Una Roma Schick

IL TEMPO - Nessuna sorpresa, la Roma fa il suo e vola ai quarti di finale di Coppa Italia cacciando via la Virtus Entella. Ora arriva la Fiorentina e quella sarà il vero banco di prova. Tante le assenze pesanti per Di Francesco che perde Perotti nel riscaldamento, solito polpaccio, e Juan Jesus dopo sei minuti. Apre Schick, chiude Pastore. Il finale è di 4-0. Sabato, sempre all’Olimpico, c’è la partita di campionato contro il Torino, utile per restare in scia al treno Champions League”. Lo scrive Il Tempo.

 

Izzo & Co., in cinque chiedono scusa ai tifosi: “Ripartiamo“

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Mezzo Torino ha avvertito la necessità di parlare ai tifosi dopo il brusco congedo dell’altra sera, quando parte della Maratona ha sfogato la delusione di Coppa con fischi e parte (minima) della curva Primavera ha fatto sentire la propria voce intonando cori «machisti». Niente di eclatante, un naturale sfogo in coda a un match equilibrato e finito male prima per demeriti granata e poi per i meriti dei viola (indubitabili, comunque).
Cinque granata hanno voluto spedire messaggi intrisi di grande rammarico e implicitamente o esplicitamente di scuse per il passo falso casalingo.

(...) A Roma Meité sarà assente per squalifica, insieme con Izzo. Per quanto riguarda gli infortunati, Mazzarri attende notizie relative a Simone Zaza, che ha accusato un trauma distorsivo alla caviglia destra nell’allenamento di rifinitura pre Fiorentina. Da valutare anche Baselli che ha chiesto il cambio non solo in quanto affaticato ma pure in conseguenza di una botta all’anca destra. Sotto osservazione pure Emiliano Moretti, ma le probabilità che possa farcela non sembrano elevate: in preallarme c’è Lyanco.


Roma, il segno di Schick. “Ora pronti per Torino”

IL CORRIERE DELLA SERA - C’è il segno di Patrik Schick nella vittoria della Roma contro la Virtus Entella. O forse sarebbe meglio dire il tacco. Perché con la parte più nobile del piede l’attaccante ceco ha segnato, dopo appena 23 secondi, il gol che ha messo in discesa la partita della Roma. Sempre di tacco, nel recupero del primo tempo, ha servito l’assist che ha consentito a Marcano, diciassettesimo realizzatore tra campionato e coppe, di raddoppiare. Poi, in avvio di ripresa, con un “semplice” sinistro dal limite ha portato il risultato sul 3-0, realizzato il suo quarto gol stagionale e la sua prima doppietta in carriera in maglia giallorossa.

Merito di una ritrovata condizione psico-fisica, degli allenamenti che ha svolto anche durante le vacanze di Natale e forse dell’arrivo del mental coach che lo segue da qualche tempo. (...) Segnali sono arrivati anche da Pastore, che ha dispensato giocate di qualità ed è tornato al gol (l’ultimo il 26 settembre col Frosinone) che ha fissato il risultato sul 4-0.

«La Coppa è un nostro obiettivo - le parole di Schick - sono felice di aver fatto due gol e tutti dobbiamo continuare in questo modo. La sosta è stata lunga, questa partita ci servirà per riscaldamento in vista del campionato, col Torino dobbiamo vincere a tutti i costi». (...)


