Mkhitaryan vuole restare alla Roma. Disposto a rinnovare con l'Arsenal e dimezzarsi lo stipendio
Come rivelato da Henrikh Mkhitaryan, al thesun.co.uk in una recente intervista, pur di rimanere ancora in giallorosso l'esterno armeno fa sapere, attraverso il proprio agente Mino Raiola, che sarebbe disponibile a rinnovare il contratto con i Gunners, in scadenza nel giugno 2021, dimezzandosi lo stipendio a patto però che il club londinese gli consenta di restare nella Roma almeno un'altra stagione. L'Arsenal preferirebbe vendere il giocatore già quest'estate a titolo definitivo chiedendo circa 24 milioni di euro da poter poi investire per rinforzare la rosa, ma i giallorossi non sarebbero disposti a superare la cifra di 15 milioni per il suo cartellino. Tuttavia se i Gunners non dovessero ricevere un'offerta adeguata per Mkhitaryan, potrebbero aprire alla proposta di prolungare il prestito alla Roma per 3 milioni di euro, senza però incorrere nel rischio di perderlo a parametro zero.
Kolarov: "Ognuno deve essere responsabile, non solo verso se stesso, ma anche verso gli altri"
Fino adesso in Serbia sono 384 le persone affette da coronavirus, casi di contagi che si concentrano soprattutto nella capitale Belgrado e nelle città di Nis e Valjevo. Nonostante siano numeri ben lontani da quelli che si registrano in Italia e in Spagna, è comunque necessario cercare di contenere il diffondersi dell'epidemia evitando spostamenti e rimanendo quindi a casa. Raccomandazione che viene ribadita anche dal terzino della Roma Aleksandar Kolarov che, in qualità di capitano della Nazionale serba, attraverso i social network della Federazione calcistica serba ha lanciato ai propri connazionali, queste le sue parole: "Ognuno deve essere responsabile, non solo verso se stesso, ma anche verso gli altri. Se ci viene detto di rimanere a casa, allora rimaniamoci. Solo con l'autodisciplina e rimanendo nelle nostre case possiamo risolvere questo problema".
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— Fudbalski savez Srbije | FA Serbia (@FSSrbije) March 25, 2020
Spadafora: "Sul 3 maggio sono dubbioso, se ci fosse la possibilità di riprendere decideremo di farlo a porte chiuse"
Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadofora, è intervenuto durante la trasmissione di Rai 3 "Chi l'ha visto?" dove ha commentato l'emergenza del coronavirus in l'Italia, analizzando anche la situazione riguardante la Serie A, che non è chiaro se riuscirà a ripartire. Queste le sue parole:
La Serie A può riprendere come si dice a fine aprile?
“A me dispiace dire e annunciarlo proprio qui, ma le ottimistiche previsioni che facevano pensare di potere riprendere a fine aprile o ai primi di maggio credo lo siano state un po’ troppo. Sul 3 maggio sono dubbioso, se ci fosse la possibilità di riprendere decideremo di farlo a porte chiuse. A oggi ho qualche dubbio sulle dichiarazioni che sento di potere riprendere la competizione. Sono gli stessi scienziati a non avere certezze rispetto all’evoluzione. Non è che stiamo sbandando, ma dobbiamo adattare le decisioni che cambiano continuamente”.
Possiamo dire che il campionato sia finito?
“Credo che le persone abbiano bisogno di ogni tipo di informazione di tranquillizzare o dispiacere. La scelta finale sarà alla federazione, ma le previsioni ottimistiche di iniziare il 3 maggio… È difficile che possa riprendere, se la FIGC dovesse posticipare nei mesi estivi, luglio agosto, rientra nell'autonomia dello sport. Dipenderà anche da tutti gli altri campionati. Il mondo del calcio ha messo un po’ di più a capire l’emergenza che stavamo affrontando. Ora si muoverà con cautela per evitare certi scenari”.
È sbagliato andare a correre?
“Sono contrario a chiunque, in modo superficiale, decida di svolgere attività motoria rischiando per se stesso e gli altri. C’è un motivo serio: ci sono persone con patologie per cui è fondamentale, indispensabile, potere camminare. Un numero limitato di persone con patologie precise. Mi appello al buonsenso. Non sappiamo quanto durerà questo blocco totale, ma per una questione di salute non possiamo precludere ad alcuni qualcosa di necessario a causa degli incoscienti”.
