Roma, Pallotta dice quasi tutto

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Nel mondo dei cinguettii, ecco l'epistola. Che fa effetto, è gradita, anche se non c'è contraddittorio. E questa è una mancanza. Jim Pallotta manda per un giorno in pensione il messaggio breve WatshApp e scrive un capitolo di un libro sulla Roma. Le mie colpe, possiamo sintetizzare così la lunga lettera rivolta ai tifosi giallorossi. Che tutti avranno avuto modo di leggere, perché partita dal sito del club e finita su resto del mondo web. Come in ogni trattato, ci sono punti un po' claudicanti. Il primo che ci viene in mente è su Daniele De Rossi, che Jim chiama confidenzialmente Daniele. La spiegazione che dà dell'addio è molto tecnica, fredda, non da uno che vuole bene a Daniele. Ma da presidente a calciatore. Punto. 
LA RISORSA SFUGGITAEccola. «Mi piacerebbe avere Daniele in squadra, ma avendo due giocatori per ruolo, se l'altro si fa male la Roma è fregata. È un ragionamento semplice». Semplicistico anche. Forse, proprio perché si trattava di Daniele, un'eccezione si poteva fare: nella rosa sarebbe stato comunque una risorsa. «Vogliamo che Daniele faccia parte di questo club per sempre. Non essere presente all'ultima sua partita è stata una scelta difficile da prendere. Era la sua serata e volevo che nulla distraesse da questo. Contestatemi, va bene ma non volevo sottrarre l'attenzione dalla celebrazione della sua fantastica carriera». Convince poco anche questo, ovvero il motivo con cui giustifica l'assenza dalla serata dedicata a De Rossi, Roma-Parma. Apprezzabile invece, quando ammette l'errore di essere poco presente nella capitale. «Come sapete, non sono venuto a Roma nell'ultimo anno. Ero così arrabbiato, già da agosto (in più lo stadio che non decolla, ndr), per come le cose stavano andando che temevo che la mia presenza non sarebbe stata d'aiuto. Questo è stato un grave errore, la prossima stagione ci sarò. Avrei dovuto essere di più a Roma». Finalmente. Non è semplice farsi apprezzare dalla gente, specie in questo momento di grande impopolarità. Chi è stato definito fucking idiot forse non perdonerà, nonostante la lettera, che va considerata comunque una falcata verso il consenso. Errore non venire a Roma, errore prendersela solo con Monchi per l'ultima stagione, da lui stesso definita «disastrosa». Monchi ha colpe, ma possibile solo lui? I dirigenti sono tanti, le scelte non possono essere attribuite soltanto a uno. Il ds spagnolo, colpito della dichiarazioni di Jim, non ha replicato. Ma ha subito esposto via social i trofei vinti. Pallotta spiega, e qui gli crediamo, che nella Roma non c'è stata alcuna fronda verso l'allenatore, Di Francesco. Che lo stesso De Rossi - che ha chiesto scusa dopo lo sfogo per l'acquisto di Nzonzi - e gli accusati hanno tutti remato dalla stessa parte. Ok, ma la talpa chi è? E che ne facciamo ora? Qualche danno, con quella mail, l'ha combinato, o no? Del resto lui stesso ammette: «Fare una grande squadra, creare una cultura e una tradizione vincente non potrà mai dipendere mai da una sola persona». Una sola, nel bene e nel male. Monchi, come detto, ha commesso tanti errori, che Pallotta racconta: «Mi ha chiesto il cento per cento del controllo. Non avrei dovuto lasciargli tutta questa autonomia. La squadra non si adattava bene al gioco di Di Francesco. Alla fine della sessione di mercato, ho osservato i nostri movimenti e mi sono reso conto che non avrebbero funzionato». Squadra sbagliata, sempre sostenuto. Ora siamo in buona compagnia. 
FRANCO E CHECCOPallotta non accenna al futuro, che è ciò che interessa più ai tifosi. Non spiega perché la Roma oggi non ha appeal per gente come Conte o per Gasperini; non spiega come rinascerà la sua Roma, che dice di amare nonostante la distanza oceanica. Così come dice di apprezzare Di Francesco, vittima di Monchi, e uomo «di classe». A questo punto, lo riprenda. Non ci dice se ci saranno investimenti o se sarà ridimensionamento, ci racconta che metterà mano all'area tecnica e introdurrà nuovi talenti (Petrachi, uno di questi, ndr). Parla di Baldini («Franco è un mio consigliere e confidente e non ha mai fatto nulla a scapito di questo Club. Se pensate che Franco sia coinvolto in tutte le decisioni, allora vi sbagliate di grosso») e di Totti («la sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Fienga riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro»), che aspetta anche una carica vera. Il finale è sul futuro, ma non nello specifico. «A noi interessa solo costruire una Roma grande e vincente: io non andrò da nessuna parte, niente e nessuno mi impedirà di perseguire questo obiettivo». Come? Alla prossima lettera, magari. 

