Roma brutta e affondata. La Spal gode con Petagna

LA GAZZETTA DELLO SPORT - ARCHETTI - Dopo il sacco di Roma, quando passò per 2-0 all’Olimpico, la Spal aveva vinto soltanto una sola altra volta in questo campionato. Aspettava di nuovo i giallorossi e un girone dopo non ha cambiato la sentenza. In casa poi erano sei mesi che non vedevano un successo: dal 17 settembre contro l’Atalanta; a Ferrara adesso suonano campane a festa. Quasi non ci credono e nei sei minuti (allungati) di recupero, temono la crudeltà del recente passato. Un errore improvviso, una chiamata Var non capita. Non succede, le urla non diventano delusione. La Roma è una fonte benefica, per Semplici; la Spal è uno spettro che intimorisce i giallorossi. In pochi giorni non si trasforma una squadra; la mente pesa più del contenuto. Claudio Ranieri è onesto: la sua non è stata squadra, gli avversari sì. Il linguaggio del calcio sa essere sintetico, spietato.

I MOTIVI Ranieri ha preso in consegna un gruppo pieno di paure dopo aver perso derby e Champions. Se contro l’Empoli, causa il breve tempo di lavoro insieme, non era stata ben definita una nuova struttura, qui il concetto base dell’allenatore viene mostrato: 4-4-2, già intravisto nella ripresa lunedì. Ma affonda. In queste situazioni, quando sei vicino a buttare una stagione, quando troppe turbolenze hanno disturbato il percorso, la semplicità è il rifugio migliore. Sapersi proteggere, non commettere errori, cercare di colpire in avanti, anche con i lanci, ma dopo essersi guardato dietro. Eppure la Roma è sempre vulnerabile: ha incassato 58 reti in 38 partite, ha perso sei volte in trasferta e i sette k.o. complessivi sono già uguali al bilancio dell’intero scorso torneo. L’allenatore cerca di coprirsi le spalle nel senso che vuole evitare le giocate dietro la schiena dei difensori. Quindi tutte le linee restano più basse, ma tra di loro lasciano troppa aria. E la Spal sugli esterni sguazza. Fares è il migliore, non solo per il gol dell’1-0; Petagna in mezzo lotta e segna, come sempre. Lazzari rientra e fa rivivere i suoi slalom, specialità della casa.

LE MOSSE SPAL Quindi la Spal riesce a trovare scoperti gli avversari, perché i due terzini vengono lasciati da El Shaarawy e Kluivert, attaccanti svogliati, e affrontano in velocità, con tempi giusti, i difensori. Juan Jesus cerca di non venire travolto dalla furia di Lazzari ma gli lascia spesso il cross; quando poi stringe al centro, causa il rigore del 2-1, non troppo chiaro. Karsdorp non riesce a intercettare il volo di Fares nel colpo di testa dell’1-0. Eppure non è un’azione rapida, anzi una palla indietro che arriva a Cionek, un difensore puro: il traversone sarebbe leggibile, ma Fazio annaspa all’indietro e l’olandese spera che la prenda il compagno. La scena del vantaggio è l’immagine del primo tempo, in cui gli errori a centrocampo della Spal non vengono sfruttati dalla Roma mentre gli sprint sui lati dei padroni di casa sorprendono i Ranieri Boys. Così il tecnico, senza sette possibili titolari, cambia totalmente la fasce nella ripresa: dentro Perotti e Zaniolo per El Shaarawy e Kluivert.

ROMA SPAESATA E’ vero che i due nuovi entrati costruiscono il pari dell’argentino su penalty, scena sulla quale ci sarebbe un rosso a Cionek ma pure un fallo su di lui in partenza. Ma raggiunto l’1-1 e con la Spal più dietro, la Roma non sa colpire come dovrebbe chi punta alla Champions. Solo Zaniolo scompagina le protezioni, Cristante e Nzonzi vanno con la solita lentezza; Schick si sgonfia e non dà sponde a Dzeko, suo compagno nel 4-4-2. Così la Spal ripassa avanti e potrebbe chiudere senza ansie (traversa di Cionek). Nel ritorno Semplici aveva aggiunto soltanto sei punti alla sua classifica. Poi ha rivisto la Roma e ha sentito un boato che mancava da troppo tempo.

