Pau Lopez: "Penso di aver fatto la cosa giusta venendo a Roma. Sono contento"

VIRGINIA RIFILATO - Pau Lopez, portiere della Roma, ha parlato del suo arrivo nella Capitale e delle sue impressioni sulla Serie A ai microfoni dell'emittente Onda Cero:

"Sono contento a Roma, mi sono completamente adattato alla città e alla squadra e sportivamente non posso lamentarmi di nulla, sto giocando tanto e sono molto contento del mio trasferimento di quest'estate. Alla fine qui la vita non è cosi diversa dalla Spagna, è stato molto più difficile adattarmi in Inghilterra. Qui la lingua è molto più facile da imparare anche grazie ai colleghi argentini che mi hanno dato una mano, soprattutto per le cose quotidiane della città. In passato sono venuto a Roma con la mia famiglia e non mi aveva fatto una grande impressione. Quando sono venuto a viverci l'ho vista da un punto di vista differente. Inoltre, vivo in centro e posso così viverla più a fondo. Il traffico? È vero che c'è traffico a Roma, ma non è paragonabile al caos di Londra".

La trattativa che l'ha portato nella capitale: 
"Ero felice a Siviglia e anche la mia famiglia era contenta, ma alle fine della stagione mi chiamò il mio procuratore parlandomi del forte interesse dei ‘giallorrossi', loro si sono dimostrati molto decisi nel volermi e hanno provato a fare di tutto per convincermi. Per questo ho deciso di lasciare la Spagna, sapevo che si sarebbe rivelato un momento di crescita per la mia carriera. La Roma è un club molto importante e penso di aver fatto la cosa giusta. È vero che mi sono ridotto lo stipendio? Il Betis chiedeva molto di più di quanto avevano concordato in un primo momento, e alla fine la Roma e io abbiamo fatto uno sforzo per poter concludere al meglio la trattativa. Non sarò né il primo né l'ultimo che ha fatto questa cosa e che la farà in futuro".

Le sue impressioni sulla Serie A: 
"Si vede che il livello della Juve è un po' sopra quello del resto delle altre squadre, hanno un plus rispetto alle avversarie. Quando la partita diventa complicata, alle fine viene sempre fuori uno dei loro campioni che la risolve, anche se non stanno giocando bene. Hanno grinta, difendono bene e alle fine vincono. Oltre ad avere giocatori molto forti in attacco, sono una squadra che lavora molto bene sulla fase difensiva, tutti sanno quello che devono fare, non mollano nessun pallone, per questo sono sempre in testa della classifica. Ronaldo forse non sta segnando tanti gol come faceva al Real Madrid, ma comunque la Juve ha altri attaccanti forti. Lui è ancora molto determinante, è tra i migliori del mondo ed avere Cristiano nella tua squadra ti garantisce sempre i gol. Il portiere in Italia è più protetto? Non è vero, sono rimasto stupito perché molte squadre nel calcio italiano hanno una buona fase offensiva. La maggior parte delle squadre con cui abbiamo giocato sono squadre che impostano l'azione dal basso, che provano a fare le giocate ed è difficile togliergli palla. Prima di arrivare pensavo che il calcio italiano fosse molto più difensivo e non è cosi".


The Wall giallorosso. Smalling e Mancini blindano la Roma: 0.25 gol subiti a gara

LEGGO - BALZANI - Nei giorni del 40° anniversario del leggendario album The Wall dei Pink Floyd la Roma ha la certezza di aver trovato il suo muro difensivo. La coppia Smalling-Mancini, infatti, ha già cancellato il ricordo di Manolas e sta dimostrando coi numeri e coi fatti di essere una delle migliori della serie A. Nelle 4 partite che la coppia ha giocato insieme si registra un solo gol subito (su rigore col Cagliari) e una media di 0,25 reti subite a gara. Nessuno ha fatto di meglio in serie A. Quando uno dei due è venuto a mancare sulla linea difensiva davanti a Pau Lopez la media dei gol beccati è schizzata a 1,4.