Roma, Pallotta dice quasi tutto

 


Daniele: "Io nemico di Totti? È tutto falso"

IL MESSAGGERO - Daniele De Rossi in vacanza alle Hawaii esce allo scoperto dopo l'articolo di Repubblica che lo accusa di essere promotore di una fronda contro Totti: "Scrivere che il sottoscritto, insieme ad altri straordinari e leali professionisti che hanno dato il cuore per la maglia della Roma, abbia posto in essere quei "comportamenti" è semplicemente ridicolo, oltre che spudoratamente falso», è la nota di DDR affidata all'Ansa. Daniele puntualizza il suo rapporto con l'ex numero 10: "Non è la prima volta poi che per motivi a me ignoti vengono gettate ombre sull'amicizia tra me e Francesco (Totti, ndr). Vi dico: impegnatevi di più che così non basta....". In chiusura promette: "Darò immediatamente mandato ai miei legali di fiducia di richiedere un legittimo risarcimento danni in Tribunale, che devolverò integralmente in beneficenza ad un noto ospedale pediatrico di Roma"


Stadio, nuovi interrogatori. Grana per Raggi

IL MESSAGGERO - SCARPA - Le tesi rappresentate ai pm sono differenti. Diametralmente opposte. I due consiglieri del IX Municipio Paolo Barros e Paolo Mancuso ascoltati il 16 maggio in procura - in merito all'iter amministrativo relativo allo stadio della Roma - con le loro affermazioni chiamano in causa il presidente del consiglio del IX Municipio. Per questo motivo Marco Cerisola il 13 giugno si dovrà presentare in procura, in qualità di persona informata sui fatti. Due versioni, quelle di Barros e Mancuso, che complicano la posizione anche della sindaca Virginia Raggi, unica iscritta nel fascicolo per il reato di abuso d'ufficio. Aspetti burocratici di non poco conto. Cerisola, infatti, in tempi record, by-passando la commissione urbanistica, ha riunito l'assemblea, i primi di giugno del 2017, che ha poi dato il parere favorevole all'impianto del club giallorosso. Su questa riunione i due esponenti grillini hanno fornito al pm Elena Neri argomenti differenti. Per Mancuso il passaggio in commissione urbanistica era un atto dovuto. Al contrario secondo Barros, invece, il mancato passaggio in commissione urbanistica del progetto stadio non comporterebbe alcun problema dal momento che venne consultata la commissione sport, di cui lui fa parte.

L'INCHIESTA - Sono dettagli rilevanti quelli che hanno convinto il pm a voler convocare Cerisola. Emergenze che sottolineano come l'iter non sia stato così trasparente. E che anzi, l'amministrazione capitolina, abbia fatto una corsa contro il tempo per fare in modo che il progetto dello stadio andasse in porto. Ieri, intanto, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha proposto di edificare lo stadio del club giallorosso in alcuni terreni all'interno del comune che amministra. «Se la procedura aperta con la Roma dovesse rimanere incagliata o saltare (con il Campidoglio, ndr) , sappiate che c'è un'altra proposta a sette chilometri da Tor di Valle».