 

 


Ranieri: «Senza Champions molti cambiano aria»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Alla fine lo dice senza mezzi termini, tracciando il profilo dello scenario più funesto. «Se la Roma andrà in Champions c’è un programma, in caso contrario si cambia aria in parecchi e si ha un ridimensionamento generale», è l’ammissione di Claudio Ranieri. Anche se prima della partita il d.s. Massara era stato chiaro: «L’ipotesi di non entrare in Champions non la prendiamo in considerazione». Ed invece va presa e la sconfitta di ieri, in tal senso, pesa come un macigno. Non solo per il risultato, ma anche per come è maturata. «Non siamo stati una squadra, ma un gruppo di giocatori che si sono impegnati individualmente - continua Ranieri - Abbiamo perso tutti i duelli, manca autostima e convinzione, qualcuno non ce l’ha neanche nelle corde. Questi ragazzi devono meritarsi ciò che guadagnano. E hanno perso contro una squadra con gente che guadagna di meno, è più umile e più determinata».

Poco squadra Insomma, la prima trasferta del Ranieri 2.0 non è andata come il tecnico avrebbe voluto. Sperava in una vittoria per accorciare su Milan o Inter (oggi c’è il derby). «Sapevamo che la Spal viveva una situazione disperata - continua Ranieri - Così come sapevamo che molti loro gol arrivano dalle fasce laterali, in particolare partendo da destra per poi segnare a sinistra. Eppure non siamo stati capaci di fermarli». Già, anche perché Jesus lì a sinistra ha confermato tutti i suoi limiti, perdendo ogni sfida con Lazzari. «Ma era l’unico giocatore veloce che avevo da mettere in quella posizione, pensavo fosse il giocatore idoneo per contrastare l’esterno della Spal». Così la Roma incassa la settima sconfitta in campionato, forse la più dura perché ti brucia sul nascere il sogno di tornare in corsa. «Ripeto, loro si sono dimostrati una squadra, noi no - continua Ranieri - È vero, ad un certo punto non pressavamo neanche più, ma poi in certi momenti devi avere la forza di pressare, altrimenti è meglio restare compatti».

 

 


Semplici: «Che gioia! È per i tifosi»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Dopo sei mesi la Spal ritrova la vittoria interna, e come con l’Atalanta a decidere è stato Petagna. «Una grande prova sotto tutti gli aspetti - ha affermato il presidente Walter Mattioli - Il nostro allenatore ha azzeccato tutte le mosse». Così Semplici: «Abbiamo saputo interpretare tutti i momenti della partita. Con il ritorno di Lazzari, siamo stati agevolati nel poter sfruttare il modulo a cui siamo abituati e ci troviamo a meraviglia. Felicissimo anche per la soddisfazione regalata ai nostri tifosi».

 


Il flop della Roma. Il colpo di Sinisa

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CALAMAI - L’effetto Ranieri è già svanito. Cambiano gli allenatori, ma la Roma continua a essere prigioniera dei tanti equivoci che l’accompagnano da inizio stagione. Il passo falso di Ferrara, contro una Spal che non vinceva in casa addirittura dal 17 settembre, rischia di avere conseguenze dolorose. Per il presente e per il futuro. Restare fuori dalla prossima Champions League, oltre a sancire il fallimento di un progetto sportivo, avrebbe anche pesanti conseguenze dal punto di vista economico. Senza i soldi che garantisce la Coppa più prestigiosa l’apertura di un nuovo ciclo sarebbe sicuramente più complicata. Il passaggio da Di Francesco a Ranieri ha portato a un nuovo modulo ma non ha cambiato anima alla Roma. Che era e resta senza una precisa identità, come se fosse un continuo cantiere aperto. Con una difesa che ha subito 39 reti (la differenza con le quattro squadre di testa è impressionante), con un centrocampo con poca personalità e con un attacco che fatica a far coesistere Dzeko e Schick.

Ieri, inoltre, ha sorpreso la scelta di Ranieri di rinunciare in partenza a Zaniolo per dare spazio a Kluivert. Il gioiellino giallorosso non era al cento per cento dal punto di vista fisico, ma quando è entrato ha dimostrato di avere rispetto ai compagni una marcia in più dal punto di vista fisico e una personalità e una determinazione agonistica da veterano. Zaniolo è la bella favola di questa stagione piena di delusioni. Ma per conquistare un posto in Champions la squadra giallorossa ha bisogno di ritrovare, subito, il valore aggiunto degli altri suoi giocatori simbolo.

