Allenamento Parma, tecnica e possesso palla. Lesione al ginocchio per Karamoh

Il Parma, prossimo avversario della Roma in campionato, si è allenato in vista del match del Tardini. Questo il resoconto sul sito parmacalcio1913.com:

"Il Parma Calcio è tornato ad allenarsi oggi a Collecchio con una seduta pomeridiana. Agli ordini di Mister D’Aversa, i crociati hanno svolto lavori di prevenzione e riscaldamento seguiti da tecnica applicata e possessi palla. L’allenamento è proseguito con una partita in porzione ridotta del campo ed è stato concluso da un lavoro aerobico.
Bruno Alves e Vincent Laurini hanno svolto un programma di lavoro differenziato. Roberto Inglese, che oggi è stato sottoposto a terapie, nella giornata di ieri è stato sottoposto a una visita specialista con il Prof. Nieck Van Dijk ad Amsterdam. L’ortopedico ha confermato i progressi nel recupero dalla recente lesione alla caviglia sinistra, permettendo l’inizio degli esercizi con carico ancora solo parziale. Il prossimo controllo è fissato tra 3 settimane. Simone Iacoponi e Juraj Kucka hanno svolto un programma di scarico personalizzato.
Yann Karamoh è stato sottoposto ad accertamenti diagnostici in seguito al trauma contusivo-distorsivo al ginocchio destro, evidenziando una lesione al legamento collaterale laterale, e nella giornata di domani verrà eseguito un consulto specialistico.
Domani, mercoledì 6 novembre, per i crociati è in programma una seduta mattutina a porte chiuse che avrà inizio alle 11.00".


Doppia trasferta per chiudere un ciclo

IL TEMPO - BIAFORA - Borussia Monchengladbach e Parma a chiudere il ciclo di sette partite prima della sosta. Dopo aver disputato cinque match in tredici giorni, la Roma è attesa da una doppia trasferta in Germania e in Emilia per cercare di fare un importante passo in avanti per la qualificazione in Europa League e per mantenere il terzo posto in classifica. Fonseca questa mattina riprenderà a dirigere gli allenamenti a Trigoria e dovrà iniziare a pensare a come ruotare al meglio gli uomini a disposizione. Al centro della difesa il tecnico non potrà contare su Cetin - fuori dalla lista Uefa - e probabilmente punterà ancora su Fazio e Smalling, anche se Jesus spera di ritrovare spazio. Possibile turno di riposo per Kolarov, partito sempre titolare in campionato: Spinazzola in questo caso tornerebbe a sinistra, con Santon a destra. In mediana le scelte sono obbligate, visto che Diawara, che ha ripreso a correre, tornerà a disposizione soltanto per il match con il Brescia del 24 novembre. Davanti Perotti si candida per una maglia da titolare, con Under pronto ad incrementare il proprio minutaggio. Si prospetta un’altra panchina per Florenzi. Difficilmente sarà convocato Mkhitaryan, mentre oggi sarà una giornata decisiva per il futuro di Cristante. Dopo le buone sensazioni dei medici italiani si aspetta soltanto l’ok dello specialista finlandese Orava per procedere definitivamente con la terapia conservativa, che gli farebbe evitare l’operazione.