 

 


Fonseca contro Mihajlovic: duello in panchina

IL MESSAGGERO - CARINA - Alla fine si torna sempre al punto di partenza: chi decide nella Roma? Perché leggendo anche ieri un passo della lettera di Pallotta riguardante Totti (“Le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Fienga, riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili di qualsiasi consiglio”) lascia intendere il modus operandi del presidente. Che ascolta Totti ma sente tutti. Quindi se passa la linea di Francesco (supportato dal Ceo Fienga) il ballottaggio si limiterebbe alla prima scelta Gattuso (contattato direttamente mercoledì sera ma apparso titubante sulla possibilità offertagli) e l’alternativa legata a Mihajlovic (pur consapevole delle difficoltà ambientali che Sinisa troverebbe, ieri su un muro della Capitale è apparsa una scritta razzista a firma dei Fedayn “Mihajlovic sporco serbo, Roma ti schifa”). Se dovesse imporsi invece Baldini, qualora Sarri dovesse accasarsi alla Juventus, il testa a testa sarebbe invece ristretto a Giampaolo (in ballo anche per la panchina del Milan) e Fonseca. Ma poi c’è chi realmente dovrebbe scegliere – il futuro ds Petrachi – che però non può ancora essere ufficializzato perché bloccato da Cairo e soprattutto dalla modulistica federale che non prevede due incarichi in club diversi nella stessa stagione (per l’incarico effettivo, bisognerà attendere il 1 luglio). E il dirigente salentino ha idee parzialmente diverse: preferirebbe un tecnico che ha già allenato in serie A (come Totti) e il nome che ha in testa da giorni è Mihajlovic (e come alternativa italiana De Zerbi). Nutre perplessità a livello caratteriale su Giampaolo (pur apprezzandone la metodologia di lavoro), non lo entusiasma Gattuso ma, se il club dovesse alla fine optare per la rottura (ossia virare su un tecnico ‘estero’: una sorta di Garcia-bis, per intenderci), apprezza da tempi non sospetti Fonseca. Se, come trapela negli ultimi giorni, Pallotta – pur ascoltando tutti – è orientato a concedere carta bianca a Petrachi, il ballottaggio si restringe a Mihajlovic e Fonseca.


Mail e guai. E Lippie alla fine chiese scusa

GAZZETTA - Ed Lippie non se ne è reso conto, ma in realtà involontariamente ha trasformato la Roma nel “Trono di Spade”. In apparenza, puro medioevo degli intrighi, visto che la sua famigerata mail, è stata vista come una sorta di delazione autorizzata sui mali giallorossi. Il prossimo anno Lippie avrà un ruolo importante nella preparazione fisicadei capitolini. Come farà a interfacciarsi con qualcuno? Chi potrebbe mai confidarsi con l’uomo del presidente dalla mail più veloce del West? Il probelma deve esserselo posto anche lui e al suo ritorno a Trigoria chiese scusa ad alcuni di coloro che erano stati coinvolti nel suo lavoro.


De Rossi: “Una ricostruzione distorta, se non addirittura falsa”

LA REPUBBLICA - Si dice «indignato» per la «distorta, se non addirittura falsa, ricostruzione di alcuni fatti ed episodi». Dalle vacanze Daniele De Rossi dopo due giorni ha affidato all’Ansa la sua reazione all’inchiesta di Repubblica pubblicata giovedì e minaccia querela. «Scrivere che il sottoscritto, insieme ad altri straordinari e leali professionisti che hanno dato il cuore per la maglia della Roma, abbia posto in essere quei “comportamenti” è semplicemente ridicolo, oltre che spudoratamente falso». E sul rapporto con Totti: «Non è la prima volta poi che per motivi a me ignoti vengono gettate ombre sulla Amicizia tra me e Francesco. Vi dico: impegnatevi di più che così non basta....»


Ciccio Graziani: "Errori con De Rossi ma nessuna faida”

LA REPUBBLICA - CALANDRI - «A questa storia della Roma non ci voglio credere. Meglio: non ci posso credere. Però…». Francesco ‘Ciccio’ Graziani è al Mugello per la MotoGP, ospite del manager Carlo Pernat.

È un grande appassionato di motori, ma oggi come si fa a non parlare di quello che accade al club giallorosso?

«Fa male, leggere certe cose. Mi hanno sorpreso, ferito. Sono responsabile di alcune Academy della Roma, ogni tanto vado a Trigoria: posso assicurare che tra i ragazzi ho sempre respirato un clima sereno, tranquillo. Pure troppo. Con tutti quegli alti e bassi nei risultati, è finita male e l’ambiente si è sfiduciato. Forse con un po’ più di tensione non sarebbe andata così, ai preliminari di Europa League quando eravamo da Champions».

Che disastro.