Il vegano di Greenwich e l'ex venditore di mele di Pontedera (la famiglia ha un noto meleto) rappresentano il perfetto mix che cercava Fonseca: rapidità, personalità, senso della posizione e quel fiuto del gol che non guasta mai. Smalling ha già segnato 2 gol mentre Mancini (che all'Atalanta era il difensore più prolifico d'Europa) si è sbloccato con una rete da attaccante consumato contro il Brescia. Proprio su assist del compagno di reparto. Gianluca può vantare sul curriculum romano pure gli straordinari da regista. Un ruolo che ha ricoperto alla grande in piena emergenza infortuni. Ora è tornato a fare il suo mestiere al fianco di Smalling. E i due si ritroveranno titolari pure nella decisiva trasferta di giovedì a Istanbul quando faranno il loro ritorno tra i convocati Mkhitaryan, Pastore e Spinazzola.

Smalling, intanto, ha deciso di restare nella capitale. Da ieri i suoi agenti sono a Roma per trattare il rinnovo: quadriennale da 3 milioni a stagione. Quasi due in meno di quanti ne guadagnerebbe fino al 2022 a Manchester. Proprio dallo United, però, deve arrivare l'ok al riscatto. I Red Devils chiedono 18 milioni, Petrachi si spingerà a 15. Distanza minima. Mancini, invece, è già tutto dalla Roma che deve pagare l'obbligo da 13 milioni. Una valutazione (bonus compresi) che oscilla tra i 20 e i 23. Nemmeno tanto considerata l'età del ragazzo che in estate giocherà l'Europeo in azzurro. Magari proprio da avversario di Smalling che in nazionale manca dal 2017.


Friedkin accelera: vuole chiudere entro Natale

LEGGO - BALZANI - La Roma torna in zona Champions e questo non può che aumentare la voglia di giallorosso di Dan Friedkin. Il magnate texano, interessato a rilevare le quote di maggioranza del club, proseguirà in questi giorni le trattative in due direzioni: in Italia grazie ad alcuni emissari e proprio negli Usa dove prima di Natale incontrerà Pallotta. La volontà è di chiudere l’affare entro la fine del 2019 ed avviare il nuovo corso già a gennaio.

I legali di Friedkin sono già a lavoro per intervenire sull’aumento di capitale da 140 milioni. L’offerta dell’uomo Toyota negli Usa sarà vicina ai 700 milioni compresi i i 272 milioni di debito. Pallotta potrebbe mantenere una quota minima e sta valutando in queste ore di rispondere alle dure parole di Totti relative al futuro di Zaniolo e alla solidità economica del club.


Le palle inattive, croce e delizia delle romane

IL MESSAGGERO - CARINA - Una li segna, l’altra li subisce. Una sorta di Giano bifronte caratterizza le palle inattive delle squadre capitoline. La Roma ha segnato quasi la metà dei gol in campionato (11 su 23), sfruttando azioni nate da calcio piazzato. Che sia un rigore, una punizione o deviazioni seguite da corner, le difese avversarie tremano. Una tendenza che si estende anche all’Europa League (3 su 6: Wolfsberger e 2 contro il Moenchegladbach). La Lazio, invece, delle 14 reti subite nelle prime 13 giornate del torneo, ben 5 arrivano da palla da fermo: su rigore di Kolarov nel derby, sugli sviluppi di un calcio d’angolo con Petagna (Spal), Lapadula (Lecce) e Caputo (Sassuolo) e su punizione diretta con Muriel (Atalanta). Anche per i biancocelesti il trend non muta nelle gare europee: 3 (Cluj, Rennes e Celtic) delle 7 reti incassate da Strakosha, giungono da calcio piazzato.

