorna in fase difensiva, passando al 4-1-4-1, proprio come accade ultimamente alla Roma. Le assenze in attacco, out l'infortunato Marega e lo squalificato Corona, pesano: dentro Tiquinho e Otavio. I campioni di Portogallo, comunque, sono più o meno gli stessi che, con Marcano titolare, eliminarono i giallorossi, con Spalletti in panchina, il 23 agosto del 2016 all'Olimpico (0-3, espulsi De Rossi ed Emerson) nel play off di ritorno. Stasera rivedremo sette-undicesimi di quella formazione: Casillas, Maxi Pereira, Felipe, Telles, Danilo, Herrera e Otavio (di fronte Florenzi, Manolas, De Rossi e Dzeko: solo loro possono riscattare quell'eliminazione). Meglio, dunque, non fidarsi, anche se a guidarli non c'è più Espirito Santo.


De Rossi fratello di Roma

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Una richiesta di non belligeranza, di tregua: «Dico ai tifosi, visto che vi siete sempre fidati di me, fidatevi anche questa volta: Kolarov non è tifoso della Roma da bambino ma è un professionista come ne ho conosciuti pochi in vita mia. Preferisco quelli così a quelli che baciano la maglia e poi magari si tirano fuori al primo doloretto o se l'allenatore gli chiede di giocare in un ruolo diverso. Io da uno come Kolarov vorrei essere sempre rappresentato». La firma è di Daniele De Rossi, oggi sessanta presenze (sette gol) nella Champions League, sessantadue se contiamo la doppia sfida nel preliminare di due anni fa con il Porto. O forse meglio non contarla, visto come è andata: eliminazione della Roma ed espulsione di De Rossi nella sfida di ritorno. Parla di Kolarov, Daniele.

 FIDATEVI DI ME - Un ragazzo in difficoltà per colpa di un suo errore, ha risposto male a un tifoso. «A volte è meglio girarsi dall'altra parte», il consiglio del capitano. Alla fine Alex, come lo chiama De Rossi, sa reagire e lo ha fatto, anche a Verona. Il punto è, secondo il capitano della Roma, non stabilire chi abbia torto o ragione, perché è difficile dire se si voglia più bene a mamma (i tifosi) o a papà (Kolarov), ma pensare a una tregua, perché stasera la Roma ha bisogno di tutti: di un giocatore sereno e di una tifoseria unita. «In questa storia mi trovo in mezzo, perché voglio bene ai tifosi e considero Kolarov un fratello. Spero si possa chiudere qui questa vicenda».

LE SESSANTA IN EUROPA - C'è altro a cui pensare, stasera. A quella Champions come percorso emozionale, tipo l'anno scorso. A far sì che la passata avventura europea non resti un'eccezione ma la normalità. La strada è un'altra e le difficoltà le stesse, nessuno ti regala una nuova semifinale Champions, ma qualcuno ha dato alla Roma un certezza: «L'essere un pochino più pronti a giocare partite delicate come questa». E come questa ne vorrebbe giocare tante altre De Rossi, ma si sa, dipende dal ginocchio. «L'operazione non l'avrei accettata alla mia età. Per adesso va bene e se sto così continuo a giocare. Con la gestione dell'allenatore e con il giusto minutaggio, potrei continuare. Io importante per la squadra? I miei compagni non si rendono conto di quanto lo siano loro per me. Negli ultimi anni mi hanno fatto sentire importante come mai mi ero sentito prima in carriera, per questo devo solo ringraziarli. Mi hanno fatto sentire desiderato. Ma ora abbiamo una partita da vincere e non dobbiamo fare test sulla mia condizione fisica. È importante la squadra, è importante battere il Porto. C'è la consapevolezza di potercela fare».