«La società dovrà rivedere i suoi piani, abbassare il monte-ingaggi. Si comincerà a lavorare a giugno perdendo i soldi degli incontri internazionali in programma questa estate».

Si riparte da zero?

«Si riparte con obiettivi precisi e raggiungibili. Uscendo dalla confusione, dalle maldicenze. Il prossimo anno lascerei perdere dichiarazioni roboanti e obiettivi impossibili: punterei a chiudere tra le prime 4, giocarmi la Champions. E solo allora, cominciare a sognare un poco. Con metodo».

Ma come si fa, in questa città?

«Se rinasco, faccio tutta la carriera in giallorosso. Non c’è niente di meglio per la passione, l’entusiasmo, la disponibilità. In tre anni e mezzo di carriera con la Roma ho vinto due Coppe Italia, perso una Champions e per due volte chiuso al secondo posto. Quella squadra meritava molto di più. Ma la città ci ha sempre coccolato, perdonato. Penalizzato, per troppo amore. Ti fa sentire re, quando non sei nemmeno principe. E, senza accorgertene, ne approfitti».

Tutti contro tutti, quest’anno.

«Per quella che è la mia esperienza da giocatore e tecnico, in tanti anni non ho mai lavorato “contro” un compagno di squadra o la società: non avrei fatto il mio interesse. Meglio dare il 100%: sempre».

De Rossi e altri tre senatori sono accusati di aver tentato di far cadere Totti e Monchi.

«Mi sembra impossibile. È vero, se Pallotta avesse più tempo per stare a Roma sarebbe meglio, ma lui delega e mi risulta che ci siano persone delegate a fargli avere dei rapporti tutte le settimane, addirittura quasi tutti i giorni. Secondo me sono loro — quelli che hanno avute le deleghe — quelli che dovrebbero raccontare come sono andate le cose: ma sono sicuro che hanno sempre raccontato tutto al presidente».

Povero Totti.

«Totti è l’immagine della Roma: nessuno dei due può fare a meno dell’altro. Credo che per Francesco dovrebbero trovare presto un ruolo più consono alle sue capacità e alle
sue ambizioni: qualcosa strettamente legato al settore tecnico. Potrebbe essere quello che Nedved è per la Juventus».

De Rossi, invece.

«C’erano modi e tempi migliori per parlare con lui. Alla fine della stagione la società ha cercato di recuperare la situazione, ma si poteva fare meglio. Anche lui, come Totti, è uno di quelli che dovrebbe restare indissolubilmente legato alla società. Come Florenzi, un giorno».

L’As Roma è una polveriera.

«Problemi tra rapporti giocatori e allenatore, tra ds e squadra: ci può stare. Ma che De Rossi abbia tramato contro di lui, mi sembra difficile: quei due sono come fratelli».

 


El Shaarawy recrimina a fine anno: "Vorrei rigiocare la gara contro il Porto"

IL TEMPO - BIAFORA - Uno dei pochi giocatori a salvarsi in un'annata travagliata è stato sicuramente El Shaarawy, il cui rinnovo è una delle priorità di Petrachi. Il Faraone ha commentato così a Roma Tv il proprio rendimento: «Credo di essere cresciuto ed ho trovato maggiore continuità, personalmente è stato un anno abbastanza positivo». L'esterno ha poi dato un inevitabile giudizio negativo sui risultati della squadra: «E stata una stagione veramente complicata e difficile, abbiamo lasciato tanto per strada e ci è mancata concretezza. Rigiocherei la partita con il Porto». Il pensiero finale è per De Rossi: «Un grande esempio per tutti, soprattutto con il suo romanismo. Un leader che ci mancherà». 

 

 


Caro Jim, sbagliare è umano ma perseverare...

IL TEMPO - CARMELLINI - Anche solo pensare a Mihajlovic allenatore della Roma, vuole dire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, non aver capito che momento è questo per la sponda giallorossa del tifo capitolino. Vuol dire non capire cosa sta succedendo a Roma, non percepire l'umore di una piazza che ha dovuto mandar giù molti bocconi amari in questa stagione terribile. Sia chiaro, nulla da eccepire sulle qualità tecniche di un allenatore che ha preso un Bologna già retrocesso salvandolo in extremis, non ne diamo quindi una valutazione «negativa» in assoluto (anzi), ma la considerazione è chiaramente di altro tipo. In questo anno che ha portato all’esonero del giovane allenatore del futuro, al fallimento Champions, al derby perso in quel modo, all’ennesimo trofeo alzato dall'altra parte del Tevere, che ha coinciso con lo strappo-De Rossi e le ultime polemiche: altra benzina sul fuoco. Ecco in questo anno maledetto, mettere sulla panchina del futuro giallorosso un allenatore che solo due settimane fa è andato sotto la Nord (che lo acclamava come simbolo laziale) battendosi il cuore con il pugno, sarebbe davvero troppo. Anche per i tifosi della Roma. Non lo meritano!


