Giampaolo favorito per la panchina giallorossa ma rispunta anche Sarri

Con l'opzione Conte sfumata, la Roma è costretta a guardarsi intorno per il post Ranieri. Dall’Inghilterra, secondo telegraph.co.uk, rilanciano la candidatura di Sarri con la società giallorossa pronta ad un’offensiva per liberare l’ex Napoli dal Chelsea. I Blues, in questo modo, avrebbero una grana in meno su una complicatissima decisione di cacciare o tenere il tecnico che, inoltre, risulta poco simpatico alla tifoseria inglese. 

Secondo Sport Mediaset, però, in pole position per la panchina giallorossa ci sarebbe Marco Giampaolo, attualmente alla Sampdoria. Il tecnico blucerchiato è un’ipotesi più di retroguardia, dall’impatto economico molto inferiore, ma che ad oggi sembra essere l’opzione favorita.


Leghe contro nuova Champions, giù le mani da campionati

ANSA - Le Leghe europee dicono no ai progetti Eca e Uefa di riforma del calcio europeo, Champions in primis. Di più, qualsiasi revisione del sistema deve passare "inevitabilmente" attraverso l'accordo tra le leghe nazionali. Dal presidente dell'European League, Lars Christer Olson al n.1 della Liga, Javier Tebas, da Claudio Lotito ad Aurelio De Laurentiis fino all'a.d. della Lega di A, Luigi De Siervo, la riunione allargata delle leghe europee a Madrid, ha visto crescere il fronte comune "contro le riforme calate dall'alto". Domani l'incontro decisivo con l'Uefa. Edwin van der Sar, dg dell'Ajax e vice di Andrea Agnelli alla guida dell'associazione dei principali club europei, ha illustrato la posizione dell'Eca dopo l'introduzione del n.1 Juve.

 

"Non e' vero che vogliamo giocare il sabato". Ma Leghe e "un'ampia maggioranza di club" sono contrari comunque. Il loro e' un no alla 'nuova' Champions che rischia di stravolgere i campionati nazionali: è la sintesi emersa dall'incontro nella capitale spagnola per discutere della proposta di riforma avanzata dall'Eca che ipotizza posti fissi per le big. Le Leghe e "un'ampia maggioranza di club non sono contro i cambiamenti, ma hanno serie preoccupazioni verso una proposta che potrebbe alterare la struttura dei rispettivi campionati nazionali"; e ribadiscono la ferma convinzione che "il merito sportivo debba rimanere la via di qualificazione alle competizioni europee".

 

"E' finito il tempo dei servi della gleba", la metafora del presidente della Lazio secondo cui "non possono essere 20 società a decidere il futuro di tutti". "Il calcio europeo è cambiato rispetto ad anni fa - ha detto Tebas - Dal nostro punto di vista non può essere presa una decisione senza accordo con le varie leghe, non si può riformare se non c'e' accordo tra tutti". Adesso serve una nuova 'governance', l'unica preposta a decidere nei processi decisionali di riforma.

 


Nzonzi: "Dovremo dare il massimo in ogni partita. Futuro? Sono concentrato sulla Roma"

Steven Nzonzi, centrocampista della Roma, ha rilasciato un'intervista a Bein Sports. Queste le sue parole:

Roma meglio alla fine della stagione...
"Abbiamo 4 partite (Genoa-Roma 1-1, disputata dopo l'intervista, ndr) da giocare che faranno la differenza e che spero ci permetteranno di raggiungere i nostri obiettivi".

Il cambio in panchina tra Ranieri e Di Francesco ha avuto un effetto positivo?
"Con Ranieri lavoriamo bene, soprattutto fisicamente. Si lavora molto con il pallone ed è una cosa che ci ha fatto bene mentalmente e dal punto di vista fisico. Sta andando molto bene".

Il calendario di questo fine campionato è molto impegnativo.
"Non ci sono scuse, dovremo vincere. Sarà la squadra più preparata a livello mentale che farà la differenza".

Come spieghi le difficoltà della Roma in questa stagione?
"Tutte le stagioni sono complicate. Non so se negli anni precedenti la squadra ha vinto tutto. Faremo un bilancio alla fine, ci sono ancora delle partite che possono fare la differenza. Non so se questo sia stato un anno di transizione, ma dovremo dare il massimo in ogni partita".