EUSEBIO UNO DI NOI - Dopo aver preso le difese di Kolarov, Daniele tira una carezza significativa anche al suo allenatore, Eusebio Di Francesco. Che dal baratro ha sempre saputo tirar fuori se stesso e la squadra. «Sa riconoscere i nostri problemi e intervenire, portando avanti sempre concetti normali. Ovviamente non può essere felice come quando lo è dopo aver vinto una partita importante, gli umori degli allenatori sono ricchi di alti e bassi ancor più di noi calciatori, ma ha sempre tenuto la barra dritta, e non ha mai perso la testa, anche in questa città, dove non è facile. Non siamo stati sull'orlo del baratro tante volte, ci sono stati momenti negativi e altri dove si è parlato tanto anche del suo futuro. Siamo quinti, stare sull'orlo del baratro è un'altra cosa. Sono stato quintultimo in classifica e fuori da ogni competizioni e mi sentivo più sotto pressione in quel caso». Già, lo ricordiamo.


Conceiçao a Totti: «Si sente fortunato? Mah, qui ho vinto...»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Per Sergio Conceiçao quella di stasera non è soltanto l’andata degli ottavi di Champions League. La sfida contro la Roma per lui, campione d’Italia con la Lazio, ha un sapore speciale e anche se in conferenza ripete spesso che «il passato laziale non conta», tira fuori una frecciatina da derby quando gli viene chiesto un commento alle parole di Francesco Totti: «Ha detto che per loro è stato un sorteggio fortunato? Forse lo ha fatto per antipatia, visto che ho vinto sei titoli qui». Un titolo europeo, il più prestigioso, il Porto sogna di vincerlo già quest’anno, ma mentre Pepe, che di Champions in bacheca ne ha tre, dice di voler «arrivare lontano», il suo allenatore è più realista: «Noi siamo contenti di incontrare loro e loro noi, siamo pronti per fare una grande partita perché vogliamo arrivare ai quarti».


Porto indigesto. Che delusioni nelle coppe: ora di rivincita

LA GAZZETTA DELLO SPORT - «È una partita che aspettiamo da 8 mesi», dissero in coro Luciano Spalletti e Kevin Strootman il 22 agosto del 2016 a Trigoria. La Roma sognava, dopo il pareggio dell’andata per 1-­1, di eliminare il Porto in casa e andare alla fase a gironi della Champions, ed era convinta di farcela. Troppo, forse. Tanto che all’Olimpico finì 3-­0 per i portoghesi, con i giallorossi in 9 dopo le espulsioni di De Rossi ed Emerson. La partita che Spalletti e Strootman, oggi distanti anni luce da Trigoria, aspettavano con ansia divenne una delle più grandi amarezze recenti della Roma americana, ma già nella stagione 1981­/82 il Porto era stato la bestia nera del club giallorosso. Ottavi di finale, come oggi, ma di Coppa delle Coppe: la Roma perde 2­-0 in Portogallo, al ritorno, nonostante 70mila spettatori, finisce 0-0. Era un’altra epoca: le file al botteghino per acquistare i biglietti, lo stadio pieno già due ore prima del fischio d’inizio (oggi, due ore prima, apriranno i cancelli), la voglia di credere in una rimonta che sembrava difficile ma non impossibile. Lo divenne, invece, e la Roma che di lì a poco avrebbe vinto uno scudetto e sfiorato una Coppa dei Campioni, non riuscì nell’impresa.


L'allungo di De Rossi: «Roma, voglio continuare e il Porto non ci fa paura»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - «Se starò bene fisicamente, continuerò a giocare – chiarisce De Rossi –. Credo che le mie prestazioni siano in linea con quelle del gruppo. Non ho mai pensato di smettere. Ho fatto tre mesi fuori da calciatore serio, ho lavorato tanto e ho fatto tutto quello che dovevo per rientrare. Se continuerò a rispondere bene non vedo perché io debba smettere. Tra l’altro, sento grande affetto ultimamente». La grandezza si costruisce anche stasera. Magari sull’onda di quanto fatto lo scorso anno. «È un valore aggiunto. Ci fa arrivare un pochino più pronti a sfide delicate. Fermo restando che il Porto di gare così è abituato a giocarne tante, anche per noi può essere motivo di sicurezza. L’esperienza è stata positiva. Il Porto lo rispettiamo, ma non ci fa paura». Sfortunato, forse, lo è stato anche Kolarov, ancora in frizione con gli ultrà. «Qualche volta coi tifosi è giusto non rispondere e girarsi dall’altra parte, ma vorrei essere sempre rappresentato da uno come lui. Se si dovesse ricomporre questa piccola frattura io sarei il più contento del mondo, anche perché mi sento un po’ in mezzo. Alex lo considero un fratello. Ai tifosi dico di continuare a fidarsi di me quando dico che è un professionista come ne ho visti pochi in vita mia. È uno che dà sempre quello che deve dare, gioca in condizioni a volte difficili. Io preferisco quelli così a chi magari bacia la maglia o fa dichiarazioni al miele a i tifosi e poi al primo dolorino si ferma o se il mister gli chiede di giocare in un altro ruolo storce la bocca. Poi c’è da ricordarsi che il tifoso va assecondato quando mostra insofferenza per i risultati che non arrivano. Se tutto si ricomponesse col Porto, sarei felice».