L'indignazione di De Rossi: "Tutte bugie"

IL TEMPO - BIAFORA - De Rossi alza la voce sull’inchiesta de La Repubblica e annuncia la querela. L'ormai ex capitano della Roma, commenta così dalle Hawaii l'articolo del quotidiano: «Intendo esprimere tutta la mia indignazione per la distorta, se non addirittura falsa, ricostruzione di alcuni fatti ed episodi,che mi riguardano. Per questo sarò costretto a difendermi perché citato espressamente, in alcuni passaggi specifici di detto articolo, dove vengono distorti episodi accaduti, e mi vengono attribuiti comportamenti mai avuti e frasi mai dette». La dichiarazione all’Ansa tocca poi il tema spogliatoio: «Scrivere che il sottoscritto, insieme ad altri straordinari e leali professionisti che hanno dato il cuore per la maglia della Roma, abbia posto in essere quei "comportamenti" è semplicemente ridicolo, oltre che spudoratamente falso. Questo articolo che "ricostruisce" così i motivi del mio allontanamento risulta ancor più grottesco se si pensa che la AS Roma mi ha offerto un ruolo dirigenziale delicato e rilevante vicino all'AD, onorandomi con una offerta che ho declinato per i motivi a tutti noti». De Rossi spiega poi come farà valere le proprie ragioni:
«Poiché ritengo quanto scritto gravemente diffamatorio e lesivo della mia reputazione

e della mia immagine, darò immediatamente mandato ai miei legali di fiducia di richiedere un legittimo risarcimento danni in Tribunale, che devolverò integralmente in beneficenza ad un noto ospedale pediatrico di Roma». A chiudere l'intervento c'è iltema dell'amicizia, volutamente scritto con la maiuscola, con Totti: «Non è la prima volta poi che per motivi a me ignoti vengono gettate ombre sulla amicizia tra me e Francesco. Vi dico: impegnatevi di più che così non basta...».


Pallotta: "Scusate, ho sbagliato"

