Pallotta: "Totti sa giudicare il talento, io lo aspetto"

CORRIERE DELLA SERA - (…) Francesco Totti resterà come dirigente nella Roma o sbatterà la porta e se ne andrà? Le parole di Pallotta provano a smussare gli angoli e recintano il ruolo che vede più adatto al lavoro dell’ex numero 10: lo scopritore di talenti. Basterà? «Francesco è stato invitato a Londra. È parte integrante della nostra dirigenza sportiva ed era una riunione importante. Perché non ha partecipato, allora? (…). Forse ha bisogno di un po’ di tempo per pensare al suo futuro e al suo ruolo nel club, cosa che tutti rispettiamo. Se ha bisogno di tempo, noi gli daremo tempo (...)». Pallotta conferma che a Totti è stato offerto il ruolo di d.t.: «Guido Fienga si è seduto al tavolo con lui diverse volte. Si tratta di un ruolo molto importante, uno dei più influenti nell’area sportiva (…).Franco Baldini mi ha ripetuto quanto Francesco sia abile nel giudicare un talento. È in grado di farlo meglio di ognuno di noi. Ci piacerebbe vederlo come una parte fondamentale del nostro futuro. Lavorando con i vertici della nostra dirigenza sportiva potrà iniziare a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera» (…).


Il divorzio di Totti: lunedì lascia la Roma? Pallotta: "Lo voglio dt"

GAZZETTA - (…) Francesco Totti è sempre più vicino a dire addio alla Roma, che lo ha accolto per la prima volta nel 1989. Proprio per questo motivo ieri James Pallotta, avvisato dell’intenzione che sta maturando l’ex capitano giallorosso, ha rilasciato una lunga intervista alla radio del club. Dopo aver elogiato Fonseca ed espresso il suo ottimismo per la prossima stagione, il presidente ha parlato naturalmente dell’ex capitano, che medita di dare tra due giorni il proprio commiato: o in una sala del Coni o addirittura nel luogo più simbolico possibile: l’Olimpico. Pallotta però, oltre a chiedergli di fare il direttore tecnico, gli ha teso ieri la mano in modo palese, spendendo anche il nome di Franco Baldini – l’uomo con cui Totti non intende affatto collaborare ma che per il presidente resta indispensabile – addirittura come sponsor per le doti di scouting dell’ex capitano. Ma l'impressione è che sia troppo tardi (…).

«Francesco è stato assolutamente invitato alla riunione di Londra – dice Pallotta –. Penso che lui sia parte integrante della nostra dirigenza sportiva. Era una riunione importante e dunque non era contemplato che lui non ci fosse. Sinceramente non so perché non sia venuto. Forse Francesco pensa di avere bisogno di un po’ di tempo per pensare al suo futuro e al suo ruolo nel club. E noi quel tempo glielo daremo (…)». Tre fatti: vero che Pallotta ha invitato Totti a Londra, vero che voleva telefonargli ma Francesco non ha voluto parlargli, vero che Baldini si è offerto anche di fare un passo indietro, ma l’idiosincrasia di Totti è ormai troppo acuta, mentre è ottimo il rapporto col CEO Fienga, che ieri ha nuovamente contattato. «Vogliamo che Francesco sia d.t. – aggiunge Pallotta – e questo spiega quello che pensiamo di Francesco, che è parte integrante del progetto di tornare grandi (…). Lavoriamo come una squadra e prendiamo decisioni come una squadra e Francesco ha preso parte a tutte le decisioni sportive che abbiamo preso, soprattutto da quando Monchi è andato via».  Adesso poi che comincia il mercato, i consigli potrebbero essere utili. «Tutti sanno che giocatore è stato, dunque se c’è qualcuno migliore di lui nel giudicare un calciatore, vorrei conoscerlo (…). Ed è per questo che Fienga ed io ci siamo impegnati a trovare un ruolo più importante per Francesco perché lui è in grado di giudicare un talento meglio di noi. Guido, Franco e io siamo stati allineati al 100% su quanto riteniamo che Totti sia importante per la Roma (…)». Risultato? In serata, i primi umori che filtravano è che l’appello di Pallotta abbia lasciato freddo l’ex capitano. A questo punto, se si arriverà all’addio, in un mese la società subirebbe un «uno-due» emozionale – l’addio di De Rossi e Totti – che sconvolgerebbe piazze assai più pacate di quella romanista (…).