Rivoluzione in 4 mosse

IL TEMPO - BIAFORA- Come una formica ha costruito la sua Roma giorno per giorno, senza farsi prendere dalla frenesia dei risultati e senza cadere nello sconforto per lo spaventoso numero di infortuni subiti. Fonseca ha conquistato tutti con gioco e risultati a quattro mesi di distanza dall’inizio del ritiro. Il tecnico ha impresso una svolta notevole ad una squadra arrivata sesta lo scorso anno, che è dovuta passare anche attraverso gli addii di Totti e De Rossi. I giallorossi hanno ritrovato il terzo posto in campionato a 532 giorni di distanza dall’ultima volta, in particolare grazie a quattro mosse arrivate nell’ultimo ciclo di partite. L’intuizione più importante nelle quattordici partite fin qui disputate è stata quella di avanzare Mancini a centrocampo. Con gli infortuni di Pellegrini, Diawara e Cristante Fonseca aveva inizialmente pensato di dar fiducia a Pastore davanti alla difesa, ma l’esperimento non ha funzionato nel match con la Samp. Con il Gladbach lo staff tecnico ha rivoluzionato le cose e ha sorpreso tutti giocandosi la carta Mancini accanto a Veretout, riportando il Flaco sulla trequarti. Il toscano ha dimostrato una maturità tattica e mentale notevole, adattandosi alla perfezione in un ruolo che aveva interpretato soltanto ai tempi delle giovanili. In coppia con Veretout ha formato un’autentica diga davanti alla difesa, convincendo anche per la qualità nel palleggio, come ha dimostrato con il lancio per Spinazzola che ha propiziato il gol di Zaniolo con il Napoli. L’assetto tattico più equilibrato ha permesso anche a Pastore di sfoggiare le sue giocate e di ritornare ad essere il calciatore che aveva deliziato tutti ai tempi del Palermo. Il numero 27, mai in sintonia con Di Francesco, ha giocato quattro partite di fila da titolare (più 83 minuti con la Samp) senza accusare problemi fisici, infiammando le platee con assist e giocate di fino, aggiungendo al proprio repertorio anche un discreto impegno in fase di pressing e di recupero palla. Altra iniziativa decisiva di Fonseca è stata quella di cambiare il meno possibile nell’ultimo periodo, dando fiducia allo stesso blocco di giocatori e lasciando in panchina Florenzi, uscito dalla formazione tipo. Il tecnico ha specificato più volte che il capitano non ha alcun problema fisico: starà a lui riconquistarsi una maglia da titolare giorno dopo giorno. L’ultima scelta fondamentale di Fonseca, accompagnato in questo percorso dal ds Petrachi nei confronti con il gruppo, è stata quella di parlare chiaro ai suoi uomini, chiedendogli di cambiare immediatamente marcia dopo il deludente pari di Genova. Lo scatto di mentalità della squadra è stato netto e notevole, indice che l’allenatore ha fatto breccia nella testa dei giocatori grazie alle sue idee.


La mano di Fonseca

IL MESSAGGERO - TRANI -  Il salto in alto è stato improvviso. E, per certi versi, anche inaspettato, essendo arrivato subito dopo la peggiore prestazione stagionale (a Marassi contro la Sampdoria di Ranieri) e proprio nel momento in cui mezza rosa è uscita di scena. Fonseca, però, è tutt'altro che sorpreso dal raccolto della Roma da podio. Abbondante nei consensi, nelle idee e nelle giocate. E nei punti: +6, dopo 111 turni, rispetto a un anno fa, 2 gol segnati in più e 2 subiti in meno. Il portoghese, già prima di affrontare e battere il Napoli, è stato di una semplicità mostruosa: «La squadra gioca come piace a me». Affermazione che non è affatto banale. Perché, a leggerla poi in campo, è invece ricchissima: organizzazione, conoscenza, applicazione, convinzione, coraggio, personalità e tecnica. È l'impronta dell'allenatore. Che è riuscito, in pochi mesi, a portarsi i giocatori dalla sua parte. Lo seguono e si vede. «Non abbiamo ancora vinto niente» ha ripetuto pure domenica. Dimenticando, però, il suo successo. Personale, ma decisivo per la virata. Lo ha ottenuto dentro lo spogliatoio. Si fidano di lui. Che guarda dritto negli occhi e sceglie. Pure di lasciare fuori il capitano: Florenzi da 4 gare va in panchina. Guida sicura, insomma, per il ritorno in Champions.