Come reputi la tua prima stagione in Italia?
"Mi piacciono le sfide e i cambiamenti, sono cose che ti permettono di crescere. È dai momenti di difficoltà che si impara, e ciò passa anche per il cambio di  Paese, di cultura o di campionato. Devi essere in grado di adattarti, di continuare a lavorare, questo per me è un bene, Per fare un bilancio personale aspetto la fine della stagione".

Hai giocato in Premier, nella Liga e in Serie a, quale è il campionato più difficile?
"Tutti sono impegnativi e difficili. Dalla televisione sembra che la Serie a sia meno difficile della Premier ma quando ci giochi capisci che non è così. È un campionato molto tattico, dove ci sono meno spazi. La Liga è più tecnica. Sono campionati diversi e difficili, devi sapere come adattarti e questo dipende anche dall’allenatore con cui lavori".

La Roma è stata eliminata ai sedicesimi di Champions, come valuti il cammino in Europa?
Abbiamo fatto un buon lavoro, ma sono i dettagli a fare la differenza. È su quelli che vieni giudicato. Contro il Porto potevamo anche vincere, sarebbero bastati altri cinque minuti.

In cosa ti senti di dover ancora migliorare?
In ogni cosa. Non mi pongo limiti e sono uno che vuole sempre migliorare. Indipendentemente dall’età. Sono un centrocampista e questa è una posizione nella quale devi essere il più completo possibile.

È stata dura riprendersi dopo la vittoria del Mondiale?
Ho provato a concentrarmi subito sulla nuova stagione ma ci sono stati dei problemi, derivanti dal lavoro svolto. Non mi sentivo bene fisicamente ma non era dovuto alla vittoria della Coppa del mondo. Sono contento di non aver avuto infortuni gravi e di aver giocato molte partite.

Cosa ti rimane di quella vittoria? 
È sempre un piacere ricordarla, ma devi sapere quando è il momento di concentrarti sulla quotidianità della stagione.

Cosa è cambiato nella tua vita di tutti i giorni? 
Forse la gente in Francia mi riconosce un po’ di più, ma io sono abbastanza discreto e non faccio nulla per espormi.

La stampa in Italia parla di un tuo addio alla fine della stagione…
Non guardo a queste cose, non ascolto ciò che la gente dice o dove dicono che dovrei andare. Per ora sono concentrato sulla Roma, in futuro vedremo…


Champions League, Liverpool-Barcellona 4-0. Blaugrana beffati, in finale vanno i Reds

A Messi e compagni non basta il 3-0 dell'andata al Camp Nou: il Barcellona subisce uno strepitoso Liverpool ad Anfield e perde 4-0. I ragazzi di Klopp volano in finale grazie alle doppiette di Origi e Wijnaldum. Domani sera il match tra Ajax e Tottenham deciderà l'altra finalista. 


