Fienga sentito per 90 minuti in Procura
IL TEMPO - BIAFORA - Continuano le indagini sul caso Petrachi. Ieri la Procura Federale ha ascoltato in qualità di testimoni l’ad della Roma Fienga e il segretario generale Longo sulle presunte irregolarità commesse dal dirigente salentino, a rischio deferimento e squalifica per aver iniziato a lavorare con il club di Pallotta quando era ancora sotto contratto con il Torino. La Procura la scorsa settimana ha chiesto la proroga delle indagini e, su richiesta dell'avvocato Conte, difensore della Roma, ha svolto un’audizione ai due teste, dopo quella andata in scena il 21 ottobre con lo stesso Petrachi. Fienga è stato interrogato per un'ora e mezza, mentre Longo, anche lui trasferitosi a Trigoria dal Toro, è stato sentito per mezz'ora: entrambi, rispondendo alle domande lunghe e articolate della Procura, hanno ribadito che la condotta di Petrachi è stata conforme ai regolamenti. Intanto stamattina, sempre a via Campania, sarà ascoltato Calvo, Coo della Roma, in merito ai cori razzisti effettuati dai tifosi giallorossi nei confronti di Vieira della Sampdoria. Il dirigente spiegherà come vengono gestiti i tifosi in trasferta, ricordando che il club, sempre in prima linea
contro il razzismo, già si è messo a disposizione per individuare i responsabili.
Acquirente per Eurnova, stadio più vicino
IL TEMPO - MAGLIARO - Mentre appare sempre più prossimo l’arrivo di Friedkin nella compagine societaria della As Roma, anche per l’altro pilastro dell’affaire Stadio di Tor di Valle, la Eurnova di Luca Parnasi, sembra approssimarsi un cambiamento nella proprietà. Ormai non si tratta più solo delle voci già anticipate da Milano Finanza e Il Sole 24 Ore, ma per il nuovo proprietario di Eurnova siamo alla stretta finale: a rilevarla dovrebbe essere Radovan Vitek, immobiliarista nato a Brno nella Repubblica Ceca, e azionista di maggioranza della CPI Property Group - con un patrimonio, stimato da da Forbes, in 3,4 miliardi di dollari, 617esimo posto nella classifica degli uomini più ricchi del pianeta. In casa giallorossa si vede con favore l'eventuale ingresso di Vitek. Gli accordi iniziali fra la As Roma e Eurnova prevede vano una sorta di «spartizione» dell’investimento: l’area sportiva (Stadio e Nuova Trigoria più le pertinenze) e quella commerciale per la Roma. A Eurnova il Business Park. La successiva crisi di liquidità di Eurnova e i problemi con la giustizia del suo proprietario, Parnasi, avevano spinto la Roma a prepararsi ad acquistare, per circa 110 milioni, l’intero pacchetto cioè tutti i terreni e la globalità del progetto. Se Vitek realmente rilevasse Eurnova quindi sarebbe un bel risparmio per le casse della Roma. Paradossalmente, quindi, mentre proseguono le trattative tecniche sul testo della Convenzione, con la segreta speranza di chiudere l'accordo entro fine anno, sia la Roma che Eurnova potrebbero cambiare assetti societari proprio alla fine di questo lungo percorso. Anche se in Campidoglio, versante politico, i 5 Stelle sperano di continuare a classificare come «caso freddo» il dossier Stadio sperando di non doversene occupare in tempi brevi per non aumentare i problemi della disastrata Amministrazione Raggi ormai al crepuscolo.
In Coppa Italia le giallorosse pescano il Bari
IL TEMPO - ZOTTI - La Coppa Italia dell'As Roma femminile inizia a Bari. Ieri è andato in scena il sorteggio che ha decretato il tabellone per l'edizione 2019/20 della competizione. Le giallorosse, inserite fra le teste di serie, affronteranno la Pink Bari negli ottavi di finale (gara secca) in programma mercoledì 11 dicembre all'Antonacci. Se dovessero passare il turno, ai quarti le ragazze di Bavagnoli incontreranno la vincente tra San Marino Academy ed Hellas Verona. Nell'eventuale semifinale invece potrebbe esserci un big match con una tra Fiorentina e Milan: la Viola e le rossonere si scontreranno ai quarti se dovessero superare gli ottavi (le toscane se la vedranno con il Ravenna mentre la squadra di Ganz dovrà superare l'Inter nel derby).