Se Fonseca può sorridere - sfruttando un trend che vedeva già lo scorso anno i giallorossi distinguersi in questa speciale graduatoria, avendo concluso la stagione al primo posto per le reti prodotte da palla ferma: ben 28 su 66 (42,4%) con 9 centri in più rispetto alla media della serie A (19) - Inzaghi deve correre ai ripari. Perché, come per la Roma in attivo, questa è una lacuna difensiva già evidenziata nella passata stagione, quando nella classifica dei gol presi in questo specifico frangente, i biancocelesti si piazzarono secondi soltanto all’Atalanta. L’apice venne toccato nel derby d’andata (29 settembre) quando i tre gol dei giallorossi (Pellegrini, Fazio e punizione di Kolarov) arrivarono da azioni nate da calcio piazzato. Tre, come le reti segnate domenica dalla Roma al Brescia. Anche in questo caso sbocciate da palla inattiva.


La Roma è diesel: nei secondi tempi più gol e vittorie

IL MESSAGGERO - ANGELONI - L'obiettivo, al momento, è centrato. La Roma è in piena lotta Champions e, dopo l'ultima annata, c'è da essere soddisfatti. I numeri dicono che c'è pure molto da migliorare: la difesa si è normalizzata, l'attacco ancora funziona a metà. Il punto luminoso è il secondo tempo, che la Roma gioca spesso e volentieri meglio del primo. Il paradosso è che la prima Roma di Fonseca, quando inseguiva lo spettacolo, convinceva di più sotto questo aspetto: boom all'inizio, calo nella ripresa, e i primi tempi con Genoa (unica squadra con il Cagliarli ad aver segnato alla Roma nel primo tempo) e Sassuolo sono lì a testimoniarlo. In seguito c'è stata la normalizzazione, l'attenzione all'equilibrio: è rimasta in svantaggio - come la Juve - per soli 47 minuti. Contro il Brescia c'è voluta la solita strigliata dell'allenatore. La Roma ci mette un po' a svegliarsi, il meglio di sé, in termini di gol, di reazioni, lo dà nella ripresa. Sono 3/4 le vittorie decise/maturate nei secondi tempi, quattro sulle sette ottenute in campionato.

LE REAZIONI - E sono: a Bologna, con le reti di Kolarov e Dzeko, a Lecce, a segno sempre il bosniaco e infine quella contro il Brescia, con le firme di Smalling, Mancini e Dzeko. A parte, c'è quella con il Milan, nella quale la Roma subisce il pari di Theo e poi la decide Zaniolo. Non conta per la statistica (la Roma nel primo tempo già era in vantaggio) ma vale per definire la sveglia che arriva nei secondi 45 minuti, specie dopo il pari rossonero. La miglior ripresa, quella che più resta impressa nella memoria, anche se non ha determinato (statisticamente) la vittoria è quella di Udine: tre gol in dieci uomini per l'espulsione di Fazio, cioè quando era prevedibile il calo fisiologico, è arrivata la reazione: reti di Smalling, Kluivert e Kolarov (rigore). Questa serie di reazioni consentono alla Roma di sostare lì, tra le prime quattro, anche se Fonseca vorrebbe un approccio diverso nelle gare. La partita perfetta per l'allenatore portoghese è quella con il Napoli: intensa per tutti i novanta minuti. E pure lì, Veretout segna il raddoppio nella ripresa, precisamente al 55esimo. Ecco, sono nove i gol realizzati nei primi quarti d'ora del secondo tempo: Kolarov col Genoa e con il Bologna (stesso minuto, tra l'altro, il 49esimo), Dzeko a Lecce, Zaniolo con il Milan, Smalling e Kluivert a Udine, Veretout contro il Napoli e infine, storia moderna, Smalling e Mancini nella sfida contro il Brescia. Sono dodici su ventitré messi in rete dopo l'intervallo. Solo tre volte la Roma non è riuscita ad andare in gol, Atalanta, Sampdoria e Parma, totalizzando solo un punto. Quello a Marassi contro la Sampdoria. Ecco, quello sembrava il punto di non ritorno, ma poi è cambiato tutto. E oggi la Roma si trova nel pieno della lotta Champions.