Fonseca chiede tre assi: Lopez, Verissimo e Veretout

GAZZETTA - (…) «Il nuovo allenatore conosce i reparti in cui dobbiamo migliorare – ha detto il presidente della Roma – e chiaramente ci sono dei calciatori che gradisce di più e che forse vorrebbe vedere a Roma. Il nostro compito è provare a portargli giocatori che possano aiutarlo a ottenere risultati per il suo stile di gioco». Proprio vero. E allora si parte da quattro ruoli fondamentali: portiere, difensore centrale, regista e centravanti.

A Fonseca piacciono i portieri bravi con i piedi, che quindi possano far partire l’azione dal basso. Così, per questo ruolo, cresce forte la candidatura di Pau Lopez (…), che tra l’altro ha il pregio non indifferente di costare meno di Cragno (…), mentre Sirigu al momento sembra inarrivabile, a differenza di Perin, su cui la Juve sarebbe disposta ad aprire una trattativa. Infine, piace anche Barkas dell’Aek Atene (…). Partendo probabilmente Manolas per il centrale si prova a stringere per Verissimo del Santos, anche se non viene perso di vista neppure Vavro del Copenaghen, oltre a Mancini dell’Atalanta. Per quanto riguarda il terzino sinistro, invece, occhi su Ismaily dello Shakhtar Donestsk.

Antenne dritte anche per il ruolo di regista (…)  dove è noto l’interesse vivo per Veretout della Fiorentina. Ma non è il solo candidato. Interessa infatti parecchio anche Bruno Guimaraesdell’Atletico Paranense, che è in concorrenza con Florentino Luis del Benfica. Resta quindi l’ultimo tassello: un centravanti bravo coi piedi e quindi in grado di dialogare coi compagni di reparto partendo dalla trequarti. In qualche modo, il ritratto del miglior Dzeko, che a Fonseca piace tanto. Ma visto che sembra troppo tardi, attenti a Higuain.


James, pressing su Totti

IL MESSAGGERO - CARINA - Il redde rationem è arrivato: Totti sì, Totti no. Non c'è più spazio per le «sfumature di grigio» tanto care a Monchi che più volte ne ha auspicato l'applicazione in una città dalle mille anime come Roma. Anime che anche ieri dispensavano certezze che in questo momento prolungato di riflessione, nemmeno Francesco possiede. Meglio dunque limitarsi ai fatti: 1) Ieri Totti e rappresentanti del club non si sono incontrati 2) Confermati invece i contatti telefonici tra Francesco e il CEO Fienga 3) Se non cambieranno i programmi, l'ex calciatore entro 4-5 giorni partirà per le vacanze con la famiglia 4) Pallotta è uscito allo scoperto rimandando la decisione esclusivamente alla volontà di Totti 5) Negli ultimi giorni l'entourage di Francesco ha chiesto la disponibilità di una sala conferenze allo stadio Olimpico (o al Coni) per la prossima settimana, a partire da lunedì giorno dell'anniversario del terzo scudetto. Questi i fatti. Che inevitabilmente s'incrociano con le riflessioni, con i messaggi che