FORMAZIONE BASE - L'interrogativo del momento galleggia nell'etere della Capitale. E si estende anche oltre il Grande Raccordo Anulare. C'è chi ha fretta di capire che Roma sarà quando rientreranno anche gli altri. Quei titolari che hanno permesso ai resti, riqualificati dal tecnico, di prendersi la scena e chissà ancora per quanto. Fonseca, però, si tiene stretto l'autentico paradosso che è poi la vela resistente della Roma, capace di viaggiare da 3 partite più forte delle migliori, cioè della Juve e dell'Inter (hanno preso 7 punti, non 9 come i giallorossi), e che risale al 3° posto dopo quasi un anno e mezzo (20 maggio 2018), mettendosi in scia di chi giocherà in questo torneo per lo scudetto. In piena emergenza, ecco l'evoluzione. Tattica, fisica e caratteriale. Verrebbe da tirare fuori il solito refrain, spot per la storia del calcio italiano: i nostri calciatori si esaltano e vanno al massimo solo nelle difficoltà. Qui, però, il discorso non regge. Allenatore appena arrivato e dall'Ucraina, diversi stranieri tra i titolari. C'è qualcosa di più semplice. Il portoghese ha avuto la possibilità di insistere e quindi di addestrare solo alcuni giocatori. Adesso saranno pure stanchi. Di sicuro sono più preparati. E il rendimento del collettivo e dei singoli è di conseguenza lievitato. Il turnover, ovviamente anche per mancanza di interpreti, è stato azzerato. Ma rinunciare forzatamente alla rotazione è oggi il segreto del coro più intonato della serie A. Guardate la formazione di partenza nei 3 successi consecutivi: solo 1 cambio contro il Milan, Perotti per Kluivert, dopo il pari contro il Borussia; 2 poi contro l'Udinese, Santon per Spiunazzola e Kluivert per Perotti, e contro il Napoli, Spinazzola per Santon e Cetin per Fazio.

DOUBLE FACE - I riferimenti sono lì, dentro al campo. Il portiere, Smalling, Kolarov e Dzeko. E con loro c'è la traccia a cui si dedicano Mancini, Pastore, Vertout, Zaniolo e, quasi sempre, Kluivert. Il centrocampo detta il ritmo e quindi il gioco. In alto e in basso. Sempre. Pressing, sacrificio, palleggio e ricamo. Il 4-1-4-1 camaleontico o ibrido che dir si voglia è difensivo e offensivo nella stessa partita. Dà equilibrio ed efficacia. Mancini stopper nella linea che diventa a 5 e regista quando c'è da ripartire in verticale (dal suo piede le azioni del 3° gol all'Udinese e del 1° al Napoli). Veretout che si alza sul centro sinistra, trequartista come Pastore sul centro destra. Dzeko non è mai solo, in area e fuori. Zaniolo e Kluivert si aprono e si stringono. A seconda dal compagno che si presenta alle loro spalle. O dell'avversario da sfidare a duello. Fonseca fa il suo gioco. Ma mirato a chi ha davanti. Studio e dialogo, con i giocatori informati e quindi complici.


Pastore, dolce e postdatato: il risveglio dell'uomo che sussurra al pallone

IL MESSAGGERO - ANGELONI - «Lo scorso anno non mi sentivo importante». E ci mancherebbe. Come faceva ad esserlo? Erano più le volte che doveva combattere con l'infermeria che con gli avversari. E' stata un'annata sotto zero, ora è un altro e lo sta dimostrando, anche se a fine estate ha subito un infortunio muscolare che aveva fatto pensar male tutti. Ma Javier Pastore è tornato a sentirsi importante, oggi sì. Demeriti (oltre alla sfortuna) prima, grossi meriti oggi, suoi e di chi, ovviamente, gli ha dato fiducia e continuità. Fischi prima, standing ovation oggi, tutto nella norma: il calcio è così da sempre, i tifosi ti amano e ti insultato, e viceversa. Lo scorso anno non era una questione di ruolo, perché Pastore, semplicemente, non era in condizioni fisiche accettabili (per infortuni vari, ha saltato sedici partite e in quattordici ha guardato i suoi compagni dalla panchina). Adesso il Flaco si sente perfettamente a suo agio, sta bene fisicamente, in fiducia mentalmente e riesce a liberare la giocata, quella sì, non l'ha mai messa in discussione nessuno. Se prima giocava da fermo, oggi è un calciatore in movimento. Sarebbe stato da pazzi contestare le sue doti tecniche: Pastore è uno che al pallone non parla, sussurra. E ciò che colpisce quest'anno dell'argentino non è la rabona, splendida, esibita contro il Napoli proprio sotto la Monte Mario, ma il suo essere sempre in partita, in tutte le posizioni (regista a momenti, trequartista spesso) e in ogni situazione (dalle rincorse alla gestione della palla in fase offensiva). Le cinque (Sampdoria, Borussia Mönchengladbach, Milan, Udinese e Napoli) partite di fila sono insolite per uno come lui (lo scorso anno al massimo è arrivato a tre), ma oggi sembra la normalità. E' chiaro, ed è complicato negarlo, con Di Francesco non c'è stato mai feeling e il rapporto è degenerato nel derby di ritorno con quel vaffa inviato al tecnico, ormai era troppo tardi per ricomporre la situazione. La Roma, dopo l'ultima annata, ha solo pensato al costo, ad alleggerire il monte ingaggi e quello del Flaco è tra i più pesanti, pure lui non si torvava granché bene. Ma poi non c'è stata occasione di una cessione, né la volontà concreta da parte del trequartista e tutto è rimasto così. Fonseca è stato bravo a non far marcire la situazione e ha lavorato sul suo recupero psicofisico. Percorso portato a termine con successo. Per ora.