Prima di pensare alla gara di coppa però c'è da affrontare la trasferta di domenica a Milano contro l'Inter. Lo sa bene Agnese Bonfantini, cresciuta nel vivaio nerazzurro, che si troverà faccia a faccia con il suo passato: "Sarà una partita speciale per me - le parole dell'attaccante a Roma Tv - ritornare a giocare nel campo di Milano, sono cresciuta lì e sarà davvero una partita importante. Arriviamo da una vittoria e sicuramente vogliamo di nuovo riconquistare i tre punti. Loro sono una squadra molto giovane con giocatrici di grande prospettiva; non sarà facile ma cercheremo di dare il massimo". Le giallorosse, attualmente quarte in classifica, vogliono dare continuità alla vittoria ottenuta con il Tavagnacco, per recuperare terreno sulle posizioni di vertice: "L’obiettivo è l’aggancio - prosegue Bonfantini - siamo a -2 dal Milan e -1 dalla Fiorentina e vogliamo fare il massimo per avvicinarci sempre di più alla vetta".
La forza del centro. La sfida all’Inter in mezzo al campo
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - In una partita che sarà combattuta su ogni centimetro, il punto (forse l'unico) a favore di una Roma che parte sfavorita dai pronostici è sicuramente legato al centrocampo. L'Inter è in piena emergenza, con ben tre assenze pesanti. Sensi, Barella e Gagliardini sono infortunati: defezioni che costringeranno Conte a schierare le seconde linee (Brazovic, Vecino e Borja Valero). Dall'altra parte, i giallorossi possono invece contare sulla coppia Veretout-Diawara che bene sta facendo, mostrando in particolare la potenza del francese, pilastro della squadra. Insieme a Pellegrini, trequartista che dà una mano enorme a metà campo, e che lo stesso Conte avrebbe volentieri portato a Milano la scorsa estate. Il centro campo della Roma dovrà aiutare la difesa ad attutire gli attacchi di Lukaku e Lautaro, due attaccanti micidiali che rischiano di levare il sonno alla retroguardia guidata dalla coppia Mancini-Smalling. «Dobbiamo restare aggressivi per bloccare quei due e sperare di fare risultato contro l'Inter - la motivazione di Veretout - Questa gara arriva in un buon momento. dopo tre vittorie di fila e andiamo lì a giocarcela». Dovrebbe farcela a partire oggi con i compagni, Edin Dzeko, anche ieri bloccato dall'influenza. Il centravanti vuole esserci a tutti i costi, con Zaniolo, che rientrerà dopo la squalifica, pronto ad aiutarlo in attacco.
Ieri intanto il ceo giallorosso, Guido Fienga, è stato ascoltato dalla Corte di giustizia sportiva in merito al presunto lavoro svolto per la Roma dal ds Gianluca Petrachi quando era ancora tesserato con il Torino, il pronunciamento sulla vicenda, con un’eventuale squalifica del dirigente, dovrebbe arrivare nel mese di febbraio 2020.
Panucci: «Equilibrio e compattezza: Conte e Fonseca maestri»
GAZZETTA DELLO SPORT - Christian Panucci, ex difensore di Roma e Inter, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano sportivo in cui ha parlato della sfida di domani in programma tra nerazzurri e giallorossi a San Siro. Queste alcune delle sue parole:
Panucci, i numeri dicono che Inter e Roma hanno seconda e quinta difesa della Serie A: stanno lì i 9 punti di differenza in classifica?
«No, stanno nella partenza in campionato e nella continuità. Anche Conte ha avuto qualche problema di tenuta dietro, diciamo che l’ha assorbito meglio. Ora mi pare che pure Fonseca sia a buon punto».
A parte una breve eccezione - riuscita male - contro l’Atalanta, senza mai discostarsi dalla difesa a quattro.
«Che poi, come sappiamo, è una “tre e mezzo”, perché Kolarov è un terzino molto atipico. Si è detto che la svolta è arrivata quando Fonseca ha bloccato il laterale destro, secondo me in realtà è stato bravo a cambiare altro: i tempi di uscita della squadra quando va in pressing, una certa tendenza a forzare la giocata. La differenza oggi la fa il lavoro dei quattro davanti, il fatto che Veretout non è più solo a fare un certo lavoro».
Però un laterale destro com’era lei, Fonseca non lo ha ancora trovato. Di sicuro non ha trovato un titolare.