entrambe le parti in causa hanno interesse a far uscire all'esterno e soprattutto con le parole di Pallotta. Il primo ragionamento che vien da sé, è che se Totti ha chiesto la disponibilità di una sala conferenze all'Olimpico, qualora poi venisse dato seguito al proposito, difficilmente annuncerebbe di aver accettato l'incarico propostogli dalla Roma. Altrimenti, una comunicazione del genere, la farebbe direttamente a Trigoria. Richiesta che segue la conclusione criptica del tweet di giovedì: «A breve il mio punto di vista nella giusta sede», quasi a prefigurare un'uscita pubblica. E chissà che questa richiesta non sia arrivata anche alle orecchie del club.
LA QUERELLE Di certo il giocare in anticipo di Pallotta cambia l'inerzia della querelle. Dopo gli elogi a Fonseca e l'annuncio del solito via vai sul mercato, il presidente ha affrontato la questione Totti. E seppur in modo conciliante, lo ha messo mediaticamente con le spalle al muro: 1) «Non è vero che non è stato invitato a Londra ma sinceramente non so perché non sia venuto. Forse Francesco ha bisogno di tempo per pensare al suo ruolo nel club. Se ha bisogno di tempo, glielo daremo» 2) «Gli è stato offerto il ruolo di direttore tecnico e questo è indice di quello che pensiamo di lui» 3) «Insieme a Fienga, Baldissoni e lo staff che ci supporta stiamo mettendo insieme una squadra forte. Nelle mie idee Francesco ne è parte. Non si tratta di me, lui, Guido, Fonseca o del nuovo ds: si tratta dell'As Roma» 4) «Francesco ha già avuto un peso determinante in alcune scelte. Da Ranieri alla decisione del nuovo allenatore ha dato molti consigli utili. Dall'addio di Monchi ha sempre preso parte alle scelte sportive. Anche Baldini domenica ha ribadito quanto sia abile a scovare un talento. Fienga, Franco e io siamo allineati su quanto riteniamo che Francesco sia importante per la Roma». In un colpo solo, Pallotta replica indirettamente ai capi d'accusa mossi da Totti e motivo di perplessità nell'accettare l'incarico. Ossia il margine di operatività, il ruolo di Baldini e l'importanza che riveste nelle scelte della società. Invitandolo, particolare da non sottovalutare, a fare squadra. Di certo, una mossa mediatica studiata che ora costringe Francesco ad uscire allo scoperto. Il motivo della sua titubanza è nota: non vuole diventare l'ombrello di scelte prese da altri. O meglio: prese dopo l'ok a distanza di Baldini con il quale i rapporti sono ormai azzerati. La speranza di chi sta provando a mediare è che Francesco possa partire per le vacanze, rasserenarsi e capire che una eventuale escalation nel club parte sempre da un primo passo. Certezze però non ce ne sono. E sia l'intervista di Pallotta che la richiesta di disponibilità della sala conferenze dell'Olimpico (o del Coni) da lunedì in poi sono lì a dimostrarlo.