Roma, oltre Friedkin i grandi investitori

IL MESSAGGERO - DIMITO - Escono gli arabi, ed entrano i grandi investitori finanziari internazionali ad allenarsi per scendere in campo sulla Roma calcio, in contrapposizione con Dan Friedkin che, in solitario, potrebbe bruciare tutti. Ma non è detto. C'è una scadenza che James Pallotta e i suoi advisor (Golman Sachs e studio Chiomenti) hanno posto nelle ultime ore: fine anno. Cioè entro il prossimo mese dovrebbe essere chiara la soluzione, da concretizzare entro i primi mesi del 2020. Questo perché a gennaio si riapre il calcio mercato e senza un assetto proprietario definito la prospettiva è solo di vendere, magari addirittura il gioiello giallorosso Nicolò Zaniolo, centrocampista spesso in gol.

Essendosi accorciati i tempi, i consulenti stanno provando a stringere con alcuni dei 20 gruppi fattisi avanti. Friedkin che se n'è tornato a casa, ha messo al lavoro i suoi advisor di JpMorgan che oltre a spulciare i conti, stanno studiando l'operazione per entrare nella società. C'è il tema opa che spaventa tutti, la soglia da non oltrepassare è il 25%: ecco perché il magnate californiano distributore della Toyota potrebbe sottoscrivere una quota del 20% di un aumento di capitale da 150 milioni e nel tempo salire almeno al 51%.
Questo percorso potrebbe essere seguito anche dagli altri pretendenti. Chi?

Tutti gli arabi, per un verso o per l'altro, si sarebbero defilati, a cominciare da Mayhoola, la finanziaria della famiglia del Qatar che possiede Valentino e Pal Zileri, per citare le griffe più conosciute. Avrebbero voluto più tempo per riflettere, valutare e invece, il venditore vuole fare presto. Invece, i colloqui con alcuni private equity stanno avanzando. Ci sarebbero Permira, Blackstone, Kkr, Carlyle per citare quelli più blasonati. Kkr ha di recente acquisito, tramite la giapponese Ck Holdings, la Magneti Marelli e la minoranza dell'editore tedesco Axel Sringer; Blackstone ha investito circa tre miliardi in Italia; Carlyle ha da poco rilevato Forgital e Unifrutta; Permira si è aggiudicata le Piadinerie, Arcaplanet, la catena di negozi per animali. Almeno tre di questi fondi stanno anch'essi valutando i conti per avere un ordine di grandezza, considerato che Pallotta vorrebbe diluirsi a fronte di soldi freschi da iniettare nelle casse della Roma. Qualche spicciolo (si fa per dire) lo vorrebbe intascare, vendendo direttamente una parte del suo 79%, detenuto da Raptor, la finanziaria americana che ha la maggioranza attraverso Neep holding.

Lo schema dell'operazione di Friedkin ma anche degli altri investitori, potrebbe essere l'acquisizione del 20% in aumento di capitale, prevedendo un meccanismo di opzioni put (vendita, in mano a Raptor), call (acquisto del nuovo acquirente) legato ai risultati in campionato, all'ingresso in Champions ed eventualmente allo Stadio. Tutti vogliono arrivare almeno al 51%. Fino ad allora però, pur essendo in minoranza tutti vogliono avere voce in capitolo sulle decisioni.

«Non conosco Friedkin, ma quello che mi posso augurare - ha detto ieri il premier Conte - è che se ci sono investitori stranieri, come il caso di Pallotta o dell'eventuale successore, l'importante è che abbiano un piano credibile e sostenibile nel tempo» per «rallegrare i tifosi come me».