L’inatteso passo falso di Dzeko e compagni toglie qualche goccia di tensione al derby di Milano. Guardando la classifica un pareggio potrebbe andare bene sia a Gattuso che a Spalletti. Il vantaggio sulla quinta diventerebbe, per entrambe, ancor più importante. Ma di sicuro i due tecnici hanno ben altre idee in testa. Dopo la sconfitta della Roma vincere il derby vorrebbe dire fare uno scatto importante, forse decisivo, per la conquista di un posto in Champions. Provarci non è un’opzione ma un dovere.

E’ stato un sabato che ha premiato soprattutto chi lotta per la salvezza. Tre punti d’oro li ha conquistati la Spal e tre punti, forse ancora più importanti, il Bologna. Che grazie a questo risultato, dopo tanto tempo, almeno per una notte, esce dalla zona retrocessione. Sinisa Mihajlovic, che ha veramente trasformato la squadra emiliana oggi una delle più brillanti del campionato, ha centrato la sua piccola vendetta sportiva battendo un Torino che ha perso l’occasione per salire al volo sul treno-Champions.

La squadra di Mazzarri ci ha messo cuore e grinta ma è mancata nei suoi due bomber. Male Zaza, malino anche Belotti al quale sicuramente non ha giovato la mancata convocazione in Nazionale. Il Gallo deve ritrovare velocemente entusiasmo e autostima. Nonostante il passo falso il Toro resta in lotta per un posto nelle prossime Coppe europee. Quello che, poi, era il sogno di inizio stagione.

Da un attaccante in difficoltà a uno che sta vivendo una stagione da favola. Fabio Quagliarella ha contribuito alla goleada che ha permesso alla Sampdoria di travolgere il Sassuolo e di rimettersi in corsa per un posto tra le prime sette della classifica. Il premio però gli era già arrivato alla vigilia: un posto con gli azzurri di Mancini. L’attaccante doriano può essere un’arma importante per la nostra Nazionale che tra pochi giorni partirà alla conquista dell’Europeo. Tanti ragazzi di talento e Quagliarella. Un vecchio... giovane. Una bella miscela.


Juan Jesus su Petagna: tanti dubbi

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CATAPANO - Succede tutto nella ripresa. Al 7’ Rocchi assegna un giusto calcio di rigore alla Roma per il fallo di Cionek su Dzeko lanciato verso la porta. Il polacco viene ammonito ma meriterebbe il rosso. Proteste della Spal perché l’azione giallorossa è nata da un intervento falloso del bosniaco sullo stesso Cionek, non rilevato. Cinque minuti dopo Rocchi valuta da rigore anche il contatto più dubbio tra Juan Jesus e Petagna: sembra non esserci più di una spallata.

 


Roma malata e senza difesa

IL MESSAGGERO - TRANI - Solita chance sprecata. Ma, a 10 partite dal traguardo, il flop in Emilia può risultare decisivo. Cambia l'allenatore, non il risultato: la Roma, irriconoscibile e fiacca, perde con la Spal anche al ritorno. Se la sconfitta del 20 ottobre all'Olimpico è stata soprattutto umiliante, questa di Ferrara, 2-1, rischia però di chiudere in anticipo la corsa Champions. Il Milan e l'Inter, in attesa del derby, restano avanti rispettivamente di 3 e 4 punti. Il 4° posto, insomma, si allontana. 

Commozione al Mazza quando la Spal entra in campo con il lutto al braccio per la scomparsa di Cipollini e la Roma si presenta con il ricordo di Taccola sulla manica, a 50 anni dal tristissimo pomeriggio di Cagliari. Improvvisazione, invece, nel match. Non solo i lancioni giallorossi chiesti da Ranieri ma anche quelli biancoazzurri imposti da Semplici che però prepara meglio la sfida e va all'incasso. La superiorità numerica a centrocampo, con il 3-5-2, garantisce più possesso palla. Ne approfittano il play Missiroli e gli intermedi Murgia e Kurtic. All'assalto vanno Lazzari e faraes. Nzonzi e Cristante pensano alla costruzione solo nella metà campo avversaria, chiamando in causa anche Karsdorp. Jesus, invece, resta dietro. Si alzano Kluivert ed El Shaarawy,allineandosi a Schick e Dzeko: fase offensiva con il 4-2-4. La formula con il doppio centravanti, però, fa cilecca.