Tocca a DiFra. Samp, Ferrero strappa il sì dell’ex tecnico giallorosso

GAZZETTA - Eusebio Di Francesco: era il nome che più intrigava il presidente Massimo Ferrero in una rosa di candidati illustri alla panchina sampdoriana per il dopo-Giampaolo (…). L’ormai quasi ex tecnico della Roma ha sciolto le sue riserve ieri mattina e si è accordato per un contratto triennale (indicativamente sulla base di 1,8 milioni netti annui), dunque sino al 30 giugno 2022: prima, però, che la Sampdoria possa annunciarne il tesseramento e ratificare l’accordo, lo stesso Di Francesco dovrà arrivare alla risoluzione consensuale con la Roma, dove è ancora sotto contratto – sino al 30 giugno dell’anno prossimo – per una cifra di tre milioni netti (…). Adesso, per Di Francesco, restano gli ultimi adempimenti burocratici da concludere, e con il weekend di mezzo potrebbero anche non essere rapidissimi (…).


"Lanzalone in Comune agì senza alcun titolo"

LA REPUBBLICA - D'ALBERGO - Due visite a sorpresa. La prima in Campidoglio, direttamente dalla sindaca Virginia Raggi. La seconda in Acea. Entrambe con la missione di trovare qualsiasi documento o atto di nomina utile a giustificare la lunga presenza in Comune di Luca Lanzalone, l’avvocato portato a Roma dal M5S per guidare la prima cittadina sui dossier più importanti per poi finire agli arresti per corruzione nell’inchiesta nata attorno all’affare del nuovo stadio della Roma. Dal tour a doppia tappa, però, la Guardia di Finanza è uscita di fatto a mani vuote. Già, perché il Comune non ha mai formalizzato alcun contratto per il legale di Genova. Mercoledì, quando i finanzieri hanno fatto rapporto alla procura della corte dei Conti, sono andati dritti al punto: da palazzo Senatorio sono usciti con mail, scambi in cui Lanzalone e gli uffici abbozzano una trattativa per arrivare a un accordo, ma senza un vero incarico. L’uomo che per conto del Campidoglio si è occupato di abbozzare il concordato di Atac e scegliere il management di Ama, per poi concentrarsi sulla partita dell’impianto e del business park che il club giallorosso vorrebbe realizzare a Tor di Valle, ha operato senza titolo per mesi. Poi è stato premiato dal Movimento con la presidenza di Acea. Paradossi capitolini, perché ora l’intera vicenda rischia di ritorcersi proprio contro l’amministrazione pentastellata. Secondo i pm contabili, infatti, potrebbero essere due i tipi di danni causati dalla presenza dell’avvocato in Campidoglio. Da disservizio, quantificabile in base al personale e alle strutture che il Comune ha messo a disposizione di un professionista senza contratto. D’immagine, per le vicende giudiziarie in cui poi è rimasto impelagato l’ex braccio destro della sindaca. Poi c’è il risvolto politico, l’intervento della prima cittadina grillina in consiglio comunale del 7 marzo 2017. Da una parte l’ex capogruppo del Pd, Michela Di Biase, a chiedere conto del contratto che avrebbe dovuto legare l’avvocato al Comune. Dall’altra Virginia Raggi a difendersi così: «Lanzalone ha formalizzato il 10 febbraio una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende. In particolare anche quella relativa alla Eurnova srl». In altre parole, a occuparsi dello stadio. Immediata la replica della consigliera dem: «Dal punto di vista normativo quell’atto è nullo». Un’osservazione fondata, almeno a giudicare dalla contromossa dell’inquilina di Palazzo Senatorio. Il giorno dopo quell’assemblea è Raggi a chiedere all’avvocatura — scatenandone le perplessità — di predisporre «con la massima urgenza» i documenti per definire la collaborazione di Lanzalone, che già allora da oltre un mese trattava l’affare Tor di Valle per conto dei 5S. Quel contratto, come ha scoperto la Finanza, non c’è. Un’assenza che potrebbe costare salata al Campidoglio.


Totti, altre 48 ore poi la decisione. Sfuma Higuain

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Quarantotto ore per comunicare le sue intenzioni definitive al club e convocare una conferenza per rendere pubblico quello che ha deciso. Francesco Totti non vuole più aspettare, l’avvio della stagione è alle porte e lui vuole chiarire in maniera netta se è arrivato il momento di interrompere il suo legame con la Roma. Oppure se ci sono margini per proseguire nella società che ha come uno dei principali uomini operativi il suo “nemico” Baldini. Complicata quest’ultima ipotesi, l’ex numero 10 non sta nascondendo, in privato, in queste settimane il proprio disappunto nei confronti della società, che vede poco interessata ai suoi pareri, se non di facciata, per paura di mettersi ulteriormente contro la tifoseria. Un altro terremoto giallorosso, dopo quello scatenato dall'addio forzato di De Rossi, che rischia di minare le fondamenta del lavoro di Fonseca, e le poche certezze rimaste nello spogliatoio. Lunedì sembra essere il giorno in cui Totti farà il suo annuncio, prima di partire per le vacanze insieme alla famiglia. Come se i guai non bastassero, c’è da risolvere la grana Petrachi. Il ds in pectore della Roma, è ancora legato al Torino e i giallorossi si stanno stancando di questa situazione a tal punto da fissare un ultimatum entro il quale il dirigente dovrà liberarsi. Ultimatum che vede il primo luglio come dead line oltre la quale Pallotta non vorrebbe andare. Intanto, mentre il fratello di Higuain fa sapere che «Gonzalo tornerà in Italia solo per stare alla Juve», chiudendo, in teoria, la possibilità di trasferirsi alla Roma, Manolas compie 28 anni. E il suo futuro resta un punto interrogativo. Kostas è in teoria padrone del suo destino, visto che ha la possibilità di utilizzare la clausola rescissoria di 36 milioni per liberarsi dalla Roma. Interessate Juve e Napoli.