Fonseca, storia di un torneo infortunato
IL MESSAGGERO - Che questa non sia una stagione come tutte le altre è ormai evidente, ma per mister Fonseca lo è stata sin dall'inizio. Il portoghese, non considerando lo stop del campionato a causa del coronavirus, aspettava l'inizio di questa settimana per poter riavere a disposizione uno dei grandi assenti di quest'anno, Davide Zappacosta. Il terzino sarebbe dovuto tornare ad allenarsi in gruppo dopo il brutto infortunio, che lo costringe a stare lontano dal campo dal 4 ottobre, giorno in cui durante il riscaldamento nel derby fu costretto a fermarsi per l'infortunio. Fonseca però in Serie A è stata l'allenatore che maggiormente ha dovuto fare i conti con i giocatori infortunati; la Roma infatti è la squadra che, durante questa campionato, non ha potuto contare sui propri giocatori per ben 139 partite. Confrontando il dato con il resto delle squadre di Serie A la più vicina, si fa per dire, è il Napoli con 98 partite, seguita da Juventus a 94, Milan 66, Inter 58 e Lazio 55.
La lunga estate calda del calcio
IL MESSAGGERO - La Serie A non vuole fermarsi e cercherà in tutti i modi di concludere la propria stagione. Questo è quanto emerge dalla riunione di Lega svoltasi nella giornata di ieri, in cui si è cercato di trovare il modo, sperando che l'emergenza coronavirus sia svanita, di rientrare in campo. Un aiuto arriva da parte della Uefa, che ha proposto di giocare tutte le rimanenti partite di Champions League e di Europa League dal 15 luglio in poi, lasciando così molto spazio ai vari campionati nazionali per arrivare al termine. La Lega ha gradito questa ipotesi, visto che per completare la stagione regolare entro il 15 luglio basterebbe riprendere entro il 30 maggio, dovendo giocare però ogni domenica e ogni mercoledì. Tutto però dipenderà sempre dalle misure che il Premier Conte deciderà di adottare e dal fatto che non ci sia più pericolo per i giocatori di tornare in campo.
Bojan: “Io, dal Barca ad Eriksen. Ma con la Roma nel cuore”
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Dopo aver girato mezza Europa, ora Bojan Krkic sta provando il calcio in capo al mondo, al Montreal Impact, sotto la guida di Thierry Henry. Lo spagnolo non si è dimenticato però le esperienze passate, su tutte, ovviamente, quella al Barcellona e quella alla Roma, della quale ha ancora tanti ricordi freschi. Ne ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport; queste le sue parole:
Un’immagine per Roma?
Francesco Totti. Lui è stato Roma e la Roma, era come un dio. Adesso che lui e De Rossi non giocano più mi fa davvero strano. Ricordo anche l’Olimpico, i tifosi, il mio primo gol in casa con l’Atalanta. Mi hanno sempre voluto bene e tutt’ora penso a loro. Anche a Sabatini, mi ha sempre dato fiducia. Era onnipresente. Si metteva sul tetto e osservava tutto. Viveva la Roma h24.
Provò a farlo anche Luis Enrique.
Aveva una sua idea e voleva imporla, non fu facile. Quando andò via noi giocatori eravamo dispiaciuti, ma in Italia è difficile convincere con un certo tipo di idee. Ricordo partite in cui avevamo in mano il gioco, tanto possesso palla, ma prendevamo gol in contropiede.
È contento di quanto ha fatto alla Roma?
Certo. Era il primo anno in Serie A, lontano da Barcellona, in una piazza importante. Segnai 7 gol e giocai quasi tutte le gare. Non so quanti giocatori abbiano fatto lo stesso alla prima stagione in A.
Arrivò in Italia come “nuovo Messi”, questo l’ha condizionata?
Sì, sono sincero. Feci bene, ma siccome arrivavo con quell’etichetta allora i tifosi si aspettavano che segnassi tutte le partite. Una cosa così non puoi gestirla, viene dall’esterno, dai media. Mi chiede se avrei potuto fare meglio. Certo, è normale, serviva soltanto un po’ di pazienza. Però dico una cosa: dopo aver giocato nella Roma, l’anno successivo mi prese il Milan. Segnai tre gol e giocai in una squadra importante, con una maglia che conta. Ecco, se un club come quello ha creduto in me, vuol dire che all’Olimpico avevo fatto vedere belle cose.
L’Entella fa i quiz sulla sua storia. Risponde Zaniolo
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Ogni giorno nelle storie di Instagram, l’Entella propone il quiz del giorno a risposta multipla sulla storia del club. Tra le domande, c’è stata quella sull’esordio di Zaniolo con quella maglia. E, incredibile ma vero, è stato proprio il talento della Roma il più veloce di tutti nel rispondere, indicando nel Benevento la squadra contro la quale ha messo piede nel calcio che conta. Questa è la dimostrazione dell’affetto che continua a nutrire verso l’Entella.