IL BELLO DEL CALCIO - Pastore è il bello del pallone, quello che i bambini sognano di essere, quello che rende utile una giocata superflua (vedi la famosa rabona, un modo di calciare per la gente che per gli allenatori: il passaggio lo puoi fare anche in maniera più semplice). Ma quel tocco, quell'andatura alla Kaka, quella classe lenta alla Riquelme, ne fanno un giocatore di spessore. Che Dio lo conservi integro, pÈerché abbiamo capito, dipende tutto da quello.


Rocchi trascinatore della classe arbitrale

IL MESSAGGERO - AVANTAGGIATO - Falli di mano e cori razzisti. Se servivano dei temi pesanti per rimettere in carreggiata la classe arbitrale (ma forse sarebbe più giusto dire una parte di essa) l'undicesima giornata di serie A li ha serviti caldi, caldi sul piatto. I falli di mano sono il grande tema attorno al quale ci si è scontrati senza ragione (intesa come senso logico) e lo si continuerà a fare da qui alla fine del campionato. La colpa è dell'Ifab, che anzichè migliorare le cose, le incasina (eppure nella commissione ci sono due arbitri come Collina e Rosetti...) di stagione in stagione. La posizione del braccio resta determinante, ma è la distanza dal bacino a fare la differenza, come si è visto sabato sera a Torino. Un aspetto fondamentale, che lascia la cosiddetta discrezionalità al direttore di gara, al quale spetta il compito di valutare e, dunque, di dimostrare la sua capacità arbitrale. Sui cori razzisti, anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina ha fatto i complimenti agli arbitri per come hanno gestito due situazioni difficili. Quella di sabato pomeriggio all'Olimpico di Roma ha dimostrato che Gianluca Rocchi non va mandato in pensione. Non ancora, almeno, visto il carattere e la personalità con le quali ha saputo gestire le situazioni in mezzo al campo, in una gara che aveva il tasso di difficoltà più alto della giornata. Rocchi, che arbitra in deroga per aver oltrepassato i 45 anni e raggiunti i 10 anni in Can A, dovrebbe avere un altro anno di deroga dall'Aia, che però ha già promesso il suo posto da internazionale (per questo a dicembre il toscano uscirà dai quadri Fifa) secondo criteri che non convincono, e non hanno convinto neanche in passato. Anche Mariani, altro internazionale, a Verona ha saputo gestire, con meno calma e collaborazione da parte dei protagonisti rispetto a Roma, i cori razzisti che sono stati rivolti a Balotelli. Anche altri due direttori di gara, pur senza avere a che fare con il razzismo, hanno mostrato di poter dare una grossa mano a Rizzoli in questo delicato momento della stagione.Si tratta di La Penna e Doveri, che negli altri due anticipi del sabato, hanno mostrato autorità e capacità. Doti che si sono riviste anche in Pasqua, tornato ieri a standard buoni dopo un periodo di appannamento. Anche Abisso e Pairetto (due delusioni) ieri hanno superato lo scoglio senza incagliarsi, mentre Calvarese, in serata, non ha convinto con il suo metro di giudizio nella gestione dei falli.