«Perché dice che lo sceglie in base al tipo di partita, no? Per me Florenzi resta una garanzia, Santon contro il Verona non ha fatto male e Spinazzola può fare tutto: però deve stare bene».
Fa bene anche giocare vicino a Smalling?
«Io non capisco chi si meraviglia della continuità che ha trovato: signori, giocava nel Manchester United... “Quando ha campo dietro fa fatica”, dicevano tutti. Lui ha detto che sono l’intelligenza e l’esperienza a spiegarti quando è ora di anticipare e quando di scappare dietro. La Roma guarda molto avanti, ma ora è più compatta: sempre in avanti, ma è difficile che lasci giocare una palla facile».
Mancini è un difensore o un centrocampista?
«Un difensore. Ma giocare più avanti gli ha fatto prendere sicurezza, ora si fida più dei suoi piedi. Fonseca è stato intelligente, anche se non ha inventato nulla: è molto più facile per un difensore andare a fare il centrocampista che viceversa».
Più facile giocare avendo alle spalle Handanovic o Pau Lopez?
«Pau non è ancora al livello di Handanovic, però ha fatto vedere di avere personalità e sa giocare con i piedi. Handanovic lo vedo più continuo del solito: adesso gli arrivano massimo due-tre tiri in porta, e lui magari fa due-tre miracoli. Questa è la grandezza di un portiere».
Ancora febbre per Dzeko, il bosniaco è a forte rischio
GAZZETTA DELLO SPORT - Oggi potrebbe esserci il verdetto finale, in un senso o nell’altro. Anche se poi la Roma si terrà aperta ovviamente qualsiasi opzione fino alla fine. Anche ieri, però, Edin Dzeko non si è allenato a causa della febbre. A tratti anche alta. Il centravanti bosniaco è rimasto a casa tutto il giorno, sperando appunto di sfebbrare. Ad oggi, però, le possibilità che possa essere in campo a San Siro sono basse, molto basse. Dipenderà tutto da come si sentirà questa mattina. E da quella maledetta febbre. Se dovesse essere andata via, allora potrebbe anche esserci (nonostante si senta un po’ debilitato). In caso contrario, rischia il forfeit o – al massimo – la presenza in panchina.
Veretout carica per l'Inter: «Stiamo bene, ce la giochiamo»
GAZZETTA DELLO SPORT - Veretout è stato ed è tuttora il perno della Roma. E a fronte di alcune difficoltà con l’italiano, il centrocampista in campo è cresciuto di partita in partita. E con lui la Roma, che domani andrà a Milano a sfidare l’Inter capolista. La ricetta di Veretout è chiara: «Andremo a fare una grande partita, ci proveremo - il suo pensiero ai microfoni di Sky -. Loro sono primi in classifica, noi quarti. Ma abbiamo vinto tre partite di fila e siamo pronti a giocarcela. Sappiamo di affrontare una grande squadra con tanta fisicità, hanno Lukaku e Lautaro che sono pericolosissimi, ma dobbiamo fare una grande prestazione. Dobbiamo continuare così - dice ancora il centrocampista francese -, con questa aggressività per poter fare qualcosa di grande. E questa partita arriva in un buon momento».
Fienga e Longo in Procura: ascoltati sul caso Petrachi
GAZZETTA DELLO SPORT - Ieri in Procura si sono svolte le audizioni del Ceo giallorosso Guido Fienga e di Pantaleo Longo, braccio destro del direttore sportivo Gianluca Petrachi. La convocazione da parte degli uomini di Giuseppe Pecoraro era relativa alla posizione dello stesso Petrachi e volta ad accertare se il d.s. abbia effettivamente iniziato o no a lavorare per il club giallorosso quando era ancora sotto contratto con il Torino. La Roma sostiene che le questioni Dzeko e Fonseca all’epoca vennero trattate in prima persona da Fienga.
Mancini ha Materazzi nel cuore e sulla pelle
GAZZETTA DELLO SPORT - Il numero gli piace così tanto che non solo se l’è tatuato, ma lo ha anche scelto come data di nozze. Gianluca Mancini ha il 23 sul braccio, dietro le spalle e nel cuore, visto che è quello che ha scelto come compagno di calcio e di vita. Il motivo è semplice: lo ama in onore di Marco Materazzi, il suo idolo. Difensore come lui, col vizio del gol come lui e con quel carattere che, fin da ragazzino, lo faceva essere un punto fermo negli spogliatoi. Mancini, questo, lo ha sempre saputo, anche perché quando Materazzi diventava campione del mondo aveva appena 10 anni, quattro in più quando vinceva il triplete. In quei giorni decise di tatuarsi il 23.