Teste di serie, cavilli e sorteggi. Che caos per le sedi di Coppa

IL TEMPO - Per capirci qualcosa non serve una laurea, ma è necessaria parecchia pazienza. Il quadro dei quarti di Coppa Italia si è completato ieri sera con Roma e Atalanta, gli incroci si conoscono da tempo, ma trattandosi di turno secco c'è una domanda che sembra banale e non lo è: dove e quando si giocheranno le prossime quattro sfide di coppa? Per capirlo, da giorni tifosi e addetti ai lavori si sono messi a studiare il regolamento, pubblicato dalla Lega lo scorso 9 luglio 2018, che disciplina il format della Coppa Italia per questa stagione e le prossime due. Il paragrafo 3.7 dedicato ai quarti di finale recita: «In ogni gara - si legge nel regolamento - hanno diritto di giocare in casa le Società cui è stata attribuita la posizione di ingresso in tabellone contrassegnata dal numero più basso. Fanno eccezione a quanto precede le eventuali sfide dei quarti di finale che si disputano tra una Società di Serie A "Testa di Serie" e una Società di Serie A inserita in tabellone in posizione da 9 a 20, nel qual caso il campo di gara è sempre determinato da sorteggio». Dunque, essendo state eliminate tutte le squadre di Serie A inserite con i numeri da 9 a 20 e leggendo i numeri delle teste di serie, tutte e 8, rimaste in tabellone si evince che a giocare in casa saranno Inter (testa di serie nr. 4) e Milan (1), rispettivamente contro Lazio (5) e Napoli (8), la Fiorenitna (3) ospiterà la Roma (6), la Juventus (7) dovrà far visita all'Atalanta (2).

Ma continuando a leggere il l regolamento, sorge un dubbio in più: «Nel caso in cui due Società si trovino a disputare, nello stesso giorno solare, la propria gara interna dei quarti di finale sul medesimo campo, la vincente della Competizione o, in subordine, la Società meglio classificata in Campionato al termine della stagione precedente a quella in cui si disputa la Competizione mantiene il diritto di giocare in casa, mentre l'altra subisce l'inversione del campo. Qualora in virtù di tutte le combinazioni possibili, l'ordine di svolgimento delle gare di più Società in condizione di coabitazione di campo fosse reciprocamente condizionato, avrà priorità su tutte la vincente della Competizione o, in subordine, la Società meglio classificata in Campionato al termine della stagione precedente a quella in cui si disputa la Competizione, che mantiene il diritto di giocare in casa, mentre le altre saranno automaticamente adeguate». Dunque, essendo al momento fissati tutti al 30 gennaio i quarti di Coppa Italia, teoricamente il Milan dovrebbe invertire il campo e giocare a Napoli. Ma basterà programmare le partite delle milanesi in due giorni diversi e il problema non si porrà. Ed è questo che farà la Lega oggi: guardando anticipi e posticipi del secondo e terzo turno di campionato, la soluzione più probabile è che Milan-Napoli si giochi martedì 29 (in campionato si sfideranno il sabato precedente) e Inter-Lazio venga spostata al giovedì 31. Resta un quesito: ma se è la Lega a deciderei giorni delle partite, che senso ha prevedere l'inversione nel regolamento?


Schick: "Sì, forse il mental coach mi ha aiutato" (Foto)

Patrik Schick deve molto a Jan Muhlfeit. Hanno iniziato a lavorare insieme da inizio gennaio: "Sì, forse mi ha aiutato" ammette l'attaccante ceco nel post-partita. Stamattina il mental coach pubblica una foto su Instagram con il giocatore:

"Grande inizio di 2019 per Schick, la Roma e la Federazione ceca. Due gol e un assist nella partita contro l’Entella. Grandi complimenti a lui e alla squadra. Non vedo l’ora di approfondire la collaborazione con Patrik”.

 
 
 
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PATRIK SCHICK : @p_schicky hráč @officialasroma a @ceskarepre odstartoval skvěle rok 2019, 2 góly a jednou asistenci v pohárovém zápase proti Entella. Velká gratulace Patrikovi i celemu týmu @officialasroma . Těším se na další spolupráci s Patrikem . PATRIK SCHICK : @p_schicky of @officialasroma and @ceskarepre great start in 20019, 2 goals and one assistance in the Italian cup match against Entalla. Big congratulation to Patrik and whole @officialasroma I am looking forward to future cooperation. #asroma #patrikschick #football #soccer #sport #mentaltoughness #janmuhlfeit #mentalcoach #czechteam #leadership #positiveleader #pozitivnileader #motivation #inspiration #fitness #odemykanilidskehopotencialu #odemykanidetskehopotencialu #flow #talent

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Anche il Manchester United su Under

Cenzig Under nella lista dei desideri del Manchester United. Secondo Espn.com, oltre al Manchester City, Arsenal, Tottenham e Bayern Monaco, anche i Red Devils puntano al giallorosso. La valutazione è di 50 milioni di euro e una cosa è certa: la Roma non lo darà via a gennaio, per giugno si vedrà.