Tifosi soci della propria squadra: così l’Italia apre al modello Barcellona

IL SOLE 24 ORE - BARTOLINI - (...). Ora anche l’Italia apre ai soci tifosi attraverso l’azionariato popolare che all'estero, soprattutto nella Liga spagnola e nella Bundesliga tedesca, ha avuto tanto successo. Un emendamento al Ddl delega sullo sport appena approvato apre infatti a questa opzione disegnando la cornice per dare vita anche nel nostro Paese al sogno proibito di ogni tifoso di calcio: diventare il proprietario, anche se per una piccola quota, della squadra del cuore (...) La proposta - che poi dovrà essere dettagliata attraverso un decreto attuativo - punta ad allargare la delega per il riordino del Coni e dello sport in generale stabilendo un criterio direttivo. E cioè quello di «individuare forme e condizioni di azionariato popolare per le società professionistiche». La norma, quindi, punta a regolare la partecipazione al capitale sociale di una società sportiva da parte di un gruppo di persone, che, in base alla percentuale di partecipazione e all'entità del loro investimento prenderanno parte ai risultati economici aziendali (...). In Europa, il modello è abbastanza diffuso soprattutto nel calcio (...). In Germania è stata introdotta nel 1998 la regola del 50+1 che prevede l'obbligo che la maggioranza delle azioni sia in mano ai supporter:  le squadre possono comunque scegliere di mettersi sul mercato (come nel caso del Borussia Dortmund che è quotato in borsa), con le quote spesso raccolte da imprenditori o aziende locali. In Spagna la situazione è più netta: o una squadra è totalmente in mano ai privati che possono quindi acquistare anche tutte le quote della società o è invece un'associazione no profit in mano ai propri soci, con la regola “un socio un voto” in sede di assemblea (...). In Italia c’è stato qualche esperimento tra i tifosi della Roma (l’iniziativa MyRoma) e in qualche squadra minore. Ora si apre anche in Italia la strada dell’azionariato popolare.


Strappo Totti, addio pronto

IL TEMPO - AUSTINI - Totti si allontana dalla Roma, Pallotta gli tende la mano per riportarlo dentro. Ma sarà dura, durissima. L'ex capitano è pronto all'addio, l'ha deciso e confidato agli amici e alle persone più fedeli nei giorni scorsi (non ufficialmente alla società), indicando in lunedì prossimo la giornata del doloroso e polemico annuncio. L'addio si consumerebbe esattamente 18 anni dopo l'ultimo scudetto vinto il 17 giugno 2001: pre-organizzata una conferenza per il pomeriggio negli uffici del Coni ( la «giusta sede» citata nel suo tweet non è quindi Trigoria), prima di partire martedì per la vacanza già prenotata a Ibiza.

Quindi è finita davvero? A sentire tutti quelli che lo conoscono sì, leggendo quanto dice il presidente, un margine di recupero, forse, c'è. Magari rinviando il finale al rientro di Totti in Italia «Non è vero - spiega Pallotta in una lunga intervista pubblicata sul sito del club – che Francesco non è stato invitato al meeting di Londra. Ritenevo che fosse una riunione importante e dunque non era contemplato che non venisse invitato». Perché allora non è partito? «Sinceramente non lo so. Forse ha bisogno di un po' di tempo per pensare al suo futuro e al suo ruolo nel club, cosa che tutti rispettiamo. Francesco ha vissuto 30 anni nel calcio, la maggior parte dei quali allacciandosi gli scarpini per dare tutto per la Roma. Sono sicuro che ha tanti pensieri che gli passano per la testa su quello che vuole fare e sa che io sono qui per lui, così come è sempre stato. Non ascolterete alcuna critica mia o di chiunque altro della Roma nei suoi confronti».

Difficile bastino queste parole a scaldare il cuore dell'ex capitano. La sua testa è effettivamente piena di cattivi pensieri: voleva uno tra Gattuso e Mihajlovic ed è arrivato Fonseca, non ha messo bocca sulla sostituzione di Massara con Petrachie, soprattutto, si sente escluso a prescindere dalle decisioni più importanti sapendo quanto il suo «nemico» Baldini sia rimasto influente nelle scelte di Pallotta. E non gli basta più partecipare da uomo simbolo della società agli eventi o come personaggio da spendere per gli sponsor. Ecco perché ha lasciato sul tavolo la proposta sottopostagli dal CEO Fienga: un ruolo da direttore tecnico, con stipendio aumentato fino a circa un milione. Ieri i due si sono sentiti e l'aria era di uno strappo irrimediabile. Il presidente conferma l'offerta fatta a Totti: «Fienga gli ha parlato del ruolo e di quello che implicherebbe, sarebbe uno dei più influenti nella nostra area sportiva. Da quando Monchi se n'è andato abbiamo visto Francesco fare dei passi in avanti e prendersi delle responsabilità, in tutte le decisioni ha avuto un peso che probabilmente neanche lui pensa di avere avuto. È stato determinante per prendere Ranieri e ha dato alcuni degli spunti migliori nelle valutazioni su diversi tecnici». Nel discorso di Pallotta, quindi, «compare» anche Baldini. «A Londra Franco ha ripetuto quanto Francesco sia abile nel giudicare un talento. Io e Fienga ci siamo impegnati a trovare un ruolo più importante per Totti perché lui è in grado di giudicare un talento meglio di ognuno di noi». Ma evidentemente il simbolo giallorosso non percepisce questa fiducia e ha tempo oggi, massimo domani, per ripensarci. Altrimenti la Roma perderà nel giro di venti giorni due simboli come Totti e De Rossi, con inevitabili e devastanti ripercussioni ambientali.