SOLITA DORMIT - A Ranieri, schierando 3 centrali difensivi nella linea a 4, punta a proteggere Olsen. In mezzo Fazio e Marcano, a sinistra Jesus subito in apnea contro Lazzari. La mossa, però, non paga. La Roma, a metà tempo, è già sotto. E addirittura prende il gol, il 57° (e diventeranno 58) in 38 partite stagionali, con la difesa schierata. Cross scontato di Cionekdalla destra e taglio vincente di Fares: colpo di testa, Karsdorp nemmeno prova a saltare. Il nuovo sistema di gioco, insomma, non basta: i giallorossi rimangono vulnerabili. E impotenti. Bisogna aspettare 35 minuti per la prima conclusione nello specchio della porta. Dzeko calcia sul palo coperto: Viviano respinge con i piedi. La Spal, brillante e propositiva, mette pressione a Olsen: Lazzari è il più intraprendente. Dzeko, a fine tempo, risponde ai tifosi biancoazzurri che lo insultano e litiga, rientrando negli spogliatoi, col ds della Spal Vagnati e con i panchinari di Semplici: Rocchilo ammonisce. Il centravanti ormai è nervoso pure a gioco fermo. Ma è l'unico almeno ad andare al tiro.

INTERVENTO SCONTATO - La Roma, come spesso è accaduto in questo campionato, regala mezza partita. Sbagliata la formazione iniziale, la 38ª diversa in 38 match: Jesus non è adatto per Lazzari, El Shaarawy per aiutarlo si allontana dalla porta avversaria e Kluivert da esterno corre a vuoto. Ranieri, dopo l'intervallo, inserisce Zaniolo e Perotti per Kluivert ed El Shaarawy. Dzeko, su lancio di Zaniolo che entra convinto e spigliato, conquista subito il rigore, fallo di Cionek (da rosso), trasformato da Perotti per il momentaneo pari. Jesus, però, è ancora in campo e atterra Petagna: Rocchi assegna il rigore e il Var, odiato dal pubblico di Ferrara, conferma la decisione poco convincente dell'arbitro. Petagna realizza per il nuovo vantaggio della Spal. Viviano salva su Dzeko. Schick ha la lingua di fuori e chiede il cambio. Resta, però, in campo. Cionek va a colpire di testa: traversa. Entra Santon per Karsdorp. Nemmeno questo cambio è però sufficiente a evitare il 12° ko stagionale (7° in campionato). La Spal vince in casa dopo 6 mesi (17 settembre) e vede la salvezza, la Roma esce di scena. Lasciati 16 punti a chi lotta per non retrocedere.


Ranieri non basta: la Spal mette a nudo i guai della Roma

LA REPUBBLICA - PINCI - I primi dieci giorni di Ranieri hanno fatto l'effetto di un analgesico a un malato grave. Se contro l'Empoli la Roma aveva smesso di tossire, ieri ha avuto un collasso davanti alla Spal, che già l'aveva maltrattata all'andata: ha perso 2-1, incapace prima di difendersi, poi di gestire per più di 5 minuti il pareggio su rigore di Perotti, infine di rimontare durante mezz'ora di gioco e sei lunghissimi minuti di recupero. Non il primo crollo, chissà se sarà l'ultimo che la coglie quando tutte le circostanze lascerebbero pensare che sia pronta a spiccare il volo. Le era successo a Bologna e col Chievo, a Udine e a Cagliari. La lotta salvezza è costata alla disgregata ciurma romanista 16 punti, quelli persi finora contro le ultime 7 della classifica. I tre che le ha portato via ieri la Spal a Ferrara le impediscono di agganciare, almeno momentaneamente, il 4° posto che il derby milanese avrebbe potuto consegnarle, seppure in condominio con Spalletti. Invece le resta l'ennesimo rimpianto che Ranieri a caldo ha tradotto in monito: "L'ho detto ai giocatori, se non si va in Champions si cambia aria in parecchi. Devono meritarsi quello che guadagnano".