Gravina, pres. FIGC: "Dobbiamo lavorare ad un sistema diverso, che premi davvero i giovani"

Gabriele Gravina parla sulle seconde squadre. Come riporta La Gazzetta dello Sport, queste le parole del presidente della FIGC a riguardo:

“Per come è stato frettolosamente concepito e introdotto dalla gestione commissariale, non è il mio progetto e lo chiuderò. Dobbiamo lavorare ad un sistema diverso, che premi davvero i giovani, innanzitutto abbassando il limite da 23 a 20 anni. Per com’è ora, serve solo a schierare giocatori in esubero”.


Il Calcio e gli stadi italiani hanno un grosso problema: il moralismo da quattro soldi

IOGIOCOPULITO.IT - SABATINO - Roma-Virtus Entella chiude il programma degli ottavi di finale di Coppa Italia. Sul 4 a 0 per i padroni di casa da bordo campo irrompe la voce della giornalista Rai che afferma, la prima di tre volte, “Ci sono cori contro Napoli, la Lazio, la Juventus e Liverpool” e “cori contro i carabinieri” con un tono sensazionalistico e “gossipparo” di chi sta tentando goffamente di iscrivere una noiosa partita di un freddo e piovoso lunedí tra una squadra di Serie A ed una di Serie C, finita giá al secondo numero venti grazie alla prodezza di tacco di Schick, in qualcosa di politico, discriminatorio, amorale e spregevole tanto da dover esser segnalato e sottolineato, ripeto per 3 volte, in un minuto.

Roma – Virtus Entella é stato solo l’ultimo dei casi in questa tre giorni di Coppa Italia dove ci sono stati anche i cori dei tifosi laziali, i boo dei tifosi del Bologna contro la Juventus tutta e non solo verso il giovane Kean che si sono subito affrettati a spacciare erroneamente per razzismo (curva Bologna tra l’altro prevalentemente di sinistra) e tanti altri ancora.

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Capisco che dopo il caso Koulibaly parlare di razzismo e discriminazione ma soprattutto di “quanto sono cattivoni e criminali questi tifosi” fa alzare lo share, crea dibattito, fa vendere i giornali e muove l’economia editoriale, ma segnalare con un immotivato evidenziatore tonale ogni piccola sciocchezza che fa parte del gioco, dello spettacolo e dello sfogo sugli spalti non si fa altro che creare l’effetto contrario e quindi “iper-trasgressivo”.

In piú sta diventando sempre piú stucchevole l’idea che tutti i mali della societá abbiano come origine il tifo, i tifosi e lo stadio. Secondo i benpensanti se l’Italia é razzista é colpa dello stadio. Perché? Chi ha deciso e dato allo stadio e i suoi frequentatori il ruolo di educatore della popolazione? Semmai é il contrario: se, ipotetico, il microcosmo stadio è razzista è perché il macrocosmo Italia, intesa come nazione, é razzista (sempre ipotesi). Lo stadio é lo specchio della societá e non il contrario e l’educazione e gli esempi da seguire devono passare per i banchi di scuola, i genitori e la vita quotidiana e non allo stadio.

In conclusione con Sanremo alle porte “mamma Rai” vorrebbe che si cantasse solo sul palco dell’Ariston ma non sará cosí: ogni settimana milioni di persone saliranno l’ultimo scalino fino alla vista del manto erboso, affrontando tutte le condizioni atmosferiche sempre con la sciarpa al collo e la voce pronta a sostenere la propria squadra ed insultare l’altra e i suoi tifosi, che accetteranno di buon grado di essere insultati e contraccambieranno a loro volta secondo quelle regole centenarie, stratificate, accettate e consuetudinarie che si sottoscrivono tacitamente e automaticamente ogni volta che si compra un biglietto di una partita, sperando di staccare la spina per 90 minuti piú recupero dai problemi quotidiani. Evidenziare tutto equivale a non evidenziare niente, e allora sì che si sviliscono le cose davvero importanti che andrebbero rimarcate con forza e con i fatti piuttosto che con le sole parole che come dice il famoso proverbio: “le porta via il vento”.