Senza gare, i club non pagano. Due idee per il taglio degli stipendi
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Mentre la Lega discute per poter trovare una soluzione e concludere il campionato in corso, i club chiedono di poter contenere i costi e le perdite che questo lungo stop a causa del coronavirus sta generando. Nell'incontro di ieri infatti sono state molte le proposte che hanno visto come obiettivo il taglio degli stipendi dei giocatori. L'idea ovviamente varierà a seconda dell'ingaggio del calciatore preso in considerazione. In Italia il monte ingaggi è pari a 1,3 miliardi di euro, e per i club poter risparmiare qualcosa in questo momento in cui non ci sono entrate sarebbe il massimo. Il punto è che i giocatori vengono pagati per allenarsi e per giocare, se questo non avviene possono essere non pagati, visto che la loro prestazione lavorativa non può essere praticata. Se ne discuterà ancora durante le riunione di Lega, ma le idee sembrano essere due: non pagare gli stipendi per il periodo di stop o chiedere ai calciatori di detrarre parte dei propri introiti.
1973, il giorno di “Kawasaki”: Rocca debutta a San Siro
CORRIERE DELLA SERA - Aveva i ricci, la maglia giallorossa numero 7 e diciott’anni, Francesco Rocca, quando Helenio Herrera lo fece esordire in Serie A il 25 marzo 1973. Addirittura a San Siro, sul campo del Milan capolista, che vinse 3-1. Il figlio dell’idraulico di San Vito Romano, che da ragazzino scavalcava i cancelli per vedere la Roma, sprintò così tanto, per tre stagioni, da essere soprannominato Kawasaki. Poi l’infortunio nel 1976 fu l’inizio di un calvario che non lo fece tornare più come prima. Arriverà il ritiro a soli 27 anni nel 1981.
La Roma scommette sul futuro: da Zaniolo a Diawara c’è un tesoro
CORRIERE DELLA SERA - Il calcio si è retto per anni su plusvalenze, acquisti con pagamento dilazionato e prestiti. Cose da dimenticare. L’emergenza Coronavirus ha stravolto il mondo del pallone e lo farà ancora di più nel prossimo futuro. Bisognerà inventarsi un modo nuovo di gestire i club. Come arriva la Roma a questa svolta? I giallorossi sono messi meglio di altre concorrenti, anche se non mancano elementi di criticità. Il parco giocatori conta su un gruppo di giovani di grande futuro: Zaniolo, Lorenzo Pellegrini, Diawara, Kluivert, Under e, se torneranno dai prestiti, anche Schick e Karsdorp. Nel prossimo calciomercato sarà quasi impossibile vendere e comprare, perché ai club mancherà liquidità. La Roma si ritroverà allora in mano un gruppo di atleti giovani ma più esperti del passato, con stipendi sostenibili e appeal per i grandi club. Il problema del club di Trigoria sta nei prestiti: difficile il riscatto di Smalling alle cifre richieste dal Manchester United e si fa sempre più complicata anche la permanenza di Mkhitaryan, che probabilmente tornerà all’Arsenal. L’unico che può restare è Zappacosta, che non rientra nei programmi del Chelsea di Lampard.
L’Italia da sola non basta, serve l’Europa per affrontare la nuova povertà del pallone
CORRIERE DELLA SERA - La nuova povertà del calcio e le conseguenze sul mercato non sono un problema che possa risolvere l’Italia da sola. Conta pochissimo che Federcalcio, Lega e Assocalciatori si riuniscano. Nessuno di loro rappresenta davvero i calciatori, quelli che devono accettare davvero il taglio. Non c’è dubbio quindi che anche i calciatori abbiano voglia di essere responsabili della trattativa, anche se, così com’è, non c’è una trattativa possibile. Perché il popolo dei calciatori è vasto e complesso ed ecco allora che viene l’idea di un taglio degli ingaggi sulla base di una specie di scala fiscale: più basso è l’ingaggio, meno forte è il taglio. Inutile dire che sarebbe comunque una sollevazione da parte di molti. Esiste poco anche la categoria dei presidenti, con interessi troppo diversi. Comunque vada, il problema è comune e deve portare a parametri comuni. Il tetto agli ingaggi, la qualità dei tagli, devono essere concordati a livello europeo. Altrimenti non avranno effetti e ogni società sarebbe sottoposta al ricatto dell’altra.
Pallotta-Friedkin, tempi più lunghi: si rifanno i conti
LA REPUBBLICA - Tutto congelato, tutto prorogato. O quasi. La trattativa per passaggio societario da James Pallotta a Dan Friedkin, in tempi normali, sarebbe già ben definita e conclusa, vincolata da contratti preliminari firmati e da strette di mano a favore di camera. E invece l’emergenza sanitaria mondiale costringe a rivalutare l’intera operazione dal punto di vista economico, con le inevitabili ripercussioni che avranno tutte le aziende. In primis come contraccolpo finanziario e difficoltà progettuali nel medio-lungo periodo. Prima dello stop imposto come effetto collaterale del Coronavirus, la Roma, nel passaggio tra i due uomini d’affari statunitensi, era valutata intorno ai 700 milioni, cifra da rivedere nella trattazione quando si tornerà a una simil-normalità. Capendo anche i passaggi e le lungaggini legate alla questione stadio.