Quelli però, si sono fatti sconfiggere "da gente che guadagna meno ma è più determinata". Gente che nell'agenda del fu ds Monchi non sarebbe finita nemmeno per errore, eppure ha fatto fare una figuraccia ai suoi costosissimi acquisti. Come Karsdorp, affettato da Fares e sovrastato sul gol che ha riaperto le ansie romaniste. Come Kluivert, sostituito insieme a El Shaarawy dopo un tempo inconcludente. Come Nzonzi, Schick, Cristante, trasparenti in ogni circostanza. Il colpo di grazia glielo ha assestato un altro rigoretto, di Petagna (11° gol in campionato), a dire il vero generoso. Ma che il Var ha avallato ritenendo di non poter intervenire, non trattandosi di errore "chiaro ed evidente", visto che il contatto - al pari dell'intenzione di Juan Jesus di andare sull'avversario - c'è stato. "Certo diventa difficile se ti vengono fischiati contro rigori così", l'alibi sollevato da Cristante, prima che Ranieri ("le considerazioni le fa il Var, aiutiamoli") lo picconasse. L'ennesimo esempio della fragilità mentale di una squadra che vive delle invenzioni di Zaniolo, a cui non si può chiedere di riposare nemmeno 45 minuti. Ci voleva una Roma così perché la Spal tornasse a vincere in casa: non le riusciva da settembre, giusto 6 mesi fa. Ora l'Empoli è staccato di 4 punti, insomma, pare proprio una boccata d'aria. Mentre Dzeko e compagnia continua o a collezionare figuracce in trasferta, dove la Roma ha raccolto 6 delle 7 sconfitte di questo torneo.

Da Ferrara non sono usciti bene nemmeno i tifosi romanisti, in protesta dopo che la polizia ha fermato (nessun arresto) alcuni di loro per averli trovati al casello con un carico di bastoni. Altri si erano scontrati con i ferraresi prima della partita: immagine ideale per incorniciare il disagio di un mondo, quello in giallo e rosso, ancora in terapia intensiva.


La strana coppia non riesce a funzionare

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Sei punti su sei alla Spal. E già questo potrebbe bastare per descrivere l'ennesima figuraccia rimediata dalla Roma. Che cambia l'allenatore, ma non perde il viziaccio di deludere la sua gente. E di compromettere, per l'ennesima volta, classifica e ambizioni Champions. Perdere contro una Spal che non vinceva in casa dallo scorso 17 settembre rappresenta un'autentica, imbarazzante impresa. Come dire: al peggio non c'è mai fine.

PROVA INCOLORE - Zero romani in campo, uno in panchina. E tanti tanti in curva. Trasferta inedita, per molti versi. Con Edin Dzeko, il più romano dei non romani (per militanza, sia chiaro), con la fascia di capitano al braccio. E un vecchio amico, Patrik Schick, al suo fianco. Roma sulla carta più tendente al 4-2-4 che al 4-4-2, alla faccia del difensivismo un po' minestraro attribuito a Claudio Ranieri. E quell'equilibrio tanto invocato dal tecnico ex Fulham? Misterioso, al momento del fischio d'avvio di Rocchi. Un po' meno misterioso, però, dopo aver verificato la tenuta in fase di non possesso, lì a destra, del tandem olandese Karsdorp-Kluivert.

E la coppia Dzeko-Schick? Un primo tempo così così, con il ceco smanioso su (quasi) tutti i palloni ma a tempo limitato e il bosniaco smanioso (e nervoso) con gli avversari. E un secondo tempo difficile da decifrare. Alla vigilia s'era discusso molto sull'efficacia di questo duo snobbato in maniera sistematica da Eusebio Di Francesco: si diceva che, una volta cambiato tecnico - e modificato il sistema di gioco - Dzeko & Schick avrebbero avuto maggiori possibilità di coesistere. La gara di Ferrara, però, ha dimostrato che, al di là di tutto, i due non sanno giocare insieme. Non si cercano, vanno ognuno per conto proprio. Difficilmente si muovono in sintonia. Che non significa fare gli stessi movimenti; anzi, significa fare movimenti diversi, complementari. Il bosniaco e il ceco, invece, non sono mai stati coordinati: o troppo vicini oppure troppo lontani. Tanto è vero che Dzeko tutte le occasioni se l'è praticamente costruite da solo, mentre Patrik nella seconda parte della gara è sparito di scena. Colpa, forse, anche di un gioco lontano parente di un gioco. Chissà. La Roma, al di là della strana coppia, continua ad essere una squadra malata e in continua crisi d'identità. E raccontarlo a metà marzo fa ancora più effetto. Con un inevitabile filo di tristezza.