Riccardi: "Giocare con la Roma è stata una piccola grande soddisfazione" (Foto)

Alessio Riccardi, centrocampista giallorosso, ha commentato il suo esordio con la Roma nel match di ieri contro la Virtus Entella pubblicando un post sul suo profilo ufficiale Instagram dove scrive:

"Cuore a mille, e brividi che non ho mai provato! Piccola grande soddisfazione".

 

 
 
 
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Cuore a mille,e brividi che non ho mai provato! Piccola grande soddisfazione #forzaroma

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Monchi: "Il budget può cambiare. C'è bisogno di tempo"

Monchi è stato protagonista di una lunga intervista a Sky Sport. Di seguito le sue dichiarazioni:

Ti senti un po’ Babbo Natale per i tifosi quando arriva il mercato?
«Sì, quando arriva il mercato, d’estate o d’inverno, il mondo gira intorno ai direttori sportivi. Tutti aspettano che prenda tre o quattro giocatori e che diventeranno calciatori importanti. Invece per me normalmente il mercato di gennaio non cambia tanto una squadra, è per cambiare delle piccole cose. Se bisogna fare 4 o 5 acquisti, vuol dire che qualcosa si è sbagliato nel mercato d’estate. Mai prendo un giocatore che non vuole l’allenatore e mai prendo un giocatore che vuole l’allenatore e non voglio io. È il mio modo di lavorare, nessuno dei due deve imporre il proprio punto di vista, tutto deve essere condiviso. Sono 16 le persone che lavorano nel mio ufficio, lavorano e viaggiano tanto, non solo Monchi».

Quante volte vedete un giocatore prima di decidere?
«Tante volte. Noi facciamo una prima parte dell’anno in cui raccogliamo una visione generale, poi cominciamo a segnalare il giocatore, ma lo vediamo tante volte, tra le 6 e le 12 volte».

Non ti è mai capitato di prendere un giocatore che non avevi mai visto?
«No, ma io sono un difensore della tv, perché credo che la prima impressione debba essere così, altrimenti dovresti avere 500 scout. Poi, una volta che capisci che un giocatore potrebbe avere certe caratteristiche, devi sempre andare a vederlo dal vivo».

Che differenza c’è tra fare mercato in Spagna e in Italia?
«Qui si lavora in una vetrina, esce tutto (le notizie, ndr), è difficile, per me è stato il cambiamento più grande. In Spagna il mercato è importante, ma non diventa una notizia continua. Qui è una notizia non solo ad agosto o a luglio, ma a settembre, ottobre, novembre… quindi è più difficile. Malcolm? Se una squadra come il Barcellona spende 42 milioni per un giocatore non lo fa solo per strapparlo alla Roma».

I tifosi.
«I tifosi della Roma hanno tutti ragione, ma il tifoso ha sempre ragione, solo che quelli della Roma di più, perché è vero che quando uno tifa una squadra come la Roma – che è una squadra grande, non solo in Italia, ma anche in Europa – bisogna vincere qualcosa. È normale, gli ultimi ai quali si può dare una colpa sono i tifosi della Roma perché hanno ragione. Io non posso dire niente, al di là dei media, ho sempre avuto la sensazione che loro siano vicini a me, ma è vero che qualcosa dobbiamo anche dargli. Sono tanti anni che non vincono niente, quindi è normale. Non sono venuto qui per vendere, ma per fare il mio lavoro e il mio lavoro era sistemare i numeri. Piano, piano l’anno scorso abbiamo sistemato più o meno i numeri e abbiamo fatto delle vendite normali, quelle che io ho pensato essere buone per la Società. Non ho la bacchetta magica, quello che ho fatto, l’ho fatto sempre nella stesa forma, lavorando con i giovani, ma anche con i giocatori che già sono fatti. Credo che alla fine i tifosi, voi (la stampa, ndr), potrete cominciare a capire quale sia la mia idea. So che il tempo nel calcio a volte non arriva mai. Ma sono convinto, perché so come lavoro io e come lavorano quelli che ho intorno, che abbiamo ragione».