Florenzi: una chance a Monchengladbach

IL MESSAGGERO - CARINA - Prima della nuova pausa, la Roma ha due gare fondamentali: Monchengladbach e Parma. Grazie all’arbitro Collum quello in Germania è divenuto uno snodo cruciale: se i tedeschi vincono, raggiunÈgono i giallorossi in classifica. Attenzione anche al confronto tra Basaksehir e Wolfsberger, attardate solo di un punto dai ragazzi di Fonseca. In Europa dovrebbe rivedersi dal primo minuto Florenzi, reduce da 4 panchine di fila (ultima da titolare il 20 ottobre contro la Sampdoria ma come esterno alto). In coppa torna anche a Fazio, rimasto a riposo contro il Napoli per la squalifica. Spera in una chance Juan Jesus che ieri non ha fatto mancare il suo sostegno a Balotelli che a Verona ha reagito alle provocazioni e ai fischi del pubblico di casa interrompendo il gioco e calciando il pallone in curva. «Fino a quando dobbiamo accettare queste cose? Sono con te», il messaggio del brasiliano su Instagram. In mediana, visto l’esiguo numero degli interpreti, giocheranno gli stessi. Perotti concederà riposo ad uno dei trequartisti. Presumibilmente a Pastore.


Roma no limits

LEGGO - BALZANI - Voleva cambiare la mentalità, e forse ci è riuscito. Nel frattempo ha di certo cambiato la classifica e l'umore di una città che è tornata a sognare. Paulo Fonseca si gode i complimenti e il terzo posto in campionato, aspetta il vicino ritorno di Pellegrini, Mkhitaryan e Diawara e ora guarda sempre più su. Magari proprio a quel Conte che in estate rifiutò col sorriso l'offerta della Roma lasciando via libera al portoghese. L'Inter dista 6 punti e ospiterà la Roma dopo la sosta (6 dicembre) a San Siro. Impossibile? Si diceva lo stesso due settimane fa nella rincorsa al Napoli strapazzato all'Olimpico, o nemmeno 7 giorni fa quando si parlava di sorpasso all'Atalanta dei miracoli. Fonseca ci è riuscito e oggi la sua Roma (sottovalutata a inizio stagione) sembra quella del primo anno di Garcia. Anche in quella stagione si partiva tra polemiche e dubbi, poi arrivarono le 10 vittorie di fila. Qualche analogia pure con prima Roma di Spalletti che tra mille infortuni trovò la quadratura del cerchio. Dopo le crisi d'altronde sono due le strade percorribili: abbandonarsi a colpe e polemiche oppure compattarsi, trovare soluzioni e uscirne più forti. Paulo ha scelto la seconda via e nonostante le assenze ha messo in tasca 9 punti in tre partite. La svolta dopo il pari grigio con la Samp. Dal giorno dopo Fonseca ha dato scacco matto alle critiche in tre mosse.

SVOLTA TATTICA -  In piena emergenza ha rivoluzionato la squadra senza però rinnegare il suo credo. Niente cambio modulo drastico, ma un progressivo passaggio al 4-1-4-1 con la svolta Mancini centrocampista che nessuno avrebbe immaginato fino a qualche ora prima. La mossa di spostare l'ex atalantino in mediana (e rifiutare il mercato svincolati) è stata geniale e ha permesso pure la crescita di Veretout, così come quella di tenere Zaniolo largo sulla fascia.

FACCIA A FACCIA - Più che nei piedi Fonseca è intervenuto nella testa di una squadra bloccata. Ha guardato in faccia tutti senza concedere regali a nessuno. La mossa di far fuori per 4 gare di fila il capitano Florenzi poteva risultare impopolare, ma ha pagato. Così come quella di dare massima fiducia a Pastore, oggi diventato il vero simbolo della pacifica rivolta romanista. Ma sono tanti i giocatori rimotivati: da Kluivert a Dzeko passando per Fazio.