La Roma cade sul più bello

IL MESSAGGERO - TRANI - La solita distrazione e l'ennesimo regalo, a 3 giornate dal traguardo, rischiano di essere fatali alla Roma. Che frena nella corsa al 4° posto, staccando la spina nel recupero del match di Marassi. In vantaggio con El Shaarawy, si fa raggiungere da Romero e rischia addirittura di perdere al fotofinish contro il Genoa. Mirante, però, respinge il rigore di Sanabria. Il pareggio, 1-1, fa scappare l'Atalanta che ora ha 3 punti di vantaggio sui giallorossi. Che si fanno riconoscere anche in questo viaggio: sono 18 i punti lasciati alle formazioni di bassa classifica.
ANDAMENTO LENTO - Ranieri, facendo solo il minimo per vincere la complicata sfida di Marassi, stecca proprio nel pomeriggio decisivo. Insiste con il suo 4-2-3-1 che resta però prudente in fase difensiva: eccetto Dzeko, gli altri giocatori di movimento si piazzano sotto la linea della palla per il 4-4-1-1, con Pellegrini che si sistema alle spalle di Dzeko. L'atteggiamento rinunciatario non paga. È vero che il baricentro basso consente alla Roma di limitare le ripartenze di Kouamé che parte largo a sinistra nel 4-3-3 di Prandelli e Lapadula che attacca in velocità Manolas e Fazio. Ma è fiacco il ritmo dei giallorossi. Dzeko, avvicinandosi alla panchina, chiede di alzarlo per non dare il tempo a Genoa di sistemarsi. Anche perché Radovanovic soffoca Pellegrini. E i terzini Biraschi e Criscito bloccano rispettivamente El Shaarawy e Zaniolo. Florenzi, quando attacca, è intraprendente ed efficace. É a destra che la Roma costruisce le azioni migliori, anche se poi la chance più significativa è la girata di Fazio su corner per la deviazione spettacolare di Radu.
COPIONE LIMITATO - Non basta, però, conquistare la fascia destra per prendersi il match. Dzekolavora per i compagni, distribuendo palloni preziosi. Pellegrini li spreca. Come fanno, per la verità, Kouamé e Lapadula. La lettura della linea difensiva giallorossa sulle imbucate e sui lanci non è quasi mai corretta. La Roma ha l'iniziativa. Non per scelta. E' il Genoa che consegna il possesso palla per ribaltare poi l'azione, saltando direttamente il centrocampo giallorosso. Tagliati fuori Cristante e Nzozni che non riescono mai a verticalizzare. Romero, in pieno recupero, ha l'occasione più nitida del 1° tempo. Ma conclude largo, dopo la torre di Kouamé su corner di Criscito. Kolarov e soprattutto El Shaarawy entrano in partita dopo l'intervallo. La Roma, insomma, riesce finalmente a sfruttare entrambe le fasce. Ma il fraseggio rimane scontato. Tant'è vero che scarseggiano le chance. Zaniolo, defilato e quindi fuori da coro, calcia dal limite e Radu alza sopra la traversa. Più pericoloso Lapadula che sfrutta la sua rapidità. Interviene Ranieri che vuole i 3 punti: dentro Schickper Pellegrini e a seguire Kluivert per Zaniolo. Replica Prandelli che cambia pure il sistema di gioco: spazio a Pandev per Lapadula e per il 4-4-1-1. Ecco che sta per entrare anche Pastore. Ma si rimette subito seduto in panchina, perché El Shaarawy, pronto a lasciare il posto al compagno, su cross di Kluivert e spizzata di Dzeko, fa centro sotto la curva semivuota dei suoi ex tifosi: 11 gol in campionato per l'attaccante che, nella ripresa, cambia marcia e va a dama. Sembra la svolta, ma i giallorossi escono di scena proprio sul più bello. E subiscono la settima rimonta in campionato.

FINALE INQUIETANTE - Il Genoa non sbanda e cerca il pari con Sanabria per Lerager e Rolonper Bessa. Si arrende Florenzi, tocca a Karsdorp. E si addormenta la Roma. In gruppo, all'inizio del recupero. Sul corner di Veloso, distrazione per 4: Fazio, Manolas, Nzonzi e Schick. In mezzo a loro, colpisce di testa Romero per il pari. Anche Mirante esce in ritardo. E si ripete su Sanabriache lo anticipa: fallo e rigore. Prandelli indica Criscito, ma a calciarlo è Sanabria. Mirante, all'ultimo respiro, si riscatta e respinge la conclusione dell'ex giallorosso. Prodezza per evitare la figuraccia contro la quintultima. Non c'è, però, da esultare. In 2 mesi (9 match), nessun passo avanti. Stessa posizione in classifica e identico distacco dal 3° e dal 4° posto.


Il Faraone e un altro gol da favola: trattenerlo a Trigoria è un dovere

IL MESSAGGERO - CARINA - Nel giorno in cui la Champions si allontana, l'unica nota lieta di Marassi è El Shaarawy. Ancora un gol per il Faraone, l'undicesimo in campionato, che però rischia di contare molto poco. Sorprende quindi l'analisi a caldo' dell'attaccante: «È un punto guadagnato? Sì, speriamo possa essere quello che ci servirà per arrivare in Champions». Poi, dopo una piccola pausa, resosi conto probabilmente dell'eccessivo ottimismo, corregge il tiro: «È comunque un'occasione mancata. Vincere con un gol all'81' sarebbe stato importante. In questi campi non si molla mai, ma non possiamo far altro che prenderci questo punto e crederci fino alla fine. Dobbiamo vincerle tutte». Anche con 9 punti, la Champions, ora, appare una chimera ma Stephan rilancia: «Finché la matematica non ci condanna dobbiamo sperare. Abbiamo raddrizzato la stagione con dei risultati positivi e subendo meno gol». Il termine raddrizzare stona con la classifica della Roma. Paradossalmente, dopo il pari di ieri, sembra essere tornati indietro di due mesi, al momento dell'esonero di Di Francesco. All'epoca infatti la Roma era quinta a tre punti dalla quarta. La stessa posizione occupata oggi, con l'aggravante che adesso mancano soltanto 270 minuti alla conclusione del torneo.