, intanto, commenta eccitato l'arrivo di Fonseca. «Dopo aver concluso le nostre conversazioni con l'allenatore a Londra, mi sono sentito entusiasta del potenziale della Roma come mai prima. Paulo ha idee molto chiare e penetranti su ciò che vuole realizzare. Ha una filosofia votata all'attacco e vuole vincere, ma con stile. Si rende anche conto che la Serie A è uno dei campionati tatticamente più preparati al mondo e ciò che mi ha maggiormente incoraggiato è stata la sua flessibilità. Ha portato all'incontro anche il suo responsabile della preparazione atletica e ha sottolineato un aspetto: l'importanza che i giocatori siano nella migliore forma possibile. Non penso che i calciatori lo fossero la scorsa stagione e il più delle volte non è stata colpa loro. Abbiamo già iniziato a cambiare il nostro programma di preparazione e Fonseca vuole giocatori disposti a migliorare». Inizierà ad allenarli a fine mese: ufficializzato ieri il ritiro dal 29 giugno al 7 luglio a Pinzolo, per ora una sola amichevole prevista in montagna, mentre il 25 luglio ci sarà il debutto ufficiale ai preliminari di Europa League. Con quale rosa? «Inevitabilmente alcuni giocatori se ne andranno e ne arriveranno dei nuovi. Se qualcuno non è dedito alla causa al 100% - avvisa - e non vuole far parte di ciò che stiamo cercando di costruire, allora andrà via. Dopo la scorsa stagione, non possiamo permettercelo». Il senso del suo discorso in una frase: «Non si tratta di me, di , di Guido, di Paulo o del nuovo direttore sportivo (che sarebbe Petrachi ma non può ancora nominare, ndr): si tratta dell'As Roma». Ma interessa ancora a qualcuno?


Manolas, scambio con Higuain: serve ancora tempo. E spunta il Napoli…

GAZZETTA - (…) Lo scambio Higuain-Manolas resta in cottura, lenta, con il rischio che altri club mettano becco. In ogni caso, da un lato c’è sempre Gonzalo Higuain, argentino di ritorno alla Juve con un filo di tristezza, dall’altro Kostas Manolas, greco diventato centurione nella Capitale dei latini. E in mezzo il numero magico: 36. Sono i milioni che invogliano i club allo scambio alla pari: a tanto ammonta la clausula del difensore, a tanto ammonta pure il prezzo dell’attaccante (…). La novità, però, è che il 30 giugno, data capitale per la Roma che deve arrivare a circa 45 milioni di plusvalenze, può essere superato: non è facile, infatti, avvicinare le parti in tempi rapidi (…). L’entourage di Higuain (…), al momento fa un tattico catenaccio. Il fratello e agente Nicolas ieri ha dichiarato: «(…). In A giocherebbe solo con la Juve, vuole finire la propria carriera lì (…)». Non è da sottovalutare il pressing di altri club per il greco. Su tutti, il Napoli: senza Albiol, destinato al Villarreal, la società sta valutando se pagare la clausola del greco e chiudere la partita. Un passo indietro, ma vigile il Milan (…).


Caos Roma. Pallotta prova a ricucire con Totti: «Ha bisogno di tempo per decidere»

CORRIERE DELLA SERA - James Pallotta cerca di mettere un freno al caso Totti o, quanto meno, a prendere un po’ di tempo (…). I dirigenti giallorossi vorrebbero evitare un’altra rivolta di piazza dopo quella per l’addio a De Rossi. Il presidente, così, ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale del club. Prima ha chiarito di averlo invitato alla riunione di Londra, dove Totti non ha voluto partecipare «perché forse ha bisogno di tempo per decidere il suo futuro e io sono pronto a concederglielo». I toni sono stati molto concilianti, anche se Pallotta ha tracciato i confini del lavoro in un modo che l’ex numero 10 potrebbe anche non gradire: «Sa giudicare meglio di tutti il talento, me lo ha detto anche Franco Baldini. Dobbiamo lavorare insieme per rifare una grande Roma». Sembra più il ritratto di un talent scout che di un dirigente operativo come Totti vorrebbe essere.