Ranieri: «Senza Champions si cambia aria in parecchi»

IL MESSAGGERO - ANGELONI - «Se si va in Champions c'è un programma, se non si va si cambia aria in parecchi». Claudio Ranieri chiarissimo? Sia più chiaro, mister. «Questi giocatori devono dimostrare di essere da Roma, gliel'ho detto dal primo giorno, devono dimostrare di meritarsi ciò che guadagnano. Abbiamo perso contro una squadra più umile, più determinata, aveva l'acqua alla gola e lo ha fatto vedere». Il futuro passa da qui, dal presente, che torna a essere nero. L'occasione è buttata, chissà il treno quando ripassa. Non approfittare di una squadra che non vinceva in casa da undici partite, significa che i mali di questa Roma sono davvero seri. E Ranierine ha preso coscienza. E non c'è aggiustatore che tenga, lui è l'ultimo dei responsabili, ovvio. Ranieri è stato chiaro perché sa che non è facile, Massara, il ds in pectore, prima della partita aveva addirittura detto che nessuno «prende in considerazione l'ipotesi di non andare in Champions». Insomma.

LO SVOLGIMENTO (IM)PREVISTO - Ranieri aveva preparato la partita in un modo, è andata in un altro, ha influito la direzione di Rocchi, ma il tecnico non fa polemica («gli arbitri possono sbagliare»). «Ad esempio, il primo gol della Spal lo avevamo pensato e sono state provate le controindicazioni contro quel tipo di palla lunga a tagliare l'area. E invece ci siamo fatti fregare». La Roma non perde per un episodio, ma per tutto. «Abbiamo giocato contro una squadra e noi non siamo stati squadra. Abbiamo messo buona volontà, ma senza organizzazione non si va da nessuna parte. Si vedeva che la Spal era disperata, nel secondo tempo stavano vincendo e hanno perso tanto tempo, giustamente perché mi metto nei loro panni». La squadra giallorossa è a terra fisicamente e non ha risolto i problemi di testa. «C'è un po' tutto in questa sconfitta. Ci sono alcuni giocatori che non ce l'hanno nelle corde, altri che non hanno fiducia e non riescono a essere determinati. Loro lo erano di più. La testa è uno dei problemi, poi dobbiamo anche migliorare sotto l'aspetto fisico, perché corriamo ma corriamo male e questo non va bene». Due esperimenti da rivedere: Schick-Dzeko e Jesus terzino. Sulla coppia d'attacco. «Mi aspettavo di più da loro. Nel primo tempo li dovevamo cercare con i palloni alti, nella ripresa con la palla a terra. Non ci siamo riusciti». Jesus? «Era l'unico velocista da poter inserire per contrastare Lazzari. Pensavo fosse idoneo per quel compito». E invece...


Ranieri deluso: "Non siamo stati squadra. Spal più decisa"

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Male, malissimo. Uno scenario peggiore di quello che si è aperto a Ferrara sarebbe complicato immaginarlo. E la Roma rischia davvero di non entrare in zonaChampions. Un fallimento di risultati —la Spal tra andata e ritorno ha conquistato sei punti contro i giallorossi (non accadeva da 53 anni) —e di prestazioni, con Ranieri che sta mettendo la faccia su un tracollo di cui è ovviamente l'ultimissimo responsabile, in ordine di tempo. Sconfitta per 2-1 e umiliata nell'atteggiamento tenuto in campo, la Roma barcolla senza sapere da cosa ripartire. "Non siamo stati squadra — è frastornato il tecnico — abbiamo messo solo la buona volontà ma evidentemente ci sono giocatori che non hanno proprio nelle loro corde di vincere i duelli. Altri non hanno fiducia e non riescono a essere determinati. Tra noi e la Spal, era più determinata la Spal. La testa? E' uno dei problemi, il secondo che dobbiamo essere più squadra, il terzo che dobbiamo migliorare sotto l'aspetto fisico, perché abbiamo corso, ma l'abbiamo fatto male".