 
LA DEDICA  - Aspettando la risposta di Conte, la Roma ha intenzione di ripartire da El Shaarawy, sempre in attesa della chiamata decisiva per il rinnovo. Che poi, a dirla tutta, con l'ex ct non è che fosse sbocciato un gran feeling in nazionale. All'epoca, infatti, l'ex milanista - nonostante la convocazione per l'Europeo, - riuscì a giocare appena 9 minuti nella competizione. Nel 3-5-2 voluto dall'allenatore salentino, faticava infatti a ritagliarsi uno spazio. Conte gli preferiva giocatori più inclini a coprire tutta la fascia come Florenzi, Bernardeschi e Candreva. Oggi, però, è un El Shaarawy diverso, maturato in campo e fuori. Un ragazzo che ha imparato anche a commuoversi. È accaduto ieri, quando al termine delle interviste rilasciate in tv, ha deciso di ritagliarsi uno spazio tutto per lui: «Il gol segnato lo dedico ad una ragazza che purtroppo è venuta a mancare due settimane fa, si chiamava Orsetta. L'ho conosciuta quando ho fatto il Genoa Camp, era una persona speciale. Aveva 25 anni, questo gol è tutto per lei, nel suo stadio, mi piaceva ricordarla così».


Ranieri ci crede: “Grazie Mirante, siamo in corsa”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - È in difficoltà, Claudio Ranieri, quando parla al 90’ dopo il pareggio di Genova. Dice: «Meno male che Mirante ha parato il rigore, noi lotteremo fino alla fine»,ma la sensazione è che la partita di Marassi sia stata peggiore di quello che credeva. «Sapevamo che avremmo sbattuto contro un muro e che avremmo dovuto fare attenzione ai calci piazzati, peccato, questi tre punti ci volevano», spiega il tecnico della Roma. L’undicesimo gol in stagione di El Shaarawy, che non ha esultato per rispetto nei confronti della sua ex squadra, sembrava aver spianato la strada alla Roma non solo per il quarto posto, ma anche per la lotta al terzo, visto il pareggio dell’Inter. Invece gli ultimi 10’ hanno rimesso tutto in discussione. «Siamo ancora in corsa per la Champions — insiste Ranieri — non so a quanti punti ci si qualifica, non ci penso, voglio solo sperare di riuscire ad arrivarci». In settimana verrà discusso il rinnovo di El Shaarawy, ancora una volta protagonista, visto che ha il contratto in scadenza nel 2020: si prolungherà fino al 2023, con un sostanziale aumento dell’ingaggio. Il Faraone è uno dei migliori di questa stagione e dentro Trigoria sono convinti di voler continuare con lui, a prescindere da quello che sarà l’allenatore del prossimo anno. E domenica, all’Olimpico, arriverà la Juventus, nella penultima gara casalinga stagionale. Allenatore e tifosi vorrebbero un Olimpico pieno, in una delle gare più importanti della stagione, ma i prezzi non sono proprio popolari e difficilmente si avrà lo stadio delle grandissime occasioni. Magari, a dare una mano, potrebbe e dovrebbe esserci De Rossi, che Ranieri dovrebbe recuperare, per quello che è un obiettivo che si è prefissato il ragazzo. Daniele sta cercando di farcela, da qualche giorno lavora di nuovo sul campo e vorrebbe esserci contro i bianconeri e nelle altre tre gare che mancano alla fine del campionato. Da verificare Florenzi, uscito ieri per un fastidio muscolare alla coscia destra. Dopo la Juve, in trasferta il Sassuolo e poi il Parma, all’Olimpico, prima di congedarsi dai tifosi. Se temporaneamente, in attesa del rinnovo di un contratto che scadrà il prossimo mese, o se per sempre, verrà deciso a stagione chiusa, quando il capitano e la società si siederanno intorno a un tavolo e prenderanno la decisione migliore per entrambi. Sul fronte allenatore, nella prossima settimana se ne saprà qualcosa di più per quanto riguarda il tormentone Conte, mentre sono da registrare le parole polemiche di Giampaolo, uno degli allenatori che fino a qualche settimana fa si faceva per la panchina della Roma. «Un’altra stagione da anonimi non mi sta bene, voglio fare un altro step, se ci sono le condizioni. Se ci sono andiamo avanti, altrimenti non sono più proponibile per restare alla Samp, anche se dovessi rimanere fermo a casa».