IL TEMPO - LO RUSSO - Non poteva restare in silenzio in uno dei momenti più neri della storia della Roma. Jim Pallotta per uscire allo scoperto ha voluto scrivere una lunga lettera indirizzata ai tifosi in cui ha toccato tutti i temi principali della complicata stagione giallorossa, dalle scelte di mercato, all'esonero Di Francesco, la sua distanza da Roma, le contestazioni e il capitolo Baldini. Poi il mea culpa, forse il primo della sua gestione, con la promessa di essere più presente per rilanciare il club e vincere trofei. L'incipit della lettera riservata a Daniele De Rossi, apertura inevitabile dopo la bomba scoppiata solo poche ore prima: «De Rossi reagì male alla notizia dell'arrivo di Nzonzi, ma era umano: anche perché
il giorno prima Monchi gli aveva detto che non l'avrebbero acquistato. Il giorno dopo è tornato indietro, ha detto "ho sbagliato, andiamo avanti insieme"). La verità firmata James Pallotta sui veleni della Roma arriva il giorno dopo l'inchiesta pubblicata da Repubblica. «Ho letto alcuni passaggi quando mi sono svegliato alle 5 di ieri mattina e li ho definiti "cazzate". Dopo aver letto tutto il servizio, e dopo aver sostenuto una lunga e assai dettagliata conversazione con uno degli estensori del pezzo, ritengo che alcune parti siano vere e altre parti chiaramente non corrette». Poi l'assunzione di responsabilità, inaspettata, conoscendo il personaggio. «Mi dispiace per gli errori che abbiamo commesso, uno di questi
si è rivelato molto grave a livello sportivo. Il problema non sono state le cessioni, ma gli
acquisti. Non avrei dovuto lasciare a Monchi tutta questa autonomia. E stato probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai commesso nella mia intera carriera e alla fine sono io che me ne devo assumere la responsabilità. É qualcosa che stiamo risolvendo e, per alcuni aspetti, ci vorrà del tempo. Sono sicuro che molti di voi staranno pensando: "Bene, questa storia l'ho già sentita...". Ma stiamo lavorando duramente per riorganizzare alcune aree del Club, che probabilmente avrebbero dovuto essere prese in esame prima, e per risolvere alcuni problemi». Il manager statunitense questa volta ha deciso di coinvolgere gli stessi tifosi informandoli delle tante cose da fare per migliorare la società: «Stiamo lavorando attentamente per ingaggiare persone di talento, che ci aiuteranno a riportare la Roma dove deve stare: ovvero a giocare sui più grandi palcoscenici, a competere per i trofei e a rendere orgogliosi i nostri tifosi. A coloro che dicono "bla bla bla, abbiamo già sentito questi discorsi in precedenza", rispondo di essere fermamente convinto che prima di questa
stagione, almeno negli ultimi quattro o cinque anni, abbiamo allestito squadre molto competitive e desiderose di vincere. Ci siamo qualificati con regolarità in Champions League ma non è stato sufficiente per vincere un trofeo. Questo è un mio grande rimpianto, perché alla fine il motivo per cui sono qui è vincere trofei». Musica per le orecchie dei tifosi. Quindi la parte economica, annosa per certi versi ma anche più importante: «Coni miei investitori, ho versato centinaia di milioni di euro e ho già speso probabilmente quasi novanta milioni  di euro in un progetto per lo stadio che avrebbe dovuto essere approvato anni fa: uno stadio che assicurerebbe benefici alla Roma, alla città e al calcio italiano - aggiunge Pallotta, specificando che - se qualcuno pensa che io sia interessato solo a fare soldi con la Roma, non potrebbe commettere errore peggiore. Non ho mai preso uno stipendio. Non ho mai tirato fuori un soldo dalla squadra. Non ricavo nulla dalle cessioni dei giocatori. Non guadagno niente dalle vendite delle maglie da gioco. Non prendo un centesimo».Su Di Francesco Pallotta rivela che nessun giocatore gli ha mai chiesto l'esonero: «Mi è dispiaciuto moltissimo per la posizione in cui Di Francesco era stato messo, è sempre stata una persona di classe con me. E un gentiluomo. Baldini? E un mio consigliere e confidente e non ha mai fatto nulla a scapito della Roma. Se pensate che Franco sia coinvolto in tutte le decisioni, allora vi sbagliate di grosso». Battute finali dedicate alle proteste dei tifosi e al futuro: «Ritengo sia vergognoso e disgustoso, oltre che poco rappresentativo della Roma e dei nostri tifosi, le centinaia di persone che hanno insultato le mie sorelle. In futuro sarò più spesso a Roma, ho sbagliato in questi mesi e non è stato facile decidere di non essere all'ultima partita di Daniele, ma era la sua festa. Ora - conclude Pallotta - mi interessa solo costruire una Roma grande e vincente. Non andrò da nessuna parte». Si riparte da Zero.


Alisson: "A Roma paravo meglio, lì ho lasciato il cuore e i ricordi migliori"

LA REPUBBLICA - Alisson Becker, portiere del Liverpool che sarà protagonista nella finale di Champions League contro il Tottenham, ha rilasciato qualche dichiarazioni anche a proposito del suo passato nella Roma:

Sente di essere stato decisivo per il Liverpool?
"Mi sono sentito protagonista perché so di aver dato un contributo. Le parate contro il Barcellona sono state importanti e con quella su Milik il club si è ripagato la metà del mio cartellino… L’anno scorso a Roma ho giocato anche meglio, ho fatto più parate, ne ho fatte di migliori senza però portare a casa niente; questo significa che quello che conta davvero è il lavoro di squadra. Qui ho vinto il premio per il portiere meno battuto e per 26 volte non ho preso gol, ma sono meriti collettivi".

È felice a Liverpool?
"Sì, sto bene anche se rispetto a Roma, dove ho lasciato il cuore e i ricordi migliori, è tutto diverso: il modo di pensare, di giocare e vivere. Solo la passione dei tifosi è identica".