Giocatori che faticano a stare in piedi, tantissimi gli assenti, tanto terrore nelle giocate e nervosismo soprattutto in Dzeko: il crollo della Roma è totale e la sosta arriva nel momento migliore, per congelare muscoli e pensieri, prima di affrontare la gara col Napoli. "Se non riusciamo ad andare in Champions, cambieranno aria in parecchi — è durissimo Ranieri — devono dimostrare di essere da Roma i calciatori e ho detto loro, fin dal mio primo giorno, che devono meritarsi quello che guadagnano. Abbiamo perso contro una squadra che guadagna meno, che è più umile e più determinata, che sta con l'acqua alla gola e l'ha fatto vedere. Senza l'introito della Champions, qualcosa dovrà cambiare".

Il messaggio a tutti era arrivato bello forte e chiaro dal ds pro tempore Massara, prima del fischio d'inizio. "Non vogliamo neanche considerare l'ipotesi di non arrivare tra le prime quattro". Una frase, quella di Massara, che risuona come un funesto rimbombo, per un finale di stagione che rischia di essere disastroso. E sembra davvero stonare la critica all'arbitraggio di Rocchi, che assegna un rigore generosissimo ai padroni di casa. Tutto è schiacciato dall'imbarazzo che si respira nello spogliatoio giallorosso dopo la sconfitta. "L'arbitro può sbagliare — spiega ancora Ranieri — anche gli uomini della Var devono fare la loro esperienza, io resto positivo su questo strumento e bisogna cercare di fare meno polemiche". Non cerca alibi neanche Cristante. "Il rigore non ci sta, ma noi ci abbiamo messo del nostro e non siamo in un momento facile. Dobbiamo ritrovarci, tutti insieme, in questo finale di stagione, mettendoci con la testa giusta, inutile parlare di gare singole. Dobbiamo entrare in campo con una mentalità diversa e con continuità. Mancano dieci partite e dobbiamo crederci". I quasi duemila tifosi della Roma presenti nel settore ospiti di Ferrara, hanno ricordato Taccola, a 50 anni dalla sua scomparsa, con uno striscione: "Giuliano Taccola fiamma eterna dei nostri cuori".


Edin, l’unico che va a salutare i tifosi

IL MESSAGGERO - TRANI - L’applauso di Edin Dzeko, capitano a Ferrara, ai 1500 tifosi dellaRoma. Da solo lì, di fronte al settore ospiti dello stadio Mazza. Da leader anche a fine partita. E’ l’unico a presentarsi davanti alla gente delusa proprio come ha fatto davanti a Viviano. Nel 1° e nel 2° tempo, ma il portiere della Spal lo ha fermato. Nel recupero, ha avuto la chance del pari. Ma non è riuscito a mettere la testa sul cross, forte e improvviso, di Perotti.

 

 

 

Cristante: «Responsabilità nostra»

IL MESSAGGERO - TRANI - La Roma si lamenta con Rocchi a fine partita. Bryan Cristante, invece, lascia stare l’arbitro. «La responsabilità è nostra in primis. Le cose sono tante, non è mandando via una o due persone che si cambia una stagione intera». Si riferisce all’esonero di Di Francesco e all’arrivo di Ranieri. Nessuna svolta. Non si sa nemmeno da dove ricominciare. «Non riusciamo a dare continuità ai risultati, siamo in difficoltà ora e non riusciamo a esprimerci come vorremmo. Poi ci viene anche qualche episodio contro come il rigore, così diventa tutto più difficile. Da quello che si vede dalle immagini non c’è, ma noi ci abbiamo messo del nostro. Non è una questione di moduli o di singoli. Bisogna ritrovare una quadratura di squadra per questo finale di stagione. Dobbiamo entrare con una mentalità diversa, parte tutto da lì».

Scontri tra tifosi, in centro a Ferrara davanti al bar dove si ritrovano i sostenitori della Spal, prima e dopo il match: 9 fermati tra i giallorossi, ma rilasciati dopo i controlli in Questura. Nel settore ospiti, proprio per quanto è accaduto nel prepartita, gli striscioni dopo un quarto d’ora sono stati girati.