Sei autocritico?
«Tanto. Io sono il più esigente di tutti con me stesso. Io dico sempre che il direttore sportivo deve avere 3, 4 caratteristiche. Una di queste è capire quando sbaglia e imparare da quello che ha sbagliato. È vero che ho avuto la possibilità di vincere tante cose, ma il giorno dopo sono preoccupato perché non mi fermo mai al successo. Lavoro sempre pensando che domani il successo non arriverà. Quindi ogni giorno provo a dire “Dove ha sbagliato Monchi?”. Io non mi nascondo mai, metto sempre la faccia, perché credo sia giusto così. Ho la fortuna, qui a Roma e a Siviglia, di lavorare con autonomia. Quindi, se sbaglio, sbaglio io. Pallotta mi ha detto: “Questa è la tua squadra, questa è la tua Roma, tu devi fare questo”».

Hai fatto più cose giuste o sbagliate, da quando sei qui?
«È troppo presto per saperlo. Ti faccio l’esempio di Dani Alves. Dopo un mese che è arrivato a Siviglia dicevano “Ma da dove è arrivato questo giocatore?”, e poi è arrivato dove è arrivato. Per me il primo anno abbiamo raggiunto un risultato ottimo, per come avevamo iniziato. Quest’anno è ancora presto per sapere come finiremo, perché siamo ancora vivi in tutte le competizioni. Penso che i bilanci si facciano alla fine della stagione, ma qualcosa ho sbagliato».

Zaniolo?
«Mentre facevamo la trattativa avevamo due richieste, Radu e Zaniolo. Radu però era già stato girato al Genoa. L’Inter non voleva vendere Zaniolo, mica sono scemi, ma volendo al contempo prendere anche Radja era normale che bisognava cedere su qualcosa. L’affare in mancanza di Zaniolo non sarebbe comunque saltato, non era un aut-aut. Non pensavo che Zaniolo sarebbe stato subito così determinante». 

Perché fai il direttore sportivo?
«Non lo so, mai avrei pensato di fare il direttore sportivo. Mi sono laureato per fare l’avvocato, che è quello che mi sarebbe piaciuto fare. Quando ho smesso di giuocare, ho fatto un anno il team manager. È stato un anno orribile del Siviglia, che è andato in Serie B. in quel momento penso che nessuno avrebbe voluto fare il direttore sportivo. In quel momento il presidente me lo ha chiesto e io ho risposto “lo faccio”, senza pensare dove sarebbero arrivati, perché era un casino incredibile, la squadra era in Serie B, più vicina al fallimento che ad altre cose».

Su Totti?
«Piano piano sta imparando. Non so quale sarà la sua figura in futuro di preciso se direttore sportivo o altro. Se mi segue nelle trattative? A lui piace, più passa il tempo e più si interessa. Quello che dice ha sempre un senso».

Perché ti chiamano Monchi?
«In Spagna, tutti quelli che si chiamano Ramon, vengono soprannominati Monchi o nomignoli simili. A me piace, mia mamma mi chiama così quindi fatelo anche voi».

Ecco altre dichiarazioni del DS, rese note nella versione integrale dell'intervista.

Sul tempo.
«In una squadra più grande hai meno tempo, è così. Se sei il DS del Barcellona il tempo non esiste, se sei il DS della Roma il tempo è piccolino. Per dire, avessimo bisogno di un portiere, provo a prenderlo pensando che può diventare un portiere forte della Roma in due anni, ho tempo perché abbiamo Olsen, Mirante e Fuzato. Caso diverso in cui ti servisse un terzino destro, ti servirebbe uno che arriva e gioca».