DIFESA DI FERRO - Si diceva che Fonseca avrebbe portato solo spettacolo. Nelle prime giornate il portoghese era addirittura paragonato a Zeman. In effetti il gol da 22 tocchi che porta Zaniolo al primo gol contro il Napoli è roba da spellarsi le mani. Ma a vedere i numeri la forza di questa Roma è proprio nella difesa: 3 gol subiti nelle ultime 6 partite. Emblema è sicuramente Smalling, ma è tutto l'atteggiamento.


Pau Lopez, portiere di movimento e aiuto-regista per un calcio totale

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Nasce tutto da Paulo Lopez. Estremo difensore e anche primo attaccante della Roma di Paulo Fonseca. L’azione che sabato ha portato al gol di Nicolò Zaniolo lo sta a confermare. Un minuto e diciassette secondi di gioco durante i quali la palla è sempre stata tra i piedi dei giallorossi, compresi quelli di Pau Lopez. Ventidue passaggi di fila, addirittura tre del portiere spagnolo, prima di far arrivare il pallone sul sinistro terrificante del numero 22. Dopo l’estasiante manovra che a Udine aveva portato la Roma al gol di Kluivert, un’altra lezione di calcio totale. Completamente diversa nei contenuti rispetto a quella della Dacia Arena, ma altrettanto spettacolare. E parimenti concreta. Una tutta in verticale; l’altra molto orizzontale, molto “palleggiata” prima dell’affondo in verticale. Della serie: come passare dalla fase difensiva a quella offensiva, lezione 1 e 2 del professor Fonseca.

 
IL REGISTA DELL’ATTACCO - Il ruolo di Pau Lopez, in tutto questo, è simile a quello di un altro uomo di movimento. E’ lui a dare inizio all’azione del gol di Zaniolo con una rimessa dal fondo centrale su Veretout, ma questo lo fanno tutti i portieri. Quello che tutti non fanno, però, è fungere sistematicamente da libero, quindi da regista della fase offensiva. Pau Lopez viene prima (ri)chiamato in causa da Mancini, con palla smistata a destra su Cetin, poi da Pastore al quale lo spagnolo, dopo aver controllato la situazione, restituisce il pallone al limite dell’area. E’ proprio El Flaco, come detto, a ricevere “bassissimo” l’ennesimo passaggio di Pau Lopez e ad appoggiare verticalmente a Mancini: lancio profondo su Spinazzola, assist e gol di Zaniolo. Il tutto in 77 secondi, durante i quali il portiere usa esclusivamente i piedi. E con i soli Dzeko e Kluivert che non toccano la sfera. Paulo Lopez era stato preso in estate proprio per la sua abilità di saper giocare con i piedi, ma nessuno (tranne il ds Petrachi, forse) si aspettava che fosse così tatticamente intelligente. Perché occorre capire il gioco per dare la palla a questo o a quello; non lo si fa mai a caso, tranne quando non puoi scegliere una strada alternativa. C’è sempre un motivo, un ordine dell’allenatore quando si gioca lungo o corto, quando si passa centralmente o si va immediatamente sull’esterno: tutto è programmato, non ci possono essere margini di errore per avviare, come ama Fonseca, da dentro la propria area l’uscita con il possesso palla.


Smalling diventa Smaldini e Petrachi vuole riscattarlo

LEGGO - BALZANI - In Inghilterra lo hanno ribattezzato Smaldini, anche perché per ritrovare difensori britannici di successo in Italia forse bisogna risalire ai primi anni del 1900. E la Roma ora punta a riscattarlo con 6 mesi di anticipo dal Manchester United che lo ha ceduto in prestito ad agosto. Sir Chris Smalling ha conquistato tutti, anche altri club italiani (vedi l'Inter). Petrachi quindi farà in fretta e ha già messo sul piatto 10 milioni più bonus, probabilmente ne serviranno almeno 5 di più. Ma il buon esito della trattativa non è messo in dubbio, anche perché Smalling nella capitale si trova alla meraviglia e ora punta dritto pure a un ritorno in nazionale.