Il feeling con Smalling è ormai assodato e anche in questo il legame con Materazzi si vede. Come faceva Marco, anche Gianluca ama spesso parlare con i compagni, in allenamento e in partita. Lui stesso si è definito: «Una radiolina» e questa voglia di prendersi responsabilità a Trigoria è molto apprezzata. Ci mette piede, gamba, ma anche il fisico e in questo ricorda davvero Materazzi, di cui, qualche mese fa, Mancini parlava così: «Mi piaceva il suo modo di affrontare la partita, la fisicità e la grinta che metteva su ogni pallone. Il fatto di non avere mai paura, di metterci la faccia anche nei momenti bui. E quando lo ascoltavo nelle interviste era sempre schietto, diceva quello che pensava».
Lukaku e Smalling: il rilancio dei giganti
GAZZETTA DELLO SPORT - Smalling e Lukaku. Grossi sono grossi. Amici, pure. Domani in aggiunta avversari. Ma anche impegnati, “superati” per Solskjaer, spesso sorridenti, ex Red Devils, dirompenti nel loro impatto sulla Serie A. Insieme hanno giocato due stagioni e 73 partite, poi si sono ritrovati fianco a fianco su una panchina del Manchester United a Singapore, a guardare i compagni giocare contro l’Inter. Un po’ annoiati (decisamente annoiati, a giudicare dall’espressione di Smalling nella foto a fianco), molto nervosi per notizie su un trasferimento che volevano fortemente. Quattro mesi dopo saranno di nuovo vicini, stavolta in area di rigore, con poco tempo per annoiarsi e meno dubbi sul futuro: l’operazione rilancio può definirsi già un successo. A Manchester uscivano spesso insieme, in un’amicizia sbocciata presto in allenamento. Oggi ancora si sentono, messaggiano, si tengono in contatto in questa comune avventura italiana.
Che poi Smalling e Lukaku non sono solo amici ed ex compagni di squadra. No, sono anche qualcosa in più, costruito intorno al rifiuto comune di una piaga come il razzismo. Entrambi sono sensibili al tema e anche attivi, in tal senso. Tanto che il giorno della sua presentazione, Smalling prese le difese di Lukaku, subito dopo i fatti di Cagliari-Inter. «Quello che è successo è inaccettabile, come lo è il razzismo in sé. E’ triste vedere comportamenti del genere, ma questo non è solo un problema dell’Italia ma del mondo. I giovani devono imparare a comportarsi in modo diverso».
Stadio: arrivano i cechi. Parnasi cede i terreni
LA REPUBBLICA - D'ALBERGO - Mister Dan Friedkin pronto a bussare alle porte di Trigoria a suon di dollari texani. I cechi di Cpi pronti a rilevare debiti della Eurnova (società del costruttore Luca Parnasi oggi amministrata dai curatori scelti dal tribunale) per mettere le mani sul progetto del nuovo stadio della Roma e del suo business park. L'affare di Tor di Valle, travolto dalle inchieste e invischiato in un infinito tira e molla burocratico tra privati e Campidoglio, diventa un caso internazionale. Sì, perché l'immobiliarista Rodovan Vitek è dato a un passo dall'acquisto di quasi 60 milioni di crediti da Unicredit relativi al pacchetto Eurnova. Una mossa che apre un'importante finestra sul futuro dell'impianto giallorosso: per Cpi lo step successivo sarebbe l'ingresso nella trattativa per la realizzazione del "Colosseo bis" e di tutti gli edifici che lo circonderanno. Ma, prima di parlare dei terreni, Eurnova deve mettere ordine nei propri conti. Da qui l'idea dei cechi di acquistarne i debiti. Un'operazione che potrebbe apparire insensata, ma in realtà permetterà a Cpi (realtà che in Italia ha proprietà in Costa Smeralda, in Francia opera a Nizza e possiede decine di uffici in Germania) di fare il proprio ingresso in un affare da 1,3 miliardi di euro. Non è ancora chiaro se da protagonista o come mediatrice, pronta a rivendere i terreni di Tor di Valle al miglior acquirente. Si vedrà. Quel che è certo è che sia Vitek che Friedkin guardano con interesse alle manovre capitoline. Per investire a Roma e nella Roma servono quelle certezze che al momento non ci sono. La prossima settimana non promette particolari passi in avanti nella trattativa. Le parti, proponenti e Comune, appaiono fiduciose. Ma con la sensazione che anche i prossimi tavoli saranno squisitamente tecnici, lunghi faccia a faccia per cercare di appianare le divergenze sulla realizzazione delle opere pubbliche a supporto dello stadio. L'oggetto del contendere è sempre lo stesso. I privati vorrebbero aprire l'impianto anche con le infrastrutture (specie quelle trasportistiche, che dipendono dai bandi pubblici del Campidoglio) ancora da concludere. Da palazzo Senatorio, invece, i 5 Stelle continuano a battere sulla «contestualità» delle opere. Traduzione: se non sono tutte completate, nessuna inaugurazione. La questione, con gli occhi degli osservatori del Texas e della Repubblica Ceca puntati sull'amministrazione 5S, non è di secondo piano. Per la giunta grillina in ballo ci sono i valori fondanti del Movimento, il «no» alla speculazione edilizia. Ma pure la possibilità di mettersi seduti a un tavolo prestigioso, con grandi investitori internazionali pronti a scommettere sulla capitale. Ma non a pazientare per sempre. O almeno a mostrare la stessa tempra messa in campo fino a questo momento dal patron statunitense della Roma, James Pallotta.