Sulle scelte.
«Per me l’allenatore deve decidere il profilo, poi la direzione sportiva deve mettere a disposizione dei nomi. È difficile che un allenatore conosca i nomi, salvo che siano giocatori che giocano nel calcio italiano. È normale, perché fanno un mestiere diverso. Se l’allenatore vuole un terzino destro di determinate caratteristiche, io dico i profili che posso proporre. Normalmente ho avuto la fortuna di avere la fiducia degli allenatori con cui ho lavorato. Difficilmente impongo qualcosa. Non mi piace condividere tutto, a volte gli allenatori si fidano di me, ma provo sempre a trovare una squadra condivisa».

Sull'uso dei dati.
«Se cerchi un difensore centrale bravo di testa, i dati ti aiutano. Per fare la prima scrematura il dato è fondamentale, poi devi guardare il giocatore. Qui ho trovato più facilità, si lavora tanto in forma analitica. Ma gli estremi non sono buoni, è meglio mischiare».

Sul budget.
«Ho sempre detto che lavoro con l’excel, non dimentico mai i numeri. Oggi il budget è uno, domani può cambiare. A gennaio può cambiare, perché magari arriva un’offerta di 200 milioni di euro per Lorenzo Serafini (ufficio stampa, ndr) e se lo portano via. Il budget non è fisso, bisogna sapere che c’è sempre qualche rischio. Lavoro molto vicino al direttore finanziario e al direttore marketing. Quanto può spendere la Roma nel mercato? Non è quanto può spendere, puoi comprare un giocatore da 20 milioni, ma conta anche lo stipendio. È tutto insieme».

Su Malcom.
«Immagino che il Barcellona lo volesse prima. Non voglio pensare che una squadra che spende 42 milioni di euro lo faccia perché lo vuole la Roma, non sarebbe molto professionale e al Barcellona sono grandi professionisti».

Sulle cessioni.
“Prima di arrivare qui, l’acquisto più costoso che ho fatto è stato Vazquez, a 15 milioni. Se guardi i giocatori che ho ceduto, il più costoso è stato Dani Alves per 42, qui ho venduto Salah per 50, Radja per 40, Alisson, Rüdiger per 40… i costi dei giocatori si sono alzati, per me è un po’ una follia».

Spegni il telefonino a Natale?
“Mai. È il mio lavoro. Racconto una storia: era Natale 2002-2003, ero andato a vedere Reinaldo Navia, un giocatore cileno che giocava in Messico. Mi ricordo che era Capodanno, in Spagna si mangia un chicco d’uva a mezzanotte per ogni rintocco. 5 minuti prima ero al telefono con i dirigenti della squadra messicana. Poi non l’ho preso perché non avevamo una lira (ride, ndr). Quelli che mi conoscono sanno che è difficile avere una conversazione senza il telefono a fianco. Non dico che sono il DS più bravo, sicuramente no, ma uno di quelli che lavorano di più sicuramente. Da mio padre ho imparato che per diventare qualcuno, l’unica strada è il lavoro».


Il Viktoria Plzen annuncia la vendita della maglia di Schick all'asta di beneficenza

Il Viktoria Plzen ha comunicato l'avvenuta vendita all'asta della maglia che Patrik Schick ha indossato nel corso del match dello scorso 2 ottobre allo Stadio Olimpico arrivando alla cifra di 37.000 euro che saranno devoluti alla Fondazione per il trapianto di midollo osseo.


I compagni della Primavera si complimentano con Riccardi (Foto)

I compagni della Roma Primavera si congratulano con Alessio Riccardi per l'esordio in prima squadra andato in scena durante  la partita di ieri Roma-Virtus Entella, pubblicando diversi post su Instagram.

 
 
 
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Complimenti Alessietto! È solo l’inizio.. c’è tanto da lavorare ancora

Un post condiviso da Stefano Greco (@stegrecoo) in data: Gen 15, 2019 at 3:02 PST