Morto Sed, tifoso sopravvissuto ad Auschwitz

LEGGO - A Totti disse: «Senza leggi razziali sarei divento più forte di te». Oggi Alberto Sed, il “piccolo Amadei” sopravvissuto ad Auschwitz, non c’è più. Se ne è andato a 91 anni ieri proprio mentre la sua Roma batteva il Napoli. Era uno dei pochi tifosi giallorossi nel campo di concentramentodi Auschwitz-Birkenau. Il suo sogno era quello di diventare calciatore professionista. E i mezzi tecnici c’erano. Poi però fu catturato a Roma insieme alla sua famiglia, portato a Fossoli e poi a Birkenau. Dopo anni di silenzio aveva deciso di parlare e lo scorso 25 aprile fu ospitato prima in Campidoglio dove incontrò proprio Totti.


Ricetta Fonseca: "Lottare e correre. Facciamo gruppo"

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Terza in classifica da sola, e la sensazione che la crescita non sia ancora arrivata all'apice. La Roma di Fonseca vola alle spalle di Juventus e Inter. Guardandosi alle spalle a quattro punti il Napoli - battuto 21 all'Olimpico - e l'Atalanta, a sorpresa sconfitta dal Cagliari. Una squadra, quella giallorossa, guidata da un allenatore che non cerca alibi e che ha chiesto ai suoi di diventare ambiziosi, compattandosi per reagire alle difficoltà legate agli infortuni e alle decisioni arbitrali. «I giocatori hanno capito che in questo momento difficile dobbiamo lottare e correre più che mai, e per me la cosa più importante è mantenere questo atteggiamento di gruppo», spiega Fonseca, soddisfatto per il rendimento di uomini che sembravano persi, su tutti, Javier Pastore, passato dai fischi all'annuncio del suo nome alla lettura delle formazioni nelle prime gare di campionato, all'ovazione ricevuta sabato dall’Olimpico quando è uscito dal campo. Un crescendo di rendimento e tenuta fisica, con l’argentino capace di guidare la squadra, recuperare palloni (ben 11) e rischiare una rabona quando ormai era stanchissimo, «Tutto merito del mister che mi ha dato fiducia da spiegazione di Pastore - adesso sto bene e lo dimostro sul campo». Sul web, nella giornata di ieri, è diventato virale il video della prolungata azione che ha portato al gol di Zaniolo: ventidue i passaggi prima di arrivare al tiro di Nicolò, con un minuto e diciotto secondi di possesso palla. Uno spezzone di gara bene organizzato, partito dal piedi di Pau Lopez e culminato con la rete dell’1-0 del numero 22 giallorosso, al suo quarto centro consecutivo in giallorosso, Europa compresa, tanti quanti nelle precedenti 28 presenze con la maglia della Roma.
Ieri la mamma di Zaniolo, attraverso il suo profilo Instagram. ha ringraziato i tifosi del Napoli «perché nonostante la delusione per Il risultato, hanno mostrato stima verso Nicolò, scrivendomi le cose più belle e genuine che un calcio a volte malato non lascia intravedere». Un bel messaggio, arrivato a distendere gli animi dopo che l'arbitro Rocchi è stato costretto a interrompere la partita per i cori discriminatori contro i napoletani intonati dai romanisti. Potrebbe arrivare una squalifica per la curva giallorossa, anche se, nel caso, potrebbe scattare la sospensiva. Intanto Fonseca ieri ha concesso un giorno di riposo ai suoi. Tutti in campo oggi per cominciare a preparare la gara di Europa League, in trasferta, contro il Borussia Moenchengladbach (giovedì 7). Oltre al già recuperato Under, potrebbe tornare in gruppo anche Mkhitaryan, Dopo la coppa, arriverà l'impegno, ancora in trasferta, contro il Parma (domenica ore 18). Da capire se avrà l'occasione di tornare titolare Alessandro Florenzi, rimasto al margini nelle ultime partite. Il capitano della Roma partecipa dalla panchina in maniera attiva, esultando e sostenendo da vicino i compagni, ma ovviamente soffre la situazione.