 

 

 

Una settimana per far pace col futuro

IL MESSAGGERO - TRANI - «Conta solo il futuro della Roma». La frase non è a effetto. Sta bene lì, in diretta tv, dove si presenta Massara, ds in bilico, a parlare. Prima del match. Il riferimento è alla corsa per il 4° posto. La Roma, però, fa cilecca contro il Genoa e rallenta quando meno te lo aspetti: dopo la sfida di Marassi, nonostante sia imbattuta da 6 partite (3 successi e 3 pareggi), è più lontana dall'Atalanta: -3. E, quindi, dalla prossima Champions.
OBIETTIVO VITALE - «Il futuro della Roma» a cui fa riferimento Massara è proprio la partecipazione alla Champions. Che permette al club giallorosso di investire almeno 60 milioni. Entrate, dunque, fondamentali, anche perché dovranno comunque essere fatte plusvalenze per 45-50 milioni che spesso significa fare cessioni per 70. Ecco perché, senza il 4° posto, cambia forzatamente il progetto della proprietà Usa.

SPRINT DECISIVO - Conte ha chiesto la chiarezza prprio sul progetto e non certo la partecipazione alla Champions che verrà. Pallotta, muovendo Baldini e anche Fienga, gli ha presentato la strategia della Roma. Antonio ha ascoltato e preso tempo. Non ha detto sì e nemmeno no. E ha continuato a tenere la trattativa in vita, pur andando a sentire lunedì scorso l'offerta, anzi il rilancio, dell'Inter. L'ex allenatore del Chelsea non ha deciso. A Torino sono certi che aspetti la Juve, anche perchè, avendo come interlocutori Paratici e Nedved, sa che ancora non c'è stato l'incontro tra Agnelli e Allegri. Eppure, almeno pubblicamente, la società bianconera fa sapere che non ha alcuna intenzione di sostituire il tecnico pentacampione. In Italia resterebbero solo l'Inter che, va ricordato, ha sempre a libro paga Spalletti e la Roma che, in panchina, ha il traghettatore Ranieri. Al momento Conte può dire sì solo a Pallotta. O, se non è convinto, disimpegnarsi. Ogni giorno, da oggi, è buono. Lo stesso allenatore non vuole prolungare l'attesa. Quella giallorossa e la sua. A Trigoria vorrebbero conoscere a risposta entro il prossimo weekend. Anche per preparare l'eventuale soluzione di scorta: da Sarri, lui già in Champions con il Chelsea e quindi vicino alla conferma, in giù.
DURA LECCE - «Chiedete a lui se viene...» ha detto Totti alle Iene. Il discorso torna sempre lì. Alla risposta di Conte. Ma anche a quella dell'altro salentino Petrachi. La Roma vuole, intanto, prendersi il nuovo ds, legato all'ex ct da amicizia e a Cairo da contratto. Si deve liberare dal Torino, magari incontrando il presidente nelle prossime ore.


Florenzi ko. Totti: “Conte? Chiedete a lui”

IL TEMPO - BIAFORA -  Ennesimo problema muscolare in casa Roma. Dopo quelli di Kluiverte Perotti a fermarsi è Florenzi, uscito nei minuti finali della sfida con il Genoa. Il terzino giallorosso, che già a fine marzo aveva accusato una lesione al polpaccio, è stato costretto al cambio per un risentimento alla coscia destra. Le sue condizioni verranno valutate probabilmente domani, con Ranieri che spera di non averlo perso per questo finale di campionato. Quello di Florenzi è il quarantanovesimo stop stagionale di un calciatore della Roma, che contemporaneamente all’esonero di Di Francesco aveva sollevato dall’incarico il medico sociale Del Vescovo e il responsabile dei fisioterapisti Stefanini. Se il numero 24 non dovesse farcela è pronto Karsdorp, rientrato con i rossoblù dopo un’assenza di un mese. Per il match con la JuventusRanieri avrà nuovamente a disposizione Santon e De Rossi: già da inizio settimana proveranno ad allenarsi con il gruppo. Da monitorare la situazione legata a Perotti, che sarà sottoposto ad ulteriori accertamenti per stabilire i tempi di recupero dopo il problema al bicipite femorale.