La rivoluzione romanista seduce tifosi e investitori

GAZZETTA DELLO SPORT - 6 punti in più rispetto allo scorso anno: la Roma ingrana la quinta e si iscrive alla volata per un posto nella prossima Champions. Lo specchio del momento positivo è anche il fatto che Dan Friedkin, re dell’importazione delle Toyota negli Usa, stia trattando per acquisire il pacchetto di maggioranza. In prima linea davanti una ventina di manifestazioni d’interesse giunte da tutto il mondo.

Il rinnovamento giallorosso è passato innanzittutto per l'organigramma societario, dove Pallotta – affidando la delicata pratica stadio al vice presidente Baldissoni – ha reso plenipotenziario il ceo Guido Fienga, che ha sotto di sé Petrachi (area sportiva), Calvo (marketing), Rogers (media) e Zubiria (rapporti internazionali). Ma è la prima squadra in vetrina. Se Fonseca era già da tempo in una lista di papabili, per la costruzione della rosa sono stati seguiti criteri diversi. Ovvero: gli acquisti “veri” si fanno solo su calciatori sotto i 27 anni (Lopez, Mancini, Cetin Spinazzola, Veretout e Diawara), mentre per gli “over” spazio a prestiti che consentano di valutarli ed eventualmente riscattarli (Smalling, su cui già si tratta, e Mkhitaryan, Zappacosta, Kalinic).

Per i rinnovi, poi, porte aperte per leader come Dzeko e (presto), Pellegrini e Kolarov, altrimenti cessioni. Lidea è quella di valorizzare i nuovi arrivi per almeno due anni e poi, eventualmente, fare plusvalenze, sempre che nuovi flussi di cassa consentano di dire dei no clamorosi, come potrebbe succedere per Zaniolo.


Ora Smalling dice «yes»: il riscatto è più vicino

GAZZETTA DELLO SPORT - Chris Smalling ha conquistato tutti. Non sorprende che la Roma voglia riscattarlo dal Manchester United, dopo l’intelligente operazione in prestito fatta in estate. A far lievitare l’ottimismo della dirigenza, la conferma dello stesso Fonseca: il giocatore vuole restare in giallorosso. Si tornerà a trattare in una posizione di vantaggio con il Manchester United. La società, dopo aver respinto un’offerta da 12 milioni, ne chiede 20, ma la Roma non vuole andare sopra i 15. Obiettivo possibile, a questo punto, visto che il difensore potrebbe puntare i piedi per restare.

Si tratterebbe di mettere in piedi in estate una operazione da circa 33 milioni di euro, bonus compresi, considerando che al giocatore sarà offerto un contratto fino al 2022 da circa 3 milioni all'anno. Ieri sono sbarcati nella Capitale l’agente inglese del difensore, Will Thornton, che fa capo all’agenzia di mediazione «Omni Sports». Ufficialmente la visita è motivata per parlare con Smalling, ma nessuno a Trigoria si sente di escludere un colloquio con la dirigenza.


Friedkin prepara la scalata a tappe

IL TEMPO - AUSTINI - Una miriade di numeri da controllare. Dodici società della galassia Roma oggetto di una trattativa che potrebbe cambiare il futuro del club giallorosso. Una possibile scalata a tappe da parte dell'acquirente Friedkin, che fra le varie ipotesi in ballo sta valutando di affiancare Pallotta prendendo inizialmente una quota di minoranza per poi salire al comando in un momento successivo. Quando, magari, saranno più chiare le tempistiche del progetto del nuovo stadio a Tor di Valle, uno dei nodi centrali dell'affare, sia per il prezzo dell’operazione, sia per le prospettive dello sviluppo futuro.