Stadio, una cordata ceca per comprare i debiti della Eurnova di Parnasi
IL MESSAGGERO - DE CICCO - Per il progetto Tor di Valle spunta una cordata ceca. Il gruppo Cpi, dell'immobiliarista ceco Radovan Vítek, è in trattativa con Unicredit per acquistare i crediti ipotecari che gravano sulla Eurnova, la società del costruttore Luca Parnasi, indagato per corruzione nell'inchiesta sul nuovo stadio. Parnasi, dopo l'arresto nel giugno 2018, si è dimesso dalla carica di presidente di Eurnova, ma continua a controllare la società proprietaria dei terreni su cui dovrebbe nascere - così sognano i privati - il nuovo impianto sportivo della Roma, con annesso mega-centro per negozi, uffici, alberghi e ristoranti. Tutto ben oltre i limiti del piano regolatore, tanto che servirebbe una variante urbanistica, un passaggio in Assemblea capitolina dall'esito non scontato, date le tensioni e le perplessità all'interno della maggioranza grillina che governa in Campidoglio. La lista dei debiti del gruppo Parnasi è piuttosto lunga, solo quelli della Eurnova nei confronti di Unicredit ammontano a circa 50-60 milioni di euro. Il gruppo Cpi starebbe trattando con Unicredit per acquistarli. Da quanto filtra, le parti sarebbero vicine alla firma di un preliminare nell'arco di due settimane. Sarebbe il primo passo dell'operazione, che potrebbe riguardare anche i terreni al centro del progetto stadio. Terreni che lo stesso Parnasi, nel 2012, aveva acquistato dalla Sais Spa di Gaetano Papalia, rilevando tutta l'area intorno all'ex ippodromo. Fino a oggi la Eurnova aveva trattato per vendere i terreni a James Pallotta. Una delegazione della società di Parnasi, a febbraio, era volata Boston per trattare direttamente con gli emissari del patron giallorosso. Risultato? Una stretta di mano che si sarebbe dovuta trasformare in un pre-accordo, detto all'inglese un «sales and purchase agreement. Quell'intesa, in realtà mai formalizzata, prevedeva la vendita dei terreni a circa 100 milioni di euro, con una caparra da 9 milioni da versare subito. La firma però non è mai stata depositata. Pallotta, evidentemente, aspetta di capire che fine farà l'iter in Campidoglio, un percorso ancora piuttosto fumoso dopo gli arresti per tangenti e i vizi nel progetto individuati dai tecnici.
LA CONVENZIONE - Certo è che nella bozza di convenzione spedita dal dipartimento Urbanistica ai proponenti compare, oltre alla Eurnova, anche la "TDV Real Estate Srl" e la "Stadio TDV S.p.A.", cioè le società di Pallotta che dovrebbero acquistare i terreni. Nella bozza di accordo - in una parte ancora da compilare - viene menzionato espressamente «un contratto preliminare di vendita a rogito» tra la Eurnova e la società acquirente. Perché una cosa è chiara: i grillini, se mai l'operazione Tor di Valle andasse in porto, non vogliono più i terreni in mano a Parnasi.