Quindici punti buttati al vento tra rimonte e gol presi nel finale

IL TEMPO - BIAFORA -  Ulteriore rimonta subita e virtuale addio alla Champions League del prossimo anno. Con quello segnato di testa da Romero al 91’ della sfida tra Roma e Genoa, sono quindici i gol subiti dai giallorossi nell’ultimo quarto d’ora di gara nei quarantacinque impegni stagionali disputati tra campionato, Champions League e Coppa Italia (la doppietta di Simeone nel 7-1 con la Fiorentina).

 

I cali d’attenzione nel finale delle partite sono stati una costante dell’annata della squadra capitolina, che ha gettato al vento ben 15 punti in Serie A, facendosi rimontare in nove occasioni dal 75’ in poi. Le prime avvisaglie di un abbassamento della concentrazione erano arrivate già a cavallo di agosto e settembre nei match con Milan e Chievo. Contro i rossoneri il pareggio era sfumato all’ultimo minuto a causa della leggerezza di Nzonzi, che regalando palla alla squadra di Gattuso aveva propiziato la rete di Cutrone per il ko romanista. Nel turno successivo all’Olimpico, invece di reagire, il copione fu praticamente identico. Pari di Stepinski con mezza squadra ferma a guardarlo calciare in area di rigore e miracolo di Olsen su Giaccherini appena prima del fischio finale, con una sconfitta sventata soltanto da una bella parata del gigante svedese.

 

Altre giornate da ricordare in negativo a Trigoria sono quelle di Napoli, dove Mertens ha punito la retroguardia giallorossa che aveva resistito fino al novantesimo a seguito della rete di El Shaarawy, e soprattutto quella di Cagliari, in cui la Roma aveva gettato al vento un doppio vantaggio, subendo il gol di Sau addirittura con un netto vantaggio numerico (11 vs 9) negli uomini in campo. Quel clamoroso risultato a suo tempo ha fatto infuriare Pallotta, che non poteva sapere che la situazione si sarebbe ripresentata ancora e ancora: “È una disgrazia, un disonore - le parole di allora del presidente americano -. Questa squadra non si rende contro che le partite durano 90 minuti”. Per fortuna la squadra, allenata in quel periodo di Di Francesco, era poi riuscita a sventare i recuperi di Genoa (contatto tra Florenzi e Pandev in area di rigore), Sassuolo (gol di Babacar) e Bologna, a segno con Sansone all’84’, ma incapace di pareggiare dopo gli acuti di Kolarov e Fazio. Qualche rischio maggiore, comunque evitato, è stato corso nella sfida a Frosinone: 2-2 di Pinamonti all’80 e rocambolesco gol vittoria di Dzeko a gara praticamente finita. In mezzo a tutte queste partite c’è l’incredibile pareggio con l’Atalanta, abile nel non arrendersi dopo essere stata sotto per 3-0, e la duplice sfida di Champions con il Porto. La squadra di Conceiçao all'andata ha trovato una rete fondamentale sulla svirgolata di Tiquinho ribadita in porta da Adrian, condannando poi la società capitolina all’eliminazione a tre minuti dalla fine del secondo tempo supplementare del match di ritorno (gol di Telles su rigore causato da Florenzi). E’ ormai tardi per debellare il virus delle rimonte, quella di Marassi, nonostante il rigore parato da Mirante, è l’ennesima gara che lascia ai giallorossi un mare di rimpianti. Sicuramente qualsiasi allenatore che siederà sulla panchina della Roma nel prossimo anno dovrà entrare nella testa dei giocatori per evitare il ripetersi di tale sindrome.