Sono giorni di lavoro intenso per gli advisor coinvolti nell'affare, con JP Morgan e Studio Chiomenti che stanno portando avanti la due diligence per conto del gruppo texano dopo gli incontri con i colleghi di Goldman Sachs e Studio Tonucci, rappresentanti della parte venditrice. Durante la visita di Friedkin nella Capitale si è già parlato di cifre, valutazioni e clausole ma per passare alle vie di fatto e all'eventuale offerta vincolante bisogna attendere la fine della fase di studio tecnica delle società. Fra queste, ad esempio, ce ne sono tre dedicate al progetto stadio, ovvero la Stadio Tdv Spa (deputata alla progettazione, finanziamento, costruzione e gestione del progetto) e la Tdv Real Estate (futuro soggetto «attuatore») citate entrambe nella bozza di convenzione urbanistica in via di definizione con il Campidoglio, più la Asr Retail Tdv costituita di recente che è ancora una «scatola» vuota ed è fuori dal perimetro di Neep, la controllante diretta del pacchetto di maggioranza dell’As Roma. Un sistema a incastri, con percentuali e nomi che si fa fatica a sintetizzare, ma una cosa è certa: se Friedkin dovesse acquistare una quota più o meno rilevante di Neep, metterebbe le mani sia sul club sia sullo stadio.

Lo schema 60%-40% che fu utilizzato al momento dell'acquisto di Pallotta coinvolgendo Unicredit è una possibilità sul tavolo, ma ovviamente tutto ruota intorno ai numeri. Il pacchetto completo secondo chi vende vale 1 miliardo di dollari, dai quali vanno scalata 271 milioni di euro di debiti dell’As Roma (dato ultima trimestrale) e la parte dell'aumento di capitale per un massimo di 150 milioni già deliberato di cui si farebbe carico Friedkin. Il texano si tiene in contatto con i suoi uomini ed è pronto a tornare nella Capitale non appena sarà arrivato il momento di chiudere la partita. Pallotta sta facendo le sue valutazioni ma è in una fase di attesa: ha deciso di aprire a un nuovo investitore, ha fatto il prezzo di una sua eventuale uscita di scena, ma la prossima mossa non spetta a lui.


Smalling giura amore, lo United pressa Zaniolo

IL MESSAGGERO - Chissà se la festa da mille e una notte organizzata da Chris Smalling per i suoi 30 anni in una villa sull’Appia Antica, sia un segno d’amore per la città di Roma. Solo il tempo darà una risposta, i fatti per adesso dicono che i suoi due agenti Featherstone (proprietario della Omni Sports) e il collaboratore Thornton sono arrivati ieri nella Capitale per stare con lui e incontrare Petrachi per intavolare un discorso sul futuro.

Il centrale è già entrato nei cuori dei tifosi romanisti che hanno scordatoManolas e lo stanno imparando ad apprezzare, d’altronde l’ex Manchester è arrivato in Serie A decurtandosi lo stipendio e giocarsi le sue possibilità. Pallotta ringrazia e sarebbe pronto a ingaggiarlo a titolo definitivo, anche se la nuova linea del club è quella di non fare contratti onerosi a calciatori over 27. Il giocatore, però, nella Capitale si trova bene, è soddisfatto della sua esperienza nella Roma e sarebbe pronto a firmare un accordo fino al 2023 a 3 milioni a stagione (la scadenza con lo United è al 2022). Petrachi e Fienga ci stanno pensando: l’offerta pronta per gli inglesi è di 12 milioni (che possono diventare 15), la domanda invece è di 20, ma trattando possono scendere a 18. La sensazione è che i due club possano incontrarsi a metà strada con un accordo di 15 più bonus.

Le altre due opzioni sono un anno di prestito oneroso, o una prelazione nel caso in cui la Roma dovesse vendere Zaniolo (un emissario del Manchester era a Palermo per Italia-Armenia per visionare il centrocampista inNazionale). Intanto Fonseca sorride perché ha recuperato Spinazzola e Kalinic in vista dell’Istanbul Basaksehir.