«(…) Da quando Monchi se n’è andato abbiamo visto Francesco fare dei passi in avanti e prendersi delle responsabilità. In tutte le decisioni sui cambiamenti che abbiamo fatto in primavera, tra chi se n’è andato e chi è arrivato, Francesco ha avuto un peso che probabilmente neanche lui pensa di avere avuto». Totti ha parlato ieri per telefono con Guido Fienga, il CEO giallorosso che ha l’ingrato compito di cercare di portare la pace tra Totti e Baldini. Un’impresa che non sembra possibile ma qualcuno deve provarci (…).


La pazienza finita del capitano stufo di fare solo il gagliardetto

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Francesco Totti si è stancato di fare (ancora) il gagliardetto della Roma; di essere esibito, di essere sventolato - in pubblico e al pubblico – nonostante il suo status di dirigente. Vorrebbe essere più operativo, vorrebbe incidere di più nelle faccende tecniche della Roma al di là dell’etichetta messa accanto al suo nome. Due anni dopo il suo addio al calcio, ha deciso che è arrivato il momento della chiarezza, del dentro o fuori: gli è stato offerto il ruolo di Direttore tecnico, ma ha preso tempo. Ha rinviato la risposta perché non ha ancora ben chiaro quale sarebbe il suo (nuovo) lavoro. Non si fida, in parole povere, di quanto gli stanno proponendo gli uomini di James Pallotta. Non ne fa, però, un discorso personale; anzi, all’ad Guido Fienga riconosce una sostanziosa linearità di comportamento, ma questo non gli è bastato per dire sì alla proposta arrivata da via Tolstoj. Forse perché non dimentica, e non ha nessuna intenzione di dimenticarlo, che a capo del management di Pallotta c’è il suo “nemico” Franco Baldini. Cioè colui che l’ha accompagnato fuori dal campo, che prima ancora gli aveva rinfacciato di avere un ufficio nella sede di Trigoria oppure una pigrizia sconosciuta ai più. Teme, Francesco, che fin quando ci sarà il toscano nelle grazie di Jim per lui ci sarà sempre uno spazio ridotto. Marginale. Ecco perché chiede chiarezza: non vuole restare alla Roma per il fatto di essere Francesco Totti, ma perché la società crede realmente nelle sua capacità dirigenziali. Lui è convinto di poter dare una mano, di contribuire con le sua esperienza e le sue conoscenze alla crescita del club: tipo Paolo Maldini, neo dt del Milan. Non chiede di essere l’unico a decidere, ma neppure l’unico a non farlo. E da due anni nella testa gli rimbalza una domanda: ma mi hanno fatto dirigente solo per dare un contentino alla piazza dopo il mio addio al calcio? Per ora, ha trovato un’unica risposta. Sottolineata dai fatti. Perché la nuova Roma sta nascendo senza il suo contributo. Eppure, gli era stato chiesto di parlare con Antonio Conte (fatto), di tenere rapporti con Rino Gattuso (fatto), ma alla fine è stato scelto Paulo Fonsecasenza che nessuno lo interpellasse. È stato invitato al recente summit di Londra ma - a giochi già fatti - ha preferito restare a casa.

RABBIA E DELUSIONE La faccenda che lo riguarda gli crea più arrabbiatura che delusione. Ecco perché chiede sincerità: se non vi sto bene, ditemelo e io mi faccio da parte. La sua posizione è questa. Netta. Semplice. Non un ultimatum né cose simili. Chiede solo una risposta precisa ad una domanda precisa: vi serve un gagliardetto o un dirigente? Eliminato (e in quel modo...) Daniele De Rossi, la sensazione è che la Roma che parla uno slang tosco-statunitense non avrebbe difficoltà a privarsi anche di Totti. La novità è che, mai come in queste ore, Francesco sta pensando ad una separazione dal suo amore di una vita. Lontano da Trigoria potrebbe guadagnare – nei modi più variegati - gli stessi soldi (o forse di più...) che oggi gli vengono garantiti da Pallotta, ma non la considererebbe una vittoria.