 

 


Ranieri: «La mie dichiarazioni sulla Lazio? È stato solo fatto un po’ di baccano»

IL MESSAGGERO - «Peccato, perché ci servivano i tre punti, ma non molliamo», Claudio Ranieri ha la faccia di chi non ci crede più tanto,ma i toni di quelli che “non molliamo”. Eccolo, dalla pancia di Marassi, a fare il motivatore. «Demeriti della Roma per il pareggio? Sono stati bravi loro a non mollare mai. È stata una partita difficilissima e lo sapevamo. Peccato su quel calcio d’angolo, ci siamo fatti sorprendere». Il problema, ora, è motivare i calciatori. «Bisogna lottare, l’obiettivo è lontano ma prima lo era di più. Non dobbiamo avere rimpianti, non sappiamo cosa succederà in tre partite, dobbiamo fare il massimo. Il nostro convincimento che nulla è perduto. Ha influito la vittoria dell’Atalanta? Non lo so, i nerazzurri sono in un periodo magnifico, è logico che avessero le possibilità di vincere. A me non interessa mai quello che fanno gli avversari, guardo sempre quello che voglio e posso fare io.Mi auguro che anche i miei giocatori la pensino alla stessa maniera». Sulla dichiarazioni sulla Lazio, spiega: «Avevo risposto perché mentre mi facevano la domanda ho pensato al famoso striscione “Oh No”, nel momento in cui l’Inter faceva gol. Ma io mi riferivo ai tifosi e a quello striscione che, detto tra noi, era ironico, era bello. Bisognerebbe dargli un premio perché, invece delle solite accoltellate tra tifosi di fazioni contrarie, era una cosa molto ironica e molto bella. Per questo ho detto “Così è stato, così fu”.E’ stato fatto un po’ di baccano, bentornato in Italia».


Per favore, salvate il soldato Zaniolo

IL MESSAGGERO - FERRETTI - C’era tanta pressione, prima del fischio d’avvio di Mazzoleni, sulle coscienze dei giocatori della Roma. Colpa (o merito?) dell’Atalanta, vittoriosa poche ore prima in casa della Lazio e saldamente arroccata al quarto posto in classifica. Obbligo di vittoria, per Claudio Ranieri e il suo gruppo, per continuare a cullare il sogno Champions. Mica facile, però, superare in casa un Genoa smanioso di far punti per allontanare lo spettro della retrocessione in Serie B. La Roma, alla fine dei conti, è riuscita nell’impresa di non vincere, e neppure di non perdere, ma il punticino - adesso - serve a poco. Chissà se servirà in futuro. Era necessario un successo, non è arrivato quindi non si può essere soddisfatti per il rigore parato da Mirante in pienissimo recupero. Un brodino sufficiente solo per non morire di fame.

 

RUOLO E CARATTERISTICHE  - Due o più parole, al di là di tutto, le merita la prova di Zaniolo, al rientro dopo il turno di squalifica (ammonito anche ieri...) e piazzato da Ranieri sulla corsia di destra nel ruolo di esterno alto nel 4-2-3-1 romanista. Un ruolo a lui poco congeniale, con quel sistema di gioco, perché Zaniolo ha bisogno di campo per mettere in moto le sue possenti leve. Decentrarlo attaccato alla linea di bordo campo, e sistematicamente con le spalle rivolte verso la porta avversaria, per uno come lui non è il massimo della vita. E a Genova si è visto nettamente. Ancora una volta, al di là di un sinistro alzato sopra la traversa da Radu. Poco, pochissimo, quasi niente. L’allenatore l’ha messo in quella posizione probabilmente perché non aveva altri uomini adatti a giocare lì (Kluivert, però, poi è entrato), ma non gli ha fatto un favore. E non l’ha fatto nemmeno alla Roma. Detto questo, va aggiunto che, da parte sua, Zaniolo ha combinato davvero poco per non confezionare una figura anonima. Facendo aumentare i mugugni che stanno accompagnando il suo rendimento da non poche settimane. Zaniolo si è fermato alla doppietta al Porto, 12 febbraio. Poi un golletto alla Fiorentina (3 aprile), quindi il buio. Appannato, forse, anche da tutto il cancan mediatico che si è scatenato intorno al suo contratto. Sarà un caso, ma da quando sono cominciate a circolare certe cifre il ragazzo ha smesso di incantare. Non che quei discorsi lo abbiano portato fuori rotta, ma qualcosa di negativo l’hanno aggiunto. Perché, se si ha talento, non è complicato far restare tutti a bocca aperta, come ha fatto lui all’esordio; molto più difficile avere la forza per reggere ritmi e pressioni. Salvate il soldato Nicolò, per favore. Se c’è ancora il tempo per farlo.