Chris il saggio, un vegano nel cuore della Roma

LA REPUBBLICA - SISTI - Anche Chris, come Ronaldo, ha un papà che lo guarda da lontano: «Mamma mi ha tirato su da sola». Il padre Lloyd, di origini giamaicane, morì quando Chris aveva appena cinque anni. La famiglia Smalling dovette correre ai ripari: «Con mamma e mio fratello Jason ci spostammo da Greenwich a Chatham, nel Kent». La vecchia casa costava troppo. Lloyd sarebbe stato orgoglioso di questo suo ragazzo semplice nei modi e grintoso nelle scelte, incline alle sfide ma assennato e colto: «Quando mi presero al Milwall il vero problema era la distanza. Mamma non aveva la patente». Per portare qualche soldino a casa, a fine allenamento Chris indossava il cravattino e andava a servire ai tavoli di un ristorante.

Al Milwall sperimentò il sapore «forse all’inizio un po’ respingente» del calcio professionistico, anche se di professionistico aveva soltanto la dicitura. Infatti Chris non ricorda di essere stato mai pagato: «Non credo neppure di aver firmato un contratto». Aveva 16 anni e siccome i capelli crescevano un giorno, per quel cespuglio da “blaxploitation” sulla testa, al Maidstone lo soprannominarono Shaft. I primi calci erano arrivati con i Walderslade Boys: «Più under di noi all’epoca c’era soltanto la sala parto!». Sette anni, forse qualche mese di meno.

Con il Brescia ha raggiunto il limite: diventare un difensore “falso nueve”. Una rete, due assist. Era il sogno del suo più grande estimatore: sir Alex Ferguson. La vita di Chris Smalling ebbe un sussulto il giorno in cui Roy Hodgson, allora suo allenatore al Fulham, tra il rammaricato e il compiaciuto, lo prese da una parte: «Chris, il Manchester United ti vuole...». La prima cosa che gli venne in mente fu: «Deve esserci un errore». La seconda fu di chiamare sua madre Theresa: «Mamma, che dici vado?». Arrivò una risposta in forma di domanda: «Ma non eri tifoso dell’Arsenal, bambino mio?». Il solito dilemma. Poi prevalse il buon senso: «Avrei preferito che quella telefonata l’avesse fatta Wenger, ma pazienza», concluse Theresa. Chris e Ferguson si chiusero nella stanza di un hotel. «E adesso che gli dico a questo?». Fu sir Alex a rompere il ghiaccio. «Aveva un talento speciale nel farti sentire a casa». Parlarono per tre ore. Pure di rugby e di cavalli. Il giorno dopo Ferguson chiamò sua madre che rimase a bocca aperta: «Oddio, ma che siamo in tv?».

Nell’estate del 2010 Chris Smalling diventava il futuro difensivo del Manchester United (che adesso potrebbe alzare la posta con la Roma per il riscatto del 29enne, guida e simbolo, con Mancini e Zaniolo, della Roma di Fonseca): «Guardavo i miei nuovi compagni di reparto: Vidic, Ferdinand, Jones, O’Shea. E quando gioco...? ». Non solo ha giocato, ma ha anche aperto un ciclo aggiornando l’antica etica del difensivismo inglese: «Uno dei momenti più belli della mia vita è stato vincere la Premier nel 2011, appena arrivato a Manchester». Rivinse nel 2013. Nel 2017 si è sposato con Sam Cooke, ex modella delle sexy pagine dei tabloid, sul lago di Como. Sua madre disse: «Adesso mi risposo pure io!». La mamma stravedeva per il suo amico Daley Blind, olandese dello United. E allora Chris li prese in giro: «Sarai tu il mio patrigno?».

Medici e moglie l’hanno convinto a farsi vegano per sconfiggere le tendiniti che lo stavano perseguitando. Quindi non tornerebbe mai al filetto. Nelle sue prime 5 partite di campionato con la Roma non ha perso un contrasto. E una volta entrato in squadra non è più uscito. 990 minuti giocati, due reti, una sola ammonizione. Roba da guinness. Continuate pure a chiamarlo “falso nueve”.