La Var debutta in Champions: grafici in tv e sui maxi schermi

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Stasera la Var debutta in Champions. Roberto Rosetti, responsabile del settore arbitri dell’Uefa, ha illustrato la novità: «Siamo convinti che sarà vantaggioso per le nostre competizioni poiché fornirà un valido aiuto agli arbitri e ci permetterà di ridurre le decisioni sbagliate». Durante le revisioni, i telespettatori verranno informati dalle tv attraverso grafici. E ci sarà una grafica sugli schermi degli stadi per consentire ai tifosi di capire quale decisione sia stata presa.


Quattromila tifosi del Porto, forte allerta in città

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Cinquantamila spettatori, di cui 4mila portoghesi, una cornice di pubblico importante, anche se non da tutto esaurito, un’allerta alta, come sempre in questi casi, ma che alla vigilia non registra particolari criticità. È tutto pronto all’Olimpico, e in città, per la sfida di stasera tra Roma e Porto, con gli ultimi dettagli messi a punto ieri in Questura durante il consueto tavolo tecnico. I cancelli saranno aperti alle 19, con un’eventuale apertura anticipata alle 18.30 per il settore ospiti. I tifosi del Porto potranno radunarsi a piazzale delle Canestre dalle 17: da qui, con pullman dell’Atac, saranno portati all’Olimpico e, poi, dallo stadio fino alla stazione Termini al termine della partita. La tifoseria ospite potrà raggiungere l’area Nord dello stadio attraversando esclusivamente ponte Milvio. Da tre ore prima dell’inizio dell’incontro, e fino a 2 ore dopo, sarà vietata la vendita per asporto e il trasporto di bevande in bottiglie o contenitori di vetro.


L’ottimismo di Pellegrini: «Noi tra le big d’Europa»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Lorenzo Pellegrini, ormai, ha testa e gambe per caricarsi la Roma sulle spalle. Per questo il Porto, in fondo, lo considera solo una tappa verso la grandezza. «Lo scorso anno non ho raggiunto i miei obiettivi – dice a Teleradiostereo – perciò quest’anno volevo essere più continuo». Non c’è serata migliore, in fondo, per dimostrarlo, visto che il Porto è dietro l’uscio. «Vi assicuro che il Porto non è al livello top, ma è una grande squadra. Sarà difficile. Sappiamo quali emozioni porta passare il turno. Ti cambia una stagione, nonostante le difficoltà che abbiamo trovato finora. In campionato vogliamo arrivare tra le prime 4 e in Champions superare il turno. Sarà una battaglia da fare tutti insieme. Sarebbe importante arrivare allo stadio e trovare il nostro tifo. È una cosa che gli altri non possono capire.Un avversario prende forza se vede che i tifosi non sono con noi».


Stasera chi è pronto a volare? Test per Olsen, ma Mirante c'è

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Chi indosserà le ali per volare? Logica e gerarchie direbbero senz’altro Robin Olsen, ma un polpaccio galeotto lo ha tenuto fuori a Verona contro il Chievo e rischia di fare lo stesso stasera contro il Porto, visto che ieri non si è neppure allenato in gruppo. Ma occhio ai miracoli. Eusebio Di Francesco lo proverà anche stamattina («sarà in dubbio fino all’ultimo») per vedere se è possibile recuperarlo, altrimenti si affiderà ad Antonio Mirante, su cui peraltro pochi giorni fa ha espresso parole di stima. «È in crescita e sono contento di lui. Mi dà pieno affidamento». D’altronde, l’ex del Bologna già venerdì a Verona ha dimostrato di essere in gran forma, pur conscio del fatto che le gerarchie lo vedranno sempre dietro al portiere svedese. «Conosco il mio ruolo – ha detto Mirante –. D’altra parte, so cosa devo fare alla Roma, come mi devo allenare, e in questo il nostro preparatore Savorani mi aiuta. È molto pretenzioso e meticoloso: questo mi piace e mi fa bene perché alla mia età non posso sedermi e accontentarmi di fare il secondo. Gioco per la Roma e anche in quelle partite che gioco devo sempre farmi trovare pronto».