Missione a Istanbul, Roma al primo bivio

IL TEMPO - BIAFORA - Missione turca per la Roma. Dopo essere tornata alla vittoria in campionato con il Brescia, la squadra di Fonseca va a caccia di un risultato positivo con l’Istanbul Basaksehir, obbligatorio per non perdere il treno che porta ai sedicesimi di Europa League.

Quella contro i ragazzi di Buruk, primi nel girone, sarà una partita - arbitra il rumeno Ovidiu Hategan - fondamentale per il cammino europeo dei giallorossi, fermi ad una vittoria nel gruppo ], realizzata proprio contro il club di Istanbul. Il percorso nella coppa continentale è stato reso difficile e tortuoso dall'arbitro Collum, che ha privato la Roma di due punti di grande importanza, regalando al Gladbach un inesistente rigore nei minuti finali della sfida del 24 ottobre.

Ai giallorossi, che saranno seguiti da poco più di 800 tifosi e devono comunque rimproverarsi per i punti persi in Austria, spetta il compito di dare una risposta convincente nonostante le sviste arbitrali: basterebbero una vittoria ed un pareggio nelle ultime due gare per assicurarsi la qualificazione. Fonseca non vuole assolutamente fallire uno degli obiettivi stagionali e per farlo si affiderà alla migliore formazione possibile, senza troppi ragionamenti sul turnover.

Quella allo stadio dedicato a Terim sarà una gara infuocata per tutti (con i tre punti l’Istanbul sarebbe qualificato) e in particolare per Under, che ha disputato una stagione fatta di 43 partite e 9 gol nel Basaksehir, prima di essere acquistato da Monchi. Il classe 1997 dopo l’infortunio di inizio settembre non è mai stato impiegato dal primo minuto e spera in una maglia da titolare, ma con uno Zaniolo inamovibile dalla fascia destra - è squalificato per il Verona e giocherà sicuramente - sarà difficile esprimere sin da subito il suo talento davanti agli ex tifosi.

Per Under è più probabile un ingresso a gara in corso: Pellegrini, preservato con una sostituzione contro il Brescia, non ha alcun problema a gioca re due partite di fila dall’inizio, anche se probabilmente non ha ancora i 90 minuti nelle gambe. Sulla sinistra nel tridente alle spalle di Dzeko ci sarà invece Kluivert, in netto vantaggio su Perotti e su Mkhitaryan, pronto a tornare nella lista dei convocati. Resta in dubbio Pastore, ieri ancora a parte.  La buona notizia nel reparto offensivo è il rientro in gruppo di Kalinic. Il croato è tornato ad allenarsi con i compagni ad appena 36 giorni dalla frattura della testa del perone patita nel match con la Sampdoria: il bollettino medico parlava di una prognosi di 45-60 giorni per ritornare tra i convocati, ma l’attaccante di proprietà dell'Atletico è riuscito ad accorciare i tempi. Difficilmente Fonseca lo porterà con sé in Turchia, ma il suo pieno recupero (serviranno altri 10-15 giorni) permetterà a Dzeko di rifiatare un po’ nel ciclo di partite fino a Natale.

Certi di un posto Veretout, Diawara, Kolarov, Smalling e Mancini, mentre è ancora in bilico la fascia destra. Spinazzola è il terzino titolare e, come annunciato da lui stesso su Instagram, è pienamente recuperato. Florenzi spera però in un’altra occasione. La Roma domani svolgerà la rifinitura a Trigoria e volerà ad Istanbul (ripartirà subito dopo la partita), dove alle 20 locali (le 18 in Italia) Fonseca terrà la conferenza. Intanto ieri il capitano giallorosso e Santon hanno incontrato i pazienti del Campus Bio-Medico e i loro famigliari per regalare alcuni gadget autografati e scambiare i primi auguri di Natale.