“Facciamo felici i nostri tifosi”. Difra con il Porto ritrova Manolas

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Si percepiscono l’attesa e le aspettative dei romanisti, reduci dalla vittoria contro il Chievo, ma ancora immersi nel malumore per la disastrosa eliminazione dalla Coppa Italia. In questo senso la Champions è una strada per riscattarsi, sperando di poter ripetere il cammino di un anno fa, aggrappandosi alla possibilità di fare bella figura ancora una volta in Europa. La gara di stasera contro il Porto, tra qualche preoccupazione legata all’ordine pubblico, e l’attesa dei cinquantamila che riempiranno l’Olimpico, è l’occasione giusta per riaccorciare le distanze con la gente. «Ci auguriamo di riportare un po’ di entusiasmo alla piazza — ammette Di Francesco — e per riuscirci dovremo prima di tutto fare una grande partita contro il Porto. Mi aspetto grande sostegno dall’Olimpico e, da parte nostra, mi auguro di entusiasmare i tifosi che vivono di queste gare. Dobbiamo esser bravi a renderli felici». L’andata degli ottavi di finale può aiutare a dare una svolta stagionale all’andamento zoppicante dei giallorossi. «La pressione fa parte del calcio — continua Eusebio — del nostro ambiente, ma la voglia e il desiderio di vincere le partite lo abbiamo sempre, anche se la Champions ha sempre il suo fascino speciale». Recuperato pienamente Manolas, che si riprenderà il posto da titolare in mezzo al campo, accanto a Fazio. Con il rientro del greco e la presenza di De Rossi (la presenza di Olsen verrà valutata oggi), sarà più semplice per la squadra mantenere gli equilibri difensivi. Su loro due si potranno un po’ rilassare i compagni in fase propositiva, mentre arriva la diagnosi per Schick: l’attaccante ha riportato durante la gara di Verona una lesione al flessore della coscia sinistra che lo terrà lontano dal campo per tre settimane. Potrebbe rientrare in occasione del derby, in programma il 2 marzo. Saranno 700 gli agenti e 850 gli steward impegnati stasera all’Olimpico: questo il piano di sicurezza predisposto per gestire la partita. I 4 mila tifosi portoghesi, sbarcati in parte già nella giornata di ieri — come testimoniano dei video in rete — preoccupano la Questura, che ha ieri studiato le misure preventive per evitare problematiche nell’afflusso e possibili contatti tra le due tifoserie. Ai sostenitori del Porto è stata fornita una brochure informativa, consultabile su internet, attraverso la quale è stato predisposto un punto di raccolta in piazzale delle Canestre, dalle ore 17, per poter poi scortare la tifoseria ospite allo stadio.


Paratici: “Mi piacerebbe avere Zaniolo”

Massimiliano Paratici, ds della Juventus, ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole su alcuni obiettivi di mercato.

Mi dice tre italiani bravi che le piacerebbero?

“Zaniolo, Chiesa, Barella e Tonali”.

Tonali a me piace molto. Qualcuno lo paragona a Pirlo.

“Tonali è un ragazzo super, ha la serietà, la personalità. Però le caratteristiche sono diverse. Credo che nessuno sia paragonabile a Pirlo. Lui è il giocatore che sa giocare meglio a calcio che io abbia mai visto. Credo che nei prossimi 35 anni non vedrò mai più uno bravo a giocare a calcio come Pirlo, mai. Aveva una completezza di conoscenze del gioco, di tempi calcistici. Era un direttore d’orchestra e un primo violino, insieme. È uno dei pochi che il campo lo vedeva dall’alto, come volando. Disegnava geometrie impensabili e aveva i tempi sempre giusti“.